LE PARABOLE DI GESU'

PARTE TERZA (segue)

7 - ADESIONE VISSUTA

1) Prendiamo ora in considerazione le due parabole del Tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44) e della Perla di gran valore  (Mt 13, 45-46).

Sono strettamente collegate, ma sono state dette in occasioni diverse (vedi Raccolte e fusioni di parabole )

A. Tesoro Nascosto (Mt 13,44)

1 - Ev. Th. 109: Il Regno dei Cieli è simile ad un uomo che in un campo ha un tesoro nascosto, di cui non sa nulla. Alla sua morte, egli lo lasciò al figlio suo. Anche il figlio non ne sapeva nulla: prese quel campo e lo vendè. E il compratore andò ad ararlo e trovò il tesoro. Egli cominciò a prestare denaro ad interesse a chi voleva.

2 - Si tratta di una parabola col dativo inziale: così è del Regno di Dio come di un tesoro...

3 - A causa delle numerose guerre, invasioni e saccheggi gli abitanti dovevano nascondere le cose di maggior valore (un vaso di coccio in una buca nel campo)

4 - L'uomo che lo trova forse è un salariato che coltiva il campo per conto del propriettario, e nell'ararlo lo trova e lo nasconde di nuovo

5 - Acquista il campo legalmente vendendo tutto ciò che possiede per raccogliere la somma necessaria.

B. La Perla (Mt 13, 45-46)
1 - Ev. Th. 76: «Il regno del Padre è simile a un commerciante il quale aveva un carico di merci e trovò una perla. Quel commerciante era savio. Egli vendette il carico di merci e  si comprò proprio quella perla»

2. Anche qui abbiamo un dativo iniziale

3 - Si tratta di un grande mercante, un proprietario di navi e¦mpo¢r% , eÃmporoj (= viaggiatore, passeggero, viaggiatore per commercio in grande) in contrapposto a ka¢phloj (trafficante, commerciante al minuto).

4 - Le perle sono sempre state un articolo di valore: venivano pescate nel Mar Rosso, nel Golfo Persico e nell'Oceano Indiano.

5 - Trovatane una particolarmente preziosa, vende ciò che possiede per acquistarla.

6 - Il ritrovamento, come per il tesoro, sembra casuale, appare come una sorpresa.

7 - Anzichè raccontare il seguito delle due storie (acquisto di palazzi, matrimonio ricco, ecc.) Gesù pone l'accento su qualcosa di diverso. Su cosa?

C. Le parole decisive sono a¦po£ th=j xara=j per la gioia, una letizia senza misura, immensa, di quelle che riescono a sopraffare i sensi
1 - tutto impallidisce di fronte allo splendore della cosa trovata

2 - Nessun prezzo è troppo alto

3 - Il punto decisivo non è la cessione di quanto possiedono, ma il motivo di tale decisione: sono stati sopraffatti dalla grandezza della loro scoperta.

D. Così avviene con il Regno di Dio: la buona notizia del suo avvento é tale da sopraffare, da dare una grande letizia, da orientare tutta la vita al compimento della comunità di Dio producendo la più appassionata delle dedizioni

2) La trasformazione della vita.

A. Come appare la vita di chi è stato sopraffatto dalla grande letizia?

1 - Essa diventa imitazione di Gesù:

2 - amore, al servizio del prossimo «Io sono in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27), «Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti» (Mc 10,45), « Io vi ho dato l'esempio, affinchè come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13,15).

3. Amore che dona in silenzio, senza dar fiato alle trombe (Mt 6,2) « Quando fai l'elemosina, non far suonare la tromba davanti a te... »

4. Amore senza limiti, come descritto nella parabola del Buon Samaritano (Lc 10, 30-37)

B. Il Buon Samaritano
1 - v. 25 - Piuttosto insolito che un «dottore della legge» (un teologo, uomo di studio) interroghi un "laico" sulla via che deve condurre alla vita eterna: si spiega col fatto che la coscienza di quell'uomo aveva ricevuto uno scrollone dalla predicazione di Gesù.

2 - v. 28 - Gesù indica l'azione come via alla vita: ciò si spiega partendo dalla situazione concreta che tutta la sapienza teologica non serve a nulla se l'amore per il prossimo non determina l'orientamento della vita.

