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Il dipinto di Lascaux

1-Una nuova datazione dei dipinti di una spettacolare caverna preistorica francese ha rivelato che essi sono molto più antichi di quanto si pensasse. L'analisi isotopica del carbone usato per dipingere figure di cavalli nelle caverne di Chauvet, mostra che essi risalgono a circa 30 000 anni fa e spingono così a ripensare le origini dell'arte stessa. I risultati di questo studio sono pubblicati sulla rivista "Nature"
La nuova analisi è stata svolta da
Helene Valladas, con alcuni colleghi del Laboratory for Climate and Environment Studies del centro di ricerche francese di Gif-sur-Yvette. Nonostante fosse chiaro che questi dipinti sono molto antichi, datarli non è stata impresa facile, per via delle piccolissime quantità di carbonio che si trovano sulle pareti delle caverne. Per superare questo problema, i ricercatori hanno usato una nuova tecnica di spettrometria di massa. È risultato così che i dipinti di Chauvet sono stati realizzati fra  29.700 e 32.400 anni fa e sono quindi almeno 10 000 anni più vecchi di quelli di Lascaux. 
Secondo la Valladas, "i ricercatori, che hanno tradizionalmente interpretato l'evoluzione dell'arte preistorica come un progresso continuo da rappresentazioni semplici ad altre più complesse, dovranno riconsiderare le teorie esistenti sull'origine dell'arte." In realtà, i dipinti di Chauvet e di Lascaux mostrano lo stesso livello di preparazione artistica, pur essendo stati realizzati a migliaia di anni di distanza. 
Vari dipinti scoperti in caverne francesi e spagnole mostrano che gli esseri umani antichi erano già notevoli artisti. Quando
Pablo Picasso visitò le caverne di Lascaux poco dopo la loro scoperta, avvenuta nel 1940, uscì affermando, a proposito dell'arte moderna: "Non abbiamo scoperto niente." 
Citato da:"Le Scienze online-6 ottobre 2001"(c) 1999 - 2001 Le Scienze S.p.A." 

1.1- Il dipinto, a guardarlo bene, mostra in primo piano quello che pare un8d1.jpg (36350 byte) bastone del comando, ovvero un bastone diritto con in cima la testa di un uccello. Anche il personaggio a forma umana ha pure una testa di uccello ed egli ha una posizione quasi supina o a mezz'aria, se vogliamo aumentare la coerenza degli elementi che compongono la scena . Egli sta in faccia all'animale, bisonte o, se vi va bene anche toro.Un altro animale è presente, ma al momento lo lasciamo in disparte. Altro elemento da prendere in considerazione, è il contesto, ovvero la grotta stessa, la parete stessa. Non sono in possesso, al momento, degli elementi gustativi, olfattivi,tattili, sub-talamici  e non so che altro, che potrebbero aggiungersi con forza autonoma, Siamo quindi sotto l'imperio della vista. Una vista particolare comunque, perché siamo all'interno di una grotta. Grotte istoriate, come Galla Placidia ad esempio, risplendente di stelle dorate sul fondo blù del cielo. Come sotto il tendone di un circo, artefatto del cosmo, con i suoi animali feroci e gli uomini-uccello che saltano dal trapezio. L'immagine, quindi, s'impone:

"Insomma, ciò che mantiene aperte le culture è la presenza delle Immagini e dei simboli: a partire da qualsiasi cultura, quella dell'Australia al pari di quella di Atene, le situazioni limite dell'uomo sono perfettamente rivelate grazie ai simboli che le sostengono" , da Mircea Eliade: "Immagini e simboli", Paris-1952, MI-1980, pag. 154.

