PRECISAZIONI DEL PROFESSOR GIOVANELLI SUL CROLLO DEL WTC
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Precisazioni sul crollo del World Trade Center.
Del Professor Raffaele
Giovanelli. Tratto da www.effedieffe.com.
Solo ora
leggo la risposta di Attivissimo (1)
(nella foto a destra, noto guru debunker già ampiamente
e ripetutamente smentito) al mio
precedente articolo (2) sulle supposte bufale circa il crollo
dei grattacieli del WTC.
Poiché nell'articolo l'autore esordisce con una richiesta di conoscere meglio le
mie qualifiche professionali lo accontento fornendo, in coda a questo
articolo, l'elenco (3) delle mie pubblicazioni scientifiche
uscite negli ultimi 15 anni, prima di andare in pensione. Riporterò gran parte
dell'articolo al quale risponderò ove possibile.
Dice Attivissimo:
«Innanzi tutto c'è un equivoco metodologico di fondo. Se l'ingegnere civile
Giovanelli ha delle critiche da fare, non le deve rivolgere a me, che sono un
semplice giornalista, ma ai suoi colleghi ingegneri civili, le cui conclusioni
io mi limito a riferire in forma divulgativa».
«Un semplice giornalista», come qui Attivissimo ama riduttivamente
definirsi, non distribuisce patenti di bufale su argomenti tecnici che egli qui
dichiara di non conoscere ma che poi nel proseguo vorrebbe dimostrare di
conoscere benissimo. Il sito di EFFEDIEFFE pubblica su argomenti anche
squisitamente tecnici, dall'economia alla scienza alla tecnica. Gli ingegneri
possono leggerlo (gratis).
Aggiungo che non ho solo rivolto critiche ma ho anche ringraziato per avermi
suggerito (involontariamente) il fatto che anche l'ipotesi di Bazant e Zhou (che
come si vede dall'articolo precedente (2) è al centro del mio interesse)
sia smentita proprio dall'immagine dell'inizio del crollo della torre Sud
(figure 1 e 2) sottolineata nel primo articolo di Attivissimo.
«Sarebbe corretto quindi che Giovanelli si rivolgesse ai suoi colleghi
esperti del NIST, della FEMA, e all'intera comunità mondiale degli ingegneri
civili, che non ha finora sollevato obiezioni sulla dinamica del crollo delle
Torri Gemelle tali da necessitare l'utilizzo di esplosivi o di 'altri agenti
distruttori', per usare l'ambigua espressione del Giovanelli. Sarebbe anche
opportuno che Giovanelli chiedesse come mai, appunto, nessuno di loro ha finora
invocato le demolizioni controllate come necessaria giustificazione dei crolli
del WTC».
La realtà è l'esatto contrario.
Esiste una vasta letteratura, consultabile anche in rete, sulle critiche
alle conclusioni dei rapporti del NIST (National Institute of Standard and
Technology, organismo semipubblico che ebbe l'incarico di indagare sul disastro)
e della FEMA.
Gli autori delle critiche sono esperti di meccanica razionale e di scienza delle
costruzioni.
Ma è chiaro che non si tratta solo di un argomento tecnico. Le
implicazioni sono politiche ed potrebbero avere una risonanza enorme.
Vedo che sono stato incluso nel novero dei «complottisti», cioè di
coloro che pensano che all'origine dei crolli sia esistito un qualche complotto.
Con il rischio di tediare mortalmente i miei pochi lettori, sono obbligato a
fare una breve cronistoria dell'intera vicenda.
Quell'
undici settembre guardavo la TV in casa di amici
ed ho potuto seguire tutta la vicenda in diretta.
Quando le torri sono crollate ho pensato che fossero fatte di pastafrolla e
quindi ho dato la colpa del crollo alla pessima qualità dei materiali e del
progetto, poiché era evidente che l'impatto degli aerei non aveva compromesso
la stabilità delle strutture.
Ho scoperto poi, dai rapporti del NIST, che i materiali erano ottimi e che
il progetto era stato concepito con una colonna interna molto resistente ed una
cortina di travi all'esterno proprio per incassare l'urto di un grande aereo delle dimensioni di un 767
senza metterne in crisi la stabilità. (fonte 1) (fonte 2)
In seguito, per qualche mese, siamo stati deliziati da una ridda di notizie
spesso in contraddizione tra loro.
I servizi segreti americani si affrettarono a far conoscere la lista dei
presunti dirottatori suicidi con il seguito di
comunicazioni da parte degli interessati di essere ancora in vita e di
godere di buona salute.
Contemporaneamente piloti in servizio nelle linee aeree dichiaravano che non
sarebbero stati in grado di effettuare la manovra per centrare la torre Sud,
quella per la quale si aveva il filmato completo a partire da prima
dell'impatto.
Le scuole di pilotaggio per piccoli aerei da turismo, che alcuni dirottatori
avrebbero frequentato, dichiararono che si trattava di allievi scadenti non
certo in grado di pilotare un Boeing.
