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NULLO Francesco - pagina 4


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Era con lui Giuseppe Ambiveri, pure di Bergamo, che, nonostante protestasse « di ignorare affatto e di non poter presumere per quanto vi pensasse sopra » perché si fosse « adottato nei suoi riguardi tal misura », per ragioni precauzionali ( 1 ) dovette seguire l'amico anche nelle carceri della Pretura di Brescia, dove furono condotti il 15 e dove rimasero sin o alle prime ore del 16 ( 2 ), cioè fin quando vennero trasferiti, con altri centotrentadue volontari, arrestati ad Alzano e a Sarnico, alla Cittadella di Alessandria ( 3 ). Come Garibaldi seppe di questo arresto ( 4 ), corse a Bergamo dal Prefetto Duca di Cesarò per comunicare al Ministero che « quel valoroso ufficiale aveva agito per suo ordine », ma il Governo, avendo interesse a tagliar fuori la responsabilità del Generale, lasciò ricadere tutta la colpa sul Nullo.
Garibaldi , lealmente, non cessò di protestare l'innocenza dell'amico generoso; ci fu anche una petizione di esponenti garibaldini al Ministero degli Interni ( 5 ); Vittore Tasca diede le dimissioni da Comandante della Guardia Nazionale di Bergamo; il popolo fece tumulti, perché l'Eroe di Palermo ( 6 ) venisse subito liberato.
Anzi, nella dimostrazione avvenuta a Brescia, ci furono dei morti ( 7 ), ma il colonnello Nullo dovette subire per molti giorni il più duro regime carcerario ( 8 ).
Nonostante il grave torto patito, egli seppe mantenere l'equilibrio e la serenità dell'uomo che agisce in nome di un grande ideale, come appare dalla seguente lettera, indirizzata dal carcere al Procuratore del Re di Alessandria, per soccorrere i compagni di prigionia. E' del 24 maggio 1802.
« Sig. Procuratore del Re,
Le sarei oltremodo grato se mi permettesse di rimettere trecento franchi ai miei compagni di prigionia in questa Cittadella.
Aggradisca i sensi di stima e di considerazione di
Francesco Nullo » ( 9 ) 24 maggio 1862.
Sono poche paro1e, ma rivelano tutta l'umanità di Francesco Nullo, che, anche mentre subiva un'ingiustizia, sapeva soccorrere il prossimo.
Gli altri, invece, lesinavano a lui prigioniero i minuti di colloquio con la madre ( 10 ).
Sorto, dopo gli interrogatori, un conflitto di giurisdizione, tra il Tribunale Provinciale di Bergamo e quello di Brescia, a chi spettasse « la cognizione del reato » in attesa che venisse decisa quale delle autorità giudiziarie fosse investita della competenza ( 11 ), Francesco Nullo, ch'era difeso dall'avv. Crispi , fu rilasciato ( 12 ).
Prima di ritornare a Bergamo, egli raggiunse Garibaldi , che si trovava a Belgirate in casa Cairoli .
Probabilmente, qui, fu deciso il nuovo viaggio in Sicilia.

20. - All'Aspromonte (Agosto 1862).
Nella sua « Vita di Garibaldi » il Guerzoni scrive che « l'unico e principale motivo del viaggio del Duce dei Mille in Sicilia, nell'estate del 1862, era di ravvivarvi, con la sua presenza, lo spirito unitario e combattere le fazioni autonomistiche e borboniche che tentavano di rialzare la testa » e che « l'idea di muovere dalla Sicilia alla conquista di Roma, lungi dall'essere la causa, fu l'effetto del viaggio » ( 13 ).
Infatti, l'applauso spontaneo « all'invettiva folgore » pronunciata dal Generale durante la rassegna della Guardia Nazionale di Palermo, il 15 luglio ( 14 ) e il grido: « Roma o morte », sollevatesi da una voce ignota della folla di Marsala, avevano spinto Garibaldi ad affrettare i preparativi per marciare verso la Città Eterna, con l'appoggio dei Siciliani.
I più ardenti ( 15 ) del Partito d'Azione, incoraggiati dalle titubanze e dalle simpatie del Governo ( 16 ), pensavano come Garibaldi , sicché, per dare una rapida soluzione al problema unitario, avevano accolto l'invito del loro Generale di trovarsi in Sicilia, il 1° di Agosto, al raduno nel bosco della Ficuzza ( 17 ). Francesco Nullo, che, dopo i « fatti di Sarnico » era tenuto sempre d'occhio dall'autorità governativa, giunto a Napoli il 4 agosto ( 18 ), soltanto giocando « con astuzia da cospiratore una gherminella » alla polizia ( 19 ), potè raggiungere Garibaldi ( 20 ) riconfermandogli la sua immensa devozione e la fiducia illimitata in ogni suo progetto.
Senza entrare in discussioni politiche, che ci porterebbero lontano dal nostro assunto, dobbiamo pur dire, con il Castellini, « che Aspromonte fu la dolorosa pietra di paragone, su cui Garibaldi provò la virtù dei suoi fidi ( 21 ).
Da questo vaglio non tutti gli ufficiali dello Stato Maggiore garibaldino escono con onore.
Francesco Nullo sì! Fu lui che il 29 agosto, quando Garibaldi fu ferito da due palle ( 22 ), con « affettuosa sollecitudine » lo adagiò sotto un albero, ponendogli vicino anche il figlio Menotti, pure ferito alla gamba sinistra.
Fu lui che si fece instancabile portavoce del Generale nell'ordinare su tutta la fronte di « non far fuoco ».
Fu ancora lui a parlamentare col colonnello Pallavicino per proporgli il « disarmo della Colonna » ( 23 ).
Quando fu convenuto che Garibaldi , con un piccolo seguito di ufficiali, si recasse a Scilla, il Nullo si prodigò in mille modi per « rendergli meno doloroso quel viaggio accidentato » ( 24 ).
Giunto a Scilla il triste corteo, dopo quindici ore di faticosissima marcia, alle due pomeridiane del 30 agosto, Francesco Nullo, fu dei pochissimi ch'ebbero il permesso d'imbarcarsi con Garibaldi e Menotti sul « Duca di Genova » ( 25 ), dove sottoscrisse la importante relazione della triste vicenda d'Aspromonte, dalla quale apprendiamo che per gli ufficiali imbarcati su quella nave « vi erano dei pieghi governativi, contenenti delle istruzioni che li riguardavano » ( 26 ).
