Benvenuti a Volturara I Volume
 
VOLUME I
BENVENUTI A VOLTURARA
Edmondo Marra










Benvenuti
nella
Terra della Voltorara


Volume I
Benvenuti a Volturara












































il disegno è di Giulietta








Volume I

Benvenuti a Volturara






























































Volturara Irpina situata in una vallata di un verde abbagliante è raggiungibile con la superstrada Ofantina bis da Avellino da cui dista 16 Km ed ha una estensione territoriale di 32,76 Kmq e 3276 ettari.
Confina a Nord con Sorbo Serpico,Salza Irpina,Chiusano San Domenico,
Castelvetere sul Calore, Montemarano. A Est e a Sud con Montella A Ovest con Serino e Santo Stefano del Sole .Comprende buona parte dei Monti Picentini e va dai 1806 m della vetta del Terminio ai 675 della Piana del Dragone. I monti che la circondano sono Costa ( m 1273 ),Calcara di Alessio ( m 1449 ),Valle dei Lupi ( 1322 ) ,Cretazzuolo ( 1193 ),Monte Foresta ( 969 ), Faggeto ( 1146 ), Mortariello ( 1146 ), Cerreto ( 952 ) , Uccolo ( 927 ), Chiaine ( 889 ),San Michele ( 887 ), Tuoro (1432 ),Cippo imperiale ( 693 ), San Vito ( 679). Il cuore del tenimento montuoso di Volturara è il Terminio,che conserva risorse di un meraviglioso ambiente naturale. La vetta è rocciosa e quasi sempre scende lungo le pendici con ripidi costoni di bianco calcare,creando un forte e bel contrasto con il colore verde del manto boscoso.
L’ampiezza territoriale dei boschi comunali da quota minima di 667 s.l.m. fino a quella massima rappresentata dalla vetta del Terminio posta a m.1806 s.l.m. ,che è anche la massima altitudine della provincia di Avellino rende l’idea dell’estrema varietà di ambienti rinvenibili nello stesso territorio.Per merito della importante funzione regolatrice del bosco abbondano invece piccole sorgenti e fonti di freschissime acque perenni. Tra le più importanti sorgenti ricordiamo quella che va sotto l’idronomo di “Acque delle Logge” che sgorga alla quota di m. 1260 s.l.m. nella particella forestale 41. Anche le sorgenti “Acqua degli Uccelli” e “Acqua del Cerchio” sono molto note.
Inoltre le acque provenienti dalle cime dei monti,prima di raggiungere le valli scompaiono in anfrattuosità conosciute in loco come ventare che alimentano gli idronomi “Acqua Mieroli”,”Acqua di Zia Maria”,”Acqua delle Noci” e “Serra.”.La quantità media annuale di pioggia è di mm 1.750,che rendono Volturara uno dei paesi più piovosi dell’Irpinia.Il clima è temperato umido,con inverno rigido specialmente nelle zone meno riparate dai venti freddi.. La temperatura si aggira sui 10°-16°;le minime fra 0° e -3°,con punte anche a -15, ma nelle zone più elevate l’aria fredda ristagna a lungo per cui la temperatura può raggiungere i minimi assoluti di -20° o
– 25° ;le massimo estive di Luglio ed Agosto oscillano tra 25° e 28°.La neve è copiosa e cade di sovente sulle montagne ed in piano.Il manto nevoso persiste a lungo sui rilievi a causa del freddo intenso e dell’altitudine che ne aumenta la rigidità.Nell’area dei boschi di faggio al di sopra dei 1000 m./s.l.m. sino alla vetta del Terminio la neve permane per tutto il periodo invernale di 90-120 giorni circa,talvolta anche 140 giorni , e sciogliendosi lentamente, costituiscono una ricca riserva di acqua per gli strati profondi e un benefico effetto sui pascoli e sui boschi.Poco frequente è la grandine,
mentre la nebbia fitta ed estesa su tutta la vallata è presente in primavera e in autunno,talvolta anche nel periodo estivo a causa del fenomeno dell’inversione termica con notti lunghe,cielo sereno e aria calma. Un apporto di umidità utile alle piante è dato dalla rugiada,abbondante di notte e fino alle prime ore del mattino.Questa vasta area costituisce,per la sua posizione e per le sue caratteristiche intrinseche,un’area di grande interesse naturalistico,ambientale,economico e sociale e una possibile cerniera dei rapporti tra le due parti principali del sistema produttivo del paese;la montagna e i pascoli della bocca del Dragone.I castagneti da frutto sono tutti di proprietà privata e hanno una superficie di 345,5 ettari,diminuiti per la presenza della malattia procurata dall’Endothia parasitica, o cancro corticale. La gran parte della produzione della castagna è fatta in angusti,spesso antiquati e irrazionali ambienti. La collocazione del prodotto finito sul mercato provinciale ,talvolta regionale e nazionale,è fatta ancora alla giornata e in modo occasionale.Tradizionale e diffusa la raccolta di funghi che vede arrivare a Volturara cercatori da tutte le parti della Regione.Tra le specie più diffuse il Boletus edulis e la Clavaria flava.Il patrimonio terriero che appartiene alla proprietà privata è condotto con il predominante e tipico sistema del coltivatore diretto,con basso tenore di suscettività del territorio ad evolvere adeguandosi al mercato in continuo divenire. Prevale la piccola proprietà coltivatrice diretta generalmente frazionata,polverizzata e dispersa con permanenza di una notevole diffidenza nel riguardi dell’associazionismo sotto forma cooperativa o sotto altre forme,con mancanza di discrete alternative di rilancio.L’ambiente agrario e forestale ,tutto sommato,è rimasto fermo nel tempo,donde la sua inevitabile crisi. La stalla familiare è comunque ancora presente in un’alta percentuale delle aziende a coltivazione diretta. Ma i costi di produzione sono talmente alti che l’agricoltore può realizzare guadagni minimi o addirittura lavora in perdita.A fine millennio secondo dati ufficiali la consistenza dei capi bovini è di 1900 unità,di cui il 90% meticci ed il restante di razza Bruna Alpina o Frisona Italiana, con 800 ovini e 110 equini.Molti volturaresi prestano la loro opera anche nell’edilizia,soprattutto dopo il terremoto del 1980 e nelle industrie dei paesi vicini.La mancanza di un lavoro sicuro ha prodotto una continua migrazione verso il nord Italia e verso l’estero .Dal 1951 con 5000 abitanti si è arrivati al 2002 con 4228 abitanti.Questo lembo di pianura e di montagna è un paese ricco di storia più che millenaria,costituendo per secoli la soglia di quella “vecchia porta d’Irpinia “ attraverso la quale sono calati nella verde conca irpina gran parte dei popoli invasori.Sono località quelle di Volturara ,le cui vicende sfumano nella notte dei tempi ,tra leggenda e realtà.



































VOLTURARA IRPINA
Kmq 32,76
136 abitanti per Kmq.
694 metri l.m.





Un insieme di casali abitati da gente dedita alla pastorizia e all’agricoltura,
isolata in una vallata verde e stupenda,con un clima umido e freddo d’inverno,con acqua pura e cristallina degna di un poema classico fa da cornice nei secoli ad un lago perenne che raccoglie le sorgenti delle tante montagne che si raggruppano intorno al Terminio,naturale confine tra contrade ricche e fiorenti, con uccelli ed animali di ogni specie. La sua storia senza protagonisti e senza protagonismi si svolge nel tempo tra solitudine e,spesso,ferocia,unico caposaldo contro invasioni continue e devastanti che abituano i naturali ad una guerriglia spietata ed improvvisa per scoraggiare i forestieri,spesso costretti a girare alla larga dalla gola del Malepasso,teatro di imboscate nei secoli contro eserciti e viandanti, mercenari e mercanti.
La sua storia si confonde con la storia di tanti paesi,visibili solo per le tante tasse da pagare ai vari signorotti nei secoli e per le molte spedizioni punitive esercitate nei confronti dei suoi abitanti per le tante dimenticate rivolte contro soprusi e Governi che cambiavano in continuazione nel Regno.
Luogo nascosto ed inaccessibile , ideale per vivere tranquilli, in ogni caso conserva un fascino unico e singolare che la rende autonoma,nascosta e particolare. Lo stesso dialetto ancora oggi conserva una fisionomia ed un accento che lo diversifica da quello dei paesi vicini.
Torale per gli altri, Otrale visto dai suoi figli , Terra Vulturariae in latino,Terra della Voltorara nei documenti fino al 1806, Volturara Irpina dal 1862 , ha dato menti illustri all’Irpinia , come tanti altri paesi, ma solo con l’apertura della superstrada Ofantina bis alla fine del secondo millennio è riuscita ad uscire da un isolamento che durava da sempre.
Dagli “Annali del Regno di Napoli nella Mezzana Età “ di Padre Alessandro Di Meo,Volume XII pag. 511:
“Voltorara,Vulturaria,Votorale,Viturale,in Principato Ultra,in Diocesi di Montemarano. Detto così o dai buoi,quasi Vituralia,o dal giro dei monti,che la chiudono,quasi Volutata,o dallo stare in fondo,accerchiata,quasi Vola Terrae. I denari di Volterra detti sono Volturarii. Quivi vicino a San Marco (casal distrutto). Il territorio di Montella l’e’ comune”.
Da una ricerca negli archivi storici , promossa dal Comune nel 2003 , lo stemma di Volturara risulta formato da un “albero folto di chioma verdeggiante con tronco marrone con avvoltoio posizionato sopra .
L’albero è posizionato su una collina verde .Intorno allo stemma una palma di alloro e quercia “.
La presenza dell’avvoltoio nello stemma riporta all’origine del nome.
Vultur / ara in latino rifugio di avvoltoi ben definisce l’asprezza e l’isolamento di un luogo inaccessibile,ma ricco di rapaci di ogni genere che si potevano ammirare fino agli anni 50.

L’Origine di Volturara viene fatta risalire alla II guerra Punica quando qualche soldato vinto dalla stanchezza si ferma sulle zone alte (località Serra).Esiste ancora una strada chiamata di Annibale il Cartaginese (Uccolo,Vene,Tortoricolo,Cruci),da dove si pensa sia passato l’esercito africano prima di raggiungere Canne,teatro della famosa battaglia dopo gli ozi di Capua.
Dopo la guerra l’Ager Hirpinus , il territorio irpino, fu dato in dono ai soldati per coltivarlo. Nacquero i Municipi. A quei tempi si chiamava Beterale , cioè rovina di un centro abitato riedificato. Fu chiamata ancora Veterale , cioè luogo messo a coltura di nuovo.
Volturara esisteva al tempo dei romani sicuramente perché furono trovate delle lapidi,andate distrutte, il cui contenuto è descritto dal sacerdote Pasquale Di Meo,nipote di Padre Alessandro (Biblioteca Nazionale di Napoli).
Il nome può anche derivare da Utur che significa nell’osco-sannitico acqua stagnante, con il suffisso latino “ali” diventa acquitrino.
Negli ultimi tempi,secondo alcuni ricercatori ,dovrebbe essere presa in considerazione l’ipotesi di un’origine etrusca di Volturara,che sarebbe una delle 12 città campane fondate nel loro espandersi. La radice “Volt” indicherebbe la loro Dea.
Secondo un’altra teoria il nome deriva da Vultus rarus ,cioè volto raro,per indicare la fisionomia particolare di primi abitanti arrivati fin qui da terre lontane,se non dall’Asia.
Una delle ipotesi più antiche ed accreditate della nascita di Volturara Irpina , riportata anche in alcuni atti del Consiglio Comunale del secondo ottocento, è che alla distruzione,operata dai romani,di Sabatia nel Serinese per essersi alleata con Annibale, si verificò la diaspora dei suoi cittadini che portò alla nascita di parecchi agglomerati urbani. Uno di questi avrebbe dato origine a Volturara.
Nella piana del Lago Dragone esistevano diversi Casali. In località Serra (distrutto dai Lanzichenecchi nel 1520),in località San Marco,in località Tavernole (San Marciano),in località Bonfanum( Bolifano ) ,in località Campanariello dove esisteva la chiesa di San Vito,in Casale di Santa Palomba presso la montagna di Chiusano sul versante di Volturara,in Casale di San Leonardo tra S.Marco e Montemarano.
Volturara era al centro di una vasta rete di vie di comunicazione che da Avellino portava nelle Puglie e nella Basilicata,passando per le montagne per evitare brutti incontri. La più importante per secoli e secoli fu la strada Saba Maior che da Serino attraverso la piana andava a Nusco e Montella.
Il Castello ,costruito in epoca feudataria , era un baluardo contro le incursioni con intorno il paese che incominciava a svilupparsi sulla roccia dalla Serra ai piedi della collina e costituiva un anello importante di una catena di castelli vicini tra di loro e molto ampia attraverso la quale con segnali particolari venivano avvistati i nemici per prepararsi alla difesa .Il popolo coltivava terreni e boschi dietro pagamento in natura ai vari padroni,che forse conoscevano Volturara solo di nome,dimorando a Napoli o in altri paesi più grandi . La presenza di cognomi,tuttora esistenti,riferiti a oggetti e strumenti concreti , fa pensare che anche a Volturara come in paesi vicini nel sedicesimo secolo siano arrivati molti degli ebrei cacciati da Napoli dal Re e costretti a cambiare religione convertendosi al cattolicesimo per nascondersi dalle persecuzioni che continuarono negli anni.
















