Severino Vareschi : " Profili biografici dei principali personaggi della casa Madruzzo"

Quella che passerà alla storia come famiglia Madruzzo va distinta da una omonima stirpe di dinasti trentini che in qualità di vassalli dei vescovi di Trento possedettero il feudo e il castello di Madruzzo dal secolo XII fino al 1389, con la quale i moderni Madruzzo sono solo lontanamente collegati. questi ultimi erano insediati nel tardo Medioevo nella bassa val di Non ed erano i signori di Castel Nanno, originari di Denno.

 

Ludovico Madruzzo (1532-1600)

Ludovico Madruzzo (1 532-1600) 61 (1550-1567 coadiutore a Trento dello zio cardinale Cristoforo; 1567-1600 principe vescovo di Trento) Giovanni Ludovico Madruzzo nacque a Trento nel 1532 come figlio secondogenito" di Nicolò Madruzzo, signore di Nanno e barone dei Quattro Vicariati, e di Elena di Lamberg. Grazie allo zio Cristoforo, la carriera ecclesiastica di Ludovico fu rapida. Fu lo zio a conferirgli nel 1545 il primo canonicato a Bressanone e un secondo a Trento nel 1548. Da essi percepì la prebenda per gli studi in artes e in teologia che compì insieme con il fratello Giovanni Federico prima a Lovanio (per cura del cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, mobilitato da Cristoforo), dal 1546 al 1550 e poi, l'ultimo anno (1550/55 1) a Parigi. Qualche anno più tardi Cristoforo farà studiare a Lovanio (presso i gesuiti) un altro nipote in carriera ecclesiastica, Christoph Andreas von Spaur. Non abbiamo testimonianza di gradi accademici raggiunti dai due fratelli, tuttavia Ludovico appare già nel terzo periodo del Concilio di Trento, e poi sempre, come un ecclesiastico versato in teologia, specialmente con quel taglio controversistico che fece i suoi primi passi proprio in Lovanio al tempo degli studi di Ludovico.

Il cardinale Cristoforo operò tempestivamente per assicurare quasi ereditariamente alla sua famiglia il vescovado di Trento e perciò il 21 maggio 1548, soltanto trentaseienne, fece istanza presso il capitolo di Trento perché accettasse di postulare alla coadiutoria con diritto di futura successione il nipote Ludovico, allora sedicenne, segnalando di disporre già del necessario indulto papale. Due settimane dopo, mentre Cristoforo già era in viaggio per la Spagna, ripeté l'istanza il padre Giangaudenzio (7 giugno 1548). Il capitolo non poté fare altro che dare, sia pure con reticenza, il suo consenso, con la condizione che questo caso non fosse assunto poi come un precedente pregiudizievole ai suoi diritti.611 In realtà i canonici di Trento non disporranno più per molto tempo del loro libero diritto di elezione del vescovo. La coadiutoria di Ludovico venne confermata il I marzo 1550 dal papa Giulio III (ex legato del Concilio, fresco di elezione con il voto di Cristoforo solo all'ultimo momento) nella forma provvisoria di una "amministrata" e poco dopo anche il Capitolo di Trento il 30 maggio 1550 unanimemente Normalizzò il suo consenso alla presa di possesso da parte di Ludovico, il quale pochi giorni dopo partiva per Parigi a completare gli studi. Nel 1552 venne attribuita a Ludovico la metà dei frutti della prepositura della collegiata di S. Vito in Ellwangen nella diocesi di Augusta, detenuta dal cardinale Otto Truchsess, grande amico di Cristoforo.