Alla Spezia, Francesco Nullo, costretto a dividersi dal suo Generale per raggiungere il Forte di Fenestrelle ( 27 ), cui era destinato, ebbe a soffrire il dolore più acuto della sua vita: apprendere che anche il suo Duce, simbolo vivente di patriottismo e di libertà, sarebbe stato tenuto prigioniero nella Fortezza del Varignano ( 28 ).
Il dramma di Aspromonte era finito, ma « il Ministero si preparava un sentiero di triboli » ( 29 ), anche perché tutto ciò che « era accaduto, era accaduto per sua imprudenza » ( 30 ).
Il Paese, legato al fascino di Garibaldi , commentava sfavorevolmente la condanna dell'Eroe e dei suoi fedeli.
Si rendeva ogni giorno più urgente liberare i prigionieri, la cui sorte interessava anche l'opinione pubblica internazionale.
Il Decreto di amnistia del 5 ottobre, per le nozze di Maria Pia di Savoia con don Luigi re del Portogallo, sollevò l'animo di tutti, restituendo la libertà « agli Eroi della Libertà », ma non potè evitare la caduta del Ministero Rattazzi ( 31 ).
Appena uscito dal carcere, Francesco Nullo, con i compagni di prigionia del Forte di Fenestrelle e di Bard, deliberò di rinunziare alle proprie insegne onorifiche ( 32 ), come già aveva fatto Garibaldi .

21. - 19 Aprile-5 Maggio 1863.
Ritornato alla sua industria di telerie, Francesco Nullo si fermò ben poco a Bergamo, giacché il Partito d'Azione, di cui era uno dei mèmbri più attivi, anche dopo il triste epilogo dei fatti di Sarnico e del tentativo di Aspromonte, non cessava di fare adunanze per preparare un'azione combinata su Roma e su Venezia ( 33 ). Nel vasto piano dei progetti mazziniani entrava pure la Costituzione di una Repubblica Greca ( 34 ), per la quale si stava allestendo « in tutta fretta, sin dal gennaio del 1863, una spedizione di uomini arruolati a Firenze, che dovevano partire da Livorno guidati dagli ex colonnelli Nullo e Corte » ( 35 ).
Contemporaneamente giungevano in Italia le notizie della rivolta polacca contro la draconiana « leva in massa » applicata con il sistema del terrore dalle autorità russe di Varsavia ( 36 ).
La triste sorte della smembrata Polonia, che anelava al proprio riscatto, aveva suscitato nelle nazioni liberali un'ondata di commozione e di simpatia che si traduceva in comizi ed in sottoscrizioni in favore degli oppressi ( 37 ).
Gli insorti contavano molto sul malcontento ch'era nella stessa Russia zarista, dove il popolo attendeva con impazienza le franchigie costituzionali.
Inghilterra e Francia erano commosse dall'eroismo dei Polacchi, ma in Italia, dove c'era un gran debito di riconoscenza da scontare verso quel popolo generoso, che aveva eroicamente combattuto nelle giornate del nostro riscatto ( 38 ), la rivolta polacca non doveva essere soltanto argomento di discussioni e di applausi sentimentali.
Garibaldi , scrivendo da Caprera agli emigrati polacchi ( 39 ) il 5 febbraio del 1863, così si esprimeva:
« Miei Fratelli d'arme,
Voi mi chiedete una parola, ed io vorrei porgervi dei fatti.
Per voi che avete sparso il sangue sui campi di battaglia della redenzione italiana, o ben giusto che l'Italia si commuova, ed io spero: la lotta in cui la disperazione ha trascinato lo sventurato vostro Paese, deve suscitare l'opinione europea in favore degli oppressi vostri concittadini.
In questa terra non mancano generosi che vi porgeranno la mano.
Che Dio salvi la Polonia.
Vostro Giuseppe Garibaldi »

La sera del 13 febbraio, poi, un numeroso gruppo di Garibaldini, tra i quali è logico pensare Francesco Nullo « che faceva frequenti apparizioni a Milano », si riuniva a Milano, (probabilmente in casa del Missori ) come testimonia una relazione del Villamarina( 40 ),
« per annunziare in modo positivo che si attendevano ordini da Genova per organizzare tanti Comitati segreti, aventi per scopodi arruolare individui e farli partire alla spicciolata, onde accorrere in aiuto dei rivoltosi in Polonia ( 41 ).
« Colesti giovani — sempre a detta del Villamarina — verrebbero muniti di passaporto austriaco ed avrebbero il passo per Trieste » ( 42 ).
Mazzini , però, andava ripetendo ai suoi devoti che « per portare un aiuto efficace alla Polonia conveniva soccorrere i Polacchi non in Polonia, ma con una diversione nel Veneto » ( 43 ).
« L'insurrezione polacca ha bisogno di veder ampliato il cerchio della propria azione, ha bisogno che la sua bandiera diventi bandiera di Popoli in armi, la sua guerra, guerra di altre oppresse o smembrate Nazioni, il suo moto, moto europeo; ha bisogno. bisogno supremo dell'insurrezione Ungarese (sic). E l'insurrezione Ungarese (sic) ha bisogno di un assalto italiano all'Austria sul Veneto... » ( 44 ).
Per questa diversione si rendeva necessario l'intervento di Garibaldi , che ancora sofferenze per la ferita ricevuta all'Aspromonte non poteva muoversi dal suo eremo di Caprera.
Si sarebbe, probabilmente, associato in seguito ( 45 ), come aveva fatto sapere verbalmente al Mazzini da alcuni intimi, che facevano spola tra l'isola ed il continente.
Tra costoro era Francesco Nullo, che, con l'amico Cucchi , fu più volte a Caprera, ospite di Garibaldi .
Ma, quando il colonnello Corte, il 31 marzo, si reca dal Generale ( 46 ) con carte topografiche del Veneto e della costa Dalmata per studiare i particolari del progettato duplice attacco all'Austria, dalla regione Balcanica e dal Tirolo ( 47 ), Garibaldi , date le sue persistenti cattive condizioni di salute e l'inconciliabile contrasto tra il  suo grido di battaglia, che era sempre « Italia e Vittorio Emanuele » e quello di « Italia, una ed indipendente » con il quale la diversione voluta dal Mazzini si sarebbe mossa, pur approvando, in linea di massima, il tentativo, fa sapere che una risposta circa la sua partecipazione la potrà dare soltanto quando sarà sbarcato sul continente, aggiungendo che « non vorrebbe trovarsi ad una nuova edizione di Aspromonte » ( 48 ).
