La pena di morte

(JOHN MANNION (*) , U.S.A.)
(In Concilium, rivista internazionale di teologia, 5/1999 - © www.queriniana.it)


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Avere un parrocchiano nel braccio della morte mi ha fatto porre due domande: 1) perché gli Stati Uniti mantengono la pena di morte mentre altri paesi la stanno abolendo? 2) la pena di morte è immorale in sé e, se lo è, perché tanti cattolici sono in suo favore?
Negli Stati Uniti esistono dei nessi che collegano la schiavitù al presente. La Guerra civile fu combattuta dagli stati del Sud per conservare la schiavitù, la quale fu abolita nel 1865, ma ci volle un altro emendamento (1868) per garantire la cittadinanza agli schiavi liberati, un altro ancora (1871) per garantire loro il diritto di voto, e i diritti civili furono conseguiti soltanto negli anni Sessanta sotto la guida di Martin Luther King. Fra la Guerra civile e il movimento per i diritti civili, furono impiccati circa 5.000 neri. Fra il 1930 e il 1972, tempi in cui i neri costituivano il 9-11% della popolazione, furono giustiziati per assassinio o stupro 1.712 bianchi e 2.035 neri. Nel 1972 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la pena di morte, ripristinandola però nel 1976 sotto la pressione degli stati del Sud. Tra il 1977 e il 1995, il Texas ha superato tutti gli altri stati per numero di esecuzioni (104), seguito da Florida (36), Virginia (29), Louisiana (22), Georgia (20) e Missouri (17), tutti stati del Sud. Nel solo 1997 il Texas ha giustiziato 37 persone, numero che eguaglia la somma complessiva di tutti gli altri stati che applicano la pena di morte.
La pena di morte rappresenta la punta dell'iceberg di un sistema della giustizia profondamente viziato e operante in una cultura razzista. Oggi gli Stati Uniti mettono sotto chiave più cittadini della maggior parte delle nazioni sulla terra. A partire dagli anni Ottanta, la popolazione carceraria americana è più che triplicata, passando da 500.000 a 1.700.000 unità, in gran parte a causa dell'abuso e della dipendenza da droghe e alcool, con i neri che costituiscono più del 42% del totale.

a/ Il fattore razziale

Nel 1995, su 3054 in prigione in attesa dell'esecuzione capitale, il 43% erano neri o membri di minoranze. Nel 1997 l'Associazione degli avvocati americani ha invocato una moratoria nell'uso della pena di morte definendola "un labirinto casuale di pratiche inique". Nel 1996 una commissione internazionale di giuristi è giunta alla conclusione che: a) il giudizio razziale influenza l'irrogazione della pena di morte, e b) i giudici eletti mancano dell'indipendenza necessaria per tutelare i diritti costituzionali e umani nei casi capitali. Nel 1990 l'Amministrazione generale degli Stati Uniti ha concluso che "è stato scoperto che la razza della vittima influenza la probabilità di essere accusati di omicidio capitale [...] una scoperta che rimane significativamente costante attraverso gli insiemi di dati, gli stati, i metodi di raccolta dei dati e le tecniche di analisi".

b/ la povertà

Se i ricchi si comprano una via d'uscita dal sistema, i poveri dipendono da avvocati designati dal tribunale, con poca esperienza di sentenze capitali. Nel Texas, in almeno tre casi gli avvocati hanno dormito durante un processo capitale, ma le corti hanno decretato che ciò non violava il diritto costituzionale all'assistenza perché "la Costituzione non dice che l'avvocato debba essere sveglio", decisione confermata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Trentacinque anni fa, ventisette procuratori generali sostennero di fronte alla Corte Suprema una petizione a sostegno del diritto dei poveri ad avere un avvocato. L'anno scorso, l'Associazione nazionale dei procuratori generali ha condotto una campagna che ha raggiunto lo scopo di eliminare tale finanziamento.
È più importante procedere con le esecuzioni che assicurare che sia fatta giustizia.

