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Lavoro: Rocchetta S.Antonio, Pomigliano, si trattano i lavoratori come rifiuti umani. Non esiste l’umanità del capitalismo, esso è prigioniero del proprio destino: aumentare il capitale a qualsiasi costo. E quando la sua ingordigia porta a crisi come quella di oggi non fa ammenda: semplicemente esige di essere salvato e tornare in ogni modo a fare soldi. Facendo regredire anche il pensiero politico: non ci sono soldi e bisogna essere responsabili. Che tradotto vuol dire stiamo tutti sulla stessa barca e non dobbiamo affondare. Solo che i padrone stanno sopra, sul ponte, a prendere il sole e i lavoratori stanno, nelle stive, ai remi a patire ‘lacrime e sangue’. Questa è la ‘exit strategy’ dell’ideologia padronale.

  RIFIUTI ... UMANI

*     Editoriale di  Vito Feninno

  Cosa hanno in comune i 3 lavoratori del servizio igiene urbana di Rocchetta Sant’Antonio e i 6 operai della Rsu-Fiom della Fiat? Sarà un caso se i lavoratori Gennaro, Vittorio e Leonardo in sciopero a Rocchetta S. Antonio e i lavoratori licenziati dalla Fiat, Pino a Torino, Giovanni, Antonio e Marco licenziati alla Sata di Melfi; Francesco e Giovanni licenziati dalla Fiat a Pomigliano – reintegrati poi dal tribunale di Nola - si son trovati a condividere la stessa mobilitazione contro la stessa esaltante lucida logica padronale caratterizzata da una svolta autoritaria nei rapporti delle relazioni sindacali?

  Non è un caso. Oggi siamo di fronte ad una regressione del modello sociale ed economico che prometteva arricchimento e lavoro per tutti; oggi l’unico futuro possibile è quello fondato sulla competizione e produttività, che significa bassi salari lavoro precario e taglio allo Stato sociale. Perché non esiste l’umanità del capitalismo, esso è prigioniero del proprio destino: aumentare il capitale a qualsiasi costo. E quando la sua ingordigia porta a crisi come quella di oggi non fa ammenda: semplicemente esige di essere salvato e tornare in ogni modo a fare soldi. Facendo regredire anche il pensiero politico: non ci sono soldi e bisogna essere responsabili. Che tradotto vuol dire stiamo tutti sulla stessa barca e non dobbiamo affondare. Solo che i padrone stanno sopra, sul ponte, a prendere il sole e i lavoratori stanno, nelle stive, ai remi a patire ‘lacrime e sangue’. Questa è la ‘exit strategy’ dell’ideologia padronale.

  Non è un caso. Loro hanno la colpa, quindi, di essere lavoratori amministrativamente fastidiosi e problematici e politicamente scomodi. E per questo hanno subìto le rappresaglie e l’aggressione dei rispettivi datori di lavoro. E così a Rocchetta si è deciso, nel 2006, in maniera unilaterale da parte del ‘potere’ amministrativo, di ‘cedere’ i lavoratori - assunti per concorso pubblico - alla cooperativa di Torremaggiore senza nessun beneficio per le casse del comune, per i lavoratori e per l’efficienza del servizio che doveva comprendere raccolta differenziata e pulizia della piazza con la spazzatrice!! Un mero atto muscolare di fascismo politico aziendale. Mentre a Melfi la Sata non paga il premio di risultato - che sarà ridotto rispetto al 2009 - che si aggiunge al taglio del salario e all’aumento dei ritmi di lavoro, il Tmc2, e non ultima la truffa a danno della collettività con il ricorso alla cassa integrazione di un terzo degli operai mentre aumenta il carico di lavoro del 10% deciso sempre unilateralmente dalla azienda, cosa che ha fatto risparmiare alla Fiat circa 300 milioni di euro, parte cospicua dei 700 milioni di euro di investimenti su Pomigliano per la nuova Panda.

