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Tesi di Diploma di Maturita’ per Liceo Linguistico
di Giuditta Mercurio
Il tema dei pacifismo è "antico come le montagne" e amplissimo; limiterò questo
mio lavoro alla figura di un nonviolento italiano - il primo e il più
importante, anche per un tentativo di restituzione di quanto gli viene
normalmente negato.
Essendomi sentita - da sempre, per quanto ricordo - dalla parte di chi la
violenza la subisce, ho reputato d'avere un'istintiva vicinanza con la nv., ed
ho voluto concentrare questo lavoro su questo tema.
I primi accenni ad un carattere nonviolento nella nostra civiltà si possono far
risalire all'Antigone di Sofocie.
Riporto il colloquio tra Antigone e Creonte che reputo particolarmente
indicativo (vv.441 - 523)
"La sventurata Antigone, colpita ancora una volta nel più profondo dei suoi
sentimenti familiari, non può darsi pace.
Eteocle e Polinice sono suoi fratelli; parimenti amati e degli della pietà che
si deve ai morti.
Anche Polinice perciò ha diritto agli onori funebri: almeno ad essere coperto di
terra.
E Antigone lo farà: non può, non dev disubbidire alla voce della coscienza,
profonda, ineludibile,divina, che trascende le leggi umane. E va, sola, sul far
dell'alba, a spargere terra e lacrime sul corpo del fratello.
Ma una guardia scopre Antigone nell’atto proibito e la conduce dinanzi a Creonte
riferendogli quanto lei ha fatto.
Creonte diviene furibondo.
Antigone, ora, è serena e più sicura: la forza della verità pone sulle sue
labbra, contro Creonte, parole taglienti come spada.
Creonte è un tiranno omicida e sacrilego. Creonte è folle.
Di questa follia si accorgerà, ma troppo tardi, quando il fìglio Emone,
innamorato di Antigone, si darà la morte abbracciato alla morta Antigone, e
quando la moglie Euridice, vinta da tanta sciagura, anche lei si toglierà la
vita."
Dall'Antigone:
CREONTE: E tu fanciulla, che tieni chino lo sguardo a terra, affermi o
neghi di aver fatto ciò?
ANTIGONE: Sì, io affermo di averlo fatto. Non lo nego,
CREONTE: E ora rispondimi senza divagare, ma concisa. Sapevi tu che far
ciò era vietato da un mio decreto?
ANTIGONE: Certo; e come ignorarlo? Tutti lo sapevano.
CREONTE: E tuttavia tu, queste leggi, violare osasti?
ANTIGONE: Sì, perchè queste tue leggi a me non fu Zeus ad imporle, né
la giustizia, cara agli Inferi Dei, i quali invece posero nella coscienza
degli uomini altre leggi; né io credevo di tanta potenza le tue leggi che un
mortale, qual tu sei, potesse trasgredire i decreti degli Dei, non scritti e
irrevocabili.
Non da oggi o da ieri, ma da sempre vivono in noi queste leggi, e nessuno sa
quand'esse apparvero; né io potevo, per paura di un uomo qualunque, pagare il
fio al cospetto degli Dei: sapevo infatti che anch'io - perché no? - devo
morire, anche se tu non l'avessi decretato. E se innanzi ternpo io morrò, ti
dico che questo è guadagno per me. Chi infatti, vivendo come me, tra molte
sciagure, non trarrebbe guadagno dal morire?
Così, per me, giungere a tale sorte per nulla è dolore; ma, se di mia madre il
figlio avessi lasciato morto e insepolto, di questo sì che piangerei; del tuo
decreto io non piango, no.
E se ora ti sembra che un folle gesto io feci, un folle, quasi certo, m'accusa
di follia.
CORO: Fiera si mostra l'indole della fanciulla, da fiero padre nata: piegarsi.non
sa alle sventure.
CREONTE: (... ) D'altra parte, mi è veramente in odio chi colto in
flagrante vuol poi esaltare il male compiuto.
ANTIGONE: Vuoi ancora di più? Non ti basta uccidermi, dopo avermi
catturata?