c/ la discrezionalità dell'azione legale

Negli Stati Uniti un procuratore non è mai obbligato a cercare la pena di morte, in nessun caso. La contea di Harris, che comprende Houston, ha un numero superiore di condanne alla pena di morte di qualunque altro stato al di fuori dello stesso Texas, con 134 reclusi in attesa dell'esecuzione a causa del suo procuratore. Sono stati Identificati singoli procuratori che hanno adoperato la maggior parte delle loro ricusazioni contro giurati neri, garantendo così che i neri fossero giudicati e condannati da procuratori e giurie bianchi.

d/ Arbitrarietà

Su 20.000 omicidi commessi annualmente negli Stati Uniti, la pena di morte è irrogata in media in 250 casi, ossia uno su ottanta.

e/ Innocenza

Uno studio del 1987 pubblicato dalla Stanford Law Review ha scoperto che fra il 1900 e il 1985 almeno 350 persone erano state condannate erroneamente per crimini potenzialmente capitali.
Di queste persone innocenti, 130 erano state condannate a morte e 23 erano state giustiziate.
Dal 1973, 75 persone condannate a morte sono state rilasciate perché ne è stata provata l'innocenza. Erano state mediamente sette anni in attesa dell'esecuzione. Nel 1972 la Corte Suprema fermò le esecuzioni citando fra i vari fattori il rischio di giustiziare degli innocenti, ma nel processo Herrera contro Collins (1993) la stessa corte decretò che l'innocenza è irrilevante se non è stata determinata nel processo originale.

f/ Ritardo mentale

Dal 1976, sono stati giustiziati almeno 27 imputati mentalmente ritardati. Nel processo Penry contro Lynaugh (1989) la Corte Suprema ha decretato che l'ottavo emendamento non proibisce l'esecuzione dei ritardati mentali. Per coincidenza, 27 stati, fra cui il Texas, ammettono tali uccisioni, e circa il 12-20% dei prigionieri in attesa dell'esecuzione rientra nella categoria.

g/ Malattia mentale

Nel processo Ford contro Wainwright (1986) la Corte Suprema ha decretato che l'ottavo emendamento proibisce l'esecuzione dei pazzi, ma se questi possono essere guariti mediante cure mediche, li si possono anche uccidere. Il termine "insano di mente" è stato definito in maniera così restrittiva che tutti i 38 stati che hanno la pena di morte giustiziano normalmente persone con serie malattie mentali.

h/ Bambini

Gli Stati Uniti appartengono al gruppo dei soli cinque paesi (gli altri sono l'Arabia Saudita, l'Iran, l'Iraq e lo Yemen) che dopo il 1990 hanno giustiziato reclusi che avevano meno di 18 anni al momento del crimine. Gli Stati Uniti guidano la classifica mondiale dell'esecuzione di bambini.
Nel caso giudiziario Thompson contro Oklahoma (1988) la Corte Suprema ha decretato che i sedicenni possono essere giustiziati. Qui negli Stati Uniti vi è un tredicenne che è stato condannato all'ergastolo senza condizionale per un reato capitale.
In Texas, Johnny Frank Garrett aveva 17 anni quando fu condannato a morte. In attesa dell'esecuzione gli fu diagnosticata una schizofrenia paranoide; aveva allucinazioni uditive e visive e da bambino era stato vittima di ripetuti abusi sessuali. È stato giustiziato a Runtsville, Texas, nel 1992.

i/ Mancanza di un potere giudiziario indipendente

Lo slogan "duri con il crimine" è adoperato dai politici con buoni risultati. I governatori della California e del Tennessee hanno sostenuto la bocciatura di giudici ritenuti troppo "teneri con il crimine", e sia l'attuale che i passati occupanti della Casa Bianca hanno adoperato con buoni risultati la pena di morte durante le procedure elettorali.