  Il vero motivo, quindi, è che hanno la ‘sfortuna’ di essere lavoratori, cioè l’anello più debole della catena economica a cui stanno incatenati, e su cui si scarica la rappresaglia padronale: il costo del disservizio in un caso e il conto della crisi economica-industriale nell’altro. Oggi il tiro al lavoratore è diventato lo sport nazionale: se l’economia e i bilanci comunali vanno male (mancano i soldi!?) si carica tutto sulle loro ‘fragili e sudate’ spalle: esponendoli alla gogna pubblica screditati come dei ‘fannulloni’ o assenteisti perché hanno avuto la pretesa di non accettare il ricatto contrattuale del padrone.

  Ma questa logica da fascismo aziendalistico cosa può mai produrre in termini di doveri per un lavoratore se oltre al disprezzo sociale si aggiunge anche il mancato salario, la riduzione salariale, il peggioramento delle condizioni organizzative del modo di produzione o addirittura la cancellazione di diritti costituzionali indisponibili?

  Perché nel 2006 si è esternalizzato il servizio nettezza urbana? Perché i sei lavoratori di Pomigliano e Melfi sono stati licenziati? Perché il comune di Rocchetta non voleva più avere a che fare con i netturbini!? Perché i 3 lavoratori di Rocchetta rischiano il licenziamento? Perché questa farsa della privatizzazione del servizio igiene urbana è finita in catastrofe, (mentre scrivo ho appreso che il comune non rinnoverà più il contratto con la Coop. Di Torremaggiore)? E perché il signor Marchionne Ad di Fiat al quinto posto, tra gli stipendi d’oro d’Italia, con 4.782.400€ (il doppio del bilancio comunale di Rocchetta!)non voleva che dei lavoratori dicessero no al suo ricatto contrattuale: lavoro senza diritti di cittadinanza?

   A Melfi, a Pomigliano, a Mirafiori, a Termini Imerese gli operai lottano scioperando per denunciare la truffa e per difendere il posto di lavoro. A Rocchetta S. Antonio “la federazione Fit-Cisl ha proclamato uno sciopero generale di tutti i lavoratori c.s.s. soc. coop. a. r.l. onlus di Rocchetta Sant’Antonio comparto igiene ambientale, per l’intera giornata del 12 luglio 2010, contro l’immobilismo della controparte rispetto ai temi sollecitati più volte come da ultima nota del 21 giugno alla quale non si è avuto alcun riscontro”.

  Cosa chiedevano i lavoratori di Rocchetta, scesi in sciopero dopo 3 richieste d’incontro rimaste inevase? Chiedevano l’adeguamento contrattuale scaduto al 31/12/2008 con una perdita secca di 3500€ e gli stipendi arretrati degli ultimi mesi non corrisposti. Quali sono i motivi per cui la cooperativa non ha rinnovato il contratto e non ha pagato regolarmente i lavoratori? Chi sono i veri ‘fannulloni’? chi è stato ‘assente’ rispetto agli impegni sottoscritti?

  Si può accusare un lavoratore di non avere la ‘responsabilità di svolgere al meglio il proprio lavoro’ se il datore di lavoro e il committente vengono meno ai loro rispettivi doveri più elementari: rispettare il contratto, e far rispettare gli obblighi sottoscritti con l’appaltatore? Un appalto strano quello di Rocchetta: si sono appaltati i lavoratori, mentre i mezzi per provvedere al servizio sono rimasti in carico alla amministrazione insieme ai costi di gestione e manutenzione degli stessi comprese le assicurazioni. Cioè la cooperativa ha preso i soldi dai cittadini di Rocchetta senza disporre delle attrezzature: dove sta l’interesse economico finanziario di questa bizzarra esternalizzazione di un servizio così importante come l’igiene urbana?

  Il servizio (!?) è stato privatizzato nel giugno 2006 con una gara d’appalto vinta dalla Cooperativa Sociale C.S.S. con sede a Torremaggiore (FG). Questa coop. “nasce con propositi di solidarietà e collaborazione delle amministrazioni locali, per realizzare iniziative sinergiche atte a favorire l'accesso nel mondo del lavoro ai portatori di handicap”, nel settore dei servizi ambientali garantendo la pulizia dei mercati, delle piazze, dei monumenti e della raccolta differenziata, lo smaltimento e la differenziazione (raccolta, trasporto e/o recupero) di rifiuti solidi urbani e il servizio recupero materiali ingombranti e conferimento a discarica degli stessi.