CREONTE: Io, nulla! Te uccidendo, tutto io ho.
ANTIGONE: E, allora, a che indugi? A me nulla piace delle tue parole,
né mai potrebbero piacermi; e anche a te non piacciono le mie. Ma da che cosa
una gloria più bella io avrei potuto acquistare che dando sepoltura al
fratello mio? E tutti costoro direbbero che è gradito il mio gesto, se la
paura non frenasse loro la lingua; ma la tirannide ha molti altri privilegi, e
si permette fare e dire ciò che vuole.
CREONTE: Sei tu sola dei tebani a pensar questo.
ANTIGONE: Anche costoro lo pensano, ma per paura di te si tappano la
bocca.
CREONTE: E non ti vergogni di esser tu sola ad osarlo?
ANTIGONE: Non è affatto vergogna onorare un fratello, nato dalle stesse
viscere.
CREONTE: (... ) Giammai il nemico, neppur se morto, può essere amico.
ANTIGONE: Non per odiare, ma per amare io son nata.
Sofocle, Antigone, vv. 441 - 523
Da allora, attraverso Gesù Cristo e tanti altri, la proposta nonviolenta ha
continuato a persuadere migliaia di uomini; ma solo in epoca moderna con Tolstoj,
Gandhi, Capitini e M. L. King essa assume il carattere quasi di una scienza.
Per quanto riguarda lo scaturire della nv. riporto il testo
di Aldo Capitini che reputo fondamentale (allegato da Atti del convegno per la
nonviolenza del 1952)
"La nonviolenza risulta dall'insoddisfazione verso ciò che
nella natura, nella società, nell'umanità si costituisce o si è costituito con
la violenza; e dall'impegno a stabilire dal nostro intimo, unità amore con gli
essere umani e non umani, vicini e lontani.
La manifestazione più concreta ed anche più evidente di questa unità amore è
l'atto di non uccidere questi esseri e di non operare su di loro mediante
l'oppressione e la tortura.
Questo impegno non è che un punto di partenza (come nessuno nella poesia,
nella musica, può pretendere di esaurirle), e le imperfezioni dei nostro atto
di unità amore non possono essere compensate che dal proposito di essere
attivissimi in essa, nel tu che diciamo agli esseri nella loro singola
individualità, mai dicendo che basta.
La nonviolenza non è l'esecuzione di un ordine, ma è una persuasione che
pervade mente, cuore ed agire, ed è un centro aperto; il che significa che
ognuno prende l'iniziativa di unità senza aspettare che prima tutti si
innamorino, e la concreta in modi particolari che egli decide con sincerità, e
con dolore per ogni limite e impedimento che lo stato attuale della realtà -
società - umanità ancora mette a sviluppare pienamente questa unità con tutti.
Vi sono dunque, tanti gradi e tante espressioni della nonviolenza, ma, al
punto in cui siamo esse si concentrano in un modo fondamentale, che è di non
uccidere esseri umani.
Mentre si sta stabilendo, oggi più che mai, anche economicamente
politicamente, culturalmente, l'unità mondiale dell'umanità, l'atto di affetto
all'esistenza di ogni essere umano ci porta al punto di questa unità umana.
Verso gli altri esseri viventi ma non umani, come gli animali e le piante,
tutto ciò che è fatto nell'affetto e nel rispetto alla loro esistenza, apre
l'unità amore anche a loro e abitua a sentire, di riflesso, il valore del non
uccider esseri più complessi e più simili a noi, come sono gli uomini.
La prassi del vegetarianesimo ha perciò grande importanza.
La nonviolenza non è soltanto contro la violenza del presente, ma anche contro
quelle del passato; e perciò tende a un rinnovamento della realtà dove il
pesce grande mangia il pesce piccolo, della società dove esiste l'oppressione
e lo sfruttamento, dell'umanità nella sua chiusura egoistica e nelle sue
abitudini conformistiche e gusto della potenza.
Ma finché diamo col pensiero e con l'atto la morte, non possiamo protestare
contro la realtà che dà la morte.