In questa ridda di notizie, che ora quasi tutti hanno dimenticato, alla fine
venne anche formulata l'ipotesi che gli aerei fossero stati telecomandati con
qualche dispositivo applicato prima del decollo.
Le versioni ufficiali furono molto poco convincenti e molti siti internet, come
Reseau Voltaire, si fecero portavoce di questi ragionevoli dubbi.
A quel punto non credevo di essere ancora entrato nel gruppo dei complottisti.
Pensavo solo che i «volenterosi» piloti suicidi, essendo inesperti nel
pilotaggio, avessero ricevuto qualche aiuto per centrare gli obbiettivi.
Poi iniziarono i dubbi sulla dinamica dei crolli.
Il NIST mise in rete i suoi primi rapporti
nei quali venivano ampiamente illustrate anche le minime caratteristiche dei
progetti costruttivi del complesso World Trade Center.
Risultò che i progetti erano perfetti, che i materiali sottoposti alla prove
erano in regola con le richieste dei progetti e che esisteva una massiccia
protezione contro gli incendi applicata alle strutture in acciaio.
La protezione era costituita da spessi strati di amianto che in quegli anni
ancora non era stato proibito.
Ma tanta dovizia di informazione permise di svolgere indagini parallele a quella
del NIST.
E i risultati furono molto diversi da quelli ufficiali.
In rete avevo trovato un solo lavoro che dava conto, in modo corretto in linea
di principio, del meccanismo del crollo, ed era il pregevole studio condotto da
Zdenek Bazant e Young Zhou. (4)
L'ipotesi centrale di questi autori consiste nell'affermare che la
parte superiore (25 piani) della torre Sud, staccatasi dal resto dell'edificio,
abbia compiuto una rotazione attorno al suo baricentro G (figura1).
(Per esattezza ho verificato che il baricentro non si trova a metà dell'altezza
del pezzo di torre in rotazione, ma più in alto, all'incirca dove indicato in
figura, poiché la struttura ha un forte peso in sommità dovuto alle travi che
collegano la parte centrale con quella esterna).
Quindi secondo Bazant e Zhou sarebbe successo ciò che avviene nelle cadute da
fermo.
Chi indossa i pattini o gli sci, se per accidente compie un piccolo movimento
orizzontale e se perde completamente aderenza al terreno, si ritrova a terra con
il baricentro del proprio corpo crollato verticalmente, mentre il corpo stesso
ha compiuto una rotazione attorno al baricentro.
La rotazione del blocco superiore si sarebbe fermata per l'attrito con i piani
tranciati e quindi sarebbe precipitata sulla parte inferiore assestandole un
colpo verticale, provocandone in conseguenza il collasso totale. I complottisti
puri avevano già avanzato molte critiche all'ipotesi Bazant e Zhou, ma non si
erano accorti che le fotografie provvedevano a fornire una smentita diretta
ed inequivocabile.
Figura 1 - Viene
mostrato in nero la posizione che avrebbe dovuto avere il blocco superiore
secondo Bazant e Zhou, in viola la posizione che avrebbe dovuto assumere il
blocco se la rotazione fosse avvenuta attorno al vero baricentro G, in azzurro è
rappresentata la posizione reale come risulta dalle fotografie e dai filmati. In
realtà il blocco superiore è ruotato attorno ad A.
E'
stata l'evidenza data alla fotografia (figura 2, qui sotto) dell'inizio
del crollo, a distruggere tutta la dinamica ipotizzata da Bazant e Zhou.
Ed è stato proprio a causa dell'impossibilità della spiegazione offerta da
Bazant e Zhou a costringermi a rigettare in toto l'ipotesi di un crollo dovuto a
cause termiche e quindi a farmi entrare nel novero dei «complottisti».
Il NIST ha svolto un'accurata simulazione dell'impatto degli aerei e di come
questo abbia danneggiato le strutture portanti dei grattacieli (danni non
gravi), ma non ha fatto una simulazione dettagliata della fase finale dei crolli
ed in particolare della Torre Sud.
Figura 2 - Vengono
indicate le tre diverse posizioni utilizzando colori diversi per necessità di
contrasto. Essendo il baricentro della parte superiore G spostato verso l'alto,
avremmo dovuto vedere sporgere lo spigolo come appare in colore viola. In realtà
la posizione assunta è quella evidenziata in azzurro.
Attivissimo:
Ma vediamo quali sono le osservazioni di Giovanelli.
Mi soffermo soltanto sui punti principali per non scivolare nel baratro della
polemica del batti e ribatti infinito.
Per esempio:
«Le conseguenze di quei crolli, sull'attuale ingegneria dei grattacieli,
inspiegabilmente fu di fatto nulla».
