nei portolani del Mediterraneo è stato descritto, da esperti
velisti, come il porticciolo più bello del Tirreno. Come
tutto il borgo di Pianosa oggi è deserto: un silenzio
irreale avvolge i vicoli e le case in stile moresco.
La zona civile dell'isola sembra evacuata in fretta, ed è
abitata ormai solo da una decina di guardie che controllano le
strutture penitenziarie.
Tre anni fa la piccola Alcatraz italiana ha chiuso i suoi cancelli
e voltato pagina. Finita l'epoca dei soggiorni "eccellenti",
Pianosa accoglierà una comunità di monaci e laici
che la convertiranno all'agricoltura biologica e all'eco-turismo.
Splendida e fino ad oggi intoccabile, questa zattera di tufo
a poche miglia dall'isola d'Elba non è in grado di accogliere
ombrelloni e gommoni. Per ora le visite si limitano ad escursioni
guidate di una giornata. Oltrepassata la muraglia voluta dal
Generale dalla Chiesa c'è una vera esplosione di natura
mediterranea.
Nella sua parte più selvaggia detta "il Marchese",
Pianosa offre gli scorci più spettacolari: le scogliere
di conchiglie fossili si alternano a calette di roccia.
La più ampia è il "Porto Romano", antico
punto di attracco.
Nei suoi fondali, preziose praterie di posidonia la rendono una
riserva naturale intatta.
Le immersioni finora sono vietata, ed è possibile lo snorkelling
solo a Cala Giovanna, la spiaggia che collega il borgo con i
resti della villa romana di Agrippa in fase di restauro.
Sull'isola non si può pernottare se non con una autorizzazione
per scopi scientifici.
Pianosa, come la Sicilia, conquistata e sottomessa dai pirati
e da eserciti di potenti (nell'ordine romani, saraceni, pisani,
francesi).
I romani vi esiliarono Agrippa, il nipote di Augusto, fatto uccidere
dallo zio imperatore per garantire a Tiberio la successione al
trono ( le terme e i mosaici sono ancora visibili).
C'è l'isola dei cristiani, con le catacombe del IV secolo
scavate sotto il calcare, il più grande luogo di sepoltura
paleocristiana a Nord di Roma.
C'è l'isola dei Marcianesi, gli elbani che fino alla metà
dell'Ottocento lavoravano i quattrocento ettari di terra a vigna.
C'è l'isola dei carcerati, scandita dalla tormentata storia
d'Italia: colonia agricola prima, poi confino per i partigiani
(Sandro Pertini tra gli altri), infine negli anni di piombo,
carcere di massima sicurezza sotto la supervisione del generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa.
E c'è un piccolo camposanto con decine di croci improvvisate
e senza nome, ricoperto da un trionfo di fiori viola selvatici,
la psoralea bitumosa. Sotto terra i galeotti
che nessuno voleva indietro. Neppure dopo morti.
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