E perché la società non torni sempre oppressiva sotto un nome od un altro,
deve cambiare l'uomo e il suo modo di sentire il rapporto con gli altri: la
nonviolenza è impegno alla trasformazione più profonda, dalla quale derivano
tutte le altre; e perciò non si colloca nella realtà pensando che tutto resti
com'è, ma sentendo che tutto può cambiare, e che com'è stata finora la realtà
- società - umanità non era che un tentativo secondo i modi della potenza e
della distruzione, e che vien dato un nuovo corso alla vita con i modi
dell'unità amore e della compresenza di tutti.
La nonviolenza è in una continua lotta, con le tendenze dell'animo e del corpo
e dell'istinto e la paura e la difesa, con la realtà dura, insensibile,
crudele, con la società, con l'umanità nelle sue attuali abitudini psichiche:
non può fare compromessi con questo mondo così come'è, e perciò il suo amore è
profondo, ma severo; ama svegliando alla liberazione e sveglia alla
liberazione amando; quindi distingue nettamente tra le persone e gli essere
tutti che unisce nell'amore, tutti avviati alla liberazione, e le loro azioni,
delitti, peccati, stoltezze, assumendo il compito di aiutare questí esseri ad
accorgersi del male, e, se proprio non è possibile altro, contribuendo a
liberarli dando, più che è possibile, il bene."
Da "Atti del convegno internazionale nel quarto anniversario della morte di
Gandhi", Perugia. 30 gennaio 1952
In "Scritti sulla nonviolenza", Perugia, Protagon.1992,pp.353,354
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La nv. è pertanto il risultato di una tensione al
cambiamento, all'insoddisfazione verso una società e un modo d’essere
attuale che riteniamo ingiusto: questo cambiamento si fonda sulla
disponibilità, apertura e amore verso tutti.
Dalle parole stesse che ho appena scritto, credo che risulti che questa
tensione ha anche un carattere religioso.
"La radice della nv. sta nell'essere nonviolento interamente, prima
dell'atto rivolto agli altri" (Azione nonviolenta, Ottobre 1998).
Ed inoltre Gandhi aveva detto che chi non accetta una commistione tra
religione e politica vuol dire che non ha capito bene che cos'è la
religione.
A questo punto debbo sottolineare che questa tensione al cambiamento
contenuta nella nv. è la base per una politica nuova, aperta, basata sulla
non menzogna e sul non uccidere. |
Ed infatti Norberto Bobbio sostiene che "il carattere
peculiare dell'opera capitiniana risiede nell'unione, meglio nella fusione, di
religione e politica" (N.Bobbio introduzione ad A.Capitini, Il Potere di tutti,
Firenze, La Nuova Italia, 1969).
Ma d'altra parte "la dimensione religiosa è ciò che accomuna la prassi
rivoluzionaria di tutti i grandi profeti della nv. (Tolstoj, Gandhi, Capitini,
M. L. King) e volerla elidere porterebbe ad un snaturamento e a una riduzione
della nv. ad antimilitarismo o a tecnica strumentale della politica per
conseguire alcuni risultati". (Rocco Altieri, Per una biografia intellettuale di
A.Capitini, Biblioteca F. Serrantini Pisa, 1998).
Da questo pensiero fondamentale di A.Capitini si aprì un ventaglio di
interpretazioni e direzioni su cui lavorare: a titolo d'esempio possiamo
ricordare che dall'apertura verso tutto e tutti di A. Capitini - e pertanto
anche verso gli animali, la natura e coloro che nasceranno - , è nata l'Ecologia
italiana i cui primi esponenti erano dei militanti nonviolenti (Mattioli,
Nebbia).
Dalla Resistenza al Fascismo di A. Capitini (vedi allegato: La mia opposizione
al fascismo di A.Capitini) scaturì l'indicazione per una via politica che si
concretizzò nella proposta del Liberalsocialismo (corrisponde alla nv. in
politica).
Tale proposta non fu però accolta dagli amici di A.Capitini che fondarono invece
il partito d'azione.
