Capitolo 4
La datazione degli scritti


È sempre stata accetta l'idea secondo la quale i primi scritti furono quelli di Paolo il quale morì presumibilmente nel 64 d.C. Non potendo qui discutere il problema della paternità perché esula dall'argomento, mi limiterò a dire che una parte degli specialisti non assegna a Paolo né la lettera agli Ebrei (di cui è difficile sostenere la paternità, anche se le idee espresse sono paoline), né le "pastorali" (1 e 2 Timoteo e Tito). Per gli Ebrei si pensa che sia stata scritta verso l'anno 80, mentre per le pastorali alcuni propendono per la fine del I° secolo. È impossibile dire se fu qualche comunità a raccoglierle in opposizione al canone ristretto di Marcione oppure un discepolo-collaboratore di Paolo (Onesimo, Luca, Timoteo).

Per quanto riguarda i Vangeli, la loro composizione si fa oscillare, solitamente, dal 60 al 100 dando la precedenza a quello di Marco. Anche qui non è possibile dire se furono alcune chiese a custodirli. Di fatto, però, sappiamo che si affermarono abbastanza per tempo e non sorsero problemi (Marco e Luca non erano apostoli, ma stretti collaboratori di Pietro e Paolo) sulla loro accettazione proprio perché provenivano dall'ambiente apostolico (cfr Giustino Martire, Dialogo con Trifone 103, 7).

Anche per gli Atti degli Apostoli si propende per la stessa data, cioè verso gli anni 80, sebbene alcuni preferiscano il 65.

Le cosiddette epistole "cattoliche" o "universali", a causa della loro eterogeneità di contenuto e di autori, hanno avuto una differente collocazione nel tempo.

1 Pietro: 65 circa
2 Pietro: alcuni la collocano nello stesso periodo, altri dicono che è pseudonima (attribuita a Pietro ma non sua) e la pongono intorno al 120.
Le lettere di Giovanni: intorno al 90
La lettera di Giacomo: 65 (altri alla fine del I° secolo)
La lettera di Giuda: alcuni 70-80, altri intorno al 100
Lettera agli Ebrei: 80-90
Apocalisse: la maggior parte intorno al 95 (qualcuno nel 68).

Stando al prologo di Luca, è molto probabile che circolassero per tempo diverse fonti scritte, oltre ai Sinottici, delle quali non abbiamo traccia. Egli si rifà, pertanto, non a tradizioni anonime, incontrollate, ma a una attività letteraria nata sotto gli Apostoli e da questi controllata.

Recentemente tutte le suddette ipotesi sulle date di composizione degli scritti neotestamentari sono state seriamente messe in dubbio dal noto biblista londinese John A.T. Robinson, vescovo anglicano (1) Egli sostiene che tutti gli scritti vanno posti prima della distruzione di Gerusalemme (70 d.C.) perché nessun libro del N.T. ne accenna. Giustamente, parlando delle profezie di Gesù, dice che non si possono ritenere "Vaticina ex eventu" (scritte dopo gli avvenimenti), ma di vere e proprie profezie visto che conservano l'imprecisione propria delle profezie. Scarta, poi, l'ipotesi delle due fonti, per cui Matteo e Luca dipenderebbero da Marco e dalla fonte Q (i lòghia), sostenendo che ogni Vangelo si è sviluppato parallelamente con gli altri, partendo da raccolte di episodi e da "proto-vangeli" a cui accenna lo stesso Luca (1, 1). La loro stesura sarebbe avvenuta dal 50 al 60. Il Robinson sostiene la paternità paolina delle pastorali collocandole tra il 62 e la morte di Paolo. Tutte le lettere del N.T. (eccezion fatta per Giacomo ascritta al 48 d.C.) sono collocate tra il 50 e il 67, compresa la 2 Pietro ed Ebrei. Interessanti le argomentazioni a favore del quarto evangelo da molti posto tra il 90 e il 100, se non intorno al 150 (la Scuola di Tubinga). Le scoperte dei manoscritti di Qumran e dei papiri in Egitto (si pensi al P52 contenente Gv 18, 31-33.37-38 e fatto risalire al 120 d.C.) hanno fatto abbassare la data di un trentennio (65 circa). Anche per l'Apocalisse il Robinson anticipa la data e la pone nel 69 circa in base a 17, 10 (lo scritto fu composto dopo la morte di Nerone). D'altronde non vi sono ragioni interne al libro da far posporre la data alla fine del I° secolo.

Gli scritti del Robinson hanno avuto un riscontro favorevole un po' dappertutto (2) Nel nostro problema sul canone ha un incidenza notevole, perché vuol dire che tutti gli scritti neotestamentari furono redatti sotto il controllo diretto degli apostoli, i testimoni oculari ai quali Gesù aveva promesso di guidarli in «tutta la verità » tramite lo Spirito Santo Consegue che le deviazioni nella trasmissione del messaggio cristiano sono ridotte al minimo e il quadro che gli apostoli ci presentano è quanto mai attendibile.

Se si accettano le date del Robinson, ne deriva pure che i libri "canonici" furono scelti proprio in base alla loro autenticità apostolica. Tutti gli altri scritti, non composti da loro o sotto di loro, furono esclusi. Tale tesi viene rafforzata dal fatto che fino alla metà del II° secolo non sorsero dubbi sugli scritti canonici, benché circolassero altri scritti di origine extra apostolica. L'esempio più evidente è quello della Didaché, scritta all'incirca nello stesso periodo e comunque non oltre il 100 d.C.; questo scritto, per quanto affine agli scritti apostolici, non fu mai accolto, perché appunto non apostolico. Al contrario il Vangelo di Marco e gli scritti di Luca passarono e furono accolti senza problemi perché approvati dagli Apostoli con i quali essi collaborarono.

Note a margine

(1) J.A.T. Robinson, "Redating the New Testament", Philadelphia 1975 e "Can We Trust the New Testament?", Grand Rapids 1977 (trad. it. "Possiamo fidarci del Nuovo Testamento?", Claudiana, Torino 1980). Si vedano le favorevoli recensioni di F. Salvoni in "Ricerche Bibliche e Religiose", (1979), 202-208 e di L. Moraldi in "Henoch", (1979), 123-131, (il noto studioso italiano nel pur breve ma eloquente articolo fa il punto della datazione degli scritti neo testamentari). torna al testo

(2) S. Docks, "Chronologies néotestamentsaires et vie dell'Eglise primitive", in "Recherches exégetiques", Paris 1976 (il volume del Docks apparve contemporaneamente a quello del Robinson); A.A. Bell, "The Date of John's Apocalypse. The evidence of same Romans Historian Reconsidered", in "New Testament Studies" 25, 1978, 93-102; P.R. Jones, "La datation du Noveau Testament est à rifaire", in "La Revue Reformée 29, 1978/3, 119-126; nello stesso numero c'è una presentazione di Paul Wells sul libro di G. Meier, "The End of the Historical-critical Method", S. Louis 1977 (trad. dal tedesco). torna al testo

Dopo questo questo quarto capitolo della seconda parte dell'opera " Il Romanzo della Bibbia", relativa al Nuovo Testamento, di Franco Rossi, edito dalla Libera Facoltà Biblica Internazionale di Via Del Bollo 5, Milano, 1980, puoi proseguire la lettura nel quinto capitolo.