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L'evidente differenza di suggestione e di illuminazione dei due lampioni (quello vecchio superstito ed il nuovo alogeno) in piazza della Pace, trasformata in uno spazio a isole luminose, con la completa perdità dell'unità dei dettagli e delle sfumature. Foto Antonio Leoni©
Parco Adda Sud, Roggia Grassi e Coldiretti insieme pert garantire acqua alla casa degli aironi



Insieme per garantire acqua – e quindi vegetazione e vita – alla riserva “Adda Morta” di Pizzighettone, ambiente naturalistico di grande pregio, diventato la ‘casa’ degli aironi.
E’ questa la sintesi del ‘patto’ che – a conclusione di un importante cammino condiviso e favorito da Coldiretti Cremona – presto unirà il Parco Adda Sud, il Consorzio Irriguo Roggia Grossi e l’azienda proprietaria dei fondi interessati dall’intervento.
Martedì 18 dicembre, presso il Centro Culturale di Pizzighettone, l’accordo è diventato ufficiale, con le firme di Luigi Pinotti, presidente della Roggia Grossi, Attilio Dadda, presidente del Parco Adda Sud, e Paola Tansi, per l’Azienda Agricola Colombani Francesco, con la presenza in qualità di garanti di Roberto Biloni, presidente di Coldiretti Cremona, Enrico Agazzi, presidente di Sezione, e del sindaco di Pizzighettone Luigi Bernocchi.
In sintesi, la convenzione che si andrà a stipulare prevede che il Consorzio Irriguo ‘Roggia Grossi’ metta a disposizione del Parco il quantitativo di acqua necessario per garantire la preservazione di un’area la cui situazione ambientale, negli ultimi anni, si è fatta a rischio di degrado, a causa di un interrimento degli specchi d’acqua.


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Un attentato dopo l'altro alla bellezza segreta di Cremona (che è il suo fascino più profondo e coinvolgente)


Le lampade alogene cancellano l'atmosfera di piazza della Pace


Con un bel titolo qualcuno ha chiamato Cremona la città segreta. Perchè prima di entrare nello splendore dirompente ed ineguagliabile di piazza del Comune, Cremona ha già conquistato il visitatore a piccoli passi, con l'incrocio viario del suo impianto medioevale, con le luci sapientemente articolate dal sole di giorno e dalla illuminazione antica nel reticolo della strade che Convergono al centro, con i palazzi che appaiono all'improvviso, imponenti eppure discreti e dignitosi, come i gran signori.
Ebbene, da anni e con un ... impegno crescente si sta distruggendo l'atmosfera di Cremona. Fari da Marina Miliare a caccia di contrabbandieri dove regnava la discrezione, aggressioni visive incontrollate nelle insegne ma anche nei colori dei palazzi, si pensi alla quinta secolare di via Bonomelli violentemente interrotta dalla facciata luttuosa dell'albergo Dellearti. Si consideri l'attentato recentissimo alla unità di via Manzoni con uno sfoggia di impudenza provocatoria (e basta) da lasciare allibiti.
Ormai chuiunque opera nella città, a cominciare da chi installa le segnalazioni stradali, dimentica anzi neppure si pone lontanamente il problema di mantenere la visione di assieme, tralascia del tutto , con autentica ignoranza, quel rigore che sino a metà del novecento ispirava una commissione che non a caso di chiamava dell'ornato. L'ornato è soltanto un fardello romantico, un vecchiume per chi ha la responsabilità della immagine della città, una fisima da vecchi bacucchi. D'altronde l'esempio viene dall'alto. Si consideri come è guastata da drappi enormi la facciata del duecentesco palazzo comunale.
Un guasto dopo l'altro le contaminazioni continuano . Una padellone parabolico viene installato assieme all'antenna della televisione sulla torretta dalla bimillenaria la chiesa di Santa Lucia. e nessuno in quell'ambiente da amplifon che è il Comune, presta orecchio.
La tomba di Stradivari diventa anche più assurda quando il Comune decide di intervenire con delle catenella e collonnette che moltiplicano per quattro lo stimolo ad emungere dei cani a spasso e che nel contempo diventano un valido pretesto perché qualche anima buona di spazzino (pardon operatore ecologico) eviti di prendere uno straccio in mano e dia uno ripulita al cippo, ormai perpetuo motivo di disprezzo verso la città da parte dei tanti stranieri che si recano in pellegrinaggio alla tomba del sovrano dei liutai (caro Bodini, presidente della Triennale, perché non prende lei la clamorosa iniziativa di dare l'esempio e con una bottiglietta di vetril non compie l'impresa clamorosa di lucidare la tomba di Stradivari? Valuti anche la pubblicità, giacchè foto e Tv non mancherebbero).
Ma andiamo avanti . Arriva la nuova illuminazione della Galleria: ebbene e ne accentua l'attuale aspetto di androne cimiteriale (quando nel progetto originario era tutta uno sfolgorio di luci impreziosite dai lampadari di cristallo con un gusto del dettaglio e della rifrazione luminosa a dir poco geniale). Questi lampadari di cristallo sopravvivono a brani, ma soltanto per condannare, con l'esempio, quanti hanno perso il ricordo della città elegante. Però non illuminano più: sono sostituiti da appliche che non hanno nemmeno il pregio di un design minimamente attuale. Coperte di latta.
Ed ecco l'ultimo assalto, lo sgarro più recente e non ancora del tutto concluso a quella che venti anni fa era la piazza più francese di Cremona, tale non solo per la presenza del cosiddetto albero della Pace, a sua volta ingabbiato da mesi e che resterà tale fino alla prossima generazione (andando di questo passo) incassato in assi gialle installate senza alcun rispetto persino del colore da usare per mantenere un minimo di armoniosità nel contesto.
Cominciò a ignorare l'atmosfera della piazza l'architetto Galletti che di fronte alla moria delle piante ad ombrello, le sostituì nel 1989 con alberi verticali, alterando l'assetto orizzontale degli edifici prospicenti ed annullando l'effetto per contrasto della angolare torre medioevale del palazzo comunale. Ma perlomeno Galletti ebbe l'avvertenza di lampioni che, pur rinnovati, mantenevano almeno nella forma e anche nell'effetto l'onda gialla della antica illuminazione a gas, entro lanterne discrete e protette da vetri, (quelli che una volta il lampionaio apriva per accendere il gas illuminante). Un paio di questi lampioni a luce gialla sono rimasti, la ragione del mancato scempio ci sfugge. Sarà tecnica. Ma il resto delle lampade hanno perso i vetri e la luce cade direzionale e secca come una lama di coltello, bassa, bianca e sfacciata. Proviene da lampade alogene che, oltre tutto hanno il difetto di diffonderla a triangolo in spazi che lasciano in ombra i luoghi della piazza immediatamente adiacenti. Un altro attentato alla atmosfera di Cremona in uno degli scorci più belli, una anticamera elegante che introduce alla facciata della cattedrale
Il disastro continua. Senza fine. Ed i lettori protestano, leggi nella colonna a destra ed anche nei sommari.


