Severino Vareschi : " Profili biografici dei principali personaggi della casa Madruzzo"

Quella che passerà alla storia come famiglia Madruzzo va distinta da una omonima stirpe di dinasti trentini che in qualità di vassalli dei vescovi di Trento possedettero il feudo e il castello di Madruzzo dal secolo XII fino al 1389, con la quale i moderni Madruzzo sono solo lontanamente collegati. questi ultimi erano insediati nel tardo Medioevo nella bassa val di Non ed erano i signori di Castel Nanno, originari di Denno.

 

Cristoforo Madruzzo (1512-1578)

(1539-1567 principe vescovo di Trento; 1542-1578 principe vescovo di Bressanone)

Cristoforo nacque nel castello di Madruzzo il 5 luglio 1512 come secondogenito di Giovanni Gaudenzio e di Eufemioa di Sporenberg. Durante il Concilio Cristoforo disse di aver imparato fin da bambino dalla mamma il Padre Nostro, il Credo e le altre preghiere "nella nostra lingua tedesca". Le fonti curiali e italiane chiamano Cristoforo quasi sempre Cardinale di Trento, Tridentinus, o più semplicemente Trento.Madrutius invece è il nome quasi sempre dato a Ludovico. La grande posizione conquistata dal padre nel principato vescovile e anche presso la corte imperiale costituirono la base per la carriera di Cristoforo. Studiò diritto a Padova, dove nel 1531-1532 ricevette gli ordini minori. Passò quindi a Bologna fino al 1537, dove dal 1533 al 1535 fu procuratore della nazione germanica e nel 1536 sindaco. A Bologna ebbe come condiscepoli Alessandro Farnese, Otto Truchsess von Waldburg e Stanislao Osio. Tra i suoi maestri ci fu Ugo Buoncompagni, il futuro papa Gregorio XIII. Il 18 giugnol529 otteneva, come borsa di studio, un canonicato nella cattedrale di Trento cedutogli dal fratello primogenito Nicolò, dal quale ereditò pure la parrocchia di Tirolo (diocesi di Coira, ma di giustapporranno principesco tirolese) tenuta dal 1529 al 1540, che fece curare dal vicario Anton Weinreich. Era pure titolare delle parrocchie di Lienz (1530) e Tenno (1537-1540). Nel frattempo acquisì canonicati anche nelle cattedrali di Augusta (1534), Salisburgo (30.12.1536) e Bressanone (presa di possesso per procura il 23 dicembre 1537). A Trento passò di grado e venne eletto decano il 25 luglio 1535, carica che tenne fino al 6 luglio 1540.

Il giorno seguente alla sepoltura di Bernardo Cles, il 5 agosto 1539 il capitolo di Trento elesse il decano Madruzzo, ventisettenne e suddiacono, a successore, corrispondendo in ciò anche al desiderio di Ferdinando d'Asburgo. Lo stesso Ferdinando il 19 dello stesso mese scriveva a Roma chiedendo per l'eletto tridentino una spedita conferma e la riduzione dell'annata, che fu concessa per un terzo. Estensore del processo informativo e proponente in concistoro fu il cardinale nipote del papa, Alessandro Farnese. La preconizzazione in concistoro venne fatta il 10, la conferma il 24 novembre 1539. A Cristoforo fu permesso di tenere ancora per sei mesi il canonicato e il decanato di Trento e per tutta la vita gli altri benefici. Il 12 agosto aveva ottenuto attraverso il padre Giovanni Gaudenzio e il suocero di suo fratello Nicolò, Giuseppe Lamberg, la conferma imperiale e l'attribuzione delle regalie. Il giorno 8 Nicolò aveva giurato a nome dell'eletto le "compattate" con il conte del Tirolo."

Il I dicembre 1542 Cristoforo venne postulato anche coadiutore di Bressanone con diritto di succedere a suo zio, allora morente, Christoph Fuchs von Fuchsberg. Il 15 dicembre ottenne la conferma papale e il 15 aprile 1543 prese possesso personalmente della diocesi, che resse fino alla fine della sua vita.

