IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

CAPITOLO TRENTUNO

 

“D-dot-dottor Hillk…?” boccheggiò Usop con evidente tremarella alle gambe, il volto sudato, una mano malferma ad indicare i famosi ‘assi nella manica’ dello scienziato. Accanto a lui, Kaya non pareva affatto meno sconvolta, anzi: si era portata le palme al volto come a volersi preservare da quell’orrida visione. “Sarebbero… sarebbero questi, le sue armi segrete?” domandò il giovanotto dal lungo naso.

   “Eh? Oh, sì!” annuì felice il dottore, ricordandosi di aver finalmente condiviso il frutto di mesi e mesi di lavoro: come le altre sue portentose creazioni, anche queste due rappresentavano tutta la sua vita. Tornò sui propri passi, frapponendosi fra i suoi ospiti e i suoi ‘assi nella manica’, e, esplodendo di entusiasmo, cominciò a tener banco, decantando tutte le peculiarità delle sue opere. “Come forse ricorderai, figliolo,” cominciò rivolgendosi ad Usop. “prima di assumere Bonkure avevo un altro aiutante. Non so se tu ti sia mai chiesto perché d’improvviso quello vecchio sia sparito, ma la risposta ce l’hai sotto al nasone: ho trasformato il buon Chopper, la renna parlante, in un essere superiore!” esclamò circondando con le braccia il collo della bestiola, estremamente commosso. “E… pensa! Ora non si limita a parlare e a stare eretto sulle zampe posteriori, no! Ora può diventare forte quanto una renna da combattimento!”

   “Beh… se è una renna che combatte, il minimo che ci si possa aspettare è che sia forte quanto una renna da combattimento…” osservò con fare perplesso Usop, pur rimanendo ancora fortemente sconcertato. Ma non era tanto la visione del piccolo Chopper a sconvolgerlo, anche se prima che Hillk la tirasse fuori dal suo nascondiglio per abbracciarla, la bestiola se ne stava – a suo avviso – in disparte a spiare i nuovi arrivati: peccato che nascondesse proprio l’unica parte che avrebbe dovuto lasciar visibile e lasciava alla mercè dello sguardo degli altri, anche quello più distratto, tutto il resto del suo peloso e paffuto corpicino.

   “Forza, Chopper: fai vedere cosa sei capace di fare!” ordinò il suo padrone, mettendo mano ad un’ampollina che aveva nascosta sotto al cilindro (perché il dottor Hillk portava un cilindro, sì) e porgendogliela. “Trasformati in una renna!”

   “Ma sono già una renna!” protestò il piccolo, indispettito. “E comunque non mi serve quella roba per trasformarmi, lo sapete bene anche voi! Se sono diventato quel che sono, è solo perché mi avete costretto a mangiare quello stranissimo frutto!”

   “Quale frutto?” s’accigliò Rufy, ormai preso dalla situazione.

   “E le rumble balls?” si ostinò a chiedere lo scienziato.

   “Che c’entrano? Quelle mi servono per potenziare la mia forza!”

   “Oh, ok…” si convinse infine, gettando l’ampollina alle sue spalle e beccando in piena faccia il povero Usop che si ritrovò sommerso di uno strano liquido violaceo. “Ma ora trasformati e fai vedere a tutti quanto puoi far paura!”

    Intimidito dagli sguardi estranei, Chopper borbottò qualcosa, ma obbedì: in un attimo il suo corpo assunse sembianze molto più umane di prima, e il suo aspetto mutò da tenero peluche con i cornini a villoso omone alto due metri e più, capace di far scappare un urletto femmineo a Kaya ed Usop contemporaneamente.

   “Ma è mostruoso!”

   “E’ gigantesco!”

   “E’ fichissimo!” commentò Rufy, entusiasta anche più del dottor Hillk, gli occhi che, nel loro aspetto inumano, ora brillavano di luce propria. “Cos’è?! Cos’è?!”

   Lo scienziato s’impettì e proclamò a gran voce: “Tony Tony Chopper, la… Renna Mannara!”

   “Ficooo…” ripeté il cucciolo di vampiro con le labbra socchiuse per l’ammirazione.

   “Una… ‘Renna Mannara’?” domandò Kaya, temendo di non aver capito bene, mentre Usop cercava di capire per quale ragione cominciava a fargli tanto prurito il viso.

   “Esatto” spiegò l’anziano signore. “Vedi, mia cara, sono riuscito a creare in laboratorio un frutto dalle proprietà eccezionali, un frutto… magico!” alitò con occhi spalancati, come a dare importanza e suspance alla sua elettrizzante storia di mostruosità mai viste. “Se lo si mangia con la luna piena, si diventa dei Mannari!”

    “Oh” fu l’unica sillaba che riuscì a snocciolare la ragazza fra i suoi vari, e soprattutto vani, tentativi di pronunciare qualcosa di compiacente per il dottore.

    “Ma è una ficata pazzesca!” ri-commentò Rufy, dimentico forse dell’essere la prossima vittima di quel pazzo o piuttosto, temiamo, felice della cosa. “E l’altro? Che fa?” s’informò, facendo cenno verso l’altra creatura del padrone di casa e spaparanzandosi su una grossa poltrona, la bocca occupata dalla cannuccia con cui succhiava il sangue di mucca, pronto a godersi lo spettacolo.

   Di nuovo, il dottor Hillk si gonfiò come un tacchino e si avvicinò all’altro suo ‘asso’. “Usop, ti ricordi di Franky?” domandò con fare retorico, dato che non attese affatto una risposta prima di proseguire con i suoi vaneggiamenti. “Eccolo qui!”

   Già, eccolo qui. Era questa la visione che aveva completamente sconcertato il giovane cacciatore di vampiri che continuava a grattarsi con insistenza l’epidermide del volto: si trattava di un omone alto quasi quanto il suo collega in versione macho man peloso, solo che aveva sembianze ancora più umane e, soprattutto, era mezzo nudo. “E i pantaloni?”

   “Ringrazia che mi sia messo le mutande, amico” replicò immediatamente Franky, braccia conserte, con fare stizzito; non pareva affatto di buon umore. Usop e Nami erano a conoscenza di quella sorta di androide costruito con scatole di sardine, o per lo meno ne avevano sentito parlare dallo stesso Hillk. Ma dato che il dottore ne sparava di veramente grosse, non avevano mai saputo se credergli o meno. Ebbene, questa era la prova che non tutte le smargiassate del loro capo si rivelavano favole per bambini o per vecchi rimbecilliti come lui. “E allora? Si può sapere perché ci hai disturbati?” chiese la creatura, rivolta allo scienziato.

   “Ho un compito molto importante da affidarvi” annunciò questi. “Ma prima…”

   “Prima?”

   “… Credo che quell’ampolla contenesse l’elisir del pelame alieno” mormorò osservando con incredibile interesse il viso di Usop, ormai ricoperto interamente di putrida pelliccia violacea. “Gran brutta seccatura, ragazzo… Ci vorrà una settimana, prima che cada tutto…”

 

 

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