3 - v. 29 - Controdomanda, giustitifata dalle discussioni, sul significato di questo termine plesi¢on vicino (nello spazio, confinante, chi sta accanto), l'altro, il compagno, l'associato.
Vi era accordo unanime nel ritenere "prossimo" il connazionale, incluso il proselita, ma non c'era accordo sulle eccezioni: I Farisei escludevano il non fariseo - gli Esseni sostenevano che si doveva odiare « tutti i figli delle tenebre» - per alcuni rabbini si dovevano escludere gli eretici, denunziatori e apostati - una diffusa massima popolare escludeva l'avversario popolare: « ...Dio ha detto che devi amare il tuo compatriota, solo il tuo avversario non hai bisogno di amarlo» vedi Mt 5,43.

4 - A Gesù non viene chiesta una definizione del concetto di compagno ma solo di dire quali ne sono i confini, all'interno della comunità nazionale.

5 - v. 30 - La storia, con cui Gesù risponde alla domanda, si riallaccia ad un avvenimento reale, almeno nell'ambientazione scenica: la strada da Gerusalemme a Gerico era una discesa di 27 km., tutta curve, e ancora oggi si presta bene ad agguati e rapine. Le ferite al malcapitato fanno pensare che si sia difeso.

6 - v. 31s - Sacerdote e Levita prendono per morto l'uomo che era privo di sensi h¥miqanh= «semi-morto », ed evitano di toccarlo per motivi levitici:
- al sacerdote era vietato ogni contatto con cadaveri « ...nessun sacerdote si contaminerà per un morto in mezzo al suo popolo » (Lv 21,1)
- il levita doveva essere puro solamente durante il servizio cultuale: se andava da Gerusalemme a Gerico poteva toccare «un morto lungo la via»
- forse stava andando a Gerusalemme per prestare il suo servizio, ma di solito i leviti andavano in gruppi. Era un ritardatario?

7 - v. 33 - secondo la "regola del tre" ci si attende ora un laico israelita, gli uditori pensano che la parabola contenga una frecciata anti-clericale. L'arrivo del samaritano risulta inatteso e offensivo: le relazioni fra ebrei e samaritani (eretici) non sono mai state buone, ma si erano molto inasprite al tempo di Gesù: tra il 6 e il 9 d.C. essi avevano contaminato la piazza del Tempio spargendovi, di notte, ossa umane. Si odiavano reciprocamente, erano "nemici".
Gesù sceglie apposta esempi estremi.

8 - v. 34 - difficilmente i viandanti portavano con sè del materiale di medicazione: olio e vino servono a lenire e disinfettare, e per fasciare avrà lacerato la sottotunica di lino, o usato il panno del turbante.

9 - v. 35 - «due denari », il fabbisogno giornaliero di vitto corrispondeva a un dodicesimo di denaro. E' probabile che il samaritano fosse diretto abbastanza lontano.

10 - v. 36 - Chi di questi tre pensi che sia stato prossimo per l'uomo assalito dai briganti?
 Spostamento della domanda da «chi é il mio prossimo? »

11 - "Compagno di viaggio" deve essere innanzitutto il compatriota, ma non solo lui, bensì chiunque abbia bisogno del tuo aiuto. Nessuno ti è così lontano che tu non debba essere pronto in qualunque momento anche a rischiare la vita per lui.

C. La sconfinata estensione dell'amore si esprime nel fatto che esso è rivolto ai poveri ed ai disprezzati, agli inermi ed ai minimi.
1 - «Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, nè i tuoi fratelli, nè i tuoi parenti, nè i vicini ricchi, affinchè essi non invitino a loro volta te e ti sia reso il contraccambio. Ma quando fai un banchetto chiama i mendicanti, i mutilati, gli zoppi, i ciechi, e sarai beato perchè essi non hanno modo di contraccambiarti; ma il contracambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti» (Lc 14, 12-14)

2 -  «Chiunque riceve uno di questi bambini nel mio nome, riceve me; e chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37)

3 - « Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccoli perchè io vi dico che gli angeli loro vedono continuamente nei cieli la faccia del Padre mio, che è nei cieli» (Mt 18,10)

