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Pacifismo

 

     Bob Dylan - The times they are a-changin

Tesi di Diploma di Maturita’ per Liceo Linguistico

di Giuditta Mercurio



Il tema dei pacifismo è "antico come le montagne" e amplissimo; limiterò questo mio lavoro alla figura di un nonviolento italiano - il primo e il più importante, anche per un tentativo di restituzione di quanto gli viene normalmente negato.

Il Mahatma Gandhi

Aldo Capitini

Martin Luther King Jr.


Essendomi sentita - da sempre, per quanto ricordo - dalla parte di chi la violenza la subisce, ho reputato d'avere un'istintiva vicinanza con la nv., ed ho voluto concentrare questo lavoro su questo tema.
I primi accenni ad un carattere nonviolento nella nostra civiltà si possono far risalire all'Antigone di Sofocie.
Riporto il colloquio tra Antigone e Creonte che reputo particolarmente indicativo (vv.441 - 523)
"La sventurata Antigone, colpita ancora una volta nel più profondo dei suoi sentimenti familiari, non può darsi pace.
Eteocle e Polinice sono suoi fratelli; parimenti amati e degli della pietà che si deve ai morti.
Anche Polinice perciò ha diritto agli onori funebri: almeno ad essere coperto di terra.
E Antigone lo farà: non può, non dev disubbidire alla voce della coscienza, profonda, ineludibile,divina, che trascende le leggi umane. E va, sola, sul far dell'alba, a spargere terra e lacrime sul corpo del fratello.
Ma una guardia scopre Antigone nell’atto proibito e la conduce dinanzi a Creonte riferendogli quanto lei ha fatto.
Creonte diviene furibondo.
Antigone, ora, è serena e più sicura: la forza della verità pone sulle sue labbra, contro Creonte, parole taglienti come spada.
Creonte è un tiranno omicida e sacrilego. Creonte è folle.
Di questa follia si accorgerà, ma troppo tardi, quando il fìglio Emone, innamorato di Antigone, si darà la morte abbracciato alla morta Antigone, e quando la moglie Euridice, vinta da tanta sciagura, anche lei si toglierà la vita."
 

Dall'Antigone:


CREONTE: E tu fanciulla, che tieni chino lo sguardo a terra, affermi o neghi di aver fatto ciò?
ANTIGONE: Sì, io affermo di averlo fatto. Non lo nego,
CREONTE: E ora rispondimi senza divagare, ma concisa. Sapevi tu che far ciò era vietato da un mio decreto?
ANTIGONE: Certo; e come ignorarlo? Tutti lo sapevano.
CREONTE: E tuttavia tu, queste leggi, violare osasti?
ANTIGONE: Sì, perchè queste tue leggi a me non fu Zeus ad imporle, né la giustizia, cara agli Inferi Dei, i quali invece posero nella coscienza degli uomini altre leggi; né io credevo di tanta potenza le tue leggi che un mortale, qual tu sei, potesse trasgredire i decreti degli Dei, non scritti e irrevocabili.
Non da oggi o da ieri, ma da sempre vivono in noi queste leggi, e nessuno sa quand'esse apparvero; né io potevo, per paura di un uomo qualunque, pagare il fio al cospetto degli Dei: sapevo infatti che anch'io - perché no? - devo morire, anche se tu non l'avessi decretato. E se innanzi ternpo io morrò, ti dico che questo è guadagno per me. Chi infatti, vivendo come me, tra molte sciagure, non trarrebbe guadagno dal morire?
Così, per me, giungere a tale sorte per nulla è dolore; ma, se di mia madre il figlio avessi lasciato morto e insepolto, di questo sì che piangerei; del tuo decreto io non piango, no.
E se ora ti sembra che un folle gesto io feci, un folle, quasi certo, m'accusa di follia.
CORO: Fiera si mostra l'indole della fanciulla, da fiero padre nata: piegarsi.non sa alle sventure.
CREONTE: (... ) D'altra parte, mi è veramente in odio chi colto in flagrante vuol poi esaltare il male compiuto.
ANTIGONE: Vuoi ancora di più? Non ti basta uccidermi, dopo avermi catturata?
CREONTE: Io, nulla! Te uccidendo, tutto io ho.
ANTIGONE: E, allora, a che indugi? A me nulla piace delle tue parole, né mai potrebbero piacermi; e anche a te non piacciono le mie. Ma da che cosa una gloria più bella io avrei potuto acquistare che dando sepoltura al fratello mio? E tutti costoro direbbero che è gradito il mio gesto, se la paura non frenasse loro la lingua; ma la tirannide ha molti altri privilegi, e si permette fare e dire ciò che vuole.
CREONTE: Sei tu sola dei tebani a pensar questo.
ANTIGONE: Anche costoro lo pensano, ma per paura di te si tappano la bocca.
CREONTE: E non ti vergogni di esser tu sola ad osarlo?
ANTIGONE: Non è affatto vergogna onorare un fratello, nato dalle stesse viscere.
CREONTE: (... ) Giammai il nemico, neppur se morto, può essere amico.
ANTIGONE: Non per odiare, ma per amare io son nata.

