LA PENA DI MORTE
10 MOTIVI BIBLICI PER ABOLIRLA
~ a cura del
Gruppo Biblico di Evangelizzazione ~
http://digilander.iol.it/gbe/pmorte.html
1. Non
uccidere
2. Solo
Dio dona e toglie la vita
3. Dio
ha tollerato la pena di morte solo nel Vecchio Testamento
4. Chi
è senza peccato scagli la prima pietra
5. Gesù
non fonda la sua dottrina sulla "meritocrazia"
6. Nessuno
tocchi Caino
7. Dio
si serve anche di assassini (pentiti)
8. L'uomo,
immagine di Dio
9. Il
precetto di condanna a morte aveva maggior valore nel Medio Evo
10. Legge
dell'uomo o legge di Dio? (Rm
13,1-4 e At 5,29)
1.
Non uccidere
I 10 comandamenti sono la forma
legislativa più alta e più "normale" che l'uomo abbia mai avuto. Più
alta perch
La scrittura "Non rubare" si riferisce tanto al singolo quanto al
governo, che in quanto governo non è dispensato da questa legge. Anzi al
contrario, proprio il governo, che dovrebbe far rispettare questa norma,
dovrebbe essere il primo ad essere coerente con essa.
Perché per la scrittura "Non uccidere",
dovremmo fare diversamente ? Perché il singolo non è autorizzato, ma lo può
essere il governo ?
Gesù è venuto a portare la Verità. Egli ci ha detto di essere la Verità. Non
ha parlato di relativismo, non ha detto che ognuno può avere la sua verità.
Dunque, esiste una sola verità, ma l'uomo vuole stabilire da solo, con la
propria razionalità, che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato. Forse le
leggi di Dio sono troppo alte per noi? Sembra che sia così, dal momento che
accanto ad ogni norma poniamo sempre dei "però" e dei "ma",
come dire: "Si la legge di per sé
sarebbe giusta però in questo caso ..."
In Es 20,13 leggiamo: " Non uccidere. ". La frase è lapidaria,
non è giustificata. Dio non aggiunge alcun perchè, e nessuna condizione. Segno
che la vita dovrebbe essere rispettata sotto ogni forma di esistenza, senza
deroghe. Forse un criminale, un assassino, meriterebbe davvero la morte, forse
chiunque di noi, trovandosi un'arma in mano e trovandosi di fronte ad un
criminale che sta usando violenza su un altro essere umano, forse su un nostro
parente, chiunque di noi non esiterebbe a sparare.
Ma attenzione, nel caso di immediato e grave pericolo, è lecito fermare
l'aggressore anche ricorrendo alle armi. Sempre in virtù del comandamento
"Non uccidere", perché se non intervenissimo, saremmo corresponsabili
della morte della vittima, e quindi avremmo implicitamente scelto tra la sua
vita e quella dell'aggressore, decidendo di lasciare in vita quest'ultimo.
Altra cosa invece, quando questo pericolo immediato non si presenta. E' il caso
della pena di morte.
2. Solo Dio dona e toglie la vita
In Gb 1,21 leggiamo "Nudo uscii dal
seno di mia madre e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto.
Sia benedetto il nome del Signore."
Non ci interessa qui la disputa se
Giobbe, l'autore di queste parole, fosse esistito veramente o fosse solo frutto
della mente umana. Ma di Giobbe ne conosciamo a migliaia, di persone cioè che
sono state messe dalla vita a dura prova, che hanno dovuto affrontare sofferenze
anche disumane (pensiamo ai lager). Chi di noi non si sarebbe ribellato ? Chi di
noi non avrebbe alzato il suo pugno verso il Cielo? Anche Giobbe lo ha fatto.
Anche Giobbe, definito giusto, ad un certo punto non ha retto.
Ma la sofferenza ha scavato in Giobbe una profondità che prima non riusciva a
raggiungere. "Il Signore ha dato, il Signore ha tolto", tutto proviene
dal Signore. Ovviamente tutto ciò che è intorno a noi, ma non certamente le
conseguenze dei nostri atti egoistici e vandalici. Il male non proviene dal
Signore. Ma Giobbe ci insegna che la vita è dono, non è solo una reazione
chimica. La vita è dono che proviene da Dio. Questa vita ci è stata data perché
possiamo imparare a conoscerLo, ad amarLo e a lodarLo. E tutto ciò non può non
passare attraverso l'uomo. Non possiamo amare Dio che non vediamo se non amiamo
il nostro "fratello" che vediamo.
