Politica e morale

 

 L'autonomia della politica dalla morale

Nel 1559 il Principe e le altre opere di Machiavelli vengono iscritte nella prima edizione dell'Indice dei libri proibiti. Già nel 1545, all'apertura del Concilio di Trento, il vescovo Ambrogio Caterino Politi aveva condannato l'ateismo di Machiavelli. 

Sono i capitoli XV-XXIII del Principe quelli maggiormente accusati di non essere in linea con la morale cattolica e sono i capitoli in cui Machiavelli affronta la grande tematica, sconosciuta alla trattatistica politica precedente, delle doti che sono necessarie a un principe per reggere lo Stato. 

I trattati politici medievali come il De monarchia di Dante Alighieri avevano come autorità quella religiosa, mentre la trattatistica quattrocentesca delineava un elenco di virtù morali di cui il principe doveva essere espressione. 

Il principe di Machiavelli invece non dipende da una moralità, seppur laica, precostituita: la morale del principe, per Machiavelli, dipende dal successo della sua azione politica. L'azione politica e la sua efficacia sono  gli oggetti dell'analisi di Machiavelli:  inizia proprio qui la rivendicazione di autonomia della politica dalla religione e dalla morale. 

La realtà politica che analizza Machiavelli non è quella idealizzata, quella che dovrebbe essere, ma quella che è: è la realtà effettuale.  

Nel capitolo XV egli afferma: 

sendo l'intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa. E molti si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né conosciuti essere in vero; perché elli è tanto discosto da come si vive a come si doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe fare, impara più tosto la ruina che la perservazione sua: perché uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene rovini infra tanti che non sono buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono, et usarlo e non usare secondo la necessità.

 Le contrapposizioni:                                         

verità effettuale

 immaginazione di essa

  si vive

 si doverrebbe vivere

  quello che si fa

 quello che si doverrebbe fare

perservazione

 ruina

rappresentano lo schema del pensiero di Machiavelli che si basa sull'osservazione della realtà e su una visione materialistica del mondo così com'è e non come dovrebbe essere. E se il dover essere è il principio su cui si basa la morale, ecco che Machiavelli sottrae l'analisi politica alla morale ed anche alla religione. Non è l'azione politica a dipendere dalla morale, ma è la morale del principe a dipendere dal successo della sua azione politica. 

Et io so che ciascuno confesserà che sarebbe laudabilissima cosa uno principe trovarsi di tutte le soprascritte qualità, quelle che sono tenute buone: ma, perché non si possono avere né interamente osservare, per le condizioni umane che non lo consentono, li è necessario essere tanto prudente che sappia fuggire l'infamia di quelle che li torrebbano lo stato, e da quelle che non gnene tolgano guardarsi, se elli è possibile; ma, non possendo, vi si può con meno respetto lasciare andare. Et etiam non si curi di incorrere nella infamia di quelli vizii sanza quali possa difficilmente salvare lo stato; perché, se si considerrà bene tutto, si troverrà qualche cosa che parrà virtù, e seguendola sarebbe la ruina sua; e qualcuna altra che parrà vizio, e seguendola ne riesce la securtà et il bene essere suo 

Affermando l'autonomia della politica dalla morale, Machiavelli non nega a quest'ultima il suo valore, non dice che il male è bene, egli avverte solo che per un'azione politica volta alla salvezza dello Stato, può essere necessario ricorrere al male, che in questo caso non solo è accettato, ma è definito necessario. Questa è la "tragedia etica" di Machiavelli, il quale, lontano da ogni cinismo, chiarisce a quali prezzi l'uomo - e in questo caso il principe - può agire nella prassi politica e modificare la realtà. 

Il rapporto di antinomia tra politica e morale in Machiavelli fu analizzato  da Benedetto Croce che in un saggio del 1924  sosteneva che Machiavelli "scopre la necessità e l'autonomia della politica… che è al di là, o piuttosto di qua , dal bene o dal male morale". Più tardi, nel 1949, ritornando sullo stesso argomento, Croce vedrà  nel pensiero di Machiavelli  due autonomie: quella della politica e quella della morale.

 

 

Home ] Su ] Giordano Bruno ] Galileo Galilei ] I libertini ] Sfondamenti cronologici ] Informazioni ]