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Ripasso di Fisica per il Biennio delle Superiori
 
Unità 13.
Elettrologia e magnetismo
 
DEFINIZIONI E TABELLE Esercizi svolti, esperienze e attività Questionario
 
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D1. Quando si collegano gli estremi di un materiale conduttore ai poli di un generatore di tensione (vedi la definizione D30 dell’Unità 12), si crea all'interno del conduttore un campo elettrico che, esercitando una forza sugli elettroni liberi (detti elettroni di conduzione, vedi la definizione D21 dell’Unità 12), ne provoca un movimento uniforme dal polo negativo a quello positivo, detto corrente elettrica.

D2. Si definisce intensità di corrente I il rapporto tra la carica q che fluisce in un conduttore nel tempo t e il tempo stesso:

I = q / t

Nel SI l'intensità di corrente si misura in coulomb/secondo, cui viene dato il nome di ampere (simbolo A).
Per esempio, il passaggio in un conduttore di 42 C in un minuto (= 60 s) corrisponde a una corrente di intensità pari a:

I = 42 C / 60 s = 0,7 A.

D3. Un generatore elettrico che fornisce la tensione DV compie sulla carica q che lo attraversa il lavoro L dato da:

L = q • DV

(vedi la definizione D20 dell’Unità 12). Questa è l'espressione dell'energia elettrica prodotta dal generatore, che si misura in joule.

D4. La potenza elettrica P è il lavoro compiuto dal generatore nell'unità di tempo (vedi la definizione D11 dell’Unità 10):

P = L / t

Dalle formule date nelle definizioni D2 e D3, si ha:

P = L / t = q • DV / t

e quindi:

P = DV • I

Per esempio, da un generatore da 4,5 V che produce una corrente di 0,7 A viene prelevata una potenza:

P = 4,5 V 0,7 A = 3,15 W

D5. L'energia elettrica fornita dal generatore viene trasformata in altre forme di energia da un carico utilizzatore. Per esempio, una lampadina trasforma l'energia elettrica in luce e calore, mentre un motore elettrico la trasforma in energia meccanica (vedi la definizione D24).

D6. Ai chiama circuito elettrico l'insieme formato dal generatore, dal carico utilizzatore e dai fili conduttori che li collegano. L'interruttore è un dispositivo che consente di aprire e chiudere il circuito, potendo così comandare il passaggio della corrente.

D7. La prima legge di Ohm afferma che l'intensità di corrente I che passa in un circuito è direttamente proporzionale alla tensione DV applicata. Il rapporto tra la d.d.p. e l'intensità di corrente misura l'opposizione del conduttore al passaggio della corrente, e viene chiamato resistenza R del circuito:

R = DV / I

Nel SI la resistenza si misura in volt/ampere, cui si dà il nome di ohm (simbolo W).

Per esempio, il circuito esaminato nella definizione D4 ha una resistenza:

R = 4,5 V / 0,7 A = 6,4 W

D8. La differenza di potenziale viene misurata tramite il voltmetro, uno strumento tarato che deve essere inserito in parallelo al circuito, applicandolo ai punti tra i quali si vuole misurare la d.d.p., mentre l'intensità di corrente viene misurata tramite l'amperometro, che deve essere inserito in serie al circuito.

D9. La seconda legge di Ohm afferma che la resistenza di un conduttore è direttamente proporzionale alla sua lunghezza l e inversamente proporzionale all'area S della sua sezione:

R = r • l / S

D10. Il valore della costante di proporzionalità r dipende dalla sostanza di cui è composto il conduttore, e viene chiamata resistività. Nel SI viene misurata in ohm•metro (W •m), come si può dimostrare invertendo la seconda legge di Ohm rispetto a r.
Il simbolo r corrisponde alla lettera r dell'alfabeto greco e si legge "ro". Nella Tabella 12 sono riportati i valori di resistività di alcune sostanze.

D11. Alla seconda legge di Ohm si può dare una interpretazione microscopica: gli elettroni di conduzione trovano una resistenza tanto maggiore al loro movimento quanto è maggiore il percorso che devono compiere (la lunghezza l) e quanto è minore lo spazio disponibile (la sezione S). Questo movimento è anche ostacolato dall’agitazione termica delle molecole del conduttore, perciò la resistività aumenta all'aumentare della temperatura.