Certo, questa vita non ci è stata data per compiere ogni sorta di nefandezze.
Ma questa vita appartiene comunque a Dio, Lui solo ha il potere di dare e
togliere la vita. Lui solo ha questo potere e questa autorità. Tuttavia
sono secoli che l'uomo cerca, con ogni mezzo, di sostituirsi a Dio, cerca di
fare di se stesso un dio. Ma Dio ci dice : "Io do, io tolgo". Non
l'uomo.
Ancora in 1 Cor 6,19 : "O non sapete che il vostro corpo è tempio dello
Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi
stessi ?" Si, secondo il pensiero biblico, non siamo neanche padroni di
noi stessi, perché siamo stati comprati con il Sangue di
Gesù Cristo, morto al posto nostro per annullare il peccato insito in noi, e
permetterci di avere la Vita Eterna. Dio ci ha amato fino a questo punto, fino
al punto di "comprarci" alla morte eterna, alla quale saremmo stati
destinati. Non apparteniamo dunque a noi stessi, non abbiamo quindi alcun
diritto, né come singoli, né
come stato di decidere della vita altrui, fosse anche quella del peggior
criminale della terra.
3. Dio ha tollerato la pena di morte solo nel Vecchio Testamento
In Mt 19,8 Gesù
parla alla folla: "Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di
darle l'atto di ripudio e mandarla via?». Rispose loro Gesù: «Per la durezza
del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da
principio non fu così.".
Gesù non è venuto per annullare il Vecchio Testamento (Mt
5,17) ma per dare compimento. Che cosa significa "dare compimento" ?
Significa 2 cose:
1. Gesù, come Messia, realizza tutte le profezie
annunciate nel V.T.
2. Gesù, come Maestro, ci spiega il vero senso delle
scritture del V.T. ristabilendo un giusto equilibrio nell'interpretazione di
certe affermazioni.
In Mt 19,8 Gesù parla del ripudio,
ammesso da Mosè sotto determinate condizioni "per la durezza" del
cuore degli Israeliti. Forse gli istraeliti avevano il cuore duro solo verso le
loro mogli? E' possibile affermare con certezza che solo questo precetto fosse
dato per la durezza del loro cuore?
La Bibbia è stata scritta da uomini sotto l'ispirazione dello Spirito Santo.
Nelle Scritture si amalgamano, quindi, pensieri superiori con pensieri frutto
della cultura dello scrittore, del luogo di provenienza e dell'epoca.
Riteniamo che anche nei casi in cui la Bibbia ammette la pena di morte vi sia più
parte dell'uomo che non di Dio, il quale ha permesso, in certi casi, la pena di
morte, affinché fosse chiaro agli ebrei, e a tutto il mondo, che determinati
crimini erano talmente gravi da richiedere la morte stessa del loro autore.
Durante l'Antico Testamento Dio ha agito in modo pedagogico: non ha rivelato la
verità tutta insieme, ma ha fatto crescere il suo popolo poco a poco, fino ad
arrivare a Gesù. Così Dio appare molto duro in alcuni precetti, mentre è
molto "largo" in altre situazioni (ad esempio non condanna Giacobbe
che aveva più mogli, e neanche Abramo, il padre dei giusti, che ha lasciato sua
moglie tra le braccia del re Abimèlech, facendola passare per sua sorella - Gen
20).
Ma in Gesù la morale è definitiva. E la pena di morte non è più ammessa.
4. Chi è senza peccato scagli la prima pietra
Gv 8 "Gesù si
avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel
tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora
gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala
nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante
adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come
questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere
di che
accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col
dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse
loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».
E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono
uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi
allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa
rispose: «Nessuno, Signore».
E Gesù le disse: «Neanche
io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più»."
Gesù non condivide il comportamento della donna; infatti le dice "non
peccare più". Per i canoni dell'epoca il comportamento della donna era
meritevole di morte. Gesù stronca in pieno le intenzioni di quegli uomini,
pronti a lapidare la donna. Non dice loro di perdonare, perché
in fondo non aveva fatto cose gravi. Non dice loro
che devono essere buoni e che quindi devono perdonare quella donna. Dice loro
che sono ipocriti e malvagi.
