Domenica 24 giugno è stata inaugurata,
a Sant'Agata del Mugello nel chiostro della bellissima Pieve
romanica, una interessante e originale mostra dedicata al concetto
di tempo, così come era vissuto in una piccola comunità
agricola come quella di Sant'Agata nella prima metà del
'900.
Il tempo degli uomini (in sostanza quello dedicato al lavoro
dei campi, alle faccende casalinghe delle massaie, al lavoro
del fabbro e del falegname, ma anche ai passatempi dei fanciulli
e degli adulti) e il tempo di Dio (ossia il tempo delle cerimonie
e delle feste religiose, di quelle comandate come di quelle legate
all'anno liturgico e al ciclo stagionale). I due momenti, distinti
ma sempre intrecciati, sono rivisitati attraverso una serie di
oggetti dell'epoca (relativi al lavoro, allo svago e alle cerimonie
religiose) che rievocano gli antichi mestieri, oggi quasi tutti
scomparsi, e i tradizionali riti religiosi che segnavano l'anno
liturgico.
Sono gli oggetti quotidiani di un mondo che è durato secoli,
arrivati fino a noi dal medioevo pressoché immodificati
nella forma e nella funzione come ad esempio quelli agricoli
o quelli artigianali. Ma ci sono anche i paramenti e le immagini
delle solenni liturgie religiose. Insieme vogliono rievocare
(a chi l'ha vissuta o comunque ha qualche ricordo), e raccontare
(ai giovani che non c'erano) un'epoca vicinissima a noi, durata
fino agli Anni '50, ma ora completamente tramontata e forse anche
rimossa dalla memoria collettiva.
Il filo rosso che lega gli oggetti e le immagini delle numerose
vetrine è dunque il tempo, scandito più dalle campane
del campanile piuttosto che dall' orologio, dal susseguirsi delle
stagioni e dall'imprevedibilità delle condizioni meteorologiche,
piuttosto che dai ritmi frenetici degli orari misurati al minuto
di oggi. Una condizione caratteristica di una comunità
rurale ancora lontana dai ritmi della società industriale,
in cui la misurazione razionale ed esatta del tempo della giornata
non era poi così essenziale, ma dove invece la vita quotidiana
era regolata sì dall'alternarsi del giorno e della notte,
ma anche dalla campana che a mezzogiorno invitava al riposo di
metà giornata e a sera annunciava con ben tre suoni distanziati
("le ventitré", "le ventiquattro"
e "l'or di notte") la fine della giornata lavorativa
e invitava nel contempo a qualche riflessione spirituale. Emblematicamente
all'inizio del percorso espositivo ci sono due oggetti: un antico
orologio meccanico che é stato per secoli sul campanile,
e accanto immagini di campane che suonano.
Uno (l'orologio) strumento del tempo laico, misurato con precisione,
che é quello del lavoro moderno, del tempo retribuito
a ore, dell'operaio; l'altro (le campane) simbolo del tempo della
chiesa, della festa comandata che interrompe. il lavoro massacrante,
dell'invito alla preghiera e alla riflessione sul senso dell'esistenza.
A Sant'Agata (diversamente da altri paesi in cui fin dal medioevo
era la torre civica a ospitare l'orologio) campane e orologio
hanno convissuto per secoli sullo stesso campanile (nella foto)
così come nel quadro mentale dell'uomo di allora, legato
al ciclo della natura e delle stagioni quindi al volere della
provvidenza, convivevano il momento del lavoro e quello della
preghiera. Il campanile di Sant'Agata dunque come metafora dell'uomo
dell'epoca passata.
Oltre a innumerevoli oggetti e immagini, in mostra compaiono
qua e là anche i proverbi legati al tempo meteorologico
o agli obblighi religiosi. Uno è particolarmente significativo
perché conduce a una considerazione a parer mio storicamente
molto importante. È il proverbio relativo all'obbligo
di partecipare ai riti dell'Ascensione: "per l'Ascensione
nemmeno gli uccelli rivoltan l'ova". Prendendo un'immagine
dal mondo della natura, il messaggio diventa convincente e chiarissimo
a tutti: per l'Ascensione non si lavora, ma si va in chiesa.
Con questo e con altri mezzi la chiesa ha fatto di tutto per
secoli per convincere gli uomini a non pensare unicamente al
lavoro e alle cose materiali, ma a fermarsi almeno la domenica
a riflettere sulle cose dello spirito. La mostra si offre come
un'immersione nel passato, come un invito a riscoprire il modo
di vita dei nostri nonni, i loro ritmi temporali più lenti
e rilassati, dominati certamente dal lavoro duro, talvolta bestiale
e poco redditizio, ma anche alleviati dall'obbligo del riposo
e della Messa domenicale, dalle numerose feste religiose con
il loro messaggio di spiritualità e insieme di rito collettivo
socializzante, e tuttavia meno frenetici e individualisti di
quelli odierni.
Una mostra che invita quindi alla riflessione anche sull'impiego
e la concezione del tempo oggi, ormai completamente laicizzato
e liberato dal lavoro fisico massacrante, ma anche pesantemente
condizionato da mode massificanti e atteggiamenti consumistici.
Tante altre sono le suggestioni e le riflessioni suscitate dalla
mostra, che qui non è possibile evidenziare. L'invito
è quindi a visitarla. |
ORGANIZZAZIONE
E VISITE
La mostra é
promossa dall'Associazione culturale onlus "Mu.S.A.- Musei
Sant'Agata" che gestisce i musei attigui di Arte Sacra e
Archeologico. La realizzazione è frutto dell'impegno di
tanti volontari del paese, ma in particolar modo di Leonetta
Doni che ne è stata anche l'ideatrice e a cui va il ringraziamento
di tutti. L'orario di visita è la domenica e i giorni
festivi dalle 16 alle 19. Il biglietto d'ingresso (euro 2,5)
comprende anche la visita ai due musei ricordati.
Ogni prima domenica del mese però é tutto gratis:
mostra e musei. La mostra rimane aperta fino a tutto settembre. |