Quando i pirati catturavano una nave mercantile, spesso trovavano un carico di umana sofferenza. Nelle stive buie si accalcavano centinaia di schiavi africani diretti alle colonie americane. Nel XVII e XVIII secolo, la tratta degli schiavi era un affare redditizio: gli schiavi venivano rivenduti in America a 10 o anche 15 volte il prezzo pagato in Africa. Questi grossi profitti attiravano i pirati, che diventavano a loro volta negrieri oppure vendevano per proprio conto carichi di schiavi catturati in mare. Alcuni si alternavano fra le occupazioni di negriero, corsaro e pirata. Nel 1830 la parola “picaro” significava “pirata”  e “negriero” insieme. Ma la fine della tratta degli schiavi si stava avvicinando. L’Inghilterra abolì la schiavitù nel 1833 e gli Stati Uniti d’America la seguirono 30 anni più tardi.

Una carriera disonorevole.
John Hawkins ( 1532-1595 ) fu  il primo corsaro Inglese a rendersi conto che il commercio degli schiavi rappresentava un affare redditizio. Nel 1562 fece il primo di tre viaggi, come negriero, dall’Inghilterra all’Africa occidentale, dove imbarcò 300 schiavi. Hawkins si diresse poi ai Caraibi dove vendette il suo carico umano nell’isola di Hispagnola.       

Lavorare sino alla morte   
Tagliare la canna da zucchero nel clima tropicale era un lavoro massacrante. Nelle piantagioni venivano impiegati schiavi africani, perché questo lavoro era considerato troppo duro per gli Europei. Molti schiavi venivano costretti a lavorare fino allo stremo delle loro forze.

Da negriero a pirata
Spesso i pirati razziavano i porti degli schiavi nell’ Africa occidentale. Questa stampa mostra il primo pirata inglese Bartholomew Roberts nel (1682- 1722) a Whydah, dove catturò 11 navi negriere e ne ottenne il riscatto. Roberts aveva cominciato la sua carriera nel 1719, caricando schiavi in una postazione commerciale africana. Rapito dai pirati durante un attacco divenne ben presto il loro capo.
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