Sofocle, Antigone, vv. 441 - 523

 




Da allora, attraverso Gesù Cristo e tanti altri, la proposta nonviolenta ha continuato a persuadere migliaia di uomini; ma solo in epoca moderna con Tolstoj, Gandhi, Capitini e M. L. King essa assume il carattere quasi di una scienza.
 

 

Per quanto riguarda lo scaturire della nv. riporto il testo di Aldo Capitini che reputo fondamentale (allegato da Atti del convegno per la nonviolenza del 1952)

"La nonviolenza risulta dall'insoddisfazione verso ciò che nella natura, nella società, nell'umanità si costituisce o si è costituito con la violenza; e dall'impegno a stabilire dal nostro intimo, unità amore con gli essere umani e non umani, vicini e lontani.
La manifestazione più concreta ed anche più evidente di questa unità amore è l'atto di non uccidere questi esseri e di non operare su di loro mediante l'oppressione e la tortura.
Questo impegno non è che un punto di partenza (come nessuno nella poesia, nella musica, può pretendere di esaurirle), e le imperfezioni dei nostro atto di unità amore non possono essere compensate che dal proposito di essere attivissimi in essa, nel tu che diciamo agli esseri nella loro singola individualità, mai dicendo che basta.
La nonviolenza non è l'esecuzione di un ordine, ma è una persuasione che pervade mente, cuore ed agire, ed è un centro aperto; il che significa che ognuno prende l'iniziativa di unità senza aspettare che prima tutti si innamorino, e la concreta in modi particolari che egli decide con sincerità, e con dolore per ogni limite e impedimento che lo stato attuale della realtà - società - umanità ancora mette a sviluppare pienamente questa unità con tutti.
Vi sono dunque, tanti gradi e tante espressioni della nonviolenza, ma, al punto in cui siamo esse si concentrano in un modo fondamentale, che è di non uccidere esseri umani.
Mentre si sta stabilendo, oggi più che mai, anche economicamente politicamente, culturalmente, l'unità mondiale dell'umanità, l'atto di affetto all'esistenza di ogni essere umano ci porta al punto di questa unità umana.
Verso gli altri esseri viventi ma non umani, come gli animali e le piante, tutto ciò che è fatto nell'affetto e nel rispetto alla loro esistenza, apre l'unità amore anche a loro e abitua a sentire, di riflesso, il valore del non uccider esseri più complessi e più simili a noi, come sono gli uomini.
La prassi del vegetarianesimo ha perciò grande importanza.
La nonviolenza non è soltanto contro la violenza del presente, ma anche contro quelle del passato; e perciò tende a un rinnovamento della realtà dove il pesce grande mangia il pesce piccolo, della società dove esiste l'oppressione e lo sfruttamento, dell'umanità nella sua chiusura egoistica e nelle sue abitudini conformistiche e gusto della potenza.
Ma finché diamo col pensiero e con l'atto la morte, non possiamo protestare contro la realtà che dà la morte.
E perché la società non torni sempre oppressiva sotto un nome od un altro, deve cambiare l'uomo e il suo modo di sentire il rapporto con gli altri: la nonviolenza è impegno alla trasformazione più profonda, dalla quale derivano tutte le altre; e perciò non si colloca nella realtà pensando che tutto resti com'è, ma sentendo che tutto può cambiare, e che com'è stata finora la realtà - società - umanità non era che un tentativo secondo i modi della potenza e della distruzione, e che vien dato un nuovo corso alla vita con i modi dell'unità amore e della compresenza di tutti.
La nonviolenza è in una continua lotta, con le tendenze dell'animo e del corpo e dell'istinto e la paura e la difesa, con la realtà dura, insensibile, crudele, con la società, con l'umanità nelle sue attuali abitudini psichiche: non può fare compromessi con questo mondo così come'è, e perciò il suo amore è profondo, ma severo; ama svegliando alla liberazione e sveglia alla liberazione amando; quindi distingue nettamente tra le persone e gli essere tutti che unisce nell'amore, tutti avviati alla liberazione, e le loro azioni, delitti, peccati, stoltezze, assumendo il compito di aiutare questí esseri ad accorgersi del male, e, se proprio non è possibile altro, contribuendo a liberarli dando, più che è possibile, il bene."