«Altro che 'nulla'. Giovanelli dimentica di considerare la vastissima
produzione di letteratura tecnica post-WTC nelle riviste di settore e le nuove
scelte di progettazione che ne sono scaturite. Basta considerare il progetto
della Freedom Tower, con la sua base blindata e le sue strutture di rinforzo
incrementate contro impatti aerei, per vedere che l'ingegneria dei grattacieli
ha recepito eccome le lezioni di quei crolli. Ci sono ormai cinque anni di
articoli di analisi e ricerca sull'argomento in tutte le riviste specialistiche.
E' un classico esempio di MSC: Memoria Selettiva da Complottismo. Si fa finta
che non esista la massa di dati contrari alla propria tesi preconcetta, e così
la tesi è salva».
Risposta:
Evidentemente non è stato letto nemmeno qualche scampolo di
quella vastissima produzione.
In particolare le memorie presentate al congresso del NIST (5), tenuto nel
settembre del 2005.
Sono comparsi molti lavori, ben confezionati, ma vuoti di contenuti.
Si tratta di esortazioni a porre maggiore attenzione alle difese dagli incendi
passive ed attive.
In realtà se ad esempio il crollo perfetto del WTC7 fosse da attribuire
all'incendio, si dovrebbero necessariamente trarre due conclusioni:
- primo: è impossibile costruire nuovi grattacieli con un minimo di sicurezza,
- secondo: è estremamente facile demolire quelli attuali: basta un piccolo
incendio, niente complicate e costose catene esplosive.
Attivissimo:
Giovanelli obietta poi che:
«I detriti, che si vedono scagliati lontano, non hanno una temperatura
elevata, certamente non superiore a 500°C, altrimenti apparirebbero luminosi.
Quindi dove sarebbe la temperatura elevata (oltre 800 ÷ 900° C)
necessaria per indebolire la struttura sino al collasso istantaneo?
Che cosa può aver scagliato travi (o pilastri) d'acciaio 'freddo' a tanta
distanza?».
Il professore immagina semplicisticamente un incendio come un tutt'uno, nel
quale ogni elemento deve raggiungere la medesima temperatura. Ma considerate le
dimensioni enormi (64 metri di lato) del WTC, è perfettamente plausibile che vi
siano state zone calde e zone meno calde: vale a dire, un interno ad alta
temperatura e un esterno meno caldo. Thomas Eagar, professore di ingegneria dei
materiali all'MIT, già nel 2001 scriveva che la differenza di temperatura poteva
essere un fattore importante nel cedimento, a causa della dilatazione termica.
Già 150°C di differenza sugli elementi orizzontali potevano generare
sollecitazioni sufficienti al cedimento».
Risposta:
Probabilmente l'acciaio del grattacelo di Madrid
(dimensioni inferiori a quelle del WTC7, ma simile nella tecnica costruttiva),
bruciato nel febbraio 2005, ignorava le dotte opinioni del professor Eagar,
perché si è contorto, si è ossidato, ma ha retto l'incendio per un giorno sino
all'esaurimento di ogni materiale combustibile (5) (figura 3). Non è affatto crollato.
C'è chi osserverà che nel caso del grattacielo di Madrid non è stato sparso
combustibile avio.
Ma nelle Twin Towers il combustibile degli aerei è interamente bruciato nel
tempo di circa 15 minuti, esaurendo il suo effetto ben prima dei crolli.
Figura 3 - L'incendio
del Windsor Building di Madrid nel febbraio del 2005. Nonostante le temperature
molto alte alla fine la struttura è rimasta in piedi dopo oltre 17 ore di
incendio fuori controllo.
Dopo questa pausa sulla torre di Madrid, che non
è collassata, torniamo alla replica alle critiche di Attivissimo:
Attivissimo:
Inoltre, come si vede dalla loro conformazione, i detriti scagliati lontano
provengono dalle facciate, non dalla zona centrale (core) degli edifici. Essendo
gli incendi interni (e si rivela la loro violenza al momento del crollo, quando
le fiamme divampano furiose dagli squarci che si aprono nelle facciate), hanno
riscaldato principalmente la porzione interna dell'edificio, non le facciate.
C'erano insomma detriti esterni relativamente freddi e detriti interni caldi.
Quelli esterni, freddi, sono stati proiettati in fuori; quelli interni, caldi,
hanno formato il cumulo principale di macerie, che appunto era tanto caldo che
ha continuato a fumare per settimane. Tutto quadra.
Risposta:
Tutto quadra invece con l'ipotesi di una discreta aggiunta di vario esplosivo.
Infatti ciò che poteva ancora bruciare dopo il crollo erano le suppellettili
rimaste intrappolate nel crollo, materiali che non potevano sviluppare
temperature troppo alte, non superiori a 700°÷ 800°C. Ebbene sono state trovate
pozze di acciaio fuso, oltre 1500°C.
Attivissimo:
Mi stupisce che un (per ora, senza offesa, presunto) professore di fisica si
chieda poi cosa possa scagliare oggetti d'acciaio a tanta distanza. Suggerisco
al professore di prendere una matita, oppure una molla di quelle contenute nelle
biro, appoggiarla verticalmente su un tavolo, e schiacciarla con un dito
dall'alto. Schizzerà via lateralmente, spinta dall'energia che le viene
applicata dalla massa soprastante (dito, mano e braccio del Giovanelli).