Leggendo il carteggio segreto intercorso, nel periodo gennaio-aprile 1863, tra le Prefetture di Genova, Milano, Como, Sondrio, Brescia e Bergamo ( 49 ), si può seguire l'intenso lavoro svolto dai mèmbri del Partito d'Azione per giovare contemporaneamente alla causa italiana e a quella polacca, senza distrarre dalla nostra elementi preziosi ( 50 ).
E' ancora leggendo questo carteggio che comprendiamo quale stato d'animo spinse il Nullo alla decisione del tutto personale di partire con alcuni volontari « per portare al più presto un aiuto concreto agli insorti Polacchi » ( 51 ) visto che in Italia per l'Italia non v'era, pel momento, mezzo di fare qualcosa di buono ( 52 ).
Presi impegni formali con il Comitato Rivoluzionario Polacco,
Francesco Nullo, fedele al credo garibaldino di « preferire i fatti alle  parole », durante alcuni convegni nell'ospitale casa ( 53 ) di Luigi Caroli ( 54 ), comunica tutte le istruzioni per il viaggio ai generosi che si sono impegnati da tempo <s: con parola d'onore » a seguirlo in qualunque impresa egli avesse guidato ( 55 ).
Quindi, all'alba della domenica 19 aprile, ottenuto il suo passaporto per l'Austria dopo aver minacciato un'interpellanza al Ministero ( 56 ), lascia, per primo, in compagnia di Settimo Pattelli ( 57 ),
la città natale, che non rivedrà più, diretto, per Venezia-Trieste-Vienna, a Cracovia ( 58 ), come semplice viaggiatore di commercio.
Il 21 partono: Elia Marchetti ( 59 ), Febo Arcangeli ( 60 ), Luigi Testa ( 61 ), Alessandro Venanzio ( 62 ).
Il 22: Paolo Mazzoleni ( 63 ) e Fermo Calderini ( 64 ).
Il 23: Giovanni Maggi ( 65 ), Ambrogio Giupponi ( 66 ) e Giuseppe Dilani ( 67 ).
Il 24: Giacomo Cristofoli ( 68 ), Giovanni Battista Belotti ( 69 ) e Francesco Isnenghi ( 70 ).
Il 25: Emanuele Maironi ( 71 ), Aiace Sacchi ( 72 ), un certo Cattaneo ( 73 ), e Luigi Caroli, aiutante del Nullo e finanziatore della spedizione, partito per ultimo, con gli ultimi tre arruolati ( 74 ).
Il 29 aprile i volontari bergamaschi, superati felicemente i controlli di frontiera ( 75 ), seguendo lo stesso itinerario del Nullo, dopo una sosta di pochi giorni a Vienna ( 76 ), si ritrovano tutti a Cracovia, ma qui la polizia austriaca, resa sospetta dall'affluire di tanti stranieri ( 77 ), arresta le persone sospette.
Francesco Nullo, che a Vienna aveva potuto eludere le indagini della Polizia, avendo sacrificato i lunghi baffi e avendo fatto credere di essere solo un lontano parente del famoso colonnello garibaldino, in viaggio « per affari di negozio », per sfuggire all'ordine di arresto emesso contro di lui ( 78 ) a Cracovia, cambia continuamente domicilio ( 79 ) ed affretta la partenza del Corpo di spedizione affidatogli ( 80 ), anche perché tra l'1 e il 2 maggio, con un tranello della polizia austriaca, sono stati arrestati: Calderini, Maggi, Isnenghi, Maironi, Belotti ( 81 ), Sacchi ( 82 ), Cattaneo , il conte Pietro Laderchi di Faenza e il suo concittadino Francesco Parazza , unitisi ai nostri.
Quindi, la sera del 2 maggio, Francesco Nullo, che, per la sua fama di eroico ufficiale garibaldino, ha il comando effettivo dei volontari italiani, francesi e degli emigrati polacchi finanziati da Giuseppe Miniewski ( 83 ), ordina ai suoi uomini di uscire silenziosamente dalla città, in piccoli drappelli, preceduti da guide, e di portarsi verso il confine russo.
Qui il Dilani, che si era attardato nella marcia, colto dalle guardie austriache, viene tradotto nella fortezza di Olmiitz ( 84 ).
Marciando tutta la notte, la Colonna avanza tra boschi paludosi, dove il Comitato rivoluzionario aveva provveduto a nascondere armi, munizioni, giubbe alla foggia nazionale e camicie rosse, ritrovate dai nostri in ottimo stato.
La giornata del 3 serve per organizzare la Colonna.
I volontari del gen. Miniewski, quasi tutti adolescenti « alti poco più del loro fucile », vengono divisi in quattro Compagnie di cento uomini ciascuna.
I Bergamaschi, ai quali si sono uniti altri sei Italiani ( 85 ), otto Francesi ( 86 ) e tré Polacchi ( 87 ) compongono la « Legione straniera », cui viene affidata, a titolo d'onore, la bandiera ( 88 ).
Nel pomeriggio l'avanguardia segnala il nemico, che, però, va oltre, senza accorgersi dei volontari, i quali, nella notte tra il 3 e il 4, pongono l'accampamento sopra un altipiano, in ottima posizione.
Con dodici uomini. Mazzolati, va in cerca di acqua in fondo ad una valletta. Gli fa da guida un vecchio contadino, che, spiato da alcuni Cosacchi nascosti dietro agli alberi, viene poi massacrato a colpi di sciabola, senza che i nostri possano soccorrerlo.
Due ore dopo il mezzogiorno, le sentinelle danno l'allarme che il nemico è vicino.
Francesco Nullo, sempre vigile e preparato ad ogni evento, con la calma e la sicurezza dell'esperimentato uomo d'armi, dà le opportune disposizioni tattiche, mettendo i volontari in ordine di battaglia.
Dalla Legione straniera fa occupare Fai tura: manda avanti nel bosco la Compagnia dei Cacciatori, che formano l'ala destra, e gli Zuavi, che formano quella sinistra; tiene come riserva le altre due Compagnie.
Ma sembra che i russi vogliano evitare un attacco diretto, perché s'inoltrano nelle fitte boscaglie, sino ad essere perduti di vista.
