IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

CAPITOLO TRENTOTTESIMO

 

Era come il rullio di un tamburo, suonato da mani antiche e selvagge. Un rumore ritmico, potente, estasiante, che pareva provenire dalle più oscure profondità del suo essere, non cullandolo ma, anzi, facendolo smaniare nel desiderio di seguire quel richiamo. Se non fosse stato per i suoi nuovi amici, sarebbe stato un invito irresistibile.

   Nonostante il dolore, la sofferenza, la paura che quel suono sapeva rievocare, lui lo avrebbe seguito, simile ad un topolino attirato da un Pifferaio Magico. Perché non farlo avrebbe significato stare solo. E questa era una cosa che lo terrorizzava, più della non morte, più del sangue che avrebbe dovuto bere. Perché nessuno avrebbe potuto affrontare nella solitudine l'infinito progredire del mondo.

   Ma non era solo.

   Aveva degli amici. Un gruppo di umani forse un po' strambi, ma certamente gentili. Persone che lo trattavano come uno di loro, che non temevano di incrociare il suo sguardo dagli innaturali riflessi cangianti. Creature non condannate all'oscurità, che, solo in quel breve lasso di tempo che aveva passato con loro, avevano saputo trasmettergli una sensazione di piacevole allegria. Come se fossero stati i suoi nuovi, piccoli soli.

   E ora doveva aiutarli. Desiderava aiutarli. Quindi, doveva ascoltare il tamburo.

   Rufy chiuse gli occhi, concentrandosi su quella sensazione, analizzando con i propri sensi di vampiro il battito dei cuori di coloro che lo avevano battezzato all'immortalità.

   Funzionava in quel modo, per loro. Il sangue onnipotente che scorreva in quei demoni dall'aspetto paradisiaco richiamava prepotentemente gli altri nei paraggi, così come il piccolo bagliore emesso da una lucciola le permette di trovare un compagno anche nell'oscurità più nera.

   "Di là" si convinse infine, rialzando le palpebre ed indicando senza esitazione una direzione. Gli occhi di tutti si fissarono su di lui, perplessi.

   "Attraverso il muro?" domandò infine Kaya, la più diplomatica di tutti. Nami sbuffò, scuotendo il capo con aria esasperata, mentre il giovane vampiro, con sbalordimento, si accorse di aver indicato le pareti di una casa costeggiata dal marciapiede ove si erano fermati e sorrise con aria imbarazzata.

   "Il Richiamo non bada agli ostacoli fisici." spiegò, cercando di non badare al fatto che il Cacciatore lo stesse guardando in modo strano. Precisamente, Zoro aveva lo sguardo di chi sta ponderando di usare il proprio paletto in frassino di fiducia per estirpare l'immonda vita che anima una quanto mai inutile guida vampiro. E Rufy, per motivi che certamente saranno comprensibili a molti, aveva il fondato sospetto di essere l'oggetto di quello sguardo. "Però possiamo aggirare la casa, e seguire il..."

   "E perché?" volle sapere Franky, alzando le possenti braccia.

   Un secondo dopo, vi fu il rumore di un crollo. E vi furono diverse urla.

   "Sei pazzo!" uggiolò Chopper, osservando disperato l'enorme varco nella parete aperto da un droide al momento soddisfatto come non mai.

   "Forza, andiamo." ribatté lui, entrando nella casa. "Non c'è tempo per aggirare gli ostacoli, sbaglio? Dobbiamo prendere dei succhiasangue, prima che uccidano ancora."

   "E prima che questo idiota li uccida" aggiunse Nami, indicando Zoro con uno sprezzante cenno del capo. Fu la prima a seguire Franky all'interno dell'abitazione.

   Nel frattempo, gli abitanti, logicamente svegliati dal fracasso provocato dalla caduta di una parete della loro casa, si erano precipitati sulle scale, e lì si erano bloccati, rimanendo sbalorditi. Lui, un uomo sulla mezza età, si strinse disperatamente alla moglie, una donna dallo sguardo terrorizzato, ed osservò sbalordito il gruppetto che si stava introducendo nel loro nido. L'unica straordinariamente tranquilla pareva la figlia, una bambina sugli otto anni dai grandi occhi blu, che corse a studiare i visitatori notturni.

   Osservò a bocca aperta l'enorme droide che le passò davanti, quindi la donna dai capelli rossi e l'uomo dallo sguardo truce. Un ragazzo incredibilmente pallido li seguiva, un ragazzo che indicò la parete in fondo alla stenza. "Da quella parte, ora." disse semplicemente.

   "Chi siete?" domandò incuriosita la bambina, quando un mostro dal pelame viola la superò mestamente. La renna dal naso blu fu l'unica a darle retta: fece un piccolo inchino a mo’ di scuse, balbettando che dovevano fermare il Male e che purtroppo la loro casa si era trovata proprio tra loro e il Male... fu interrotta da un nuovo rumore di crollo, causato dall'androide che, con la sua solita grazia, abbatté la seconda parete, aprendo una via verso l'esterno.

   Fu una notte lunga e sconvolgente per tutti coloro che, disgraziatamente, avevano avuto la pessima idea di edificare una casa tra i nostri eroi allergici alle variazioni di percorso ed il Male. Rufy li guidò senza esitazione, seguendo il richiamo dei suoi oscuri genitori; presto vi sarebbe stata una resa dei conti. Ed allora, lui da che parte si sarebbe schierato? Avama ma contemporaneamente odiava quella famiglia infernale che lo aveva costretto ad un'eterna notte. Ed allo stesso tempo, con un dilemma di coscienza capace di dilaniarlo, amava teneramente quei suoi nuovi ed allegri amici. Umani o non che fossero.

 

Shanks rialzò il capo ed osservò il soffitto sopra di lui. Sembrò studiare la decorazione a cassettoni, comodamente seduto sul divano della casa che avevano preso 'in prestito', ma in realtà il suo sguardo andava ben più lontano. Andava al piccolo, esile rumore di tamburo che si avvicinava: il cucciolo li stava cercando. I suoi figli, seduti su un'unica poltrona, amanti di marmo scolpiti nella perfezione, sorrisero, intuendo i pensieri del loro Sire.

   Avevano frugato nella mente di Rufy, nonostante lui fosse così lontano. Avevano invaso i suoi pensieri, sfruttato i suoi sensi; avevano visto coi i suoi occhi il gruppo che lo circondava.

   "Non so se sia un traditore o se lo costringano..." considerò pigramente il Rosso, abbassando lo sguardo. Le sue iridi brillarono di un riflesso color delle fiamme. "Ma pagheranno ugualmente per averci diviso." l'affetto per quel cucciolo era così forte, nel Sire di quella Congrega, da indurlo a pensare che un tradimento del più giovane dei suoi fosse perdonabile. Non erano perdonabili, invece, coloro che lo avevano indotto in tentazione.

   "Arrivano" mormorò Robin, facendo scivolare la bianca ed affusolata mano tra i capelli color del grano di Sanji. Lui sorrise maleficamente, stringendo la sottile vita della vampira che più amava al mondo. "Ho fame." aggiunse lei, passandosi la lingua sui canini affilati come stiletti.

   "Presto ti sazierai, mia adorata" mormorò lui, sporgendosi e perdendosi in un bacio che posò nella sua setosa chioma corvina. "Presto ci sazieremo tutti"

   "Ma del Cacciatore mi nutrirò solo io" avvisò Shanks, con un'adorabile smorfia da birichino dipinta sul viso privo di imperfezioni.

 

 

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