Ipocriti in primo luogo, perché se la donna era stata
sorpresa in flagrante adulterio, dov'era l'uomo che stava con lei? Forse solo la
donna meritava la morte? E l'uomo? Ancora discriminazione.
Malvagi, perché
non provavano alcun segno di terrore nel compiere un atto barbaro come
quello della lapidazione. Malvagi perché
questo sembrava farli star bene, mettere in risalto il loro alto senso della
giustizia, la loro giustizia. Abbassando quella donna loro si innalzavano.
Certo , Gesù con la frase : "Chi di voi è senza
peccato scagli la prima pietra" non voleva appiattire la differenza tra i
reati. Indubbiamente esistono reati più gravi e reati che lo sono meno. Ma ogni
peccato, è una ferita contro se stessi e contro l'umanità, una ferita che se
non viene curata può dare origine a qualcosa di più grave. Nessuno di noi è
esente da colpa, quindi nessuno di noi può giudicare e condannare. Inoltre
esistono persone che hanno ricevuto di più dalla vita e persone che hanno
ricevuto meno (vedi la parabola dei talenti) quindi anche un peccato lieve può
essere grave per chi ha ricevuto molto e un peccato grave esserlo meno per chi
ha ricevuto poco.
Allora, si dirà, se non possiamo
giudicare, dobbiamo abolire i tribunali ? Assolutamente no. L'istituzione del
tribunale è di per sé cosa buona. Gesù non abolisce la Legge. Non ha mai
affermato che possiamo fare a meno della legge, di qualunque legge si tratti.
Perché la legge regola e disciplina i rapporti umani, dipana le dispute, agisce
come deterrente. Ma la legge umana non è sempre così vicina alla legge di Dio,
è spesso imperfetta, è spesso maschilista e razzista (come nel caso riportato
sopra). Ancora peggiore, spesso, ne è l'applicazione.
Gesù non afferma che quella donna (e l'uomo con il quale ha peccato) non
fossero colpevoli. Gesù condanna qui, apertamente la pena di morte. Dobbiamo
ricordarci infatti che nella mentalità dell'epoca l'atto compiuto dai due era
gravissimo e quindi meritevole di morte. Ora ogni epoca e ogni cultura ha la sua
scala di valori. Affermare il principio della legalità della pena di morte
significa lasciare in balia della cultura e della scala di valori del governo
vigente la possibilità di uccidere uomini e donne su basi molto discutibili (è
ciò che sta accadendo nei paesi asiatici quali Cina e Giappone).
5. Gesù non fonda la sua dottrina sulla "meritocrazia"
Mc 10,46-52: "E
giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta
folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a
mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a
dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per
farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E
chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato
via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che
vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!».
E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la
vista e prese a seguirlo per la strada."
Quando Gesù guarisce un essere
umano, non chiede il certificato di buona condotta. Il cristianesimo è fondato
su una giustificazione che non dipende dalle buone opere dell'uomo, ma sulla
misericordia e sulla gratuità di Dio. La salvezza è sempre un dono, mai un
merito. Un dono che si accetta per fede. E' la salvezza stessa, poi, che produce
l'uomo nuovo, capace di amare e liberare.
Gesù agisce secondo una logica che
non ci appartiene. Noi siamo nella logica della retribuzione. Siamo nella logica
della legge del taglione. Ma il contrario di questa logica non è l'impunità.
Il contrario non è il semplice "perdono".
L'abolizione della logica del taglione ci obbliga a
riformulare la nostra società perché ci sia una maggiore equità negli strati
sociali, una società delle opportunità fondata su 3 principi: libertà,
solidarietà, sussidiarietà.
La morte di ciascun condannato, non
è vittoria della giustizia, ma sconfitta della società.
Gn 14,15: "Ecco, tu mi
scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò
ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere».
Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta
sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse
chiunque l'avesse incontrato."