Il trasferimento a Roma del cardinale Cristoforo all'inizio del 1560 determinò un vuoto di potere nel principato e, contestualmente, la successione all'imperatore Ferdinando del figlio arciduca Ferdinando Il in Tirolo nel 1564 (si veda la missione di Ludovico) determinò una rinnovata pressione tirolese sui principati vescovili di Trento e di Bressanone, tendente a inglobarli il più possibile nella contea fino alla loro mediatizzazione. A un certo punto Cristoforo comprese la necessità di chiarire l'assetto dei poteri e rinunciò a Trento e così il 14 novembre 1567 Ludovico venne confermato vescovo dal papa Pio V." Il suo motto era Fero lucem. Sulla data e su altri particolari della consacrazione vescovile non siamo informati. Poche settimane prima però, il I ottobre 1567, l'eletto si era lasciato indurre a sottoscrivere come amministratore del principato un trattato di federazione con l'arciduca, che conteneva clausole assai pregiudizievoli alla immediatezza imperiale del principato tridentino.7' Nel 1568 Ferdinando passò a pressioni militari, che indussero Ludovico a rifugiarsi prima a Riva e poi a Roma, dove giunse il 3 febbraio 1569. Era la grande svolta della sua vita: Ludovico divenne cardinale di curia al servizio della Chiesa universale e specialmente della Chiesa dell'impero germanico. Frattanto, in attesa che si definisse il conflitto tra i due principi o in sede di consiglio aulico dell'imperatore o di dieta dell'impero, il principato di Trento venne messo sotto sequestro imperiale, che determinò un'ulteriore peggioramento delle sue condizioni. Il papa Pio V si impegnò fortemente in favore del cardinale trentino e così un po' alla volta, passando per le diete di Spira 1571 (Notula) e Ratisbona 1576, grazie anche alla promozione al cardinalato del figlio di Ferdinando, Andrea, si poté giungere il 20 aprile 1578 a un accordo che consentì un superamento per lo meno provvisorio dell'impasse. Il 20 ottobre 1578, di ritorno da Praga, Ludovico giurò le compattate e poté così prendere possesso delle temporalità del principato. Il 13 giugno 1579 ottenne le regalie dall'ímperatore Rodolfo 11.

Molto presto Ludovico cominciò a svolgere missioni diplomatiche di vario genere. Le prime furono in rappresentanza di Cristoforo, per esempio nel 1553 la presidenza della dieta provinciale di Innsbruck in qualità di commissario imperiale delegato. Nel gennaio dell'anno seguente era a Vienna alla corte del re Ferdinando I e da luglio a ottobre 1555 intervenne alla dieta della pace religiosa di Augusta. Nel luglio 1558 l'eletto tridentino era a Vienna per presenziare alle celebrazioni dell'insediamento di Ferdinando al vertice dell'impero (che il papa Paolo IV invece si rifiutava di riconoscere) e all'inizio dell'anno seguente di nuovo in Augusta per la dieta come rappresentante del principe vescovo di Trento. In questa occasione il 24 o 25 febbraio tenne un apprezzata orazione funebre per l'imperatore Carlo V. In questa dieta venne anche deciso di fare un passo ufficiale presso il re di Francia Francesco II per chiedere la restituzione delle città di Metz, Toul e Verdun annesse al territorio del regno da Enrico II nel 1552, missione della quale vennero incaricati Ludovico Madruzzo (come capodelegazione)" e il conte Ludwig von Stolberg-Kónígstein. La missione durò dal novembre 1559 al febbraio 1560, ma non sortì alcun esito, In tutti questi anni i nunzi papali in viaggio da e per Vienna venivano regolarmente istruiti di incontrarsi in Trento con Cristoforo (che però era a Milano o comunque spesso altrove) e con Ludovico.

