IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

CAPITOLO QUARANTESIMO

 

"Benvenuti, miei gentili ospiti" Shanks allargò le braccia in un placido gesto teatrale, ed i suoi occhi dai riflessi rossastri ammiccarono freddi in direzione di Kaya, la quale, con tristezza, si nascose dietro una buffa e curiosa massa di peli viola. "Il numero di traditori sale a due" mormorò, non potendo impedire alla propria voce di assumere una nota dolorosamente amara. I suoi due figli tenebrosi lo seguirono, Sanji elegante e freddo come non mai, Robin dallo sguardo di ghiaccio. Osservò per un momento Rufy, fino a che il suo Cucciolo, con dolore, volse altrove il capo, evitando la propria Genitrice Oscura ed il suo deluso giudizio. "Possiamo dare inizio alle danze?"

   Zoro rabbrividì di rabbia ma, prima che potesse pronunciare una di quelle frasi che i potenti eroi pronunciano sempre prima di un'epica battaglia, fu preceduto da una massa informe che, con la potenza di una montagna, si scagliò sul Rosso succhiatore di sangue, smuovendo con una facilità impressionante la sua secolare e marmorea figura, fino a farla prepotentemente sbattere contro una parete. Che non resistette al colpo, e cedette, facendo crollare i due contendenti nell'altra stanza.

   Cadde un innaturale silenzio, mentre i vampiri, sbalorditi, cercavano di comprendere cosa fosse accaduto al loro Sire. Nami, inconsapevolmente, scivolò accanto a Zoro, sperando di trovare nel suo sguardo una risposta. Ma gli occhi di lui erano concentrati, quasi innaturali come quelli dei vampiri.

   Un grande polverone fu sollevato, polverone che impedì ad entrambe le parti di distinguere cosa fosse accaduto. Dopo qualche secondo, una grande figura riemerse dal foro nel muro, aggrappandosi ad esso con un sorriso folle stampato sul volto. "Li credevo più resistenti, questi pipistrelli" borbottò Franky, ripulendosi soddisfatto dalla polvere che già ricadeva a terra. Furono in effetti le ultime parole famose, dal momento che, sotto lo sguardo sbalordito dei suoi compagni, due bianche mani si alzarono alle sue spalle, afferrandolo con prepotenza e trascinandolo all'indietro.

   E da lì partì un putiferio.

   Zoro incrociò le armi con un vampiro biondo piuttosto furioso. Si scontrarono esattamente al centro della stanza, in un cozzare di potenze che fu avvertibile da tutti i presenti. Entrambi ringhiarono, mantenendo salde le loro posizioni. Infine, Sanji fu costretto a retrocedere, anche se di qualche passo. Cosa che strappò una smorfia di soddisfazione a Zoro, poco prima di parare un nuovo impeto di furia dell'avversario.

   Nami, dal canto suo, pensando che fosse cosa poco cortese non andare di nuovo all'assalto tentando di farsi ammazzare come un'idiota, balzò selvaggiamente in direzione di Robin, la fredda statua dalle fattezze femminili, che la attese con glaciale tranquillità. Ma l'attacco della rossa fu interrotto bruscamente, quando lei fu trattenuta da gelide braccia di un ragazzo dallo sguardo triste. Rufy la poggiò a terra con grazia, pregandole di farsi da parte. "Me la vedrò io con lei" mormorò, rialzandosi ed osservando Robin con aria di mesta sfida.

   Franky, attirato all'indietro da un Shanks ormai furioso, si voltò di scatto, sfoderando un poderoso pugno che andrò a centro. Non scalfendo minimamente i tratti dell'immortale. Perplesso, alzò ancora il braccio, infierendo nuovamente. E ancora la cosa non diede risultati visibili. Oltre il far ruggire il vampiro come una bestia.

   E mentre un qualcosa di viola squittiva ed una renna non sapeva cosa fare e perché, mentre un dottore pazzo saltellava qua e là implorando i suoi sottoposti di lasciarne vivo almeno uno, mentre la logica comune andava allegramente ad autoflagellarsi nella stanza accanto, lasciando il posto ad una specie di follia comune che non mancò di richiamare l'attenzione di molti vicini innervositi per il sonno interrotto, una figura si stagliò nella ormai non più silenziosa strada londinese.

 

Una figura alta, la cui pelle bianca come il marmo catturò e riflesse l'argentea luce lunare. Gli occhi, neri e determinati, studiarono l'abitazione teatro della lotta tra umani e vampiri e le labbra, sottili, si distesero in una smorfia.

   Mosse altri passi in direzione della casa, gli stivali che parevano non fare rumore sul ciottolato del marciapiede. Il peso che portava sulle spalle era opprimente persino per una creatura millenaria come lui. Eppure, anche se se ne sarebbe potuto liberare quanto prima, continuava a tenerlo con sé, continuava ad abbandonarsi alla punizione che da solo si infliggeva.

   Giunse davanti alla porta sfracellata della casa, ed alzò il capo.

   A Lui non piaceva che qualcuno facesse la festa ai suoi simili.

   A Lui non piacevano i Cacciatori.

   E Lui, tra le altre cose, aveva una maledetta sete.

 

 

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