Cronologia della storia di Volturara

392 Teodosio sopprime il culto pagano,i templi pagani diventano cristiani o distrutti.
571 Inizia il periodo Longobardo che finirà nel 1076.
721 Una feroce pestilenza falcidia l’Irpinia.
774 Il Ducato di Benevento viene diviso in una quantità di distretti amministrativi raggruppati intorno a centri maggiori,cui si diede nome di Acta , Iudicaria o Gastaldato. Alcuni documenti nominano come centri distrettuali anche Volturara. e Montella.
797 o 812. E’ la prima citazione di Volturara , fatta da A. Di Meo. Parla di un Casale autonomo sede della chiesa di San Vito,venduta alla Badessa di Luogosano , posto vicino a Santo Marco (Sanctum Marcum ) tra Vulturaria e Mons Marano.
849 Ulturariam,Casale indipendente da Montella e Montemarano.
849 Il Principe di Benevento,allorché vengono fissati i confini col Gastaldato di Avellino vuole tenere per sé la striscia di terra che da Montefusco arriva al bacino del Dragone e al Terminio passando per Montemiletto e Chiusano.
990 Terremoto.
1000 da un documento risulta già la raccolta delle castagne e l’esistenza delle “‘nzerte” . Volturara è posseduta dai Balbano,Conti di Conza.
1022 in un documento,riportato da A. Di Meo si parla che la Chiesa di San Vito in Vulturaria è molto antica.
1076 Inizio del Periodo dei Normanni che finirà nel 1197. E’ anche l’inizio del Feudalesimo che terminerà nel 1806.
1095 Pioggia di meteoriti con terremoti e siccità
1106 Eccezionali nevicate con inondazioni ed allagamenti
1114 Landolfo La Greca,Contestabile di Benevento sconfigge il ribelle Roberto ed i suoi fidi tra cui Gerardo della Marra.
1118 Montemarano viene distrutta dal Re Ruggero e Volturara aumenta il numero di abitanti.
1127-1139 Ruggiero II è Re di Sicilia.
1139-1140 Radulfo de Sivilla.
1140 Il primo feudatario di Volturara e Bolfano è, per regalo di Ruggero II, Simone de Teville fino alla sua morte nel Luglio 1158 . Lascia la seconda moglie Saracena della Trinità e la figlia Chiarinzia.
1143 muore Roberto,l’unico figlio maschio di Simone nato dal primo matrimonio.
1158 Luglio muore Simone “dimostrando i sentimenti , e il senno che erano stati lodati in tutto il Regno”,come afferma nel testamento auto elogiandosi ed eleggendo la Badìa di Cava come luogo della sua sepoltura per non privarsi di una “degna memoria” dopo la morte.
1159 Eude,il secondo fratello di Simone sicuramente muore prima del 1160.
1160 il Feudo passa al fratello terzogenito Guglielmo ( + 7.5.1166), nominato dominator per servizi resi alla corona, senza figli.
Uturara ha la contribuzione di un milite,ossia di una somma pari a 20 once di oro.Bolfano di 2 militi.Guglielmo partecipa ad una spedizione in Terra Santa.
1164-1171 Volturara passa al Conte di Acerra Ruggiero di Medaina,sposo di Chiarinzia.
1171-1196: Riccardo D’Aquino ,nipote, gli subentra fino al 1196,anno in cui legato alla coda di un cavallo a Capua viene fatto ammazzare da Enrico IV,
1174 viene chiamata Bulturale
1180 Terremoto
1196-1221 il nuovo proprietario è il tedesco Diopoldo o Ditpoldo di Schweisspeunt. Implicato in una congiura contro Federico II,viene catturato da Ruggiero d’Aquino,figlio di Riccardo che rientra in possesso del suo Feudo di Volturara.
1198 Inizio del Periodo Svevo che terminerà nel 1266.
1221 Ruggiero muore senza figli e a lui succede Tommaso I d’Aquino. E’ l’anno in cui da Filippo d’Aquino,inviato da Tommaso I a governare il Feudo di Montella ,nasce Rinaldo d’Aquino,l’illustre poeta del Dolce Stil Novo. Conte di Acerra. Tommaso I ,padrone di Volturara e di Montella era anche giustiziere di Puglia e di Terra di Lavoro. E’ un periodo di tranquillità con incremento della popolazione e del lavoro.
1222 S.Francesco d’Assisi dimora nelle nostre contrade.
1240 Il Casale di Volturara viene trasformato in Università (l’odierno Comune) con il proprio Castello,che già sorgeva dall’849.
1248 il Feudo passa al nipote Tommaso II d’Aquino,per la prematura scomparsa del padre Adenolfo.
1266 Finisce il periodo Svevo (1198-1266).Inizia il Periodo Angioino
( 1266-1444 ). Imperversa il brigantaggio
1269 Terribile carestia
1270 denominata Volturaria.
1273 A Tommaso II succede Adenolfo d’Aquino.
1279 Carlo I d’Angiò fa distruggere tutto quello che riguarda il passato. Mantiene le Università ed al posto del Procuratore viene istituita la figura del Sindaco,unica personalità giuridica. Il primo Sindaco dell’Università di Volturara è Eustasio de Laudisio. Eletto dal popolo il 1 settembre di ogni anno il Sindaco era il responsabile di tutti gli affari legali ed amministrativi. Volturara è un centro commerciale in contatto con molti paesi. I viatecali vanno a comprare di tutto nelle città e nelle Regioni più lontane.
1281 Avulturaria,Vulturaria,
1286 Il Feudo viene confiscato ad Adenolfo e consegnato ai guerrieri francesi Guglielmo de Mareches e Balduino de Corbohans
1291-93 Adenolfo riesce a rientrare in possesso del suo feudo.
1293 Adenolfo d’Aquino viene condannato a morte con la pena del fuoco
( infilato ad un palo aguzzo viene rosolato al fuoco) .Il feudo viene diviso da Montella. E’ l’inizio di una contesa sui confini che finirà intorno al 1930. Volturara è concessa a Giletto Mabue,mentre Montella diventa giardino di delizia del Re (riserva di caccia).Prende piede il Brigantaggio,come fenomeno sociale. Oppressi dalle tasse,in cerca di guadagni facili,coperti dai vari signorotti che li tollerano per usarli contro gli avversari,
spadroneggeranno per secoli derubando i viandanti e i commercianti che passano per le nostre zone e spesso nascosti nelle montagne resistono agli eserciti mandati a distruggerli.
1293 il padrone di Volturara è Galeotto do Floriano che vi rinunzia nel 1297.
1297-1303 Il feudo passa a Tommaso di Sangiorgio. In questo anno lo vende a Corrado e Niccolò della Marra. Inizia una dinastia che controllerà il Castello di Volturara per 230 anni.
1324 Volturara è sotto il dominio di Niccolò.
1332 regna Guglielmo della Marra,sposo di Catella della Ratta.
1385 Avulturaria.
1400 GiacomoAntonio della Marra,sposato con Ilaria Scillata ,muore giovanissimo in battaglia a Solofra colpito da una freccia. Gli succede il figlio Matteo Antonio, che prende parte alla congiura dei Baroni. Esonerato e poi reintegrato nel 1461. Muore nel 63 e viene sepolto nella Chiesa di Montevergine.
1441 Inizio del Periodo Aragonese che terminerà nel 1503.
1444 Introduzione del conteggio delle famiglie per “ Fuochi” con tassa specifica che durerà fino all’ottocento.
1452 Matteo Marra sposa Caterina Dentice.
1456 4-5 Dicembre una scossa di terremoto di circa sei minuti distrugge tutta la Provincia.Si spaccano monti.Sgorgano sorgenti.Si prosciugano laghi e torrenti .A questo terremoto si deve l’apertura della Bocca del Dragone. Nelle nostre contrade molti casali tra Volturara e Montemarano come San Marco,San Marciano,San Leonardo e Santa Colombara vengono distrutti .I pochi superstiti riparano a Montemarano e a Volturara.
1464 A Matteo Antonio succede per la morte di GiacomoAntonio che era sposato con Biancamano Zurlo, il nipote Camillo, della Marra sposato con Eleonora Bozzuto,che per una congiura perde il feudo. Salvato dallo zio Alessandro della Marra,Arcivescovo,viene sostituito nel 1500 dal fratello Francesco ,sposato con Laura Del Dolce .
1481 Con notar Loisio, “Toppolo Ferrara” viene dato al territorio di Volturara a scapito di Montella.
1500 prime notizie della Chiesa in Piazza del Re Travicello dedicata a San Nicola di Bari interdetta al culto nel 1857 e riaperta la notte del 31 Dicembre 1899 immensa e più bella.E’ la più grande della Terra d’Irpinia insieme al Duomo di Avellino,da cui prende i lineamenti esterni. Arricchita negli anni di tele d’autore ,poi persi nella baraonda del dopoterremoto del 1980.
1503 Inizio della Dominazione Spagnola che terminerà nel 1707.
1505 alcuni soldati spagnoli di stanza a Volturara agli ordini del comandante Monte Olivo,nel mese di Febbraio razziano 20 porci di un certo Adrao di Cassano che fa denuncia alle autorità. Nel mese di Giugno viene ripagato in denaro.
1510 13 Maggio il feudo è venduto a Niccola Origlia da Francesco Della Marra. Dopo poco tempo Camillo lo ricompra e a lui succede il figlio GiacomoAntonio II della Marra, sposato con Antonia Tomacello .Avendo parteggiato per i Francesi contro gli Aragonesi viene privato del feudo.
1511 5 Gennaio, Bosco Sava viene destinato al territorio di Volturara in una lite chiusa bonariamente con Chiusano in una convenzione con il Conte di Avellino Giovanni de Cardona.
1520 Il primo insediamento urbano posto in località Serra alle pendici della collina di San Michele viene distrutto dai Lanzichenecchi.
1530 30 Dicembre Volturara è venduta ad Antonio Diaz Garlon,Conte di Alife per 2000 ducati.
1532 Volturara conta 376 abitanti (94 fuochi).
1547 Ad Antonio succede il figlio Ferrante Diaz Garlon di Alife.
1549,29 Giugno Ferrante vende il feudo a Troiano II Cavaniglia ( 1520 – 11.9.1550 ) , sposato con Cornelia Carafa , Conte di Montella per 5000 ducati .Il destino di Volturara e Montella indivise si ripresenta dopo 256 anni,ma durerà appena 10 anni per far ritornare ognuna nel suo alveo naturale . A Troiano II succede nel 1550 il figlio Garzia II,sposato con Porzia Pignatello.
1550 viene costruita la Chiesa della Madonna del Carmine nella piazza omonima e dedicata anche a San Francesco
1559,8 Agosto Pirro Carlo e Antonio Cavaniglia, tutori di Garzia II , vendono Volturara per 6000 Ducati a Luigi Carafa de Marra I ,Principe di Stigliano,che amplia il Castello di San Michele. Gli succede il figlio Antonio e Luigi Carafa de Marra II°.
1561 31 Luglio ore 22 un terremoto preceduto da grandine e vento fortissimo distrugge l’Irpinia.
1595 Volturara con 560 abitanti è venduta da Luigi Carafa II° e da suo figlio Antonio Carafa de Marra II° per 19.000 ducati a Decio Masuccio padrone fino al 1621,morto pieno di debiti. Lascia un figlio Antonio Masuccio ( 1618-1681 ),monaco nel Monastero di San Lorenzo a Napoli,grande scrittore,fine filosofo e eccellente predicatore.
1627 Voltorara viene venduta a Francesco Moscato. Terremoto in Irpinia
1630 17 Luglio l’Università di Voltorara viene venduta a GianVincenzo Strambone,duca di Salza per 21.960 ducati.
1631 Terremoto originato da un’eruzione del Vesuvio che dura dal 16 Dicembre a Febbraio con polvere e piogge. Raccolti distrutti. Carestia e brigantaggio conseguente. Sgravi fiscali fino al 1640.
1646 Vengono costruiti l’Oratorio dedicato alla Madonna Addolorata,in Piazza a sinistra della Chiesa Matrice di San Nicola di Bari e la Chiesa di San Sebastiano ora sede del Comune.
1647 Rivolta di Masaniello a Napoli,con ripercussioni in tutte le Province del Regno.”Tempo della rivoluzione dei popoli” il 13 Luglio vengono tolte tutte le tasse.
1648 G.V. Strambone viene ucciso nell’assedio di Ariano nel difendere il Re dai popolani rivoltosi.Volturara ha 660 abitanti.
1650 A GianVincenzo succede il figlio Andrea Strambone,nominato dal Re per i servizi ottenuti dal padre Principe di Volturara e Duca di Salza .
1650 Viene chiusa la controversia con Montemarano per il possesso del Dragone. Andrea paga la somma di 1700 ducati. Lo strumento viene rogato nel 1655.
1652 Le nostre contrade pullulano di banditi.
1656 la Peste spopola le nostre contrade. Era iniziata dieci anni prima in Spagna. Montemarano resta con pochissimi abitanti ( 22 ),mentre i Casali vengono completamente abbandonati.Volturara forse viene protetta dalle paludi del Dragone che impediscono il propagarsi della malattia.
1681 29 Luglio ad Andrea deceduto succede il figlio secondogenito Girolamo Strambone II Principe di Volturara .
1688 Terremoto in Irpinia
1694 , 8 settembre ore 17,45 fortissima scossa di terremoto che distrugge ancora una volta l’Irpinia. Interi paesi come Teora , Calitri,Atripalda vengono seriamente danneggiati.
1702 Terremoto.
1707 Inizio della Dominazione Austriaca che terminerà nel 1734.
1714 1634 Abitanti .95 famiglie al Freddano,128 alla Pozzella,103 al Campanaro
1714 590 vacche,per volere del Marchese Serra,vengono mandate a Napoli da Voltorara . Le proteste dei contadini alla fine raggiungono lo scopo e le vacche vengono fermate sopra Monteforte Irpino,per essere riportate alla Difesa del Dragone . L’economia ne avrebbe subito un duro colpo.
1715 La Chiesa di San Nicola comprende 28 sacerdoti. Arciprete è Don Giuseppe Masucci.
1716 1784 Abitanti.
1720 Sindaco è Domenico Benevento. Eletti sono Antonio Masuccio,
Prospero Petito,Tommaso De Feo.
1721 Sindaco Pietro Pedicino,eletti Francesco Ingino,Antonio Masucci,
Carmine Rinaldo.
1721 1786 Abitanti. 494 al Freddano, 673 alla Pozzella,619 al Campanaro
1722 Sindaco Domenico Benevento.
1723 1847 Abitanti di cui 518 al Freddano,704 alla Pozzella e 625 al Campanaro. Famiglie seu (o) Fuochi 388 di cui 114 al Freddano,142 alla Pozzella e 132 al Campanaro. Anime di penitenza 242,anime di comunione 1162. Arciprete è Don Nicolò Pennetti
1724 ,12 Settembre nevica sopra i Monti e nella stagione dell’Estate matura una violenta tempesta.
1725 1954 Abitanti di cui 539 al Freddano,725 alla Pozzella e 699 al Campanaro. 398 fuochi di cui 114 al Freddano,135 al Campanaro,149 alla Pozzella.
1726 3 Novembre nasce da Marco e Giovanna Pennetti Padre Alessandro Di Meo,Prodigio di Scienza e Miracolo di Santità.
1730 viene costruita la Chiesa sulla collina di San Michele nel castello,dove quattro anni dopo viene posta la pregiatissima statua lignea di San Michele Arcangelo opera dello scultore Picano di Napoli
1732,29 Novembre terremoto disastroso. Ariano distrutto,con a Montella 16 morti, a Carife 500 morti. Grottaminarda e Teora in ginocchio.
1734 Inizio del Regno dei Borboni che terminerà nel 1860,salvo le parentesi francesi del 1799 e del decennio 1806-1815.
1740 Il Sindaco firma un accordo in località Lago Dragone con Montella e Serino per il legale possesso della località Ogliara da parte di Montella.
1741 Carlo III di Borbone istituisce il Catasto Onciario, vero e proprio censimento delle popolazioni. Esiste ancora l’elenco delle famiglie volturaresi di allora con i beni ed il nucleo familiare.
1745 Il Sindaco Camillo Maurello fa costruire l’organo della Chiesa Matrice in Piazza.
1749 dopo 68 anni di possesso , muore il Principe Girolamo Strambone senza prole,il feudo passa alla Corte Regia.
1749 abitanti 2697.
1751 per notar Ranucci di Napoli Volturara è venduta a Domenico Cattaneo,Principe di San Nicandro.
1752 Nelle liti secolari per i confini un anno difficile con atti vandalici e spostamenti abusivi dei cippi di confine tra le due Università. Alcune strade vengono manomesse e molte piante vengono tagliate.
1754 Viene costruito il Campanile in Piazza con pietra della Maroia, al posto del vecchio ormai cadente che era stato costruito agli inizi del 500 .Vari cedimenti strutturali lo fanno pendere indietro e a dx. Una cupola ottagonale,a punta,bellissima verrà costruita sotto il Sindacato di Gennaro Vecchi dopo il 1861 e poi distrutta dopo il terremoto del 1980 da un gruista sardo che pur di fare qualcosa , la fece veramente grossa.
1759 E’ suo figlio Francesco Cattaneo che riceve in dono il Feudo della Terra della Voltorara Questo ultimo lo vende al marchese Giovan Domenico Maria Berio ( 1729-1791),nobile di origine genovese.
1780 Il Sindaco Giovanni Marra con Giuseppe Del Percio e Pasquale Di Marino consiglieri stipulano una Convenzione con la Chiesa,per notar Giuseppe Di Feo.
1781 18 Febbraio. Alla presenza del Sindaco Nicola Di Feo e del primo eletto Giovanni Di Cristofano i cittadini si radunano in Piazza e si auto tassano per pagare due medici locali affinché assistano anche i più poveri. Il dott. Fisico Don Andrea Pennetti avrà 150 ducati; il dott. Fisico Don Giuseppe Pennetti avrà 50 ducati perché ancora inesperto e da poco laureato.
1785 Lodovico Petito Sindaco. Si comincia a parlare di bonifica del Lago Dragone.
1786 20 Marzo muore in Nola Padre Alessandro Di Meo,il grande Annalista.
In questo anno in un documento Carlo De Marco rivolto al Caporuota Basilio Palmieri sostiene che “ Voltorara da 12 anni è stata in mano di gente facinorosa contro le leggi e gli ordini di S.M. a alla S.V. che ha deciso darsi il possesso per questo anno alli governanti fortunatamente eletti tra le persone per bene e che per riparare all’avvenire convenga escludersi dai Parlamenti tutti coloro che sono stati servi della pena e li malviventi ed inquisiti tutti colli loro congiunti consanguinei ed affini sin al quarto grado e vedersi e rivedersi con precisione rigore e zelo li conti da 12 anni in qua,tolti i cavilli e dilazioni.... “
1791 Muore Gian Domenico Berio e gli succede il figlio marchese Giacomo Berio.
1792 Il Galanti nel descrivere i paesi del Principato Ultra afferma che Voltorara è uno dei paesi dove la gente è più cattiva.
1798 muore Giacomo e gli subentra il figlio marchese Francesco Maria Berio,ultimo Barone di Volturara che sposa Giulia Imperiale, figlia del Principe di Torella. Muore nel 1819 lasciando quattro figlie .
1789 Viene piantato in piazza il Tiglio che ancora oggi si erge maestoso,
sotto il Sindaco Bernardo Marra.
1799 E’ l’anno della Rivoluzione Napoletana. A Febbraio arrivano i Francesi, al comando di Don Pasquale de Laurentiis a piantare l’albero della libertà . Mezzo paese,fedele al Re,si rivolta insieme con i montemaranesi e per 8 giorni fanno fronte ai francesi,con la partecipazione di oltre mille rivoltosi. Il 10 febbraio il Conte Ettore Carafa si mette alla caccia dei rivoltosi di Sorbo,Salza,Voltorara e Montemarano. “Salendo per le orribili montagne fra le quali trovasi nascosta Volturara,terrore dell’ex provincia di Montefusco,riesce a sedare l’insurrezione usando più l’ingegno che la forza, i cui giovani più vigorosi impiega alla difesa della Patria e della Libertà”. A fine Maggio l’esercito borbonico ristabilisce la calma con il ritorno del Re sul trono di Napoli. Si scatenano sanguinosi regolamenti di conti,uccisioni,
carcerazioni,estorsioni e vendette private,. Segue poi la repressione giudiziaria borbonica.La sommossa è durata sei mesi,prima del ritorno di Ferdinando a Napoli ,con un giro di vite che costerà la vita a molti giacobini.
1800 Circa 4000 volturaresi assistono al passaggio di secolo. Il Sindaco dell’anno precedente Nicola De Cristofano viene chiamato a discolparsi davanti al tribunale a Napoli dove spiega le sue ragioni e la sua fedeltà al Sovrano.
1805 Terremoto in Irpinia.
1806 Ritornano i francesi nel Regno di Napoli Inizia il Periodo o Decennio Francese che terminerà nel 1815 con il secondo ritorno di Ferdinando di Borbone a Napoli.
1806 4 Dicembre viene abolito il Feudalesimo ed ogni Università, chiamata da questo momento Comune ,cerca di darsi una propria autonomia amministrativa e territoriale. La gestione viene demandata al Decorionato
( l’odierno Consiglio comunale) eletto tra i possidenti con un certo reddito. Viene istituita la Guardia Civica composta da cittadini con reddito per difendere il paese dai Briganti,sempre più numerosi ,che legati ai Borbone non accettano il governo francese e disertano in massa la chiamata alle armi nel nuovo esercito che vedono come nemico e da combattere. Nasce la figura del Capourbano,Comandante della Guardia Civica,espressione spesso di potere assoluto e di parte. Finirà nel 1861 con l ‘Unità d’Italia.
Inizia una lunga causa tra il Comune e l’ex proprietario Marchese Berio davanti alla Commissione istituita. Per far fronte ai debiti il Sindaco Giuseppe Savina propone di farsi prestare denaro dai possidenti locali in cambio di terre.
1807 18 Febbraio Giuseppe Bonaparte,fratello dell’imperatore e Re di Napoli di ritorno da Salerno, per sfuggire con la sua scorta ai briganti passa per Volturara diretto a Napoli.In questo anno si costruisce la statale per Melfi che doveva passare da Volturara a Montella attraverso Cruci .Alla fine viene deviata per Montemarano dopo l’assassinio di un operaio da parte di un montellese che non voleva il suo fondo rovinato dalla nuova strada.
16 Maggio l’Intendente della Provincia Giacomo Mazas nel giro per i paesi per controllare l’ordine pubblico su ordine del Ministro della Polizia Cristoforo Saliceti arriva a Voltorara .L’impressione che ne ricava è di un paese povero ed arretrato
” La popolazione è in parte molto povera. Essa non è molto civilizzata, e la forza delle leggi pare che non vi si rispetti in tutta la sua estensione. Da un punto di vista amministrativo il paese è attaccato al nuovo Governo e la sua Guardia civica si è distinta in diverse occasioni. Il Sindaco è Giuseppe Savina ,analfabeta, fratello di Don Pasquale,sacerdote e famoso oratore .
Eletti sono Giuseppe Masucci,nonno del notaio Leonardo, e Giovanni Marra.
1809 Nel mese di Settembre dal 16 al 22 vengono uccisi dai briganti molti volturaresi, tra cui un sacerdote Antonio Marra che abitava al Campanaro.Il 10 Ottobre viene ucciso in un conflitto a fuoco Aniello Rinaldo,
capobrigante dell’omonima banda e luogotenente di Laurenziello.
Avellino è scelto come Capoluogo del Principato Ultra al posto di Montefusco.
1810 17-7 Una legge di Stato impone lo scioglimento delle promiscuità territoriali tra Comuni. Inizia una lunga vertenza con Montella sui confini che durerà fino al 1930,quando il podestà Attilio Cappiello li definirà con decisione ferma ed inattaccabile.
1814 Febbraio. In località Costa vengono uccisi e decapitati i briganti disertori Luigi Solito detto “Cicerone“ e Felice Forino di Paterno. Per riconoscerli devono aggiungere sul tronco le teste sparse ad alcuni metri di distanza.
1815 a Maggio ritorno di Ferdinando sul Trono di Napoli. Gli ufficiali del disciolto esercito francese, tra cui il tenente Luigi Di Meo,medico,figlio di Don Nicola il notaio mantengono gli ideali rivoluzionari e formeranno il fulcro dei moti carbonari nel Regno di Napoli. Numerose bande armate scorazzano per Volturara. I briganti Giacinto Petito,Angelo Masucci,
Gennaro De Cristofano,Pietro Di Meo e Giosuè Buonopane tentano di uccidere Cosmo Pisacreta. Rimane ucciso invece Pietro Di Meo e Cosmo Pisacreta sconterà trenta anni di carcere. I sindaci da quest’anno dovranno indossare una divisa ufficiale ( blue guarnita di bottoni dorati,la giubba stretta ai fianchi da una cintola a tre colori, bianca,celeste ed amaranto con frange agli estremi.In testa la feluca).
1816 4420 abitanti nel Catasto.
1817 Volturara diventa sede di Pretura per Santo Stefano,Salza e Sorbo Serpico. I defunti non vengono più seppelliti nelle Chiese,ma nel Cimitero in contrada Vallicella.
1819 Le figlie del marchese Berio vendono Volturara alla nobildonna Luisa Dyllon Strachan ,ultima proprietaria.
1819 Viene soppressa la sede vescovile di Montemarano .Voltorara passa a Nusco.
1820 La Vendita carbonara di Volturara è “La Costanza Invincibile”,il cui oratore ufficiale è il sacerdote Cosmo Benevento. Il 2 Luglio riunitisi al Serrone sotto la guida di Luigi Di Meo,medico e Sindaco in carica e Ciriaco Marrandino II eletto i carbonari vanno ad Avellino agli ordini di Lorenzo De Conciliis per poi unirsi ai Tenenti Silvati e Morelli. Nella repressione verranno esautorati dal loro impiego insieme a Don Cosmo Benevento e suo fratello Domenico,avvocato. Rilevante la presenza del medico Carmine Benevento e del sacerdote Antonio Candela, quest’ultimo catturato nel mese di ottobre e mandato in esilio.
1821 inizia la ripresa economica dell’Irpinia. Voltorara è famosa per lo sfruttamento della cava di ferro nativo. Si sviluppa l’allevamento del baco da seta in località Toppolo del Conte. Legno di pioppo,di faggio,di castagno,
carbone,castagne,noci,pelli grezze sono il fiore all’occhiello della nostra economia sulla scena provinciale.
1827 viene istituito il servizio di Guardia Urbana,a cui sono chiamati i proprietari con servizio gratuito per 10 giorni.
Viene ammazzato vicino alla Maroia il Capourbano Nicola Marino. Suo figlio Mattia notaio ne prenderà il posto e rimarrà famoso nella memoria di tanti per aver fumato nella pipa i capelli di un brigante ucciso,forse colpevole della morte del padre.
1830 4944 abitanti dagli atti del Decorionato di Voltorara. Santo Stefano si stacca dal Circondario per passare con Atripalda.
1831 5072 abitanti.
1834 Un ricorso anonimo all’Intendente che lo accusa dei trascorsi carbonari frena la corsa a Sindaco di Carmine Benevento. Al suo posto viene eletto Alessandro Masucci farmacista in piazza figlio di Don Pasquale che dà l’inizio ad una era di supremazia politico-amministrativa della famiglia fino alla fine del secondo millennio.
1840 dopo venti anni Domenico Benevento,rimasto amministratore dei beni della famiglia del Marchese Berio, viene liberato dal controllo della Polizia. Non coronerà mai il sogno di diventare notaio, ma vede in questo anno il cugino Carmine eletto alla carica di Sindaco.Vi resterà per sei anni consecutivi,fatto inusuale per l’epoca.
1841 5248 abitanti di cui 1530 al Freddano,1863 alla Pozzella,1207 al Campanaro.648 fuori domicilio.
1848 Sindaco è Nunzio Pasquale,farmacista in Piazza,liberale e progressista che cavalcherà la primavera delle riforme costituzionali fino al 1850,quando esautorato e messo da parte verrà perseguitato per dieci anni dal ritorno all’assolutismo del Re Bomba Ferdinando di Borbone e dalle solite famiglie volturaresi che in ogni cambiamento politico riescono a mantenere sempre il potere.
1849 4901 abitanti, Salza 1547,Sorbo 763 secondo il censimento.
1850 Viene istituito il Monte Frumentario dal Vescovo di Nusco Mons .Giuseppe Autolitano.E’ un deposito di derrate alimentari per lo più grano ammassato tra i benestanti per darle ai poveri di Voltorara e Castelvetere. Nel tempo diventerà una Lega Agricola di contadini e pastori,poi incorporato nella Congrega di Carità,infine diventa ECA (Ente Comunale Assistenza),
scomparso verso il 1975 perché esempio di corruzione politica e di malaffare.
1850 viene costruita la Fontana in Piazza,tra il Campanile ed il Comune.
Dietro ci sono due grossi Tigli di cui uno cavo,rifugio di poveri e di chi scappa di casa .Il suo tronco può ospitare fino a cinque persone. Nel 1927 la Fontana verrà spostata vicino al torrente Freddano per far posto al monumento ai caduti della Guerra 15-18 costruito però in seguito al Carmine. Da lì negli anni 70 viene spostato a ridosso delle case dove resta fino all’autunno del 2002,quando viene messo nella posizione attuale.
1851 Terremoto.
1851,1853,1854 paurosi allagamenti del lago Dragone che si alza di 8,44 metri sommergendo la strada nazionale Avellino - Melfi e costringendo la popolazione a salire sui monti. L’acqua inonda 407 ettari di terreni.
1852 19 Ottobre in località Tufara,vicino all’Acquameroli, i fratelli Scipione e Luca Capone di Montella, intenti alla raccolta delle castagne, vengono rapiti da quattro volturaresi,istigati da montellesi e portati in un rifugio alla Ripa della Falconara,vicino a Campolaspierto sul Terminio. Riescono a fuggire e a far assicurare alla giustizia i loro rapitori.
1854 Costruzione dell’acquedotto in località Acquameroli che porta acqua al paese.
1854 Epidemia di Colera ( morbo asiatico).Il Clero viene incolpato di non prestare soccorsi ai moribondi.In un documento indirizzato a Monsignor Vicario tutti i sacerdoti si discolpano dalle accuse ritenute false.
1856 Bolla Pontificia per aprire al culto la Chiesa dell’Immacolata Concezione alla Pozzella. La parrocchia è divisa da quella di San Nicola dal Vallone omonimo.
1857 viene interdetta al culto la Chiesa di San Nicola,perché “pericolante e diruta”.
1859 Gennaro Vecchi è Sindaco con i decorioni Michele Masucci, Sebastiano Candela,Marco Marrandino,Nicola Di Meo,Gabriele Marino,Ferdinando De Cristofano,Nicola Raimo.
1860 viene tolto da Volturara l’Ufficio del Registro. D’ora in poi per registrare gli atti pubblici e privati i cittadini devono recarsi a Serino attraverso sentieri impraticabili.
20 Ottobre Plebiscito di Annessione all’Italia. Non firmano gli impiegati comunali Mariano Santoro, Ferdinando De Cristofano ed il segretario comunale Vincenzo Pennetti .Gennaro Vecchi viene riconfermato Sindaco anche nel nuovo ordine delle cose.
1861 Una epidemia di vaiuolo fa molte vittime nella popolazione dal febbraio all’autunno. Ne muoiono tra gli altri ,nel curare il popolo, due giovani e promettenti medici trentenni e cognati, Pasqualino Masucci di Don Alessandro e Gioacchino Benevento figlio di Don Carmine.
La popolazione scende a 4299 abitanti
1861 7 Aprile la popolazione insorge, propugnando il ritorno dei Borbone, contro i notabili . La sommossa viene stroncata nel sangue dall’esercito piemontese che agli ordini del Governatore della Provincia Nicola De Luca sale a Volturara il giorno dopo. Viene ucciso dai piemontesi Giovanni Volpe, un ragazzo di sedici anni sopra il vecchio molino vicino alla Maroia. Molti i feriti ,centinaia gli arrestati. Anche il parroco Don Angelo Marino viene arrestato e poi rilasciato.
Luglio nuova rivolta ed uccisione del sergente della Guardia Nazionale Giuseppe De Meo sul Malepasso da parte dei rivoltosi.
Ottobre il nuovo Sindaco Salvatore Sarno,fermo propugnatore delle idee liberali attua un giro di vite che penalizza molte famiglie rimaste fedeli al vecchio Regime borbonico. Licenzia gli impiegati che non avevano firmato al Plebiscito di adesione all’Italia. Al posto di Vincenzo Pennetti messo in pensione forzata nomina segretario comunale Vincenzo Luciani,uomo inflessibile e duro che contribuisce a spaccare in fazioni il Consiglio comunale ,suscitando sovente le ire di Achille De Cristofano,il farmacista che lo combatterà fino a quando non verrà licenziato. Diventerà nel decennio successivo segretario particolare dell’on. Michele Capozzi di Salza Irpina.
1862 Nel mese di maggio viene arrestato il brigante Alessandro Masucci,
malaoi .
2 Luglio viene ucciso il brigante Pagliuchella alias Ferdinando Candela di Luigi in località Sierro dell’Orso e sepolto fuori le mura su ordine del Sindaco Salvatore Sarno. La leggenda vuole che da morto sia stato impiccato al tiglio della Piazza ed esposto al pubblico ludibrio per tre giorni.
1863 viene edificato il secondo piano del Municipio dietro al Campanile.
16 Gennaio con sentenza del supremo consiglio amministrativo,tolte a Montella, le difese Acquameroli e Dragone vengono destinate al Comune di Volturara.
Nel mese di Novembre in località Acqua degli Uccelli viene ucciso il brigante Luigi Volta di Serino e nel mese successivo si costituiscono i briganti Gaetano Picardi e Rossetti di Biella.
1864 viene posto sul Campanile l’attuale orologio, con meccanismo automatico di pesi, in sostituzione di un altro che suonava solo le ore. Vi resterà fino al 1970 quando verrà trasformato con meccanismo elettrico dall’allora parroco P. Paolo Cicotti .
Vengono posti i primi lampioni a petrolio per le strade più oscure del paese.
1865 E’ Sindaco Gennaro Vecchi. Nel mese di Novembre si registra un caso di colera che colpisce un certo Frappaolo. Il Comune paga al farmacista Nunzio Pasquale la somma di ducati 3 e grana 40 per le medicine procurate.
1866 15 Aprile dopo anni di scontri in Consiglio e con la Curia,si firma il contratto per costruire la Chiesa Madre in piazza.
1867 viene demolita la Chiesa vecchia di San Nicola ed il Carcere Mandamentale,per far posto alla nuova Chiesa.
28 Luglio Gennaro Vecchi viene esautorato dalla carica.Sindaco per molti anni sotto quattro Re ( Ferdinando II,Franceso II,Vittorio Emanuele II ed Umberto I ,Gennaro Vecchi lastrica la Piazza con i mitici “basoli bianchi” presi dalla Maroia che un altro Sindaco Raimo Marino toglierà nel 1971,
provocando dispiacere e rimpianto popolare per oltre trenta anni,fino al 2003 quando il pavimento della piazza tornerà con basoli bianchi.
15 Agosto Una Legge di Stato attraverso l’Intendenza di Finanza toglie al Clero la Chiesa Madre ed i beni ecclesiastici.
1868 Vincenzo Santoro,figlio dell’impiegato comunale in pensione Mariano,appena laureato in Medicina, pubblica un opuscolo contro i preti di Volturara scatenando una polemica feroce.
1869 viene demolita la Chiesa dell’Addolorata (Oratorio) che si trova in Piazza a sinistra della Chiesa di San Nicola di Bari .Verrà ricostruita in piazza Carmine e distrutta per sempre il 23 Novembre 1980.
1871 abitanti 4816 al Censimento.
1879 Allagamento della Piana con l’acqua che arriva fin sotto il paese e sotto la strada di Melfi
1881 4709 abitanti,secondo la versione del Consiglio Comunale 5193.
1883 dal 24 al 29 maggio movimento popolare contro i montellesi che tagliano il Terminio,nonostante sia indiviso. Solo l’intervento dei Carabinieri e della Prefettura evita un bagno di sangue.
1884 Scenario infuocato nelle Amministrative del 30 Luglio con il paese spaccato in due. Da una parte il partito Municipale del Sindaco Gennaro Vecchi ,dall’altra Vincenzo Pasquale,autore di uno scritto al vetriolo con Alessandro Sarni,autore di un programma elettorale molto attuale.Scritti firmati ed anonimi buttano nel fango tutta la classe dirigente.
Una forte epidemia di colera mette in ginocchio la popolazione.
1885 viene costruita la Chiesa del Cuore di Gesù in Piazza Carmine,luogo selvatico dove venivano buttate le ossa dei defunti estratti dalle fosse comuni delle Chiese,dopo che una mattina fu scoperto il cadavere di un neonato abbandonato .Verrà quasi del tutto distrutta dal terremoto del 23-11-1980.
1886 epidemia di vaiuolo .Nell’anno ci sono in tutto 215 morti (circa 80 in più della media annuale)
1887 5209 Abitanti
1887 Arriva il Regio Delegato Straordinario cav. Antonio Del Vecchio .Il Consiglio Comunale cade sul Bilancio nel Marzo dello stesso anno per i lavori della Chiesa. Un passivo comunale disastroso frutto di ruberie e intrallazzi tra segretario,tesoriere,impiegati e guardie comunali che gestiscono ad personam .Ci vorranno anni per risanare il Comune. Come spesso accadrà nella storia del nostro paese solo i Commissari riescono a risolvere i debiti degli amministratori. Emblematico un suo discorso attualissimo ancora dopo un secolo.
1889 Dall’Irpinia verso nuovi mondi partono 208.412 emigranti di cui 159.280 maschi,32069 femmine,37.663 bambini.
1890 5512 abitanti. Viene aperta la prima scuola elementare comunale.
1892 2 e 3 Luglio un gelo terrificante ed inaspettato distrugge i raccolti.
“E’ un vero flagello di Dio. Per effetto di detta brina buona parte del ricolto è perduto. Le piante di granone,di patate e fagioli i cui prodotti costituiscono i generi di premissima necessità del paese,sono completamente distrutte,gli steli di ogni pianta e le foglie si sono seccate al segno da potersi dire spoglie. Se si dà uno sguardo alla campagna si è certamente di ritirarlo contristato in pensando alle verdi piante che lo adornavano cangiate in un giallo nero dalla brina gelata caduta da renderlo un vero lutto.Ed il popolo geme per tal fatto, e rimpiange le dure fatiche ed i semi sparsi con speranza di fertile ricolto. Si affanna e si dispera in pensando alla fame che soffrirà e all’angustia che gli cagioneranno i proprietari dei fondi per avere soddisfatto il fitto annuo >>.
1893 abitanti 5209.
Vengono costruite le” Catene” nei torrenti sopra Volturara come briglie per frenare l’acqua,ed un pozzo vicino alla bocca del Dragone per espurgo e sfiatatoio d’aria quando la Bocca si riempie tutta d’acqua.,ancora oggi esistenti.
1894 A Luglio cade il Sindaco Luciano Pasquale ed arriva il regio Commissario Marcone sostituito nel 1895 dal Commissario prefettizio Antonino Polidori. a Settembre Sebastiano de Cristofano partecipa al L Congresso socialista irpino a Calitri in casa del farmacista Pasquale Cioffari con Ferdinando Cianciulli di Montella.
1895 Manifestazione popolare contro un decreto del Commissario per la vendita del legname in località Acquameroli a Marino Raimo .
Rinnovo del Consiglio comunale con vittoria degli avversari dell’on. Michele Capozzi.
1897 viene ripristinata dopo sette anni di assenza la processione in onore di San Nicola di Bari,Patrono del paese. Una processione antichissima iniziata nel 1519. La data è il 6 Dicembre,al contrario di prima,quando si svolgeva nel mese di Agosto. Lo stesso accadrà dal 1960 al 1990 quando il Presidente del Circolo di San Nicola , farà restaurare la Statua del Santo Patrono e dell’Addolorata e ripristinare la Processione il 6 Dicembre,dopo trenta anni.
1899 il 29 Dicembre viene benedetta e aperta al pubblico dopo 35 anni di scontri politici e settari la Chiesa Madre,la più grande cattedrale dell’Irpinia. Per l’inaugurazione ufficiale dell’Agosto successivo viene la banda musicale di Bovino e fuochi pirotecnici allietano una serata bella ed indimenticabile. La consacrazione dura dalle 13 alle 23 e viene fatta dal Vescovo di Nusco mons. Michele Arcangelo Pirone. Iniziano i primi lasciti per devozione.
1900 nella seconda settimana di Aprile una forte alluvione allaga tutta la campagna fino a San Marco.
5 Dicembre per tifo muore a 33 anni l’avvocato Vincenzo Pennetti ,
giornalista e giurista insigne.Gloria e vanto del paese e dell’Irpinia
1901 5106 abitanti con 154 emigranti.
1902 Il Sindaco Leonardo Masucci costruisce il cancello del Campanile.
1903 5106 abitanti dei quali i tre quarti sono poveri.
1907 Indignazione popolare per il primo furto sacrilego nella Chiesa Madre nella notte tra il 20 e 21 Marzo.
1910 Colera portato da un volturarese proveniente da Barra ( Na ).
1911 abitanti 3668
3 settembre Alessandro Sarni si dimette da Consigliere Comunale per protestare contro la mancata risoluzione della controversia demaniale tra Volturara e Montella.Pubblica il resoconto in un giornale del 18 Ottobre 1913 “L’Eco di Volturara”.
1914 Ferdinando Cianciulli nel suo programma amministrativo alle elezioni di Montella propone lo scioglimento della promiscuità tra i due paesi con un referendum tra le due popolazioni.
1915 Marzo un altro pauroso allagamento della piana le cui acque arrivano fino al paese .L’Italia entra in guerra.
1917 Il 14 maggio nella decima battaglia dell’Isonzo in due distinte azioni di attacco , nello stesso giorno, perdono la vita due ufficiali volturaresi appartenenti alla stessa Compagnia e amici per la pelle.Atlante Di Meo sottotenente e Giudo Ciriaco Del Percio tenente verranno insigniti di medaglia d’argento al valor militare alla memoria.
1918 alla fine 67 giovani volturaresi restano immolati sull’altare della patria nella Grande Guerra, oltre a numerosi invalidi.
1918 La Spagnola miete un impressionante numero di vittime tra cui il vecchio Sindaco in carica PietroAntonio Pennetti,medico pronto a prodigarsi sempre per gli altri.
1919 da Novembre a Dicembre epidemia di Vaiuolo.
1920 La Pretura viene tolta a Volturara. Il paese viene aggregato a Chiusano fino agli inizi degli anni 90, per essere poi trasferito presso il Tribunale di Avellino.Viene fondato il Circolo giovanile culturale “San Michele”.
1921 4028 abitanti Alberico Sarno,Sindaco. Segretario Comunale Pasquale Sarno.
1923 soppresso anche il carcere Mandamentale .L’ultimo custode è Luigi Solito.
1923 Giugno Il Sindaco si dimette dalla carica e da consigliere comunale,
sicuramente in contrasto con le idee del nuovo regime fascista.
Viene conferita la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
1924 Volturara è a 687 m s.l.m. con una superficie di 2511 ettari e con una popolazione di 4019 abitanti ,dei quali 3823 nel capoluogo e 136 sparsi.
1924 Il Questore volturarese Pasquale De Feo viene nominato Commissario Prefettizio di Volturara Irpina.
1925 24 Maggio viene inaugurato il nuovo Asilo Infantile intitolato a P. Alessandro Di Meo.
1926 Luglio sciolti tutti i Consigli Comunali,viene nominato Podestà Attilio Cappiello di Orsara di Puglia.
1925-26-27 Il Dragone è campo di Aviazione per l’aeronautica Italiana. Ci rimane la prima foto aerea del paese.
1927 la fontana che si trova davanti al Municipio in Piazza viene spostata affianco del torrente Freddano, per far posto al costruendo monumento ai caduti.
27 Agosto davanti al perito ing. Giuseppe De Lucretiis e dell’Istruttore avv. Pasquale Correra , il Podestà di Volturara Cappiello e di Montella Avv. Carfagni firmano l’accordo definitivo per i confini tra i due paesi ponendo fine alla vertenza sulla promiscuità. Erano andati di persona sui luoghi ,
pernottando sul Terminio
1929 La statua di bronzo di P. Alessandro Di Meo,opera di Giuseppe Del Fico ,fatta costruire da un comitato di emigranti negli Usa viene collocata nell’atrio dell’Asilo a Lui intitolato.
1930 Il podestà Cappiello annette a Volturara la frazione Tavernole fino ad allora di proprietà di Salza.Inizia la elettrificazione del paese,abbatte i due tigli secolari a dx del Campanile in piazza .Allarga via Gennaro Vecchi che fino ad allora non permetteva a stento “il passaggio di due traini ”.
23 Luglio un forte terremoto scuote l’Irpinia con 1070 morti nella Provincia.
Da Agosto a Cappiello succede Luigi Pennetti.
1931 abitanti 3373
9 Settembre definitiva Conciliazione della vertenza tra Volturara e Montella.
6 Ottobre in ossequio al fascismo piazza Municipio diventa Piazza Roma.
1932 Inaugurazione del primo Monumento ai Caduti della guerra 15-18 non più in Piazza, ma al Carmine. Rappresenta due soldati,di cui uno ferito , all’attacco del nemico.
Si lesiona la campana della Chiesa dopo la festa dell’Epifania. Viene fusa e rifatta l’anno dopo.Il 9 Novembre 1933 viene consacrata alla presenza di tutta la popolazione e del vescovo di Nusco Mons Pasquale Mores.
1933 durante la Santa Missione dei Padri Passionisti viene posta una Croce in via Vallicella tuttora esistente.
1934 4134 abitanti
1935 Costantino Sarno prima commissario poi Podestà. Le camice nere delle divisioni XXIII marzo e XXVIII ottobre sfilano nel Dragone agli ordini del generale Baistrocchi prima di partire per l’Africa orientale.
Volturara conta 4299 anime.
1936 31 agosto. Sfilata dell’esercito italiano nella piana del Dragone alla presenza del Re Vittorio Emanuele III ,del Duce Benito Mussolini e di alte cariche dello Stato e straniere con le Grandi Manovre. Sul posto di osservazione delle Autorità viene messo un Cippo con una scritta di De Marsico per ricordare l’evento che ha risonanza italiana e mondiale.
1938 Costruzione a cura dell’Ente Comunale Assistenza di un edificio in località Serrone adibito fino agli 70 a Cinema e dal 2002 a sede del Museo Etnografico della Piana del Dragone e sala conferenze.
Viene costruito l’Edificio scolastico elementare in viale Rimembranza.
1939 muore Matteo Marrandino,medico stimato dal popolo ancora oggi nel ricordo di molti.
1940 Scoppia la seconda guerra mondiale e tanti giovani partono per il fronte. In prima linea il podestà Costantino Sarno,già decorato nella prima guerra mondiale con medaglia di bronzo.
1943 Maggio I tedeschi installano nel Dragone un Campo di aviazione con circa 50 aerei Stucas ed un deposito di benzina. In località Ceraso e Macchione 200 autocarri blindati. Per tutto il mese di Agosto il cielo di Volturara è teatro di battaglie aeree tra tedeschi ed alleati.
9 Settembre i Tedeschi hanno l’ordine di rimuovere il campo. Incendiano tutto quello che non possono portare via. Boati e fiamme provocati dalle latte di benzina bruciate incutono paura nella popolazione volturarese.
11 Settembre a sorpresa i tedeschi ,ormai considerati nemici, ritornano nel Dragone in assetto di guerra. Un maresciallo, soprannominato dai volturaresi “Mussacchione” ,per la enorme sporgenza del mento e delle labbra ,rastrella le case alla ricerca della benzina che alcuni coraggiosi avevano trafugato il giorno prima nel Dragone. Sequestra tutte le armi che poi vengono bruciate nel Dragone in un enorme falò. La popolazione scappa dal paese rifugiandosi sulle montagne. Di notte i giovani fanno rifornimenti e contattano la avanguardie alleate che avanzano.Un’insegnante di tedesco,moglie di Don Ottavio Sarno, fa da interprete con i tedeschi evitando una strage insieme con Don Gioacchino Benevento. Due notabili volturaresi avvertono gli alleati della presenza dei tedeschi a Volturara.
22 Settembre ore 9,30 la contraerea tedesca abbatte un aereo alleato .Il pilota superstite caduto in località Mela viene scovato in un pagliaio ed ucciso .
Ore 10 gli alleati bombardano Volturara di passaggio,ci sono quattro morti in via Cupa e in via Nocecupone . La notte riporta la calma e la gente ridiscende in paese.
24 settembre ore 11,45 , 12 caccia bombardieri divisi in due formazioni da sei arrivano su Volturara. da via A. Di Meo verso il Mortariello. Una pioggia di bombe si abbatte sull’abitato. Volturara nel silenzio che segue è un cumulo di macerie avvolte nella polvere che arriva fino a San Michele. 45 morti tra i civili.La gente scappa incurante dei feriti e dei morti,corre verso le montagne perché altri aerei arrivano,ma non bombarderanno più. Molti potevano essere salvati,altri si salvano perché la maggior parte delle bombe cade sul Mortariello. Una mira migliore e di Volturara non sarebbe rimasto più niente.
I tedeschi scendono verso Avellino per ritirarsi a Cassino,mentre dalle montagne arriva l’esercito alleato a riportare la speranza. C’è uno spazio di tempo dove i primi alleati che arrivano e regalano sigarette , si intreccia con la presenza dei tedeschi rimasti che possono procurare nuove stragi. L’esercito alleato passa inseguendo i tedeschi,nel paese resta la legione straniera francese. Ubriachi,scostumati e arroganti creano non pochi problemi di decenza.
1944 Giovedì 23 marzo l’eruzione del Vesuvio oscura il cielo di Volturara e uno strato di polvere copre l’intero abitato. In località Chiuppito cade un aereo americano .Gli occupanti , tutti morti , sono depredati da alcuni sconsiderati accorsi sul posto. Ancora oggi nel ricordo di tutti del giorno di Marzo del 44 “ quanno scurao ” e dello sciacallaggio compiuto ai danni dei poveri americani.
Fine Marzo alloggiate a Volturara truppe marocchine.
Fine Aprile truppe francesi dislocate a Volturara.
1945 il giorno di Pasqua sommossa popolare contro gli australiani. Volturara viene bloccata dal coprifuoco . La fine della guerra porta con sé 13 soldati morti in combattimento.
1946 il nuovo Sindaco eletto per la prima volta direttamente dal popolo è Renato Masucci,fratello di Don Achille , il medico e figlio di D. Leonardo . Il Sindacato durerà ininterrottamente fino al 1964.
1947 torna Attilio Cappiello,il podestà dal 1926 al 1930 , come segretario comunale.Vi resterà fino al 1950.
1948 abitanti 4964. Il Quadro della Madonna di Montevergine da Montemarano arriva a Volturara con una processione immensa fino alle Tavernole. Sosta per due giorni per poi proseguire verso Contrada. Volturara viene consacrata alla Madonna di Montevergine.Ancora oggi a fine secolo ogni anno il 6 Agosto una moltitudine di devoti va a piedi fino a Montevergine dietro la “Castellana”, una nicchia fatta ad arco in cui è posta l’immagine della Madonna con luci,fiori e ceri votivi,portata in testa dalle donne a turno,con uno stuolo di persone che cantano inni sacri.
1949 Viene posta una croce in località San Carlo, tuttora esistente, da una missione con una processione a cui partecipa tutto il popolo.
1950 Costruzione del Monumento ai caduti nelle due guerre mondiali,in sostituzione di quello precedente.Formato da un’alfa ed un omega rappresenta l’inizio e la fine della vita.Il Presidente del comitato promotore è il veterinario condotto Dr. Stara.
1951 Abitanti 5018 al censimento del 4 Novembre. Su alcuni documenti 4965.Importante il superamento della soglia dei 5000 per molti motivi .
1952 Elezioni amministrative al fulmicotone. La lista contrapposta al Sindaco uscente Renato Masucci mette come simbolo San Michele,
scatenando le ire degli avversari. La gelata terrificante dell’8 Maggio che distrugge tutti i raccolti fa gridare a tutti che il Santo è offeso per essere stato usato come strumento politico e che la sconfitta per la lista sarà inevitabile. Pompata a dovere , la notizia fa il giro del paese mettendo in crisi i sostenitori . La sconfitta annunciata verrà in tutta la sua crudezza. Chi voleva votare la lista San Michele contro lo strapotere degli amministratori ha paura di una eventuale vendetta divina e cambia lista , facendo rivincere Renato Masucci.
1956 Un nevone ancora ricordato sommerge Volturara. Per entrare nelle case a pian terreno occorre scavare i gradini nella neve.
Elezione amministrative infuocate con quattro liste in campo. Due si rivelano liste civetta non prendendo nemmeno i voti dei candidati. Rivince per la terza volta consecutiva Renato Masucci sulla lista del Gallo,tra i cui sostenitori resta il dubbio di tradimenti ed intrighi. La piazza è coperta di uno strato di penne,tanti sono i galli uccisi e spennati per sfottere gli avversari. Qualche testa di gallo davanti agli usci dei più accesi sostenitori in forma di disprezzo.
1957 Invasione di milioni di rospi che dal Dragone arrivano per le strade e nelle case. Li si ritrovano dappertutto anche nel pane .L’evento ha rilevanza nazionale e la ” Domenica del Corriere” dedica al fenomeno la prima pagina.
1961 abitanti 4719
1962 Agosto Scossa di terremoto che lesiona la Chiesa dell’Addolorata in Piazza Carmine,facendo cadere il pulpito,mentre era in corso la messa cantata.
1964 La Stretta di Mano di Raimo Marino vince le elezioni amministrative ponendo fine al ventennio di Renato Masucci e del deus ex machina Achille Masucci,suo fratello.
L’ingegnere Giuseppe Di Feo aveva capeggiato l’opposizione fin dal 1952 rimediando tre sconfitte consecutive. Credendo di perdere ancora aveva scelto Marino Raimo reputandolo non all’altezza della situazione e destinato ad una sicura sconfitta con conseguente brutta figura. Non si era reso conto di trovarsi di fronte ad uno maggiori protagonisti amministrativi della storia di Volturara , che farà il Sindaco per 19 anni capeggiando in assoluto la speciale classifica nei secoli insieme con Renato Masucci ( 19 ) e precedendo Gennaro Vecchi (13), ,Salvatore Sarno ( 11), Pietroantonio Pennetti (9),Leonardo Masucci di Achille ( 9), Carmine Benevento (6) e Carlo Pennetti (6).In pochi anni allontana molti di coloro lo avevano appoggiato e continua fino al 1975 con un decennio fatto di lotte e ripicche tra sostenitori e denigratori ,in una atmosfera e dimensione di grande malessere sociale per l’emorragia di braccia e di menti dovuta all’emigrazione.
1968 Costruzione della Scuola Media in viale Rimembranza.
1971 abitanti 4800.
1975 Elezioni amministrative , come al solito in una atmosfera surriscaldata .
Viene approntato un grande listone capeggiato da Edoardo Masucci per sconfiggere Raimo Marino ,dopo il linciaggio morale dell’”affaire Terminio”, che era costato al Sindaco l’interdizione dai pubblici uffici. Un gioco delle preferenze ,dovute al meccanismo elettorale e qualche sospetto di brogli ,perlomeno riferito dagli sconfitti, pone termine al decennio forte di Marino Raimo.
1976 vari Sindaci f.f. per il licenziamento di alcuni precari che lavorano con il Comune.
1978 Nuove elezioni amministrative per la decadenza di Edoardo Masucci ed elezione a Sindaco di Silvio Masucci,fratello di Renato ed Achille.
1980 23 Novembre un terremoto di immani proporzioni distrugge la maggior parte delle case con 5 morti.
1983 Inaugurazione del Monumento ai caduti emigrati.
1983 Nelle elezioni amministrative Silvio Masucci non è candidato e la lista coordinata dal geometra Generoso Cristofano perde a discapito della
“ Stretta di Mano” di Marino Raimo con un forte distacco. Terza lista “ La Speranza”,con un manipolo di giovani presentatisi in ordine alfabetico,senza consiglieri eletti.
1987 Raimo Marino cade sul Bilancio di previsione ad un anno della scadenza naturale del mandato ad opera di una intesa tra la minoranza ed un gruppo interno di riferimento comunista che fa capo ad Andrea Di Meo,vice Sindaco in carica.
1987 Commissario prefettizio nella persona del vice Prefetto Ippolito.
1988 La “ Colomba” presenta un altro medico a capolista e vince le elezioni con il nuovo Sindaco Luigi Di Cristofano.
1988 Inaugurazione del monumento alle vittime del terremoto e del Centro sociale dedicato ad Emanuela Setti Carraro ,moglie del Generale Dalla Chiesa uccisa anni prima in Sicilia dalla Mafia insieme con il marito.
1990 La sede comunale passa nell’ex asilo in Piazza,ristrutturato.
1991 abitanti 4350.
1993 Raimo Marino ancora una volta ritorna sulla scena amministrativa e vince contro Generoso Cristofano, in lizza come candidato a Sindaco.
1995 Padre Paolo Cicotti parroco dal 1970 lascia Volturara per trasferirsi ad Avellino.
1996 Dopo 20 anni dall’inizio dei lavori, viene aperta la strada a scorrimento veloce Ofantina bis. Finisce un isolamento economico e culturale secolare.
1997 Andrea Di Meo , capeggiando la lista “ Colomba” viene eletto Sindaco contro Marino Raimo. La terza lista è capeggiata da Edmondo Marra.
1998 viene finita e pitturata la facciata della Chiesa di San Nicola in Piazza dal nuovo parroco Frà Diodato Fasano.
Scoppia il caso dell’Inceneritore di immondizia sul Malepasso ( CdR ) . Chi la ha voluto? Perché nessuno ha informato la popolazione?. Per fortuna un buon movimento di opinione,la presenza di un comitato popolare,il rischio di inquinamento per le falde acquifere, e la presenza del Senatore Antonio Di Pietro sul Malepasso,autore anche di una interrogazione parlamentare sulla questione hanno bloccato la costruzione dell’Impianto per sempre. Da ricordare la frase che A. Di Pietro pronuncia ”solamente una mente criminale ha potuto partorire l’idea di uno scempio del genere,in un paesaggio così bello e così utile alle popolazioni locali”.
1999 vengono definiti dopo un decennio i confini del Parco Naturale dei Monti Picentini.Volturara ne è la Porta d’ingresso.L’iter viene subito bloccato dal ricorso di un Comune e la perimetrazione definitiva avverrà il 9 Giugno 2003.
Gennaio-Giugno,gravi problemi nella raccolta dei rifiuti per la chiusura della discarica di Difesa Grande di Ariano. Migliaia di sacchi vengono ammassati vicino al Campo sportivi al Dragone. I cittadini vengono forniti di un sacchetto che ogni settimana consegnano agli spazzini.
29 Maggio,viene inaugurata ,dopo venticinque anni di assenza ,la Biblioteca Comunale,posta nei locali dell’ex Cinema dietro il Serrone. Consta di due piani. Pianoterra sala conferenze e cinema. Primo piano adibito a Biblioteca. Interviene all’inaugurazione il nuovo Vescovo mons. Milani ed il Senatore della Repubblica Ortensio Zecchino,arianese. Nell’occasione viene presentato ufficialmente al pubblico il libro di Lina Catarinella “Storia di Volturara Irpina”. Verrà chiusa l’anno dopo per le troppe infiltrazioni d’acqua che creano problemi anche all’impianto elettrico.
13 Giugno,Elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale. Nel collegio di Volturara comprendente Santo Stefano,San Michele di Serino,Santa Lucia,Cesinali ed Aiello risulta eletto Consigliere Provinciale il Dr Benito Di Meo di Alleanza Nazionale,con madre e padre volturaresi. Quattro volturaresi candidati.
2001 4228 abitanti al Censimento