Esattamente come le travi della facciata del WTC (non del core) sono state
compresse e divelte dal fronte di crollo soprastante».
Risposta:
Il modello è improprio perché le travi sono incastrate alle estremità e
non sono molle, cioè non consentono grandi deformazioni elastiche.
Per fare un modello corretto si dovrebbe realizzare un piccolo telaio con i nodi
rigidi.
Allora sottoponendo a compressione questo modello si avrebbe l'accartocciamento
e non schizzerebbe via nulla.
Infatti avevo detto che:
«Lo schiacciamento della struttura avrebbe accartocciato i pilastri e le
travi, ben difficilmente avrebbe potuto scagliare lontano parti della struttura,
certamente non nella fase iniziale del crollo».
Attivissimo:
Lo sfido cordialmente a mostrarmi un caso in cui
delle travi d'acciaio di facciata portante di un edificio si sono accartocciate
invece di rompersi in corrispondenza dei giunti, quando sono state colpite dalla
valanga di detriti del crollo dei piani sovrastanti, come lui asserisce debba
succedere...
Risposta:
E' difficile raccogliere la sfida perché non si è mai
verificato nessun crollo causato da incendi di grandi edifici realizzati con
strutture metalliche.
Per l'effetto dei detriti sulle facciate con travi portanti basta osservare i
danni provocati dal crollo delle due torri sugli edifici contigui, in
particolare sull'edificio WTC7, prima che crollasse nel pomeriggio con perfetta
e sospetta verticalità.
Figura a sinistra:
Vista di una parte della facciata del grattacielo di Madrid.
Figura a destra: Danni alla facciata del Banker Trust
provocati da detriti lanciati dal WTC-2 del quale si vede un pezzo della
facciata rimasto appeso allo squarcio.
Quindi la versione ufficiale è resa
implausibile da un problema costituito dal semplice fatto che il fuoco non ha
mai - prima o dopo l'11 settembre - causato il crollo totale di grattacieli con
un'intelaiatura in acciaio.
I difensori della versione ufficiale menzionano raramente, se mai lo fanno,
questo semplice fatto.
In verità, quello che si suppone sia il definitivo rapporto del NIST - (2005) -
sottintende addirittura che i crolli di edifici in acciaio causati dal fuoco
siano eventi normali (Hoffman, 2005). Lontano dall'essere normali, comunque,
simili crolli non sono mai accaduti. (6)
Attivissimo:
Ci sono poi momenti nei quali Giovanelli rivela
un'indole curiosamente propensa al complotto:
«Paolo Attivissimo è stato imprudente nel mostrare il crollo della Torre Sud
nella fase iniziale».
Eh no, professore; a casa mia il giornalista non tace le notizie che non gli
fanno comodo. Le dice tutte, e le dice come sono, e poi ne accetta le
implicazioni qualunque esse siano, per cui l'imprudenza non c'entra proprio
nulla. Chi si preoccupa dell'imprudenza ha evidentemente l'abitudine di
selezionare le notizie utili e omettere quelle sfavorevoli alla propria tesi, ma
questo è un giochino squallido che lascio tutto ai complottisti. Secondo
Giovanelli, inoltre, «le condizioni iniziali lasciavano prevedere un crollo
laterale di tutta la struttura (figura 5b)».
In altre parole, a detta del professore i grattacieli, quando crollano, cadono
rigidi, come tronchi d'albero. Abbiamo qualche esempio di grattacielo in acciaio
crollato in questo modo? No.
Quindi non si capisce su che basi Giovanelli arrivi a quest'affermazione. Semmai
basta riflettere che una struttura concepita per reggersi quando è verticale non
può reggersi quando s'inclina. Lo si vede, per esempio, nella dinamica dei
crolli delle ciminiere da demolire (che sono di mattoni!).
Risposta:
La risposta è in queste suggestive immagini
riprese a Taiwan dopo un terremoto.
Da queste immagini si deduce che le strutture in cemento e particolarmente
quelle in acciaio cadono rigide.
L'acciaio lavora meglio a trazione che a compressione dove cede per carico di
punta.
L'esempio portato di una ciminiera che cade è quello del crollo di una struttura
in muratura che si sgretola perché cede nelle zone di trazione.
Figura 4 - Tutti
edifici caduti rigidi a causa del sisma e rimasti intatti. Se fossero stati
demoliti le cariche esplosive distribuite li avrebbero polverizzati.
Attivissimo:
Ma la perla dell'analisi segnalata da Blondet è questa deduzione:
«Si deve infine notare che durante le demolizioni le cose non vanno sempre
perfettamente come previsto e l'iniziale deviazione nel crollo della Torre Sud è
da considerare normale durante queste operazioni».
