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Ogni corpo immerso in un fluido è sottoposto ad una spinta verticale dal basso verso l'alto uguale al peso del fluido che esso sposta (spinta di Archimede). Qualunque movimento degli arti fuori dall'acqua comporta una diminuzione del volume d'acqua spostato e quindi un minor galleggiamento.
Se il peso specifico dell'oggetto > del peso specifico dell'acqua l'oggetto affonda.
Se il peso specifico dell'oggetto < del peso specifico dell'acqua l'oggetto galleggia.
Quindi l'oggetto affonda finchè il suo peso non eguaglia il peso dell'acqua da lui spostata. Il peso specifico dell'acqua dolce è uguale a 1, quello dell'acqua salata è uguale a 1,03. Quello dell'uomo è molto vicino a uno, quindi tutti dovrebbero galleggiare con una parte del corpo. I giovani hanno un peso specifico < rispetto agli adulti. I bambini e le donne < degli uomini.
Il galleggiamento è influenzato anche dalla densità (massa x volume) che nell'uomo è lievemente inferiore a quella dell'acqua (62,5 Kg/m3). Una densità minore comporta un galleggiamento migliore.
Una persona tende ad affondare in caso di agitazione, in quanto i muscoli non sono rilassati e la respirazione diventa irregolare (i polmoni fungono da palloni); inoltre accade quando la persona beve.
Per il galleggiamento è importante la posizione del baricentro: se è posizionato nella parte alta del corpo, le gambe tendono ad affondare (ed è il caso più frequente). Variando la posizione degli arti, si creano oscillazioni sul baricentro: portando le braccia distese sopra la testa il baricentro si sposta più in alto e le gambe affondano meno.
E' importante, inoltre, la flessibilità con la quale si può distribuire meglio il peso delle parti del corpo: essa è proporzionale alla capacità toracica e addominale, ed è inversamente proporzionale alla densità scheletrica e muscolare.
Il galleggiamento peggiora con il tempo, soprattutto se si ha un ossatura pesante o un accentuata forza muscolare delle gambe.
Il galleggiamento migliora trattenendo l'aria nei polmoni: un litro di aria aumenta la spinta di Archimede di circa un Kg.
Per quanto riguarda la resistenza all'avanzamento (800 volte maggiore rispetto all'aria), vi sono 5 fattori : di spinta (originata dalle parti del corpo preposte alla spinta), frontale, di risucchio (vortici creati dietro a chi nuota con effetto frenante), superficiale (fra la pelle e l'acqua), a causa di onde. In particolare l'effetto di risucchio è creato dalla differenza di pressione presente fra spalle (più alta) e vita (più bassa). Inoltre il nuotatore è condizionato dell'ambiente aria (oltre che quello acquatico) e quindi i movimenti saranno influenzati dagli effetti che ciascuno di questi produce sulle parti del corpo che si spostano al loro interno. L'effetto frenante aumenta, all'aumentare della velocità e se le gambe sono troppo basse rispetto al corpo; bisogna quindi mantenere una posizione orizzontale. E' possibile, inoltre, sfruttare la resistenza dell'acqua ai corpi che la attraversano, utilizzando al meglio le mani.
Nelle mani vi sono due tipi di forze: 1) Propulsiva di attrito: resistenza che incontra quando è portata indietro per avanzare. Sul palmo si crea una zona di alta pressione mentre sul dorso di bassa pressione. La maggior propulsione si raggiunge quando la mano è fissata su un punto in profondità e il corpo si muove da esso. Inoltre aumenta nel caso di movimenti più veloci, maggior grandezza della mano e maggior efficienza dei muscoli del polso, che la devono tenere fissa. 2) Forza ascensionale: più elevata nel caso di movimenti verso l'interno e in fuori (non verso il basso).
La maggior forza è prodotta nel crawl e delfino, quando il gomito e steso e flesso sotto il corpo, mentre nel dorso quando il gomito si sta flettendo in un piano verticale a livello della spalla, vicino al corpo.
Leggi del moto: 1) Ogni corpo mantiene il suo stato di riposo o di moto uniforme in una linea retta, a meno che interviene una forza esterna. Nel nuoto ci si ferma quasi subito a causa dell'alta forza di resistenza. 2) Il tasso di cambiamento del moto di un corpo è proporzionale alla forza applicata e ha luogo nella direzione in cui agisce la forza. Il cambiamento di velocità è proporzionale alla forza applicata e inversamente proporzionale alla massa dell'oggetto. 3) Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria (se la testa è troppo bassa si alzano le anche).
Legge teorica dei quadrati: la resistenza di un corpo in acqua, varia con il quadrato della sua velocità; quindi per raddoppiare la velocità bisogna usare 8 volte più di energia. Se un nuotatore spinge il braccio nell'acqua con il doppio della velocità precedente genera una resistenza quattro volte superiore: la velocità del recupero dovrebbe corrispondere, grosso modo, a quella del braccio che effettua la trazione. Normalmente è un po' più veloce ma non troppo.
Nel nuoto la forza è meno importante della potenza: quest'ultima si sviluppa a secco con i pesi e in acqua con l'allenamento.