Il 700

Dalle notizie raccolte il Settecento volturarese ruota intorno alla figura carismatica di P.Alessandro Di Meo (1726-1786) liguorino che Sant'Alfonso amava definire Prodigio di Scienza e Miracolo di Santità. Autore degli Annali del Reame di Napoli nella Mezzana Età scrive la Storia in modo rigoroso ed attento , confutando tesi fino ad allora inattaccabili e restando nei Secoli come riferimento dei più grandi storici europei. Al rigore scientifico della ricerca associa una Fede che lo porta a diffondere la parola di Cristo in tutta l'Italia meridionale con predicazioni ricche di eloquenza e veementi nei contenuti dottrinali contro eresie e diversificazioni della Parola del Signore. Non mancano riferimenti ad alcuni miracoli che Padre Alessandro Di Meo compì sia in vita che dopo la morte, ben descritti dal suo contemporaneo P. Antonio Tannoia.
Da segnalare nel 1742 la istituzione in ogni paese del Catasto Onciario, primo e vero registro di censimento delle persone e dei beni con relative tasse da pagare alle Casse del Regno.E' anche il Secolo dei Borbone subentrati agli Austriaci nel 1734 con il loro assolutismo che culminerà nella Rivoluzione del 1799.Volturara cresce come paese passando dai 1634 abitanti del 1714 ai quasi 4000 di fine secolo.La prima metà vede come padrone il Principe Girolamo Strambone figlio di Andrea,la seconda metà vede nella famiglia dei Marchesi Berio gli ultimi feudatari di Volturara, alle cui dipendenze come esattore delle tasse cresce la famiglia di Luca Masucci ( 1703-1780°) e del figlio Giuseppe ( 1742-1830 )in contrapposizione ai Pennetti che erano stati sino ad allora i veri e soli padroni del paese con medici,avvocati , notai e segretari comunali nonché con Sindaci ed eletti. Personaggi di spicco di questo secolo sono Antonio Pennetti ( 1704-1771), medico e zio di Padre Alessandro, Giuseppe Di Feo ( 1725-1800° ) notaio nonché altri personaggi legati alla gestione del Comune,( allora si chiamava Università) come Mattia De Cristofano (1690°-1760° ), Lodovico Petito
( 1743-1823 ), Nicola Di Feo ( 1680-1745 ), Domenico Benevento ( 1690-1760°).
Nel 1730 viene edificata la Chiesa di San Michele.
Nel 1754 viene buttato giù il vecchio campanile cinquecentesco ed al suo posto la Congrega di San Sebastiano costruisce l’attuale campanile , che verrà ampliato con l'ultima navata e la cuspide nel 1863.
Nel 1785 si incomincia a parlare di bonifica del Dragone.
L'arrivo dei francesi nel 1799, dieci anni dopo la rivoluzione francese,scuote le menti di quella classe borghese di piccoli e grandi proprietari che si era formata nel corso del secolo e crea le premesse per la nascita di idee liberali che porteranno ai moti carbonari del 1820-21.
Il 1799 è l'anno della Rivoluzione Napoletana.
A Febbraio arrivano i Francesi, al comando di Don Pasquale de Laurentiis a piantare l'albero della libertà. Mezzo paese,fedele al Re si rivolta insieme ai montemaranesi e per otto giorni fanno fronte ai francesi,con la partecipazione di oltre mille rivoltosi. Il Governo napoletano decide di mettere a ferro a fuoco il paese. Il Sindaco Nicola De Cristofano
( 1745-1835 ) riesce ad ottenere il perdono dal Governo.
II 10 febbraio il Conte Ettore Carafa si mette alla caccia dei rivoltosi di Sorbo,Salza. Voltorara e Montemarano. Salendo per le orribili montagne fra le quali trovasi nascosta Volturara,terrore dell'ex provincia di Montefusco,
riesce a sedare l'insurrezione "usando più l'ingegno che la forza" i cui giovani più vigorosi impiega alla difesa della Patria e della Libertà,
portandoli seco a liberare Solofra e Montoro.
Il 25 Febbraio sembra tutto riportato alla calma. Ma è apparenza.
Il 25 Aprile il popolo insorge ovunque. La sconfitta dei borbonici sanfedisti,però porta al sacco di Avellino del 2-3-Maggio. In alta Irpinia i Sanfedisti resistono .Alla fine l'esercito borbonico del cardinale Ruffo ristabilisce la calma con il ritorno del Re Borbone sul trono di Napoli. Si scatenano sanguinosi regolamenti di conti,uccisioni, carcerazioni,estorsioni e vendette private,. Segue poi la repressione giudiziaria borbonica. Ludovico Ludovici ,Visitatore di Montefusco con pieni poteri inizia la repressione. Nei mesi di luglio-Dicembre 1799 violentissimi tumulti sono scatenati dal popolo contro i galantuomini . La sommossa è durata sei mesi,prima del ritorno di Ferdinando di Borbone a Napoli con un giro di vite che costerà la vita a molti giacobini. A fine secolo ed agli inizi dell'800 si amplia il fenomeno del brigantaggio che rende insicura la vita dei cittadini e dei commercianti che attraverso il Malepasso devono raggiungere le Puglie e la Basilicata.





Storia dal 1800 per decenni

1800-1810
Repressione Borbonica del 1799.Brigantaggio.Decennio francese. Aniello Rinaldi.

Il Sindaco rimane in carica un anno da Settembre ad Agosto successivo.
Con la Rivoluzione napoletana del 1799, i francesi creano la Repubblica a Napoli .A Giugno con il ritorno del Re Ferdinando IV e le esecuzioni capitali di tanti giacobini,inizia la caccia all’uomo in tutto il Regno .I filofrancesi e i Massoni vengono perseguitati ed arrestati.
All’inizio del secolo il Sindaco è Nicola De Cristofano( 1745-1835) di Ignazio ( 1720°-1790°),nipote dell’Arciprete Don Nicola Benevento
( 1733-1814) ,I Eletto Domenico Raimo ( 1763-1839),II Eletto Ciriaco Di Marino ( 1760°-1820),Andrea Raimo Cancelliere comunale. Il Sindaco viene chiamato a rispondere delle sue azioni durante l’invasione francese e cerca di dimostrare di essere rimasto fedele al Re. Afferma di averci rimesso di tasca propria molti ducati per mantenere calmi i giovani di Volturara comprando loro viveri. Fino al Settembre 1800 il Sindaco è Gennaro Petretta ( 1760-1816 ) di Francesco ( 1719-1790°), I Eletto Nicola Salierno ( 1767-1837 ), II Eletto Ludovico Petito( 1743-1823 ),III Eletto Marco Di Meo ( 1735-1820).Gennaro Petretta verrà rieletto nel 1801 fino all’Agosto 1802 con Pietro Petito ( 1735-1821)Romualdo Benevento ( 1755-1835),Andrea
Di Sarno ( 1740-1830).Nel 1801 il Sindaco è Nicola Salerno,possidente,
analfabeta,mentre nel 1803 è Nicola Di Feo,già Sindaco nel 1781. Nel 1804 e nel 1805 con il notaio Carlo Pennetti Sindaco e gli eletti Romualdo Benevento,Nicola Di Meo,notaio, e Marco Di Meo, l’Università della Voltorara ha amministratori di un certo spessore. Ma gli avvenimenti precipitano nel Regno e nel 1806 tornano i francesi come nel 1799. Il periodo successivo che va sotto il nome di decennio francese vede inasprirsi le lotte fra famiglie filo borboniche e filo francesi. Emergono nuovi personaggi,alcuni vengono relegati a ruolo marginale. Anni bui con il territorio controllato da bande di briganti,cui il Governatore del Principato Ultra risponde con continue spedizioni sui nostri monti e con la creazione nel 1805 della Guardia Civica,formata dai cittadini con reddito per difendere se stessi da rapine,estorsioni,rapimenti ed omicidi.
1805 “....essendo situata la Terra di Voltorara alla falda di una montagna,la quale ha comunicazione da un lato colle montagne di Montella,Bagnoli ed Acerno, e dall’altro con quelle di Serino, e Giffoni ,perciò nell’inseguimento di tali facinorosi internandosi nelle montagne suddette dalla gente di armi se ne perde la traccia,ne’ per quante ricerche e maneggi si fussero fatti sin ora non si e’ potuto avere una spia fedele per essere a giorno nel luogo del loro ricovero......” Nel mese di Febbraio Il sopraintendente Generale della Polizia del Regno,il Duca D’Ascoli,informa il Segretario di Stato per la Giustizia e la Grazia S.E. Francesco Migliorini sulla grave situazione per l’ordine pubblico venutasi a creare nel tenimento di Montemarano , Voltorara e Montella dove bande di ladri imperversano senza controllo e richiede rigore contro quei funzionari locali nei quali” possa concorrersi colpa o difetto in non aver impediti i delitti”.
Nel mese di marzo il Governatore della Terra di Voltorara con vari rapporti avverte il Preside di Montefusco che la situazione nel Circondario sta degenerando e che varie comitive armate spadroneggiano sul territorio assalendo i viatecali e viandanti. Il tenente De Concilii “avendo dato una stretta persecuzione alla comitiva suddetta ed ascoltate varie cose sospette di Voltorara e Montemarano” cattura il 2 Aprile Giuseppe Gambale di Montemarano e Giuseppe Marra di Voltorara “rei di omicidi, uomini facinorosi e compagni della comitiva suddetta.”
Assicura alla giustizia anche Michele Masucci “protettore della medesima comitiva e detentore di armi proibite”.
1806 E’ l’anno dell’abolizione del feudalesimo e dell’autonomia dei Comuni. Avellino diventa capoluogo di Provincia del Principato Ultra al posto di Montefusco. Il Sindaco è Gioseppe Savina ( 1754-1834 ),fratello del Vicario Foraneo Don Pasquale ( 1744-1815 ),illustre oratore .I Eletto e’ Giuseppe Masucci di Luca,capostipite di una famiglia che nei successivi duecento anni darà al paese Sindaci e professionisti. Giovanni Marra,ex Sindaco del 1780 è il II eletto. Il Decorionato ( Consiglio Comunale) è composto tra gli altri dai notai Carlo Pennetti e Nicola Di Meo,da Nicola Pasquale,capostipite di un’altra grande famiglia dell’800 con Sindaci e farmacisti,oggi scomparsa per mancanza di eredi maschi ;Angelo,capostipite dei Marino con il cugino Nicola (di) Marino;Matteo Picone,nonno di Alessandro Picone;Nicola De Cristofano capostipite di un’altra famiglia importante al Campanaro,oggi non più residente in paese.
E’ l’inizio del decennio francese e l’amministrazione comunale si arricchisce con le terre fino ad allora feudali. Affianco ai Pennetti,ai Di Meo e ai Del Percio nascono i nuovi notabili che gestiranno la cosa pubblica secondo criteri non troppo obbiettivi nei prossimi due secoli .I Savina scompariranno per mancanza di eredi maschi, ma i Masucci,i Pasquale,i Marino,i Marra nei decenni successivi faranno il salto di qualità mandando i figli a scuola che cresceranno nella cultura. E’ la fine dei Rinaldi,grossa famiglia del 700,che vedrà in Aniello ( 1772-1809 ) ,il capobrigante più temuto della zona e luogotenente del brigante di Santo Stefano Laurenziello,morto in uno scontro a fuoco il 10 Ottobre 1809. Scompaiono tra i protagonisti anche i Pisacreta,e qualche altra famiglia,mentre si rafforzano i Benevento che vedranno Carmine ( 1784-1851 )laurearsi in Medicina e Filosofia nel 1807, Don Cosmo ( 1789-1850 ) divenire sacerdote e Domenico ( 1787-1852 ),
giovane studente liceale proiettarsi con entusiasmo nella vita culturale napoletana,insieme a Don Luigi Di Meo ( 1785-1843 ) ,figlio del notaio Nicola .I Raimo vivono un momento difficile con Giosuè ( 1774-1870° ),il capostipite,che diventa brigante,ma che in seguito si reinserirà nel gioco amministrativo del paese.
L’ultimo padrone di Volturara, il Marchese Berio, inizierà una serie di cause contro il Comune e gli usurpatori delle sue terre che termineranno dopo decenni. Inizia la vertenza con Montella per la difesa dei confini comunali,
non più rappresentati dal Marchese e dai suoi referenti locali,ma dal Comune,diventato l’unico proprietario e gestore del territorio. Una corsa al possesso,in un periodo in cui chi sa fare,può fare tutto.
1807 16 Maggio l’Intendente della Provincia Giacomo Mazas nel giro per i paesi per controllare l’ordine pubblico su ordine del Ministro della Polizia Cristoforo Saliceti arriva a Voltorara .L’impressione che ne ricava è di un paese povero ed arretrato ” La popolazione è in parte molto povera. Essa non è molto civilizzata, e la forza delle leggi pare che non vi si rispetti in tutta la sua estensione. Da un punto di vista amministrativo il paese è attaccato al nuovo Governo e la sua Guardia civica si è distinta in diverse occasioni.
Sindaco nel 1809 e’ Nicola di Marino di Tommaso e sarà un anno pieno di avvenimenti,tra i più importanti degli ultimi secoli. Siamo in pieno clima di brigantaggio politico,di famiglie legate ai borboni che mal vedono,e per questo combattono,il nuovo regime francese che Napoleone ha instaurato nel Regno di Napoli ,mettendo in fuga il Re Ferdinando e dando il trono prima a suo fratello Giuseppe e poi al cognato Gioacchino Murat. Chi non si adegua al nuovo governo è perseguitato o ucciso; solo la macchia e la guerriglia danno il senso di libertà ,ma creano assassini da abbattere. Continui scontri tra forze dell’ordine e briganti,e tra bande rivali che riempiranno il paese di sangue e di lutti. Sicuramente i morti sono almeno otto ,tra cui un sacerdote Don Antonio Marra del Campanaro. Il clima si calmerà alla fine di Ottobre con l’uccisione di Aniello Rinaldi e l’arresto di 3 sacerdoti ( Don Mattia Rinaldi,Don Mattia Mele,Don Lorenzo Pedicino e di D.Nicola De Cristofano).
E’ l’anno in cui Don Pasquale Masucci figlio di Giuseppe,I eletto,compra dal Marchese Berio il palazzo in Piazza,sede del carcere e del negozio di Spiezeria del sig Giuseppe Marra..
Dal 1809 inizia l’anagrafe comunale con i registri allegati.

1810-1820
Il Brigante Cicerone. Il ritorno dei Borboni. Nascita della Carboneria

Nel 1811 Sindaco è Ferdinando de Cristofano fino ad Aprile 1812.A Maggio è Nicola di Meo,il notaio e da Giugno Antonio Di Feo,legale,che rimarrà senza eredi maschi,ma che avrà una posizione importante fino agli anni trenta svolgendo il ruolo di Cancelliere comunale,come allora viene chiamato il segretario comunale.
Dicembre 1812 ritirata di Napoleone dalla Russia.
Giacomo Bottigliero ( 1760-1819 ) il Sindaco del 1813 e 1814 fronteggia il fenomeno del brigantaggio che imperversa nella zona.
Nel 1814 vengono uccisi alla Costa e decapitati Luigi Solito alias Cicerone e Felice Forino di Paternopoli,briganti disertori. Per riconoscerli vengono raccolte le teste poste a diversi metri di distanza e posizionate sul tronco.
Nel 1815 viene altresì ucciso in campagna il brigante Pietro Di Meo di 17 anni. E’ Sindaco Alessandro Sarno che resterà anche nel 1816. Capostipite di una famiglia potentissima fino all’avvento del fascismo,è padre di Salvatore Sarno,protagonista delle vicende volturaresi del secondo 800,avversario storico di Gennaro Vecchi, e padre anche di Ferdinando Sarno Sindaco negli anni 1831-33,nonno del futuro Podestà Costantino Sarno.
Con il ritorno di Ferdinando di Borbone sul trono di Napoli,inizia l’epoca dei moti carbonari contro il dispotismo e l’assolutismo del Re.
Nel 1817,18 e 19 Sindaco è GiacomoAntonio Pasquale,speziale,esponente della dinastia Pasquale,oggi scomparsa.
Sono anni in cui cresce una nuova classe dirigente formatasi a Napoli con gli studi universitari,vicini alle idee liberali che circolavano negli ambienti studenteschi,e che negli anni seguenti formeranno il fulcro della ricerca del miglioramento. Si scontreranno con un regime sordo alle novità e pagheranno sulla loro pelle gli sforzi per far crescere Volturara e toglierla dall’isolamento economico e culturale in cui versa. La casa dei Benevento dietro a vico Sidonne al Campanaro è la culla di queste idee liberali. Vi si riuniscono Don Cosmo Benevento sacerdote,suo fratello Domenico avvocato dal 1817,Don Luigi Di Meo,medico che ha appena finito il servizio militare,figlio del notaio Don Nicola,il cui fratello Giuseppe,farmacista ha sposato la cugina di don Domenico Nicoletta Benevento di Romualdo. Don Carmine Benevento di Giacobbe,medico cugino di Don Cosmo e di Don Domenico,cognato di Don Luigi Di Meo,personaggio di grosso spessore insieme a Domenico Benevento ne è gran maestro e capitano . Insieme saranno i protagonisti della prima metà dell’ottocento volturarese. Altri carbonari sono Domenico Pedicino,Ciriaco Marrandino,Tomaso Marino,Giosuè Raimo, ex brigante redento,antenato diretto di un altro protagonista della vita amministrativa della seconda metà del 900. Nel 1818 viene soppressa la sede vescovile di Montemarano e trasferita a Nusco.
L’ultimo vescovo era stato nel 1805 e da allora era vacante per i troppi problemi che creava al Regno Nel 1819 muore Don Giacomo Bottigliero,ex Sindaco,personaggio emblematico dei primi venti anni del secolo. I suoi figli non avranno grossa fortuna e si perderanno nel vortice degli avvenimenti di fine secolo. Con lui muore anche un altro grande protagonista delle vicende politico amministrative Don Nicola Di Meo,notaio,nipote di Padre Alessandro Di Meo,ex Sindaco,padre di Don Luigi,il medico e Don Giuseppe,il farmacista.

