Manduria,
la "Terra del Primitivo"





Nella provincia di Taranto la superficie investita a "Primitivo" è pari a circa il 70%. La coltura del Primitivo si affermò dopo l'invasione della fillossera che colpì la Puglia alla fine del secolo scorso e nel primo decennio di questo, a seguito della ricostruzione su barbatelle americane. Primitivo o Primativo, come viene chiamato in alcune zone questo vitigno, è voce del dialetto pugliese e sta per "primaticcio" che deriva a sua volta dal latino primativus, che tradotto vuol dire di maturazione precoce. È un vitigno relativamente resistente alla clorosi e alle brinate, come pure alla prolungata siccità ed alle malattie crittogamiche. Uno dei suoi pregi è quello di avere una grande affinità con i vitigni americani, per cui gli innesti facilmente attecchiscono con ottime saldature. Si adatta molto bene, vegetando rigogliosamente, in quasi tutti i terreni, ma è nei terreni argillosi, calcarei, ferruginosi che da la migliore qualità.

Il Primitivo, considerato prima un vino complementare, con caratteristiche tali da classificarlo come vino da taglio o, meglio, correttivo di vini anemici e di inferiore gradazione, da qualche anno è entrato a far parte dei vini da pasto di qualità, ottenendo il riconoscimento della denominazione di origine controllata (D.O.C.) con il Decreto del Presidente della Repubblica del 30/10/1974 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 60 del 4/3/1975, che fissa anche il relativo disciplinare di produzione.

  1. Una poesia sul "Primitivo"
  2. Foto sulla produzione del "Primitivo"


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