Nel novembre 1560 il papa Pio IV riconvocò a Trento il Concilio che era sospeso da anni. Dimorando ormai Cristoforo stabilmente a Roma, l'assise fu per Ludovico una favorevole occasione per farsi conoscere e stabilire contatti. Se Ludovico si fece molto apprezzare per la dottrina," Cristoforo si fece rimpiangere per l'ospitalità. In vista di questo onore e onere Ludovico ottenne a sua volta la dignità cardinalizia nella numerosa creazione del 26 febbraiol561, dopo che non aveva avuto successo un tentativo di Cristoforo dell'anno precedente@15 ottenendo il titolo diaconale di S. Callisto il 3 giugno 1561 per passare poi a quello di S. Onofrio, che tenne per lunghi anni e che già lo zio Cristoforo aveva mostrato di prediligere. Negli anni Novanta Ludovico ebbe come altri titoli cardinalizi quelli di episcopus Sabinensis (17 agosto 1597) e quindi Tusculanus (21 febbraio 1600). Nel 1587 svolse l'ufficio di camerlengo del S. Collegio." Il cappello rosso gli venne imposto nel duomo di Trento il 20 aprile 1561 dal cardinale presidente del Concilio, Ercole Gonzaga. Nelle settimane seguenti Ludovico si recò a Roma per ringraziare il papa, facendo immediato ritorno a Trento. Lungo il viaggio benedì a Mantova le nozze dell'arciduchessa d'Austria Eleonora, figlia dell'imperatore Ferdinando, con Guglielmo duca di Mantova. Al Concilio Ludovico non ottenne il ruolo di cardinale legato, venne però trattato, per espresso ordine di Borromeo e del papa, alla stregua dei cardinali legati. Per quanto ripetutamente apprezzato dai colleghi,"' il neocardinale Madruzzo non tenne molti discorsi in aula, del resto notoriamente piena di valenti teologi. La sua posizione più singolare fu probabilmente la sua ferma contrarietà, nelle discussioni dell'agosto 1563 sul sacramento del matrimonio, per ragioni dottrinali, a vincolare la validità del sacramento alla forma canonica stabilita dalla Chiesa. Per quanto riguarda il compito decisivo del Concilio, che era la riforma della Chiesa, Ludovico non condivideva molto l'acceso riformismo dei francesi e degli spagnoli, ma piuttosto, avendo di fronte agli occhi le condizioni delle Chiese di Germania, raccomandava una riforma suscettibile di essere concretamente applicata. Su questa linea di concretezza nell'ultima sessione del Concilio fu tra i promotori del decreto de observandis et recipiendís decretis concilii.- la reazione del Tridentino in Germania sarà effettivamente il compito della sua vita. Questa riforma doveva cominciare dalla sua persona, e così il 22 dicembre 1563 gli venne spedito un breve papale in cui Pio IV gli concedeva licenza (lo sollecitava?) di farsi ordinare presbitero, con le solite deroghe alla normativa canonica che venivano fatte ai prelati. Non si sa bene quando ciò avvenne, in ogni caso prima del maggio 1565,71 Alla fine di gennaio 1564 Ludovico era a Vienna, incaricato dallo zio Cristoforo della delicata missione di cercare di risolvere gli svariati conflitti di giurisdizione che sussistevano tra il principato vescovile e la contea di Tirolo, ulteriormente cresciuti a causa del trasferimento del cardinale a Roma, che non era stato gradito a Vienna. Quando dopo alcuni mesi il 5 aprile Ludovico lasciò Vienna alla volta di Trento, il nunzio Zaccaria Delfino scriveva a Borromeo dei giudizi oltremodo positivi, ma ciò non valse a evitare la catastrofe di pochi anni dopo.