Da "Atti del convegno internazionale nel quarto anniversario della morte di Gandhi", Perugia. 30 gennaio 1952
In "Scritti sulla nonviolenza", Perugia, Protagon.1992,pp.353,354

 


 

Marcia della pace

La nv. è pertanto il risultato di una tensione al cambiamento, all'insoddisfazione verso una società e un modo d’essere attuale che riteniamo ingiusto: questo cambiamento si fonda sulla disponibilità, apertura e amore verso tutti.
Dalle parole stesse che ho appena scritto, credo che risulti che questa tensione ha anche un carattere religioso.
"La radice della nv. sta nell'essere nonviolento interamente, prima dell'atto rivolto agli altri" (Azione nonviolenta, Ottobre 1998).
Ed inoltre Gandhi aveva detto che chi non accetta una commistione tra religione e politica vuol dire che non ha capito bene che cos'è la religione.
A questo punto debbo sottolineare che questa tensione al cambiamento contenuta nella nv. è la base per una politica nuova, aperta, basata sulla non menzogna e sul non uccidere.

Ed infatti Norberto Bobbio sostiene che "il carattere peculiare dell'opera capitiniana risiede nell'unione, meglio nella fusione, di religione e politica" (N.Bobbio introduzione ad A.Capitini, Il Potere di tutti, Firenze, La Nuova Italia, 1969).
Ma d'altra parte "la dimensione religiosa è ciò che accomuna la prassi rivoluzionaria di tutti i grandi profeti della nv. (Tolstoj, Gandhi, Capitini, M. L. King) e volerla elidere porterebbe ad un snaturamento e a una riduzione della nv. ad antimilitarismo o a tecnica strumentale della politica per conseguire alcuni risultati". (Rocco Altieri, Per una biografia intellettuale di A.Capitini, Biblioteca F. Serrantini Pisa, 1998).
Da questo pensiero fondamentale di A.Capitini si aprì un ventaglio di interpretazioni e direzioni su cui lavorare: a titolo d'esempio possiamo ricordare che dall'apertura verso tutto e tutti di A. Capitini - e pertanto anche verso gli animali, la natura e coloro che nasceranno - , è nata l'Ecologia italiana i cui primi esponenti erano dei militanti nonviolenti (Mattioli, Nebbia).
Dalla Resistenza al Fascismo di A. Capitini (vedi allegato: La mia opposizione al fascismo di A.Capitini) scaturì l'indicazione per una via politica che si concretizzò nella proposta del Liberalsocialismo (corrisponde alla nv. in politica).
Tale proposta non fu però accolta dagli amici di A.Capitini che fondarono invece il partito d'azione.
Ricordo la particolare attenzione di A.Capitini alla Pedagogia (era infatti docente all'Università di Cagliari per tale materia): egli ha dato un impulso fondamentale ad una pedagogia che, ripartendo da Maria Montessori, giunge sino a noi con il titolo di Pedagogia della Pace.
 