  Lo scopo della Cooperativa è di “perseguire l'interesse generale della comunità, la promozione umana e l'integrazione sociale dei cittadini. E lo scopo dei soci della Cooperativa è quello di ottenere, l'inserimento nel mondo del lavoro, la continuità di occupazione lavorativa e le migliori condizioni economiche, sociali e professionali. La cooperativa è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS). Lo scopo mutualistico ci consente di offrire un servizio a prezzi estremamente competitivi”.

Il servizio Tarsu da una ricerca fatta dal sottoscritto costa:

Servizio 2008

Costi  totali popolazione

Costi per famiglia

fonte

TARSU

177.353   €/anno

219  €/anno

uffici Rocchetta  Sant’ Antonio.

Ricordando che la Tarsu (Tassa raccolta e smaltimento rifiuti solidi urbani) è un servizio a domanda individuale e quindi la copertura del costo è a totale carico degli utenti, non si capisce dove sia stato l’interesse economico a vantaggio dell’amministrazione. Difatti il D.P.R. 158/99 sancisce il concetto che sta alla base dell'applicazione della TIA (tariffa di igiene ambientale), ovvero: “l'applicazione della TIA con copertura del 100% del Piano Finanziario consente di liberare i cespiti del Bilancio Comunale in relazione alla differenza fra il costo di gestione e la copertura del ruolo della TARSU”.

  Con il Decreto Legislativo n. 22 del 05/02/97 di cui al comma 2, dell’articolo 49 (detto decreto Ronchi) che ha recepito nell’ordinamento statale le direttive comunitarie, vengono soppresse le norme in vigore (D. Lgs 507 del ‘93) e dettate le nuove norme che consentono la realizzazione della integrale copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani.

  Infatti, anche la finanziaria 2005 e cioè la Legge n. 311 del 2004 (articolo 1, comma 523), modifica i termini temporali per la trasformazione in tariffa della tassa, in relazione al tasso di copertura dei costi sostenuti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, secondo il seguente programma:

a) i Comuni che nell’anno 1999 hanno raggiunto un tasso di copertura all'85% dei costi, dovranno applicare il metodo normalizzato dal 1° gennaio 2006;

b) i Comuni che hanno raggiunto un tasso di copertura compreso tra il 55% e l'85% dei costi, dovranno applicare il metodo normalizzato dal 1° gennaio 2006;

c) i Comuni con un tasso di copertura inferiore all'55% dei costi dovranno applicare il metodo normalizzato dal 1° gennaio 2008;

d) i Comuni di classe demografica inferiore ai 5.000 abitanti - indipendentemente dal tasso di copertura - dovranno applicare il metodo normalizzato dal 1° gennaio 2008.

  Ricordiamo che la tassa rifiuti (Tarsu) è calcolata sulla base dei metri quadrati dei locali e delle aree occupate dal contribuente, senza che rilevi il numero degli occupanti. Invece La tariffa (TIA) è suddivisa in una quota fissa e in una quota variabile. La prima è rappresentativa delle spese generali sostenute per l'organizzazione del servizio, che in quanto tali non variano in funzione della quantità di rifiuti prodotti. Si tratta, per fare degli esempi, delle quote di ammortamento degli impianti, delle spese di amministrazione (i salari dei dipendenti) e dei costi di gestione dei rifiuti esterni (spazzamento strade). Per questo motivo gli utenti del servizio vengono suddivisi in due categorie: le utenze domestiche (famiglie) e le utenze non domestiche (operatori economici).

 Con riguardo alle famiglie, i parametri che determinano l'importo da pagare sono costituiti dai metri quadrati dei locali e dal numero dei componenti del nucleo familiare. Per gli operatori economici, invece, i criteri previsti sono costituiti dalla superficie dei locali e dalla produttività media di rifiuti per metro quadrato, individuata per ciascuna tipologia di attività.

