APPENDICE 1

CRISTO NELLO NELLO SPIRITO ANDÒ
A PREDICARE AGLI SPIRITI TENUTI IN CARCERE (1 Pt 3, 18-20 e 4, 6)

I. Il testo di 1° Pietro 3, 18-20

18 « . . . perché anche Cristo (ha sofferto) morì ( a)pe/qanen ) per i (nostri) peccati, il giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio; messo a morte da una parte quanto alla carne ( sarki\ ), vivificato ( z%opoihqei\j ) dall’altra nello spirito( pmeu/mati )

19 nel quale anche proclamò ( e)kh/rucen ) agli spiriti ( pneu/masin ) in prigione

20 ai disubbidienti allor quando la pazienza di Dio, aspettava ai giorni di Noè mentre si preparava l’arca . . . »

A. Le interpretazioni

Ci sono due linee esegetiche fondamentali: orientale e occidentale

1. Interpretazione orientale (Scuola di Alessandria)
Gesù scese nell’Ades (soggiorno dei morti) per offrire una nuova possibilità di salvezza a quelli che perirono nel diluvio (Clemente Alessandrino, Origene).
a) Presuppone la dottrina della apocastasi (conversione finale di tutti gli esseri umani).

b) Nella versione siriaca: «Egli (Cristo) predicò alle anime (non spiriti) chiuse nello sheol, cioè a coloro che furono disubbidienti al tempo di Noè».

c) La maggior parte degli esegeti protestanti respinge questa interpretazione.

d) Solo i Mormoni: possibilità di salvezza dopo la morte per tutti i defunti. Infatti battezzano i vivi per i morti.

e) In campo cattolico, Galot ammette che la salvezza attuata da Cristo sul Calvario, si estese alle generazioni che lo precedettero, compresa quella del diluvio.

f) Questa ipotesi contrasta con tutto il resto della Bibbia che insegna, invece, che con la morte cessa ogni possibilità di salvezza.

1) . . . «Il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli; e allora egli renderà a ciascuno secondo il suo operato» (Mt 16, 27; vedi anche 25, 31-46).

2) Mt 25, 31-46 - sermone profetico

3) Ap. 20, 11-15 - il giudizio finale

4) Rm 2, 5-10.

g) Il testo parla di spiriti (pneumasin) e non di anime.
1) Spirito = forza, potenza.

2) Nella Bibbia lo spirito non si identifica con l’anima.

3) I morti privi del corpo sono Refaim, ombre, e vivono una vita debole, ridotta.

2. Interpretazione occidentale
a) Agostino: Pietro parlava dello Spirito eterno di Cristo che, tramite Noè, predicò (inutilmente) la salvezza alle generazioni del diluvio.
1) Pietro chiama Noè: «predicatore di giustizia» (2 Pt 2, 5).

2) « Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano e mosso da santo timore, preparò per la salvezza della sua famiglia l’arca, mediante la quale condannò il mondo e divenne erede della giustizia che si ottiene mediante la fede » (Eb 11, 7).

b) Perché mai la generazione del diluvio viene chiamata: « spiriti tenuti in carcere»?
1) L’idea di anima (ma qui si parla di spiriti) rinchiusa nel "carcere" del corpo non è biblica.

2) La preesistenza divina di Cristo non è mai detta Spirito, bensì Verbo, Parola, lo/goj

3) L’andata di Cristo "in spirito" sembra riferirsi ad un tempo successivo alla sua morte e non ad un tempo precedente.

c) Bellarmino: Noè con la sua testimonianza avrebbe predicato la salvezza alla sua generazione e qualcuno, all’ultimo momento, si sarebbe ravveduto.
Cristo, disceso nell’Ades, avrebbe, non predicato, ma liberato le anime di quelli che si erano ravveduti prima di morire nel diluvio (idea del purgatorio).
1) Perché mai queste anime disincarnate sono qui chiamate spiriti?