Perchè le luci alogene guastano piazza della Pace


Caro direttore,.

I lampioni così concepiti sono decisamente inadeguati.Esteticamente non sono antichi, non sono moderni: sono un moderno con un accenno di antico, insomma un ibrido.Nulla a che vedere con l'eleganza sobria di quelli preesistenti.
Ha poco senso, poi, la lanterna che richiama i vecchi lampioni a gas se i vetri laterali sono stati eliminati e se la luce piove dall'alto, effetto impossibile ad ottenersi con una fiammella.

La vera grande differenza, visibile ad una prima occhiata, è l'atmosfera che si crea.
La luce alogena pare creare una ricchezza cromatica maggiore, diversa dalla luce aranciognola delle lampade al sodio. Tuttavia, dove prima regnava una luminosità soffusa, diffusa e quasi omogenea, ora abbiamo isole discontinue di luce che provocano tre effetti:
1) le persone si accalcano sotto i lampioni, dove la luce c'è; allo stesso tempo, non appena si alza appena di più lo sguardo si viene abbagliati da una luce decisamente più intensa del necessario, per di più non opalizzata ma con il filamento incandescente a vista;
2) al di fuori della zona illuminata direttamente dai lampioni, i volti delle persone si riescono a malapena a percepire nella penombra;
3) in vista laterale, il cono di luce, decisamente troppo geometrico, mal si adatta all'estetica della piazza.

Vedremo come si comporteranno questi lampioni nelle serate di nebbia fitta: la sensazione è che in tali condizioni la luce, troppo localizzata, non riesca ad illuminare in modo sufficiente la piazza.

Lorenzo Madini

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Bazzecole commenterà un osservatore superificiale. Ma dettagli che fanno il volto di una città. Pensate se si fosse ascoltata la protesta della gente, negli anni '50, e via XX settembre fosse ancora acciottolata con le passatoie in lastroni di granito, che spettacolo approdare su questo... tappeto alle absidi del Duomo. E invece, non solo hanno asfaltato, ma per completare l'opera in totale indifferenza, ben 50 anni dopo (il pentimento e la memoria storica sono sconosciuti da certe parti) hanno installato una barra da parcheggio dietro le absidi millenarie che umilierebbe un garage di periferia.
Adesso i lampioni. Di dettaglio in dettaglio cancelliamo l'atmosfera di Cremona che una cura maniacale, aveva reso unica, la città rossa appunto. Sostituire un lampione in piazza della Pace esibisce una patente di indifferenza per una città che non è più tua e neppure dei tuoi avi. Vi par poco?




 

Pagina aggiornata alle ore 18:33:47
di Gio, 27 dic 2007