INDEXDella riabilitazione dei dannati

 

 

 


 

Finalmente è primavera. Nevica. Alcuni pensieri anarchici nottetempo si sono tolti la vita. Hanno lasciato brevi spiegazioni del loro gesto, esprimendo anche il desiderio di renderle note. La libertà concessa dal nostro signore è stata deleteria per la loro esistenza di trasgressori. Tutta la loro filosofia esistenziale, le loro stesse capacità riproduttive, le modalità della riproduzione, sono cadute insieme ai divieti. Non aveva più senso mangiare quella mela se nessuno vietava più di farlo. Ora le mele, le più belle e profumate, si regalano agli angoli delle sinapsi o si vendono a prezzi simbolici. Anche alcuni di noi si sentono un po' inutili. Quelli tra noi che si erano specializzati nel contrastare le squadre del Maligno, avvertono sindromi di svuotamento e di progressivo annichilimento. I pensieri predicatori hanno paurose crisi di identità e vaneggiano dicendo di esser loro gli emissari del Diavolo, di aver sempre predicato come invalicabili i limiti dov'Ercule segnò li suoi riguardi, solo perché loro avevano una paura fottuta di oltrepassarli e che lo maggior corno della fiamma antica sarà presto liberato dall'Inferno e proclamato santo. Vaneggiano. Gruppi di asceti decrepiti e maleodoranti, usciti da grotte sotterranee, diffondono cori metafisici, sventolando bandiere lacere e ammuffite, che il vento sbrandella e sparge per i campi. Nei cori dicono che

quando il sole si suicidò e un'altra stella invocò la terra, l'universo decretò che la luna riflettesse lontane quasar e che si obliasse il fuoco antico e che davvero azzurro fosse il mare e che vita e morte fossero sete di eternità. Furono fatte piante nuove ed animali strani con volti umani senza meta per ogni dove presero a vagare insonni senz'albe né tramonti, cercando l'ombra bugiarda scomparsa col sole antico. All'alba di quel mondo nuovo, un dio nudo e selvaggio, un vero dio, scese a cantare l'armonia della luce.

Hassablada yerathon kinohada yeodaka, fadahala querinah onvayuda mehyesha.

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