Alla fine del 1565 Ludovico era a Roma per il conclave, al termine del quale il nuovo papa Pio V sfruttò subito la presenza dei due Madruzzo, impiegandoli in una commissione di cardinali incaricata di preparare la legazione pontificia alla programmata dieta dell'impero del 1566. A mala pena Ludovico poté ottenere da Pio V dispensa dal recarsi di persona ad Augusta, in considerazione della sua scarsezza di mezzi finanziari. Nel febbraio del 1569 Ludovico era giunto a Roma quasi alla stregua di un vescovo in partibus. Grazie tuttavia alle conoscenze dello zio Cristoforo e alle proprie capacità, trovò presto il proprio ruolo. Iniziò così per lui il vero compito della sua vita: cardinale di curia. Quando egli nel luglio 1578 tornò temporaneamente a Trento, vi venne provvisto della licenza di Gregorio XIII di starvi fino alla primavera seguente: in dieci anni s'era operato un totale capovolgimento delle priorità tra ufficio vescovile locale e incarico romano. Come primo incarico sin dai primi mesi dalla venuta a Roma Ludovico fece parte della neoeletta commissione di sei cardinali per la revisione della Volgata raccomandata dal Concilio. Dal 1572 al 1575 fece parte e forse presiedette la congregazione dei Vescovi e Regolari, istituita nel 1562 da Pio V come ufficio di riferimento per i vescovi alle prese con difficoltà inerenti all'esercizio del loro ufficio. Nel gennaio 1573 cominciò la sua partecipazione alla congregazione dell'Inquisizione Romana, che durò fino alla sua morte per quasi trent'anni. Al tempo della legazione alla dieta di Augusta del 1582 andò in Germania anche con l'incarico di commissario e inquisitore generale nell'impero. Nel febbraio dell'anno seguente Ludovico sottoscrisse con i cardinali S'avelli, Gambara e Santori la condanna al carcere a vita contro il carmelitano siciliano Bartolomeo Castelli. Al tempo di Sisto V fu attivo negazione forse più clamorosa di questo dicastero durante quel pontificato, vale a dire la sentenza di scomunica e di privazione contro il pretendente al trono di Francia, Enrico di Bordone nel settembre del 1585. La bolla di riordino della curia romana del 22 gennaiol588 reca nel paragrafo dedicato all'Inquisizione, e precisamente al primo posto, il nome di Madruzzo, così pure nei documenti dell'Inquisizione durante il successivo pontificato di Clemente VIII il nome di Ludovico Madruzzo apre normalmente il sestetto dei cardinali inquisitori generali, dei quali in questi anni era il decano e il presidente. In casa di Ludovico (palazzo Massa) presso la chiesa di S. Agnese in Agone si tenne il giorno 8 febbraio 1600 la congregazione del Santo Ufficio dell'Inquisizione che condannò al rogo Giordano Bruno, sentenza eseguita all'alba del giorno 17 in Campo dei Fiori. Il nome del cardinale Ludovico apre all'inizio il testo della sentenza di condanna e alla fine la serie delle sottoscrizioni dei cardinali inquisitori. Gli atti mostrano senza ombra di dubbio la partecipazione di Ludovico a tutte le fasi della lunga azione giudiziaria contro Bruno e il suo ruolo preminente. Con altrettanta chiarezza gli atti mostrano che il procedimento romano fu tutt'altro che sbrigativo e inumano.

All'interno della congregazione del Santo Ufficio era stata costituita a partire dal gennaio 1598 la Congregatio de Auxiliis, incaricata dell'esame degli scritti attinenti la disputa molinista sui rapporti tra il libero arbitrio e l'azione della grazia. Ludovíco ne era il presidente e l'imponente mole di materiale di suoi appunti manoscritti su questa questione, ancora oggi conservati a Roma nella Biblioteca Angelica, dimostra che questo ufficio era inteso da lui in maniera tutt'altro che puramente formale. In curia romana si costituivano anche congregazioni (commissioni) di cardinali temporanee per lo studio e la soluzione dell'uno o l'altro problema particolare. Così troviamo Madruzzo nelle congregazioni cardinalízie del tempo di Gregorío XIII per la Svezia e per la Russia, in appoggio alle missioni del legato Antonio Possevíno, e in quella di Sisto V per l'esame delle cose di Francia, specialmente della posizione di Enrico di Borbone (anche se la linea ispanofila a oltranza di Ludovico non era condivisa dal papa e in generale la posizione del Nostro durante il pontificato sistino non era molto forte). Al tempo di Gregorio X1V troviamo Madruzzo nella congregazione per la successione al trono di Ferrara, e sotto Clemente VIII in quella per l'Ungheria. Ricorrenti erano anche congregazioni romane per la promozione di una lega dei principi cristiani contro i turchi, cercando soprattutto di superare le diffidenze e i contrasti che li dividevano. Troviamo Ludovico in queste congregazioni contro i turchi nel 1570 e 1572 (Lepanto)."