1820-1830
I Moti Carbonari e la repressione borbonica

Il 1820 è un anno di grande importanza nella storia volturarese. Sindaco e Decorionato hanno idee liberali e mal sopportano il dispotismo di Ferdinando I di Borbone. La Carboneria ha proseliti in tutto il Principato Ultra e la sicurezza della vittoria finale penetra in tutti i paesi. A Volturara il gruppo dirigente,formato da uomini decisi e valorosi,spinge per creare un drappello pronto a marciare contro la capitale del Regno.
Il Sindaco Luigi Di Meo,pur provato nel mese di Febbraio dalla perdita di due gemelli appena nati,non dimentica l’esperienza avuta negli anni precedenti nell’esercito borbonico ,dove serpeggiavano il malessere e le privazioni e si adopera per creare un piccolo esercito volturarese e montellese pronto a marciare alla volta di Napoli,avendo l’appoggio di molti decorioni e della famiglia Benevento.
Nella primavera frenetiche riunioni con i carbonari di Montella e Serino nella casa del sac. Don Cosmo Benevento,dove aveva sede la Vendita carbonara “La Costanza Invincibile” sfociano nella riunione del 1 Luglio,dove si decide la partenza del drappello per congiungersi ad Avellino con Silvati e Morelli. Radunatisi dietro al Serrone,alle porte di Volturara,
vengono abbandonati all’ultimo momento dal capitano Nicola Clemente di Montella,comandante delle operazioni. Lo sconforto iniziale viene superato ben presto dal coraggio e dalla determinazione dei tanti volturaresi presenti. Il 2 Luglio il Sindaco e Ciriaco Marrandino,con l’aiuto dei fratelli Don Cosmo e Domenico Benevento,prendono il comando e guidano il drappello ad Avellino ,dove si congiungono con Lorenzo De Conciliis e marciano verso Napoli sotto la guida del generale Guglielmo Pepe. Il 6 Luglio il Re concede la Costituzione.
La svolta innovatrice dura poco,e con la repressione che ne segue tutti i sospettati di settarismo carbonaro vengono rimossi dagli incarichi e/o denunciati.
Perdono il posto di Lavoro Don Cosmo Benevento,sacerdote insegnante,
Don Domenico Benevento il fratello,Antonio Titomanlio ,sostituto usciere al Tribunale,Giovanni Negri di Chiusano,Giovanni Rizzo.Alcuni vanno in esilio come Domenico Pedicino,Tomaso Marino,il sacerdote Don Antonio Candela.Altri affronteranno processi e condanne.
Emblematica la storia di Domenico Benevento,avvocato laureatosi nel 1817. Il suo sogno di diventare notaio si infrangerà contro le ostilità del regime,
nonostante abbia tutte le carte in regola e nonostante le raccomandazione del Sindaco in carica Carlo Pennetti,notaio,presso il cui studio esercita il praticantato. Insieme al sacerdote Don Antonio Candela sarà perseguitato e controllato dalla polizia in tutti i suoi spostamenti fino al 1840,anno in cui viene liberato definitivamente dal controllo della polizia.
La stessa sorte capita a Carmine Benevento,suo cugino e medico. Nel 1834 viene compreso nella terna per l’elezione del Sindaco di Voltorara, ma un ricorso anonimo in cui è accusato di appartenenza alla vecchia carboneria indirizzato all’Intendente della Provincia da parte delle famiglie contrarie alla sua candidatura, ,ne blocca la vittoria.
Si evince che tutti gli avvenimenti degli anni 20-30 sono conseguenza dei moti carbonari e che solo gli appartenenti al regime potranno usufruire di spazio politico ed economico. Famiglie liberali saranno oppresse in tutti i loro movimenti ed i loro figli non entreranno nei collegi per studiare e crescere nella scala sociale.
Nonostante ricorsi e minacce Luigi Di Meo,medico sfortunato e coraggioso nella vita, resta Sindaco fino al 1822 con brevi intervalli di sospensione e sarà sostituito da Carlo Pennetti fino al 1824. Personaggio di buona levatura,appartenente alla famiglia più antica di Volturara,notaio,è l’unico Sindaco dell’800 della famiglia,il cui ramo si estingue per mancanza di eredi maschi. Con la parentesi strana ed unica di un Sindaco barbiere,Pietro Gioiella,dal 1825 agli inizi del 1828 si preparano a comparire in prima persona sulla scena amministrativa personaggi di grosso calibro che daranno vita a lotte durissime per il prevalere degli uni sugli altri per tutto il secolo,
imponendo il senso dell’appartenenza e alimentando l’odio fra le famiglie.
Tra i personaggi più rappresentativi del decennio da segnalare Nicola Marino,capourbano, ucciso nel 1827 ,cognato di Giuseppe Luciano . Un binomio importante fatto di terrore e potere che chiude in una morsa di ferro qualunque anelito di dibattito e di libertà. Dispacci crudi,spesso anonimi,che inchiodano famiglie ritenute liberali e le costringono in una morsa di paura e di sottomissione. La sua fine violenta determina un inasprimento del clima di vita e l’ascesa a Sindaco di Giuseppe Luciano,incolto e vero accentratore di potere,che resterà sulla scena politica fino al 1862,anno della sua morte. Sindaco fino al 1831,poi nel 1846 e 47. Decorione per oltre trenta anni,
capourbano negli anni 50,un vero “animale” politico capace di suscitare odio e amore alla pari di altri grandi protagonisti successivi del calibro di Salvatore Sarno e Gennaro Vecchi.
Scompaiono dalla scena politico-amministrativa i Bottigliero, i Rinaldi,
mentre crescono all’ombra dei genitori i Masucci,i Luciano,i Di Feo,i De Cristofano, i Sarno ed i Vecchi,quest’ultimi importati da Cassano con il medico Gioacchino ,il cui figlio Andrea,rimasto a Voltorara si prepara ad entrare sulla scena politica. In disparte senza clamori si crea la sua autonomia Nunzio Pasquale,figlio dello speziale GiacomoAntonio,
preparandosi a recitare un ruolo importante negli anni 40 e 50.
Nascono in questo decennio Gennaro Vecchi 1827-1901. Gerardo Pennetti 1829-1905° padre di Vincenzo e Giuseppe Pennetti .

1830-1840
Giuseppe Luciano e i Masucci.

E’ ancora il decennio dell’assolutismo borbonico e della repressione contro i carbonari del 1820.
E’ anche il decennio in cui si affacciano alla ribalta come protagonisti della vita amministrativa i Masucci. Figli di Don Pasquale iniziano l’ascesa con il primogenito Alessandro,di professione farmacista in Piazza che sarà Sindaco dal 1834 al 1836.
Andrea Vecchi di Gioacchino inizia la scalata al potere divenendo cancelliere comunale alla morte del cognato D. Antonio Di Feo,figlio del notaio D.Giuseppe,uomo importante del 700 volturarese.
Nel 1830 è ancora Sindaco Giuseppe Luciano che mantiene il potere nominando come capourbano Mattia Marino,notaio,figlio del cognato Nicola Marino,ucciso nel 1827.
Singolare la storia di Ferdinando Raimo di Giosuè che ricorre contro il Sindaco accusandolo di favorire suoi amici nell’estrazione dei soldati da mandare a Napoli a suo discapito. Ripetuti ricorsi all’Intendente della Provincia di Principato Ultra non gli impediranno la partenza che avverrà nel 1832. Dopo pochi mesi morirà in un Ospedale militare di Napoli a 32 anni.
Nel 1831 viene scelto alla carica di primo cittadino Ferdinando Sarno figlio dell’ex Sindaco Alessandro e fratello del più famoso Salvatore,nonché nonno di Costantino Sarno,podestà durante il fascismo.
Peculiare il fatto che nei documenti i componenti di questa importante famiglia non avranno mai il titolo di Don a differenza di molti altri,forse perché non avevano alcun titolo di studio; solo i nipoti Alessandro,avvocato e Pasquale,segretario comunale potranno a fine secolo fregiarsi del titolo.
Nel 1834 Carmine Benvenuto,con l’appoggio del cugino Domenico,ancora sorvegliato speciale entra nella terna dalla quale l’Intendente della Provincia sceglie il Sindaco. Un ricorso anonimo,nel quale è definito carbonaro e finanziatore dei carbonari lo toglie di mezzo.
Nel 1837 dopo Alessandro Masucci si ha la presenza ai vertici dell’amministrazione di Mariano Santoro,un Sindaco che dopo il mandato finito nel 1839 resterà sul Comune come impiegato fino agli anni 60,quando sarà giubilato per non aver firmato per il Plebiscito dell’Ottobre 1860 di annessione al Regno all’Italia. Mariano è il padre di Vincenzo Santoro
( 1839-1910°),medico, grosso personaggio della fine degli anni 60,quando scriverà un opuscolo contro i Preti di Volturara,suscitando un vespaio di polemiche con botte e risposte scritte e pubblicate.Se ne andrà dal paese definitivamente l’anno dopo , avendo vinto la condotta medica a Giffoni.

1840-1850
Carmine Benevento. La fine del controllo sui carbonari del 1820. Il 48

Decennio che premia i liberali dopo venti anni dai moti carbonari.
Domenico Benevento nel 1840 viene liberato dal controllo della Polizia e suo cugino D. Carmine Benevento,medico viene eletto finalmente Sindaco e vi resterà fino al 1845. Dopo 120 anni un altro Benevento dunque è a capo dell’amministrazione,grazie anche alla forza economica e politica di Domenico,di D. Cosmo,il sacerdote e di D. Luigi Di Meo loro cugino. Sarà anche l’ultimo Sindaco della famiglia che ai giorni nostri è scomparsa da Volturara e si sta estinguendo per mancanza di eredi maschi.In questo decennio fa sentire il suo peso Raffaele Gioiella ,agrimensore ( geometra) ,
genero di D. Carmine.
Nel 1846 ritorna in prima persona Giuseppe Luciano,dimostrando di essere ancora al centro del potere amministrativo e giudiziario fino al 1848,quando Nunzio Pasquale, farmacista figlio di GiacomoAntonio vive la stagione delle riforme e chiude il decennio fra polemiche e ricorsi diventando perseguitato politico per le sue idee liberali fino al 1860.

1850-1860
Nuova repressione borbonica. Michele Marcantonio e Leonardo Masucci

Sindaco dal 1848,Nunzio Pasquale viene messo a riposo forzato, perseguitato e controllato dalla Polizia per le sue idee liberali nel 1850,
quando Ferdinando di Borbone decide un giro di vite assolutistico e abroga la Costituzione concessa due anni prima. Ne verrà fuori a Luglio 1860 dopo dieci anni di persecuzioni che danno un duro colpo al suo patrimonio.
Nel 1851 appare sulla scena politica un personaggio di grosso calibro tra i protagonisti di sempre ed apre una fase di scontri e di potere che arriverà fino a fine secolo.Figlio di Alessandro e fratello di Ferdinando, Salvatore Sarno ( 1817-1883 ) inizia un’alternanza di gestione che lo vedrà contrapposto ai Masucci ed ai Vecchi con spazio zero per gli altri. Il suo primo sindacato dura un anno. Nel Gennaio 1852 esautora il I Eletto, l’agrimensore Raffaele Gioiella,poi a Marzo viene sospeso dalla carica ed il bastone del comando passa al II Eletto Michele Masucci, farmacista,figlio di D. Pasquale, che resta come Facente Funzione da Sindaco. Una situazione anomala che dura per tre anni fino al 1855,anno in cui appare sulla scena un altro grande personaggio Leonardo Nicola Masucci,notaio,fratello di Michele.
Nel 1859 viene sostituito nella carica di Sindaco da Gennaro Vecchi,il Sindaco per antonomasia; lo farà in periodi diversi per un totale di 13 anni,sotto quattro Re diversi.
Appaiono all’orizzonte le nuvole del Risorgimento e dell’Unificazione d’Italia.Si prepara un decennio ricco di avvenimenti e di lutti,ma anche di cambiamenti politici e sociali.
In questo decennio scompaiono nel 50 il sacerdote D. Cosmo Benevento, il 4 Ottobre 51 D. Carmine e nel 52 D. Domenico. Nel 1854,in seguito ad una forte epidemia di colera muore anche Andrea Vecchi,padre di Gennaro e Achille. Con la morte degli ultimi protagonisti,scompaiono tutte le figure dei moti carbonari del 1820.
Un personaggio che avrebbe avuto grande ruolo nella storia di Voltorara,come suo padre Carmine, resta D. Gioacchino Benevento,medico anche lui ed ottimo protagonista della vita amministrativa del secondo quinquennio degli anni 50. Morirà a soli 31 anni nel 1861 in seguito alla forte epidemia di vaiuolo che sconvolgerà il paese.

1860-1870
L’Unità d’Italia,il decennio del brigantaggio.

Dieci anni che valgono un secolo.
1860 Garibaldi che sale dalla Sicilia porta una ventata di idee e di novità. Quando consegna il Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II e si promuove il Plebiscito di annessione all’Italia il 20 Ottobre molti aderiscono al nuovo ordine di cose ( viva a Garibaldi ),altri si fanno i fatti loro ( viva a chi comanda) ,altri si schierano completamente contro coloro che vengono definiti invasori ( viva a Franceschiello).
Al plebiscito non firmano tra gli altri Mariano Santoro,impiegato comunale ed il segretario comunale Vincenzo Pennetti.
Il Sindaco Gennaro Vecchi mantiene le fila cercando una mediazione con il Clero che forte degli ordini del vescovo vede nell’Unità d’Italia un affronto al Re ed al Papa.
I figli di Antonio Picone e Matteo Marino,il fratello del Parroco tessono le fila dell’opposizione al nuovo regime .Tra i notabili gli unici che mostrano la loro disapprovazione ai Piemontesi sono gli avvocati Alfonso e Mattia Marra.
Leonardo Masucci viene eletto Consigliere Provinciale.
Un’epidemia di vaiuolo nella primavera del 1861 con molte vittime fa da preludio ad una rivolta popolare il 7 Aprile,Domenica.
La repressione del Governatore della Provincia Nicola De Luca inizia il giorno dopo con un ragazzo di 16 anni,Giovanni Volpe,ucciso,decine di feriti e centinaia di arresti. E’ un fuggi fuggi sulle montagne che spinge Volturara in un clima di terrore in preda di bande di ricercati e di briganti tra le quali si distingue quella di Giuseppe Nardiello,padrona del territorio per quasi tutto l’anno.
Vengono arrestati il parroco Don Angelo Marino e suo fratello Matteo,gli avvocati Marra e quasi tutti gli implicati nella rivolta,su delazione dei notabili che li conoscono tutti.
Scontri tra le guardie nazionali ed i rivoltosi avvengono quasi ogni giorno ed il 2 Luglio sul Malepasso viene ucciso Giuseppe Di Meo,sergente falegname in una imboscata. La situazione degenera ed il Governatore ritorna a
Volturara a sedare i disordini e scioglie la Banda musicale colpevole di aver suonato l’inno borbonico
Il 15 Luglio con sentenza della Gran Corte Criminale di Avellino vengono prosciolti il Parroco e gli avvocati Marra,mentre la maggior parte dei rivoltosi viene condannata a varie pene.Alcuni come Alessandro Picone vengono condannati in contumacia.
L’11 Agosto lo stesso Alessandro Picone sfugge alla cattura in modo rocambolesco,mentre le autorità per tenere calma la popolazione provvede alla spartizione delle terre in fretta e furia. A Settembre muore la moglie di Gennaro Vecchi,il Sindaco che viene sostituito dal suo grande avversario Salvatore Sarno. Inizia la resa dei conti,mentre il territorio nel mese di Ottobre e Novembre è ancora in mano ai rivoltosi che presidiano tutte le vie di accesso al paese ed impediscono il passaggio a chiunque.
Le autorità girano scortate dalla Guardie Nazionali e spesso sono vittime di rapimenti con rilascio dietro riscatto.
Inizia in questo decennio la costruzione della nuova Chiesa Madre che si concluderà nel 1899,tra mille polemiche e vertenze legali.
Nel 1865 il primo commissario al Comune e poi l’elezione di Gennaro Vecchi.
Fine decennio con il solito clima politico culturale confuso e frammentario.
Vincenzo Santoro,appena laureato in Medicina,figlio di Mariano Santoro,ex Sindaco degli anni trenta e impiegato comunale in pensione , pubblica un opuscolo contro i preti e la religione scatenando un putiferio.
Gli risponde Vincenzo Pasquale,farmacista,figlio di Nunzio Pasquale con un altro opuscolo in cui difende i preti ed attacca la vita a suo dire scriteriata di Vincenzo .
Vincenzo gli risponde per le rime. Il Clero di Volturara,benché occupato nella vicenda delle leggi emanate dal parlamento italiano di Torino che toglie loro tutte le proprietà,chiede al Procuratore del Clero di quell’anno di querelare Vincenzo Santoro.

1870-1880
I primi grandi cambiamenti. Fine del brigantaggio.

Volturara si trasforma. La Piazza è un cantiere. Dopo l’abbattimento dell’Oratorio e della farmacia Pasquale continuano i lavori per la nuova Chiesa Madre.
Inizia un decennio con grandi scontri sul piano amministrativo con l’entrata in scena dell’avvocato Alessandro Sarno,figlio di Salvatore Sarno che continua l’altalena con Gennaro Vecchi per il predominio amministrativo.
Dal 1868 al 1873 è Sindaco Salvatore Sarno.Gli subentra ancora una volta Gennaro Vecchi che manterrà fino al 1876,quando verrà sostituito da Generoso Masucci figlio di Alessandro e farmacista come il padre. Il suo sindacato è a spezzoni con vari assessori F.F. da Sindaco.
In questo decennio viene ricostruito l’Oratorio in Piazza Carmine.Viene rimodernato l’acquedotto del pubblico fonte.Vengono messi i fanali per il paese.Viene aggiustata la campana in piazza e l’orologio pubblico.
Viene licenziato nel 1873 da G. Vecchi il segretario comunale Vincenzo Luciani,che tanta influenza aveva avuto negli anni 60 e sostituito dal sacerdote Pietroantonio Di Meo e poi dal primo segretario forestiero Salvatore Gradone.
Come nel decennio precedente si leva in Consiglio Comunale la voce di Achille De Cristofano,farmacista,contro molte delibere che non hanno la sua approvazione.
Nel 1878 muore Vittorio Emanuele II primo Re d’Italia ed inizia il Regno del figlio Umberto I.
Vincenzo Luciani vince la causa contro il Comune che lo aveva licenziato facendo sborsare 1800 lire agli amministratori in carica. Scontri con i vertici della Congrega di Carità,del Monte Frumentario e con gli ex tesorieri comunali.
La Ditta Cipolletta e l’ing. Biancardi sono in contrasto con il Consiglio comunale per la costruzione della nuova Chiesa Madre. La Commissione preposta al controllo sotto le direttive di Alessandro Luciani non riesce a trovare l’intesa con i due. Il Comune nel 1978 contrae un debito di 90.000 lire per poter finire i lavori in tre anni con l’interesse del 6%.
L’impiegato avv. Mattia Marra di Antonio si dimette temporaneamente nel 1877 e viene sostituito dal parente Antonio Marra, avvocato. Morirà l’anno dopo.
Vincenzo Luciani nel 1878 è il primo a chiedere la costruzione di una cappella nel Cimitero di Volturara.
Alessandro Petito entra nella Congrega di carità al posto di Mattia Marra.
Luigi Cianciulli usurpa il Serrone ed il Comune entra in causa.
Carmelo Benevento pur non avendo ancora 22 anni viene scelto come maestro elementare di scuola superiore.
Si provvede ad aggiustare il tetto della Chiesa Madre in costruzione,per abbandono da parte della ditta Cipolletta in causa col Comune.
Si abroga la 2° condotta medica togliendola al Dr Marra Alfonso.
Vincenzo Pasquale entra in tutte le commissioni comunali di controllo.
Marino Alessandro dichiara in Consiglio che quasi tutti i consiglieri sono usurpatori di terreni comunali e dilapidatori….ed il Presidente per evitare guai sospende la seduta ( 25 settembre 1878).
In base alla sentenza del 22 febbraio 1878 il Comune è condannato a pagare 2748,80 lire a favore di Vincenzo Luciani,giubilato come segretario comunale.
A fine anno 1878 Luigi Cianciulli vuol pagare per l’usurpazione del terreno dietro al Serrone,dove sta costruendo una casa.Il Consiglio accetta la transazione provocando le ire di Nicola De Cristofano fu Michele il quale fa presente che una decisione del genere diventerebbe un esempio da imitare da parte di tutti gli usurpatori di Volturara..La forza di Luigi Cianciulli è dovuta alla presenza nel Consiglio Comunale di 4 parenti .
Masucci Achille è eletto presidente della Congrega di Carità al posto di Giovanni Luciani,
Vincenzo Pasquale è eletto componente al posto di PietroAntonio Pennetti.E’ la quarta commissione di cui fa parte nel solo 1878.
Dopo un anno di assenza si ripresenta in Consiglio Comunale il Sindaco Generoso Masucci il 31 Dicembre 1878.
25 Febbraio 1879 “uragano” che provoca molti danni,il tetto della caserma dei Reali carabinieri resta scoperchiato. Agostino Cianciulli si offre spontaneamente per aggiustare la bocca del Dragone ostruita. salvo di giustificare lo spesato per esserne risoluto.
Settembre Annibale Masucci è eletto Sindaco dal Prefetto .Ritornano il vecchio Salvatore Sarno,Sindaco per tanti anni e i Vecchi con Don Raffaele il sacerdote. Arriva il prestito di 80.000 lire chiesto alla Cassa Depositi e Prestiti.
Nei consigli comunali grosso spazio viene dedicato alle usurpazioni dei terreni,vecchio e annoso problema, contro chi si era impossessato negli anni dei terreni tenuti in fitto senza pagare nessun canone.Tra le varie proposte quella di Vincenzo Pasquale che chiede che venga inviato un Agente Demaniale dalla Prefettura.
Alessandro Marino afferma che tutti i consiglieri sono usurpatori e danno il cattivo esempio.Si associa alla proposta di Vincenzo Pasquale.
Il vecchio Salvatore Sarno afferma che essendo tutti usurpatori i Consiglieri comunali si devono dimettere tutti.
Alfonso De Cristofano,affermando di non essere usurpatore in quanto figlio di famiglia, afferma che l’arrivo di un Agente Demaniale sarebbe un disastro per il paese.
Si decide di andare nei terreni e risolvere caso per caso i problemi.
E’ assente in questo periodo il Sindaco Annibale Masucci per una controversia contro il Comune.
Vincenzo Pasquale chiede la soppressione delle questue di Sant’Antonio e di San Michele . Il Comune deve impedire al Clero la questua ” per pelare un popolo costantemente spelato”. Proposta accettata.
Finisce un decennio durante il quale il clima politico. amministrativo diventa infuocato in una Volturara che incomincia a vivere parecchi cambiamenti.

1880-1890
Bilancio Comunale in rosso.

Nel 1880 licenziato Salvatore Gradone,primo segretario forestiero,viene eletto Nicola Luciani di Angelo,suscitando polemiche con Salvatore Sarno che anela a mettervi il figlio Pasqualino . Secondo lui la votazione è nulla per la presenza di ben 6 parenti di Nicola Luciani. Aggiunge però nella delibera una postilla il giorno dopo,suscitando l’ira degli altri.La Prefettura sospende la nomina e Nicola Luciani presenta ricorso.Il Dr Marino Alfonso viene scelto come medico condotto.Ricorsi incrociati su molte delibere.
1881 Istituzione del corpo delle guardie campestri in numero di 5 ed un Brigadiere con stipendio di 400 lire annue.
Ritorna in Consiglio comunale Vincenzo Luciani,protagonista dei decenni precedenti ed ex segretario giubilato da Gennaro Vecchi.
Ancora guerre per la scelta del segretario comunale. Prima viene scelto Pasquale Sarno,poi revocato e quindi viene scelto di nuovo Nicola Luciani nell’Aprile 1882.
Nel 1883 torna da Sindaco Gennaro Vecchi.Muore il suo rivale Salvatore Sarno. Una vera epurazione nelle liste di aventi diritto al voto:163 nomi cancellati perché analfabeti.
Cittadinanza onoraria al Pretore di Volturara sig. Pirozzi Giovanbattista pel contegno tenuto nei fatti avvenuti dal 24 al 29 Maggio 1883 tra la popolazione di Volturara e Montella intorno alla promiscuità della montagna. Un movimento di popolo che voleva farsi giustizia sommaria contro i montellesi rei di tagliare per conto loro i boschi del Terminio.
Encomio al Brigadiere dei Reali Carabinieri Nasio Carlo per gli stessi avvenimenti .
Con una lettera da Napoli si dimette da Consigliere comunale Vincenzo Luciani. Negli ultimi tempi era intervenuto in Consiglio una sola volta per commemorare la figura di Crescenzo Capozzi. Abbandona Volturara un grande della politica del secondo ottocento che con la sua forte personalità aveva determinato scontri dialettici di grande intensità e situazioni molto forti.
Viene creata nel 1883 la Società operaia di mutuo soccorso,il cui fondatore e primo presidente è Giuseppe Pennetti di 23 anni,figlio di Gerardo,avvocato e fratello di Vincenzo Pennetti,che nel decennio successivo darà lustro a Volturara in tutta l’Irpinia. Giuseppe Pennetti che diverrà ingegnere dedicherà il suo tempo libero a scrivere di cultura e di storia.
Sua è la prima storia di Volturara pubblicata nel 1911 e sue saranno le ricerche su tutti i comuni della Provincia ,pubblicate sul giornale Il Popolo Irpino fondato dal fratello.
Del 1884 si può scrivere un intero libro,tante sono le vicende giunte fino a noi con documenti inoppugnabili.
La somma di 90.000 depositata alla banca di Avellino per far fronte alla spese della Chiesa Madre,frutto di un prestito chiesto alla Cassa depositi e prestiti viene intaccata per pagare le spese dell’avvocato per la promiscuità con Montella,mentre passa il tempo e la chiesa resta senza finire. Le messe si celebrano nella piccola ed angusta Chiesa di San Sebastiano dalla fine degli anni 50 posta di fronte alla Chiesa Madre,sede dell’attuale Municipio in Piazza.
La richiesta della Prefettura di trasformare il Monte Frumentario in cassa di Prestanza non può essere esaudita per le pessime condizioni economiche del monte che è rimasto senza un granello di grano per la mala amministrazione degli ultimi sette o otto anni.
Dei passati amministratori uno è deceduto senza lasciare eredità,l’altro è stato condannato dal tribunale di Avellino a tre mesi di carcere per gli imbrogli fatti.
Si va ad Avellino in carrozza.
Un clima politico-amministrativo avvelenato dove Vincenzo Pasquale non viene eletto per un solo voto ed individua in P.Pio Paradiso il suo nemico. Si scatenano opuscoli dello stesso D. Vincenzo e di Alessandro Sarni contro Gennaro Vecchi,definito con epiteti inenarrabili. Il Sindaco risponde con un opuscolo anonimo che circola per il paese e lo stesso frate Paradiso si discolpa con un opuscolo.
Una imponente epidemia di colera miete numerose vittime tra la popolazione. Si organizzano i festeggiamenti per il centenario della morte di P. Alessandro Di Meo avvenuta il 20 Marzo 1786,su proposta del dr. PietroAntonio Pennetti.
Dalla relazione del bilancio da parte del cassiere Alessandro Benevento nel 1885 si evince una situazione politico-amministrativa malsana e piena di imbrogli con esazione di fitti su fogli volanti o peggio ancora solo verbali,con l’impossibilità di risalire ai veri proprietari di fondi ceduti da un cittadino all’altro senza avere alcun titolo di possesso.
Il paradosso del 1884 quando il Sindaco G. Vecchi volendo bloccare la mietitura di molti fondi i cui proprietari non pagavano l’affitto,non potè procedere perché non si riusciva a risalire ai proprietari.
Francesco Discepola, farmacista, è il nuovo Sindaco di Volturara a maggio 1885. Gennaro Vecchi resta come consigliere comunale, appoggiando il nuovo Sindaco. Nello stesso mese si dimettono undici consiglieri . Agostino Cianciulli ed Ippolito Del Percio ritirano le dimissioni consentendo al Sindaco di restare in carica. I 9 restanti dimissionari sono:
Pennetti Pietro Antonio,Lepore Giuseppe,Marrandino Michele, Masucci Eduardo , Sarni Alessandro, Raimo Ferdinando,Pasquale Luciano, Del Percio Ciriaco,Masucci Annibale
Nel nuovo Consiglio comunale di Ottobre nessuno dei dimissionari viene eletto. Gennaro Vecchi ottiene un successo completo.
Nel 1887 vengono bloccati i fondi ed i lavori per il completamento della Chiesa Madre,riprenderanno nel 1894.
1888 Vengono licenziati i maestri Carmelo Benevento, Filomena Cianciulli e Giuseppe Cianciulli . Pasquale Sarno è il nuovo Sindaco sostituendo Annibale Masucci durato in carica sette mesi appena. Dura presa di posizione contro il segretario Nicola Luciani e gli impiegati Giavannangelo Sarno e Nicola Marra che vengono sospesi di funzione e di stipendio. E’ la risposta al ricorso da loro presentato alla Prefettura. Nuovo segretario è Nicola Benevento. Nuovi impiegati Alessandro Benevento e Alessandro Masucci

1890-1900
La nuova Chiesa Madre.I Pasquale.