2) La Bibbia ci presenta le generazioni del diluvio come estremamente malvagie e perverse: dove mai è detto che qualcuno allora si converti? (Gn 6, 5-7; Mt 24, 38 s; Lc 17, 27; 2 Pt 2, 5).

3) Il testo non dice che lo spirito di Cristo andò ai convertiti bensì agli «spiriti disubbidienti » (ribelli e increduli).

3. Proclamazione della vittoria di Cristo
A. Selurin (Anglicano) nel 1947 propose una nuova esegesi; Gesù, prima della resurrezione, sarebbe andato nel soggiorno dei morti per proclamare la sua vittoria agli spiriti ribelli, cioè agli angeli rinchiusi in attesa della punizione finale.
1) Il testo infatti non usa il termine evangelizzare, ma proclamare ( e)kh/rucen ).

2) In questa ipotesi il termine spirito non viene inteso come anima bensì nel suo significato di potenza.

3) Punti deboli:

· se Cristo nello spirito è andato nell’Ades prima della resurrezione, vorrebbe dire anima;
· quindi la parola spirito viene usata con due significati diversi nello stesso versetto;
· la proclamazione della vittoria di Cristo non avviene prima, ma per mezzo della resurrezione!
B. La glorificazione di Cristo
1. Solo Cristo è stato glorificato al di sopra di tutti
a) Fl 2, 9-11 «. . . anche perciò Dio lo ha esaltato altamente e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi fra gli esseri celesti e terrestri, e ogni lingua riconosca (confessi) che Gesù Cristo è SIGNORE alla gloria di Dio Padre ».

b) Anche nell’Apocalisse: solo Cristo è in grado di aprire il libro dai 7 sigilli, dopo che nessun altro vi era riuscito (Ap 5, 1-14):
« . . . degno è l’Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la potenza, la ricchezza, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la benedizione . . . » (v. 12).
« . . . A colui che siede sul trono a all’Agnello siano la benedizione, l’onore, la gloria e la forza (potenza) nei secoli dei secoli . . . » (v. 13).

c) Paolo descrive il trionfo di Cristo prendendo l’immagine del duce vittorioso che torna in Patria dopo la vittoria trascinando dietro il suo carro trionfale i capi dei nemici sconfitti, ridotti in schiavitù: « . . . essendo salito in alto ha reso (schiava la schiavitù) prigioniera la prigionia e dato doni agli uomini» (Ef 4, 8; Sal 68, 18) « . . . la grandezza della sua potenza (di Dio) è stata messa in atto in Cristo risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato, potestà, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomini sono solo in questa età, ma anche in quella futura » (Ef 1, 20-21.

1) Chi sono i principati e le potestà?
«Il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le Potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti» (Ef 6, 12).

2) Secondo la cosmologia del tempo, Gesù, per salire al cielo, doveva attraversare i luoghi celesti in cui risiedevano gli angeli malvagi che si erano ribellati a Dio: « . . . ha spogliato le potestà e i principati e ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro . . . » (Cl 2, 15).

d) Anche Pietro ricorda il trionfo di Cristo dopo la sua resurrezione « . . . è andato in cielo ed è alla destra di Dio, dove gli sono sottoposti ANGELI, POTESTÀ (autorità) e POTENZE duna/mewn » (1 Pt 3, 22).

e) È questo, allora, ciò che vuole insegnare Pietro? Fa anch’egli uso di questo simbolismo della proclamazione? Pare di si.

