Sceneggiatura
Sergio Leone, Luciano Vincenzoni Fotografia
Massimo Dallamano
Musica
Ennio Morricone InterpretiClint
Eastwood, Gian Maria Volonté, Lee Van Cleef, Mara Krup, Luigi Pistilli, Klaus
Kinski, Rosemarie Dexter, Mario Brega Durata130'
Dopo l’inaspettato trionfo di Per
un pugno di dollari, nel 1965 Leone ci riprova con Per
qualche dollaro in più; la pellicola è sempre un western
e gli attori sono sempre Clint Eastwood e Gian Maria Volonté,
ed è nuovamente un successo.
Anche se il titolo ricorda il
precedente film, Per qualche dollaro in più non vuole
assolutamente essere un sequel; è vero che Eastwood
veste alla stessa identica maniera del primo film, ma il
personaggio è molto diverso; l’attore, infatti, impersona
un bounty killer, ovvero un cacciatore di taglie,
figura storica del Far West mai sfruttata dalla cinematografia
americana per questioni morali. Leone ebbe l’innovativa idea
di inserire il “buono con macchia”, evitando stereotipati
protagonisti del genere.
I bounty killer qui
presentati sono in realtà due: il Monco (Eastwood), chiamato
così perché usa sempre la mano sinistra, a parte che per
sparare, e Mortimer (Van Cleef) ex ufficiale sudista decaduto.
Entrambi i protagonisti hanno quindi il ruolo di personaggi
“positivi”, e sono contrapposti ad un famoso e temuto
ricercato, il diabolico Indio (Volonté).
Si viene così a creare un
originale rapporto a tre, che esula dal tradizionale schema
del western protagonista-nemico, e che verrà poi
approfondito dal regista ne il successivo Il
buono, il brutto, il cattivo.
I due killer sono veri
esperti del loro mestiere, entrambi infallibili anche se con
metodi diversi: Mortimer, più anziano, si sposta in treno ed
utilizza il nobile e sicuro fucile, il Monco, sempre a
cavallo, è maestro della più sbrigativa pistola. Entrambi
hanno in mente di catturare Indio, famoso bandito appena evaso
con l’obbiettivo di svaligiare la protettissima banca di El
Paso. Il Monco aspira alla lauta ricompensa, Mortimer è
spinto da vendetta, ma non riusciranno a compiere il loro
obiettivo se non collaborando.
Il film non ha ancora la
limpidezza e la scorrevolezza del successivo, spesso vengono
inserite, per far ridere, figure macchiettistiche e grossolane
quali l’albergatrice o i bambini di strada di El Paso.
Tremendi, poi, gli effetti sonori che accompagnano ogni tanto
i gesti dei protagonisti, ad esempio una molla che scatta dopo
un buon tiro, effetti che fanno tanto cartone animato.
Il tocco del regista, però, si
riconosce già dalla sua capacità di creare bei personaggi
con una psicologia solida, e di intrecciarne le relazioni.
Per esempio qui Leone crea un
cattivo che difficilmente si può scordare, Indio è un
personaggio assurdo eppure geniale nella sua modernità: si
droga e tesse trame degne di un intrigo di palazzo per non
dover spartire il bottino con il resto della banda.
Il
rapporto tra i due bounty killer è interessante, anche
se non dirompente come quello dei due protagonisti deIl
buono, il brutto, il cattivo. Dopo un primo momento
in cui l’elegante sudista e l’avventuriero si studiano,
viene a formarsi un ironico rapporto maestro-discepolo, che il
Monco cercherà inutilmente e ritrosamente di sciogliere, poi,
i due impareranno a conoscersi e ad avere una disincantata
stima reciproca.(Morandini)