IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

CAPITOLO QUARANTATREESIMO

 

Ma chi era Drakul, il Primo Sire, l’Oscuro Progenitore, colui che diede origine alla maestosa ed apocalittica razza dei Vampiri?

   Nessuno, invero, sa spiegare esattamente come egli sia nato. Nessuno era presente, in quel momento di millecinquecento anni prima. Nessuno sa. Tranne lui.

   Eppure, tutti ne hanno paura; anzi, terrore.

   Questo perché, ovunque lui passasse, portava la gente ad un crudele bivio: Morte o Vita Eterna. E, credeteci, forse la prima era di gran lunga la migliore delle due strade che l’incontro con il Signore Oscuro avrebbe potuto mostrarvi. Erano nate innumerevoli leggende su di lui sin dal 1400, e, semmai qualcuno rimaneva in vita per poter raccontare a quanto aveva potuto assistere con indicibile orrore, dopo averlo incrociato sul suo cammino, non confermava le storie che si andavano propagando in giro e taceva quanto aveva da dire in proposito, temendo, non a torto, un’eventuale vendetta da parte di quella creatura spietata e sanguinaria.

   Di quelle leggende, la più antica parlava di un massacro nei Balcani ad opera dell’oramai famoso Vlad, principe di Valacchia. Ma c’è chi giurava di averne sentita qualcun’altra molto più datata, di almeno mille anni prima, appunto, quella di un uomo alto, potente, spaventoso, indistruttibile, immortale.

   Drakul si presentava come un signore distinto e, se non propriamente di bell’aspetto – cosa, la bellezza che, anche se fredda e glaciale, in verità caratterizzava comunque tutta la sua razza immortale – di sicuro non passava inosservato per il suo fascino sinistro. I capelli neri quasi sempre coperti da un cappello scuro dalle larghe falde, un mantello color della notte, una piccola croce d’oro – sì, lui in quanto Progenitore poteva permettersi il lusso di portarne una senza averne minimamente paura – appesa al collo, e poi… E poi quegli occhi: occhi taglienti, occhi di falco che tutto parevano scrutare, occhi del demonio che terrorizzavano chiunque li incrociasse.

 

Ebbene, l’Oscuro Signore, dominatore supremo della demoniaca razza dei Vampiri, colui che aveva creato migliaia di Non Morti, colui che aveva dato direttamente i natali, quelli immortali, a Shanks il Rosso, il più potente, quest’ultimo, dei tre Succhiatori di Sangue in cui il lettore si è imbattuto fino a questo momento, fece il suo ingresso in quella casa degli orrori. Le iridi da felino e rapace al contempo, con fulminei scatti tipici degli occhi dei rettili, osservarono con meticolosa perizia quanto si presentava sotto ai suoi occhi: due umani da un lato (se ‘umano’ poteva chiamarsi quell’essere dalla pelliccia violacea), altri due in terra, il corpo di un suo simile senza ormai ridotto ad un involucro vuoto, un altro ridotto in cenere, suo figlio impegnato in una lotta contro due strani ominidi, e, infine, un altro Vampiro. Un cucciolo.

   Un cucciolo che, avvertendo il suo legame, seppur indiretto, con lui, lo fissò con occhi sgranati e labbra tremule: era… mostruosa… semplicemente mostruosa, la potenza che avvertiva in quell’uomo dagli occhi vitrei e dai tratti spigolosi, le sopracciglia scure corrucciate sulla fronte, una barba ben curata ad adombrargli il volto pallido, due baffetti fini sotto al naso, anch’esso sottile. Faceva paura persino a lui, e non poco.

   Fu qualcun altro, però, che tentò l’impresa di scagliarsi contro Drakul, o che per lo meno ci provò, riuscendo solamente in un capitombolo in avanti non appena cercò di abbandonare il caldo ventre di Nami: Zoro, che si lasciò andare ad un’imprecazione a dir poco oscena nei confronti del Primo Sire, reo di avergli portato via, anni prima, ciò a cui lui teneva di più al mondo.

 

 

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