E’ il decennio di Vincenzo Pennetti ( 1867-1900), avvocato,giornalista.
Fonda il Popolo Irpino e sposa Teresa Di Iorio di Paternopoli.. Nel 1894 per ricordare la figura di P. Alessandro Di Meo scrive un opuscolo con inediti sulla sua vita e inaugura una stele di marmo sulla facciata del vecchio Municipio in Piazza dove ancora oggi si può ammirare .
Nel 1896 scrive “Le tre disperse” per la morte di tre bambine appartenenti alla sua famiglia.
Nel 1900 nominato Professore universitario alla Cattedra di Diritto Internazionale muore di tifo all’età di 33 anni. Troppo poco per uno che avrebbe potuto dare tanto a Volturara.
Nel 1896 muore dimenticato e povero Alessandro Picone,artefice della rivolta del 1861.
Il decennio amministrativo vede il predominio della famiglia Pasquale con Luciano Sindaco dal 1892 al 1894 ed il fratello Vincenzo dal 1896 al 1899. Un periodo turbolento con vari commissari regi.
Nel 1890 un decreto vuole abolire la Pretura di Volturara. Le reazioni forti e motivate lo impediscono.
Nel 1894 vengono ripresi i lavori di completamento della Chiesa Madre fermi da sette anni e la notte del passaggio di secolo viene inaugurata con una grande funzione religiosa.
In questo anno il sac. Antonio Candela spara un colpo di pistola a Costantino Santoro ferendolo e buscandosi 4 mesi di carcere e la sospensione temporanea a divinis. Nella colluttazione dopo lo sparo il sacerdote riporta frattura del braccio e testa fracassata.
Sebastiano de Cristofano partecipa a Calitri in casa del farmacista Pasquale Cioffari al I Congresso socialista irpino con Ferdinando Cianciulli di Montella .
1895 notizie di una sommossa popolare contro il Regio Commissario,reo di aver venduto il legname del bosco Acquamieroli.
Ottimo sviluppo il commercio di tartufi.

1900-1910
Vincenzo Pennetti. Le grandi questioni della Bonifica del Dragone e dello scioglimento della Promiscuità con Montella

Il 5 Dicembre 1900 a soli 33 anni muore Vincenzo Pennetti ,avvocato e giornalista. Un vanto per Volturara che perde un suo grande figlio. Elogi funebri in Consiglio da parte del Sindaco e del Consigliere comunale Michele Capozzi che pur assente invia al Consiglio una lettera aperta.
L’inizio secolo vede il notaio Leonardo Masucci Sindaco da inizio Ottobre,mentre nell’anno successivo la tregua viene interrotta dalle dimissioni di molti consiglieri che spiegano le loro ragioni in un opuscolo scritto e pubblicato da Vincenzo Pasquale e letto in un infuocato consiglio comunale del 4 Ottobre 1901,l’unico a cui partecipa in prima persona lo stesso Michele comm. Capozzi.
Nel 1903 e 1904 Sindaco è l’avvocato Giuseppe Luciani di Bernardino,
notaio,che si dimette nel 1904.
Nel 1905 torna Leonardo Masucci con un blitz e con soli 5 consiglieri. Resta per altri tre anni,quando viene sostituito dal geometra (agrimensore ) Leonida Picardi che dura fino alla fine del decennio.
Importante è il comizio popolare del 1904 dell’avvocato Roberto Marra per la bonifica del Dragone.
Nel 1905 Michele Capozzi,deputato al Parlamento italiano e consigliere comunale di Volturara dal 1899 si ritira dalla vita pubblica e politica,
lasciando il posto al suo eterno rivale Carlo Cicarelli,che nel 1905 Volturara sceglie come difensore per la bonifica contro Serino e Napoli,che nel 1903 aveva diffidato Volturara per paura che qualsiasi intervento sulla bocca del Dragone avesse potuto far diminuire la riserva d’acqua dell’acquedotto di Serino da cui prende l’acqua.
Nel 1901 muore Gennaro Vecchi ,indiscusso primo attore della vita amministrativa del secondo ottocento e Sindaco . Da sottolineare la presenza come consigliere comunale per quasi tutto il decennio dell’ing. Giuseppe Pennetti,fratello di Vincenzo.
Secondo decennio da segretario comunale di Pasquale Sarno,figlio del defunto Salvatore e fratello dell’avv. Sarni Alessandro. Assume sempre di più il ruolo di vero controllore della vita amministrativa di Volturara.
A fine decennio viene eletto Sindaco un altro grande della politica ,il dr Pietroantonio Pennetti a 74 anni.
Nel 1900 si provvede alla quotizzazione dei terreni comunali e la ripartizione tra i poveri.Ciò non frena l’ondata di emigrazione che riduce a due terzi la popolazione che nel 1901 contava 5106 abitanti.

1910-1920
La Grande Guerra. La Spagnola.Pietroantonio Pennetti

E’ il decennio della Grande Guerra che è chiamata IV Guerra Nazionale.
E’ di questo decennio nel 1918 l’epidemia della Spagnola che decima la popolazione europea.
A Volturara è il decennio di PietroAntonio Pennetti ( 1836-1918),medico , di Giuseppe e Clementina Cindolo , fratello di Gerardo. Dopo una vita di impegni amministrativi PietroAntonio Pennetti riesce a diventare Sindaco di Volturara nel 1910 all’età di 74 anni. Resta alla guida dell’Amministrazione per 8 anni fino al 1918 , quando muore ancora in carica l’8 Novembre dopo aver festeggiato a letto la vittoria dell’Italia nella Grande Guerra per aver contratto la Spagnola curando i suoi concittadini da medico. Una Volturara che vuole crescere e di cui abbiamo testimonianze in abbondanza.
Alessandro Sarni continua la sua battaglia per la bonifica del Lago Dragone e per la definizione dei confini con Montella senza essere ascoltato da nessuno. Nel 1913 pubblica l’Eco di Volturara,un foglio completamente dedicato ai due problemi,che non avrà altro seguito.
1914 Ferdinando Cianciulli nel suo programma amministrativo alle elezioni di Montella propone lo scioglimento della promiscuità tra i due paesi con un referendum tra le due popolazioni.
Un giovane Nunzio Pasquale scrive la “Storia di Volturara” che abbiamo pubblicato nel 2000; suo padre Vincenzo Pasquale pubblica nel 1912 l’opuscolo “ Le Gemelle”,una tragedia vissuta e in un clima romantico e suggestivo.
Nel 1911 un fatto di cronaca che desta scalpore.D. Clelia Marra figlia dell’avvocato Alfonso uccide con un colpo di pistola il suo violentatore.
Viene assolta,ma se ne va da Volturara sposando un forestiero.
Nelle Elezioni del 1914 il Sindaco Pietroantonio Pennetti viene riconfermato per il secondo quadriennio da un Consiglio comunale in cui entrano 12 nuovi consiglieri. Un vero salto generazionale in cui appare un prossimo grande protagonista della vita politico-amministrativa volturarese Costantino Sarno di Generoso.
La Grande Guerra porta morti ed eroi,mentre alcuni renitenti alla leva si nascondono nelle “mete “di paglia in campagna per non andare a morire ai confini.
Alla fine saranno 67 morti e diverse medaglie al valore militare scomparse nel vento del tempo. Mariano Lepore racconta la sua odissea al Nord. Matteo Marrandino vive la sua esperienza di ufficiale medico per dimenticare il dolore per la perdita della fidanzata.
Nel 1917 muore il Cav. Vincenzo Pasquale,farmacista e scrittore,un altro grande volturarese di cui bisogna conservare la memoria.
Il decennio finisce con un ritorno a Sindaco di un vecchio personaggio Leonardo Masucci,figlio del notaio Achille,già Primo Cittadino ad inizio secolo.
La fine della guerra, l’epidemia di Spagnola del 1918 con un terrificante numero di morti e la vertenza dei confini con Montella chiudono un decennio che è il passaggio tra un mondo antico ed immutabile ed un periodo che prelude a grandi cambiamenti sociali e politici.

1920-1930
Dopoguerra e fascismo. Il Podestà Cappiello. Grandi manovre aeree del 1926.

Finita la Guerra e la Spagnola,una lenta ripresa vede Volturara mantenere il suo ruolo di paese agricolo ed isolato rispetto alla Provincia.
Alberico Sarno,fratello del più famoso Costantino,è Sindaco,mentre nuove famiglie si affacciano alla ribalta del potere. Nel 1923 Alberico Sarno si dimette nel mese di maggio da Sindaco ,e da consigliere comunale il mese dopo. Sicuramente non gradisce le idee del nuovo regime fascista che si è instaurato in Italia . Fa da Sindaco F.F. Nunzio Pasquale ,ultimo protagonista della famiglia,estintasi per mancanza di eredi.
Nel 1923 Volturara conferisce le cittadinanza onoraria a Mussolini.
Nel 1924 come Commissario Prefettizio torna nella sua Volturara Pasquale De Feo,questore in diverse città italiane.
Nel 1926 arriva come Podestà Attilio Cappiello di Orsara di Puglia .Darà un impulso eccezionale al paese,portandolo verso la modernizzazione.
In cinque anni risolverà molti dei tanti problemi di Volturara tra i quali la vertenza demaniale con Montella per la definizione dei confini e lascerà un ricordo indelebile che dura ancora oggi.
Nel 1926 grandi manovre aeree dell’esercito italiano nella Piana del Dragone che ci tramanda una foto aerea del paese.
Nel 1927 muore Pasquale Sarno di Salvatore,Sindaco e Segretario Comunale a Volturara per quasi quaranta anni . Le Tavernole sono aggregate da Salza a Volturara .L’orologio in piazza viene sostituito con uno nuovo. Viene fatta la facciata nuova alla Chiesa Madre. Francesco Salvi ( Ciccio Salvi ) prende in gestione la linea di autobus Volturara – Avellino.
Nel 1928 viene messo in funzione la luce elettrica gestita dalla Società Sannio e viene spostata la fontana in piazza vicino al torrente Freddano.
Manovre militari nel Dragone.
Nel 1929 viene iniziata la costruzione al Carmine del monumento ai caduti della guerra del 15-18,mentre a Viale delle Rimembranze vengono piantati alberi su ognuno dei quali viene messa una targhetta con il nome di un caduto in guerra. Esercitazioni militari nel Dragone.
Nel 1929 a Volturara dove si era ritirato ,muore il Questore Pasquale De Feo, alla cui memoria viene intitolata la strada Campanaro.
Il 1930 vede andarsene Attilio Cappiello , sicuramente per colpa della ditta Cericola del suo paese, a cui aveva dato l’incarico nel 1928 di fare la facciata esterna della Chiesa Madre in Piazza. Un lavoro di quattro mesi che dopo due anni non riesce a concludersi, anche per il decesso del titolare che in due anni aveva mandato un solo operaio a Volturara a continuare il lavoro. Solo una diffida alla vedova da parte del Commissario prefettizio Cerullo prima e del podestà Luigi Pennetti poi riusciranno nel 1931 a porre fine ai lavori.

1930-1940
Fascismo. Le grandi manovre del 36.La seconda guerra mondiale.
Il Podestà Costantino Sarno.

Attilio Cappiello,dal 1926 a Volturara, se ne va . In cinque anni ha fatto grandi cose e lascia un ricordo che dura ancora oggi a quasi un secolo di distanza. Nell’accezione comune è sinonimo di rigore , di capacità e di coraggio amministrativo.
Gli succede come Podestà Luigi Pennetti di PietroAntonio,medico come il padre ed ultimo discendente di quella grande famiglia oggi scomparsa da Volturara che per secoli ha dato uomini degni ed illustri.
Viene costruito il primo monumento ai caduti al Carmine che Cappiello ha allargato .
1931 , 6 Ottobre Piazza Municipio diventa Piazza Roma.
Nel 1932 Nicola De Meo primo applicato del Comune pubblica “ la Storia secolare di una bonifica” sulle problematiche della Piana e della Bocca del Dragone.
In definitiva è il decennio del fascismo e di Costantino Sarno,divenuto podestà nel 1935. Uomo tutto di un pezzo,tipico gerarca fascista,duro ed inflessibile, a volte arrogante e spietato.
Nel 1935 tanti giovani partono per l’Africa orientale,in Somalia ed Eritrea e non assisteranno alle Grandi Manovre del 31 Agosto 1936 quando 65.000 uomini sfilano davanti a Mussolini ed il Re nella Piana del Dragone,in un avvenimento che ha eco nazionale ed internazionale.
Altri andarono a morire nella guerra civile spagnola del 1936.
Nel 1937 nasce il Consorzio Idrico Alto Calore e viene inaugurato il primo Istituto elementare di Viale Rimembranza.
Nel 1939 il ritorno di tanti reduci è il preludio ad un richiamo alle armi che arriverà presto con lo scoppio delle II guerra mondiale.


1940-1950
Guerra,dopoguerra,Repubblica e Monarchia. Ripartizioni delle terre. Renato ed Achille Masucci.

L’Italia è in guerra. Costantino Sarno,podestà dal 1935,richiamato alle armi lascia il posto a Luigi De Cristofano prima ed al notaio Mario Ercolini poi. Roba di mesi, a Dicembre ritorna con il titolo di cavaliere fino al 1942, quando sarà sostituito da Nicola Picardi di Leonida.,ultimo podestà . Partono tanti giovani in un paese che resta in attesa del loro ritorno. Il Podestà è inflessibile e duro,come si conviene, e nessuno viene risparmiato.
Nel 1943,il 24 Settembre bombardamento del paese da parte degli alleati ,
che sapevano da gente stessa di Volturara di trovarci i tedeschi accampati nel Dragone. Un numero impressionante di morti tra i civili con la gente costretta a rifugiarsi sulle montagne come nel 1861 .Centinaia le case distrutte. Chi aveva fatto la spia sperava di liberarsi dai tedeschi,non immaginava di creare uno sfacelo di tali proporzioni.
La liberazione da parte degli alleati avviene nei giorni seguenti,ma i mesi successivi fino al 1945 non risparmieranno dolori ed amarezze per le troppe sconcezze commesse dai vari eserciti che si susseguono.
Con la caduta di Mussolini nel 1944 torna dopo 20 anni la figura del Sindaco nella persona di Alessandro Di Meo di Gaetano,odontotecnico, scelto dal Prefetto.
Nel marzo 1944 l’eruzione del Vesuvio provoca un oscuramento del cielo che mette paura a tutti. A Chiuppito cade un aereo americano e alcuni sconsiderati depredano le vittime dell’incidente.
Nel giorno di Pasqua del 1945 si teme una sommossa popolare contro le truppe alleate che opprimono la popolazione e le donne ,subito sedata con tre giorni di coprifuoco.
Finisce la guerra con 45 vittime tra i civili per i bombardamenti del 22 e 24 Settembre 1943 e sedici militari morti.
Nel 1946 il referendum del 2 Giugno vede prevalere nettamente i monarchici
con 1465 voti contro 442,mentre il nuovo Sindaco,eletto democraticamente dal popolo è Renato Masucci di Leonardo,fratello di Don Achille,medico condotto .Durerà in carica fino al 1964 per venti anni consecutivi .Dopo sei mesi si dimettono da consiglieri il vicesindaco Teodorico De Feo e Alfredo Picardi,mentre Mariano Lepore viene dichiarato decaduto per essersi assentato nelle prime sei sedute.
Gli anni del dopoguerra vedono da una parte il nascere della banda di Vito Nardiello e dall’altra l’inizio delle lotte contadine per il possesso della terra. Su tutto uno spopolamento dovuto alla spaventosa miseria verso posti migliori.
Nel 1947 Attilio Cappiello,grande protagonista degli anni venti torna a Volturara come segretario comunale fino alla fine del decennio. Non è più la stessa realtà di prima e lo stesso Cappiello non è più quello di una volta.

1950-1960
Dopoguerra tra ricostruzione ed emigrazione .Il Nevone del 1956.
L’invasione dei rospi.

Gli anni cinquanta presentano un paese appena uscito dalla guerra,con case ancora distrutte dal bombardamento .I personaggi ruotano intorno alla famiglia dei Masucci,i cui tre rami risalenti ai figli di Don Pasquale , determinano le scelte politiche,economiche e sociali del paese. Le rovine della guerra e la mancanza di un commercio valido fanno restare a Volturara solo medici,qualche avvocato e molti maestri elementari. Gli altri scappano da una miseria allucinante,da un paese dove “non c’è niente da fare”, ed è vero in tutti i sensi. Scappano in Argentina,in Venezuela con la rabbia di non tornare mai più ,sperando in un mondo migliore che spesso migliore non è. Chi può scende con un piede ad Avellino o altrove e cerca di dare un avvenire ai figli. Ancora zappa e vanga,alla parte o a giornata,in una estenuante fatica che non produce nemmeno il cibo per la famiglia. La lotta per il possesso delle terre si era risolta in un nulla di fatto, e lavorare per gli altri senza guadagno,ma solo per mangiare, non è un motivo sufficiente per tirare avanti.Un clima ancora feudale dove le notizie di terre lontane, ricche ed ospitali,mettono la frenesia di provare a scappare,magari con un piccolo prestito di qualche familiare,magari con i risparmi accumulati dai genitori.
Navi che impiegano due o tre mesi per portarli a destinazione.Stive piene di povera gente accavallate le une sulle altre con un unico pensiero,dimenticare la povertà e magari ritornare ricco sfondato da una Nazione in cui si dice che i dollari si trovano per strada.
Nel 1950 viene inaugurato il nuovo monumento ai caduti delle due guerre mondiali,per l’interessamento del veterinario condotto Francesco Stara ed Enrico De Feo in Piazza Carmine.
Nel 1952 muore Mariano Lepore,medico,musicista e scrittore. Una stazza imponente per un uomo di grandi doti umane, intellettive ed artistiche.
Le elezioni di questo anno vedono contrapporsi a Renato Masucci il cugino Annibale di Armando con una lista civica che ha per simbolo San Michele. La sconfitta sonora viene riferita dal popolo al fatto che il Santo si è offeso per essere stato usato per scopi politici. Ancora nel ricordo di molti la gelata dell’8 maggio ,festa del Santo,preludio annunciato per una sconfitta scontata. Incominciano la loro carriera politica personaggi che avranno un ruolo importante negli anni seguenti. Raimo Marino si candida nel 1956 e viene eletto in minoranza. Peppone,l’ingegnere Di Feo lascia i Masucci per iniziare una lotta che non lo vedrà mai più vincere. Appoggerà Raimo Marino nel 1965 per poi diventarne acerrimo rivale e per poi riappoggiare negli anni 70 ancora una volta i Masucci,pur restando all’esterno. Generoso Cristofano con gli altri geometri muove i primi passi verso la fine del decennio con l’appoggio paterno del notaio Ercolini e frequentando la casa di Don Achille conquistandosi uno spazio personale che manterrà per decenni.
Nel 1954 Renato Masucci si trasferisce definitivamente a Napoli e da questo momento il paese non avrà più un sindaco residente in loco.
Il 1956 è l’anno del nevone .Un’impressionante nevicata mette in ginocchio Volturara. La neve arriva ai primi piani delle case e per andare nei sottani occorre scavare delle scale nella neve.
Le elezioni amministrative di questo anno sono tra le più imbrogliate e complesse del secolo. Quattro liste,in una frammentazione che favorisce ancora Renato Masucci. La Trombetta con sedici candidati prende 14 voti,mentre il Gallo capitanato da Annibale Masucci sembra favorita nella corsa alla vittoria finale. Tradimenti ed intrighi dell’ultimo momento portano alla vittoria Renato Masucci per la terza volta. Scene di disperazione e di entusiasmo incontrollato che portano diversi sostenitori della lista LIBERTAS a mozzare il capo a tutti i galli in cui si imbattono per metterli davanti alle porte dei sostenitori della lista avversaria in segno di spregio.
Nel 1957 a causa dell’abbondante acqua dell’inverno precedente, c’è una disastrosa invasione di rospi. A milioni invadono le strade e le case; li si trovano dappertutto , anche nel pane. Il fenomeno ha un’eco nazionale e mondiale. La Domenica del Corriere,settimanale molto in voga dell’epoca ,
dedica la copertina al fenomeno.
Alla fine del decennio Annibale Masucci consigliere di minoranza per la lista del Gallo passa in maggioranza con il cugino Renato Masucci.
Nel 1959 in uno scontro con un pullman di linea di Ciccio Salvi perde la vita sul Malepasso il notaio Ercolini. Era arrivato a Volturara prima della II guerra mondiale e vi abitava anche se esercitava la professione ad Atripalda.

1960-1970
Il Boom economico italiano tra emigrazione e povertà. La Stretta di Mano

Il cambiamento sociale che si ha con la nuova società dei consumi fa crollare il potere di chi lo basava sulla proprietà terriera,poca e frazionata, e non ha istruzione. Il miraggio di un posto di lavoro fisso spinge interi nuclei familiari ad andarsene.
Scompaiono emigrando due tra le più antiche famiglie volturaresi,i Pennetti ed i Luciani,protagoniste di secoli di storia quotidiana, vendendo case e proprietà ,mentre si avviano sul viale del tramonto le famiglie dei Benevento,dei De Feo e dei Marrandino che resteranno a fine secolo senza eredi maschi.
Restano in auge i Masucci,ed i Raimo che si avviano a vivere una stagione politico-amministrativa di ampio respiro e di lunga durata. I Marino vivono la loro quotidianità mescolati tra la gente comune. La famiglia dei farmacisti Di Meo si avvia ad estinguersi per mancanza di eredi maschi. Nel 1960 viene rieletto per la quarta volta Sindaco Renato Masucci,sostenuto dal fratello medico Achille,figura carismatica del dopoguerra,padre padrone della politica locale sempre defilato,ma puntuale e preciso nelle scelte .
Renato Masucci è pignolo,preciso fino al punto di apparire avaro,ma determina con costanza i primi cambiamenti in una Volturara che si spopola di tanti figli in cerca di migliore fortuna.
Il 1960 è l’anno in cui si celebra la festa di San Sebastiano,il più antico e amato Santo nei secoli,dimenticato da decenni e decenni, che permette a Casieri e ad altri giovani di emigrare in America divenuti per esigenza cattolici praticanti con un passato di atei comunisti.
Nel 63 viene catturato Vito Nardiello,dopo anni di latitanza,che sconterà più di venti anni di carcere.
A Maggio arriva il Commissario prefettizio Guido Sorvino per brogli elettorali nella II sezione nelle elezioni del 1960.Vi resta fino a Novembre,quando ritorna Renato Masucci Sindaco con Sarno Rocco nuovo entrato nel Consiglio comunale al posto di Raimo Marino.
Nel 1964 l’ing. Giuseppe Di Feo decide di candidare a Sindaco Marino Raimo il figlio di Don Ferdinando, poco conosciuto.Forse non crede troppo nella vittoria finale,come si dirà in seguito. Ma contrariamente alle previsioni la Stretta di Mano vince ponendo fine al ventennio di Renato Masucci con una lista in cui spiccano i nomi di Edoardo Masucci,Eliseo Catarinella e Sarno Rocco,personaggi che avranno un ruolo di primo piano fino agli anni 90.
I rapporti tra il Sindaco ed il gruppo dell’ingegnere si incrinano quasi subito. Il mito di Raimo cresce e si alimenta nelle parole della gente comune,che vede in lui l’unico argine al potere delle famiglie che avevano fatto il bello e cattivo tempo .
Nel 1967 muore Achille Masucci,celibe e senza eredi .I fratelli Renato,Silvio e Domenico si trasferiranno altrove. Avranno contatti frequenti con il paese,ma le loro famiglie ed i loro figli non ne hanno mai voluto sapere più niente di Volturara,anche perché le mogli erano tutte di fuori . Silvio sarà riportato come Sindaco nel 78,mentre Renato salvo una candidatura nel 1988 nella terza lista,senza essere eletto,non rientrerà mai più nel gioco politico-amministrativo locale.
Il 68 porta alla ribalta nuovi giovani che avranno un ruolo nel decennio successivo. Giovani come Giuseppe Masucci e Angelo Cristofano, comunisti, che fino alla fine degli anni ottanta formeranno un binomio inscindibile partecipando a tante lotte in difesa dei giovani spesso in contrasto con il potere imperante.
Nello stesso 1968 muore l’ex Podestà Costantino Sarno,uomo potentissimo del fascismo,le cui figlie lasciano il paese per trasferirsi altrove. Si chiude con la sua dipartita il ramo di Ferdinando Sarno,Sindaco nel 1830 e fratello del più famoso Salvatore,avversario acerrimo di Gennaro Vecchi.

1970-1980
Emigrazione. Affaire Terminio. La Colomba

L’inizio del decennio vede la rielezione a sindaco di Raimo Marino,
segretario comunale a Montoro ,che aveva spezzato l’egemonia di Renato Masucci. Un gruppo di fidati che lo idolatrano crea un’amministrazione che si fa sentire tra errori ed intuizioni.Raimo Amabile,Petretta Nicola,Mario Marra ,Michele Clora ed altri creano un cordone intorno al capo che dal canto suo cerca di modernizzare un paese che si sta spopolando dei suoi figli, partiti in cerca di un avvenire migliore. La creazione di una Società per lo sviluppo turistico del Terminio con sciovie,impianti di risalita e la vendita del terreno a 10 lire il metro quadrato per favorire l’ingresso di investitori crea un clima di tensione politica con manifesti rimasti famosi nella memoria e querele che vedranno Marino Raimo dimettersi nel Giugno 1972 e farsi sostituire da Raimo Amabile come Sindaco, pur rimanendo il leader incontrastato e duro.Nel 1975 una grande coalizione tra le famiglie ostili a Raimo Marino porta Edoardo Masucci,medico dell’Inps alla massima carica cittadina. Dura in carica un anno , sostituito poi da vari assessori facenti funzione.Prima Giulio Di Feo,poi Giuseppe Masucci,poi ancora Ferdinando Zirpolo di Emilio esercitano la carica di Sindaco pro tempore fino al 1978 quando Generoso Cristofano ormai padrone della politica locale decide di candidare Silvio Masucci fratello di Don Achille,ginecologo ad Avellino che vince per pochi voti e sfruttando per bene il meccanismo della preferenze. Un aiuto importante lo da Ferdinando Conte,urologo all’Ospedale civile.
E’ l’inizio del potere democristiano. E’ anche il decennio del boom economico volturarese dovuto alle rimesse degli emigranti.


1980-1990
Terremoto e Ricostruzione

Disastroso terremoto alle 19,34 del 23 Novembre 1980. Cinque morti , centinaia di feriti ed un paese con centinaia di case distrutte ed il resto lesionate. Crollano la Chiesa del Carmine,il Cuore di Gesù e l’Oratorio a piazza Carmine. Inagibile per gravi danni la Chiesa Madre che riaprirà nel 1999. La cupola del Campanile distrutta da imbecilli, incompetenti tra il disinteresse generale.
Vengono espropriati ettari di terreno fertile in campagna per la costruenda strada Ofantina Bis . Tre tracciati diversi in rapida successione per favorire i padroni della politica paesana. Alla fine il tracciato penalizzerà la popolazione che vedrà togliersi i terreni più fertili. Bastava spostarla più verso la montagna di Chiusano e i danni si sarebbero dimezzati.
Nel 1983 viene inaugurato il monumento ai caduti emigrati all’estero.
Inaugurazione del palazzo delle scuole elementari in viale Rimembranza con facciata di colore rosa antico.
1983 Una grande vittoria della Stretta di Mano vede il ritorno a Sindaco di Raimo Marino, favorito dalla presenza della terza lista “ La Speranza” che toglie voti alla Colomba. Dopo poco tempo per malattia Raimo Marino è costretto ad allontanarsi dal Comune ed iniziano i primi scontri interni con il gruppo dei comunisti , non più rappresentati da Giuseppe Masucci e Angelo Cristofano, ma da Andrea Di Meo, Pompilio De Feo, Giuseppe Lionetti e Mario Altitoro che avevano preso in mano la segreteria paesana del Pci.
Parte la ricostruzione in modo confuso e frammentario con una valanga di soldi che permette a tanti di rifarsi una casa. Il più grave errore è dovuto al fatto che si ricostruisce solo nella zona bassa del paese dove le case sono singole e subito ricostruibili, ma tutti mettono in un angolo i comparti del centro storico già lesionati dal terremoto e destinati a lesionarsi ancora sia per le scosse di assestamento che per le intemperie.
1987 Settembre Raimo Marino viene messo in minoranza e decade sul Bilancio .Determinante il voto contrario di Andrea Petretta che non si fa trovare la sera della votazione.
Arriva il commissario prefettizio Costantino Ippolito fino all’anno successivo , quando la Colomba sfruttando i tanti errori di Raimo vincerà con Luigi De Cristofano.
1988 L’acqua del Terminio arriva di nuovo nel Monumento ai Caduti nelle due guerre mondiali.

1990-2000
Riapertura della Chiesa Madre. Ofantina bis. Cdr.