Ricordo la particolare attenzione di A.Capitini alla Pedagogia (era infatti
docente all'Università di Cagliari per tale materia): egli ha dato un impulso
fondamentale ad una pedagogia che, ripartendo da Maria Montessori, giunge sino a
noi con il titolo di Pedagogia della Pace.
Riporto un piccolo brano del pensiero di Ernesto Balducci
che può essere significativo per una migliore comprensione.
"Il mondo greco ha come suo eroe Achille, l'Iliade è un libro di guerre.
La cristianità medioevale ha realizzato una specie di sintesi, di fusione
indebita tra il mito della cultura della violenza e il messaggio di mitezza
evangelica.
Noi siamo però, oggi, in una situazione storicamente inedita che già Darwin
che obbediva non a impulsi utopici, ma a induzioni scientifiche aveva
previsto.
Nel 1871 nel suo libro sull'origine dell'uomo scriveva che qualora la specie
umana arrivasse a constatare che il pianeta terra è la sua abitazione comune,
le ultime barriere cadrebbero e l'umanità sarebbe capace di esprimere al
proprio interno una simpatia senza discriminazioni, così come avviene all'interno
di una tribù o di una nazione oggi.
Ebbene, questa ipotesi è diventata realtà.
Noi viviamo in una situazione antropologicarnente inedita. Quindi non ha senso
dire "nel passato le guerre ci sono sempre state" per giustificare le guerre.
La nostra non è un'utopia che parte da una proiezione della coscienza.
Noi partiamo dalla constatazione - questo è il fatto nuovo storicamente - che
istanza biologica e istanza morale si sono incontrate."
ERNESTO BALDUCCI
AAVV., Per una pedagogia della pace, Fiesole, ECP, 1993
Tutte queste voci e questi tentativi tendono pertanto ad un cambiamento: il
cambiamento consiste nell'eliminazione della violenza dai rapporti urnani.
Si tratta quindi di costruire "la personalità nonviolenta": a tale riguardo
segnalo la seconda parte dei volume La Personalità Nonviolenta di Giuliano
Pontara, Edizioni Abele, Torino 1996; ma da questo volume mi piace segnalare il
brano su democrazia e nonviolenza.
"LA PERSONALITA’ NONVIOLENTA
1. Democrazia e nonviolenza
Democrazia e nonviolenza sono intimamente connesse. La democrazia è, almeno in
parte, una modalità di conduzione e risoluzione dei conflitti fondata sul
principio nonviolento per cui le teste non si tagliano ma si contano.
E quando non vi è possibilità di contarle, quando un conflitto non è
risolvibile mediante il metodo democratico, la nonviolenza va avanti e propone
strategie e tecniche di conduzione e risoluzione dei conflitti non fondate
sulla violenza.
Per questo ho più volte detto che la nonviolenza è la continuazione della
democrazia con altri mezzi.
Che vi sia un profondo nesso tra democrazia e nonviolenza è sempre stata una
delle tesi fondamentali di Gandhi.
Più recentemente lo ha scoperto anche Karl Popper, il difensore della "società
aperta", il quale, in una nota intervista rilasciata qualche anno fa a
Giancarlo Bosetti, ha detto che "lo stato di diritto esige la non - violenza,
che ne è il nucleo fondamentale".
Preoccupato dalle tendenze verso un attundimento delle coscienze nei confronti
della violenza, tendenze che si possono vedere anche tra le popolazioni di
stati democratici e che mettono la democrazia in pericolo, Popper sottolinea
l'importanza - di "educare alla non - violenza" (Popper, 1992, pp. 37 - 38).
Educazione alla democrazia ed educazione alla nonviolenza in gran parte
coincidono.
Si tratta ora di vedere un po' più da vicino che cosa comporti educare alla
nonviolenza, trattando quindi per implicazione che cosa comporti educare alla
democrazia.
Che cosa comporta dunque educare alla nonviolenza? Quale è il fine e quali
sono i mezzi di tale educazione?
Le domande sono complesse ed una trattazione approfondita di esse - che
ovviamente esula dai limiti di questo scritto - non può prescindere dalla
notevole mole di studi sulla educazione alla pace provenienti in special modo
dal campo della Peace Research (cfr. su di ciò Brock - Urne, 1989).