j/ L'ambivalenza del cattolicesimo

Come pastore fedele alla mia chiesa, mi trovo a combattere con evidenti incoerenze nella sua posizione sulla questione. La nostra storia è motivo di turbamento.
Prima di Costantino vi sono abbondanti prove di pacifismo, ma l'elezione di Damaso I (366) segnò un svolta profonda sulla questione dell'uccisione. Costui assunse una banda che uccise 137 seguaci del rivale Ursino.
Nel 385/396 cristiani uccisero altri cristiani nel nome dell'ortodossia dottrinale (l'esecuzione di Priscilliano d'Avila) e Leone I (440-461) approvò la cosa. Quando i crociati catturarono Gerusalemme, bruciarono la sinagoga con i giudei imprigionati dentro.
La crociata di papa Innocenzo III (119-1216) contro gli albigesi, capeggiata dal generale cistercense Arnoldo Almarico, uccise fra i 7.000 e i 20.000 uomini, donne e bambini nella città di Béziers.
Simone di Montfort continuò la guerra e mantenne il papa perfettamente informato su tutti gli sviluppi. In una lettera al Montfort, il papa lodò e ringraziò Dio "per ciò che ha misericordiosamente compiuto attraverso dite e questi altri il cui zelo per la fede ortodossa ha infiammato a quest'opera contro i Suoi più perniciosi nemici".
Dall'azione alla giustificazione non c'è che un passo, e in una professione di fede imposta a presunti eretici troviamo la prima giustificazione ufficiale dell'uccisione: "Il potere secolare può, senza peccato mortale, eseguire sentenze capitali, a condizione che punisca con giustizia, non per odio, con prudenza, non con precipitazione" (1210).
Gregorio IX scrisse (1227): "È dovere di ogni cattolico perseguire gli eretici", e a tal fine istituì l'Inquisizione papale (1232). La tortura fu approvata da Innocenzo IV (1252) nella bolla Ad extirpanda.
Gli eretici potevano essere bruciati sul rogo, coloro che si pentivano dovevano essere incarcerati a vita. Scrivendo su questo sfondo, Tommaso d'Aquino divenne una delle giustificazioni modello della pena di morte.
Nella Summa Theologiae egli scrive: "Sebbene uccidere un uomo che rispetta la propria dignità sia cosa essenzialmente peccaminosa, uccidere un uomo che pecca può essere un bene, come uccidere una bestia: infatti un uomo cattivo, come insiste a dire il Filosofo, è peggiore e più nocivo dì una bestia" (II-II, q. 64, a.. 2 [trad. it., La somma teologica, vol. 17, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1984, 170]).
"I chierici sono incaricati del ministero della nuova legge, in cui non vengono prescritte pene di morte o di mutilazioni corporali" (II-II, q. 64, a. 4 [trad. it. cit., 174]).
Per comprendere questo insegnamento, totalmente estraneo al carattere di un uomo di così profonda spiritualità, si deve ricordare che egli aveva otto anni quando fu istituita l'Inquisizione papale e ventisette quando fu approvata la tortura; pertanto gli sarebbe stato assolutamente impossibile, come maestro e scrittore, mettere in questione la moralità della pena di morte.
Citano a difesa dell'uso di quest'ultima significa non cogliere fino a che punto la sua situazione storica ne limitasse la libertà.
È interessante che neppure i protestanti trovassero nulla di riprovevole nella pena di morte. L'inquisizione spagnola uccise circa 3.000 eretici, ma sotto la legge inglese furono uccise circa 20.000 streghe. Il totale delle streghe uccise, da parte cattolica e protestante, è stato valutato fra le 200.000 e le 500.000.
La pena di morte è stata rimossa dagli statuti vaticani soltanto nel 1969.
Ha fatto scalpore la rivendicazione del "diritto e il dovere della legittima autorità pubblica di infliggere [...] la pena di morte" da parte del Catechismo del 1992.
Il cardinale Ratzinger dichiarò (1997) che in una successiva revisione la pena di morte sarebbe stata esclusa "in ogni caso e senza eccezioni", ma ciò non è avvenuto.
La nuova edizione cita l'insegnamento tradizionale e afferma che "i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti".
L'implicazione è che uccidere non è, da parte dello stato, sbagliato in sé. Il professor Rocchio ha sostenuto che la posizione del Catechismo è "sofisticata, sottile e globale".
E certamente lo è.
Da una parte, conviene con il Tribunale europeo per i diritti umani sul fatto che "la pena capitale non è più coerente con i principi locali di giustizia", ma allo stesso tempo sottintende che la chiesa non ha mutato la sua posizione sul diritto intrinseco dello stato di uccidere.
Rocchio immagina certe società primitive il cui solo mezzo per difendere se stesse consiste nell'uccidere il criminale. Ma questo argomento è fondamentalmente viziato. Molte società primitive mutilano i criminali. Ciò impedisce all'assassino di uccidere di nuovo, è una pratica barbara, ma la maggior parte delle persone converrebbe che è meno grave dell'uccidere la persona interessata. Comunque, il Vaticano II ha condannato la mutilazione.
Esiste il problema aggiuntivo della tortura.
Negli Stati Uniti, l'impiccagione, l'iniezione letale, l'elettro-esecuzione e la camera a gas sono tutte legali. In un'opinione mordacemente dissenziente sulla questione della crudeltà e della pena di morte, il primo giudice Brennan ha inserito una descrizione grafica dell'elettro-esecuzione.
Egli ha scritto, citando dai documenti: "La forza della corrente elettrica è così potente che i bulbi oculari del recluso talvolta schizzano sulle guance; spesso defeca, orina e vomita sangue e bava [...] talvolta prende fuoco".
Nel 1990, quando la Florida ha ucciso Jesse Tapero, dalla sua testa sono sprizzate fiamme.
Racconti dell'odore della carne che brucia, di un uomo liberatosi nella camera a gas nel corso dell'esecuzione, dimostrano tutti che la pena di morte non è soltanto tortura, ma la sua inevitabilità è, per l'individuo che la attende, un incubo ricorrente, una tortura mentale e psicologica continua, un fatto rilevato dal Tribunale europeo per i diritti umani.
Il Vaticano II condanna come cose "vergognose" che "guastano la civiltà umana [...] e ledono grandemente l'onore del Creatore" "tutto ciò che viola l'integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente", ecc. Sicuramente l'ultima espressione si riferisce alla tortura.
Così il Vaticano ll condanna punizioni meno gravi dell'uccisione che il Catechismo sostiene.
Lo stesso Catechismo insegna inoltre che la masturbazione (n. 2352) e la fornicazione (n. 2353) sono gravemente peccaminosi, che ogni controllo artificiale della riproduzione da parte di una coppia sposata è intrinsecamente cattivo (n. 2370), e tuttavia l'uccisione deliberata di un criminale da parte dello stato non lo è.
Fare questo confronto significa affrontare la questione della coerenza e della credibilità nell'insegnamento della chiesa.

