La paura
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La paura di GalileoNel testo brechtiano Vita di Galileo, il protagonista viene costretto all’abiura. E’ la scena XIII del dramma: il 22 giugno del 1633 Galileo ritratta le teorie copernicane sulla rotazione della terra davanti all’Inquisizione. Mentre la figlia Virginia spera che il padre si ravveda e rinneghi le sue dottrine, gli allievi Andrea Sarti, il frate Fulgenzio e Federzoni sperano che Galileo resista. Quando ormai sono certi dell’abiura del loro maestro, iniziano a insultarlo accusandolo di viltà e di tradimento nei confronti della scienza. E’ proprio in queste brevi, rapide battute che si consuma il dramma del Galileo brechtiano:
Andrea (forte) Sventurata la terra che non ha eroi!
Andrea Non posso guardarlo. Fatelo andare via. Federzoni Sta’ calmo. Andrea (grida a Galileo) Otre da vino! Mangialumache! Ti sei salvata la pellaccia, eh? (si siede) Mi sento male. Galileo (calmo) Dategli un bicchier d’acqua.
Andrea Adesso riesco a camminare, se mi aiutate un po’. Gli altri due lo sorreggono fino all’uscita. In questo momento Galileo incomincia a parlare. Galileo No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.
E’ in quest’ultima battuta di Galileo che emerge la dimensione novecentesca del suo lacerante conflitto con il potere. L’illibertà degli intellettuali durante il nazismo, che l’autore dell’opera visse in prima persona, è un’altra delle chiavi di lettura del testo.
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