Decennio di ricostruzione e di alternanza tra Giusino e Marino Raimo.
E’ il decennio della istituzione del Parco dei Monti Picentini.
Nel 1998 viene scongiurata l’installazione del CDR , termocompattatore sul Malepasso,che avrebbe portato a Volturara tutta l’immondizia della Regione e forse del Sud.
Viene riaperta alla fine del 1999 la Chiesa Madre a venti anni dal terremoto esattamente cento anni dopo la sua prima inaugurazione avvenuta nell’ultima notte del 1899.
Nel 1998 viene aperta dopo trenta anni dall’inizio dei primi lavori l’Ofantina bis,superstrada che collega l’alta Irpinia ad Avellino,passando da Volturara. Finisce un isolamento durato secoli e si apre la speranza di uno sviluppo che crei lavoro e progresso. Finisce anche il mitico Malepasso,ridotto a strada dimenticata ,e le storie dei suoi briganti e/o banditi si perdono nella nebbia del tempo.
All’inizio del 1990 il Comune passa dalla vecchia sede alla nuova sede sempre in piazza dove esisteva prima del terremoto l’Asilo Infantile,spostato nel dopoterremoto in viale Rimembranza,all’inizio di Pozzo Giardino.
Nel 1998 vengono tagliati,perché davano fastidio alle case vicine i pini trentennali lungo viale Rimembranza e sostituiti da alberi a basso fusto.

Dal 2000

Il 2000 è l’anno del distacco del Campanile dalla Chiesa per cedimento strutturale in seguito a lavori di riparazione e di consolidamento.
E’ l’anno delle celebrazione del ventennale del terremoto che si riducono ad una messa e basta,mentre l’Irpinia invita a Sant’Angelo e Lioni schiere di volontari che dopo il terremoto erano venuti a soccorrerci.
Nel 2002 il rifacimento della piazza in basolato bianco .Costruita da Gennaro Vecchi dopo l’unità d’Italia con basoli di pietra viva e bianca era stata per un secolo il salotto buono del paese. Alla fine degli anni sessanta il Sindaco Marino Raimo li aveva tolti e sostituiti con sampietrini scuri e con il dopoterremoto era diventata piena di buchi e avvallamenti. Anche la fontana secolare viene spostata e messa tra i due tigli a lato del torrente Freddano .Il campanile viene pulito e diventa di un bianco splendente,mentre la cupola viene rifatta in rame. Il vecchio Municipio rimesso a nuovo ha la destinazione di albergo ristorante.
Nel 2003 vengono restaurati e puliti anche il monumento ai caduti dal quale vengono tolti i numerosi pesci , la base del tiglio in piazza ed il portale del Municipio del 700. Sistemata la passerella che dalla Piazza va al Candraone. Abbandonati i prefabbricati delle tre aree con gli occupanti destinati nella case popolari di Piano Freddano. Approvato definitivamente ed operante il P.I.P.( zona industriale) in località Lenze.
Nel 2004 Rimessa a nuovo la sede municipale

Sindaci di Volturara Irpina nei secoli

Il primo Sindaco di cui si ha notizia nella storia di Volturara è Eustasio Delaudesio nel 1240,anno in cui Voltorara diventa università autonoma

Si ha notizia di Francesco Ingino come Sindaco del 700 senza conoscerne l’esatto periodo

1240 Eustasio Delaudesio Sindaco

1491 Peregrino de Marra

1572 Francesco Raimo

1709 Pietro De Meo
1710 Giovanni Liotta
1720 Domenico Benevento
1721 Pietro Pedicino
1721-22 Domenico Benevento
1722-23 Carmine Masuccio
1723-24 Giovanni Liotta
1724-25 Gaetano Picone
1726-27 Nicola Di Feo
1728-29 Domenico Ninno
1729-30 Nicola Masucci
1731- 32 Giovanni Liotta
1732- 33 Gaetano Pennetti .
1733-34 Francesco Masucci
1736 Francesco Picardo
1738-39 Alessandro Marra
1745 Camillo Maurelli
1748-49 Mattia De Cristofano
1749-50 Mattia De Cristofano
1750-51 Mattia De Cristofano
1753-54 Carmine Pisacreta
1754-55 Ciriaco Del Percio
1767-68 Alessandro Marra
1768 Alessandro Marra
1772-73 Pietro Pennetti
1777 Giovanni Marra
1778-79 Sebastiano Di Meo
1779 -80 Giuseppe Del Percio
1780-81 Nicola Di Feo
1781-82 Giuseppe Marra
1785 Ludovico Petito
1789-90 Bernardo Marra
1790 -91 Giovanni Marra
1791-92 Giacomo Raimo
1793-94 Ludovico Petito
1794 Ludovico Petito
1795-96 Gennaro Petretta
1796 Gennaro Petretta
1797-98 Michele Masucci
1798-99 Nicola De Cristofano
1799-00 Gennaro Petretta
1800-01 Nicola Salerno
1801-02 Gennaro Petretta
1802-03 Nicola Di Feo
1803-04 Carlo Pennetti
1804-05 Carlo Pennetti
1805-06 Carlo Pennetti
Con la venuta dei Francesi a Napoli nasce il Decorionato,odierno
consiglio comunale scelto tra le persone con un certo reddito.
Nasce la figura del Capourbano.
1806 Giuseppe Savina
1807 Giuseppe Savina
1808 Giuseppe Savina
1809 Nicola Di Marino
1810 Michele Masucci
1811 Ferdinando De Cristofano
1812 Ferdinando De Cristofano fino ad Aprile.
1812 Antonio Di Feo da Aprile
1813 Giacomo Bottigliero
1814 Giacomo Bottigliero
1815 Alessandro Sarno
1816 Alessandro Sarno
1817 GiacomoAntonio Pasquale
1818 GiacomoAntonio Pasquale
1819 GiacomoAntonio Pasquale
1820 Luigi De Meo
1821 Luigi Di Meo
1822 Luigi Di Meo fino a Marzo
1822 Carlo Pennetti da Aprile
1823 Carlo Pennetti
1824 Carlo Pennetti
1825 Pietro Gioiella
1826 Pietro Gioiella
1827 Pietro Gioiella
1828 Pietro Gioiella fino a Febbraio
1828 Giuseppe Luciano da Marzo
1829 Giuseppe Luciano
1830 Giuseppe Luciano
1831 Giuseppe Luciano fino a Marzo
1831 Ferdinando Sarno da Aprile
1832 Ferdinando Sarno .
1833 Ferdinando Sarno
1834 Ferdinando Sarno fino a Febbraio
1834 Alessandro Masucci Marzo
1835 Alessandro Masucci
1836 Alessandro Masucci
1837 Mariano Santoro
1838 Mariano Santoro
1839 Mariano Santoro
1840 Carmine Benevento
1841 Carmine Benevento
1842 Carmine Benevento
1843 Carmine Benevento
1844 Carmine Benevento
1845 Carmine Benevento
1846 Giuseppe Luciano
1847 Giuseppe Luciano
1848 Nunzio Pasquale
1849 Nunzio Pasquale
1850 Nunzio Pasquale
1851 Salvatore Sarno
1852 Salvatore Sarno
1852 da Maggio Michele Masucci f.f. da Sindaco.
1853 Michele Masucci f.f.
1854 Michele Masucci f.f.
1855 Leonardo Masucci
1856 Leonardo Masucci
1857 Leonardo Masucci
1858 Gennaro Vecchi da Aprile
1859 Gennaro Vecchi
1860 Gennaro Vecchi
Finisce il Regno delle Due Sicilie e ,con l’Unità d’Italia , al
decorionato subentra il Consiglio Comunale e la Giunta comunale.
Scompare la figura del Capourbano.
1861 Gennaro Vecchi
1861 Salvatore Sarno, da ottobre
1862 Sarno Salvatore
1863 Sarno Salvatore
1864 Sarno Salvatore
1864 Vincenzo Leone da Ottobre Regio Delegato Straordinario;
poi Gennaro Vecchi Sindaco f.f.
1865 Gennaro Vecchi
1866 Gennaro Vecchi
1867 Gennaro Vecchi
1868 Sarno Salvatore
1869 Salvatore Sarno
1870 Salvatore Sarno
1871 Salvatore Sarno
1872 Salvatore Sarno
1873 Gennaro Vecchi
1874 Gennaro Vecchi
1875 Gennaro Vecchi
1876 Generoso Masucci da Marzo
1877 Generoso Masucci
1877 Annibale Masucci,Leonardo De Cristofano;Michele Sarno,Salvatore
De Cristofano assessori ff
1878 Annibale Masucci,Leonardo De Cristofano,Giovanni Cianciulli
assessori f.f.
1879 Generoso Masucci
1880 Nicola De Cristofano assessore F.F.
1880 Annibale Masucci da Aprile
1881 Annibale Masucci
1882 Annibale Masucci
1883 Annibale Masucci fino a Febbraio;
1883 Gennaro Vecchi Febbraio
1884 Gennaro Vecchi
1885 Gennaro Vecchi fino a Febbraio
1885 Francesco Discepola da Marzo
1886 Francesco Discepola
1887 Francesco Discepola
1887 Antonio Del Vecchio Commissario Regio
1887 Pasquale Sarno assessore f.f. Ottobre
1887 Annibale Masucci Novembre
1888 Pasquale Sarno Da Maggio
1889 Giovanni Cianciulli,Oriele Gioiella,Luciano Pasquale assessori
.f.f. Aprile
1890 Giovanni Cianciulli,Oriele Gioiella,Luciano Pasquale assessori
f.f.
1891 Luciano Pasquale ff Agosto
1891 Sarno Pasquale f.f. Settembre
1892 Luciano Pasquale da luglio
1893 Luciano Pasquale.
1894 Luciano Pasquale
1894 Polidori Antonino Commissario Prefettizio Agosto - settembre
1894 Marcone cav. Nicola. Regio Commissario straordinario
1895 Polidori Antonino Commissario prefettizio Maggio-Dicembre
1896-Vincenzo Pasquale
1897 Vincenzo Pasquale
1898 Vincenzo Pasquale.
Da questo anno il Sindaco viene scelto dal Consiglio Comunale
non più dal Re.
1899 Del Percio Ippolito,De Feo Giovanni,De Cristofano Achille,
Masucci Leonardo Assessori ff
1900 Del Percio Ippolito,De Feo Giovanni,De Cristofano Achille,
Masucci Leonardo Assessori ff
1900 Leonardo Masucci.
1901 Leonardo Masucci
1902 Leonardo Masucci fino ad Agosto
1902 Pasquale Luciano assessore f f , Settembre
1902 Luciani Giuseppe Ottobre
1903 Giuseppe Luciani
1904 Giuseppe Luciani
1904 Luciano Pasquale assessore f f da Luglio fino al Maggio 1905
1905 Leonardo Masucci.
1906 Leonardo Masucci
1907 Leonardo Masucci
1908 Leonardo Masucci ,
1908 Leonida Picardi Novembre
1909 Leonida Picardi
1910 Picardi Leonida
1910 Pennetti PietroAntonio
1911 Pennetti PietroAntonio
1912 Pennetti PietroAntonio
1913 Pennetti PietroAntonio
1914 Pennetti PietroAntonio
1915 Pennetti PietroAntonio
1916 Pennetti PietroAntonio
1917 Pennetti PietroAntonio
1918 Pennetti PietroAntonio
1918 Picardi Leonida f.f. novembre
1919 Masucci Alessandro e Pasquale Luciano f.f. Luglio
1919 Leonardo Masucci da Agosto
1920 Leonardo Masucci fino ad Ottobre
1920 Alberico Sarno da Novembre
1921 Alberico Sarno
1922 Alberico Sarno
1923 Alberico Sarno fino a Giugno
1923 Nunzio Pasquale f.f. di Sindaco Giugno
1923 Emilio Petruzzelli Commissario Prefettizio Dicembre
1924 Edoardo Rossi Commissario Prefettizio
1924 Cerullo Quirino Commissario Prefettizio Luglio
1924 Pasquale De Feo Commissario Prefettizio Novembre
1925 Pasquale De Feo commissario prefettizio
1926 Attilio Cappiello Podestà da Luglio
1926 Attilio Cappiello
1927 Attilio Cappiello
1928 Attilio cappiello
1929 Attilio cappiello
1930 Quirino Cerullo Commissario Prefettizio
1931 Luigi Pennetti. Podestà
1932 Luigi Pennetti
1933 Luigi Pennetti
1934 Luigi Pennetti
1935 Costantino Sarno Commissario Prefettizio
1935 Costantino Sarno Podestà Regio. Si firma Enologo e poi Enotecnico
1936 Costantino Sarno
1937 Costantino Sarno
1938 Costantino Sarno
1939 Costantino Sarno
1940 Luigi Di Cristofano a Luglio con delega podestarile
1940 Ercolini Mario Commissario Prefettizio,notaio Agosto.
1940 Costantino cav. Sarno Dicembre Podestà
1941 Costantino Sarno
1942 Nicola Picardi Marzo con delega podestarile
1942 Nicola Picardi Commissario Prefettizio Maggio
1943 Nicola Picardi Podestà Maggio
1944 Alessandro Di Meo Commissario Prefettizio Marzo
1944 Alessandro Di Meo Maggio Sindaco scelto dal Prefetto.
1945 Quagliariello Michele dicembre commissario prefettizio
1946 Renato Masucci da Aprile Sindaco con libere elezioni.
1947 Renato Masucci
1948 Renato Masucci
1949 Renato Masucci
1950 Renato Masucci
1951 Renato Masucci
1952 Renato Masucci
1953 Renato Masucci
1954 Renato Masucci
1955 Renato Masucci
1956 Carlo Ceglia Commissario prefettizio
1956 Renato Masucci da Maggio
1957 Renato Masucci
1958 Renato Masucci
1959 Renato Masucci
1960 Renato Masucci
1961 Renato Masucci
1962 Renato Masucci
1963 Renato Masucci ,
1963 Commissario prefettizio Guido Sorvino da maggio a Novembre
1964 Renato Masucci,
1964 Marino Raimo da Dicembre
1965 Marino Raimo
1966 Marino Raimo
1967 Marino Raimo
1968 Marino Raimo
1969 Marino Raimo
1970 Marino Raimo
1971 Marino Raimo
1972 Marino Raimo
1972 Amabile Raimo da Giugno
1973 Amabile Raimo
1974 Amabile Raimo
1975 Amabile Raimo
1975 Edoardo Masucci da Giugno
1976 Edoardo Masucci
1977 Sorvino Commissario Prefettizio
1978 Silvio Masucci
1979 Silvio Masucci
1980 Fusco Commissario Prefettizio
1980 Silvio Masucci
1981 Silvio Masucci
1982 Silvio Masucci
1983 Silvio Masucci
1983 Marino Raimo
1984 Marino Raimo
1985 Marino Raimo
1986 Marino Raimo
1987 Marino Raimo
1987 Costantino Ippolito Commissario Prefettizio da Settembre
1988 Luigi Di Cristofano
1989 Luigi Di Cristofano
1990 Luigi Di Cristofano
1991 Luigi Di Cristofano
1992 Luigi Di Cristofano
1993 Luigi Di Cristofano
1993 Marino Raimo .
1994 Marino Raimo
1995 Marino Raimo
1996 Marino Raimo
1997 Marino Raimo
1997 Andrea Di Meo Febbraio
1998 Andrea Di Meo
1999 Andrea Di Meo
2000 Andrea Di Meo




Sindaci nel tempo

- Renato Masucci 19 anni 1946,1947,1948,1949,1950,1951,1952,
1953,1954,1955,1956,1957,1958,1959,
1960 ,1961,1962,1963,1964.
- Marino Raimo 19 anni 1964,165,1966,1967,1968,1969,1970,
1971,1972,1983,1984,1985,1986,1987,
1993, 1994,1995,1996, 1997.
- Gennaro Vecchi 13 anni 1859,1860,1861,1865,1866,18671873,
1874,1875, 1876,1883,1884,1885.
- Salvatore Sarno 11 anni 1851,1852,1861,1862,1863,1864,1868,
1869,1870, 1871,1872
- Pietro Antonio Pennetti 9 anni 1910,1911,1912,1913,1914,1915,1916,
1917,1918
- Leonardo Masucci 9 anni 1900,1901,1902,1905,1906,1907,1908,
1919,1920
- Costantino Sarno 7 anni Podestà
1935,1936,1937,1938,1939,1940,1941.
- Carmine Benevento 6 anni 1840,1841,1842,1843,1844,1845.
- Giuseppe Luciano 6 anni 1828,1829,1830,1831,1846,1847.

Consiglieri Provinciali

Leonardo Masucci di Pasquale 1861
Luigi Pennetti di Pietroantonio 1922













1779 Voci di vittuvaglie ( prezzi dei generi di primo consumo)

Facciamo fede qui sottoscritti e croce segnato Sindaco ed eletti di questa Terra di Voltorara in provincia di Principato Ultra quanto specificato come il nostro Signore Diletto Marchese G . Giovanni Maria Berio gode perfetta salute e sta bene per Grazia di Dio ; come ancora li prezzi di vittuvaglie che si vendono in codesta terra sono li seguenti
Prezzi:
Il genere di grano vale il tomolo circa carlini sedici dico 1=60
Il genere di Germano vale il tomolo circa carlini tredici dico 1=30
Il genere dello grano d’India vale il tomolo carlini dodici dico 1=20
Il genere dell’Orgio vale il tomolo circa carlini dodici dico 1=20
ed altri generi di vittuvaglie non vi è prezzo perché in questa Terra poco o niente se ne usano ; per essere questa la verità ne abbiamo fatta scrivere la parte dal nostro ordinario cancelliere e sottoscritta a croce segnata colle nostre rispettive mani e roborata col solito suggello di questa Università ed in fede
Voltorara lì 20 Agosto 1779.
Segno di croce di Sebastiano Di Meo Sindaco
Ciriaco Di Marino 1° eletto
Benedetto Masuccio eletto




Nicola Pennetti Cancelliere

Da questo documento si evince lo stemma antico del paese.











1799 la rivolta di Voltorara

1 Settembre 1798
a D. Michele Masucci,figlio di D. Giuseppe,erario del Marchese Berio subentra il nuovo Sindaco Nicola De Cristofano di Ignazio ,nipote dell’Arciprete Nicola Benevento .I Eletto è Domenico Raimo, II Eletto Ciriaco Di Marino .Andrea Raimo è Cancelliere.
2 settembre
Il Sindaco, come da ordine del Re Ferdinando, organizza una leva di giovani. Da loro viveri e soldi per non farli disertare e li porta con traini e calessi insieme ai loro familiari fino a Sessa,luogo di raccolta dell’esercito borbonico,pagando 15 ducati a testa e pagando le spese anche ai loro familiari.
18 Novembre
Il Sindaco di Voltorara fa cantare un “Te Deum” per il felice parto della Principessa Ereditaria del Regno.
23 Dicembre
il Re Ferdinando abbandona la Capitale Napoli e si rifugia a Palermo dopo la sconfitta di Roma da parte dei francesi.
Il 1 Gennaio 1799
dal Clero di Voltorara si pagano 15 carlini per il pedatico al corsore del Vescovo che portò la lettera circolare per l’insinuazione dell’armamento del popolo in massa.
Dal 16 Gennaio i lazzari sono padroni della città di Napoli.
21 Gennaio
viene proclamata la Repubblica napoletana che assume carattere ufficiale il 23 Gennaio con l’assunzione del comando da parte del generale francese Championnet. I giacobini piantano ovunque l’albero della libertà,con l’istituzione di Municipalità repubblicane. Il popolo legato ai Borboni prende a tumultuare minacciando strage di galantuomini.
Febbraio
I francesi , al comando del sig. Pasquale De Laurentiis arrivano a Volturara a piantare l’albero della libertà, ma vengono affrontati e fermati da più della metà del popolo volturarese e da centinaia di montemaranesi dopo otto giorni di combattimenti.
10 Febbraio
Ettore Carafa , Conte di Ruvo con il suo manipolo di soldati sale sulle orribili gole dove ha sede Volturara , terrore della Provincia per ristabilire il potere repubblicano. Il Sindaco chiede ed ottiene perdono. Il Conte Carafa arruola centinaia di volturaresi e muove su Montoro e Solofra .Con un stratagemma mette paura ai rivoltosi facendo capire loro di essere in numero molte volte superiore alla realtà .I rivoltosi si arrendono e depongono le armi.
Dalla lettera del Conte Carafa del 9 Marzo ai suoi superiori :
<< Cittadino presidente dopo il rapporto spedito per il Cittadino Diez al Ministro della Guerra, ed al Generale in Capo, e quello spedito in seguito al Comitato Militare, ho creduto mio indispensabile dovere dirigere la presente relazione a voi.
Non vi sarà ignoto, Cittadino, con quale facilità mi sia riuscito, colla sola scorta di un centinaio di cavalli, e pochi uomini di Truppa Civica, usando più l’ingegno, che la forza, salire su le orribili montagne, fra le quali trovasi nascosta Voltorara, terrore di tutta l'ex Provincia di Montefusco, e di sedarla, e disarmarla in unione dei vicini paesi di Salza, Sorbo, e Montemarano, impiegando i giovani più vigorosi di tali luoghi alla difesa della Patria, e della Libertà.
Ora vi do parte, che Montuoro, e tutt' i Paesi adiacenti, dopo di averci occupato qualche giorno son egualmente sottoposti alla legge. Un'azione avuta cò sollevati di tal Paesi mi costò due morti e quattro feriti. Io credea la perdita maggiore, siccome ne avea informato il Ministro della guerra, ed il Generale in Capo, ma felicemente essendosi la mia gente riunita, ho avuto motivo di fissarla con esattezza.
Quella de' nemici ascese a 24 morti, e molti feriti. La sera fui lasciato dalle Guardie Civiche de' Paesi vicini, eccetto da Volturaresi, e da Paternesi . Allora vedendomi con soli 100 uomini in un luogo, dove la Cavalleria non potea agire mi ritirai nelle pianure di Serino, guardando gl’interessanti posti di Turci, e delle Pioppe. Nello stesso tempo rimandai indietro i Paternesi , e i Volturaresi , invitando le Municipalità, a pagar loro le giornate, ed essi medesimi a tornar il giorno appresso. Sparsa tra la gente la notizia di essere puntualmente soddisfatti delle giornate, nelle quali erano impiegati nella mia truppa, la mattina seguente, che fu quella del 16 io era alla testa di 800 uomini di Truppa Civica pronti a marciare sopra Montuoro.
Io ordinai a Solofra le razioni per 1500, il che facendo maravigliare quella Popolazione come avess'io potuto in una notte radunare tanta Truppa, ne sparse le voci sino a Montoro, che incominciò a tremare. Nel tempo medesimo io le inviai un Proclama terribile, e minaccioso, al quale risposero cercando pace, e proponendo delle condizioni. Volevano per un mese fare il regalo Patriottico a tutta la truppa, di una mesata per testa; ricusavano depositare le armi, e pretendevano limitarmi il numero della Truppa, ch'io dovea condurre nel loro paese. A tutto ciò risposi, che la Repubblica non facea pace coi Briganti, ma che avrei io procurato d'intercedere il perdono; che accettava intanto il regalo Patriottico per la mia Truppa, la quale non era pagata, ricusando bensì la mia mesata: che il deposito delle armi dovea precedere ogni altra condizione, e ch’era strano, che una piccola quantità di sollevati volesse prescriver leggi all'imponente forza del Governo Provvisorio. In seguito di ciò l'umiliazione di Montuoro che venne a deporre le armi nelle mie mani, ed a rimettersi alla mia discrezione, mi assicurò dell'esito felice dell'intrapresa. Allora io mi condussi con la mia gente nel Paese di Montuoro, e ne' suoi Casali, ove fui accolto da per tutto tra gli evviva della Libertà, e della Repubblica. La gioia brillava dappertutto. Una infinità di bandiere tricolori spiegate in tutte le strade del Paese, c'invitavano a solennizzare un giorno di felicità cosi rimarchevole per quella gente. In somma, colla perdita di due dei miei, e qualche ferito, la Provincia si vede da un estremo all'altro tranquilla. Io mi ho aperta la communicazione col Generale Olivier, a cui ho presentato tutte le armi dé sollevati,augurandomi
il piacere di darvi simili nuove.
Salute e rispetto. Nell'azione di Montoro si sono distinti il Capitan Comandante Staiti, il Capitan Comandante Roselli, ed il Tenente de Laurentiis . Avellino 8. Ventoso anno 1° della Libertà . Il Capo della 1° Legione >>
11 aprile
Nel suo resoconto D. Pasquale Di Meo ricorda di aver dato in questo giorno al sacerdote GiovanAngelo Masucci “ un paio di caciocavalli e sua giornata e cavalcatura per andare in Avellino e fare rientrare i sacerdoti del nostro Clero dalla Milizia civica.”
fine di Aprile ,inizi Maggio
I fratelli Abiosi di Montella ed in particolare Don Febo,sacerdote,sono accesi giacobini e imperversano per il paese piantando l’albero della libertà .Fanno arrestare il sacerdote Don Nicola Dello Storto del Castello di Franci ,il quale “andò in Montella procurando segretamente far gente e soldati a favore del Re”. Gli Abiosi lo fanno arrestare e con il Sindaco lo mandano al
Commissario francese di Avellino per farlo fucilare. Nel passaggio per Volturara viene liberato da volturaresi suoi amici e rimesso in libertà.
23 Maggio 1799
All’arrivo della Truppa cristiana da Giffoni comandata da Don Paolo di Serluca, la popolazione di Voltorara recide per l’ultima volta “l’infame arbore della libertà piantato per paura per ben 5 volte nell’anno” ed il giorno dopo il Sindaco con un documento pubblico dimostra la sua fedeltà alla Corona ed al Re Ferdinando di Borbone e arruola una truppa regolare per proteggere la Corona. ( Ferdinando IV. Per la Dio Grazia Re &= Noi sottoscritti del Governo dell'Università di Voltorara in Provincia di Montefusco attestiamo come ieri sera a venuta della Truppa Cristiana di Gifoni che si portò in questa Contrada si fece da questa popolazione recidere l'infame arbore che per timore s'era ripiantato la quinta volta, e questa matina si sono fatte le formalità necessarie a dimostrare l'attaccamento per la Real Corona. S'è fatta la truppa di quella Gente si è potuta avere per la difesa della Real Corona della religione della Patria, e dei fedeli sudditi di S.M. coll'intelligenza del Capitan Comandante D. Paolo Serluca spedito dal Quartier Generale di Gifoni. Se ne fatto il presente sottoscritto e monito di sigillo ,Voltorara 24 maggio 1799 .
+ Signo di croce di Nicola di Cristofaro Sindaco ,Domenico Raimo 1° Eletto, Ciriaco di Marino 2° Eletto, locus sigilli ,Andrea Raimo Cancelliere.)
26 Maggio
Don Ferdinando Marcello, capo realista e delegato di Mons. Ludovici, in una lettera al capo-massa Paolo Serluca in Voltorara lo invita a nome del prelato a “ mettere in libertà le persone ed individui “ che erano stati arrestati dalla sua truppa nella realizzazione ( presa di possesso da parte delle truppe del Re) del paese.
16 Giugno
Dal diario di D. Pasquale Di Meo “dati carlini 15 al corsore di Monsignore che portò la circolare per lo canto del Te Deum,in ringraziamento della vittoria riportata dalle armi regali contra de’ Giacobini e della presa della città di Napoli.”
4 Agosto
Te Deum fatto cantare dal Sindaco
27 ottobre
Te Deum fatto cantare dal Sindaco
La repubblica era durata dal 21 Gennaio al 14 Giugno 1799. Eleonora Pimentel Fonseca sale al patibolo nell’Agosto dello stesso anno.
In un documento del 16 Agosto 1801 il Sindaco Nicola De Cristofano fa atto di sottomissione al Governo Borbonico rifacendo la storia di quei giorni e dichiarandosi del tutto estraneo alle vicende dei rivoltosi. Dimostra anzi l’impegno economico profuso ( migliaia di ducati) per tenere a bada il popolo,adducendo che già dal 2 settembre 1798 aveva fatto una leva di giovani ed aveva elargito regalie a tutti per tenerli calmi.
( In Dei domine amen.Die decima sexta mensis Augusti millesimo octocentesimo primo quarta lndictionem Vulturariae.Costituiti personalmente nella nostra presenza Angelo Marra q.dam Domenico, Giuseppe Mele q. Mattia, Carmine Marra q. Ciriaco, Domenico Mele, Pasquale Gioiella, Giuseppe Raimo q. Arcangelo, Giovanni ed Antonio fratelli Ingini, Angelo Pisacreta, Angelo Manfra, Vincenzo Mele di Domenico, Pasquale Zirpolo, Alessandro di Feo di Michele, Vincenzo di Cristofano q. Pasquale, Romualdo Mele, Daniele Petito, Pasquale Catarinella, Giuseppe Del Percio, Innocenzio Aniello, Giuseppe Masucci q. Alessio, Saverio di Feo, Giovanni Raimo q. Angelo e Giovanni Cotillo q. Antonio naturali tutti di questa Terra di Volturara, i quali sponte, et non vi, dolo e per omni meliori via e con di loro giuramento factis scripturis hanno deposto, e dichiarato, siccome dichiarano, e depongono, che nelli antipassato anno Nicola di Cristofano q. Ignazio esercitò l'officio di Sindaco di questa Università, ed il medesimo niente derogando dall'antico solito, fece delle largizioni, regali, ed elemosine a tutta la gente di questo Paese si benestanti, che a poveri bisognosi, tanto nella festività del S. Protettore San Nicola a 6 Dicembre che nella prima Domenica di Agosto, comanche ne giorno del S. Natale, Capodanno, Carnevale, e Pasqua, e in conformità dell'altri Sindaci suoi antecessori.
Di vantaggio il medesimo Nicola come uomo da bene soffrì pé causa del ditto Sindicato vari travagli per la nota rebellione, per mantenere la quiete, e pace, costa ad essi costituiti, che il ditto dinanzi Sindaco cacciò molto danario, e dové andare circa sei volte in Napoli, per urgentissimi affari di detta Università o popolazione.
Inoltre gli cennati Costituiti dichiarano loro costare ex causa scientiae, che subito il suddetto Cristofano prese il possesso del detto Sindicato, fece la leva de soldati a 2 Settembre, per ordine di S.M.,D. G., e subito formati, loro assegnò Pane, Maccaroni, Vino, e Carne, per allettarli e tenerli contenti in questa Terra e non farli disertare, con darli a medesimi anche danario ed altro, e poi gli portò comodamente in Sessa, con traina, galessi, ed altro, dandoli abbondantemente tutto loro desideravano si essi miliziotti, che a di loro congiunti, che li accompagnavano e nel ritorno spesò pure i dicti di loro congiunti, col dare anche i D. quindici a quelli Individui gli voleano, per cui dovè esso Sindaco Cristofano soffrire spese immense di danario, non che patire fatighe grandissime.
Comanche costa ad essi testi et causa scientiae, che nel mese di Febbraio 1799 vennero i francesi in questa suddetta Terra di unità con D. Pasquale de Laurentiis quasi la metà del Paese si mosse contro gli stessi, ed armati, di unità con i naturali di Montemarano stiedero coll'armi otto giorni, facendosi spesare dal detto Sindaco Cristofano al numero di circa 1000 persone si di pane, carne e vino, che di polvere e palle, dovendo mandarlo a comprare a Montella ed a Gefuni, per cui facendo essi Costituiti un giudizio prudenziale, il suddetto Sindaco Cristofano potè spendere più di ducati 400.
I suddetti Costituiti dichiarano, che in vista di tal sollevazione, dal Governo Provvisorio di Napoli fu decretato darsi a questa Terra il sacco, e il fuoco, e per non soggiagere alla detta minacciata distruzione, nella miglior maniera, che si potè, si cercò il perdono, per cui essendo salito il Conte di Ruvo Caraffa in questa Terra con circa 1000 persone di vari circonvicini Paesi, il quale si trattenne con detta gente per uno giorno, ed una notte, spesandoli tre volte al giorno, e per persona a dicti uomini, dovè il ditto Sindaco Cristofano erogare di spesa circa ducati 600.
Inoltre i cennati testi anche loro costa che causa scientiae, che il sig. D. Costantino de Filippis chiamò moltissimi naturali di questa terra, portandoli con esso in Monteforte ed in Solofra, dovendo esso Sindaco spesarli e somministrarli polvere e palle per nove giorni continui e dovè spendere circa ducati 400.
Così tutti essi Costituiti hanno confessato, deposto e dichiarato con giuramento, per che loro costa de causa scientiae, e del modo di sopra e ne hanno giurato in detta nostra presenza factis scniptunis in forma.
De quibus sic assertis et declaratis praedicti testificantes e requisiverunt nos e ut pubiicum conficere deberemus actum eNos autes unae.
Praesentibus opportuni
Mag.co Nicolao Pasquale Regio ad contractus Iudice. Testibus Sebastiano et Carolo del Percio, et Angelo del Percio alias Meruso, omnibus affatae Terre Vulturaniae ) .