D. L'importanza e il valore dato da Gesù ai bisognosi e oppressi risulta dalla proclamazione della sentenza nel giudizio universale (Mt 25, 31-46)
1 - «...verrà nella sua gloria con tutti i santi angeli...» v.31
 - sono attributi del Figlio dell'Uomo
 - il trono del regno messianico sta sul monte Sion
 - sorprendente scambio fra Figlio dell'Uomo v.31 e Re basileu£j vv. 34.40 (Mt 16,27)
2 - v. 32 « radunate», termine normalmente usato dai pastori, viene qui usato per parafrasare l'azione di Dio che avviene mediante gli angeli
- la riunione del gregge disperso è una caratteristica del tempo della salvezza (cf. Gv 10,16; 11,52)
- tutte le genti pa¢nta ta£ eÃqnh tutte le etnie, tutte le nazioni
- separerà a¦fori¢zei , altro termine tecnico dei pastori. Il salvatore è il pastore. In Palestina i greggi sono misti, pecore e capre. Alla fine della giornata vengono separate perchè le capre hanno bisogno di più calore e le pecore no.
3 - v. 33 Le pecore sono animali di maggior valore e il loro colore bianco simboleggia i giusti.

4 - v. 34 la preesistenza del regno esprime la certezza della promessa.

5 - v. 35s Le opere di carità facevano parte di elenchi rabbinici

6 - i vv. 37-39 sono un'obiezione al giudizio che che è incomprensibile in quanto non sanno di avere onorato il Re

7 - v. 40 la spiegazione: non si tratta di opere fatte a Gesù personalmente, ma ai suoi fratelli, quindi a lui stesso. Il paragone col v. 45 mostra che qui a¦delfoi£ non significa discepoli, ma tutti gli oppressi e quanti stanno in tribolazione

8 - v. 44 anche questa è un'obiezione alla sentenza

9 - v. 45 la loro colpa non consiste in grandi peccati, ma nell'omissione del bene.

D. In Mt 25, 31-46 viene trattato un argomento concreto: secondo quale misura saranno giudicati i pagani? Gesù distingue fra giustificazione presente e quella escatologica.
1. Nel presente Egli concede il perdono di Dio ai peccatori che si ravvedono: la remissione della grande colpa.

2. Nel giudizio finale, al contrario, promette l'assoluzione divina là dove la qualità di discepolo è stata comprovata dall'animo di:

a) confessare «...chiunque mi riconoscerà... » (Mt 10,32s)

b) dall'ubbidienza «...non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21-22)

c) dalla carità pronta al perdono « ...se voi perdonate agli uomini le loro offese anche il vostro Padre celeste perdonerà a voi» (Mt 6,14)

d) dalla misericordia «...beati i misericordiosi, perchè essi ottterranno misericordia» (Mt 5,7)

e) dalla perseveranza fino alla fine « ...voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato» (Mc 13,13)

3. Nel giorno del giudizio chiederà conto della fede vissuta
a) è pura e libera grazia di Dio, non ha nulla a che fare col merito
b) il debito è troppo grande
4. Forse questo argomento è stato toccato da Gesù per rispondere ad una domanda originata da una frase come Mt 10,32s «chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, io pure lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli»
a) domanda: secondo quale misura saranno giudicati coloro che, come i pagani, che Tu non hai incontrato? Sono perduti?

b) risposta: anche a loro io sono andato, come Messia, nascosto nei miei fratelli. Gli indigenti sono miai fratelli: se date prova d'amor per loro, ne date prova a me.
Nel giudizio finale anche ai pagani si chiederà conto dell'amore operante:

1^ Co 6,11 «or tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio »

Rm 6,7  «infatti colui che è morto è libero dal peccato»

Rm 3,28 «noi dunque riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere della legge »

Gl 5,6 «poiché in Cristo Gesù nè la circoncisione, nè l'incirconcisione hanno alcun valore, ma la fede che opera mediante l'amore»