Questa precisazione rivela che le Torri Gemelle, secondo Giovanelli, sono state
distrutte senza alcun dubbio con tecniche da demolizione controllata. Come sia
stato possibile piazzare di nascosto l'esplosivo, detonarlo dopo che era stato
investito da un aereo pieno di carburante, e farne sparire ogni traccia, questo
Giovanelli non lo spiega; ma fa niente, questi sono dettagli trascurabili per
chi è di fede complottista.
Risposta:
Prima dell'11 settembre nelle due torri erano
iniziati lavori ufficialmente dedicati all'asportazione dell'amianto, lavori
che, come noto, richiedono molte precauzioni e l'allontanamento dei non addetti
a i lavori.
(Per non parlare poi del lavoro di ammodernamento degli ascensori delle Torri durato 9 mesi e finito appena prima degli attentati, e del sospetto blackout avvenuto il weekend precedente all'11 settembre 2001 e mai spiegato.)
Attivissimo:
Trascurabile come lo è, naturalmente, anche la totale assenza di qualsiasi prova
tangibile.
Ma c'è di meglio: Giovanelli dice che chi ha fatto la demolizione è stato forse
un po' pasticcione, e questo spiega l'inclinazione 'misteriosa'.
Con questi discorsi si può giustificare tutto e il contrario di tutto. E' andato
tutto liscio?
Questo dimostra che erano abilissimi attentatori.
E' andato storto qualcosa?
Questo dimostra lo stesso che erano abilissimi attentatori, ma con un po' di
sfiga che li rende più umani.
Secondo queste fantasie, i demolitori erano dei geni (mai nessuno ha demolito un
edificio dall'alto verso il basso, mentre era in fiamme e dopo che era stato
centrato da un aereo, eppure loro ci sarebbero riusciti), ma al tempo stesso un
po' pasticcioni.
Risposta:
La scienza delle demolizioni controllate è incentrata soprattutto su questo
obiettivo.
Come ha spiegato Mark Loizeaux, presidente della Controlled
Demolition Inc.: «Per demolire [un edificio] come vogliamo,
cosicché non venga danneggiata nessuna altra struttura, la demolizione deve
essere 'approfonditamente pianificata', usando 'gli esplosivi adatti e la giusta
sequenza nel detonarli'».
Se le torri, alte 110 piani, fossero cadute di lato, avrebbero causato enormi
danni a molti degli edifici degli isolati vicini.
Ma le torri sono venute giù in verticale.
Di conseguenza, la teoria ufficiale, implicando che il fuoco abbia
perfettamente imitato i crolli che altrove sono stati prodotti solo da esplosivi
sapientemente piazzati, richiede un miracolo. (Griffin)
(A riguardo c'è poi un'immagine eloquente.)
Attivissimo:
Questa costruzione di ipotesi basate su teorie fondate su assunti indimostrabili
raggiunge però il culmine con la 'spiegazione' della velocità di caduta delle
torri. Giovanelli mi rimprovera quando dico che il fronte del crollo non viaggia
a velocità di caduta libera e che lo si capisce chiaramente dal fatto che ci
sono detriti enormi, documentati da foto e video, che raggiungono il suolo prima
del fronte del crollo.
La sua obiezione è che «ignoriamo con quale velocità iniziale sono state
scagliate le travi prese a confronto».
Siamo all'assurdo che per giustificare una tesi fantasiosa se ne inventa
un'altra ancor più fantasiosa.
Non solo le torri sarebbero state demolite cogli esplosivi (di cui non v'è la
benché minima traccia, non un filo, non un detonatore, niente), ma le macerie
sarebbero state spinte verso il basso, durante il crollo, da possenti quanto
misteriose forze, e questo creerebbe una percezione ingannevole.
Giovanelli, scagliate da cosa, mi scusi? Non risultano tracce
di motori a razzo che spingessero giù questi detriti, né esiste un meccanismo
plausibile che consenta alla struttura della torre che sta crollando di
spingerli verso il basso.
Risposta:
Ovviamente scagliate da esplosioni, delle quali
costituiscono una delle innumerevoli prove.
Un oggetto che cadendo ha una velocità superiore ai detriti che sono partiti con
una velocità iniziale nulla, certamente deve essere partito con una velocità
iniziale non nulla. Ancora si nota questa abilità a darsi la zappa sui piedi.
Attivissimo:
Si ricorda l'esperimento della molla di biro? Schizza lateralmente, appunto, non
verso il basso. Siccome non c'è alcun modo concepibile che permetta all'edificio
che crolla di spingere quei detriti a velocità superiori a quella di caduta
libera, essi sono giocoforza in caduta libera, mentre il fronte di crollo non lo
è; quindi l'edificio ha effettivamente opposto una lieve, quasi trascurabile,
resistenza all'avanzare del crollo.
Fine della storia.
Per favore, piantiamola con questa menata.
Giovanelli quantifica quanto sarebbe dovuto durare, secondo lui, il crollo
naturale delle Torri:
«Mentre in caduta libera il blocco dei 25 piani impiegherebbe 8,07 secondi,
con il rallentamento inerziale delle masse dei piani inferiori si avrebbe un
tempo di caduta dell'ordine dei 15 secondi».
