IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

CAPITOLO VENTOTTESIMO

 

“Fuoco!” sussurrò Shanks, muovendo il capo di scatto. I suoi pupilli lasciarono immediatamente la presa sulle loro prede, voltandosi ed annusando febbrilmente l’aria. In quel momento, parvero a Zoro come un branco di pericolosi leoni, guardinghi e silenziosi. Ma l’evocativa immagine fu distrutta immediatamente da una furia dai capelli rossi che, forse in cerca di vendetta per essere stata quasi ammazzata, forse preda di insoliti istinti suicidi, saltò al collo della bella vampira dai capelli neri, sbraitando come un’ossessa.

   “Vieni qui, bambolotta gonfiabile!” le diede una testata, causandosi non poco dolore. “Ti stacco il naso a morsi, altro che i tuoi stramaledetti canini!” ci provò, e quasi ci lasciò un incisivo. “Non fare tanto la super pipistrella, sai?” minacciò ancora, rendendosi alquanto ridicola.

   “Miss Nami…?” azzardò Zoro, non sapendo bene come gestire quella situazione insolita.

   “Lascia stare il mio fiorellino!” implorò Sanji, in quel momento dimentico delle movenze carismatiche del vampiro: tirava disperatamente la rossa per le caviglie, anche se cavallerescamente attento a non danneggiare quella bellissima femmina.

   “Miss Nami?” ripeté Zoro, mentre l’interpellata cercava di cavare gli occhi alla vampira, quasi riuscendoci per davvero. Nico Robin, finalmente stufa, alzò le mani, afferrandola per la testa, pronta a dare uno scatto che avrebbe rotto l’osso del collo dell’avversaria. Ma, paradossalmente, a salvarla fu ancora una volta la voce di Shanks.

   “Ho detto fuoco, maledizione!” si voltò verso il gruppo di esagitati, con uno sguardo che avrebbe intimidito Satana in persona e che ebbe il potere di congelare gli astanti. “Tutti fuori! Ora!”

   Nami si ritrovò improvvisamente privata dell’avversaria. Fu lanciata e sbatté violentemente contro la parete di specchi, rompendone alcuni. Si tagliò in molti punti, facendo scorrere sangue che fece venire l’acquolina in bocca ai tre vampiri; lì rimase, priva di sensi.

   Pur attratti dall’odore della sua linfa, i tre voltarono le spalle alla loro cena, affrettandosi sulle scale; solo Shanks rimase indietro, fissando Zoro con intensità.

   “Salvati.” ordinò. “Non sarà uno stupido rogo ad ucciderti, ma io.”

   “Stavo per dirti la stessa cosa.” Ringhiò il Cacciatore, affrettandosi a recuperare Nami. Ma non ebbe il tempo di finire la propria frase, che già il succhiatore di sangue era sparito, inghiottito nell’oscurità dei sotterranei.

 

 

“Allora.” ricapitolò Smoker, fumando l’ennesimo sigaro. Sbuffò del fumo in faccia al povero Usop, che tossì. “Ripetimi un po’ che ci facevi in quella casa.”

   “Beneficenza.” ripeté per la centesima volta Usop, intimidito dal cipiglio malevolo del suo aguzzino, ma deciso a mantenere il segreto. “I signori che l’abitano sono così anziani” beh, almeno questa non era una bugia. “ed io voglio rendermi utile alla comunità!”

   “Menzogne!” ringhiò il poliziotto. “In quella casa c’è qualcosa di strano! Sai quant’è che me ne sto appostato là fuori, eh? Lo sai?”

   Qualcuno bussò alla porta del piccolo ufficio ove Smoker stava interrogando da ore Usop.

   “Signore?” azzardò la voce della giovane Tashigi, più acuta del normale. “C’è qualcuno che desidera vedere il signor Usop.”

   “Lo sto interrogando!” ruggì il superiore ma, a discapito di tutte le severe norme gerarchiche, la porta si aprì lo stesso. Da essa, entrò Tashigi. La poveretta, nuovamente a discapito di qualche norma, aveva i piedi ad almeno venti pollici da terra: un ragazzo dietro di lei la teneva per la collottola grazie alla forza di un solo braccio. Era un giovine dai lunghi capelli neri, occhi del medesimo colore e pelle bianca come il marmo.

   “Mi permetto di insistere.” La sottoposta sorrise timidamente, come se temesse più di dover disturbare il Signor Smoker che non affrontare colui che l’aveva catturata.

   “UAAAAAAAAAGH!” Usop volò sotto la scrivania, tremando come un coniglietto. “Sono venuti a prendermi!”

   “A-ah!” Smoker, poco preoccupato dalla spettrale figura che teneva prigioniera la poliziotta, puntò un dito accusatore verso l’omuncolo terrorizzato. “Allora non sono anziani bisognosi di aiuto!”

   “Usop?” la voce di Kaya suonò argentina alle spalle di Rufy. Lui si scostò, facendola passare. “Sei qui?”

   “Kaya?” il nasone spuntò da sotto il complemento d’arredo che aveva eletto a proprio rifugio e sorrise radioso alla fanciulla. “Sei venuta a salvarmi!”

   “Siamo venuti.” Lei ammiccò, indicando il vampiro che l’accompagnava. “Lui è nostro amico.”

    “Qualcuno vuole spiegarmi che accidenti succede?” ma in quel momento Rufy, stufo di quelle urla, usò la mano libera per colpire Smoker. Cadde a terra, addormentato come un bell’angioletto.

   “Quando si sveglierà, sarà di pessimo umore.” Sospirò Tashigi, arrendevole.

 

 

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