D12. I reostati sono dispositivi che sfruttano la seconda legge di Ohm per modificare la resistenza di un conduttore variandone la lunghezza percorsa dalla corrente. Questi strumenti, che consentono di regolare l'intensità di corrente che passa in un circuito, trovano numerose applicazioni in elettrotecnica.

D13. I termometri a resistenza sono circuiti elettrici che permettono misurazioni indirette della temperatura, grazie alle variazioni che questa induce nella resistenza del circuito, e quindi nell'intensità di corrente che lo attraversa, misurabile con un amperometro. Questi strumenti hanno il vantaggio di fornire la misura sotto forma di un segnale elettrico, che può essere facilmente elaborato, registrato, o trasportato a distanza.

D14. In genere, in un circuito la resistenza dei fili conduttori è trascurabile rispetto a quella del carico utilizzatore, nel quale si concentra il consumo dell'energia immessa dal generatore.
Se sono presenti più carichi disposti in serie, la resistenza totale del circuito (resistenza equivalente) è data dalla somma delle resistenze dei singoli carichi.
Nell'esempio in figura si ha:

R = R1 + R2 + R3

Se sono presenti più carichi disposti in parallelo, l'inverso della resistenza equivalente del circuito è uguale alla somma degli inversi delle singole resistenze.
Nell'esempio in figura si ha:

1/R = 1/R1 + 1/R2

D15. Quando una corrente elettrica attraversa un carico utilizzatore, parte della sua energia si trasforma sempre in energia termica (vedi l’Unità 15). In alcuni strumenti (come le stufe elettriche) questa trasformazione è completa. L'effetto termico della corrente elettrica è detto effetto Joule. Per le formule date nelle definizioni D4 e D7, si ha che l'energia dissipata nel tempo t in una resistenza R attraversata dalla corrente I è data da:

E = DV • I = R • I • I • t

Di conseguenza:

E = R • I2 • t

D16. Fra cariche elettriche in movimento, oltre alla forza elettrica descritta dalla legge di Coulomb (vedi la definizione D5 dell’Unità 12) si esercita un'altra forza di natura elettrica, detta forza magnetica.

D17. La forza magnetica che si esercita tra una carica elettrica in movimento e una corrente elettrica è detta forza di Lorentz. Limitandosi per semplicità al caso in cui la carica si muove parallelamente alla corrente, questa forza risulta proporzionale alla carica q e alla sua velocità v:

F = q • v • B

La forza è attrattiva se la carica è negativa e si muove nello stesso verso degli elettroni di conduzione della corrente, mentre è repulsiva se si muove in senso contrario.

D18. La costante di proporzionalità B è una grandezza che esprime l'intensità del campo magnetico prodotto dalla corrente, e viene detta induzione magnetica. Nel SI la sua unità di misura è il newton/amperem (che si ottiene invertendo la formula data nella definizione D17 e ricordando anche la definizione di ampere). Questa unità viene chiamata tesla (simbolo T).

D19. Per la legge di Biot e Savart, l'induzione magnetica del campo prodotto da una corrente elettrica è direttamente proporzionale all'intensità della corrente e inversamente proporzionale alla distanza da essa.

D20. La forza magnetica deriva il suo nome dal fatto che essa agisce anche sui corpi magnetici, come le calamite. Secondo l'ipotesi di Ampère, i corpi magnetici sono equivalenti a circuiti percorsi da corrente elettrica, in quanto i movimenti degli elettroni dei rispettivi atomi sono tutti ordinati in un determinato verso. La corrente elettrica risultante è detta corrente amperiana.

D21. I corpi magnetici (o magneti) presentano due polarità, dette polo nord (N) e polo sud (S), situate agli estremi dell'asse intorno al quale circolano le correnti amperiane. Poli di specie diverse si attraggono, mentre poli della stessa specie si respingono: questi fenomeni si spiegano considerando la forza di Lorentz e l'ipotesi di Ampère (avvicinare poli della stessa specie equivale ad avvicinare correnti amperiane di verso opposto).