1805 La comitiva di Voltorara

Nel Febbraio 1805 Il sopraintendente Generale della Polizia del Regno,il Duca D’Ascoli,informa il Segretario di Stato per la Giustizia e la Grazia S.E. Francesco Migliorini sulla grave situazione per l’ordine pubblico venutasi a creare nel tenimento di Montemarano,Voltorara e Montella dove bande di ladri imperversano senza controllo e richiede rigore contro quei funzionari locali nei quali ” possa concorrersi colpa o difetto in non aver impediti i delitti ”.
Nel mese di marzo 1805 Il Governatore della Terra di Voltorara con vari rapporti avverte il Preside di Montefusco che la situazione nel Circondario sta degenerando e che varie comitive armate spadroneggiano sul territorio assalendo i viatecali e viandanti.
Il primo rapporto informa che il mattino del 10 Marzo alcuni viatecali di Volturara ( Domenico Raimo,Matteo Raimo, Ciriaco Di Meo,Giovanni Di Feo,Michele e Matteo Paradiso) ritornando da Avellino furono assaliti in territorio di Atripalda da “cinque ladri armati di tutto punto e non conosciuti e derubati di diverse somme di danaro con un totale di 31 ducati e 70 grana.”
Nello stesso giorno e alla stessa ora in località Piedifano altri viatecali volturaresi ( Vincenzo Marra,Emanuele Volpe,Palmiero De Feo) che si recavano a Montella ad acquistare grano furono assaliti da altri cinque malviventi.
Al loro tentativo di fuga fu risposto con cinque colpi di scoppetta che li fecero desistere dalla fuga. Il bottino finale fu di 16 ducati e carlini 8 più una camiciola con quattordici bottoni d’argento asportati a Vincenzo Marra e di 7 ducati al Volpe e 43 ducati al Di Feo.
Il Governatore di Voltorara con rapporto del 25 Marzo 1805 riferisce al preside di Montefusco che la mattina del giorno prima in località Bolifano in C. da Brecce tenimento di Montemarano erano stati assaliti da undici uomini armati i viatecali volturaresi Mattia Raimo alias raimese ,Luigi e Giovanni Discepola ed altri nonostante la scorta degli armigeri Luigi Zirpolo e Giovanni Di Marino, i quali nonostante rimanessero feriti dai tiri di schioppo dei malviventi riuscirono a metterli in fuga.. In seguito a questi avvenimenti fu inviato sul posto il Tenente dei Dragoni provinciali Lorenzo De Concilii che unì sotto il suo comando anche le forze baronali del Reparto e le forze dipartimentali del Regio Governatore caporeparto di Sant’Angelo all’Esca.
In una lettera del 10 Aprile 1805 indirizzata al Sopraintendentre di Polizia di Napoli, il Preside di Montefusco Giovanni Galliani fa il resoconto dell’attività perlustrativa svolta “tra le pertinenze di Montemarano,Voltorara e Montella” dal Tenente dei Dragoni Lorenzo De Concilii insieme al Caporeparto di Sant’Angelo all’Esca.
Il tenente De Concilii “avendo dato una stretta persecuzione alla comitiva suddetta ed ascoltate varie cose sospette di Voltorara e Montemarano” cattura il 2 Aprile Giuseppe Gambale di Montemarano e Giuseppe Marra di Voltorara “rei di omicidi, uomini
facinorosi e compagni della comitiva suddetta.”
Assicura alla giustizia anche Michele Masucci “protettore della medesima comitiva e detentore di armi proibite”.
Fino al 7 Aprile continuano le ricerche della comitiva ma “nonostante le fedeli spie disposte per tutti quei luoghi e montagne” dei malviventi nessuna traccia.
Ordina al Tenente De Concilii di istituire in quei luoghi una “Guardia Paesana di persone probbe e coraggiose, ed atte alle armi “ per proteggere i viatecali e i passeggeri che vanno alla fiera di Gravina,sotto la diretta responsabilità degli amministratori locali che sceglieranno le guardie suddette. In caso di mancato rispetto degli ordini ” i governatori locali,per qualunque disguido pagheranno di tasca propria l’importo di eventuali furti a norma dei reali ordini .
Istituita la Guardia Paesana,il Tenete De Concilii fa ritorno in Avellino.

Dalla relazione spedita dal Preside di Montefusco Giovanni Galliani al Sopraintndente Generale di Polizia di Napoli del 2 Ottobre 1805 a proposito della comitiva di facinorosi di Voltorara:
“Sul proposito dei facinorosi di Voltorara,mi conviene di rassegnare a V.C. per sua intelligenza che io non ho mai mancato di fare di tempo in tempo varie spedizioni in quella terra e specialmente varie volte vi ho spedito il Tenente dei fucilieri di città Don Lorenzo de Concilii con imponente forza per assicurarli alla giustizia, ed invano e’ riuscito ogni sforzo,giacché essendo situata la Terra di Voltorara alla falda di una montagna,la quale ha comunicazione da un lato colle montagne di Montella,Bagnoli ed Acerno, e dall’altro con quelle di Serino, e Giffoni ,perciò nell’inseguimento tali facinorosi internandosi nelle montagne suddette dalla gente di armi se ne perde la traccia,ne’ per quante ricerche e maneggi si fussero fatti sin ora non si e’ potuto avere una spia fedele per essere a giorno nel luogo del loro ricovero”.
Il Preside continua il rapporto dicendo che il cinque giorni prima,il 27 settembre sulle montagne di Voltorara il Tenente De Concilii “ colle notizie prese,era riuscito ad assaltare una grotta ,sita nel folto di esse,in un luogo al più inaccessibile” trovandovi “un solo compagno di quella comitiva per nome Antonio Giggi di Chiusano,armato di tutto punto,reo di barbaro omicidio ed altri eccessi” che viene arrestato. Nella grotta rinvennero ogni sorta di cibo. Il tenente aveva quindi “ stimato impostarsi con tutta la gente per attendere la venuta di detta comitiva”,ma passata la notte aveva deciso di abbandonare quel luogo e di controllare altri rifugi che il Giggi indicava loro,alla fine le ricerche risultarono inutili.
“Temendo i naturali di Voltorara ulteriori disordini,quella Università presentò memoriale a questo Tribunale,dimandando di porre ripari a tanti sconcerti nonché per la loro incolumità ”.
Il Preside,ascoltando la supplica,manda a Voltorara 24 miliziani sotto il comando di un ufficiale” a garantire la vita e le robbe di quei abitanti”. Avverte del fatto il Tenente De Concilii per evitare “qualche disguido in caso di incontro” e per “avvalersi di tale forza in caso di occorrenza”.
Nella lettera il Preside chiede l’autorizzazione al Sopraintendente di poter utilizzare,su suggerimento del tenente di milizia Don Giuseppe Pandolfelli ,
un carcerato,tal Francesco Ferrandina,che si dice disposto “ a compromettere di assicurare alla giustizia i malviventi di Voltorara” in cambio di un’amnistia dei suoi reati.,consistenti in due omicidi e vari furti,per i quali il 16 Febbraio 1799 ara stato condannato “a sette anni di galea collo sfratto dal Regno”.
Sicuramente con una finta evasione il Ferrandina può unirsi ai malviventi senza alcuna diffidenza da parte loro e farli catturare senza problemi.
“ Perché si tratta di restituire la calma alla popolazione di Voltorara che vive nel massimo timore di tali malviventi mi attendo sul particolare il pronto suo savio oracolo,per ciecamente eseguirlo”.
Il 9 Novembre S.E. il Segretario di Stato di Giustizia e Grazia Francesco Migliorini da il placet all’operazione ed in una lettera al Sopraintendente Duca D’Ascoli afferma che “ Sua Maestà si e’ degnato di permettere che si accordi al Francesco Ferrandina il Guidato di due mesi a condizione che in questo frattempo debba dare nelle mani della Giustizia la Comitiva di Voltorara”. Sarà il Sopraintendente a valutare poi il comportamento del Ferrandina e gli riserverà la sorte che vorrà decidere .
Il 22 Novembre il Sopraintendente autorizza con una lettera il Preside di Montefusco a dare il via all’operazione.

1809
Un anno difficile,sicuramente tra i più importanti della storia degli ultimi trecento anni. Molti morti ammazzati,clima medievale con vendette e omicidi in un paese dove i briganti scorazzano in lungo ed in largo,ma che alla fine vedrà il loro capo Aniello Rinaldo ucciso il 10 Ottobre in uno scontro a fuoco .Lo stesso giorno vengono arrestati tre sacerdoti per collusione con i briganti. Si tratta di D. Mattia Rinaldi,zio di Aniello,D. Mattia Mele,D. Lorenzo Pedecino , e D. Nicola De Cristofano .
Nel mese di Agosto e settembre vengono uccisi
3 Agosto
- Antonio Marra 32 anni sacerdote,. Abitava al Campanaro. Ucciso dai Briganti
16 Settembre
- Palmino Imperiale 49 anni,fatigatore ucciso dai briganti.
- Andrea Imperiale 67 anni fu Nicola ucciso dai briganti.
18 Settembre
- Michele Di Meo fu Pasquale 30 anni circa ucciso dai briganti..
22 Settembre
- Eligio Lomazzo di Alessandro 31 anni ucciso dai briganti..
Si evincono scontri quotidiani con morti e feriti da ambedue le parti e la connivenza del Clero con un brigantaggio dai caratteri sempre più politici,
contro i Francesi e per il ritorno di Ferdinando di Borbone. Un nome su tutti è Lorenzo De Feo di Santo Stefano detto Laurenziello di cui Aniello Rinaldo,discendente di una delle famiglie più in vista di Voltorara ,era il luogotenente. Alla fine dell’anno inizia la sua parabola discendente che culminerà nel suo arresto ed impiccagione in Piazza Libertà ad Avellino nel 1812.

1820 Moti carbonari

La vendita carbonara di Volturara nel 1820 si chiamava “ La Costanza invincibile “ Le riunioni si tenevano in vico Sidonne al Campanaro in casa di Domenico Benevento , sede anche del tribunale di Voltorara.
I componenti della vendita erano
Domenico Benevento, legale,I Eletto ,segretario della Costanza invincibile ,
sergente maggiore dei militi, fu messo tra i 205
da mandare a morte. Nel 1828 fu sospettato con
il sac. Antonio Candela di avere contatti con i
fuorbandidti Celli e Felice Vestuto.In un
dispaccio del 1829 si diceva di lui e di
D. Antonio Candela << uomini di questa fatta
in ogni tempo sono pericolosissimi ,tanto più
allorché si veggono impuniti , o almeno
trascurati dalle Autorità incaricate di reprimere
e prevenire i delitti >>.Fu poi compreso
nell’elenco dei 45 sospetti in Provincia
da controllare. Nel 1829 fu arrestato ed
imprigionato ad Avellino,ma rimesso in libertà
e mandato al confino in Montella ,sotto
sorveglianza del Giudice. Alla fine di Febbraio
1830 fu prosciolto Fu liberato dalla
sorveglianza della polizia solo nel 1840. Cosmo Benevento Sacerdote, maestro, oratore della Costanza
invincibile,fu allontanato dall’insegnamento
nella repressione.
Luigi Di Meo, Sindaco in carica, medico marciò alla testa dei
carbonari alla volta di Napoli. Nel 1814 era capitano
nell’esercito napoleonico.
Antonio Candela, Sacerdote,arrestato nell’ottobre del 1820 ed
esiliato
Carmine Benevento Medico, gran maestro dei carbonari e
capitano dei legionari,che vestì gli stessi a
spese proprie,come si evince dal ricorso
anonimo fattogli nel 1834 quando stava per
essere eletto Sindaco.
Domenico Pedicino, Settario e legionario che partì per le
frontiere.
Ciriaco Marrandino, decorione ,speziale di medicina.
Ciriaco Del Percio , decorione, antico settario e milite che prese le
armi e marciò sempre che vi furono mosse
durante il nonimestre.
Giosuè Raimo,trigna, decorione, ex brigante dei primi ottocento.
Un personaggio da capire per essere capostipite
di una grossa famiglia volturarese. Settario e
milite.
Tomaso Marino, decorione ,legionario che partì per le frontiere a
sostenere la rivoluzione.
Orazio Marrandino trapiantato in Castelvetere,esule in Francia in
Inghilterra,in Belgio ,poi a Bologna,morto in
povertà.
Antonio Titomanlio da Chiusano , supplente giudiziario al
tribunale di Volturara,esonerato nella
repressione.
Giovanni Negri da Atripalda , usciere giudiziario in Volturara ,
esonerato nella repressione.
Giovanni Rizzo usciere giudiziario in Volturara esonerato nella
repressione.










Cronaca di una sommossa


Il 1861 cambia la storia.
Scompare il Regno delle Due Sicilie con il suo Re Francesco II di Borbone e si arriva all’Unità d’Italia in un vortice di avvenimenti che interessano tutte le popolazione del Sud con migliaia di arresti e di morti ammazzati. Chiunque si oppose venne punito in modo severo e relegato in posti secondari della scala sociale a meno di un ravvedimento che prima o poi arrivava .Chi fiutò il vento del cambiamento o anelava di già ad un’Italia liberale contro l’assolutismo borbonico divenne classe dirigente negli anni a seguire....
Gli avvenimenti di Volturara furono tanti e decisero il destino di tanti.
Resta il bisogno di distinguere tra i fatti politici che si riconoscono nella rivolta del 7 Aprile 1861 con centinaia di arresti , ed il successivo fenomeno del brigantaggio che trae motivazioni nel disorientamento dei soldati sbandati tornati a casa dopo lo scioglimento dell’esercito borbonico , nella miseria , e nella scelta di una vita alla macchia di fronte ad un ordine di arresto emanato in contumacia , magari su delazione dei notabili, verso chi aveva gridato di non volere i piemontesi stranieri nel periodo precedente la rivolta o durante la rivolta stessa.

1860
Maggio
Garibaldi da Quarto con mille uomini sbarca a Marsala in Sicilia ed avanza senza troppe difficoltà verso Napoli , Capitale del Regno delle Due Sicilie.
1 Luglio
Re Francesco II di Borbone richiama la Costituzione del 1848 concessa dal padre Ferdinando IV.
7 Luglio
Francesco II istituisce la Guardia nazionale. Ne fanno parte i cittadini con censo da 30 a 55 anni.
7 Settembre
Giuseppe Garibaldi salendo dalla Sicilia entra in Napoli assumendo la carica di Pro dittatore.
A Volturara
viene arrestato per voci sediziose Ignazio Nardiello.La sua cattura viene deplorata da Matteo Marino,fratello del Parroco Don Angelo.Infatti incontrando sulla Spiezeria Don Ferdinando De Cristofaro,primo Tenente della Guardia Nazionale,gli dice “si fotta Vittorio Emanuele e Garibaldi e quilli che lo vonno”.Non solo, nello stesso giorno incontrando alla “ Via nova “ Don Achille De Cristofano e Don Pietroantonio Pennetti grida che le coppole delle guardie nazionali devono essere scassate. Alessandro Picone ed il fratello Luigi fomentano i giovani a ribellarsi. Il Sindaco Don Gennaro Vecchi ,fiutando il pericolo , avverte il Governatore di Avellino.
29 Settembre
Festa di San Michele con processione annuale che l’Arciprete Don Alfonso Maria Pennetti fa svolgere nonostante gli altri preti siano contrari per paura di tumulti popolari.D. Pietroantonio Di Meo , sacerdote , nell’Aprile dell’anno successivo , interrogato dal giudice in seguito alla sommossa , accusa l’Arciprete di cui è nemico personale , di essere filo borbonico e di aver incitato la popolazione contro i notabili ed il Clero invitandoli ad occupare le terre e a non pagare la Decima, tassa ecclesiastica .
Don Pietroantonio De Meo ed il suo collega Don Vincenzo Masucci fu Sebastiano dicono anche di essere scampati all’ira della plebe aizzata contro di loro dall’Arciprete Pennetti per puro miracolo e che l’arciprete si circondasse di 15 persone armate fino ai denti.
In effetti D. Pietroantonio odiava l’arciprete ,proprio perché aveva vinto a suo discapito il concorso per l’Arcipretura. Lo stesso Arciprete avrebbe detto “ ritiratevi che oggi è cattivo tempo” in segno di velata minaccia .Mariano Salerno in una deposizione al giudice afferma che Don Pietroantonio e l’arciprete sono inimici perché insaziabili.
21 Ottobre 1860
Plebiscito per l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte.
Contemporaneamente si scatenano in varie zone del Sud sommosse e manifestazioni,protagonista il popolo lasciato fuori dal voto,appoggiato dagli ecclesiastici fedeli ai Borbone (Carbonara,attuale Aquilonia;Castelvetere;
Borgo di Sant’Antonio Abate in Napoli).
A Volturara in Piazza Don Achille De Cristofano,Farmacista, non solo non vota ma dice a Vincenzo De Feo ed ad altri presenti di voler andare ad uccidere tutti i filo-piemontesi,compreso suo fratello. Non votano tra gli altri l’impiegato comunale Mariano Santoro, e Vincenzo Pennetti,il segretario comunale.
9 Dicembre
Alessandro Picone entra nel posto di guardia invitando i militari ad inneggiare a Francesco II.