Riporto un piccolo brano del pensiero di Ernesto Balducci che può essere significativo per una migliore comprensione.


"Il mondo greco ha come suo eroe Achille, l'Iliade è un libro di guerre.
La cristianità medioevale ha realizzato una specie di sintesi, di fusione indebita tra il mito della cultura della violenza e il messaggio di mitezza evangelica.
Noi siamo però, oggi, in una situazione storicamente inedita che già Darwin che obbediva non a impulsi utopici, ma a induzioni scientifiche aveva previsto.
Nel 1871 nel suo libro sull'origine dell'uomo scriveva che qualora la specie umana arrivasse a constatare che il pianeta terra è la sua abitazione comune, le ultime barriere cadrebbero e l'umanità sarebbe capace di esprimere al proprio interno una simpatia senza discriminazioni, così come avviene all'interno di una tribù o di una nazione oggi.
Ebbene, questa ipotesi è diventata realtà.
Noi viviamo in una situazione antropologicarnente inedita. Quindi non ha senso dire "nel passato le guerre ci sono sempre state" per giustificare le guerre.
La nostra non è un'utopia che parte da una proiezione della coscienza.
Noi partiamo dalla constatazione - questo è il fatto nuovo storicamente - che istanza biologica e istanza morale si sono incontrate."

ERNESTO BALDUCCI
AAVV., Per una pedagogia della pace, Fiesole, ECP, 1993

 



Tutte queste voci e questi tentativi tendono pertanto ad un cambiamento: il cambiamento consiste nell'eliminazione della violenza dai rapporti urnani.
Si tratta quindi di costruire "la personalità nonviolenta": a tale riguardo segnalo la seconda parte dei volume La Personalità Nonviolenta di Giuliano Pontara, Edizioni Abele, Torino 1996; ma da questo volume mi piace segnalare il brano su democrazia e nonviolenza.

 


"LA PERSONALITA’ NONVIOLENTA


1. Democrazia e nonviolenza
Democrazia e nonviolenza sono intimamente connesse. La democrazia è, almeno in parte, una modalità di conduzione e risoluzione dei conflitti fondata sul principio nonviolento per cui le teste non si tagliano ma si contano.
E quando non vi è possibilità di contarle, quando un conflitto non è risolvibile mediante il metodo democratico, la nonviolenza va avanti e propone strategie e tecniche di conduzione e risoluzione dei conflitti non fondate sulla violenza.
Per questo ho più volte detto che la nonviolenza è la continuazione della democrazia con altri mezzi.
Che vi sia un profondo nesso tra democrazia e nonviolenza è sempre stata una delle tesi fondamentali di Gandhi.
Più recentemente lo ha scoperto anche Karl Popper, il difensore della "società aperta", il quale, in una nota intervista rilasciata qualche anno fa a Giancarlo Bosetti, ha detto che "lo stato di diritto esige la non - violenza, che ne è il nucleo fondamentale".
Preoccupato dalle tendenze verso un attundimento delle coscienze nei confronti della violenza, tendenze che si possono vedere anche tra le popolazioni di stati democratici e che mettono la democrazia in pericolo, Popper sottolinea l'importanza - di "educare alla non - violenza" (Popper, 1992, pp. 37 - 38).
Educazione alla democrazia ed educazione alla nonviolenza in gran parte coincidono.
Si tratta ora di vedere un po' più da vicino che cosa comporti educare alla nonviolenza, trattando quindi per implicazione che cosa comporti educare alla democrazia.
Che cosa comporta dunque educare alla nonviolenza? Quale è il fine e quali sono i mezzi di tale educazione?
Le domande sono complesse ed una trattazione approfondita di esse - che ovviamente esula dai limiti di questo scritto - non può prescindere dalla notevole mole di studi sulla educazione alla pace provenienti in special modo dal campo della Peace Research (cfr. su di ciò Brock - Urne, 1989).
In questo capitolo sviluppo brevemente la tesi per cui educare alla nonviolenza significa favorire la formazione di individui aventi una personalità che, in opposizione a quella che è stata chiamata la personalità autoritaria (Adorno et al., 1950), possiamo chiamare una personalità nonviolenta."