Nel frattempo aveva ricevuto anche gli ordini sacri: il 25 maggio 1542 il diaconato nella cappella del castello del Buonconsiglio, il giorno 27 l'ordinazione presbiterale e il 28, festa di Pentecoste, quella episcopale - il tutto dallo zio Fuchs von Fuchsberg, concelebranti per la consacrazione episcopale il vescovo di Verona Gíberti e il proposito di Novacella. Il 29 maggio, festa dei Martiri Anauniesi, celebrò la prima Messa in duomo, alla presenza, tra gli altri, dei figli del re Ferdinando, Massimiliano e Ferdinando, dei quali il padre Giovanni Gaudenzio era maestro di camera. Erano presenti anche tutti i suoi familiari e si fecero grandi festeggiamenti.

Tanto zelo per l'assunzione degli ordini era motivato anche dal fatto che ormai i tempi si andavano stringendo e il 22 maggio Paolo 111 aveva convocato - una prima volta - il Concilio a Trento. In quella prospettiva si raccomandava, e l'imperatore la chiedeva, la creazione di Madruzzo a cardinale. Ciò avvenne il 2 giugno 1542, ma per il momento solo in pectore, anche se subito comunicata all'interessato e ben presto divenuta di pubblico dominio. La formalizzazione della promozione si fece attendere, con grande nervosismo di Cristoforo, condizionata dalle continue proroghe del Concilio stesso. Negli anni seguenti essa venne confermata ripetutamente" e finalmente completata, alla vigilia del progettato avvio del Concilio, il 7 gennaio 1545 con la consegna del cappello rosso personalmente a Cristoforo in concistoro a Roma e con l'attribuzione del titolo di S. Cesario in Palatio due giorni dopo. Altri successivi titoli cardinalizi di Cristoforo furono S. Crisogono e S. Maria in Trastevere (1560) e quelli vescovili di Albano (1561), S. Sabina (1562), Preneste (1564) e Porto (1570). Cristoforo cercò di ottenere anche qualche altra importante sede arcivescovile: per esempio in settembre/ottobre 1545 Magonza" e ripetutamente quella di Salisburgo, dove era canonico."

Nei primi anni Cristoforo non poté curarsi molto della sua diocesi, subito impegnato al servizio della corte imperiale. Già da decano del capitolo, nel 1539 (e poi nuovamente nel 1542) era stato incaricato da Ferdinando di una missione al Senato veneto per chiedere a nome della Casa d'Asburgo la restituzione di Marano.41 Pochi mesi dopo la sua elezione, da febbraio ad agosto 1540, si recò in Fiandra, dove a Gand prestò l'omaggio all'imperatore Carlo V. Nel viaggio di ritorno, il 25 maggio arrivò a Hagenau in Alsazia per la dieta e vi si fermò due mesi. L'anno seguente, il 10 agosto 1541, accolse a Trento Carlo V in viaggio dalla Germania in Italia e nel 1543 (2-5 luglio) nuovamente l'imperatore che tornava in Germania dopo l'incontro di Busseto con il papa Paolo 111.14

Frattanto si continuava a lavorare per la riunione del Concilio e periodicamente lo si convocava. Cristoforo raccolse con zelo l'eredità di Bernardo Cles, che fin dal 1524 aveva proposto la città di Trento come sede per l'assemblea della cristianità. Ottenuto nella dieta di Spira del 1542 il consenso degli stati tedeschi per la riunione del Concilio a Trento, il 22 maggio dello stesso anno il papa lo convocò una prima volta. Tornato tutto in alto mare a causa del riesplodere del conflitto francoasburgico, la convocazione venne ripetuta dopo la pace di Crepy il 19 novembre 1544 per metà marzo dell'anno seguente. Dopo qualche ulteriore intoppo e sofferenza, l'assemblea venne inaugurata il 13 dicembre 1545. Cristoforo non lesinò gli sforzi e l'impegno diplomatico, organizzativo ed economico per far sì che l'assise avesse luogo ed avesse successo. Il commissario del Concilio e i legati non si stancarono di elogiarne la sollecitudine. Se si tiene conto di quali e quante difficoltà e pastoie di ordine politico e procedurale travagliarono il Concilio, bisogna dire che ciò che ancora mancava, ed era assolutamente necessario, era un infaticabile e generoso mediatore e ricucitore, totalmente convinto (magari anche per orgoglio) della bontà del suo impegno e della necessità che quella disperante operazione europea riuscisse. Questo fu il peculiare servizio di Cristoforo alla christianitas afflicta del suo secolo e l'averlo assolto egregiamente gli ha assicurato un meritato posto nella storia.