Pio V aveva dimostrato stima per Ludovico e si era variamente servito di lui, ma la vera carriera del cardinale trentino avvenne sotto Gregorio X1II Buoncompagni. Una relazione sulla curia romana del febbraio 1574 segnalava Ludovico come appartenente alle seguenti congregazioni: Inquisizione' Concilio, Germanica, Cerimoniale, per la Bolla del Giubileo (1575), per la Volgata: è presente in sei su quindici che vengono nominate. Un fattore non secondario di questo favore del papa era la stima di Filippo di Spagna. Già nel 1571 e 1572 l'ambasciatore spagnolo a Roma aveva raccomandato al re il cardinale Ludovico come capo del partito spagnolo in un eventuale prossimo conclave in cui non fosse potuto intervenire il cardinale de Granvelle. L'occupazione che assorbì la massima parte dell'attività di Ludovico in curia romana fu però la cura delle Chiese dell'impero e gli sforzi per la salvaguardia e la restaurazione del cattolicesimo in Germania. Ciò Madruzzo fece nella sua triplice qualità di Protector Nationís Germanicae, di membro della Congregazione Germanica e di reggente dell'ambasciata imperiale in Roma. Morto nell'aprile 1573 il cardinale protettore di Germania Otto Truchsess von Waldburg, l'imperatore Massimiliano, che propendeva per l'ex nunzio in corte, cardinale Zaccaria Delfino, venne persuaso dall'insistenza esplicita di Gregorio XIII a nominare Ludovico, cosa che avvenne il 12 aprile 1573. Questa remunerativa carica venne conferita al Nostro probabilmente anche come cespite di entrata, stante il fatto che era soltanto agli inizi della carriera e che le rendite del principato trentino in quel momento erano bloccate dall'arciduca Ferdinando. Compito principale del cardinale protettore nazionale era quello di preparare e curare le conferme concistoriali, vale a dire la conferma papale e cardinalizia degli eletti alle massime cariche ecclesiastiche tedesche: vescovi, abati e altri prelati. Si trattava di stendere il processo informativo, convincere papa e cardinali della canonicità dell'elezione e della dignità dell'eletto, fare presente le richieste di quest'ultimo in ordine alle condizioni economiche della sua conferma, rendersi interprete presso la curia dei desiderata dei principi in tutte questi negozi e infine seguire in maniera continuativa i promossi nello svolgimento dei loro uffici: in una parola si trattava di un compito colossale e delicatissimo. A ciò si aggiunga la cura delle fondazioni nazionali tedesche in Roma, soprattutto il neoeletto collegio Germanico e gli ospizi (con chiesa e cimitero) dell'Anima e del Camposanto Teutonico. Alla morte del protettore dei territori di Casa d'Austria, cardinale Giovanni Morione nel dicembre 1580, un parere scritto del vicecancelliere di Rodolfo II, Viehheuser, proponeva come successore Madruzzo. La nomina cadde poi per motivi di protocollo sul cardinale Andrea d'Austria, figlio dell'arciduca Ferdinando II, ma in sostanza, dopo la morte di Morione, gli affari ecclesiastici dei territori asburgici in curia romana, esclusa solo la fase più strettamente concistoriale che veniva curata dal cardinale Gesualdo, facevano capo a Ludovico. Nel dispaccio del 13 marzo 1573 in cui il nunzio a Vienna assicurava il cardinale Galli di aver ringraziato Massimiliano II per la nomina di Ludovico a protettore di Germania, veniva comunicato altresì che l'imperatore aveva affidato al cardinale trentino anche la reggenza della sua rappresentanza romana fino a che non avesse provveduto a trovare un successore al defunto ambasciatore Prospero d'Arco, morto l'anno prima. Questa supplenza, che si configura piuttosto come una vera successione, durò otto anni, fino a che nel 1581 l'ufficio venne assunto da Giovanni Federico Madruzzo, Questi occupò la carica dal 1581 fino alla sua morte nell'aprile del 1586, dopo di che supplì di nuovo Ludovico fino alla fine del 1589. Venuto a morte nell'ottobre 1591 anche Veit von Dornberg, toccò nuovamente a Ludovico, fino all'aprile del 1593. Terzo impegno continuativo di Ludovico in curia romana nelle cose tedesche fu l'attività in congregazione Germanica, che fu l'organo che diede corpo a una ripresa di iniziativa da parte dei papi nei confronti della situazione religiosa ed ecclesiastica della Germania, tramite contatti con i vescovi e altri ecclesiastica, ma anche con i principi cattolici laici. I suoi compiti erano informativi, consultavi e deliberativi.82 Di essa facevano parte ambedue i cardinali Madruzzo; Ludovico appare presente fin dalla prima sessione accertata il 7 gennaiol573 e poi costantemente per tutto il pontificato di Gregorio X1II. Dalla morte di Morone in poi, avvenuta nel dicembre 1580, Ludovico ne assunse praticamente anche la presidenza.