f) Tali idee erano diffuse nell’ambiente giudeo-cristiano

1) Il libro di Enoc (apocrifo). Secondo questo apocrifo del 2° se-colo a.C., che si rifà a Gn 6, 1-4 , alcuni angeli detti «i Vigilanti» o anche solo «spiriti», poco prima del diluvio si accoppiarono con donne terrene dando origine a dei giganti, che con le loro rapine e violenze corruppero l’umanità. Ne seguì una duplice punizione: gli uomini perirono nel diluvio ad eccezione di Noè; i giganti, avendo seco un principio eterno, furono uccisi, ma dai loro corpi uscirono spiriti cattivi che tormentano il genere umano , gli angeli colpevoli che non possono morire furono imprigionati, probabilmente nel secondo cielo. Là infatti li pone il Testamento di Levi, che, al pari del testo petrino, li chiama «spiriti»; (Nel secondo cielo) vi sono tutti gli spiriti di quei che (vissero) senza legge; vi sono confinati per loro punizione» (Test. Levi 3, 2). Là infatti li trova Enoc quando ascende al cielo:
«E gli uomini mi presero – dice Enoc – e mi portarono al secondi cielo, e mi mostrarono dei prigionieri custoditi in attesa del giudizio eterno. Io vidi gli angeli condannati che piangevano. E dissi agli uomini che stavano con me: Sono coloro che apostatarono dal Signore, che non ascoltarono la voce del Signore, ma che presero consiglio dalla propria volontà » (2 Enoc 7, 1-3) .

2) Clemente di Alessandria ritiene che ci siano degli angeli malvagi prigionieri nell’aria vicino alla terra:
«Le catene nelle quali gli angeli malvagi sono ora confinati sono l’aria vicino alla nostra terra, ed essi si possono ben dire incatenati, poiché sono impediti dal riavere la gloria e la felicità che perdettero » ( Aelucubrationes in Ep. Judae).

3) Secondo questo testo apocrifo (Enoc) Enoc fu inviato al cielo per proclamare a questi angeli la loro punizione eterna, il decreto della loro condanna.
4) Ircano: «Enoc, pur essendo uomo, agì come inviato di Dio verso gli angeli e fu trasferito » (Adv. Haer. 4, 16, 2).

5) Persino nel libro canonico, Epistola di Giuda, dell’ assimilazione di tale idea da parte dell’ambiente giudeo-cristiano:
« . . . per loro profetizzò anche Enoc, il settimo di Adamo, di-cendo: "Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi, per far giudizio di tutte le opere di empietà che hanno commesso empiamente e di tutte le parole offensive che gli empi peccatori hanno proferito contro di lui» (Gd 14-15).
« . . . Egli ha pure rinchiuso nelle tenebre con catene eterne, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che non conservarono il loro primiero stato, ma lasciarono la loro propria dimora » (Gd 6).

6) Era credenza diffusa che gli angeli decaduti si fossero accoppiati con (donne) femmine umane generando i "giganti" (Gn 6, 2).

7) Questo peccato è paragonato a quello dei Sodomiti che volevano unirsi carnalmente con i tre angeli ospiti di Lot. « . . . proprio come Sodoma e Gomorra e le città vicine che, come loro (gli angeli) si erano abbandonate . . . a perversioni sessuali contro natura » (Gd 7).

8) «Dio non risparmiò gli angeli che hanno peccato, ma li inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per essere custoditi per il giudizio» (2 Pt 2, 4).

g) Pietro, utilizzando la leggenda di Enoc, esprime la reale esaltazione di Gesù (1 Pt 3, 22)
1) Salendo al cielo proclama la sua vittoria ai demoni, anche a quelli più potenti, come quelli che furono causa del diluvio.
2) Il Cristo è, quindi, il vero araldo di Dio, e non Enoc, a lui spetta il giudizio finale su tutti gli empi ed i malvagi, siano essi uomini o demoni.
II. Il testo di 1° Pietro 4, 6
«Per questo quindi (infatti) ai morti è stata predicata la buona notizia (vangelo) affinché fossero giudicati nella carne, secondo gli uomini, e potessero vivere nello spirito, secondo Dio»

Vi sono due correnti interpretative:

1. Morti e viventi in senso spirituale
a) Clemente Alessandrino ritiene che qui i morti ed i vivi debbano intendersi in senso spirituale:
«Ai morti fu predicato l’Evangelo, vale a dire a noi che un tempo eravamo infedeli »
Interpretazione accolta da Cirillo di Alessandria, da Teofilatto, da Agostino e da alcuni esegeti moderni.

b) Anche al v. 5 viene usata l’espressione « vivi e morti», ma in senso fisico e non spirituale; perché al v. 6 avrebbe cambiato significato?

c) Se i morti sono i peccatori a cui è stato annunziato l’Evangelo, chi sono i vivi che, pur non essendo peccatori, ricevono ugualmente questo annunzio? (predicazione inutile).