Certo, Cristoforo non poté coronare il suo sogno di venire nominato dal papa suo rappresentante al Concilio: troppo legato al carro dell'imperatore, non ferratissimo in teologia, troppo esposto al pericolo di lasciarsi giocare dalla sua ambizione e fare qualche passo falso. Per quel che riguarda i dibattiti all'ordine del giorno, Cristoforo intervenne in favore della traduzione della Bibbia nelle lingue volgari (9 marzo 1546 e l' aprile 1546) e nel dibattito sulla giustificazione sollecitò attenzione per l'intenzione dei riformatori, infine si impegnò per la concessione del calice ai laici nel 1551. A causa di queste prese di posizione egli cadde in qualche sospetto, ma la sua ortodossia è fuori discussione. A fine luglio 1546, quando in prospettiva della guerra di Smalcalda già si discuteva di una eventuale traslazione del Concilio, Cristoforo ebbe un grave e spiacevolissimo scontro con il legato papale Del Monte.

Momenti difficili per Cristoforo erano sempre quelli - e furono numerosi - in cui più acuta era la tensione tra papa e imperatore. Quando nella primavera del 1547 i legati papali decisero lo spostamento dell'assise a Bologna, Madruzzo non poté evidentemente aderirvi e nell'ottobre venne addirittura convocato presso l'imperatore ad Augusta ed incaricato di una missione pressoché disperata: convincere il papa a riportare il Concilio a Trento e a mantenere fede alla cooperazione antismalcaldica dell'anno precedente. Oltre a ciò aggravava le relazioni tra Paolo 111 e Carlo V la questione del neoducato farnesiano di Parma e Piacenza, costituito dal papa a favore della sua famiglia due anni prima ignorando diritti e proteste imperiali, e che aveva già conosciuto episodi tragici come l'uccisione di Pier Luigi Farnese, il figlio del papa.15 La missione a Roma - in corte papale del tutto sgradita - si svolse dal 23 novembre al 16 dicembre 1547 ed ebbe esito negativo. Per Natale Cristoforo era di ritorno a Trento e nel gennaio seguente era ad Augusta per riferire a Carlo V. A questo punto l'imperatore provvide autonomamente al problema della riforma ecclesiastica in Germania con l'Interim del maggio 1548. Maggior prudenza e intelligenza politica avrebbero suggerito a Cristoforo di sottrarsi in ogni modo a un simile incarico, ma il desiderio di assurgere finalmente al ruolo di mediatore tra imperatore e papa fu troppo forte.

Maggior successo aveva avuto una missione analoga del Madruzzo dell'anno precedente, quando da Carlo venne incaricato di trattare con il papa le condizioni di una sua partecipazione all'azione contro la lega di Smalcalda. Insieme al fratello Nicolò, Cristoforo fu presente all'inizio della dieta di Ratisbona a cavallo tra maggio e giugno 1546 per ricevere dall'imperatore le istruzioni e i termini della collaborazione che Carlo chiedeva al papa. Il 19 giugno era a Roma, dove congiunse i suoi sforzi con l'ambasciatore di Carlo V, Giovanni de Vega. Il 4 aprile era già di ritorno a Trento ed era in grado di spedire il fratello Nicolò nuovamente a Ratisbona recando il testo dell'alleanza controfirmato dal papa." Anche questa volta Cristoforo non aveva ottenuto la croce di legato e nei mesi seguenti come legato in capo al contingente papale mandato in Germania venne scelto il cardinale nipote Alessandro Farnese. Più che per missioni politicamente delicatissime, Cristoforo sembrava adatto per impegni di rappresentanza, come del resto faceva al Concilio. Dopo l'insuccesso del dicembre 1547, la Casa d'Austria offri a Cristoforo l'occasione di riscattarsi accompagnando dal Tirolo fino in Spagna, via Genova e mare, il principe Massimiliano d'Asburgo, figlio di Ferdinando, celebrandone a Vafladolid le nozze con la cugina Maria, figlia di Carlo V. Partito da Trento nel giugno 1548, vi fece ritorno nel gennaio seguente portando con sé il principe Filippo, che accompagnò a Bruxelles dal padre suo Carlo V. Sulla via del ritorno, in aprile-maggio fece una cura di bagni ad Aquisgrana e in luglio era Praga per trattare, con successo, il matrimonio tra una figlia di Carlo V, Caterina, e il duca di Mantova Francesco Gonzaga: ingegneria matrimoniale asburgica e madruzziana: due veri carismi. Purtroppo l'arciduchessa rimaneva vedova dopo soli tre mesi di matrimonio.

