Atto II (XIII e XIV)

 

Scena tredicesima

 

Sala. Una mensa preparata per mangiare.

Don Giovanni, Leporello e alcuni suonatori.

 

NO. 11: FINALE

 

DON GIOVANNI

Già la mensa è preparata:

voi suonate, amici cari:

giacché spendo i miei danari

io mi voglio divertir.

Leporello, presto in tavola.

 

LEPORELLO

Son prontissimo a servir.

(i suonatori cominciano.

Don Giovanni mangia)

Bravi! "Cosa rara"!

 

DON GIOVANNI

Che ti par del bel concerto?

 

LEPORELLO

E’ conforme al vostro merto.

 

DON GIOVANNI

Ah, che piatto saporito!

 

LEPORELLO (a parte)

(Ah, che barbaro appetito!

Che bocconi da gigante!

Mi par proprio di svenir.)

 

DON GIOVANNI (a parte)

(Nel veder i miei bocconi

gli par proprio di svenir.)

Piatto!

 

LEPORELLO

Servo.

Evvivano "i litiganti'!

 

DON GIOVANNI

Versa il vino.

Eccellente marzemino!

 

LEPORELLO (cangia il piatto a Don Giovanni)

(Questo pezzo di fagiano

piano, piano vo' inghiottir.)

 

DON GIOVANNI

(Sta mangiando quel marrano;

fingerò di non capir.)

 

LEPORELLO

Questa poi la conosco purtroppo!

 

DON GIOVANNI (senza guardarlo)

Leporello!

 

LEPORELLO (colla bocca piena)

Padron mio!

 

DON GIOVANNI

Parla schietto, mascalzone!

 

LEPORELLO

Non mi lascia una flussione

le parole proferir.

 

DON GIOVANNI

Mentre io mangio, fischia un poco!

 

LEPORELLO

Non sò far.

 

DON GIOVANNI (accorgendosi che mangia)

Cos'è?

 

LEPORELLO

Scusate. Sì eccellente è il vostro cuoco

che lo volli anch'io provar.

 

DON GIOVANNI

(Sì eccellente è il cuoco mio

che lo volle anch'ei provar.)

 


 

Scena quattordicesima

 

Donn'Elvira e detti.

 

DONN'ELVIRA (entra disperata)

L'ultima prova

dell'amor mio

ancor voglio

fare con te.

Più non rammento

gl'inganni tuoi;

pietade io sento...

 

DON GIOVANNI (sorgendo) E LEPORELLO

Cos'è, cos'è?

 

DONN'ELVIRA (s'inginocchia)

Da te non chiede

quest'alma oppressa

della sua fede

qualche merce'.

 

DON GIOVANNI

Mi meraviglio!

Cosa volete?

Se non sorgete

non resto in pie'.

(s'inginocchia)

 

DONN'ELVIRA

Ah, non deridere

gli affanni miei.

 

LEPORELLO

(Quasi da piangere

mi fa costei.)

 

DON GIOVANNI

lo te deridere!

Cielo! e perché?

(con affettata tenerezza)

Che vuoi, mio bene?

 

DONN'ELVIRA

Che vita cangi.

 

DON GIOVANNI

Brava!

 

DONN'ELVIRA E LEPORELLO

Cor perfido!

 

DON GIOVANNI

Lascia ch'io mangi;

E, se ti piace,

mangia con me.

 

DONN'ELVIRA

Rèstati, barbaro!

nel lezzo immondo,

esempio orribile d'iniquità.

 

LEPORELLO

(Se non si muove

al suo dolore,

di sasso ha il core,

o cor non ha.)

 

DON GIOVANNI

Vivan le femmine!

Viva il buon vino!

Sostegno e gloria

d'umanità!

(Donn'Elvira sorte)

 

DONN'ELVIRA

Ah!

(rientra, e fugge dall'altra parte)

 

DON GIOVANNI E LEPORELLO

Che grido è questo mai?

 

DON GIOVANNI

Va a veder che cos'è stato.

(Leporello sorte)

 

LEPORELLO

Ah!

 

DON GIOVANNI

Che grido indiavolato!

Leporello, che cos'è?

 

LEPORELLO (entra spaventato e chiude l'uscio)

Ah!... Signor... per carità...

Non andate fuor di quà...

L'uom.. . di... sasso... L'uomo bianco ...

Ah... padrone!... io gelo... io manco ...

Se vedeste, che figura!...

Se sentiste come fa:

Ta, ta, ta, ta!

 

DON GIOVANNI

Non capisco niente affato:

tu sei matto in verità.

(si sente battere alla porta)

 

LEPORELLO

Ah! sentite!

 

DON GIOVANNI

Qualcun batte.

Apri.

 

LEPORELLO

lo tremo...

 

DON GIOVANNI

Apri, dico!

 

LEPORELLO

Ah!

 

DON GIOVANNI

Matto! Per togliermi d'intrico

ad aprir io stesso andrò.

(piglia lume e và per aprire)

 

LEPORELLO

Non vò più veder l'amico;

pian pianin m'asconderò.

(s’asconde sotto la tavola)

 

 

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