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Il contribuente "fantastico"
"Mi accade spesso di immaginare la scuola (e col verbo "immaginare" eccomi libero di dimenticare per un momento eccezioni e obiezioni) come un universo che abbia un’esistenza puramente burocratica, con una scala di valori (il tema, il compito in classe, il voto, la pagella, il registro, lo scrutinio, la disciplina ecc.) fissata dall’alto, senza tenere in minimo conto la realtà del bambino obbligato a muoversi in quell’universo: con un suo calendario di priorità, di scadenze, di adempimenti (prendo volentieri in prestito questi termini del linguaggio di Moro, che mi sembra il più adatto a rappresentare la vanificazione, la sparizione del concreto, la disintegrazione del reale. ..."
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