Tra novembre 1549 e febbraio 1550 Madruzzo fu a Roma per il conclave da cui uscì eletto, senza il contributo di Cristoforo, il cardinale Giovanni Maria Del Monte, che si chiamò Giulio III. Nell'ottobre Cristoforo era nuovamente in Germania alla dieta di Augusta, come principe dell'impero e in ottemperanza all'invito imperiale. Lo accompagnavano anche i nipoti Ludovico e Giovanni Federico, che erano in viaggio alla volta di Parigi per completare i loro studi. Quanto a Cristoforo, le cronache riferiscono della sua assidua frequentazione con il principe Filippo (cui Carlo V tentò senza successo di fare attribuire la successione imperiale) e di sue memorabili vincite al gioco per migliaia di scudi." A cavallo tra 1551 e 1552 si tenne la seconda assise del concilio tridentino, interrotta dalla rivolta dei principi tedeschi contro l'imperatore e dalla ripresa della guerra con la Francia. La grande vicenda di Carlo V e del suo sogno di un'Europa cattolica e asburgica si stava consumando senza successo e da questo esito non poteva non essere toccato anche chi a quel progetto aveva a sua volta creduto e aveva collaborato. Le guerre d'Italia si stavano finalmente concludendo, consacrando la preponderanza spagnola. L'impero invece si avviava a essere una realtà più specificamente tedesca. Anche la carriera di Cristoforo risente di queste modificazioní di scenario. Eccolo dunque per un anno e mezzo circa, dal dicembre 1555 fino all'agosto 1557 a ricoprire l'incarico di governatore del ducato di Milano."' Fu però questa un'esperienza difficile e anche frustrante, durante la quale Madruzzo, uomo di Carlo V che con Filippo aveva avuto rapporti cordiali sì, ma formalistici, si ritrovò poco appoggiato dal nuovo re, il quale si servi del Nostro come responsabile interinale del ducato di Milano in attesa di chiarirsi meglio le idee su quello Stato e su tutta la propria politica. In tal modo, quando nell'estate del 1557, quasi all'improvviso, Madruzzo fu privato dell'incarico, non se ne lamentò neppure tanto."

Anche con l'altro successore di Carlo V, Ferdínando, il cambiamento si fece sentire: più concreta e meno "devota" la politica del nuovo regnante, alquanto spiazzato il nostro cardinale. Per di più, a mano a mano che i domini asburgicí vanno facendosi "stato", si appannano gli orizzonti di cristianità medievale che erano sopravvissuti durante il regno di Carlo V e crescono i motivi di tensione giurísdizíonale con i due principati vescovili alpini, che sfoceranno nel grave conflitto degli anni seguenti con l'arciduca Ferdinando. Appena giubilato, dal settembre 1557 al gennaio 1558 Cristoforo si recò a Bruxelles a riferire a Filippo su Milano, quindi tornò a Trento. Ma solo per poco tempo. Egli era deluso e si risolse a pensare un po' ai suoi affari. Nemmeno quando nel 1561 si riapri a Trento il Concilio, Cristoforo rientrò negli affari pubblici. Del resto, regnante papa Paolo 1V, non c'erano le minime condizioni per rientrare nel gioco per un affezionato a Casa d'Asburgo, com'era il cardinale tridentino. Ecco perciò che con il cambio di pontificato, quando con Gianangelo Medici la corte papale fu di nuovo un ambiente amico, Cristoforo colse subito l'occasione e con il conclave iniziò la sua permanenza a Roma. In corte cesarea si era informati per tempo (e scontenti) di questa intenzione, perché il 14 aprile 1559 Ferdinando aveva scritto a Ludovico invitandolo a restarsene a Trento nel caso che Cristoforo avesse deciso di trasferirsi a Roma." Nel contesto della feroce repressione contro i Carafa, alla quale Cristoforo dette man forte, con il favore del nuovo papa il cardinale tridentino costituì subito per sé un piccolo principato, acquistando nel gennaio 1560 dal papa Pio IV per sé (contitolare il nipote Fortunato), il marchesato di Soriano e Gallese .52 In quegli stessi mesi Cristoforo stabiliva anche una relazione di parentela con il nuovo papa Pio IV, combinando il matrimonio tra i rispettivi nipoti Fortunato Madruzzo e Margherita di Hohenems. L'attribuzione della titolarità del marchesato laziale anche a Fortunato ha probabilmente anche un significato dotale. Ma non era finita: nel febbraio 1561 l'altro nipote Ludovico venne creato cardinale, mentre il 26 aprile 1562 Cristoforo ottenne per sé ad biennium la remunerativa legazione (distretto amministrativo regionale dello stato pontificio) della marca di Ancona, carica nella quale due anni dopo gli succedette il parente cardinale Hohenems." Nel 1566 Cristoforo ottenne dal nuovo papa Pio V il governo di Spoleto, dove nel 1572 pose la prima pietra della chiesa della Madonna di Loreto, e dal 1569 al 1578 anche il governo di Gualdo Tadino (avendo come luogotenente Francesco Tromba)."