In questo capitolo sviluppo brevemente la tesi per cui educare alla
nonviolenza significa favorire la formazione di individui aventi una
personalità che, in opposizione a quella che è stata chiamata la personalità
autoritaria (Adorno et al., 1950), possiamo chiamare una personalità
nonviolenta."
GIULIANO PONTARA
Nel frattempo la nv. ha definitivamente sconfitto
l'accusa di essere un'utopia in quanto è giunta a realizzazioni pratiche:
• la liberazione dell'India
• le rivendicazioni dei diritti dei neri d'Amerìca
sotto la guida di M.L.King
• la cacciata di Marcos dalle Filippine
• la preparazione dello sfondo necessario alla
caduta dei muro di Berlino
• le conseguenti indipendenza raggiunte
pacificamente dagli Stati dell'ex blocco comunista
• la lotta dell'intifada palestinese
• la fine dell'appartheid in Sud Africa |
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ed inoltre l'educazione scolastica nv. (anni '70/'80), le
lotte sul problema energetico (anni '70), le lotte contro le armi nucleari (anni
'80), la campagna di obiezione alle spese militari e le lotte per l'obiezione di
coscienza (1972 lotte per la sua approvazione e poi il lavoro per la sua
qualìfìcazione).
E ciò nonostante esiste una corrente di pensiero, seria, stimabile che afferma
tutt'ora: "Da questi esempi che si potrebbero moltiplicare sembrerebbe non
potersi trarre altra conclusione che quella della impossibilità di porre il
problema dei rapporti tra morale e politica negli stessi termini in cui si pone
nelle altre sfere della condotta umana. Non già che vi siano state teorie che
hanno sostenuto la tesi contraria, la tesi cioè che anche la polica sottostà o
meglio deve sottostare alla legge morale, ma non hanno mai potuto affermarsi con
argomenti molto convincenti e sono state considerate tanto nobili quanto
inutili" (N.Bobbio, Elogio della Mitezza, edizioni Linea d'Ombra, Milano 1994).
Quando l'utopia diventa il sogno di tanti si chiama progetto politico. La lapide
sulla tomba di A. Capitini a Perugia dettata da Walter Binni dice "Libero
religioso e rivoluzionario nonviolento pensò e attivamente promosse l'avvento di
una società senza oppressi e l'apertura di una realtà liberata e fraterna".
Oggi sento ancora di più l'esigenza di riuscire a cambiare questo sistema in cui
vivo: un sistema fatto di partiti che praticano una politica inaccettabile, una
scuola che non mi piace, una società in cui i rapporti umani interpersonali
vanno poco oltre l'interesse economico.
Ringrazio A.Capitini di aver aperto - primo in Europa - la strada della
nonviolenza.
Forse la nv. non rappresenta il traguardo della mia vita, ma potrebbe
rappresentare un sentiero su cui camminare per un certo tempo. Essendo la nv.
fatta di cose concrete esistono tante esperienze a cui accedere e a cui
partecipare (ad esempio l'educazione alla pace - I Quaderni di Ferrari, edizione
Centro Culturale F.L.Ferrari, Modena 1998); mi sarà pertanto possibile uscire
dalla teoria (che fra l'altro non possiedo totalmente) e accedere a esperienze
reali.
Giuditta Mercurio
Urbino
CARATTERISTICHE DELLA LOTTA NONVIOLENTA PER IL POTERE
Premessa: coinvolgere tantissime persone. I° non uccidere 2° si basa sul proprio
sacrificio 3° non umilia l'avversario 4° non conquista il potere ma lo
restituisce al popolo.
CAMBIAMENTI SENZA MORTI (fa eccezione il caso della Romania)
LA LIBERAZIONE DELL'INDIA
Già dalla fine del secolo XX l'impero britannico aveva portato a compimento
l'occupazione dell'India. Nel 1917 il governo inglese aveva promesso di
concedere agli indiani una certa autonomia, che non venne mai accordata; anzi in
risposta a delle agitazioni indipendentiste emanò il Rowland Act con il quale fu
istituita la legge marziale in alcune province e furono ridotte le libertà
civili agli indiani.