Rm 2, 12-16 «Infatti, tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno pure senza la legge; e tutti quelli che hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati secondo la legge, perchè non coloro che odono la legge sono giusti presso Dio, ma coloro che mettono in pratica la legge saranno giustificati. Infatti, quando i Gentili, che non hanno la legge, fanno per natura le cose della legge, essi, non avendo legge, sono legge a se stessi; questi dimostrano che l'opera della legge è scritta nei loro cuori per la testimonianza che rende la loro coscienza, e perchè i loro pensieri si scusano o anche si accusano a vicenda, ner giorno i cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo»

F. Tuttavia il mistero più profondo di questo amore, che caratterizza il discepolato vissuto, è che esso ha il potere di perdonare. Trasmette a sua volta la remissione ricevuta; di ciò tratta la parabola del servo infido (Mt 18, 23-35)
1. Il contesto originale non è quello attuale, dato che nella parabola non si parla di rinnovare il perdono (settanta volte sette v.22)

2. Ancora una volta abbiamo il dativo iniziale « ...il regno dei cieli è simile ad un re... » L'avvento del regno è paragonato alla resa dei conti:

a) il titolo di Re basileu£j è solo nell'introduzione, in seguito si parla di un "signore" ku¢rioj

b) «...volle fare i conti con i suoi servi dou¢lwn », i suoi schiavi; nella Bibbia  e in Oriente venivano così indicati i massimi funzionari del Re.

3. v. 24: 10.000 talenti, una somma enorme (3000 miliardi di oggi). Nell'Egitto tolemaico i funzionari delle finanze pubbliche erano personalmente responsabili delle imposte della provincia di cui erano amministratori. Il debito è comunque enorme. Si tratta di un elemento paradossale che mette in risalto la generosità del condono ed esalta il contrasto con il debito di 100 denari del v. 28 (3 milioni)
a) Dietro al Re appare Dio, dietro al debitore, l'uomo che ha potuto conoscere il messaggio del perdono di Dio.
4. v. 25 « ...comandò che fosse venduto...» per prima cosa le proprietà e gli arredi domestici. Il diritto ebraico consentiva la vendita di un Israelita solo in caso di furto e se il ladro non riusciva a risarcire il derubato. La vendita della moglie era assolutamente vietata. Si pensa ad un riferimento all'ambiente pagano.
a) anche vendendo tutto non si sarebbe mai recuperata tutta la somma: si tratta della espressione della collera del Re
5. v. 26 « ...si prostrò...» è la forma più commovente di supplica

6. v. 27 «...gli condonò il debito... » la bontà del Re (o padrone) supera la richiesta di dilazione

7. v. 28 «...afferratolo per la gola, lo soffocava...» lo strozzava, era un modo di agire per impedire al debitore di fuggire. Se non paga subito va messo in carcere.

8 v. 29 Si tratta di un impiegato, un dipendente del funzionario, che ha difficoltà a procurarsi anche una piccola somma. La sua richiesta di proroga coincide con quella del v. 26

9. v. 30 In questo caso non può essere presa in considerazione la vendita, dato il piccolo importo.

10 . v. 31 «...gli altri servi... » oi¥ su¢ndouloi nella LXX vengono indicati gli alti funzionari (Esdra 4,7.9.17.23; 5,3.6; 6,6.13) tra i quali i governatori di Siria e Palestina, ne « furono indignati» (non rattristati) « andarono a riferire» (spiegare), espressione di un rapporto di subordinato al suo superiore.

11. v. 34 «...lo consegnò agli aguzzini...», i torturatori: la pena della tortura non esisteva in Israele. Sono descritte situazioni non palestinesi (salvo riferirsi a Erode il Grande, ma in tal caso come si può attribuirgli la magnanimita?)

a) La tortura è applicata in Oriente contro i governanti infedeli o morosi, per sapere dove hanno nascosto il denaro.

b) L'uso di situazioni giuridiche extra-giudaiche, ritenute inumani dagli Ebrei, doveva far apparire impressionante la pena

c) finchè non avesse pagato tutto, vuol dire che la pena è senza fine, data la grandezza del debito

12. v. 33 « Così farà con voi il mio Padre celeste se non vi perdonate l'un l'altro di cuore», perdono genuino e non solo a parole.