A parte le fortune materiali e familiari, né sotto il papa Medici né sotto i suoi successori Cristoforo ottenne una influenza effettiva sulla politica della curia romana. Egli continuò bensì a svolgere il suo ruolo rappresentativo di trait d'union tra la corte di Vienna e quella papale, ma in maniera burocratica, e alle volte insoddisfacente, come per esempio in occasione della missione di obbedienza dell'imperatore Ferdinando a Roma nel 1560 e dell'elezione di Massimiliano Il a re dei Romani nel 1562." La collaborazione dei Madruzzo rimaneva tuttavia sempre importante per tenere i contatti tra gli Asburgo e i vari principati dell'Italia uscita dalla pace di Cateau Cambrésis. Più tardi, in vista della programmata dieta imperiale di Augusta del 1566, il papa Pio V il 12 gennaio creò una deputazione di dieci cardinali "sopra le cose della dieta di Germania", chiamando a farvi parte sia Cristoforo sia Ludovico. Dall'aprile 1573, in sostituzione del suo defunto amico cardinale Otto Truchsess von Waldburg, Cristoforo entrò a far parte della neocostituita Congregazione Germanica. Notizie sporadiche danno Cristoforo anche nel numero dei cardinali dell'Inquisizione Romana, per esempio fra i sedici consultori del processo romano a Bartolomeo Carranza, cardinale di Toledo. Egli tuttavia forse faticò alquanto a entrare nel clima di arroccamento confessionale che era penetrato da un paio di decenni nella curia romana e si era intensificato durante il pontificato di Pio V. Il cardinale trentino tentava, con poco successo e con insufficiente preparazione teologica, di rappresentare quegli indirizzi erasmiani che caratterizzavano ancora la politica religiosa di Massimiliano Il. In questo senso, per esempio, nel concistoro di nomina del cardinale Giovanni Commendone come legato a Massimiliano il 18 giugno 1571, Cristoforo si fece sostenitore, conformemente ai voti dell'imperatore, dell'invio di legati romani anche a principi eretici allo scopo di radunare una coalizione antiturca, venne però vivacemente contestato tanto dal papa come dagli altri cardinali." Del resto Cristoforo non possedeva una profonda formazione teologica e in qualche occasione corse anche qualche rischio: per esempio l'apostasia dell'ex nunzio Vergerio negli ultimi anni Quaranta, da lui protetto (come già prima dal Cles) e più tardi nel 1557 la fuga in Svizzera da Milano del suo segretario Jacopo Aconcio, passato alla religione riformata. Frattanto Madruzzo era sempre principe vescovo di Trento. Già da molto tempo però aveva impostato le cose in modo tale che a succedergli fosse il nipote Ludovico. Nel frattempo si era chiuso anche il Concilio, il cui terzo periodo (1561-1563) vide Ludovico assumere il ruolo di ospite. Cristoforo però non si risolveva a passare ufficialmente la mano fintanto che Trento rimaneva il "crocevia della politica europea". Nel dicembre del 1564 era per esempio a Bressanone, dove le pressioni tirolesi erano ancor più forti che a Trento, e indisse un sinodo diocesano per l'agosto dell'anno seguente .17 Nel novembre del 1565 era a Trento, dove con il cardinale Ludovico accolse le due sorelle arciduchesse d'Austria Giovanna e Barbara, figlie dell'imperatore Ferdinando, le quali con sontuoso seguito (tra cui i cardinali Carlo Borromeo e Luigi d'Este) venivano in Italia a sposare: Barbara destinata ad Alfonso duca di Ferrara e accompagnata da Cristoforo, Giovanna destinata a Francesco de' Medici di Firenze, accompagnata da Ludovico. I cardinali pronubi dovettero però a un certo punto abbandonare le auguste comitive e precipitarsi a Roma, dove il 9 dicembre era morto il papa Pio IV."

