Atto II (XVII e XVIII)

 

Scena Diciassettesima


Sala in casa di Don Giovanni, con una mensa preparata.
Don Giovanni e Leporello. Servi, alcuni Suonatori.
Una mensa imbandita.-

Don Giovanni:
Già la mensa è preparata.
Voi suonate, amici cari!
Giacché spendo i miei danari,
Io mi voglio divertir.
(Siede a mensa.) Leporello, presto in tavola.

Leporello:
Son prontissimo a servir.
(i suonatori cominciano.)
Bravi! Bravi! Cosa rara!
(alludendo ad un pezzo di musica nell'opera La cosa rara)-

Don Giovanni:
Che ti par del bel concerto?

Leporello:
È conforme al vostro merto.

Don Giovanni (mangiando):
Ah che piatto saporito!

Leporello (a parte):
(Ah che barbaro appetito!
Che bocconi da gigante!
Mi par proprio di svenir.)

Don Giovanni:
(Nel veder i miei bocconi
Gli par proprio di svenir.)
Piatto!-

Leporello (muta il piatto):
Servo.
Evvivano i litiganti.
(alludendo ad altr'opera di questo titolo)

Don Giovanni:
Versa il vino!
Eccellente marzimino!

Leporello (mangiando e bevendo di nascosto):
(Questo pezzo di fagiano,
Piano piano vo'inghiottir.)

Don Giovanni:
(Sta mangiando, quel marrano!
Fingerò di non capir.)-

Leporello (ai suonatori che di nuovo cangiano motivo):
Questa poi la conosco pur troppo.

Don Giovanni (senza guardarlo):
Leporello!

Leporello (col boccon in gola):
Padron mio!

Don Giovanni:
Parla schietto, mascalzone.

Leporello:
Non mi lascia una flussione
Le parole proferir.

Don Giovanni:
Mentre io mangio fischia un poco.-

Leporello:
non so far.

Don Giovanni (accorgendosi che mangia):
Cos'è?

Leporello:
Scusate!
Sì eccellente è il vostro cuoco,
Che lo volli anch'io provar.

Don Giovanni:
(Sì eccellente è il cuoco mio,
Che lo volle anch'ei provar.) -


Scena Diciottesima


Donna Elvira e detti.

Donna Elvira (antrando disperata):
L'ultima prova
dell'amor mio
Ancor vogl'io
fare con te.
Più non rammento
gl'inganni tuoi,
Pietade io sento.

Don Giovanni e Leporello:
Cos'è?-

Donna Elvira (s'inginocchia):
Da te non chiede
quest'alma oppressa
Della sua fede
qualche merce'.

Don Giovanni:
Mi maraviglio!
Cosa volete?
(Per beffarla s'inginocchia) Se non sorgete non resto in pie'.

Donna Elvira:
Ah non deridere
gli affani miei!

Leporello:
(Quasi da piangere
mi fa costei.)-

Don Giovanni (alzandosi e facendo alzare Donna Elvira):
Io te deridere!
Cielo, e perché?
(con affettata tenerezza)
Che vuoi, mio bene!

Donna Elvira:
Che vita cangi!

Don Giovanni (beffandola):
Brava!

Donna Elvira:
Cor perfido!-

Don Giovanni:
Lascia ch'io mangi,
E se ti piace,
mangia con me.

Donna Elvira:
Rèstati, barbaro!
Nel lezzo immondo
Esempio orribile
d'inquinità!
(Parte.)

Leporello:
(Se non si muove
al suo dolore,
Di sasso ha il core,
o cor non ha.)-

Don Giovanni:
Vivan le femmine,
Viva il buon vino!
Sostegno e gloria
d'umanità!-

Donna Elvira:
Ah!
(Di dentro: poi rientra, traversa la scena fuggendo, esce
da un'altra parte.)

Don Giovanni e Leporello:
Che grido è questo mai?

Don Giovanni:
Va a veder che cosa è stato.
(Leporello esce.)

Leporello:
Ah!

Don Giovanni:
Che grido indiavolato!
Leporello, che cos'è?-

Leporello (entra spaventato e chiude l'uscio):
Ah, signor, per carità!
Non andate fuor di qua!
L'uom di sasso, l'uomo bianco,
Ah padrone! Io gelo, io manco.
Se vedeste che figura,
se sentiste come fa
Ta! Ta! Ta! Ta!
(imitando i passi del Commendatore.)

Don Giovanni:
Non capisco niente affatto.
Tu sei matto in verità.
(Si batte alla porta.)

Leporello:
Ah sentite!-

Don Giovanni:
Qualcun batte!
Apri!

Leporello (tremando: Io tremo!

Don Giovanni:
Apri, dico!

Leporello:
Ah!

Don Giovanni:
Per togliermi d'intrico
Ad aprir io stesso andrò.
(Prende il lume e la spada sguainata a va ad aprire.)-

Leporello:
(Non vo' più veder l'amico
Pian pianin m'asconderò.)
(Si cela sotto la tavola.)-

 

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