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Lavoro e spiritualità:
quando le campane scandivano le ore

 

 

 

 

 

di FILIPPO BELLANDI

da: TOSCANA OGGI 22 luglio 2006


"Tempo degli uomini, tempo di Dio"
A Sant'Agata del Mugello nel Chiostro della Pieve Romanica
una mostra originale in un luogo ricco d'arte e di storia
Domenica 24 giugno è stata inaugurata, a Sant'Agata del Mugello nel chiostro della bellissima Pieve romanica, una interessante e originale mostra dedicata al concetto di tempo, così come era vissuto in una piccola comunità agricola come quella di Sant'Agata nella prima metà del '900.
Il tempo degli uomini (in sostanza quello dedicato al lavoro dei campi, alle faccende casalinghe delle massaie, al lavoro del fabbro e del falegname, ma anche ai passatempi dei fanciulli e degli adulti) e il tempo di Dio (ossia il tempo delle cerimonie e delle feste religiose, di quelle comandate come di quelle legate all'anno liturgico e al ciclo stagionale). I due momenti, distinti ma sempre intrecciati, sono rivisitati attraverso una serie di oggetti dell'epoca (relativi al lavoro, allo svago e alle cerimonie religiose) che rievocano gli antichi mestieri, oggi quasi tutti scomparsi, e i tradizionali riti religiosi che segnavano l'anno liturgico.
Sono gli oggetti quotidiani di un mondo che è durato secoli, arrivati fino a noi dal medioevo pressoché immodificati nella forma e nella funzione come ad esempio quelli agricoli o quelli artigianali. Ma ci sono anche i paramenti e le immagini delle solenni liturgie religiose. Insieme vogliono rievocare (a chi l'ha vissuta o comunque ha qualche ricordo), e raccontare (ai giovani che non c'erano) un'epoca vicinissima a noi, durata fino agli Anni '50, ma ora completamente tramontata e forse anche rimossa dalla memoria collettiva.
Il filo rosso che lega gli oggetti e le immagini delle numerose vetrine è dunque il tempo, scandito più dalle campane del campanile piuttosto che dall' orologio, dal susseguirsi delle stagioni e dall'imprevedibilità delle condizioni meteorologiche, piuttosto che dai ritmi frenetici degli orari misurati al minuto di oggi. Una condizione caratteristica di una comunità rurale ancora lontana dai ritmi della società industriale, in cui la misurazione razionale ed esatta del tempo della giornata non era poi così essenziale, ma dove invece la vita quotidiana era regolata sì dall'alternarsi del giorno e della notte, ma anche dalla campana che a mezzogiorno invitava al riposo di metà giornata e a sera annunciava con ben tre suoni distanziati ("le ventitré", "le ventiquattro" e "l'or di notte") la fine della giornata lavorativa e invitava nel contempo a qualche riflessione spirituale. Emblematicamente all'inizio del percorso espositivo ci sono due oggetti: un antico orologio meccanico che é stato per secoli sul campanile, e accanto immagini di campane che suonano.
Uno (l'orologio) strumento del tempo laico, misurato con precisione, che é quello del lavoro moderno, del tempo retribuito a ore, dell'operaio; l'altro (le campane) simbolo del tempo della chiesa, della festa comandata che interrompe. il lavoro massacrante, dell'invito alla preghiera e alla riflessione sul senso dell'esistenza.
A Sant'Agata (diversamente da altri paesi in cui fin dal medioevo era la torre civica a ospitare l'orologio) campane e orologio hanno convissuto per secoli sullo stesso campanile (nella foto) così come nel quadro mentale dell'uomo di allora, legato al ciclo della natura e delle stagioni quindi al volere della provvidenza, convivevano il momento del lavoro e quello della preghiera. Il campanile di Sant'Agata dunque come metafora dell'uomo dell'epoca passata.
Oltre a innumerevoli oggetti e immagini, in mostra compaiono qua e là anche i proverbi legati al tempo meteorologico o agli obblighi religiosi. Uno è particolarmente significativo perché conduce a una considerazione a parer mio storicamente molto importante. È il proverbio relativo all'obbligo di partecipare ai riti dell'Ascensione: "per l'Ascensione nemmeno gli uccelli rivoltan l'ova". Prendendo un'immagine dal mondo della natura, il messaggio diventa convincente e chiarissimo a tutti: per l'Ascensione non si lavora, ma si va in chiesa. Con questo e con altri mezzi la chiesa ha fatto di tutto per secoli per convincere gli uomini a non pensare unicamente al lavoro e alle cose materiali, ma a fermarsi almeno la domenica a riflettere sulle cose dello spirito. La mostra si offre come un'immersione nel passato, come un invito a riscoprire il modo di vita dei nostri nonni, i loro ritmi temporali più lenti e rilassati, dominati certamente dal lavoro duro, talvolta bestiale e poco redditizio, ma anche alleviati dall'obbligo del riposo e della Messa domenicale, dalle numerose feste religiose con il loro messaggio di spiritualità e insieme di rito collettivo socializzante, e tuttavia meno frenetici e individualisti di quelli odierni.
Una mostra che invita quindi alla riflessione anche sull'impiego e la concezione del tempo oggi, ormai completamente laicizzato e liberato dal lavoro fisico massacrante, ma anche pesantemente condizionato da mode massificanti e atteggiamenti consumistici. Tante altre sono le suggestioni e le riflessioni suscitate dalla mostra, che qui non è possibile evidenziare. L'invito è quindi a visitarla.

ORGANIZZAZIONE E VISITE

La mostra é promossa dall'Associazione culturale onlus "Mu.S.A.- Musei Sant'Agata" che gestisce i musei attigui di Arte Sacra e Archeologico. La realizzazione è frutto dell'impegno di tanti volontari del paese, ma in particolar modo di Leonetta Doni che ne è stata anche l'ideatrice e a cui va il ringraziamento di tutti. L'orario di visita è la domenica e i giorni festivi dalle 16 alle 19. Il biglietto d'ingresso (euro 2,5) comprende anche la visita ai due musei ricordati.
Ogni prima domenica del mese però é tutto gratis: mostra e musei. La mostra rimane aperta fino a tutto settembre.



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