Nullo, allora, fa ripiegare sul centro la Compagnia dei Cacciatori, manda in ricognizione gli Zuavi, che giocano i brutto tiro di non farsi più vedere ( 89 ) e ordina ai volontari di mettersi in cammino per tentare il congiungimento con il resto degli insorti ( 90 ), che le informazioni assicurano non lontani. (Tale congiungimento di forze sarà il principale obiettivo del Nullo in quei giorni). Verso l'imbrunire la Colonna giunge in un largo avvallamento di terreno, con strati di minutissima sabbia.
La marcia prosegue penosa per tutta la notte.
All'alba del 5, i volontari si trovano nelle vicinanze di Krzyka-wka, a qualche lega da Olkusz ( 91 ).
Abbandonando i sentieri malagevoli percorsi, raggiungono una strada, incassata in un terrapieno, che attraversa la foresta.
Sul ciglio la colonna si ferma. Incomincia a piovigginare.
I Bergamaschi, stretti attorno al loro Comandante, ricordano che il 5 maggio è un giorno di buon augurio per i garibaldini. « Giorno in cui bisogna farsi onore » ! aggiunge il Nullo.
Si sentono alcuni colpi scambiati tra le sentinelle polacche e l'avanguardia russa.
Le scariche di moschetteria dei nemici, che avanzano sino al limitare del bosco, mettono in allarme l'accampamento.
L'attacco, data la direziono di marcia dei russi e la posizione dei nostri, avviene alle spalle.
Fanteria e dragoni russi stanno puntando verso il confine della Galizia per tagliar fuori gli « insorti » dagli altri volontari e da ogni possibile ritirata.
Il Nullo vorrebbe impedire tale manovra.
Finisce di piovere. Il fuoco, aperto da pochi istanti, ha già fatto un ferito grave tra i Bergamaschi: è Elia Marchetti ( 92 ), che, sporta troppo la testa al di sopra dell'argine, è stato colpito in pieno petto.
Nullo si precipita a sorreggere, con le sue braccia poderose, l'amico, e lo trae al riparo nella foresta, sotto un breve declivio.
Poi ordina di cessare il fuoco su tutta la linea: vuole che i russi escano da quella selva per poterli attaccare « alla baionetta » secondo la tecnica garibaldina, che assicura la vittoria a chi ha più coraggio.
Ma i russi, ancora una volta, preferiscono evitare un attacco aperto e, rimanendo nelle loro posizioni coperte, aprono il fuoco contro i nostri proprio mentre il Nullo, correndo sulla strada, incoraggia i Polacchi a mantenersi ai loro posti, senza lo spreco delle munizioni, ed esponendosi al tiro nemico da una lezione pratica al giovane generale polacco ( 93 ), che preferisce osservare il combattimento stando al riparo dietro gli alberi.
Affascinata dall'eroismo del Nullo, l'ala sinistra polacca, comandala dal col. Czapski, ne asseconda la tattica e lo proclama, a gran voce, proprio « generale ».
Il Mazzoleni, che interpreta un cenno di sciabola del Nullo come un segnale di carica, esce con altri volontari sull'argine per avanzare contro i russi, che si sono ancor più ritirati nel fitto della foresta per trascinare i nostri in un'imboscata.
E' quello che il Nullo vuoi evitare in ogni modo. Ordina, quindi, ai suoi di rigirarsi subito anche loro, mentre lui solo rimane sull'argine a sfidare l'ira dei nemici per provocarli all'assalto.
Ora la sua figura marziale, ritta sul cavallo, sembra riassumere tutta la fierezza e tutto l'ardore patriottico della sua vita di combattente per la libertà: pieno di giovanile entusiasmo come a Porta Tosa, generoso e tenace come alla difesa di Treviso, pronto alla carica come alla Scalèa dei Quattro Venti, energico come a Calafatimi, ardito come a Porta Termini, temerario come ad Isernia.
Ancora una volta sembra veramente invulnerabile. Lui stesso testimonia di credere in questo dono che gli e dato dal Cielo, nelle lettere scritte da Cracovia all'amico Enrico Tavola e alla fidanzata: « I russi fanno una guerra crudele. Io spero che la mia buona stella non vorrà lasciarmi orfano e che Dio non mancherà di proteggere i difensori dei diritti dell'uomo » ( 94 ).
Ed ancora: «Non affliggerti, Celestina, i tuoi voti mi accompagnano: io ritornerò.' » ( 95 ).
Invece, come gli Eroi del mito greco, « il suo destino, bello e crudele, già lo appella a morte ».
I russi traducono la loro ira in pallottole contro quel bersaglio fiammeggiante.
Ad un tratto, cavallo e cavaliere stramazzano a terra: il  Nullo ha la gamba destra sotto la pancia dell'animale, che ha uno stinco spezzato.
A quella vista i nostri balzano sul parapetto ed aiutano il Comandante a rialzarsi.
«Non è niente! Non è niente! Grazie! — dice sorridendo per rassicurarli ed aggiunge con tono scherzoso : « La palla che deve uccidermi non è per anco fusa! ».
Un bravo giovane polacco, interprete della Legione, spinge con dolce violenza il Nullo a seguire i volontari che riparano dietro l'argine; ma,  Nullo, consapevole  della  sua responsabilità di Capo, vuole osservare le mosse dei russi e accertarsi se operano un movimento aggirante.
I Cosacchi continuano a sparare.
Improvvisamente si vede il Nullo allargare le braccia, fare una giravolta su se stesso e cadere riverso, con il maschio viso rivolgo al nemico, mentre dalle labbra gli esce l'ultimo sospiro nel linguaggio della sua terra lontana: « So mort (Sono morto)!», sono le sue ultime parole.
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(1) Atti del processo per i « Fatti di Sarnico »; deposizione dell'imputato Ambiveri Giuseppe: « Protesto d'ignorare affatto e di non poter presumere per quanto vi pensi sopra per cui siasi adottato circa tal misura a mio riguardo essendo sempre stato devoto al Governo ed alla causa Nazionale, non avendo alcun precedente contro di me perché ho sempre atteso ai miei interessi ed in quel giorno stesso 14 era andato a Trescore dove sono i miei beni e dove l'attuale educazione dei bachi mi aveva chiamato e se non fosse stato per questo motivo io non sarei andato in quel giorno a Trescore e non mi sarei trovato a Palazzolo. Ho motivo di supporre che causa del mio arresto sia stata la compagnia del mio amico Nullo e non dubito che l'autorità giudiziaria procederà alacremente per constatare la mia innocenza e restituirmi alla famiglia numerosa di otto figli, che tanto abbisogna della mia assistenza ». (Tribunale di Bergamo).
