INDICEDell'amore e della morte

 

 

 


 

La libertà che il nostro signore ci concede determina in alcuni di noi uno stato di ebbrezza, in altri di smarrimento. Gli smarriti vagano increduli e insicuri, non temono la morte ma la vita. Il biancore della carta li acceca e preferiscono guardare dietro che avanti. Qualcuno muore sì, ma di paura. I pensieri ebbri di libertà corrono un po' coraggiosi un po' temerari. Per loro il biancore è sogno, terra di conquista.

E che pensieri immensi, che dolci sogni mi spirò la vista di quel lontano mar, quei monti azzurri, che di qua scopro, e che varcare un giorno io mi pensava, arcani mondi, arcana felicità fingendo al viver mio!

E l'eco del nostro signore: Non più vedrai quel colle ergersi nel sogno, non più corolle ti daranno incenso per coprir d'inganno il vero.

E il suo maestro a lui: e tutto quanto il ver pongo in oblio.

Ed egli a lui: Ed io ti dirò che t'amo, ma tu non più mi farai sognar l'amore. Così unico ed ultimo tornerà l'antico desiderio, finalmente l'ultimo sogno, gli ultimi incantevoli sospiri, l'ultima richiesta, o Morte! Ti vorrò, t'amerò, letale fanciulla bianca, bacerò i tuoi capelli sciolti e tu dirai: - Vieni amore...-

E il suo duca a lui: E tu, cui già dal cominciar degli anni sempre onorata invoco, Bella Morte, pietosa tu sola al mondo dei terreni affanni, se celebrata mai fosti da me, s'al tuo divino stato l'onte del volgo ingrato ricompensar tentai, non tardar più, t'inchina a disusati preghi, chiudi alla luce omai questi occhi tristi, o dell'età reina.

E il nostro: Ti seguirò, ti vorrò seguire, ed in eterno ci ameremo, senza che altra morte si possa sognare, forse senz'altro sogno, se non quello del passato perduto, delle passate speranze, che invano vorremo sperare, ancora.

E il grande: Ogni vana speranza onde consola sé coi fanciulli il mondo, ogni conforto stolto gittar da me; null'altro in alcun tempo sperar, se non te sola; solo aspettar sereno quel dì ch'io pieghi addormentato il volto nel tuo virgineo seno.

AVANTIINDIETRO