2. Predicazione di Cristo ai morti giacenti nell’oltretomba
a) Cristo, scendendo nell’Ades, avrebbe evangelizzato i morti (giusti) dando una possibilità di salvezza.

b) Difficoltà enormi:

1) concetto nuovo nella Bibbia, può essere accettato solo nel caso in cui sia del tutto impossibile un’altra interpretazione;

2) qui il testo usa le parole evangelizzare e non proclamare. Evangelizzazione = annuncio della buona notizia di salvezza che si può accettare o respingere;

3) nel testo non c’è alcun indizio che ci permette di restringere questo annunzio solo ai giusti: si dice morti = defunti, buoni e cattivi;

4) i giusti dell’A.T. si credeva che riposassero nel seno di Abramo (Lc 16, 22);

5) la successione degli eventi: predicazione, condanna o vita nello Spirito e non condanna, evangelizzazione, vita.

3. Evangelizzazione antecedente la morte
a) L’espressione «vivi e morti » nel N.T. non indica i peccatori e i non peccatori, ma persone morte o vive fisicamente ai tempi del ritorno di Cristo (Parusia).
1) Al ritorno di Cristo non tutti saranno morti (1 Tes 4, 13-17), ma i vivi saranno trasformati.

2) Tutti, però, staranno davanti al trono di Dio per essere giudicati.

b) Colui che giudicherà sarà Gesù Cristo: in tutto il N.T. è presentato come Giudice Ultimo.

c) L’evangelizzazione ai «morti» prima che morissero e non dopo:

1) evangelizzare = dare una (la) buona notizia. Nel N.T. viene usata sempre per indicare la predicazione a quelli che sono sulla terra e che possono rispondere con la fede o rifiutare;

2) se al v. 5 i vivi e i morti sono in senso fisico, lo stesso intendimento va usato al v. 6;

3) vi è solo una lieve differenza:

· nel v. 5 i morti sono tutti i defunti, cristiani o no;

· nel v. 6 i morti sono solo i cristiani deceduti che, avendo accolto l’evangelo, vivono "per lo Spirito".

d) Si parla di condanna kriqwsi (punizione), ma secondo gli uomini, nella carne: condanna "apparente", che si vede:
1) non è quella spirituale;

2) ma condanna a morte (martirio?) oppure la constatazione che anche i credenti muoiono come gli altri, condannati alla morte agli occhi umani;

3) ma non agli occhi di Dio che, invece, li mantiene in vita nello Spirito: « . . . per me il vivere è Cristo, e il morire guadagno» (Fl 1, 21). « . . . chiunque crede in me, anche se dovesse morire vivrà » (Gv 11, 25).

e) Il significato del passo è, dunque:
1) il credente sembra punito perché muore come avviene anche per chi non crede;

2) in realtà non è punito in quanto nello spirito è vivificato e partecipa, al ritorno di Cristo, alla resurrezione e al premio riservato ai figli di Dio.

CONCLUSIONE
1. I due passi di 1 Pt 3, 18-20 e 1 Pt 4, 6 non trattano lo stesso argomento e non esprimono il medesimo insegnamento.

2. Nel primo passo Cristo, nella sua ascesa al cielo, dopo la resurrezione, è passato attraverso le regioni occupate dagli angeli ribelli proclamando loro la sua vittoria: espressione, secondo Pietro ed i suoi contemporanei, della massima esaltazione.

3. Nel secondo, Cristo è stato evangelizzato non solo ai cristiani viventi al tempo della lettera di Pietro, ma anche a quelli che erano già morti i quali non hanno subito alcuna punizione, ma riceveranno il premio, insieme agli altri, a quelli che saranno ancora vivi al ritorno di Cristo.