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...

Triangolo
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TAlvolta le veniva voglia di condividere con qualcuno quel triangolo; ma poi ci ripensava... era più bello farlo rimanere un suo spazio segreto.

Grigio, azzurro, bianco, striato di bianco o di rosso, celeste pallido o nero o striato di nero o anche completamente infuocato: il tutto circoscritto dentro un triangolo formato dall'avvolgibile buttato in fuori e la soglia laterale della finestra.
Questo era il suo cielo al tempo della immobilità forzata.
Distesa sul letto le era consentito vedere anche la vetta di un pino marittimo del vicino viale con il suo verde intenso. Non solo.
Un pezzo di tetto, l'angolo, del caseggiato di fronte con le sue belle tegole disposte simmetricamente e che formavano quasi un quadro alla Vasarely, con tanto di comignolo a mo' di casetta: un classico. E allora le veniva in mente un'aria della Bohème che parlava dei tetti di Parigi o qualcosa di simile.
Più in là la faceva da padrona la modernità. Antenne TV a profusione che sembravano veleggiare nel cielo senza nessun collegamento con la terra.

Capitava che quel piccolo palcoscenico triangolare non solo cambiasse colori, ma anche si animasse. Ed ecco piccioni sul tetto, tortore sul pino e volteggiare (indicavano pioggia) enormi gabbiani. Ma anche passerotti, merli ed altre specie che non sapeva riconoscere. Avevano suoni e movimenti diversi, singolari.
Una volta perfino un uomo! Non seppe cosa ci facesse e quasi la disturbò: quel microcosmo era solo suo.
Ci fu anche un incontro preistorico! Un geco (doveva essere molto grosso se lo scorgeva da lì) scivolava con movimenti rapidi e poi brusche fermate lungo la grondaia. Le faceva venire in mente un ladro, con quei movimenti quasi circospetti.

Secondo l'umore s'incantava a guardare e basta; oppure s'impantanava in pensieri che la portavano dentro di sé dove non riusciva a trovare l'armonia del creato che c'era fuori.
Proprio verso la fine della sua immobilità il tempo cambiò. Si annunciò con un temporale di inaudita intensità: lampi, tuoni, scrosci d'acqua, vento che squassava la vetta del pino e le antenne. Nessuna vita. Poteva temere che tutto finisse.
Poi per giorni una cortina di fittissima pioggia le velò il suo triangolo, ma lei lo aveva talmente interiorizzato, che non si lasciava ingannare: c'era! con tutta la sua bellezza ed il suo fascino. Poteva chiudere gli occhi e vederlo!!!

 
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