Si, Caino aveva inaugurato il primo omicidio della storia. La figura di Caino è
certamente emblematica. La portata spirituale e teologica della sua storia vanno
molto aldilà della semplice verità storiografica. Caino non è storicamente
vissuto, ma è certamente esistito. Egli rappresenta gli inizi della società
umana, quando presa coscienza della distinzione razziale, l'uomo si è
riconosciuto diverso dal resto del creato. La storia di Caino ci dice che fin
dagli inizi, dopo un periodo di pace "paradisiaca", l'uomo è stato un
ribelle alla vita.
Perché
Dio non ha sterminato Caino ? Perché ha permesso che Caino sopravvivesse ? Non
avrebbe potuto fermare questa catena di male fin dall'inizio ?
Anzi, non solo risparmia Caino, ma pone in lui un segno
perché "non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato". Dio quindi non
ammette in alcun modo la vendetta dell'uomo, la legge del taglione.
Nessuno tocchi Caino. Non perché Caino se lo meriti. Ma nessuno tocchi caino.
7. Dio si serve anche di assassini (pentiti)
La pena di morte pone
fine ad ogni possibilità di pentimento. Appurato il crimine. Appurate le
responsabilità del colpevole. Perché condannarlo alla morte eterna ? Perché
non lasciargli questa possibilità di redenzione interiore ?
Può essere ammissibile da uno stato ateo e non
confessionale. Ma che addirittura la Chiesa di Cristo possa ammettere
(ufficialmente) la pena di morte è inammissibile.
Eppure la "storia della salvezza" è costellata da uomini e donne
malvagi scelti da Dio per portare avanti il suo piano.
Davide si comportò in maniera veramente aberrante.
Invaghitosi di una donna sposata, essendo re di Israele, abusò del suo potere
per far andare il marito della donna in guerra e là farlo morire. Dopo il
funerale prese la donna con sé,
mostrandosi oltretutto, nobile d'animo per la prodigalità con cui aiutava
questa donna rimasta sola.
Dio non approvò il suo comportamento e gli inflisse una
grave punizione prendendo con se suo figlio, appena nato.
Tuttavia, Dio non ripudiò Davide, che nel frattempo era
entrato in una profonda crisi, una crisi che lo spaccava dentro, aprendo gli
occhi sul male che aveva compiuto. Davide non riusciva a perdonare se stesso.
Davide era cambiato e Dio continuò a servirsi di Davide
(2 Sam 11-12).
Che dire poi di Paolo (At 7,55-60;
At 8,1; At 9,1-2), che un tempo era Saulo e che si propugnava come obiettivo lo
sterminio di tutti i cristiani ? Proprio lui costituirebbe la giustificazione
per la pena di morte ? Lui, che di morti sulla coscienza ne deve aver avuti
probabilmente, tanti. E' mai possibile che Paolo consideri davvero giusta la
pena di morte quando parla ai romani (Rm 13) ?
Certo, Paolo non era un "mostro", uccideva solo per ideologia.
E' ciò che è stato fatto nelle Fosse Ardeatine o peggio ancora nei Lager
nazisti o quanto accadeva in Siberia. I suoi crimini sono forse più leggeri di
altri? Al contrario, erano premeditati ed eseguiti a sangue freddo.
Eppure Dio ne fa uno dei suoi più grandi evangelizzatori e portatori della Sua
Buona Novella.
Dio condanna il crimine, ma lascia spazio per la conversione. Vogliamo essere più
giusti di Dio?
Gen 1,26 :
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le
bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Secondo Pio XII certe criminose azioni possono portare alla perdita del diritto
alla vita.
Concordi con Pio XII nella condanna di tali atti e di coloro che le compiono non
possiamo però contraddire la Bibbia secondo la quale "l'uomo è stato
fatto a immagine di Dio". Certo, si dirà, certi delinquenti dimostrano
tutto fuorché di essere immagine di un Dio-Amore. Dimostrano anche di aver
perso ogni senso di coscienza.
Nonostante ciò crediamo che in ogni uomo permanga una luce, seppure
impercettibile, non tanto di bontà, quanto di quella immagine che Dio ha
impresso nell'anima di ciascuno di noi. E' una realtà spirituale, non morale.
L'anima umana non può essere toccata dall'uomo, perché non è in suo potere.
L'uomo può comportarsi da animale, ma non diventerà mai, fisicamente, un
animale. Forse, proprio per questo è maggiormente condannabile.