Conclusione

I tradizionali assunti benevoli della chiesa riguardo allo stato, cui è concesso il diritto di uccidere i propri cittadini, appaiono arcaici e irrilevanti alla luce di ciò che è stato qui documentato, cioè della combinazione mortale di povertà, razzismo, armi e suscettibilità di un sistema giudiziario elettivo a pressioni politiche ed economiche di destra in una società orientata alla punizione, che producono come risultato una perdita di rispetto per la dignità umana, cosicché l'incarcerazione e l'uccisione sono visti come la panacea di tutti i mali della società. Questa combinazione letale ha indotto i vescovi del Texas (1997) a dire: "I vescovi cattolici degli Stati Uniti ne hanno ripetutamente condannato l'uso [della, pena di morte] come violazione della sacralità della vita umana. [...] Siamo profondamente preoccupati che lo Stato del Texas stia usurpando il dominio sovrano di Dio sulla vita umana adoperando la pena capitale per crimini efferati".
Prevedibilmente, la loro condanna è stata accolta con apatia e indifferenza, anche da molti cattolici.

(traduzione dall'inglese di Giorgio Volpe)


(*) JOHN MANNION
è nato in Irlanda nel 1934. Per cinque anni ha lavorato in Inghilterra come operaio prima di entrare in seminario.
Ordinato nel 1966, nel 1971 si è diplomato all'universilà di Leicester, per poi insegnare nelle scuole secondarie fino al 1984. Dal 1985 al 1987 ha lavorato in Nicaragua per poi trasferirsi negli Stati Uniti dove è attualmente parroco in un'area suburbana dell'arcidiocesi di San Antonio, Texas.
(Indirizzo: 5667 Old Pearsall Road, San Antonio, Texas 78242-2335, USA).


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