partiti non si interessano minimamente dell'invasione localista. Sono
interessati alla RAI riformata e tutti vogliono metterci le mani e
naturalmente i più accaniti sono i socialisti, mentre i comunisti
avanzano richieste di ingresso nelle direzioni. Comincia l'era della
lottizzazione. Prima la radiotelevisione italiana era quasi tutta
democristiana, con felici isole socialiste.
Ma
torniamo alla libera competizione nel libero mercato che
si è dischiuso con la sentenza della Consulta.
La
gara è a quattro: Rizzoli, Rusconi, Mondadori e Fininvest. I
primi tre sono editori da lungo tempo, hanno sezioni cinematografiche e
budget pubblicitari:
vincerà la lotta il quarto, il non editore, Silvio Berlusconi. Perché?
Cerchiamo di capirlo.
La
Corte Costituzionale impone il vincolo dell'ambito locale?
Ma via, le regole ci sono per il piacere di ingegnarsi ad
aggirarle e la gioia di averle eluse, se te lo consentono. A Berlusconi
l' hanno consentito. Realizzerà il network. Vediamo come.
Telemilano 58 è l'emittente privata che trasmette da Milano 2 ed è una
delle 434 TV private nel 1978.
Coordina i programmi l'architetto della Edilnord, Giorgio Medail. Lo
stesso che nel 1994 fu mandato dalla Fininvest a intervistare gli
italiani e trovava solo, guarda caso, fans del Cavaliere.
Un
giornalista di Milano,
Stefano Lodi,
è
membro della
commissione ministeriale
che studia le ipotesi di regolamentazione delle TV locali. Berlusconi
non se lo lascia scappare e lo nomina direttore di Telemilano 58.
Seguirà un altro "ministeriale",
Marcello Di Tondo,
segretario del ministro delle poste Vittorino Colombo…
Nel gennaio 1979, Berlusconi costituisce una società che si chiama
Reteitalia, otto mesi più tardi nasce un'altra società, Publitalia.
Compra metà di un'altra società, l'Elettronica Industriale e nel 1980 un
gruppo di emittenti del Nord trasmetteranno programmi comuni con il logo
Canale 5.
Prepara le trasmissioni
illegali su grande scala, quella nazionale, prepara i network illegali.
Gli altri editori esitano per una forma di rispetto della legge: sono
editori veri, con un retroterra di vere linee editoriali, serie, da
difendere e da proteggere da eventuali errori legali che, a sentire la
Corte Costituzionale, si rischiano alla grande.
Berlusconi è un parvenu, uno che fa di mestiere il costruttore, uno che
se sbaglia in un campo economico che non conosce non ci "perde la
faccia".
Si dice alla Mondadori che il
fuorilegge Berlusconi è vicino all'incriminazione e alla galera.
Non sarà così. Perché? Andiamo avanti.
Però prima, ad onor di cronaca dobbiamo dire che Berlusconi, nel
preparare l'assalto alla televisione è stato bravissimo. Ha avuto un
fiuto eccezionale, in gran parte dovuto alla necessità di tentare "il
tutto per tutto", in parte a causa della fine non gloriosa
dell'intraprendere nelle costruzioni, in parte alla certezza di
impunità, ma anche e soprattutto per la sue idee originali, per la
capacità indiscutibile di irreggimentare, per organizzare in modo
perfetto, per il modo di "sentire" l'affare e anche per lo studio
particolareggiato, senza nulla trascurare, dei bisogni del mercato della
pubblicità e del modo di soddisfarli. Sempre assistito da due giovani
sociologi, appena laureati a Trento, Paolo Giunchi e Gianni Lo Scalzo.
Ha
preparato senza fretta e senza dare nell'occhio la grande sfida
cominciando nella costruzione di quattro solide gambe.
La
prima, con
Reteitalia
costruisce un grande magazzino, una cineteca di migliaia di ore.
Rastrella a destra e sinistra tutto quanto c'è da rastrellare.
La
seconda, con
Publitalia.
La dirige di persona e crea l'"homo berlusconianus" che deve vendere
spazi pubblicitari.
Stretto look aziendale, il Cavaliere pretende: "Niente baffi o barba.
Attenti alla forfora. Vietato fumare. Alito e abiti sempre freschi. Mai
appoggiare la borsa sulla scrivania del cliente. Mai togliersi la giacca
davanti a lui. Tenere sempre in macchina una camicia stirata di riserva,
dentifricio, spazzolino, pettine e un flacone di colonia. Ricordare la
data del compleanno del cliente della moglie e dei figli.
Circolano tanti
soldi (?)
Berlusconi non lascia, come i suoi concorrenti, separati l'utente della
pubblicità dal veicolo pubblicitario e dice entusiasta: "io non vendo
spazi, vendo vendite".
La terza gamba,
illegittima,
la
copertura del territorio,
o, come si dice in gergo, l'illuminazione. Per questo ha comprato metà
della Elettronica Industriale, piccola azienda capace di produrre
apparecchi di ricezione e di trasmissione, con i suoi due bravi
impiegati: Adriano Galliani e il cognato Italo Riccio.
Ad un Galliani
incredulo, Berlusconi chiede di attivarsi per la copertura dell'intero
territorio nazionale, dalla Sicilia all'Alto Adige e senza che nessuno
se ne sia accorto, ha preso forma l'ossatura del primo network italiano
alternativo alla RAI.
Network
fuorilegge.
La
quarta:
il palinsesto.
Occorre portare il telespettatore a non considerare l'interruzione
pubblicitaria come un'intrusione molesta. La TV commerciale è un
business e la pubblicità è la sua anima. Raggiunge il massimo con Mike
Bongiorno che si illumina letteralmente e si identifica con il prodotto
da vendere, rapito quando magnificando la carne Simmenthal, dice "così
buona che possono mangiarla anche i neonati". "Inventerà" una collezione
di personaggi noti al pubblico televisivo che tra una merendina e una
linea solare,
entrerà nel
cuore degli spettatori e, nel 1994, prima delle elezioni, faranno una
pubblicità potente, gratuita, inconcepibile nel mondo liberale, a
Berlusconi finalmente "sceso in campo". Bongiorno, Iva Zanicchi,
Corrado, Raimondo Vianello, Rita Dalla Chiesa ed altri....