GIULIANO PONTARA

 

 

Nel frattempo la nv. ha definitivamente sconfitto l'accusa di essere un'utopia in quanto è giunta a realizzazioni pratiche:

 
•     la liberazione dell'India
•     le rivendicazioni dei diritti dei neri d'Amerìca sotto la guida di M.L.King
•     la cacciata di Marcos dalle Filippine
•     la preparazione dello sfondo necessario alla caduta dei muro di Berlino
•     le conseguenti indipendenza raggiunte pacificamente dagli Stati dell'ex blocco comunista
•     la lotta dell'intifada palestinese
•     la fine dell'appartheid in Sud Africa

ed inoltre l'educazione scolastica nv. (anni '70/'80), le lotte sul problema energetico (anni '70), le lotte contro le armi nucleari (anni '80), la campagna di obiezione alle spese militari e le lotte per l'obiezione di coscienza (1972 lotte per la sua approvazione e poi il lavoro per la sua qualìfìcazione).
E ciò nonostante esiste una corrente di pensiero, seria, stimabile che afferma tutt'ora: "Da questi esempi che si potrebbero moltiplicare sembrerebbe non potersi trarre altra conclusione che quella della impossibilità di porre il problema dei rapporti tra morale e politica negli stessi termini in cui si pone nelle altre sfere della condotta umana. Non già che vi siano state teorie che hanno sostenuto la tesi contraria, la tesi cioè che anche la polica sottostà o meglio deve sottostare alla legge morale, ma non hanno mai potuto affermarsi con argomenti molto convincenti e sono state considerate tanto nobili quanto inutili" (N.Bobbio, Elogio della Mitezza, edizioni Linea d'Ombra, Milano 1994).
Quando l'utopia diventa il sogno di tanti si chiama progetto politico. La lapide sulla tomba di A. Capitini a Perugia dettata da Walter Binni dice "Libero religioso e rivoluzionario nonviolento pensò e attivamente promosse l'avvento di una società senza oppressi e l'apertura di una realtà liberata e fraterna".
Oggi sento ancora di più l'esigenza di riuscire a cambiare questo sistema in cui vivo: un sistema fatto di partiti che praticano una politica inaccettabile, una scuola che non mi piace, una società in cui i rapporti umani interpersonali vanno poco oltre l'interesse economico.
Ringrazio A.Capitini di aver aperto - primo in Europa - la strada della nonviolenza.
Forse la nv. non rappresenta il traguardo della mia vita, ma potrebbe rappresentare un sentiero su cui camminare per un certo tempo. Essendo la nv. fatta di cose concrete esistono tante esperienze a cui accedere e a cui partecipare (ad esempio l'educazione alla pace - I Quaderni di Ferrari, edizione Centro Culturale F.L.Ferrari, Modena 1998); mi sarà pertanto possibile uscire dalla teoria (che fra l'altro non possiedo totalmente) e accedere a esperienze reali.

 

Giuditta Mercurio
Urbino
 

CARATTERISTICHE DELLA LOTTA NONVIOLENTA PER IL POTERE
Premessa: coinvolgere tantissime persone. I° non uccidere 2° si basa sul proprio sacrificio 3° non umilia l'avversario 4° non conquista il potere ma lo restituisce al popolo.