(2) Deposizione Ambiveri in Atti del processo per i « Fatti di Sarnico ». (Tribunale di Bergamo).
(3) Cfr. Atti del processo per i « Fatti di Sarnico », presso Tribunale di Bergamo.
(4) Da Luigi Testa, ordinanza del Nullo, che, trovandosi col Nullo a Palazzolo, riuscì a sfuggire all'arresto e portò subito la notizia al Generale a Trescore.
(5) « Trescore, 18 maggio 1862 - Al signor Ministro degli Interni - Consapevoli del motivo per cui il Governo intende instituire processo contro il colonnello Nullo, noi sottoscritti, esistendo lo stesso motivo a carico nostro, dichiariamo di voler subire il processo medesimo e le sue consequenze ». (Mancano le firme). Museo Centrale del Risorgimento, Roma, Busta 46 (9). Una dichiarazione press'a poco uguale trovasi nella cartella Nullo al Museo del Risorgimento di Milano: « Trescore, 19 maggio 1862. Durando da più giorni l'arresto del colonnello Nullo, i sottoscritti sentono l'obbligo di dichiarare che com'essi furono partecipi ai fatti al medesimo imputati, così intendono di assumerne la stessa responsabilità. Clemente Corte, G. Basso, Filippo Manci, C. Augusto Vecchi, Bezzi Ergisto, dr. Pietro Ripari, Luigi Miceli, Giacinto Bruzzesi, Giannino Bonnet, Cucchi Francesco , V. Cattabeni, G. Desideri, Enrico Guastalla, Michele Caffi, G. B. Cattabeni ».
(6) Nullo era ormai popolare per l'arditissimo coraggio dimostrato nella Spedizione di Sicilia.
(7) Le vittime furono: G. Scolari, F. Ghidini, St. Redondi, D. Zanardelli, morti; ci furono anche quattro feriti.
(8) Il locale era basso ed umido; per sei giorni il Nullo non potè uscire neppure per pochi minuti all'aperto. « La reclusione era perfetta — scrive lo STEFANONI (opera citata, pag. 100) — le visite severamente proibite e le lettere consegnate aperte ».
(9) Mss. al Museo del Risorgimento di Bergamo, vetrina 25).
(10) La madre aveva ottenuto un permesso speciale di dodici minuti di colloquio con il figlio; ma, prima di essere introdotta alla presenza di Francesco, dovette attendere parecchie ore. Francesco Nullo, sdegnato perché avevano fatto attendere tanto sua madre, che potò abbracciare solo alla presenza di due Carabinieri armati, volle rifiutare i tre minuti di proroga del colloquio, accordati come grazia.
(11) Cfr. Atti del processo di Alessandria per i « Fatti di Sarnico » (Tribunale di Bergamo).
(12) Il 10 giugno 1862; fu il Crispi che curò la difesa del Nullo; cfr. lettera di F. Crispi al Nullo (Museo del Risorgimento di Bergamo, vetrina 25) del 3 giugno 1862, N. 515.
(13) G. GUERZONI, opera citata, volume II, capitolo X, pag. 300.
(14) G. GUERZONI, opera citata, luogo citato.
(15) Nullo, Ripari , Guastalla , Manci , Corte , Guicciardi , Bruzzesi . Basso , Cairoli , Cattabene .
(16) Cfr. BOLTON KING, Storia dell'Unità d'Italia, Milano, Treves, 1909. Cfr. lettera di G. Camozzi-Giulini al fratello C. Giulini del 23 agosto 1862; Archivio St. Ris. Ital. ォ Gamba サ, vol. 46, N. 4661 (Civica Biblioteca ォ Mai サ, Bergamo). Cfr. lettera di Oidofredi a Giulini, da Torino il 24 agosto 1862, Archivio St. «Gamba», vol. 46, N. 4662; lettera da Torino del settembre 1862, Archivio St. « Gamba », vol. 46, N. 4674 (Civica Biblioteca « Mai », Bergamo).
(17) Presso Corleone, in provincia di Palermo.
(18) Telegramma-circolare ai Prefetti del Regno, da Napoli, il 4 agosto 1862; Archivio St. Ris. Ital. ォ Gamba サ, vol. 46, N. 4649, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo.
(19) Allo sbarco, a Napoli, il Nullo, ch'era ricercato, si fece sostituire dal suo domestico: Luigi Testa, il quale, arrestato, come «colonnello Nullo», fu rimandato a Genova con ogni riguardo. Quando fu scoperto l'errore, i giornali raccontarono come la Polizia servisse il Governo!
(20) In Sicilia. ( Garibaldi il 6 agosto 1862, da Alia, in provincia di Palermo fece conoscere ai volontari diretti nell'Italia meridionale le istruzioni per raggiungerlo. Cfr. " Circolare di Garibaldi ai Volontari diretti nell'Italia Meridionale» del 6 agosto 1862, da Alia. Archivio St. Ris. Ital. ォ Gamba サ, vol. 46, N. 4649 bis, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo).
(21) G. CASTELLINI, Eroi Garibaldini, Ed. Zanichelli, Bologna, 1911, parte II, capitolo VI, pag. 79.
(22) Una palla colpì Garibaldi alla coscia della gamba sinistra, un'altra nel collo del piede della gamba destra.
(23) Garibaldi non voleva assolutamente una guerra fratricida.
(24) Cfr. Scritti e discorsi di Garibaldi , Ed. Naz. Cappelli, Bologna, 1037, vol. III, pag. 374 ss.
(25) Pirofregata sulla quale dovette imbarcarsi Garibaldi , dopo Aspromonte, per ordine del Governo.
(26) Cfr. L. STEFANONI, opera citata, pag. 118.
(27) Prigione di Stato presso Torino. Qui venne imprigionato il Nullo dopo Aspromonte (vedi lettera del Nullo da Fenestrelle del 26 settembre 1862 ad E. Maironi, nella raccolta degli autografi della signora Delia Fagioli Cucchi). (Vedi pure: lettera del Nullo a Cristoforo Ginami da Fenestrelle s. d. presso Archivio sig. Gino Romelli Gervasoni, CIusone).
(28) Presso La Spezia.