D22. I magneti esercitano delle forze, sempre attrattive, anche nei confronti di corpi composti di ferro (o di altre sostanze, dette ferromagnetiche). In questi corpi avviene infatti un ordinamento delle orbite atomiche indotto dalla presenza di un campo magnetico, che scompare (non totalmente) quando finisce l'azione del campo.

D23. A causa dei movimenti del suo nucleo ferroso, la Terra si comporta come un enorme magnete (la cui induzione magnetica è di circa 5•10-5 T), con i poli situati nelle vicinanze dei poli geografici. Perciò i magneti tendono a disporre le loro polarità lungo la congiungente nord-sud. Questo fenomeno è sfruttato dalla bussola, uno strumento fondamentale per l'orientamento geografico.

D24. Se un conduttore percorso da corrente si trova immerso in un campo magnetico, la forza di Lorentz agisce su tutti i suoi elettroni di conduzione, con il risultato di spostare il conduttore stesso. In particolare, una spira percorsa da corrente e immersa in un campo magnetico si mette in rotazione, costituendo il principio del motore elettrico.

D25. All'opposto, se un conduttore si muove in un campo magnetico (o, equivalentemente, se un conduttore si trova in un campo magnetico variabile), i suoi elettroni di conduzione vengono messi in movimento dalla forza di Lorentz, generando una corrente elettrica (detta corrente indotta). Questo fenomeno è detto induzione elettromagnetica.

D26. In particolare, facendo ruotare una spira in un campo magnetico, si ottiene una corrente che a ogni mezzo giro inverte il verso, ed è quindi detta corrente alternata (CA). Questo è il principio di funzionamento degli alternatori, generatori elettrici che consentono la trasformazione di energia meccanica in energia elettrica.

D27. La corrente elettrica prodotta da una pila è una corrente continua (CC), che scorre sempre nello stesso verso, con intensità costante, mentre la CA è caratterizzata da una intensità continuamente variabile in valore e verso.

D28. Gli effetti termici prodotti da una CA sono gli stessi di una CC di intensità pari all'intensità efficace Ieff della CA, un valore che si ottiene dal valore massimo Imax dell'intensità della CA nel modo seguente:

Ieff = Imax /

D29. La tensione efficace associata a una CA si ottiene in modo analogo dalla tensione massima:

DVeff = DV max /

Per esempio, una CA la cui tensione ha il valore efficace di 220 V, ha una tensione massima che si ottiene invertendo l’ultima formula:

DV max = DVeff = 220 V • 1,414 = 311 V

Pertanto, questa tensione varia tra +311 V e -311 V.

Quando non sono specificate, le grandezze relative alla CA sono quelle efficaci.

D30. Il grande vantaggio delle CA rispetto alle CC è che, sfruttando il fenomeno dell'induzione elettromagnetica, le CA possono essere facilmente trasformate, cioè si può modificare la tensione che le governa senza perdere energia. Gli strumenti che compiono queste operazioni sono detti trasformatori: essi sono composti di un circuito primario, in cui circola la corrente da trasformare, e di un circuito secondario, in cui circola la corrente indotta trasformata.

D31. La grande diffusione dell'uso dell'energia elettrica è dovuta alla relativa facilità con cui può essere trasportata e trasformata in altre forme di energia. Per minimizzare le perdite di potenza durante il trasporto (vedi la definizione D15), si deve minimizzare il valore dell'intensità di corrente, cosa che richiede un forte innalzamento della tensione (vedi la definizione D4).

D32. Grazie ai trasformatori, la corrente prodotta dagli alternatori delle centrali elettriche (vedi l’Unità 15) viene elevata a più di 100.000 V per i trasporti a grande distanza, e poi abbassata a 380 V per gli usi industriali e a 220 V per la rete domestica.


TABELLE

TAB. 12. RESISTIVITA' (alla temperatura di 20°C)

Sostanza r (W m)
Conduttori  
Acciaio Invar 1,00•10-7
Alluminio 2,82•10-8
Argento 1,63•10-8
Ferro 6,54•10-8
Oro 2,20•10-8
Rame 1,72•10-8
Tungsteno 5,50•10-8
Semiconduttori  
Carbonio 3,57•10-5
Germanio 5,00
Silicio 200
Isolanti  
Acqua pura 105
Carta 108
Gomma 1014
Porcellana, vetro 1012

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