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I guasti e la confusione in Regione Lombardia dove dominano i pareri ostili alla navigazione interna


La bacinizzazione del Po? E se fosse una furbata?

60 milioni di euro per la conca vanno altrove, eppure non c'è un progetto tecnico - scientifico alternativo


Poi si scoprirà che il costo della bacinizzazione è insostenibile, costruiremo una preavanconca dopo l'altra per evitare l'insabbiamento del porto, insomma sarà tutto un teatro di incompetenza che sta già dando le prime battute paradossali con la divisione tra AIPO e Provincia dopo lo smantellamento dell' Azienda portuale



La bacinizzazione del Po. Una buona idea che può diventare, nelle mani della politica furbastra, uno strumento formidabile per mettere una pietra quasi tombale sulla navigazione fluviale nel territorio lombardo, sul Porto e su ogni prospettiva futura. In base a quale meccanismo perverso? Molto semplice.
Sono stati stanziati fondi consistenti destinati a realizzare la nuova conca del porto. Ma la bacinizzazione potrebbe rendere inutile realizzare questa conca. Ed allora che accade? I politicanti immediatamente si gettano sul denaro stanziato e lo bloccano, motivando il tutto con il fatto che non bisogna sperperare i quattrini pubblici (da che pulpito viene la predica...). E a prima vista, una volta tanto, sembrerebbe che stavolta abbiano ragione.
Non è così, senza andare a frugare troppo per quali rivoli elettoralistici andrebbero a disperdersi le somme in parola. (A Cremona, cifre per il porto sono su strade, strade reali con tanto di asfalto, che portano al porto. Una idea di Daniele Soregaroli, assessore all'urbanistica).
Il problema vero, il nodo che rende tutto improbabile e getta un progetto ed i denari relativi nel mare nostrum dell'indeterminatezza, trasformando il tutto in una classica e scontata vicenda di confusione e sperpero all'italiana, è che la bacinizzazione per adesso è solo una grande costosissima idea. Non è però sostenuta da un reale, concreto operativo progetto.
Dunque, proprio come accade in Italia quasi regolarmente, un progetto concreto e finanziato, lodato fino a ieri, finisce nel... cassetto, sostituito da un sogno. Qualcuno, infatti, si è preoccupato almeno di avviare, prima di cancellare tutto, uno studio tecnico scientifico che valuti in modo comparato i diversi pareri esistenti per regimare il Po? Conservare lo stato attuale? Sistemazione a corrente libera? Bacinizzazione?



In altre parole, per anni ci riempiremo la bocca di ipotesi, i politici faranno finta ogni tanto di strapparsi i capelli e di preoccuparsi, la conca resterà com'è, i quattrini relativi se ne saranno già andati ad altri fini (anche se la Regione Lombardia dichiara che i 60 milioni di euro andranno al miglioramento della navigabilità tra Cremona e foce Mincio), il Po continuerà ad abbassarsi e, per risolvere la questione, assisteremo a quello che il Vascello ha già salutato, ovvero alla costruzione di una preavanconca dopo l'altra per correre dietro all'abbassamento dell'alveo del fiume ed evitare che il porto di Cremona si insabbi. (Qui sopra la nuova preavanconca, foto Leoni ©)

In Italia i sogni, anche la conca era stata a lungo un sogno sostenuto da tutti, non vanno mai in... porto.
Scoprireremo tra qualche anno che la bacinizzazione costa un mucchio di miliardi. Si fregano già le mani gli agrari ed i politicanti che vengono eletti con i loro voti, grazie al sostegno del loro giornale.
In effetti, un lungo silenzio è calato sul porto di Cremona, lasciando da parte - non è tema di questo servizio - le fiorenti attività attività industriali e commerciali che sono qui insediate.
Il silenzio riguarda la vera fruizione del porto, l'asso di Cremona che - unica - potrebbe coniugare acqua, ferrovia e strada nel cuore della pianura padana a cento chilometri al massimo da tutti i capisaldi del cuore economico del Paese (pensate che fortuna, ma nessuno dei nostri amministratori se n'è mai accorto).
Il porto, che mistero: l'opinione pubblica vorrebbe sapere come funziona (e non funziona affatto, diciamocelo chiaro) il nuovo sistema delle competenze dopo la soppressione dell'Azienda Portuale, la divisione tra Cremona e Mantova e la grottesca ripartizione delle competenze e del personale tra AIPO e Amministrazione Provinciale, una trovata allucinante dei politici della Regione Lombardia per sbarrare la ipotesi fluviale.
All'AIPO è affidata la gestione del sistema fluviale. Che accade in realtà? Gli amministratori hanno i tecnici, i tecnici hanno gli amministratori. Divisi in due versanti e in due amnistrazioni staccate tra loro. Anche questa è una situazione tutta italiana di spreco di risorse e competenze.
E ben poco si sa da AIPO e Provincia anche per quanto riguarda i molti finanziamenti erogati dalla Regione Lombardia.
Buio assoluto, dunque.
Eppure nel 2006 la VIII commissione della Camera dei Deputati, nella relazione finale di una indagine conoscitiva sui fiumi italiani, richiamò l'attenzione del Paese sulla necessità di una scelta tra un Po "parco naturale" o “una grande arteria intermodale che attragga nell'area padana le correnti di traffico est - ovest, dotando le istituzioni competenti di adeguate risorse finalizzate a questo scopo”.
Così la Commissione nel 2006.
Per capire come l'Italia sia fatta, tiriamo fuori un documento.
Il Po è dichiarato documento Nazionale”, con tanto di N maiuscola. Chi lo dichiara così? La Repubblica Romana con il suo Triumvirato. Le firme sono Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini, Aurellio Saffi.
Siamo a Roma, nel 1849.

(Servizio di Antonio Leoni realizzato con il contributo tecnico di Camillo Genzini)




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di Gio, 29 nov 2007.
La edizione iniziale di questa pagina con il testo qui ripetuto è del 25 agosto 2006. Il cambio della data di aggiornamento è determinato dalla nuova foto delle finestre ad acquarello.