Nei Comuni maggiormente efficienti questi criteri sono sostituiti dalla pesatura individuale dei rifiuti prodotti. E con questo sistema, i cittadini pagano una somma direttamente corrispondente alle quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico. Cioè, con l'attivazione della raccolta differenziata nell'ambito della tariffa Ronchi è infatti previsto, all'articolo 49, comma 10, Dlgs 22/97, e all'articolo 7, comma 1, Dpr 158/99, che la quota variabile debba essere ridotta in proporzione ai risultati raggiunti nella raccolta differenziata. Con la Tarsu, non esiste nessuna disposizione specifica. Ma è tuttavia possibile per i Comuni deliberare, con regolamento, grazie all’ articolo 67, Dlgs 507/93, delle riduzioni correlate ai risultati della raccolta differenziata.  In tutti i Comuni è obbligatorio attivare forme di raccolta differenziata, che possono andare dalla raccolta domiciliare delle frazioni da riciclare all'installazione di piattaforme ecologiche di "quartiere".

  In merito alla modalità di riscossione, la risoluzione n. 8 del 30 luglio 2002, non esclude che "l’ente locale possa procedere alla riscossione dei propri tributi con una forma diversa dal ruolo purché ciò non comporti un aggravio di oneri e adempimenti a carico del contribuente."   In sintonia con lo scopo che persegue la Misura 1.8 del POR Puglia di favorire il recupero e il riutilizzo dei rifiuti urbani il Piano di Emergenza Rifiuti Regionale si proponeva tra l’altro di attuare lavori socialmente utili per la bonifica di siti adibiti a discariche abusive, di fare una corretta pianificazione ambientale ed era in questa ottica che la Soc. Coop CSS di Torremaggiore doveva intervenire al fine di potenziare la raccolta differenziata con una campagna di sensibilizzazione coinvolgendo Enti e cittadini per stimolare la differenziazione dei rifiuti.

  Il nostro Comune ha un piano ambientale? Ha individuato una stazione ecologica dove i cittadini possono conferire i rifiuti differenziati? Ha pianificato e incentivato con riduzione della tariffa rifiuti la raccolta differenziata, facendo pagare meno ai cittadini più sensibili? Ha bonificato aree urbane e extraurbane dove vengono abbandonati i rifiuti a bordo delle strade rurali o non trafficate? (vedansi nei boschetti presso Rocchetta Scalo, e non solo). Chi sono i ‘fannulloni’?

   Quale è stato il vantaggio di questa spericolata esternalizzazione o meglio privatizzazione dei soli operatori ecologici? Quale è stato il vantaggio per il Comune e per la collettività? Marchionne almeno sfruttando le leggi padronali ha incasso 300milioni di euro; i cittadini di Rocchetta quale vantaggio hanno ottenuto? E l’ambiente?  

  Chi aveva responsabilità di pianificare e non ha pianificato? Chi aveva responsabilità di far rispettare il capitolato d’appalto e non l’ha fatto? Chi aveva, nel rispetto della cittadinanza, da salvaguardare il decoro ambientale e se ne è fregato? Chi doveva (sentenza della Cassazione) tutelare i propri dipendenti non screditandoli a mezzo stampa o per le vie del paese, agendo d’imperio da principe del borgo? Quanto costa alla comunità rocchettana questo scriteriato appalto, che doveva qualificare, salvaguardare l’ambiente e tutelare l’equità del costo del servizio creato da ‘dilettanti’ che sono chiamati a servire e non a depredare o aggredire?

 ‘Fischierà il vento?’ Un vento forte capace di spazzare via la consorteria che da un quarto di secolo si è insediata nella “casa del popolo” sedendosi a capotavola con il ‘manganello’ in mano?

Difendiamo la dignità delle persone e dei lavoratori.  

Resistiamo un minuto in più del padrone.

LOTTIAMO PER NON FINIRE TRATTATI COME RIFIUTI…UMANI.

Con rispetto di me, e di tutti 

per il PRC, Vito Feninno                                               Rocchetta Sant’Antonio agosto 2010  

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