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Perchè un festival reggae nel cuore dell'Abruzzo?
“La
Reggae Music è la musica regale, quella che il popolo
Yoruba chiamerebbe “Rege” ma pronunciata nello stesso
modo in cui i Giamaicani pronunciano la loro. Ritorna alle origini.
E’ il ritmo del cuore…”. Queste parole di
Victor Essiet basterebbero da sole a capire il perchè
della nostra scelta, ma se fossi costretto a trovare una risposta
più completa allora questa sarebbe basata su alcune considerazioni
che i più, quelli che vedono nel reggae solo l' aspetto
indoccidentale della lentezza della ganja, forse non conoscono
o preferiscono non tenere in considerazione.
Il reggae, tale termine si cominciò ad usare grazie alla
canzone di Toots and the Maytals “Do the Reggay”,
nel significato di “regolare”, nel senso di gente
comune, della strada, è un genere che trasuda storia,
spiritualità, ritmo, la storia di un popolo che da secoli
cerca di emanciparsi, la spiritualità della ricerca delle
proprie radici ed infine ritmo e solarità tipici di una
terra quella d' Africa la cui storia si perde e si intreccia
nei meandri dei secoli passati. Basti pensare che tale genere
nato in Jamica, discendente dello Ska, si è poi concretizzato
in Inghilterra per poi infine riapprodare nella terra di Mamma
Africa dove ha conosciuto espressioni di livello altissimo (ALPHA
BLONDY, LUCKY DUBE, ROCKY DAWUNI solo per citarne alcuni). Occorre
quindi spendere due parole sulla nascita di questo genere (a
men non piace usare tale vocabolo, limitativo in alcuni casi)
musicale.
I più grandi movimenti musicali hanno avuto origine da
contesti sociali particolari, di degrado e di diversità,
sono stati il mezzo per far venire a galla falle sociali non
evidenziabili in diverso modo, proprio come accadde in America
per gli afroamericani, che nella condizione di schiavi mantennero
un contatto con le proprie origini attraverso i canti gospel,
gli indoccidentali trovarono riscatto nel Ska, condizioni sociali
diverse hanno portano due culture nere a generi musicali differenti:
alla giovialità delle canzoni gospel, allo spirito depresso
del blues o alla frenesia del jazz, il Reggae contrapponeva
lo spirito indoccidentale della lentezza e della solarità.
Nel Reggae, il ritmo era guidato dalla predominanza cupa e orgogliosa
del basso, mentre l'uso criptico del dialetto giamaicano e la
cosiddetta spensierata ritmica chitarristica “chucka chucka”
completavano la base ritmica.
A
questo punto credo sia necessaria una piccola parentesi storica
che serve a capire meglio l'iter di questo genere; la storia
del popolo giamaicano fu segnata dalla deportazione dall'Africa
in Giamaica per la coltivazione della canna da zucchero, e successivamente,
dall'emigrazione volontaria in Inghilterra per la ricerca del
lavoro. Nella fase schiavista, le sacre scritture furono impiegate
dalle autorità coloniali per inculcare i valori occidentali
e per presentare agli africani i concetti europei di cultura,
di sottomissione e di anima, lo scopo degli evangelisti fu di
civilizzare il nero, trasformandolo da schiavo in "industrioso
servo", la storia in questo purtroppo e magistra vitae
e così ciò che era già successo in Sud
America con gli Indios e le popolazione autoctone stava ora
di nuovo avvenendo in Jamaica ma con schiavi l&igrav