(29) Lettera di Bonfadini a Giulini, da Sondrio il 30 agosto 1862; Archivio St. Ris. Ital. ォ Gamba サ, vol. 46, N. 4672, Civica Biblioteca ォ Mai サ, Bergamo.
(30) Lettera di Oldofredi a Giulini, da Torino; Archivio St. Ris. Italiano « Gamba », vol. 46, N. 4662, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo.
(31) Il 1° dicembre 1862, dopo gravi disordini.
(32) Cfr. lettera-circolare di esponenti garibaldini: Missori , Nullo, Bruzzesi , Cattabeni , Lombardi , Cairoli , Manci , Bezzi ,... del 28 ottobre 1862 (da Milano), microfilm 1-4, Ateneo, Bergamo.
(33) Sui movimenti del Partito d'Azione vedi: Arch. St. Ris. Ital. ォ Gamba », carteggio a S. Spaventa, Min. degli Interni, Torino, vol. 47, N. 4845, 20 gennaio 1863, N. 4842, 19-1-1863; N. 4892, 31 gennaio 1863; N. 4792, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo.
(34) Cfr. Lettera da Firenze del 31 gennaio 1863 del confidente D. R., Archivio St. Ris. Ital. « Gamba », vol. 47, N. 4892, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo.
(35) Cfr. documento citato a nota precedente. Una repubblica greca era il sogno del Partito mazziniano.
(36) Il reclutamento militare si era convertito in una vera caccia all'uomo, per ordine del Governatore Wielopoiski. In seguito al Congresso di Vienna, Varsavia fu incorporata alla Russia. Nel novembre del 1830 ci fu una sollevazione contro il Governo russo per opera di alcuni allievi della Scuola Militare. Segui una forte repressione; molti giovani emigrarono in Francia e in Italia.
(37) Vedi lettera di Garibaldi da Caprera, del 1° marzo 1863, pubblicat sul Diritto dell'8 marzo 1863, ai Comitati per la Polonia, in Genova. Ci furono pubblicazioni vendute a beneficio della causa polacca.
(38) Nel 1848 il più grande poeta polacco: Adamo Mickiewicz, accorse con una Legione di compatrioti profughi, a « prestar man forte ai Lombardi insorti ». (Vedi: A. LOCATELLI, Itinerari di gloria - Gli Italiani nell'insurrezione Polacca del 1863; « Corriere della Sera » del 2 ottobre 1931; vedere: UBALDO RIVA, Adamo Mickiewicz, op. 1955). Sia la Repubblica di Venezia, sia la Repubblica Romana ebbero tra i difensori molti generosi polacchi. Con Garibaldi in Sicilia v'era Mariano Langiewicz, il più valente generale delle bande d'insorti polacchi del 1863.
(39) In Firenze.
(40) Villamarina da Milano, il 14 febbraio 1863, Archivio St. Ris. Ital. n Gamba », vol. 48, N. 4950, Civica Biblioteca « Mai » Bergamo.
(41) Cfr. documento citato alla nota precedente.
(42) Cfr. documento citato a nota 1. Da notare che il Nullo e i Bergamaschi della Spedizione in Polonia dell'aprile 1863 avranno passaporto austriaco e passeranno per Trieste.
(43) Cfr. lettera del Gualterio da Genova del 28 febbraio 1863, Archivio St. Ris. Ital. ォ Gamba サ, vol. 48, N. 5010, Civica Biblioteca ォ Mai サ, Bergamo.
(44) G. MAZZINI , voi. 75° degli n Scritti »; La Polonia, Ed. Naz. Tip. Calcati, Imola, 1937, pag. 94.
(45) Leggendo il carteggio segreto raccolto nell'Archivio Storico del Risorgimento Italiano « Gamba », presso la Civica Biblioteca « Mai » di Bergamo miniera preziosa di notizie sul nostro Risorgimento — si ha la sensazione che Garibaldi , questa volta, voglia agire con prudenza; prudenza che forse è frutto delle precedenti tristi esperienze di Sarnico e di Aspromonte.
(46) Lettera del Prefetto di Genova del 31 marzo 1863, presso Archivio Gamba », Civica Biblioteca, Bergamo, voi. 48, N. 5139.
(47) Si voleva promuovere l'insurrezione slava per aiutare la Polonia generalizzando la rivoluzione. Non si dimentichi che la maggior nemica della Polonia fu sempre l'Austria. Vedi: lettera di Ladislao Mickiewicz (figlio del poeta) a Garibaldi , scritta da Parigi il 12 febbraio 1863. Museo del Risorgimento di Bergamo, vetrina 51/Casella. La spedizione in Tirolo sarebbe stata una diversione della quale si sarebbe voluto profittare per risolvere il « problema veneto », salvando, in pari tempo, il « moto polacco ».
(48) Relazione da Milano del 13 aprile 1863, vol. 49, N. 5242 dell'Archivio St. Ris. Ital. ォ Gamba サ Civica Biblioteca ォ Mai サ, Bergamo.
(49) Vedi Archivio « Gamba » più volte citato, anno 1863, voli. 47, 48, 49.
(50) Quali erano: il Nullo, il Cucchi , il Missori , il Guastalla , il Bruzzesi , il Corte . Il Nullo partì per la Polonia di sua iniziativa.
(51) Cosi il Nullo nel Convegno in casa Caroli
(52) Parole che Elia Marchetti, altro volontario della spedizione in Polonia, riferirà a Paolo Mazzoleni, nel dargli la grande novità della partenza.
(53) In via S. Orsola (al N. 31), ora casa Regazzoni.
(54) L'amante riamato della promessa sposa di Garibaldi , la marchesina Giuseppina Raimondi; brillante ufficiale nel Piemonte Reale Cavalleggeri di Saluzzo nel 1859, messo in aspettativa il 29 gennaio 1860, a sua domanda; cercò più volte l'occasione per riabilitarsi agli occhi del Generale; patriota fervente aderì subito alla proposta dell'amico Nullo di portar aiuto ai Polacchi, fu, anzi, il finanziatore della spedizione.
(55) Vedi: Deposizione al processo di Varsavia, in Atti del processo russo contro gli italiani (ribelli) della binda Nullo, trasmessi alla Civica Biblioteca di Bergamo da K. Bielanska, tradotti in lingua italiana dal conte Francesco Roncalli. Gab. A, 7, 14 (35/2).
(56) Vedi testimonianza nel manoscritto di L. Caroli, pubblicato nel volume: Il dramma di L. Caroli di A. ZANCHI, Arti Grafiche, Bergamo, 1936, pagina 17 e seg.
