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Il Grande imbroglio: diciottesima puntata

 

La legge mostro: la Mammì al senato

(ci penserà Gasparri a concepirne una peggiore)

 

   
   

Per il ministro delle poste Oscar Mammì, esistono le leggi "pensabili", quelli desiderabili e le leggi "possibili", quelli rapidamente approvabili. Nel caso in questione, la legge sull'emittenza televisiva è la legge possibile ma anche quella desiderabile: dal solo Berlusconi. È una legge rispettosa del patrimonio Fininvest, e quindi dell'interesse particolare al posto dell'interesse generale che sarebbe stato il pluralismo. Ma nell'Italia del CAF, ormai da molto tempo gli interessi del Cavaliere coincidono con gli interessi del CAF stesso che, in una sorta di delirio di prepotenza, si identifica nell'interesse del popolo sovrano. In nome del popolo sovrano? Nel frattempo il debito pubblico raddoppia anno dopo anno!

Per fare una buona legge desiderabile, sarebbe stato necessario aprire un dibattito tra gli assopiti e un po' narcotizzati cittadini. Si sarebbe dovuto spiegare loro che un paio di televisioni della Fininvest avrebbero dovuto cambiare assetto proprietario, in nome del pluralismo del mercato dell'informazione, magari, come è successo in Francia, dolcemente, senza "spegnere" i segnali. Si sarebbe dovuto spiegare elementari regole delle società capitaliste, convincerli che discutere di una legge antitrust porta ad un livello di civiltà più elevato dell' ubriacatura quotidiana con saghe familiari  come "Dallas" o "Dinasty". Magari per una volta i nostri politici avessero corso  il rischio di essere impopolari. Avrebbero dovuto tamponare il crollo della diga visibile nella faccia del Cavaliere e dei suoi eroi televisivi con semplici locuzioni di buonsenso. Avrebbero dovuto parlare alla gente e spiegare che una concentrazione mediatica così alta non è tollerabile se non si vive in Tailandia o in Bulgaria. Avrebbero dovuto spiegare, con la forza della ragione, che, se per caso, un uomo che possiede il 50% dell'informazione e si arricchisce col 50% della pubblicità, se per caso, decidesse di scendere in politica, falserebbe una normale competizione elettorale. Se per caso…

Ma si è preferito fare una legge, definita dai banchi della sinistra, "legge Arcimboldo". (nei dipinti di Arcimboldo si cogli sempre l'immagine di un mostro). Una legge mostro.

"In questa legge, articolo per articolo, dettaglio per dettaglio, troviamo trasposti elementi naturali: gli interessi della Fininvest" ( Atti parlamentari. Senato della Repubblica. X legislatura, seduta del 22 marzo 1990).

 Il racconto che segue sarà utile per capire un po’ meglio  perché Berlusconi, dopo tangentopoli, abbia sentito la necessità di "scendere in campo" in prima persona. Chi di noi non trova gli estremi per essere convinto che lo abbia fatto per difendere i suoi interessi dopo che tangentopoli ha spazzato via l'intero CAF, non ha spirito critico ed è ormai avviluppato da quello che è il fanatismo cieco  e un po’ acefalo che si evidenzia da un po’ di tempo.

 Senato della Repubblica: discussione della legge Mammì

Durante le animate discussioni al Senato, pesa la rullante campagna antispot di Veltroni:

" non si spezza una storia, non si interrompe un'emozione", appoggiata da gran parte degli intellettuali di destra e di sinistra.

L'emendamento di limitare l'inserimento pubblicitario solo tra un tempo e l'altro dei film, incendia le sedute che si protraggono anche di pomeriggio. Massimo Riva, della sinistra indipendente, così risponde ad un Mammì che ha replicato alle interpellanze in modo elusivo e inefficace: " Nella sua replica il signor ministro ha detto che lui continua a non capire perché si insista in queste proposte contro le interruzioni pubblicitarie. Credo di poterglielo spiegare molto brevemente. Noi non abbiamo alcun problema a disubbidire agli ordini del cavalier Berlusconi". Gli interventi dei senatori di sinistra sono efficaci e convincenti tanto che alla dichiarazione di voto, il capogruppo democristiano al Senato, Nicola Mancino, annuncia libertà di voto. Gelo tra i socialisti e molti democristiani. L'emendamento passa e Gianni Letta, terreo: " per noi, i costi di questa norma non sarà inferiore ai 400 miliardi(?). poi biascicò: " è la fine delle tv commerciali, è la restaurazione del monopolio."

In sintesi: alla Fininvest non va bene il monopolio, ma neanche il pluralismo, vogliono il duopolio!

Andreatta: " Gli amici di Sua Emittenza volevano stravincere. Non ho mai visto una lobby sfacciata come quella che sostiene gli interessi del signor Berlusconi in Parlamento".

Nel prosieguo la sinistra richiama ripetutamente al rispetto della direttiva della Corte Costituzionale a garantire il pluralismo anche scoraggiando " i processi di concentrazione delle risorse economiche in mano di uno o di pochi". Non può esserci pluralismo delle voci senza pluralismo delle risorse. Sensato? Crediamo proprio di si.

Sensato e corretto e un po’ disorientante: la sinistra invita il "mondo liberista" ad essere liberista.

Propongono perciò di ridimensionare le posizioni dominanti sbarrando la raccolta pubblicitaria con un tetto: come avviene nel mondo liberale!

La parola ad un deputato della sinistra indipendente: " le frequenze sono essenziali per la comunicazione elettronica, ma le frequenze sono il sistema venoso. Il sistema arterioso è la pubblicità. Se c'è un infarto nel sistema arterioso, il sistema venoso non riceve vita, è la morte del corpo. È perfettamente inutile, signor ministro, che lei mi consenta di avere una Rolls-Royce se poi mi obbliga a tenerla in garage. Non posso condurre né una Rolls-Royce né una Fiat 126 in un mercato dove l'80% della benzina è intercettato e utilizzato da una persona sola".

Argomenti e esempi efficaci. Berlusconi se ne ricorderà e avrà paura, al momento opportuno di "questa sinistra illiberale, centralista, dirigista e statalista". Al momento opportuno scenderà in campo. Il liberista!

Ultima giornata di discussione; chiede di parlare in dissenso dal suo gruppo, il senatore Elia, DC, generalmente garbato e limpido, ironico e fine. Riferendosi ai socialisti: " Ma perché il vostro partito attribuisce al fatturato pubblicitario di un'impresa tanto rilievo da farne la "ratio legis" di questo provvedimento? Ho compulsato  l'intervento del sen. Acquaviva, ma non mi è riuscito di trovare alcun  collegamento tra le ispirazioni di cultura politica delle socialdemocrazie europee e il favore per il polo privato."

"Certo è che le responsabilità del Partito socialista italiano in questa vitale questione sono gravi. E gravissime sono quelle del suo leader. Perché, mentre vogliamo entrare  in Europa, ci avviciniamo a una situazione di tipo brasiliano, in cui si verifica il massimo del potere politico del padrone televisivo" Tra il clamore dei missini, dei socialisti e della destra DC il senatore Elia conclude: " Noi riformisti cattolici democratici abbiamo raccolto le bandiere del pluralismo che altri hanno lasciato cadere nella polvere di una strada che, se percorsa fino in fondo, non può non condurci alla crisi finale della nostra democrazia".

Terribile premonizione?

Il CAF è forte e giovedì 22 marzo 1990, il sì del Senato. 

Con regalino finale: avrà la desiderata diretta.

Ora tocca alla Camera.