Sotto la guida di Gandhi si organizzarono delle rivendicazioni per la completa
indipendenza, utilizzando il metodo nonviolento.
Gandhi proponeva un metodo rivoluzionario: la disubbidienza civile nonviolenta.
La prima campagna di disubbidienza civile fu organizzata nel 1919 contro il
Rowland Act, il paese fu completamente paralizzato durante la giornata dell'hartal
(astensione da ogni attività), questa non fu però del tutto pacifica come Gandhi
avrebbe voluto.
Nel 1947 l'India conquistò la sua indipendenza, sconfiggendo la resistenza
inglese; tuttavia rimase la divisione interna tra indù e mussulmani, Gandhi fu
la prima vittima dei contrasti religiosi e regionali (nel 1948 fu ucciso in un
attentato da estremisti indù).
RIVENDICAZIONE DEI DIRITTI DELLE POPOLAZIONI NERE D'AMERICA
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la questione raziale acquistò un particolare
rilievo. 1 movimenti per l'uguaglianza civile e politica trovarono un nuovo
terreno di sviluppo.
Martin Luther King cercò di dare alla protesta nera un'impostazione moderata e
nonviolenta contando sull'efficacia delle grandi manifestazioni popolari, sulla
solidarietà dei bianchi progressisti e sulla difesa della legalità
costituzionale.
Nel 1963 oltre 250.000 negri si riunirono a Washington per una grande
manifestazione. Per la prima volta nella storia della loro lotta per
l'emancipazione la popolazione nera era riuscita a creare un movimento politico
di massa.
Tuttavia una fruttuosa coincidenza con la linea progressista e riformatrice del
presidente Kenndey fu interrotta perchè nel 1963 il presidente fu ucciso in un
attentato a Dallas. L'anno successivo lo stesso King fu assasinato a Memphis.
Il programma che Kennedy e King non avevano potuto realizzare fu parzialmente
ripreso dal successore di Kennedy, Lyndon Johnson che fece varare una legge
contro la discriminazione razziale; tuttavia la più significativa e importante è
il Vothing rights act che eliminò gli ostacoli giuridici all'esercizio del
diritto di voto da parte della popolazione nera.
LA CACCIATA DI MARCOS DALLE FILIPPINE
Il generale Marcos aveva instaurato nelle Filippine una dittatura militare. Ci
vollero tre anni di preparazione (1984 - '85 - '86), durante i quali i
nonviolenti cattolici proposero il metodo nonviolento per cacciare Marcos.
La situazione fa facilitata dal fatto che il popolo filippino è un popolo
estrematnente cattolico, concordarono quindi con la linea seguita dai
nonvioienti cattolici per mandare via Marcos "in modo civile". Decisero quindi
di boicottare le elezioni che Marcos aveva indetto per dimostrare all'America
che egli era ancora potente; allora Marcos contattò il generale Ramos per
ristabilire l'ordine con la forza, ma quest'ultimo si rifiutò appoggiando i
progetti della popolazione filippina, tuttavia Marcos inviò altri soldati a lui
rimasti fedeli, i quali erano disposti a sparare contro la folla di
manifestanti; in questa occasione Ramos non volle difendere la popolazione, i
carrarmati, ordinati da Marcos, si avvicinarono alla gente per sparare, ma in
quell'istante una schiera di suore si pose di fronte a questi che non ebbero più
la forza di far fuoco. Marcos fu costretto a fuggire.
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LA CADUTA DEL MUR0 DI BERLINO
Il 3 Ottobre 1990 i tedeschi tornarono a essere un solo popolo e la Germania
un solo Stato. La divisione della Germania in due era stata una conseguenza
della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda. La città di Berlino era
il triste simbolo di questo mondo nettamente diviso in due (il muro separava
i settori est ed ovest). Così Berlino Ovest divenne una Repubblica Federale
sotto l'influenza degli U. S.A, invece Berlino Est divenne una Repubblica
Democratica sotto l'influenza dell'URSS e del suo sistema economico. |
Solo con la fine della Guerra Fredda e la caduta del Muro di
Berlino si riparla di Germania unita. Sulla spinta pacifica del 1989, la
riunificazione della Germania diventa inevitabile. La riunificazione avviene nel
giro di un solo anno, sostenuto dall'enorme sforzo economico della Germania
occidentale e dai sacrifici dell'ex Germania orientale.