(57) Ordinanza del Nullo, già cameriere nell'albergo della Venezia in via Prato a Bergamo, pratico di lingua tedesca.
(58) Cracovia, centro della rivoluzione polacca; città capoluogo della Galizia, sulla Vistola; nel 1846 fu incorporata alla Galizia austriaca.
(59) Elia Marchetti, fu dei Mille, apparteneva ad una famiglia di artisti, il fratello Francesco era scrittore e un cugino era il celebre violoncellista A. Piatti. Sarà il primo ferito nel combattimento di Krzykawka, morirà a Chranow il 7 maggio 1863.
(60) Febo Arcangeli, dei Mille, sarà ferito a Krzykawka; verrà fatto prigioniero dai russi, mandato in esilio a Omsk; graziato, ritornerà a Bergamo nel luglio del 1867.
(61) Luigi Testa, dei Mille, già attendente del Nullo. Dopo la battaglia del 5 maggio potrà scampare in Galizia e ritornare a Bergamo.
(62) Alessandro Venanzio, giovane sottufficiale garibaldino, già famoso in Bergamo per uno schiaffo dato ad un austriaco nel gennaio 1859, durante uno spettacolo lirico al Teatro della Società. Fu sempre amico ed ammiratore del Nullo. Fatto prigioniero dai russi, il 5 maggio, espierà la condanna in Siberia; potrà tornare in Patria graziato il 27 settembre 1867.
(63) Paolo Mazzoleni, capitano garibaldino, pittore, dopo il combattimento di Krzykawka, riuscirà a raggiungere Chrzanów, dove trasporterà, parte a spalle, parte su un carro, il Marchetti ferito. Sarà dei primi a tornare a Bergamo.
(64) Fermo Calderini, arrestato dalla Polizia austriaca a Cracovia, verrà rimandato in Patria, morirà a Pavia, dopo aver combattuto anche a Montana.
(65) Giovanni Maggi, dei Mille, è arrestato a Cracovia e rimandato in Patria.
(66) Ambrogio Giupponi, dei Mille, dopo la battaglia del 5 maggio verrà fatto prigioniero dai russi e mandato in Siberia. Ritornerà in Patria col Venanzio nel settembre del 1867
(67) Giuseppe Dilani, detto il «Farfarello», dei Mille; ufficiale fregiato di quattro medaglie al valore; verrà preso dalle guardie austriache sul confine austro-russo, tradotto nella fortezza di Olmùtz e in seguito rimandato in Italia.
(68) Giacomo Cristofoli, dei Mille, ufficiale garibaldino; dopo la battaglia del 5 maggio, con Paolo Mazzoleni, porterà a Chrzanów Elia Marchetti ferito gravemente e lo assisterà sino alla morte. Arrestato dagli austriaci, verrà rimpatriato nel 1865.
(69) Giovan Battista Belotti, fratello di Celestina, fidanzata del Nullo. Sottufficiale del 19° Battaglione Bersaglieri; poi, garibaldino combattente a Castelmorrone. A Cracovia sarà fatto prigioniero dalla polizia austriaca; rilasciato al confine svizzero, dopo varie peripezie, riuscirà a raggiungere ancora la Polonia e la banda d'insorti guidata dal Leiewcl. Cadrà nella battaglia di Grodno, il 30 settembre 1863.
(70) Francesco Isnenghi, nativo di Rovereto, ma Bergamasco di residenza. Sarà fatto prigioniero a Cracovia e rimandato in Patria.
(71) Emanuele Maironi, dottore in legge (vedi: F. ALBORGHETTI, La spedizione deqli Italiani in Polonia nel 1863, Bergamo, 1863), di nobile famiglia. Pressato dai debiti (vedi allegato 3 : 3 lettere di E. Maironi a Gigio Caroli, in Arch. St. Ital. « Gamba », volume unico, sala 42, ms. sull'Insurrezione Polacca del 1803: parte presa dai Bergamaschi guidati dal col. F. Nullo, Civica Biblioteca Mai, Bergamo) potè partire all'ultimo momento col Caroli, che provvide a pagare i debiti, perché ci fosse un volontario di più (vedi: A. ZANCHI, // dramma di L. Caroli, pag. 16). Anche il Maironi verrà fatto prigioniero a Cracovia e rimandato in Patria.
(72) Aiace Sacchi, dei Mille, nativo di Gravedona (Como), ma domiciliato a Bergamo; verrà arrestato a Cracovia e rimandato in Patria.
(73) Cattaneo, di Tagliuno del Canton Ticino, secondo l'attestazione di K. Biclanska nel volume: Nullo i jego towarzysze, z przedmowa Sfefana Zeromskiego, Varsavia, 1923; il Caroli, in una lista dei partecipanti alla spedizione, stesa di suo pugno, scrisse: « Cattaneo di Tagliuno (Bergamo) ». Anche il Cattaneo verrà fatto prigioniero a Cracovia e rimandato in Patria.
(74) Vedi l'ordine di partenza sul « Bergomum » n. 2-3, 1938, pag. 88; vedi pure L. STEFANONI, op. cit. pag. 128.
(75) Cfr. la Breve cronistoria della Spedizione in Polonia, stesa da L. CAROLI e pubblicata da CIRO CAVERSAZZI sulla " Rivista di Bergamo », a. X, settembre 1931 e sul « Bergomum », n. 2-3, 1938, pag. 82 e seg. Vedi in particolare pag. 84.
(76) Dove gli ultimi partiti da Bergamo col Caroli giunsero la mattina del 27.
(77) Nella vecchia e tranquilla città polacca, già sede dei re di Polonia, vi era un'animazione straordinaria. Si erano dati convegno numerosi giovani emigrati polacchi, volontari italiani, francesi, inglesi.
(78) Cfr. lettera di F. Nullo da Cracovia a Celestina Belotti, in data 1° maggio '63 (aut. presso il dott. Mario Dall'Ovo; pubblicato da G. LOCATELLI-MILESI, Nella Siberia orrenda, Ed. Vallardi, Milano, 1933 e in « Bergomum », n. 2-3, 1938 pag. 76.
