approfondimenti

informazione materia prima dell'architettura_1

informazione materia prima dell'architettura_2

la via dei simboli

la carta di zurigo

modelli  decisionali  diagrammatici scientifici  per un'architettura in forma di modello

 
   
   
 

   

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informazione materia prima dell'architettura_1

Mentre leggevo questo testo, mi è venuto in mente un altro, letto qualche anni fa e riletto l'anno scorso, perché partiva proprio del punto. E se per capire il significato di un punto, è necessario aver applicato una convenzione, cosa significa un punto se la convenzione è l'architettura?

Per cercare di rispondere a questa domanda, prenderei proprio questo testo di Fernando Távora, un architetto di altra generazione, che ragiona sul ruolo del “organizzatore dello spazio”, per non chiamarle architetto. Comincia così:

“Quando su un foglio di carta bianca segniamo un punto, possiamo affermare, seppure per convenzione, che il punto organizza quel foglio, quella superficie, quello spazio(…).”

Primo: in sintesi, possiamo dire che, in architettura, il punto è l'elemento più semplice dell'organizzazione dello spazio, e, quindi, il suo elemento base. Se applichiamo a questo ragionamento la stessa definizione euclideana del punto senza dimensioni, è interessante pensare come l'architettura, in quanto organizzazione dello spazio, possa avere nella sua base un elemento che non può esistere fisicamente.

Ma non è ancora finito. Proprio come viene detto da Antonino Saggio, a pplicare ad un dato una convenzione innesca la "formazione" di un mondo. Távora continua:

“Tuttavia, poiché i volumi sono avvolti in superfici, le quali sono generate da linee che, a loro volta, sono generate da punti, possiamo concludere, in termini più ampi, che volumi, superfici e linee, al pari dei punti, sono accadimenti nella organizzazione dello spazio, e ad essi si attribuisce la generale definizione di forme.”

Secondo: volumi, superfici, linee e punti, essendo contenuti gli uni negli altri, sono tutti forme.

Il punto, in architettura, non ha esistenza fisica, come neanche la retta o il piano. L'architettura ha spessore, consistenza; ha volume. Partendo dell'avanti indietro: il volume contiene dei piani, o superficie, e in architettura la superficie é l'immagine esterna del costruito, è risultato della costruzione la pelle dell'edificio, i limiti che definiscono il suo volume. La retta è contenuta dal piano,ed è il risultato dell'intersezione di due piani, ossia, è limite tra un materiale ed un altro, il contatto dell'edificio con il suolo, il contatto della parete con il pavimento o il soffitto, o dei piani che disegnano i gradini. Il punto, come intersezione di due rette, è anche intersezione di tre piani, e può essere il vertice più alto della piramide contro il blu del cielo, persino il punto non fisico dove convergono le linee prospettiche e che cambia continuamente con il nostro movimento nello spazio.

“La nozione, cosi spesso dimenticata, di uno spazio che separa e lega le forme, ma esso stesso forma, è una nozione fondamentale, perché ci consente di prendere coscienza piena di come non esistano forme isolate e di come esista sempre una relazione, sia tra le forme che vediamo occupare lo spazio, sia tra le stesse forme e lo spazio che, pur non visibile, sappiamo essere esso stesso forma – negativo o matrice – delle forme visibili.”

Terzo: a partire di un punto senza esistenza fisica siamo arrivati ad un mondo che non include appena il mondo delle forme visibili, ma anche quello delle invisibili. Perché un edificio disegna anche lo spazio vuoto, disegna gli spazi pubblici e la città.