1.2.-"Una delle interpretazioni più popolari fra quelle ispirate dall'evoluzionismo culturale, considera le pitture rupestri lascateci dalle società del paleolitico medio come figurazioni magiche collegate a riti di caccia.Il filo del ragionamento è il seguente: le popolazioni primitive attuali hanno riti di caccia, che ci sembrano spesso privi di valore utilitario; le pitture rupestri preistoriche, tanto per il loro numero quanto per la loro ubicazione nelle profondità delle grotte, ci sembrano pure prive di valore utilitario; i loro autori erano cacciatori: quindi esse servivano a riti di caccia. Basta enunciare questa argomentazione implicita per valutarne l'inconseguenza. Del resto, essa ha corso specialmente tra i non specialisti, poiché gli etnografi, che invece hanno esperienza di quelle popolazioni primitive così volentieri 'condite in tutte le salse' per una specie di cannibalismo pseudoscientifico poco rispettoso dell'integrità delle culture umane, sono d'accordo nel dire che nulla, nei fatti osservati, permette di formulare un'ipotesi qualsiasi sui documenti in proposito. E poiché parliamo qui delle pitture rupestri, sottolineeremo che, fatta eccezione per le pitture rupestri sudafricane (che alcuni considerano opera di indigeni recenti), le arti 'primitive' sono tanto lontane dall'arte magdaleniana e aurignaciana quanto lo è l'arte europea contemporanea.(...)Potremmo essere tentati di vedere (qui)..(..)l'origine dell'arte europea; ma anche questo sarebbe inesatto poiché, sullo stesso territorio, l'arte paleolitica è stata seguita da altre forme che non avevano lo stesso carattere...", da Claude Lévi-Strauss:"Razza e storia e altri studi di antropologia", TO-1977, pag. 111.  

In effetti, ciò a cui possiamo pensare è un insieme di evidenze ricostruibili "a tentoni". Ad esempio, la necessaria presenza di una luce artificiale. 

Platone dice che la luce è quella cosa non vista che fa vedere tutte le altre cose. 

Franco Fornari accennò ne "La riscoperta dell'anima" (BA-1984), al significato affettivo della luce.

"L'insistenza di Platone a spiegare l'idea del Bene con il riferimento naturale alla presenza o assenza della luce del sole (cfr. il mito della caverna) pone a mio modo di vedere, il problema della luce e del buio, quindi il problema del ritmo circadiano (alternanza tra la notte e il giorno) in relazione al problema della conoscenza. Poiché il nascere viene anche detto 'venire alla luce', la luce stessa si trova unita al problema della nascita e della reinfetazione, in relazione alla veglia e al sonno. Platone ha ragione di pensare alla luce come ad un terzo, che rende possibile la visione. Nasce di qui la mia ipotesi che durante il sogno sia necessaria la produzione di una luce endogena perché l'occhio possa vedere le cose che sogna" Ibidem, pag. 139.

"Per di più, il modo onirico di conoscere il mondo viene descritto come svolgentesi dentro l'utero materno. Bisogna riconoscere che questa lettura del mito della caverna è totalmente sovrapponibile alle più recenti scoperte della vita mentale nel feto." Ibidem. pag. 144.

"Il succedersi, nella storia, di tante dottrine dell'essere, delle quali ognuna ha trattato la precedente come se fosse stata un sogno, sta lì a dimostrare che non solo l'essere può essere predicato in tanti modi, ma può essere anche sognato in tanti modi. L'ontologia affettiva sa che anche il nostro modo di fare dottrina dell'essere sarà considerato come un sogno da quelli che verranno dopo di noi." Ibidem, pag. 175.

"...un fuoco, una luce, quindi, che si accende all'interno della caverna, nella quale abbiamo letto il simbolo dell'anima, come reminiscenza della situazione intrauterina, quale prefigurazione della mente. L'accendersi del fuoco dentro la caverna alluderebbe quindi, miticamente, alla produzione endogena di luce, che rende visibili le ombre del sogno...Mi sento attirato dal progetto di considerare i miti come sistemi significanti di eventi naturali, che l'anima coglie, in virtù della sua natura demonica, che la pone simultaneamente in contatto con l'ordine della notte e l'ordine del giorno." Ibidem, pag. 195.