CAMBIAMENTI SENZA MORTI (fa eccezione il caso della Romania)

LA LIBERAZIONE DELL'INDIA
Già dalla fine del secolo XX l'impero britannico aveva portato a compimento l'occupazione dell'India. Nel 1917 il governo inglese aveva promesso di concedere agli indiani una certa autonomia, che non venne mai accordata; anzi in risposta a delle agitazioni indipendentiste emanò il Rowland Act con il quale fu istituita la legge marziale in alcune province e furono ridotte le libertà civili agli indiani.
Sotto la guida di Gandhi si organizzarono delle rivendicazioni per la completa indipendenza, utilizzando il metodo nonviolento.
Gandhi proponeva un metodo rivoluzionario: la disubbidienza civile nonviolenta. La prima campagna di disubbidienza civile fu organizzata nel 1919 contro il Rowland Act, il paese fu completamente paralizzato durante la giornata dell'hartal (astensione da ogni attività), questa non fu però del tutto pacifica come Gandhi avrebbe voluto.
Nel 1947 l'India conquistò la sua indipendenza, sconfiggendo la resistenza inglese; tuttavia rimase la divisione interna tra indù e mussulmani, Gandhi fu la prima vittima dei contrasti religiosi e regionali (nel 1948 fu ucciso in un attentato da estremisti indù).

RIVENDICAZIONE DEI DIRITTI DELLE POPOLAZIONI NERE D'AMERICA
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la questione raziale acquistò un particolare rilievo. 1 movimenti per l'uguaglianza civile e politica trovarono un nuovo terreno di sviluppo.
Martin Luther King cercò di dare alla protesta nera un'impostazione moderata e nonviolenta contando sull'efficacia delle grandi manifestazioni popolari, sulla solidarietà dei bianchi progressisti e sulla difesa della legalità costituzionale.
Nel 1963 oltre 250.000 negri si riunirono a Washington per una grande manifestazione. Per la prima volta nella storia della loro lotta per l'emancipazione la popolazione nera era riuscita a creare un movimento politico di massa.
Tuttavia una fruttuosa coincidenza con la linea progressista e riformatrice del presidente Kenndey fu interrotta perchè nel 1963 il presidente fu ucciso in un attentato a Dallas. L'anno successivo lo stesso King fu assasinato a Memphis.
Il programma che Kennedy e King non avevano potuto realizzare fu parzialmente ripreso dal successore di Kennedy, Lyndon Johnson che fece varare una legge contro la discriminazione razziale; tuttavia la più significativa e importante è il Vothing rights act che eliminò gli ostacoli giuridici all'esercizio del diritto di voto da parte della popolazione nera.

LA CACCIATA DI MARCOS DALLE FILIPPINE
Il generale Marcos aveva instaurato nelle Filippine una dittatura militare. Ci vollero tre anni di preparazione (1984 - '85 - '86), durante i quali i nonviolenti cattolici proposero il metodo nonviolento per cacciare Marcos.
La situazione fa facilitata dal fatto che il popolo filippino è un popolo estrematnente cattolico, concordarono quindi con la linea seguita dai nonvioienti cattolici per mandare via Marcos "in modo civile". Decisero quindi di boicottare le elezioni che Marcos aveva indetto per dimostrare all'America che egli era ancora potente; allora Marcos contattò il generale Ramos per ristabilire l'ordine con la forza, ma quest'ultimo si rifiutò appoggiando i progetti della popolazione filippina, tuttavia Marcos inviò altri soldati a lui rimasti fedeli, i quali erano disposti a sparare contro la folla di manifestanti; in questa occasione Ramos non volle difendere la popolazione, i carrarmati, ordinati da Marcos, si avvicinarono alla gente per sparare, ma in quell'istante una schiera di suore si pose di fronte a questi che non ebbero più la forza di far fuoco. Marcos fu costretto a fuggire.

Vicinanze della casa natale di Capitini - Il municipio di Perugia

LA CADUTA DEL MUR0 DI BERLINO
Il 3 Ottobre 1990 i tedeschi tornarono a essere un solo popolo e la Germania un solo Stato. La divisione della Germania in due era stata una conseguenza della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda. La città di Berlino era il triste simbolo di questo mondo nettamente diviso in due (il muro separava i settori est ed ovest). Così Berlino Ovest divenne una Repubblica Federale sotto l'influenza degli U. S.A, invece Berlino Est divenne una Repubblica Democratica sotto l'influenza dell'URSS e del suo sistema economico. 