Ma guarda che coincidenza: a quanto ammonta la durata del crollo, rilevata dai
sismografi e non dai filmati, le cui nubi di polvere impediscono di cronometrare
la reale durata? Secondo il rapporto NIST (NCSTAR 1-5A), 9 secondi (WTC2) e 11
secondi (WTC1).
Quindi nessuno dei due crolli ha richiesto il tempo che Giovanelli stima per la
caduta libera, ma entrambi hanno richiesto un tempo maggiore (vorrà dire
minore!). E maggiore con uno scarto di oltre il 10%.
Inoltre la stima di 'rallentamento inerziale' del professore (15 secondi) è
basata su una serie di assunti nei quali basta modificare qualche decimale per
ottenere risultati completamente differenti. Se ciascuno degli ottanta piani
sottostanti la breccia d'impatto nella Torre 2 rallenta il crollo di un decimo
di secondo, al tempo di caduta libera vanno aggiunti 8 secondi (totale 16). Se i
decimi sono due, i secondi da aggiungere diventano sedici (totale 24). Giocando
con i numeri in questo modo si può ottenere qualsiasi risultato.
Purtroppo i parametri di calcolo usati da Giovanelli sono 'un piccolo
rallentamento' (ma di quanto?), 'la struttura diventa più pesante' (ma di
quanto?), 'deve sostenere un carico statico maggiore' (ma maggiore di quanto?).
Questa non è una stima: è una crisi di spannometria galoppante.
Risposta:
A questo punto è chiaro che il nostro
interlocutore non sa neppure di che cosa stia parlando.
Il «rallentamento inerziale» è dovuto all'intervento dell'inerzia.
Si tratta del crollo secondo lo schema detto di «pancake» (7) che è meglio
illustrato dalla figura che segue:
Figura 5 - Schema
del crollo tipo «pancake»
Procediamo alla descrizione.
Poiché è difficile quantificare la resistenza opposta dai pilastri di ogni
piano, in prima approssimazione questa resistenza viene considerata nulla.
Ma non nulla può essere l'inerzia della massa dei piani.
Allora lo schema dinamico è questo: la parte superiore non intaccata
dall'incendio, cade su quella inferiore per l'altezza di circa 3 o 4 piani,
quelli i cui pilastri sarebbero stati rammolliti dall'alta temperatura.
Questa massa (25 piani per la torre Sud) arriva in caduta libera sul primo piano
che incontra e lo trascina.
Per poterlo trascinare tuttavia deve portarlo alla velocità risultante da un
urto anelastico tra due corpi: quello di massa maggiore formato dai 25 piani
superiori e quello costituito dal primo piano sottostante la zona dell'incendio.
Ed è questo urto, con tutti quelli che seguono ad ogni piano, che rallenta la
caduta dell'intero edificio.
L'urto anelastico si studia nel programma di Fisica al primo anno di liceo o di
un istituto tecnico.
Il tempo di caduta che così si ottiene è il risultato di una approssimazione
radicale: aver trascurato completamente l'ostacolo dei pilastri tra ogni piano.
Orbene pur con questa approssimazione, che accorcia sino ad un minimo
invalicabile il tempo totale di caduta (senza esplosivi), non si ottiene il
tempo di caduta ufficialmente dichiarato, che è molto più breve, ed è molto
prossimo a quello della caduta libera.
Tempi di caduta più brevi si ottengono solo con una serie di esplosioni
programmate in sequenza in modo che durante il crollo (che inizia dall'alto) al
sopraggiungere della parte superiore quelle inferiori sono già in moto.
Quindi i tempi di caduta sono già un indicatore della natura del crollo.
Quanto ai sismogrammi meglio lasciarli stare.
Infatti essi presentano all'inizio un segnale che potrebbe essere interpretato
come quello di uno scoppio.
Il loro prolungarsi è dovuto alle vibrazioni del terreno roccioso.
(Tutti i calcoli e gli approfondimenti a riguardo si possono trovare qui.)
Attivissimo:
Giovanelli conclude con una richiesta:
«Prima di distribuire patenti di bufala Attivissimo dovrebbe impegnarsi a
fornire repliche tecnicamente accettabili ai punti sopra menzionati».
Caro Giovanelli, repetita iuvant: la patente di bufala non la distribuisco io,
ma la regala alle teorie complottiste la comunità degli ingegneri strutturisti
suoi colleghi, nessuno dei quali [N.d.R.: Ah, nessuno? E le migliaia di firmatari di questa petizione?] crede alle panzane degli esplosivi piazzati di
nascosto per dare un aiutino. E' a loro che deve chiedere le repliche
tecnicamente accettabili. Lo faccia, e poi ne riparliamo.
Risposta:
L'articolo (2) come ho già detto
è rivolto a tutti, compresi gli ingegneri strutturisti, molti dei quali credono
a queste «panzane», come si può constatare girovagando in internet.