(79) Cfr. lettera autografa del Nullo all'amico Enrico Tavola da Cracovia in data 30 aprile 1863 e lettera alla fidanzata Celestina Belotti del 1° maggio 1863, pubblicate sul « Bergomum », n. 2-3, 1938, pagg. 76-77; cfr. / preparativi della Spedizione in Polonia, narrati da L. CAROLI in « Bergomum », n. 2-3, 1938, pag. 85. L'ultimo indirizzo di F. Nullo a Cracovia è il seguente:

Sig. I. Pokutynski - Architekt - Crakau サ.
(80) Il Comitato rivoluzionario polacco aveva offerto al colonnello Nullo, ritenuto il Garibaldi del Nord, un Corpo di Spedizione formato da « 500 Polacchi » da aggiungere ai volontari italiani e francesi della Legione Straniera.
(81) G. B. Belotti, come è stato accennato alla nota 14 della pag. 110, potrà, dalla Svizzera, tornare in Polonia, dove si arruolerà nella colonna del generale Leiewel e cadrà eroicamente a Grodno il 30 settembre 1863.
(82) Il Sacchi riuscirà a sfuggire al controllo dei gendarmi austriaci, gettandosi dal treno che doveva portarlo a Vienna. A Cracovia si unirà alla colonna di Rochebrune , che verrà dispersa dai russi prima della colonna Nullo.
(83) Giuseppe Miniewski, giovane aristocratico di Wilczogor (Varsavia); molto ricco, molto ambizioso e inetto. Amico del dittatore Mieroslawki; finanziatore della colonna polacca affidata al Nullo. Nonostante non abbia alcuna esperienza militare, viene nominato (dal Comitato Rivoluzionario) Generale, perché sostiene le spese della sua colonna.
(84) Vedi « Bergomum », n. 2-3, 1938, pag. 89. Da notare questo atteggiamento della polizia austriaca che, mentre ferma i singoli, lascia passare interi drappelli. Cosi, col doppio giuoco, l'Austria finge di mostrarsi servizievole alla Russia.
(85) 1) Achille o Ernesto Bendi, detto Borgia, milite garibaldino, di Forli, nato, però, in Sicilia. Il 5 maggio verrà fatto prigioniero dai cosacchi e processato. Mandato in Siberia, verrà graziato nel 1866.
2) Giuseppe Clerici, di Como, ufficiale garibaldino; il 5 maggio — fatto prigioniero dai cosacchi — mandato in Siberia e graziato nel 1866.
3) Bartolomeo Finaldoni, di Como. Null'altro si sa di questo volontario. Non è nella lista dei processati dai russi.
4) Giacomo Meuli, di Viadana; sottufficiale garibaldino; il 5 maggio verràfatto prigioniero dai cosacchi, processato, mandato in Siberia, poi graziato.
5) Lucio Meuli, fratello di Giacomo, sottufficiale garibaldino; il 5 maggio, fatto prigioniero dai cosacchi, sarà processato e mandato in Siberia, poi graziato.
6) Carlo Pizzaferri, capitano, di Reggio Emilia. Non compare tra i prigionieri processati dai russi.
(86) 1) Emile Andreoli, di Besancon, ma di origine corsa. Professore e giornalista a Parigi; dopo il fatto d'arme del 5 maggio verrà fatto prigioniero dai cosacchi, processato e mandato in Siberia. Sarà compagno di cella di L. Caroli e suo grande amico. Graziato, pubblicherà il suo interessante Diario sulla « Revue Moderne » nel 1869. Il Diario dell'ANDREOLI sarà tradotto e pubblicato su « La Provincia di Bergamo », dal 23 gennaio al 4 agosto 1869.
2) Louis Alfred Diè, sottufficiale della Riserva dell'Esercito francese; residente a Parigi. Fatto prigioniero dai cosacchi, processato, escluso per indisciplina dall'amnistia del 1866, potrà tornare in Patria più tardi.
3) C. Didier, capitano. Mancano altre notizie.
4) H. Forsell. Mancano altre notizie.
5) H. de Lamothe. Mancano altre notizie.
6) G. Smoungin. Mancano altre notizie.
7) C. Sominier. Mancano altre notizie.
8) C. Richard, sedicente francese, ma effettivamente suddito russo di Riga, fatto prigioniero il 5 maggio, processato a Varsavia, mandato in Siberia. (Vedi: Atti del Processo di Varsavia, nella traduzione ms. alla Civica Biblioteca Mai di Bergamo). (Vedi pure: G. LOCATELLI-MILESI: op. cit., pag. 38).
(87) 1) Giuseppe Czerny, di Cracovia, interprete della legione. Fatto prigioniero il 5 maggio, verrà mandato in Siberia. Graziato dal conte Berg, tornerà in Patria nel 1865.
2) Ferdinando Gajewski, di Podgorz. Fatto prigioniero il 5 maggio, condannato alla Siberia, poi graziato dal conte Berg. (Vedi: « Bergomum », 1938, n. 2-3, pag. 91).
3) Giulio Michalowski, partì dall'Italia e raggiunse il Nullo a Cracovia. Dopo la battaglia del 5 maggio riuscirà a raggiungere la Galizia. Ferito a Sienne, morirà il 29 dicembre 1863. (Vedi: « Bergomum », 1938, n. 2-3, pag. 91).
(88) La bandiera del Corpo portava, in un riquadro a fondo rosso, l’immagine della Vergine Nera, patrona della Polonia, col Bambino e coronata di stelle. Nei triangoli, formati da tre linee bianche, simbolo della Trinità della Polonia, l'aquila bianca del regno di Polonia; il cavaliere di Lituania e l'Arcangelo S. Michele, protettore della Rutenia e del Palatinato di Kief.
(89) Fuggiranno in Galizia.
(90) V'erano bande guidate da Rochebrune, da Leiewel, da Fourdan, da Mieroslawsìd.
(91) Centro minerario polacco, in territorio incorporato alla Russia.
(92) II Marchetti, dopo la morte del Nullo, verrà trasportato dai compagni a Chrzanow (presso Cracovia), dove muore nel pomeriggio del 7 maggio, nella casa ospitale della signora Horwath.
(93) Miniewski.
(94) Cfr. lettera di F. Nullo all'ninico Tavola, da Cracovia il 30 aprile 1863, Civ. Bibl. « Mai », Bergamo Ms. Nullo, Gab. A 17; 14 (35/2).
(95) Cfr. lettera del Nullo a Celestina Belotti, da Cracovia il 1° inaggio 1863, autografo presso dott. M. Dall'Ovo, pubblicato da G. LOCATELLI-MILESI, nell'op. cit. (pag. 196).
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