Finalmente, causa anche il sempre peggiore stato dei rapporti con l'arciduca Ferdinando Il del Tirolo e la necessità di maggior chiarezza dei poteri in diocesi e nel principato per poter resistere al suo accentramento amministrativo, il 14 novembre 1567 Cristoforo cedette tutto il governo al nipote Ludovico, fatto salvo il diritto di recessus, nonché una pensione di duemila scudi annui a suo favore sulle entrate del principato (che però stava per uscire per dieci anni dal controllo temporale dei Madruzzo). Negli anni Sessanta e Settanta si infittiscono i giudizi critici su Cristoforo da parte di papi e cardinali. Già i prelati del terzo periodo del concilio di Trento rimarcarono ripetutamente la migliore preparazione teologica del giovane Madruzzo," ma nemmeno i giudizi strettamente politici sono migliori: il 28 settembre 1569 l'ambasciatore spagnolo a Roma, Juan Zuniga, scriveva al suo re che "Cristoforo è scarsamente reputato e tende al pontificato, ma senza nessuna possibilità e non conviene quindi far conto su di lui.Durante gli anni della permanenza a Roma si guastò anche il buon rapporto con i cardinali Truchsess e Farnese.

Nei sei conclavi ai quali partecipò Cristoforo si impegnò per i candidati degli Asburgo (e contro Del Monte nel 1549 e contro Carafa nel 1555), mentre non ebbero nessuna possibilità di avverarsi le speranze di una propria elevazione al soglio apostolico nel 1565. Cristoforo morì a Tivoli a causa di un colpo apoplettico il 5 luglio 1578, giorno del suo sessantaseiesimo compleanno, mentre si trovava ospite del cardinale Luigi d'Este. Era presente il nipote Giovanni Federico, residente a Roma, mentre Ludovico era partito da pochi giorni alla volta di Trento per venire investito del suo principato dopo il decennale sequestro. Venne deposto nella locale chiesa di S. Francesco e solo nel 1582 traslato nella cappella che lui e i suoi nipoti stavano approntando nella chiesa di S. Onofrio sul Gianicolo a Roma. Avvisi e fogli di notizie si sbizzarriscono nella valutazione dell'eredità di Cristoforo: secondo un avviso spedito al duca di Urbino sarebbero stati trovati nelle sue casse 18.000 scudi in contanti. La massa di beni da lui posseduti (denaro liquido, argenteria, gioielli, beni mobili e immobili) era valutata sui 200.000 scudi (= 5880 kg di argento fino). Lasciava tuttavia anche debiti per 40.000 scudi." In realtà il cardinale Ludovico, che era stato nominato erede universale, il 17 luglio scriveva da Trento al papa Gregorio XIII segnalando le sue difficoltà nell'assumere una eredità oberata di debiti." A Giovanni Federico e ad Aliprando lasciò beni per 2000 scudi annui d'entrata. A parte quella materiale e finanziaria, l'eredità familiare (ecclesiastica e secolare) di Cristoforo è imponente: con lui inizia la serie di quattro vescovi Madruzzo sulla cattedra di S. Vigilio. Anche nel principato di Bressanone (tenuto fino al 1578) si assicurò una successione in famiglia: due suoi nipoti, figli della sorella Caterina (Johann Thomas von Spaur, 1578-1591 e Christoph Andreas von Spaur, 1601-1613), furono suoi successori sulla cattedra di S. Cassiano. Ai suoi familiari laici procurò cariche e beni nel principato tridentino, a cominciare già da suo padre. Grazie alla sua mediazione e al suo influsso, una serie di relazioni di parentela poterono essere stabilite con le migliori famiglie della nobiltà italiana, tirolese e savoiarda e con la corte romana. Dal punto di vista strettamente religioso ed ecclesiastico Cristoforo era considerato un protettore dei più seri riformatori. Tuttavia era ancora ben lontano dall'essere un vescovo della riforma cattolica. Egli si trova sullo spartiacque tra le due correnti, sulla frontiera tra l'epoca antica e quella nuova. Appartenevano a questa categoria anche un Paolo 111, un Giulio 111 e un Pio IV e bisogna riconoscere che storicamente la strada verso una Chiesa rinnovata passò anche attraverso di loro.

 

 

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