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Il Grande imbroglio: nona puntata

Comincia qui la storia dello scempio illiberale che ha consegnato il potere mediatico nelle mani di Berlusconi

 Il "Far West" dell'etere, o meglio il "Wild West": il selvaggio West.

   
   

Il 28 Luglio del 1976 la Corte Costituzionale pronuncia una rivoluzionaria sentenza che, in sintesi dice:

  1. -          Le trasmissioni della Rai, su scala nazionale, con il vincolo di garantire la completezza e la pluralità dell'informazione hanno piena legittimità costituzionale.

  2. -          La facoltà di privati di trasmettere è allargata all'etere, solo in ambito locale.

  3. -          La Corte ha costatato che esiste la disponibilità di frequenze sufficiente a consentire la libertà di iniziativa privata senza pericoli di monopoli o oligopoli privati.

  4. -          L'istallazione di impianti di diffusione televisiva devono essere autorizzati dallo Stato.

  5. -          Le Camere hanno l'obbligo di vigilare sull'istallazione non selvaggia degli impianti e decidere l'organo che concede le autorizzazioni a trasmettere, stabilire il limite della raccolta pubblicitaria, definire meglio il concetto di "ambito locale".

 In definitiva la Consulta apre ai privati "in ambito locale" e delega il parlamento di legiferare in materia. Velocemente.

Prima di una legge che regolamenti il sistema radiotelevisivo passeranno 14 anni!!

Immediatamente però si assalta l'etere, senza regole, senza sceriffo, che non lo si vuole come esisteva nel Far West, meglio il Wild West.

I partiti non si interessano minimamente dell'invasione localista. Sono interessati alla RAI riformata e tutti vogliono metterci le mani e naturalmente i più accaniti sono i socialisti, mentre i comunisti avanzano richieste di ingresso nelle direzioni. Comincia l'era della lottizzazione. Prima la radiotelevisione italiana era quasi tutta democristiana, con felici isole socialiste.

Ma torniamo alla libera competizione nel libero mercato che si è dischiuso con la sentenza della Consulta.

La gara è a quattro: Rizzoli, Rusconi, Mondadori e Fininvest. I primi tre sono editori da lungo tempo, hanno sezioni cinematografiche e budget pubblicitari:

vincerà la lotta il quarto, il non editore, Silvio Berlusconi. Perché? Cerchiamo di capirlo.

La Corte Costituzionale impone il vincolo dell'ambito locale? Ma via, le regole ci sono per il piacere di ingegnarsi ad aggirarle e la gioia di averle eluse, se te lo consentono. A Berlusconi l' hanno consentito. Realizzerà il network. Vediamo come.

Telemilano 58 è l'emittente privata che trasmette da Milano 2 ed è una delle 434 TV private nel 1978.

Coordina i programmi l'architetto della Edilnord, Giorgio Medail. Lo stesso che nel 1994 fu mandato dalla Fininvest a intervistare gli italiani e trovava solo, guarda caso,  fans del Cavaliere.

Un giornalista di Milano, Stefano Lodi, è membro della commissione ministeriale che studia le ipotesi di regolamentazione delle TV locali. Berlusconi non se lo lascia scappare e lo nomina direttore di Telemilano 58. Seguirà un altro "ministeriale", Marcello Di Tondo, segretario del ministro delle poste Vittorino Colombo

Nel gennaio 1979, Berlusconi costituisce una società che si chiama Reteitalia, otto mesi più tardi nasce un'altra società, Publitalia. Compra metà di un'altra società, l'Elettronica Industriale e nel 1980 un gruppo di emittenti del Nord trasmetteranno programmi comuni con il logo Canale 5. Prepara le trasmissioni illegali su grande scala, quella nazionale, prepara i network illegali.  Gli altri editori esitano per una forma di rispetto della legge: sono editori veri, con un retroterra di vere linee editoriali, serie, da difendere e da proteggere da eventuali errori legali che, a sentire la Corte Costituzionale, si rischiano alla grande. Berlusconi è un parvenu, uno che fa di mestiere il costruttore, uno che se sbaglia in un campo economico che non conosce non ci "perde la faccia". Si dice alla Mondadori che il fuorilegge Berlusconi è vicino all'incriminazione e alla galera. Non sarà così. Perché? Andiamo avanti.

Però prima, ad onor di cronaca dobbiamo dire che Berlusconi, nel preparare l'assalto alla televisione è stato bravissimo. Ha avuto un fiuto eccezionale, in gran parte dovuto alla necessità di  tentare "il tutto per tutto", in parte a causa della fine non gloriosa dell'intraprendere nelle costruzioni, in parte alla certezza di impunità, ma anche e soprattutto per la sue idee originali, per la capacità indiscutibile di irreggimentare, per organizzare in modo perfetto, per il modo di "sentire" l'affare e anche per lo studio particolareggiato, senza nulla trascurare, dei bisogni del mercato della pubblicità e  del modo di soddisfarli. Sempre assistito da due giovani sociologi, appena laureati a Trento, Paolo Giunchi e Gianni Lo Scalzo.

Ha preparato senza fretta e senza dare nell'occhio la grande sfida cominciando nella costruzione di quattro solide gambe.

 

La prima, con Reteitalia costruisce un grande magazzino, una cineteca di migliaia di ore. Rastrella a destra e sinistra tutto quanto c'è da rastrellare.

La seconda, con Publitalia. La dirige di persona e crea l'"homo berlusconianus" che deve vendere spazi pubblicitari.

Stretto look aziendale, il Cavaliere pretende: "Niente baffi o barba. Attenti alla forfora. Vietato fumare. Alito e abiti sempre freschi. Mai appoggiare la borsa sulla scrivania del cliente. Mai togliersi la giacca davanti a lui. Tenere sempre in macchina una camicia stirata di riserva, dentifricio, spazzolino, pettine e un flacone di colonia. Ricordare la data del compleanno del cliente della moglie e dei figli.

Circolano tanti soldi (?)

Berlusconi non lascia, come i suoi concorrenti, separati l'utente della pubblicità dal veicolo pubblicitario e dice entusiasta: "io non vendo spazi, vendo vendite".

La terza gamba, illegittima, la copertura del territorio, o, come si dice in gergo, l'illuminazione. Per questo ha comprato metà della Elettronica Industriale, piccola azienda capace di produrre apparecchi di ricezione e di trasmissione, con i suoi due bravi impiegati: Adriano Galliani e il cognato Italo Riccio.

Ad un  Galliani incredulo, Berlusconi chiede di attivarsi per la copertura dell'intero territorio nazionale, dalla Sicilia all'Alto Adige e senza che nessuno se ne sia accorto, ha preso forma l'ossatura del primo network italiano alternativo alla RAI. Network fuorilegge.

La quarta: il palinsesto. Occorre portare il telespettatore a non considerare l'interruzione pubblicitaria come un'intrusione molesta. La TV commerciale è un business e la pubblicità è la sua anima. Raggiunge il massimo con Mike Bongiorno che si illumina letteralmente e si identifica con il prodotto da vendere, rapito quando magnificando la carne Simmenthal, dice "così buona che possono mangiarla anche i neonati". "Inventerà" una collezione di personaggi noti al pubblico televisivo che tra una merendina e una linea solare, entrerà nel cuore degli spettatori e, nel 1994, prima delle elezioni, faranno una pubblicità potente, gratuita, inconcepibile nel mondo liberale, a Berlusconi finalmente "sceso in campo". Bongiorno, Iva Zanicchi, Corrado, Raimondo Vianello, Rita Dalla Chiesa ed altri....stravolgendo, primi nel mondo liberale, le regole dell'informazione politica!