13. E' una parabola del giudizio finale che contemporaneamente è esortazione e ammonimento

a) Mediante l'Evangelo e la promessa di perdono, fa diventare partecipi di un dono che supera ogni comprensione.

b) Allo stesso modo, chi riceve un tale dono, deve essere ben disposto verso gli altri e rimettere i piccoli debiti dei « fratelli».

c) Guai a chi sarà duro di cuore, a chi non passa ad altri la remissione ottenuta: in questo caso Dio annulla la remissione dei debiti e applicherà il giudizio (la condanna) senza sconti.

d) Anche altrove Gesù ripete questo principio:

Mt 7,10 «Non giudicate affinchè non siate giudicati...»

Mt 6,14 «perchè se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi...»

e) Gesù raccoglie qui la dottrina ebraica delle due misure: secondo l'apocalittica ebraica Dio ha due misure per il goverso del mondo, misericordia e giudizio, ma nel giudizio finale rimane solo il giudizio:
L'Altissimo appare sul trono di giudice. Allora viene la fine, e la misericordia trapassa, la compassione è lontana, l'indulgenza sparisce (IV Esdra 7.33).

f) Al contrario, Gesù insegna che la misura della misericordia è valida anche nel giudizio finale.

g) Ma quando, nel giudizio finale, Dio usa il metro della misericordia e quando quello del giudizio?

h) Quando la remissione di Dio produce una sincera disposizione alla remissione, la misericordia assolve

i) ma chi fa cattivo uso del sono di Dio cade sotto il giudizio, come se non avesse mai ricevuto la remissione.

G. Altra caratteristicha della qualità del discepolo, la fiduciosa sicurezza nelle mani di Dio, spicca nelle metafore di Gesù:
1. Hanno sempre il diritto di cittadinanza di Figli di Dio
(Gv 8,35s) «Or lo schiavo non rimane sempre nella casa; il figlio invece ci rimane per sempre. Se dunque il figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi... » perchè appartengono alla famiglia di Dio fin da ora
(Mc 3, 33.36) «...chi è mia madre o i miei fratelli?...chiunque fa la volontà di Dio è mio fratello, mia sorella e madre».

2. Sono puri (puliti, purificati), come chi ha fatto un bagno
(Gv 13,10) «...chi ha fatto il bagno, non ha bisogno che di lavarsi i piedi, ed è tutto mondo; anche voi siete mondi...»

3. Con le immagini degli uccelli del cielo e dei gigli del campo (Mt 6,26. 28-30; Lc 12,24.27s) Gesù ha affermato e illustrato la sicurezza presso il Padre che devono sentire i discepoli.

4. Questa sicurezza si evidenzia solo se ci si rappresenta la connessione di questa immagini: Gesù proibisce la merimnan (sollecitudine):

a) darsi pensiero ansiosamente

b) arrabattarsi con ogni sforzo
In Matteo si deve prendere in considerazione solo il secondo significato: non si parla di preoccupazioni, bensì di fatica.

c) Com'è possibile che Gesù vieti ai discepoli di darsi da fare per procurarsi il cibo e il vestiario? E' un divieto di lavorare?

d) Troviamo un parallelo oggettivo in Mc 6,8 « ...ordinò loro che non prendessero nulla per il viaggio, eccetto un bastonesoltanto, nè sacca, nè pane, nè denaro nella cintura...» sono dunque parole di missione

e) Il campo è grande, il tempo stringe, l'ora della prova è alle porte. L'impegno per i discepoli deve essere totale e non farsi trattenere da nulla, nemmeno dal saluto lungo il cammino « non portate borsa, nè sacca, nè sandali e non salutate alcuno lungo la via» Lc 10,4, figuriamoci il lavoro per procurarsi cibo e vestiti! C'è un lavoro più importante da fare.
Non è un divieto di lavoro: é un lavoro doppio.

f) Ma potranno avere fame, sete, freddo! A queste preoccupazioni rispondono le immagini degli uccelli e dei gigli.

g) Non vi preoccupate, siete pur sempre figli di Dio, e il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose e lasciate dunque che se ne preoccupi Lui.