Tuttavia il diritto alla vita non deriva dalle nostre azioni ma solo dal fatto
di essere stati voluti da Dio. E' la sua immagine impressa nella nostra anima
il marchio che ci legittima alla vita.
Relativizzare la sacralità della vita potrebbe essere molto pericoloso.
9. Il precetto di condanna a morte aveva maggior valore nel Medio Evo
La Chiesa ha compiuto la
maggior parte dei suoi passi nella giustificazione della pena di morte durante
il Medio Evo, anche se per fedeltà a se stessa continua ad ammetterla
tutt'oggi. Tuttavia nelle parole di Giovanni Paolo II si trovano segni di
speranza che la Chiesa possa, anche ufficialmente, rivedere le sue posizioni in
materia.
Diciamo ufficialmente perché nei fatti la Chiesa promuove la grazia per i
condannati a morte. I vescovi del Messico hanno redatto ultimamente, un
documento con il quale intendono opporsi fermamente a questa barbarie :
"Since the reinstatement of the death penalty in the United States in
1976, the Catholic Bishops of the United States have repeatedly condemned its
use as a violation of the sanctity of human life. Capital punishment, along with
abortion and euthanasia, is inconsistent with the belief of millions of Texans
that all life is sacred."
STATEMENT BY CATHOLIC BISHOPS OF TEXAS ON CAPITAL
PUNISHMENT (October 20, 1997)
In tempi passati la maggior
giustificazione alla pena di morte derivava dall'insicurezza delle carceri.
C'era quindi la possibilità, concreta, che un criminale tornasse in breve in
libertà, costituendo un pericolo per l'incolumità della società.
Oggi però abbiamo sufficiente tecnologia per combattere le evasioni e
sufficienti mezzi per impedire che la sola corruzione possa consentire ad un
condannato di tornare in libertà e nuocere nuovamente alla società.
Dipende solo dallo stato promulgare leggi dure e farle rispettare. Dipende dallo
stato costruire carceri sicure.
Oggi la pena di morte non è più assolutamente ammissibile!
10. Legge dell'uomo o legge di Dio? (Rm 13,1-4 e At 5,29)
I documenti ufficiali della
Chiesa Cattolica giustificano la pena di morte rifancendosi, tra gli altri, a
questo passo, Rm 13,1-4:
"Ciascuno stia sottomesso alle autorità
costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono
stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine
stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna.
I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il
male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fai il bene e ne avrai lode, poiché
essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi,
perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la
giusta condanna di chi opera il male."
Piuttosto che giustificare la pena di morte, questo passo sembra un insegnamento
dato da un uomo accorto, un uomo di mondo, che che sa come funzionano certe
cose. Paolo vuole prima di tutto mettere in guardia i cristiani dall'andare
contro la legge negli stati in cui sono presenti. Al contrario del popolo ebreo,
infatti, i cristiani non sono accomunati da una nazionalità che non sia quella
celeste e per questo sono disseminati in ogni angolo della terra. Paolo invita i
cristiani a non comportarsi da ribelli. I cristiani devono essere portatori di
pace e di dialogo.
Il fatto poi che Paolo affermi che le autorità vigenti
sono stabilite da Dio non implica automaticamente che ogni loro azione sia in
sintonia con la volontà di Dio. Piuttosto il fatto di ribellarsi all'autorità
in quanto autorità, questo si, sarebbe un ribellarsi a Dio, perché il
cristiano non è un "fuori-legge". Paolo cerca di riequilibrare altre
sue affermazioni secondo le quali per il cristiano non esiste altra legge che
quella dello Spirito e che potevano essere interpretate in maniera errata
("Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che
ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito" - Rm
7,6).
Tuttavia, neanche Paolo soggiace ad adorare dèi propugnati dalle autorità
"stabilite da Dio". Perché ? Perché distingue dall'autorità in
quanto tale dalle sue azioni, seguendo lo stesso principio affermato da Pietro :
At 5,29 "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini",
vale a dire che all'occorrenza i cristiani devono anche opporsi, devono
obiettare.
Ikthys
La
pena di morte
La lezione dimenticata di Caino
Per
quale motivo la pena di morte non è cancellata dal nuovo Catechismo?