La depolarizzazione del miocardio ventricolare in toto corrisponde
alla somma di tutte le fasi 0 delle cellule ventricolari ed è
un processo rapido con una
direzione ben netta. A differenza della fase di depolarizzazione
la ripolarizzazione ventricolare essendo la somma delle fasi 1
- 2 - 3 - del potenziale di azione viene ad essere un fenomeno
ben più protratto nel tempo. Sul tracciato elettrocardiografico
di superficie le fasi 1 - 2 - 3 del potenziale d'azione corrispondono
al tratto ST ed all'onda T
(Figura 9).
Elettrogenesi del tratto ST e dell 'onda T
La caratteristica morfologia elettrocardiografica della ripolarizzazione
ventricolare (ST rettilineo, onda T dolce e progressiva) va attribuita
ad una
differente durata tra il potenziale di azione degli strati endocardici
ed epicardici (Figura 9). L'analisi dei rispettivi potenziali
di azione dei due strati evidenzia come globalmente l'endocardio
abbia un potenziale d'azione più lungo rispetto all'epicardio.
Questo è dovuto al fatto che le cellule degli
strati epicardici possiedono una maggiore attività del
canale per il potassio che determina la corrente ripolarizzante
transitoria in uscita (Lo); questo si
concretizza in un tempo di ripolarizzazione ventricolare nello
strato epicardico più corto rispetto al sottostante endocardio.
Durante le fasi 1 e 2 non si nota alcuna differenza tra potenziale
endocardico ed epicardico e pertanto non viene
ad essere generato alcun passaggio di corrente tra i due strati:
il corrispondente tratto ST rimarrà pertanto sulla linea
isoelettrica;
viceversa durante la fase 3 si realizza una differente velocità
di ripolarizzazione tra gli strati endocardici ed epicardici tale
per cui la
ripolarizzazione epicardica avviene più precocemente della
ripolarizzazione endocardica. Si viene quindi a generare un "gradiente
transmurale" che genera
una corrente di ripolarizzazione diretta dall'epicardio all'endocardio;
l'elettrodo esplorante posto sulla superficie corporea viene quindi
a registrare una corrente di ripolarizzazione in allontanamento
che viene rappresentata positivamente come onda T dall'elettrocardiografo.
Tratto ST
II tratto ST si stacca dal QRS in un punto denominato punto J
e si continua in maniera rettilinea sulla linea isoelettrica.
OndaT
L'onda T ha solitamente un profilo arrotondato con stacco dolce
e progressivo dal tratto ST. L'ampiezza dell'onda T è solitamente
inferiore a 0,5 mV nelle
derivazioni periferiche e 1 mV nelle derivazioni precordiali.
La branca ascendente dell'onda T è solitamente meno ripida
della corrispettiva branca discendente. L'asse dell'onda T è
solitamente in equilibrio con quello
del QRS; l'onda T è solitamente positiva in DI e D2, mentre
può essere sia positiva che negativa nelle derivazioni
D3 ed aVF. Nelle derivazioni precordiali
l'onda T è solitamente positiva ad eccezione di VI in cui
l'onda T è negativa nel 50% dei casi soprattutto di sesso
femminile.
Onda U
L'onda U corrisponde alla ripolarizzazione di particolari cellule
con un potenziale di azione particolarmente lungo; tali cellule
sono situate nello strato intermedio tra endocardio ed epicardio
e sono denominate Cellule M.
L'onda U , quando evidente, si inscrive dopo la fine dell'onda
T e risulta particolarmente apprezzabile nelle derivazioni V2
e V3. L'ampiezza dell'onda U
non supera di solito il 10% dell'ampiezza dell'onda T.
In alcuni casi appare difficile differenziare una onda U da una
onda T bifida; in ogni caso il picco dell'onda U deve essere distante
dal picco dell'onda T di almeno 150 msec; nel caso contrario la
seconda onda va interpretata come la seconda componente di una
onda T bifida.
Intervallo QT
L'intervallo QT viene misurato dall'inizio del complesso QRS alla
fine della ripolarizzazione ventricolare; appare pertanto chiaro
come una misurazione affidabile implichi una corretta
identificazione dell'onda Q , ma soprattutto una corretta identificazione
della fine dell'onda T. A tale scopo, una registrazione elettrocardiografica
simultanea delle 12 derivazioni possibilmente alla velocita di
50 mm/sec è raccomandabile L'intervallo QT è espressione
della refrattarietà ventricolare e
la sua durata diminuisce man mano che aumenta la frequenza cardiaca.
Appare pertanto chiaro come qualunque misurazione dell'intervallo
QT deve prendere in considerazione la frequenza cardiaca alla
quale la misurazione è stata effettuata. La determinazione
del QT corretto (QTc) mediante la formula di Bazett (QTc=QT/"\/RR),
seppur con alcune limitazioni appare risolvere tale problematica.
Vengono accettati come normali valori di QTc inferiori a 0,39
per
l'uomo e 0,44 per la donna.
Dispersione della ripolarizzazione ventricolare
Studi clinici su popolazioni eterogenee di pazienti hanno dimostrato
come oltre la durata della ripolarizzazione sia importante valutare
la omogeneità della ripolarizzazione medesima. La dispersione
della ripolarizzazione ventricolare tende pertanto a valutare
quanto la fase della ripolarizzazione ventricolare sia omogenea
nelle varie porzioni di miocardio ventricolare e viene calcolata
sottraendo il più corto intervallo di QT al più lungo
intervallo QT registrato nelle derivazioni precordiali (QT disp=
Qt max - QT min).
Seppur necessitante di ulteriori studi clinici, sembrerebbe che
si possa definire come normale una ripolarizzazione con dispersione
inferiore a 60
millisecondi.
Elettrocardiologia alle "soglie" del 2000 |