In questi decenni di lavoro diuturno emergono alcuni momenti di più spiccato profilo politico e politico-ecclesiastico, sempre nel senso di una cura dei rapporti tra le corti di Vienna (o Praga) e di Roma per la ripresa della religione e della chiesa cattolica nell'impero: tali sono la missione a Praga detestate 1578 per discutere alcuni particolari della presenza asburgica nei Paesi Bassi e la legazione alla dieta di Augusta nell'estate del 1582; più tardi una nuova missione a Praga nel tardo autunno del 1593 e la nuova legazione alla dieta di Ratisbona nell'estate 1594."I Quelle del 1582 e 1594 sono le uniche diete dell'impero nell'ultimo quarto del secolo. Vigeva la costituzione della pace religiosa del 1555, ma l'equilibrio era instabile e il protestantesimo si stabilizzava ormai completamente, mentre i principi cattolici tentavano le controriforme di volta in volta possibili. Il calvinismo e i turchi erano un pericolo per tutti. Compito del legato era di evitare che il bisogno dell'imperatore Rodolfo II della solidarietà di tutti i principi tedeschi per la difesa dell'Austria e dell'impero venisse sfruttato dai protestanti per strappare ulteriori concessioni religiose non previste dalla pace di Augusta. Bisognava allora anche dare il buon esempio nel finanziare le contromisure contro i turchi: il cachet romano portato da Madruzzo fu di 100 mila fiorini nel 1582 e di un numero imprecisato di rate mensili da 30 mila l'una nel 1594. Del resto la guerra con i turchi sul confine ungherese era già in atto da più di un anno e altri Madruzzo erano all'opera sui campi di battaglia. Inquadrabili principalmente nell'opera di controriforma politica, le due legazioni non vanno sottovalutate neppure sotto l'aspetto di impulso positivo alla riforma interna della Chiesa. In concomitanza con un suo ritorno a Trento nel 1578 per la riconsegna del temporale del suo principato dopo il superamento della lite con l'arciduca tirolese, negli anni dal 1579 al 1581 Ludovico ordinò e in parte condusse lui stesso una visita pastorale completa della diocesi, con piccolo sinodo." Essa rappresentò l'intervento pastorale più incisivo di Ludovico come vescovo di Trento e in genere di tutta la seconda metà del secolo XVI in diocesi. Con questa visita il concilio tridentino passò nella vita concreta della diocesi che lo aveva ospitato e i suoi effetti durarono a lungo. Nel 1596 ci fu una nuova visita canonica parziale nelle Giudicare.

