Per il ministro delle poste Oscar Mammì, esistono le leggi "pensabili",
quelli desiderabili e le leggi "possibili", quelli rapidamente
approvabili. Nel caso in questione, la legge sull'emittenza televisiva è
la legge possibile ma anche quella desiderabile: dal solo Berlusconi. È
una legge rispettosa del patrimonio Fininvest, e quindi dell'interesse
particolare al posto dell'interesse generale che sarebbe stato il
pluralismo. Ma nell'Italia del CAF, ormai da molto tempo gli interessi
del Cavaliere coincidono con gli interessi del CAF stesso che, in una
sorta di delirio di prepotenza, si identifica nell'interesse del popolo
sovrano. In nome del popolo sovrano? Nel frattempo il debito pubblico
raddoppia anno dopo anno!
Per fare una buona legge desiderabile, sarebbe stato necessario aprire
un dibattito tra gli assopiti e un po' narcotizzati cittadini. Si
sarebbe dovuto spiegare loro che un paio di televisioni della Fininvest
avrebbero dovuto cambiare assetto proprietario, in nome del pluralismo
del mercato dell'informazione, magari, come è successo in Francia,
dolcemente, senza "spegnere" i segnali. Si sarebbe dovuto spiegare
elementari regole delle società capitaliste, convincerli che discutere
di una legge antitrust porta ad un livello di civiltà più elevato dell'
ubriacatura quotidiana con saghe familiari come "Dallas" o "Dinasty".
Magari per una volta i nostri politici avessero corso il rischio di
essere impopolari. Avrebbero dovuto tamponare il crollo della diga
visibile nella faccia del Cavaliere e dei suoi eroi televisivi con
semplici locuzioni di buonsenso. Avrebbero dovuto parlare alla gente e
spiegare che una concentrazione mediatica così alta non è tollerabile se
non si vive in Tailandia o in Bulgaria. Avrebbero dovuto spiegare, con
la forza della ragione, che, se per caso, un uomo che possiede il 50%
dell'informazione e si arricchisce col 50% della pubblicità, se per
caso, decidesse di scendere in politica, falserebbe una normale
competizione elettorale. Se per caso…
Ma
si è preferito fare una legge, definita dai banchi della sinistra,
"legge Arcimboldo". (nei dipinti di Arcimboldo si cogli sempre
l'immagine di un mostro). Una legge mostro.
"In questa legge, articolo per articolo, dettaglio per dettaglio,
troviamo trasposti elementi naturali: gli interessi della Fininvest" (
Atti parlamentari. Senato della Repubblica. X legislatura, seduta del 22
marzo 1990).
Il racconto che segue sarà utile per capire un po’ meglio perché
Berlusconi, dopo tangentopoli, abbia sentito la necessità di "scendere
in campo" in prima persona. Chi di noi non trova gli estremi per essere
convinto che lo abbia fatto per difendere i suoi interessi dopo che
tangentopoli ha spazzato via l'intero CAF, non ha spirito critico ed è
ormai avviluppato da quello che è il fanatismo cieco e un po’ acefalo
che si evidenzia da un po’ di tempo.
Senato della Repubblica: discussione della legge Mammì
Durante le animate discussioni al Senato, pesa la rullante campagna
antispot di Veltroni:
"
non si spezza una storia, non si interrompe un'emozione", appoggiata da
gran parte degli intellettuali di destra e di sinistra.
L'emendamento di limitare l'inserimento pubblicitario solo tra un tempo
e l'altro dei film, incendia le sedute che si protraggono anche di
pomeriggio. Massimo Riva, della sinistra indipendente, così risponde ad
un Mammì che ha replicato alle interpellanze in modo elusivo e
inefficace: " Nella sua replica il signor ministro ha detto che lui
continua a non capire perché si insista in queste proposte contro le
interruzioni pubblicitarie. Credo di poterglielo spiegare molto
brevemente. Noi non abbiamo alcun problema a disubbidire agli ordini del
cavalier Berlusconi". Gli interventi dei senatori di sinistra sono
efficaci e convincenti tanto che alla dichiarazione di voto, il
capogruppo democristiano al Senato, Nicola Mancino, annuncia libertà di
voto. Gelo tra i socialisti e molti democristiani. L'emendamento passa e
Gianni Letta, terreo: " per noi, i costi di questa norma non sarà
inferiore ai 400 miliardi(?). poi biascicò: " è la fine delle tv
commerciali, è la restaurazione del monopolio."
In
sintesi: alla Fininvest non va bene il monopolio, ma neanche il
pluralismo, vogliono il duopolio!
Andreatta: " Gli amici di Sua Emittenza volevano stravincere. Non ho mai
visto una lobby sfacciata come quella che sostiene gli interessi del
signor Berlusconi in Parlamento".
Nel prosieguo
la sinistra richiama ripetutamente al rispetto della direttiva della
Corte Costituzionale a garantire il pluralismo anche scoraggiando " i
processi di concentrazione delle risorse economiche in mano di uno o di
pochi". Non può esserci pluralismo delle voci senza pluralismo delle
risorse. Sensato? Crediamo proprio di si.
Sensato e corretto e un po’ disorientante: la sinistra invita il "mondo
liberista" ad essere liberista.
Propongono perciò di ridimensionare le posizioni dominanti sbarrando la
raccolta pubblicitaria con un tetto: come avviene nel mondo liberale!
La
parola ad un deputato della sinistra indipendente: " le frequenze sono
essenziali per la comunicazione elettronica, ma le frequenze sono il
sistema venoso. Il sistema arterioso è la pubblicità. Se c'è un infarto
nel sistema arterioso, il sistema venoso non riceve vita, è la morte del
corpo. È perfettamente inutile, signor ministro, che lei mi consenta di
avere una Rolls-Royce se poi mi obbliga a tenerla in garage. Non posso
condurre né una Rolls-Royce né una Fiat 126 in un mercato dove l'80%
della benzina è intercettato e utilizzato da una persona sola".
Argomenti e esempi efficaci. Berlusconi se ne ricorderà e avrà paura, al
momento opportuno di "questa sinistra illiberale, centralista, dirigista
e statalista". Al momento opportuno scenderà in campo. Il liberista!
Ultima giornata di discussione; chiede di parlare in dissenso dal suo
gruppo, il senatore Elia, DC, generalmente garbato e limpido, ironico e
fine. Riferendosi ai socialisti: " Ma perché il vostro partito
attribuisce al fatturato pubblicitario di un'impresa tanto rilievo da
farne la "ratio legis" di questo provvedimento? Ho compulsato
l'intervento del sen. Acquaviva, ma non mi è riuscito di trovare alcun
collegamento tra le ispirazioni di cultura politica delle
socialdemocrazie europee e il favore per il polo privato."
"Certo è che le responsabilità del Partito socialista italiano in questa
vitale questione sono gravi. E gravissime sono quelle del suo leader.
Perché, mentre vogliamo entrare in Europa, ci avviciniamo a una
situazione di tipo brasiliano, in cui si verifica il massimo del potere
politico del padrone televisivo" Tra il clamore dei missini, dei
socialisti e della destra DC il senatore Elia conclude: " Noi riformisti
cattolici democratici abbiamo raccolto le bandiere del pluralismo che
altri hanno lasciato cadere nella polvere di una strada che, se percorsa
fino in fondo, non può non condurci alla crisi finale della nostra
democrazia".
Terribile premonizione?
Il
CAF è forte e giovedì 22 marzo 1990, il sì del Senato.