Solo con la fine della Guerra Fredda e la caduta del Muro di Berlino si riparla di Germania unita. Sulla spinta pacifica del 1989, la riunificazione della Germania diventa inevitabile. La riunificazione avviene nel giro di un solo anno, sostenuto dall'enorme sforzo economico della Germania occidentale e dai sacrifici dell'ex Germania orientale.

LE INDIPENDENZE RAGGIUNTE PACIFICAMENTE DAGLI STATI DELL'EX BLOCCO COMUNISTA
Così è stato per la Guerra Fredda, per il regime comunista sovietico e per il suo impero (stalinismo), nel giro di pochi mesi è crollato (così com'è stato abbattuto il suo simbolo: il Muro di Berlino).
"L'impero" sovietico era afflitto da una carestia cronica, però spendeva la metà dei bilancio statale in armamenti; la democrazia socialista era diventata sinonimo di dittatura, la direzione statale di ogni aspetto della vita dei popoli e delle persone si era trasfonnata in paralisi economica e sociale. E proprio i popoli, per decenni, hanno dato vita alla protesta che poi è esplosa pacificamente e che ha determinato nel giro di pochi mesi, quella che è stata definita la "Rivoluzione gentile" dell'Europa dell'est, fra il 1989 e il 1991.

LOTTA DELL'INTIFADA PALESTINESE
"intifada": inizio 1987. Movimento di lotta a cui prende parte tutta la popolazione dei territori occupati. Si esprime con disubbidienza civile, manifestazioni di protesta e uso di armi improprie come sassi e pietre.
Nel 1947 l'Onu approva la spartizione della Palestina e la nascita di due Stati: uno ebraico e uno arabo. L'anno successivo mentre gli arabi rifiutano la soluzione dell'Onu e si accingono alla guerra, viene proclamata la nascita dello Stato di Israele. L'OLP (organizzazione per la liberazione della Palestina) è diventato il simbolo del sentimento nazionale palestinese.
Nata nel '64 ha nel suo interno diverse componenti che riflettono diverse posizioni da tenere verso Israele:
•   gruppi rivoluzionari di sinistra (i quali non accettano nessun compromesso)
•   gruppi dediti ad azioni terroristiche
•  Al Fatah, la componente moderata, maggioritaria, disponibile al dialogo e contro la lotta armata (il leader di questo gruppo è Arafat).
Dopo cinquant' anni di odio si ha la svolta verso la pace nel 1993, anno in cui israeliani e palestinesi hanno firmato una "dichiarazione di principi", e si sono stretti la mano a testimonianza della loro storica intesa.
Essa prevede un regime transitorio di autonomia politica e amministrativa per la striscia di Gaza e per la città di Gerico. L'esercito israeliano deve ritirarsi da questi territori, mentre i palestinesi riorganizzano via via la loro rinascita.

LA FINE DELL'APARTHEID IN SUDAFRICA
Apartheid significa "separazione" delle razze. Deriva dalla colonizzazione in Sudafrica in quanto l'affermazione dei bianchi là è stata più forte che negli altri domini coloniali. Infatti l'Apartheid nasce dall'ideologia degli Afrikaner (minoranza bianca).
Il primo segnale concreto della volontà dei Governo di avviare un processo di rinnovamento si ha il 22 febbraio 1990 con la legalizzazíone dell'ANC (African National Congress - il più forte partito dei neri - ).
Il leader dell'ANC, Nelson Mandela, viene liberato dopo 27 anni di carcere. Nel 1991 vengono aboliti importanti pilastri dell'Apartheid (ad esempio vengono abolite le leggi che stabilivano che neri, meticci e indiani devono occuparsi in attività lavorative non intellettuali, oppure quelle che stabilivano che questi dovevano vivere in determinate zone della città e che non potevano avere una rappresentanza politica ... ). Con il Referendum del 1992, con il quale il 68% dei bianchi risponde positivamente all'integrazione dei neri, "si chiude il triste libro dell'Apartheid", dichiarò il presidente sudafricano De Klerk.
 

Mandela - La lunga marcia per la libertà

 

 

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