5. Essi, dunque, oltre a un Padre che pensa a loro, hanno anche un Signore che li chiama per nome, come un pastore le sue pecore, e che prega per loro
a) La crisi è vicina e inizia con la passione di Gesù

b) Anche i seguaci di Gesù non saranno risparmiati. Satana ha chiesto e ottenuto da Dio il permesso di vagliarli, come si vaglia il grano (Lc 22,31)

c) Ma Gesù ha pregato per Pietro, che la sua fede perseveri, e lui, a sua volta, fortifichi gli altri. L'intercessione di Gesù li guiderà fuori da ogni prova.

H. Terza caratteristica della qualità di discepolo: il dono di Dio e l'appello di Gesù, lo spingono al lavoro. Anche per i segueci di Gesù, come per il Salvatore, il loro compito è rappresentato dall'immagine di una vocazione motivata, da una professione.
a. Il pescatore Pietro sarà pescatore d'uomini (Mc 1,17)

b. Lo scriba che diventa discepolo è simile ad un padre di famiglia che dalle sue scorte qhsauro¢j (tesoro) tira fuori il vecchio e il nuovo (Mt 13,52)

c. La messe è abbondante e i mietitori sono pochi (Mt 9,37)

d. Alle pecore smarrite della casa d'Israele vengono inviati i discepoli, come pastori (Mt 10,6)

e. Con la simbolica consegna delle chiavi del regno (Mt 16,19) Pietro e gli apostoli suoi compagni ricevono l'incarico di aprire il regno, annunciarlo, sciogliere, liberare, mediante l'Evangelo dalla schiavitù di Satana, e legare, pronunciare un giudizio là dove il messaggio viene respinto.

I. Responsabilità gigantesca e poco tempo. Si tratta di pace o maledizione, salvezza o rovina per moltissime persone.
a. Questo compito esige, accanto alla piena dedizione, la purezza e saggezza donata da Dio. Ciò è affermato da Gesù in due metafore:
1) siate prudenti fro¢nimoi come serpenti e semplici come colombe (Mt 10,16)

2) Abbiate del sale (saggezza) in voi e state in pace tra voi (Mc 9,50)

b. La prudenza spirituale fa parte della saggezza: saper riconoscere i falsi profeti e non lasciarsi abbindolare da loro.

c. Ma ne saranno capaci? Non se ne devono dare pensiero « ...una città posta sopra un monte non può essere nascosta » (Mt 5,14) essi sono cittadini di questa città escatologica che:

1) non può venire distrutta da nessun assalto avversario « ...le porte dell'Ades non la potranno vincere » (Mt 16,18)

2) ha una luce che splende nella notte senza richiedere alcuno sforzo da parte degli uomini

d. Se hanno l'Evangelo, hanno tutto ciò che occorre

e. Se hanno fede, sia pure piccola come un chicco di senape, tutto sarà loro possibile (Mt 17,20; Lc 17,6)

f. Ma devono sapere che l'odio che colpisce Gesù, non sarà risparmiato nemmeno a loro:

1) il profeta è respinto in patria (Mc 6,4 e par.)

2) accanto all'Evangelo sorge lo scandalo

3) l'allievo non può aspettarsi sorte migliore del maestro, nè lo schiavo una sorte migliore del padrone (Mt 10.24)

4) Saranno come pecore in mezzo ai lupi (Mt 10,16)

5) Alcuni dei discepoli dovranno bere il calice di Gesù (Mc 10,38)

6) Devono essere pronti a dare la vita e portare la propria croce

- non è la sopportazione paziente di ciò che Iddio ci manda

- il riferimento è al momento in cui il condannato alla crocifissone si carica il palo sulle spalle e si avvia al supplizio fra una folla urlante e ruggente che lo insulta e lo deride. Amarezza per la sensazione di essere scacciato senza pietà dalla società e consegnato senza difesa all'oltraggio e al disprezzo

- chi mi segue, dice Gesù, deve accettare di correre questo rischio.

g. Ma è anche vero che anche nella morte essi sono sempre nelle mani di Colui senza la cui volontà nemmeno un passerotto cade dal tetto (Mt 10,29)

h. Ma per quanto grandi siano i loro sacrifici - e i loro successi - l'immensità del dono di Dio li mantiene nell'umiltà e li salvaguarda dalla presunzione della giustificazione, tipica dei Farisei (Lc 17,7-10). Siamo servi inutili, abbiamo solo fatto ciò che dovevamo fare.