Potremmo immaginare, anche, che il toro, che attacca a testa bassa, rappresenti il padre mallevadore del rischio di morte insito nel parto, bonificante il rapporto madre-bambino.

2- Ciò che colpisce di questa figura è anche la stonatura della posizione delle braccia: non è un uomo morto, colpito dal toro. E', a mio modesto parere, un uccello con le ali distese. Un uomo-uccello, né più né meno di come è dio-uccello, jorus3.jpg (24498 byte)Horus, né più né meno della posizione di un uomo-dio in croce. E qui  soccorre ancora M.Eliade, pur se parlava di altro.

"L'equivalenza vita mistica=ritorno al Paradiso non è quindi un hapax giudeo-cristiano, creato dall'intervento di Dio nella storia, è un -dato- umano universale di incontestata antichità." Ibidem,pag.149 (Il corsivo è dell'autore).

3-Horus, è il dio della fatica, del duro arare la terra, dio degli agricoltori (a inventarsi delle storie,  quelli che, con enfasi compongono la classe operaia e contadina) Horus-Ares, il Marte dei Greci, il nostro pianeta rosso, a lui era consacrato il lucente,caldo, per il contatto con le calde zolle, aratro.Anche il Marte dei Romani era il dio dell'agricoltura, oltre che, è noto, della guerra.

4-L'antro, la caverna, come l'architettura, fornisce il quadro in cui una realtà si separa, in modo visibile, dalla realtà. Nove mesi di realtà per poi uscire alla Nietzsche, si presenta qui la natura del dionisiaco, ovvero ciò che ha a che fare con l'intuizione del dolore.Questo personaggio, senza nome, sta facendo dono di sé? L'istantanea che lo coglie, disarmato del suo bastone,che rimane piantato sul terreno in posizione rigorosamente verticale, sembrerebbe ritrarlo itifallico.

4.1-Un meraviglioso spunto da Sandor Ferenczi:

"Noi pensiamo che una (..) rappresentazione ludica non possa essere causata che dal ricordo di una felice liberazione da una situazione penosa; Freud cita questo stesso fatto come una delle cause del gioco del bambino. Il fatto che l'essere umano sia riuscito a sopravvivere alla perigliosa situazione della nascita e la gioia di aver trovato il mezzo di esistere anche fuori del corpo della madre, resta impresso indelebilmente e per sempre nella sua mente e lo incita a riprodurre periodicamente pericoli della stessa natura ma di minore entità. Ed è unicamente per godere del piacere di superarli. E' probabile che il ritorno temporaneo nell'utero materno vissuto durante il coito e, simultaneamente, la riproduzione e l'abilità sul lato ludico di tutti i pericoli che accompagnano la nascita e la lotta per l'adattamento alla vita, agiscano da stimolante così come la quotidiana regressione del sonno. Il regno periodicamente autorizzato del principio del piacere serve di consolazione all'essere umano che si dibatte penosamente nelle difficoltà, ed egli vi attinge nuovo coraggio per proseguire nel suo sforzo" da S.Ferenczi: "Thalassa" ("Versuch einer (Genitaltheorie"-,Vienna-1924."Katasztròfàk a nemi èlet feilodésében",-Funzione delle catastrofi nella evoluzione della vita sessuale-, Budapest-1932) Roma-1965,pag.59.

Off Topic 1: l'attuale reale messa in atto della separazione del momento della fecondazione, non solo umana, ripropone la condizione biologica che nello schema di "Thalassa" (pag.87) precede la IV Catastrofe. Cosa ne direbbe Ferenczi, il quale pensava di aver :"...dimostrato che la formazione dell'apparato genitale stesso come la sua attitudine a liberare dalle pulsioni sessuali il resto dell'organismo rappresenti un progresso essenziale (...), e un potente fattore dello sviluppo del senso di realtà"? (Ibidem,pag.88)

6-L'uomo-fuori-di-sé, sente di stare-per, di essersi trasformato. forse un incantesimo. Si entra o si è posseduti in o da un altro essere.

Continua..........................................