Altri momenti salienti del governo pastorale diocesano di Ludovico sono: l'organizzazione delle confraternita della dottrina cristiana nel 1585 e l'edizione nel 1583 del Rituale Sacramentorum, che si ispirava a quello del vescovo Bollani di Brescia; venne messo a disposizione dei parroci anche un libro Confessionale, stampato nel 1600, ma in uso già prima. La formazione del clero venne meglio curata, l'esame di idoneità per i candidati agli ordini e per i candidati all'ufficio di parroco, perfezionato. Nel 1593 venne decisa la erezione del seminario diocesano a norma del Tridentino e negli anni seguenti vennero fatti i primi passi per la effettiva attuazione del conchiuso. Nel 1598 si stabilirono in diocesi i cappuccini. Sempre in applicazione del Concilio, il 10 marzo 1593 si inaugurò un importante sinodo diocesano, che durò undici giorni e promulgò utili costituzioni per il mantenimento della religione e della disciplina ecclesiastica, pubblicate a stampa l'anno seguente; esse costituirono per tre secoli la fonte del diritto proprio diocesano. Nel 1588 Ludovico e la città di Trento ottennero la tanto desiderata approvazione papale del culto del beato Simone da Trento.

Forte di questo incoraggiante bilancio pastorale, il 26 febbraio 1590 Ludovico poté consegnare alla Sacra Congregazione del Concilio la prima relazione sullo stato della diocesi.15 Negli anni Ottanta e Novanta si infittiscono le testimonianze del desiderio di Ludovico di ritornare a occuparsi personalmente della sua diocesi, il cui governo spirituale e temporale pativa impedimenti crescenti da parte del governo tirolese. Le continue richieste e incombenze che provenivano dai papi, da Rodolfo II (specialmente per la guerra turca e la vicegerenza dell'ambasciata imperiale) e da Filippo Il, frustravano continuamente il suo proposito, senza contare i conclavi, che nel triennio 1590-1592 furono frequenti. Il mecenatismo non fu una caratteristica spiccata di Ludovico come lo era stata di Cristoforo e di Bernardo Cles, in confronto dei quali però, sia personalmente sia come principe, Ludovico disponeva di minori mezzi. A questo riguardo gli episodi più significativi sono a Roma, vale a dire la cappella Madruzzo nella chiesa di S. Onofrio sul Gianicolo (con Cristoforo, Giovanni Federico e Carlo Gaudenzio), il sostegno offerto al poeta Torquato Tasso, la balaustrata marmorea della chiesa di S. Maria dell'Anima.

Ludovico partecipò nei suoi quasi quarant'anni di cardinalato a sette conclavi. In quelli del 15901592 era tra i candidati alla tiara, ma gli mancò la maggioranza necessaria, a causa della sua nazionalità tedesca e soprattutto del suo legame con la Spagna che rendeva diffidenti i suoi elettori." In predicato per la nomina a viceré di Napoli negli ultimi anni del secolo, fin nelle ultime settimane in corrispondenza con Rodolfo Il per procurare sussidi papali contro i turchi, Ludovico, da anni sofferente di gotta, mori a Roma il 20 aprile 1600 Il e venne sepolto tre giorni dopo nella cappella di famiglia in S. Onofrio. 11 23 ottobre 1595 aveva fatto eleggere dal capitolo di Trento come suo coadiutore nel governo diocesano con diritto di successione il nipote Carlo Gaudenzio. "Dal punto di vista spirituale e religioso, Ludovico sta nel campo di tensione tra Riforma cattolica, Riforma protestante e Controriforma ed è senza dubbio un esponente del partito riformistico, Il suo pontificato è sintomatico per il passaggio dalla chiesa imperiale tardomedievale alla chiesa dell'epoca tridentina" (Darlap)."

 

 

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