Inoltre gli ingegneri strutturisti come categoria si sono ben guardati dal
prendere una posizione ufficiale troppa netta, perché per farlo dovrebbero poter
rispondere agli innumerevoli quesiti e dubbi sollevati dai «complottisti».
Si limitano a fare affermazioni generiche.
(Per esempio, il rapporto del NIST liquida i crolli delle Torri
dicendo: "Il calore degli incendi ha fatto cedere le travi di supporto,
e il crollo è seguito.", ma senza spiegare come e perché,
e senza analizzare il crollo secondo per secondo come dovrebbe fare un
rapporto tecnico dell'evento. Insomma, si limita a dirci come sarebbero
andate le cose senza dimostrarlo e chiedendoci di crederci per fede.)
Risulta allora che le bufale sarebbero distribuite per interposta persona.
La cosa che dispiace è constatare quanto sia difficile indurre a riflettere in
modo obbiettivo.
L'amore per la polemica vince sul desiderio di verità.
Professor Raffaele Giovanelli.
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NOTE E FONTI:
1) Attivissimo: WTC,
«Blondet schiera l'esperto»
2) R. Giovanelli:
«Osservazioni sul crollo del complesso WTC», EffediEffe 25/10/2006.
3) Elenco delle pubblicazioni scientifiche del professor
Giovanelli dal 1988 al 2003.
1°) R. Giovanelli, «DETECTION OF EMPTY WAVES BY MEANS OF PHOTON
CORRELATIONS IN AMPLIFIED LIGHT PULSES» in Microphysical Reality and
Quantum Formalism, pp.179-196, A. van der Merwe et al., 1988, Kluwer Academic
Publishers.
2°) R. Giovanelli, «AMPLIFIED SPONTANEOUS EMISSION IN DYE-LASER SYSTEMS
FOR SINGLE PHOTON AMPLIFICATION» in Foundation of Physics Letters, 2, 27
(1989).
3°) R. Giovanelli, «ANALYTIC TREATMENT OF THE RELATIVISTIC MOTION OF
CARGHED PARTICLES IN ELECTRIC AND MAGNETIC FIELDS», Il Nuovo Cimento,
9D, 1443 – 1460 (1987).
4°) R. Giovanelli, «RELATIVISTIC ELECTRON MOTION IN FEL-LIKE FIELDS
TAKING RETARTED INTERACTIONS INTO ACCOUNT», Il Nuovo Cimento, 15 D, 23 -
38 (1993).
5°) R. Giovanelli, «ANALYSIS OF FEL RADIATION IN PULSED RAMAN REGIME»,
Il Nuovo Cimento, 17 D, 61 - 83 (1995).
6°) R. Giovanelli, A.Orefice: «Physical implications of the Mössbauer
effect», Il Nuovo Cimento 20 D, 1451 (1998).
7°) A. Orefice, R. Giovanelli: «Attualità dei paradossi di Copenhagen»,
Il Nuovo Saggiatore 16, 74 (2000).
8°) R.Giovanelli, A. Orefice: «Physical discussion of the Mössbauer
effect», Physica B 293, 155 (2000).
9°) R.Giovanelli, A.Orefice: «Zero-point oscillations and Mössbauer
effect», Hyperfine Interactions 131, 51 (2000).
10°) R.Giovanelli, A. Orefice: «Highly localized quantum elastic
processes in solids», Physics Letters A, 298, 279 (2002).
11°) R. Giovanelli, A. Orefice: «Quantum rigidity of microscopic bonds»,
Physics Letters A, 311, 67 (2003).
4) Zdenek Bazant e Young Zhou
http://gordonssite.tripod.com/id1.html
http://www.civil.northwestern.edu/test/news/wtc/media/bazantwtcstory.pdf
5) NIST - WTC Disaster Conference - September 13 - 15, 2005.