LE INDIPENDENZE RAGGIUNTE PACIFICAMENTE DAGLI STATI DELL'EX BLOCCO COMUNISTA
Così è stato per la Guerra Fredda, per il regime comunista sovietico e per il
suo impero (stalinismo), nel giro di pochi mesi è crollato (così com'è stato
abbattuto il suo simbolo: il Muro di Berlino).
"L'impero" sovietico era afflitto da una carestia cronica, però spendeva la metà
dei bilancio statale in armamenti; la democrazia socialista era diventata
sinonimo di dittatura, la direzione statale di ogni aspetto della vita dei
popoli e delle persone si era trasfonnata in paralisi economica e sociale. E
proprio i popoli, per decenni, hanno dato vita alla protesta che poi è esplosa
pacificamente e che ha determinato nel giro di pochi mesi, quella che è stata
definita la "Rivoluzione gentile" dell'Europa dell'est, fra il 1989 e il 1991.
LOTTA DELL'INTIFADA PALESTINESE
"intifada": inizio 1987. Movimento di lotta a cui prende parte tutta la
popolazione dei territori occupati. Si esprime con disubbidienza civile,
manifestazioni di protesta e uso di armi improprie come sassi e pietre.
Nel 1947 l'Onu approva la spartizione della Palestina e la nascita di due Stati:
uno ebraico e uno arabo. L'anno successivo mentre gli arabi rifiutano la
soluzione dell'Onu e si accingono alla guerra, viene proclamata la nascita dello
Stato di Israele. L'OLP (organizzazione per la liberazione della Palestina) è
diventato il simbolo del sentimento nazionale palestinese.
Nata nel '64 ha nel suo interno diverse componenti che riflettono diverse
posizioni da tenere verso Israele:
• gruppi rivoluzionari di sinistra (i quali non accettano nessun
compromesso)
• gruppi dediti ad azioni terroristiche
• Al Fatah, la componente moderata, maggioritaria, disponibile al dialogo
e contro la lotta armata (il leader di questo gruppo è Arafat).
Dopo cinquant' anni di odio si ha la svolta verso la pace nel 1993, anno in cui
israeliani e palestinesi hanno firmato una "dichiarazione di principi", e si
sono stretti la mano a testimonianza della loro storica intesa.
Essa prevede un regime transitorio di autonomia politica e amministrativa per la
striscia di Gaza e per la città di Gerico. L'esercito israeliano deve ritirarsi
da questi territori, mentre i palestinesi riorganizzano via via la loro
rinascita.
LA FINE DELL'APARTHEID IN SUDAFRICA
Apartheid significa "separazione" delle razze. Deriva dalla colonizzazione in
Sudafrica in quanto l'affermazione dei bianchi là è stata più forte che negli
altri domini coloniali. Infatti l'Apartheid nasce dall'ideologia degli Afrikaner
(minoranza bianca).
Il primo segnale concreto della volontà dei Governo di avviare un processo di
rinnovamento si ha il 22 febbraio 1990 con la legalizzazíone dell'ANC (African
National Congress - il più forte partito dei neri - ).
Il leader dell'ANC, Nelson Mandela, viene liberato dopo 27 anni di carcere. Nel
1991 vengono aboliti importanti pilastri dell'Apartheid (ad esempio vengono
abolite le leggi che stabilivano che neri, meticci e indiani devono occuparsi in
attività lavorative non intellettuali, oppure quelle che stabilivano che questi
dovevano vivere in determinate zone della città e che non potevano avere una
rappresentanza politica ... ). Con il Referendum del 1992, con il quale il 68%
dei bianchi risponde positivamente all'integrazione dei neri, "si chiude il
triste libro dell'Apartheid", dichiarò il presidente sudafricano De Klerk.
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