6) Nessun crollo in precedenza è stato causato da
incendi. La versione ufficiale è resa implausibile dal fatto che il
fuoco non ha mai - prima o dopo l'11 settembre - causato il crollo di
grattacieli con un'intelaiatura in acciaio. I difensori della versione ufficiale
menzionano raramente, se mai lo fanno, questo semplice fatto. In verità, quello
che si suppone sia il definitivo rapporto del NIST - (2005) - nel quale si
sottintende addirittura che i crolli di edifici in acciaio causati dal fuoco
siano eventi normali (Hoffman, 2005). Lontano dall'essere normali, comunque,
simili crolli non sono mai accaduti, esclusi quelli presunti dell'11
settembre.(Griffin). L'incendio di Madrid del 13 febbraio 2005 non provocò il
crollo totale della struttura in acciaio e cemento:
http://www.whatreallyhappened.com/archives/2005_02.html
7) «Effetto pancake»
(pancake - frittella o schiacciatella, l'edificio si spiaccica). Secondo questa
teoria, i piani sopra quelli che sono stato indeboliti dall'impatto dell'aereo,
sono crollati sui piani inferiori, innescando una reazione a catena, e
determinando lo schiacciamento di tutti i piani. Ma se questo fosse ciò che è
accaduto, i piani inferiori, col loro carico di acciaio e cemento, avrebbero
offerto resistenza. I piani superiori non sarebbero potuti crollare attraverso
quelli inferiori come se fossero in caduta libera. Comunque, i filmati dei
crolli mostrano che le macerie in linea col profilo dell'edificio crollavano
alla stessa velocità di quelle all'esterno [23] (Jones, 2006). Come spiega
l'architetto e fisico Dave Heller (2005):
«I piani non possono essersi schiacciati. Gli edifici sono crollati
troppo velocemente. I solai avrebbero dovuto cedere simultaneamente, per
arrivare a terra in un tempo cosi ridotto. Ma in che modo? In quello [conosciuto
come la demolizione controllata], ogni piano di un edificio viene distrutto
appena prima che il piano sopra lo stia per colpire. Dunque, i piani cedono allo
stesso tempo, virtualmente in caduta libera». (Garlic and Glass )
Crollo globale: La versione ufficiale è ancora più vistosamente contraddetta dal
fatto che i crolli sono stati totali: queste torri di 110 piani si sono
trasformate in ammassi di detriti alti giusto pochi piani. Com'è stato
possibile? Il nucleo centrale di ogni torre era costituito da una struttura
reticolare con 47 imponenti colonne portanti in acciaio. Secondo l'effetto «pancake»,
sono venute a mancare le colonne orizzontali di acciaio di supporto alle colonne
verticali. Ma se è successo questo, le 47 colonne verticali del nucleo centrale
starebbero ancora in piedi. La Commissione 9/11 se ne è uscita con un'ardita
soluzione a questo problema. Ha semplicemente negato l'esistenza delle 47
colonne d'acciaio, dicendo: «Il nucleo centrale degli edifici era un
pozzo d'acciaio cavo, che conteneva gli ascensori e le scale» (Kean and
Hamilton, 2004, 541 note 1). Voilà! Senza le 47 colonne del nucleo centrale, il
problema principale scompare.
Il Rapporto del NIST ha provato a spiegare questa che è la questione più
pesante, sostenendo che quando i piani sono crollati, hanno fatto pressione
sulle colonne, portando all'instabilità delle colonne perimetrali. Ciò ha poi
aumentato il carico gravitazionale sulle colonne del nucleo centrale, che erano
state indebolite in precedenza da fiamme terribilmente alte (!), che, secondo il
NIST, hanno raggiunto i 1832°, e questa combinazione di fattori in qualche modo
ha portato al «crollo globale» (NIST, 2005, pagine 28, 143).
Questa teoria deve affrontare due problemi.
Primo, l'affermazione del NIST circa la presenza di incendi
molto caldi nel nucleo della struttura manca completamente di prove. Come
abbiamo già visto, i loro studi non presentano prove riguardo al fatto che le
colonne esterne avessero raggiunto temperature anche solo di 482°F (250°C),
quindi la loro teoria richiede un'aggiunta puramente immaginaria di più di
1.350°F.
Secondo, anche se questi eventi fossero avvenuti, il NIST non
spiega per quale motivo essi avrebbero dovuto provocare un crollo totale. Il
rapporto del NIST asserisce che il cedimento strutturale si sia verificato tanto
nelle colonne del nucleo interno, quanto in quelle del perimetro esterno, ma
questa rimane una pura asserzione. Non c'è alcuna spiegazione plausibile del
motivo per cui le colonne, anche se avessero raggiunto tali temperature,
dovrebbero essersi spezzate o deformate senza opporre resistenza tanto da
causare un crollo totale ad una velocità quasi pari a quella di caduta libera.
Acciaio tagliato: nelle demolizioni controllate di edifici a struttura in
acciaio gli esplosivi sono usati per tagliare a pezzi colonne e travi di questo
metallo. Un rappresentante della Controlled Demolition, Inc. ha affermato che lo
RDX, uno degli esplosivi usati normalmente, taglia l'acciaio «come un
rasoio taglia un pomodoro». Oltretutto, l'acciaio non è semplicemente tagliato,
ma è tagliato in pezzi sufficientemente corti da poter essere gestiti
facilmente. Come la Controlled Demolition, Inc. afferma nella sua pubblicità: «I
nostri sistemi DREXSTM ... segmentano i componenti in acciaio in pezzi di un
peso tale da poter essere sollevati dagli strumenti disponibili».
Da «The Destruction of the World Trade Center: Why the Official Account
Cannot Be True» di David Ray Griffin, traduzione
italiana per:
www.luogocomune.net / Sezione Undici
Settembre del 29-01-2006
Dettagli sul crollo dell'edificio WTC7 alle 5 del pomeriggio dello stesso
giorno: 11-09-01
http://www.prisonplanet.com/wtc7_first_large_building_ever_to_collapse_from_fire_alone.htm
http://www.whatreallyhappened.com/wtc7.html
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