1861

8 Gennaio
Acquisto e messa in opera nel posto di Guardia in Piazza dello Stemma di casa Savoia e dei ritratti del Re Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi, ad opera del Comune.
Febbraio
vengono arrestati e trasferiti al carcere di Parolise per voci sediziose Raffaele Risolo fu Nicola e suo figlio Angelo Salvatore insieme a Generoso Marra di Giovanni.
12 Marzo
I pastori Domenicoantonio De Napoli e Nicola Dello Russo da Chiusano verso le ore 22 nella contrada Carifi , in quel tenimento, sono sorpresi da sei individui tutti avvolti in tabarri di color zeprino,con cappelli neri alla contadina ,dei quali cinque vestono calzoni di cotone cenere ed uno di color grigio,tre armati di corte carabine e tre altri di scuri. I pastori cercano di fuggire , ma i ladri li accerchiano ed uno di essi scarica pure un colpo di carabina contro Dello Russo , i cui proiettili gli fanno cadere il cappello di testa. Ma altro colpo di arma da fuoco è allo stesso Dello Russo vibrato dalla parte di dietro , carico a palla, ma non l’offende. Pensano quindi fermarsi , e tre de ladri si avvicinano al De Napoli e gli rubano un cappotto zeprino ,una camiciola di cotone bianco ,una fascia di merinosse ,un fazzoletto , due pecore ed una scure , del valore totale di ducati tredici e grana quindici. A Dello Russo involano eziandio un cappotto zeprino , una camiciola di scarlatto, un paia di pendenti d’oro , un rotolo di pane, tre coltelli , un fazzoletto, una salvietta, e due monete di rame di un grano l’una , del valore totale di ducati otto.I derubati ritennero essere gli aggressori di Volturara , ma non li riconobbero. In quella congiuntura riportarono entrambi ferite giudicate lievi.
Con la istruzione è rimasta assodata la prova generica né modi legali, e la specifica ha fatto risultare che gli aggressori fossero stati Elia Petito di Bonaventura , Nicola Montefusco fu Teodoro, Ferdinando Candela fu Luigi , Pietro De Feo fu Biase e Vincenzo Pisacreta fu Angelo. Il sesto è rimasto ignoto. ( E’ la banda di Giuseppe Nardiello,di cui fanno parte anche Gaetano Picardo e Giuseppe Marino).
15 Marzo
Don Mariano Coscia arriva a Volturara per fare proseliti alla rivolta che si sta preparando. Strada facendo confida a Nicola Raimo,non sapendo che è una spia dei filo sabaudi,di avere duecento persone a Montella,cento a Montemarano,cinquanta a Castelfranci pronte a muoversi per il ritorno sul trono di Francesco II e che una flotta straniera sta per arrivare a Manfredonia per capovolgere la situazione. Giunto a Volturara,è ospite del sacerdote Don Michele Candela,cui chiede 800 ducati in prestito per assoldare gente.
19 Marzo
a Torino si dichiara l’Unità d’Italia. Il debito nazionale ammonta a 450.000.000 di lire. Una paurosa epidemia di vaiuolo semina morte e paura in Volturara.
2 Aprile,Martedì
Nicola Raimo riferisce a D. Serafino Soldi quanto è riuscito a sapere dai cospiratori dicendogli di mettere in guardia il Governatore Nicola De Luca.
3 Aprile Mercoledì
Alessandro Picone si aggira per le vie del paese con una bandiera bianca,simbolo dei Borbone.
4 Aprile Giovedì
dopo pranzo Matteo Marino Cassiere dei Luoghi Pii,Pasquale Zirpolo ed il figlio Vincenzo Luigi,Nicola ed Alessandro Picone vanno a giocare con un mazzo di carte nuovo nel posto di Guardia. Li controlla Don Ferdinando De Cristofano che rifiuta di giocare con loro perché filoborbonici. Escono in piazza e Matteo Marino,ubriaco scassa la coppola a Giuseppe Di Meo,
falegname, sergente della G.N. che alla loro domanda”Viva a chi?” aveva risposto “viva a Garibaldi”. La notizia del gesto fa il giro del paese infuocando gli animi. Nello stesso giorno Bernardo De Cristofano,di ritorno da Atripalda, si fa vedere con una coccarda rossa sul cappello.
5 Aprile,Venerdì
Don Nicolino Coscia,fratello di Don Mariano , e vera anima della rivolta,arriva a Volturara di prima mattina per mettere a punto i dettagli della sommossa.Non indossa abiti talari,ma un mantello scuro,con una barba folta ed un cappello all’italiana per non farsi riconoscere dato che e’ ricercato per attentato allo Stato.Incontra Luigi e Angelo Solito ed altre persone tra le quali Generoso Sarno in via Campanaro.
Nicola Raimo avverte il primo Tenente della Guardia Nazionale Ferdinando De Cristofano della pericolosità del sacerdote. Stanno per fermarlo , ma la presenza del fratello del Tenente, Salvatore che va a salutare Don Nicolino,sua vecchia conoscenza a Napoli li fa desistere dall’intento. Don Nicolino va nella Farmacia del Don Achille De Cristofano accettando un bicchiere di vino, quindi si ferma in Piazza a parlare con i suoi tanti amici. Saluta Don Achille de Nicolais,tirandogli l’orecchio perché non lo aveva riconosciuto ed insieme a Don Nicola Gallo vanno nel Caffè,dove sono raggiunti dal sacerdote Don Nicola De Feo,suo vecchio amico nel seminario di Nusco.Questi lo invita a casa a pranzo.
Mentre Don Nicola De Feo va a officiare il funerale di Don Pasquale Masucci,medico morto a trenta anni ,Don Nicolino ne approfitta per andare a salutare il parroco Don Angelo Marino,suo vecchio amico dai tempi del Seminario di Nusco,poi si reca al Freddano dove incontra in un sottano Alessandro e Luigi Picone,Matteo Marino, Angelo e Luigi Solito. Insieme a loro si avvia verso il Dragone parlottando e preparando il piano della sommossa.Ritorna a casa di Don Nicola De Feo che lo sta aspettando a pranzo insieme a suo padre Michele ed al fratello Giovanni,speziale manuale.
In tarda serata torna a Chianzano,facendo perdere le proprie tracce, Afferma a degli amici che ricomparirà in pubblico il 13 Aprile, giorno del ritorno di Francesco II° sul trono di Napoli.
7 Aprile Domenica LA RIVOLTA di Volturara
a prima mattina Luigi Picone si presenta in piazza con una penna rossa sul cappello in segno di provocazione.
Alle 17 Giovanni De Feo,seguito da altre persone gira inneggiando a Francesco II.
Ore 21,30 sul ponte del Freddano Giovanni De Feo fu Andrea grida “Viva Dio,Viva Francesco II” al passaggio del parroco Don Angelo e di Don Nicola Marra che escono dalla Chiesa di San Sebastiano, scappando sotto i Portoni. Davanti alla casa di Domenico Zipolo fu Carlo, Alessandro Picone chiede a Don Angelo “Compà viva a chi?” ed il parroco gli da una risposta evasiva dicendogli di badare di più alla dottrina insieme ai ragazzi che stanno con lui.
Alle 22,45 Pietro Candela,dalla finestra di casa vede un gruppo di giovani visibilmente eccitati davanti al fontanino del Freddano vicino alla casa dei Picone che parlottano tra di loro. Sono Alessandro e Luigi,Vincenzo e Angelo Mele,Nicola Marra Bottino,
Raffaele Cutillo con il figlio Pasquale. Alessandro e’ armato!
In quel mentre dal Candraone compare Raffaele Del Percio armato di scure che al grido di Viva Francesco II invita tutti alla rivolta.
E’ IL SEGNALE!
Pasquale Cutillo va a prendere una pertica.,Nicola Marra un fucile ed un panno bianco che issa alla pertica in segno di bandiera.La danno in mano ad Angelo Mele ed incominciano a muoversi verso il Freddano gridando a squarciagola . Girano per via Croce si dirigono al Carmine. Si forma una folla eccitata e determinata. Vanno per la Pozzella sparando in aria e tirando sassi alle case dei notabili. Le guardie nazionali si eclissano ,per timore di soccombere. Arrivano in Piazza in centinaia e centinaia,molti i giovani . Tentano di sfondare il portone di Don Leonardo Masucci (vi si trova nascosto la spia Nicola Raimo) vicino al Tiglio,ma non vi riescono.Si dirigono al posto di Guardia rompendo le effigi di Vittorio Emanuele e Garibaldi. Raffaele Del Percio e Giuseppe Nardiello zeza con una scure mandano in frantumi lo stemma dei Savoia. Prendono fucili,mentre altre armi le requisiscono ai notabili . Angelo Usignuolo armato bussa al portone di Don Nicola Marino per farsi consegnare altre armi .
Matteo Masucci e Matteo Picardo vanno verso il carcere,puntano le armi al collo del custode Pellegrino Scioscia di Altavilla e liberano i detenuti Nicola e Giovanni Sarno,cugini ,e Lorenzo Pedicino.
Il Sindaco Don Gennaro Vecchi sta a casa di Alessandro Masucci padre del cognato Pasqualino,morto il giorno prima.Avvertito della situazione riesce a raggiungere la casa e tapparsi dentro.Don Ferdinando De Cristofano si nasconde nel primo buco che trova,il botteghino di Sebastiano De Cristofaro.La folla sempre più numerosa continua a percorrere il Freddano in cerca di proseliti.Ormai i rivoltosi sono intorno ai mille.
Sparano,gridano,inneggiano ai Borbone,sfogano la loro rabbia contro chi si è venduto ai Piemontesi.Verso le 23,30 Don Salvatore Sarno,Don Nunzio Pasquale e Don Nicola De Cristofaro di ritorno da Salza dove si sono recati per votare il deputato al Parlamento vedono l’immensa folla che percorre le strade inneggiando a Francesco II ,issando bandiera bianca e ,presi dalla paura ,scendono ad Avellino per avvertire le Autorità di quello che sta accadendo.
Rimangono feriti verso mezzanotte Nicola Montefusco e Carmela Giliberti.Il vino incomincia a scorrere. Alessandro Picone si ferma a bere nella cantina di Antonio Pennetti.Fino alle due,alle tre di notte i rivoltosi presidiano il paese.
8 Aprile
ore 9 Il Governatore di Avellino Nicola De Luca arriva a Volturara,con 50 Piemontesi della quarta Compagnia del 30° Reggimento e con guardie nazionali di Atripalda, Bellizzi,Santa Lucia ,Santo Stefano e Candida,
quest’ultime guidata dal capitano Michele Tagle,famigerato filo sabaudo .
La gente presa dalla paura scappa sulle montagne. L’ordine è di arrestare tutti i rivoltosi ed i soldati sbandati del disciolto esercito borbonico .Viene perquisita la casa di Vincenzo Mele al Freddano da Don Salvatore Sarno,che riceve tre colpi di fucile che lo sfiorano. Dalla montagna ricevono colpi di fucili anche coloro che vogliono aprire la casa dei Picone. I Piemontesi iniziano una caccia all’uomo sparando a vista contro chiunque resiste o si da alla fuga.
Ore 9,30 viene ucciso con una fucilata il giovane Giovanni Volpe che tentava di scappare sopra il mulino. Viene ferito”abbascio lo freddano” fuori dall’abitato Nicola Di Meo alla spalla dx da due Piemontesi che gli avevano intimato l’alt.Generoso Picone fu Angelo,avvertito da Alessandro Picone scappa ma viene raggiunto da un colpo sparato da un piemontese che chiama rinforzi.Lo feriscono ancora in varie parti del corpo con quattro fucilate.
Ore 10 Il Governatore telegrafa ad Avellino annunciando la repressione e la morte di un rivoltoso.Sul Comune il Sindaco D. Gennaro Vecchi segnala ad uno ad uno i nomi dei rivoltosi al maggiore dei Piemontesi Gioacchino Orta
Alle 10,30 Emanuele Salerno,mentre si reca da Giovanni Salerno per farsi prestare l’asino,al Crocevia davanti alla cantina del fu Domenicoantonio Salerno viene colpito al braccio da una fucilata dei Piemontesi che al suo tentativo di fuga gli intimano l’alt.
Viene ferito alla testa ed al braccio anche Giosué Marino,mentre con zappa in spalla va a seminare la patate.
Matteo Masucci di 20 anni dopo aver dato da mangiare alle mucche si apparta per un bisogno fisiologico dietro una siepe. Richiamato da due guardie nazionali forestiere mentre si alza viene colpito da una fucilata che lo ferisce dietro l'orecchio sinistro.
Verso mezzogiorno la situazione si calma.Vengono arrestati Matteo Marino ,
Don Angelo Marino il parroco nella sagrestia mentre si appresta a celebrare messa,Don Alfonso e Don Mattia Marra,Alessandro Risolo,soldato sbandato,Sebastiano Solito,Alessandro Marino,Leonardo De Cristofano fu Nicola e suo figlio Giovanni,Nicola Marra fu Ferdinando,Bernardo De Cristofano fu Eugenio,Nicola Cutillo di Giuseppe,Raffaele De Feo di Antonio,Michele de Feo fu Ferdinando,Lorenzo Marano fu Pasquale,Vincenzo Masucci fu Antonio,Antonio Di Meo fu Stefano,Ignazio Nardiello fu Giovanni,Filippo Di Meo fu Vincenzo,Luigi Raimo fu Michele,Giuseppe Raimo di Filippo,Matteo Masucci di Bonaventura ferito,Gennaro Pennetta fu Michele,Giovanni Masucci fu Andrea,Giacobbe Marra di Aniello,Emanuele Candela fu Domenico,Nicola Raimo fu Domenico,Raffaele Conte di Andrea,Domenico Raimo di Nicola,Agostino Cianciulli fu Giuseppe,Nicola Montefusco fu Lorenzo,Giosuè di Marino fu Nicola, Luigi di Genua ,Rosario di Genua , Antonio Buonopane,Antonio Pennetti fu Michele,Domenico Ninno di Antonio.
Vengono perquisite le case di Rosa Marino,moglie di Alessandro Marra di Ermenegildo;Vincenzo Di Meo;Rosaria Masucci,moglie di Vincenzo Mele;Gaetana Picone,madre di Alessandro e Luigi. Alcuni oggetti d’oro vengono rubati da una guardia nazionale di Chiusano,Felice Grasso,che viene subito arrestato insieme ai rivoltosi e processato per direttissima.
Ore 13 un terzo telegramma del Governatore ad Avellino fa capire che la situazione è sotto controllo.Continuano le perquisizioni e gli arresti per tutto il pomeriggio e nei giorni seguenti,dietro la delazione dei vari “Don”.Viene celebrato per direttissima un processo a carico di Felice Grasso di Chiusano,
guardia nazionale venuto a Volturara al seguito del Governatore Nicola De Luca,accusato di furti in varie abitazioni perquisite fra le quali quelle della madre di Alessandro Picone e di Vincenzo Mele.
9 Aprile
condizioni meteorologiche pessime con pioggia vento e neve rendono la vita difficile ai fuggiaschi sulle montagne.
10 Aprile
il Governatore rientra ad Avellino da Volturara
11 Aprile
D. Scipione Capone capitano della Guardia nazionale di Montella in una lettera afferma che circa duecento volturaresi si sono dati alla macchia dopo la repressione e che essi rappresentano un pericolo costante perché capaci di organizzarsi in bande armate.Arresta nel suo territorio Raffaele Cutillo e lo consegna alla G.N. di Volturara.
15 Aprile
si consegnano ai due Capitani della guardia nazionale di Volturara Don Leonardo Masucci e Don Vincenzo Luciani due ricercati Giuseppe Cutillo e Mattia Mele.
Vengono arrestati dagli stessi Salvatore Di Meo di Nicola,Giovanni Di Feo fu Andrea,Michele Manfra di Vincenzo ed Emanuele Salerno di Giuseppe,soldato sbandato,ferito ad un braccio.
17 Aprile
vengono catturati in contrada Laura Nicola Marra e Raffaele Del Percio ,
dopo accerchiamento e su suggerimento di Nicola De Cristofano fu Michele.,tenente della G.N. Notevole l’apporto degli altri due ufficiali Marco Marrandino e Salvatore Sarno.
Nello stesso giorno Il giudice Vigorita a Volturara per trovare i responsabili della rivolta per prima cosa chiama a testimoniare il Sindaco Gennaro Vecchi che ,dopo aver detto di aver avuto un lutto in casa per la morte del cognato Pasquale Masucci e di non aver assistito alla rivolta ,accusa Matteo Marino e Alessandro Picone come capi rivolta,Nicola Marra,bottino, Angelo Mele,Raffaele Del Percio,Giuseppe Nardiello,Pietro De Feo come rivoltosi.
Su Matteo Marino fu Giuseppe dice in particolare che non partecipò in prima persona alla rivolta,ma era pessimo in idee politiche.Dedito al vino.
( Ferdinando De Cristofano, tenente della G.N. e fratello di Achille,il farmacista dirà che per pubblica voce è il fautore delle rivolta.)
Su Nicola Marra di Angelo,bottino. Colpevole. Diede la bandiera e fu uno dei capi. Pessimo in politica ed in morale.
Raffaele Del Percio di Giuseppe fu uno dei capi. Colpevole. Pessimo in morale ed in politica. Ruppe lo stemma dei Savoia al corpo di guardia.
Angelo Mele,carpato,portava la bandiera.
Sugli altri arrestati dice che
Nicola Montefusco fu Teodoro,soldato borbonico sbandato. Cattivo in morale,pessimo in politica. Colpevole di aver preso parte alla rivolta.
Mariano Risolo fu Giuseppe colpevole per aver partecipato alla rivolta .Secondo Michele Liotti aveva rotto lo stemma nel corpo di guardia.
Giovanni De Feo fu Andrea Colpevole. Fu il primo a gridare contro Vittorio Emanuele e Garibaldi e fu sgridato dal Parroco
Raffaele Cutillo fu Alessandro colpevole. Pessimo in politica ed in morale. Fu uno dei primi.
Angelo Usignuolo colpevole denunciato da Vincenzo De Feo di Montella,dedito al furto. pessimo Armato di baionetta.
Antonio Buonopane fu Vincenzo innocente.
Giovanni ed Agostino Cianciulli dubbio.
Raffaele Conte di Andrea Innocente
Giuseppe Cutillo fu Alessandro.Difettoso in morale.Dubbio,gridò con gli altri.
Leonardo Cutillo di Giuseppe , dedito al vino , di idee liberali. Innocente.
Nicola Cutillo dubbio. Per Ferdinando De Cristofano gridò con gli altri.
Emanuele Candela fu Domenico Innocente. Era stato arrestato perché un soldato piemontese lo accusava di avergli sparato.
Antonio de Pascale fu Salvatore , torrecchia, difettoso in morale. Innocente .
Bernardo De Cristofano è innocente.
Leonardo De Cristofano fu Nicola ,non partecipò. non buono in politica. Aveva un fucile in casa
Giovanni de Cristofano. sordomuto .Innocente
Michele De Feo fu Ferdinando,peperino, colpevole con riserva. Per Salvatore Sarno colpevole
Giovanni De Feo fu Nicola ex gendarme. Dubbio
Francesco De Feo fu Nicola dubbio
Angelo Del Percio di Giuseppe ,sciarella, è innocente,anzi si oppose ai reazionari.
Antonio De Meo fu Stefano .Innocente
Filippo De Meo. Innocente . Arrestato per avere in casa un fucile alla paesana.
Giovanni Di Meo. accattone. Dubbio.
Pasquale De Meo fu Angelo Innocente
Salvatore Di Meo di Nicola dubbio.
Luigi Di Genua di Montella. Venuto a trovare lo zio Emanuele Candela. Innocente.
Rosario Di Genua Innocente,come il fratello Luigi.
Giovanni Ingino di Angelo è innocente anzi avverso ai reazionari.
Domenico,Giosuè e Nicola Lomazzo . Accattoni.
Michele Manfra o Santoro, pisciricolo ,dubbio
Lorenzo Marano di Pasquale, inaffidabile. (Verrà arrestato a Monteverde come partecipante alla Banda Crocco. Nel 1869 arrestato di nuovo come manutengolo di briganti) . Per Ferdinando De Cristofano seguì la rivolta alla pecorona.
Don Angelo Marino,Parroco, non partecipante. Innocente
Alessandro Marino fu Luigi,calzolaio,innocente.
Giacomo Marino fu Antonio soldato borbonico sbandato.Innocente
Giosuè Di Marino fu Nicola . Innocente con dubbio.
Giacomo Marino fu Antonio soldato sbandato innocente.
Don Alfonso e Don Mattia Marra . Innocenti
Giacobbe Marra di Aniello ,soldato sbandato,Innocente.
Michele Marra fu Ferdinando dubbio.
Nicola Marra fu Ferdinando . Soldato sbandato,dubbio.
Matteo Masucci fu Bonaventura dubbio,ma buono in morale.
Vincenzo Masucci fu Antonio soldato sbandato.Innocente.
Giovanni Masucci fu Andrea,misei, Innocente
Mattia Mele,carpato, fu Nicola,fratello di Vincenzo. Innocente.Era detenuto per altri reati.
Ignazio Nardiello fu Giovanni,becchino,dubbio. Per S. Sarno colpevole.
Domenico Ninno fu Carlantonio Dubbio.
Gennaro Pennetta fu Nicola,melone, dubbio.
Antonio Pennetta fu Michele futarella,Innocente
Mattia Picone secondo D.Nicola De Feo sac. era armato di fucile.
Nicola Picone,fratello di Alessandro,innocente.
Giuseppe Raimo di Filippo innocente.
Luigi Raimo dedito al furto.
Nicola Raimo fu Domenico innocente.
Domenico Raimo di Nicola,figlio,Innocente.
Alessandro Risolo di Raffaele ,corbo, soldato borbonico e poi garibaldino, innocente.
Bartolomeo ziapopa,arrestato in Santo Stefano. Dedito al furto. Non partecipò alla rivolta.
Luigi Solito,si incontrò con Don Nicolino Coscia,ma non partecipò alla rivolta.
Sebastiano Solito innocente.
Giuseppe Raimo di Filippo .Innocente
Giovanni e Nicola Sarno,accusati di furto si trovavano in prigione in piazza dove erano rientrati dopo la rivolta.
Emmanuele Salerno,soldato borbonico sbandato. Innocente
Gennaro Vecchi dice inoltre che vi era stato un morto,Giovanni Volpe e tre feriti da fucilate dei soldati piemontesi,ma solo perché erano scappati per paura e non per aver preso parte alla rivolta e sono Nicola Di Meo,Generoso Picone e Emanuele Salerno.
In sequenza dopo il Sindaco Vengono interrogati
D.Alessandro Masucci,farmacista,fratello di D. Leonardo che riferisce di essere rimasto in casa sua con il Sindaco per la morte del figlio medico Pasqualino ( 1831-1861).
Giovanni Lo Mazzo,guardiano di D. Leonardo Masucci il quale afferma che i rivoltosi volevano rompere il portone del Capitano Don Leonardo e che Nicola Picone minacciò i suoi fratelli Alessandro,Luigi e Raffaele che avrebbe sparato loro una palla in fronte se non se fossero andati. Raffaele Del Percio invece fu il primo che ruppe lo stemma dei Savoia e di Vittorio Emanuele II.
Filomena Gioiella di Geremia di 18 anni afferma di aver visto una folla immensa preceduta da una bandiera bianca e che qualcuno scagliò una pietra verso la sua finestra.
Don Nicola Marino fu Don Mattia, II sergente della G.N.
afferma che Alessandro Picone mesi addietro era entrato nel corpo di guardia invitando i nazionali a gridare Viva Francesco II , insinuando la popolazione che fino ad allora era rimasta indifferente agli avvenimenti e che il 7 Aprile era alla testa della rivolta con Nicola Marra e Angelo Mele. Nell’orda si notava Angelo Usignuolo,armato di fucile che bussò al suo portone chiedendo armi. Ricorda inoltre che pochi giorni prima del 7 Aprile aveva visto Alessandro e Luigi Picone,Matteo Marino e Angelo Solito parlottare in un sottano al Freddano con un uomo dalla lunga barba e che poi si erano diretti a fare una passeggiata al Dragone. Aveva saputo in seguito che l’uomo era un ex frate carmelitano di Montemarano che andava insinuando la gente nei paesi contro il governo.
Don Ferdinando De Cristofano di Sebastiano I tenente della Guardia Nazionale accusa Mariano Marino di aver sobillato il popolo ed alcuni ubriachi nel settembre precedente incitandoli a gridare viva Francesco II,
Matteo Marino,il fratello di averlo rimproverato il 7 Settembre precedente di aver arrestato Ignazio Nardiello per voci sediziose sulla Spiezeria gridando ” si fotta Vittorio Emanuele,Garibaldi e chi li vogliono”. Chiama come testimoni del fatto Antonio Gallo,Michele Liotti e Onesto Lomazzo. Afferma anche che Matteo lo stesso giorno aveva minacciato anche il fratello Achille,farmacista e Pietroantonio Pennetti,medico affermando di voler lacerare le coppole delle guardie nazionali fedeli al nuovo governo.
Inoltre ricorda che giovedì 4 Aprile Matteo Marino e i tre fratelli Picone giocavano a carte nel posto di guardia insieme a Pasquale Zirpolo e suo figlio Vincenzo,che al suo arrivo smisero di giocare e che poco dopo uscendo in piazza Alessandro Picone aveva gridato a Giuseppe De Meo,sergente della G.N. “ viva a chi ? ” e che alla risposta di viva Vittorio Emanuele e Garibaldi gli aveva strappato la coppola e sbattuta per terra. gridando viva Francesco II..
Riferisce anche dell’arrivo in paese dell’ex monaco di Montemarano Nicola Coscia che lui voleva portare nel posto di guardia per interrogarlo,ma era stato fermato da Generoso Sarno che gli aveva detto che l’uomo era amico di suo fratello Achille e del sacerdote Nicola De Feo.
Andando al 7 Aprile ricorda che Luigi Picone girava per le strade del paese con una penna rossa sul berretto,simbolo del passato regime e che aveva fatto finta di niente per non dargli eccessiva importanza .E che verso le ventitre mentre discorreva davanti alla casa di Marianna Di Meo Tepa , alla Pozzella aveva sentito delle grida e pensando che c’era una rissa si era avvicinato per sedarla,ma si accorse subito che era una insurrezione e che per precauzione si era nascosto nel botteghino di Sebastiano De Cristofano. Dal nascondiglio vedeva Raffaele Cutillo che con una scure spingeva Mariano De Cristofano a gridare viva Francesco II ,Vincenzo Mele,carpato,armato di fucile e Nicola Marra,bottino inalberare la bandiera bianca.Sull’arciprete Pennetti non ha elementi per incolparlo.
Raffaele Gioiella ,agrimensore,protagonista degli anni 40 e 50, accusa Alessandro e Luigi Picone, pone dubbi sul sac. Nicola De Feo,che aveva ospitato Don Nicola Coscia e su Achille De Cristofano che aveva bevuto un bicchiere di vino con lo stesso D. Nicola Coscia nella sua farmacia.
Giuseppe Di Meo di Angelo ( sarà ucciso dai rivoltosi il 2 Luglio 1861)accusa Matteo Marino,reo di avergli strappato la coppola e di averla messa sotto i piedi e i fratelli Picone. Afferma di essere rimasto in casa per prudenza.
D. Alessandro Luciani,fratello del determinato D. Vincenzo afferma che il fratello armatosi voleva affrontare l’orda in rivolta ,ma che lui era riuscito a dissuaderlo e a tenerlo in casa.
Importante anche la testimonianza di D. Salvatore Sarno che inchioda i dimostranti ed in particolare Vincenzo Mele e i fratelli Picone rei di avergli sparato in due riprese quando si era recato l’8 Aprile a perquisire le loro case.
18 Aprile
interrogatori in carcere ad Avellino degli arrestati.
19 Aprile
il giudice Vigorita fa arrestare il sacerdote Nicola De Feo,per contraddizioni nelle due deposizioni fatte. ( un mese di reclusione).Ricondotto davanti al giudice il 19 Maggio viene rimesso in libertà.
25 Aprile
Giovanni Sarno che era in carcere per furto il 7 Aprile ed era stato liberato,
non dice i nomi di che lo avevano liberato e viene arrestato in aula
( un mese di reclusione)
27 Aprile
il giudice fa arrestare Antonio Masucci fu Giuseppe negoziante di 35 anni perché in contraddizione con quanto riferito da D. Salvatore Sarno.( un mese di reclusione)
28 Aprile
Don Michele Candela sac. dice che il parroco D. Angelo Marino non ha partecipato alla rivolta,anzi aveva costretto a tacere un tale che gridava viva Francesco II .
Maggio
La banda di Giuseppe Nardiello rapina di 36 ducati Salvatore Calderone di Montella , che resta ferito alla testa.
2 Giugno
viene istituita e festeggiata la prima Festa Nazionale dell’Unità d’Italia in un clima di tensione in una Volturara in cui i rivoltosi mantengono il predominio del territorio.
15 Giugno
il giudice Vigorita pronuncia i primi verdetti sugli insorti arrestati e latitanti.
17 Giugno
nella notte primo scontro della banda Nardiello con le guardie nazionali, che vengono respinte.
20 Giugno
Viene rapinato Gennaro Stoppiello e a Nicola Marra rubano uno schioppo e pochi carlini.
Fine Giugno
La banda Nardiello sequestra per alcune ore il Sindaco D. Gennaro Vecchi che viene minacciato di morte e di vedersi la casa incendiata.
Minacce ed estorsioni a carico di Don Achille Vecchi,medico e fratello del Sindaco e di D. Nicola Benevento.
2 Luglio
Antonio Granese è costretto a consegnare ai briganti un fucile a due colpi con relative munizioni
2 Luglio
secondo scontro tra la banda Nardiello e le guardie nazionali. Giuseppe Nardiello viene ferito alla mano dx e prontamente medicato da Don Achille De Cristofano,il farmacista.Nello scontro avvenuto alle Tavernole resta ucciso Giuseppe Di Meo,sergente della Guardia Nazionale,falegname,
(convinto filosabaudo che in precedenza aveva avuto scontri verbali con gli insorti tra i quali Matteo Marino che nei giorni precedenti la rivolta del 7 Aprile gli aveva tolto il berretto e calpestato con i piedi e che solo l’intervento della madre aveva scongiurato una denuncia,comprandogli un cappello nuovo.)
3 Luglio
Proclama del luogotenente del generale Cialdini che minaccia di morte chiunque sia trovato in campagna senza giustificati motivi.
7 Luglio
Don Achille e Don Gioacchino Benevento,il medico condotto vanno a festeggiare le sommosse che si rincorrono in Provincia sulle Tavernole nella Cantina di Bernardo De Feo e Carolina Calabrese. Don Achille avrebbe commentato il defilarsi dei filosabaudi con l’espressione ” hanno finito li fessa!”
8 Luglio
Seconda rivolta di Volturara
La banda Nardiello assalta la sede della Guardia Nazionale distruggendo le insegne sabaude e il ritratto di Vittorio Emanuele II. La Banda musicale percorre le vie del paese suonando l’inno borbonico,Don Achille De Cristofano da la sciabola di suo fratello Ferdinando a Giuseppe Nardiello, che gliela restituisce il giorno dopo. Per questo fatto , in seguito ad una lettera anonima , D. Achille subirà un processo per complicità con i briganti, dal quale ne uscirà assolto.
13 Luglio
proveniente da Paternopoli, verso mezzogiorno Nicola De Luca,governatore di Avellino a capo di 200 ussari ungheresi,4 cannoni,un battaglione di linea e 800 Guardie nazionali raggiunge Volturara,sfila con il suo esercito per il paese per incutere paura,scioglie la banda musicale,rea di aver suonato l’Inno borbonico e minaccia di arresto il Sindaco per tolleranza verso i rivoltosi.Dirà ai superiori:
“ Volturara , paese barbaro ed incivile,quantunque grosso di cinquemila abitanti. Feci sfilare tutte le truppe e i cannoni per il paese,perché quegli ebeti si persuadessero della forza del Governo”.
15 Luglio
Prima sentenza della Gran Corte Criminale di per la rivolta del 7 Aprile con dure condanne. Vengono scagionati i fratelli avvocati Don Mattia e Don Alfonso Marra ed il Parroco Don Angelo Marino. Vengono rimessi altresì in libertà Nicola Raimo fu Domenico e suo figlio Domenico e Nicola Picone,
fratello di Alessandro.
21 Luglio
viene arrestata Giuseppa De Feo con l’accusa di aver diffuso voci allarmanti in paese,circa il ritorno di Francesco II.
21 Luglio
Il Comandante del 39° Reggimento Brigata Bologna 1° Compagnia arresta Pasquale Cutillo e Angelo Bello di Sorbo.
23-27 Luglio
si costituiscono Luigi Picone e Giuseppe Nardiello. Mariano Marino,Luigi e Generoso Sarno,Matteo Picardo,Cosmo Mastromarino di Montemarano.
23 Luglio
La Gran Corte criminale di Avellino emana mandato di arresto contro Elia Petito di Bonaventura , Nicola Montefusco fu Teodoro, Ferdinando Candela fu Luigi, Pietro De Feo fu Biase e Vincenzo Pisacreta fu Angelo. Il sesto ignoto per la rapina del 12 Marzo ai danni dei due pastori chiusanesi. ; ma di essi il solo Montefusco è capitato né lacci della giustizia, ed interrogato su questa seconda imputazione ha sostenuto anche la sua innocenza.
11 Agosto Domenica
La giornata è passata tranquilla sotto il controllo costante della Guardie Nazionali che girano per il paese e le campagne per mantenere l’ordine.A tarda sera il capitano della II Compagnia della Guardia Nazionale Don Vincenzo Luciani si avvia insieme a Giovanni Lomazzo,che impugna una mazza ,in piazza,per controllare la chiusura delle Cantine. Fa arrestare Nicolantonio Marra perché fa giocare a carte gli avventori,cosa proibita il di’ di festa. Alle undici di sera si dirige verso il Freddano e dinnanzi alla casa di Capone Pascale si imbatte in Alessandro Picone seduto con il fratello Nicola ed altri.Gli intima l’ordine di arresto,dicendogli che è fortunato in quanto se lo prendono i piemontesi lo seviziano.Arrivano altre Guardie Nazionali nelle persone di Mattia Picardo,Giovanni Ingino,Antonio De Feo,Alessandro De Feo e Michele De Feo.
Alessandro cerca di calmare il Capitano chiedendogli di che cosa lo si accusa.Poi vista la mala parata gli chiede se può essere condotto in carcere senza manette. Il Capitano lo accontenta e si avviano verso la Piazza.Man mano che camminano si accresce intorno a loro il numero di persone che li seguono.Sul ponte della piazza incrociano la madre di Alessandro che incomincia a gridare ”lo avete preso finalmente sto’ mariuolo,lo pozza appiccià Gesù Cristo!”.
La tensione aumenta.La folla preme. Alessandro Picone ne approfitta e facendo finta di voler raccogliere un sasso per scagliarlo contro la madre si china. Con un guizzo improvvisamente scappa tra le gambe degli astanti. La guardia Mattia Picardo lo afferra di dietro, ma resta con in mano solo la giacca che Alessandro portava appoggiata sulle spalle .Le altre guardie lo inseguono,chiuse tra la folla.In un baleno il fuggitivo scompare dietro la Costa ed inutili sono le fucilate che gli spara appresso la guardia Alessandro Picardi.Continuano ad inseguirlo,ma ormai è scomparso nella boscaglia.
12 Agosto
le sei guardie accusate dal Capitano Vincenzo Luciani sono incarcerate con l’accusa di aver favorito la fuga del Picone.
12 Agosto
In Avellino il giudice ordina un confronto tra Nicola Montefusco,detenuto in Avellino per la rivolta di Volturara del 7 Aprile, ed i due pastori chiusanesi , vittime della rapina del 12 Marzo fissandolo per Lunedì 2 Settembre alle ore 12 italiane.
All’ora stabilita Dello Russo e De Napoli vengono chiusi in una stanza della cancelleria della Gran Corte Criminale in modo di non poter né udire a operazione che segue,facendoli guardare da uno degli uscieri della G. C. con ordine di non permettergli di comunicare con alcuno.
Dopo di ciò per mezzo della forza pubblica abbiamo fatto estrarre dalle prigioni il detenuto Nicola Montefusco , non che altri tre detenuti condannati, approssimativamente simili al Montefusco , cioè Mariano Compitiello fu Arcangelo di anni 25 bracciale di S. Angelo de Lombardi
Pasquale Cetrulo fu Francesco di anni 26 bracciale di Caposele
Marcantonio Altieri di Pietro di anni 25 bracciale di Pescopagano.
Tradotti tutti nella sala adibita alle pubbliche discussioni per la esecuzione dell’atto di affronto ed esposti in fila si è avvertito l’imputato Nicola Montefusco del dritto che à di far togliere alcuno de cennati tre individui co i quali si trova esposto in fila per sostituirne altri e di poter prendere tra loro quel posto che più gli aggrada.
L’imputato ha dichiarato di essere contento di trovarsi esposto all’atto di affronto tra predetti tre individui, ed à preso il terzo posto a contare dalla dritta.
Disposte così le cose abbiamo fatto entrare uno de derubati che à giurato di dire tutta la verità e d’indicare secondo la verità tutto ciò che gli verrà richiesto.
Dimandato delle sue qualità personali à detto di chiamarsi
Domenicoantonio di Napoli di Nicola di anni 21 ,pastore di Chiusano.
Dimandato se dopo la dichiarazione resa innanzi al Giudice Supplente di Chiusano nel dì 13 marzo ultimo avesse più veduto gl’individui che lo derubarono , e se vedendone alcuno potrebbe riconoscerlo à risposto che egli à una confusa idea sulla fisionomia de ladri ,poiché nell’atto dell’aggressione , gli individui avevano i volti quasi ché nascosti dal tabarro, e perciò essere colà difficile riconoscerli . Invitato ad osservare le persone poste in fila a vedere se tra esse vi sia qualcuna da lui indicata , e nell’affermativa toccarla con mano.
Il derubato dopo di aver attentamente guardato le persone esposte in fila à detto di non conoscerne alcuna .Dietro di ché il di Napoli si è fatto uscire. Introdotto l’altro derubato , cha à giurato di dire tutta la verità , e di indicare secondo la verità tutto ciò che gli fosse richiesto. Dimandato delle sue qualità personali à detto di chiamarsi
Nicola Dello Russo di Carmine di anni 23 ,pastore di Chiusano
Dimandato se dopo la dichiarazione resa innanzi al Giudice Supplente di Chiusano nel dì 13 Marzo ultimo avesse più veduto gl’individui che lo derubarono e se rivedendone alcuno potrebbe riconoscerlo
à risposto di non aver più riveduto i suddetti individui e che rivedendoli ora atteso l’elasso di tempo non è al caso di poterli riconoscere.
Invitato ad osservare le persone esposte in fila e vedere se tra esse vi sia qualcuna da lui indicata e nell’affermativa toccarla con mano.
Il derubato dopo di aver attentamente guardato le persone suddette à dichiarato di non conoscerne alcuno.
Di tutto ciò si è formato il presente processo verbale che dopo letto e confermato da simili consimili, imputato e derubati, i quali àn dichiarato essere tutti alfabeti; è stato sottoscritto da Noi e dal Cancelliere , e vidimato dal Procuratore Generale .Dopo di ché l’imputato ed i simili consimili sono stati rimandati in carcere ed i testimoni sono stati licenziati.
5 Settembre
viene arrestata Filomena Di Meo che parlando con Nicola Lomazzo e Giovanni Raimo asserisce che navi straniere riportavano a Napoli Francesco II e che i rivoltosi saranno liberati senza processo.
6 Settembre
vengono rilasciate perché non riconosciute colpevoli le sei guardie nazionali arrestate per la fuga di Picone. La colpa viene data al Cap. Don Vincenzo Luciani che aveva commesso una serie di errori di valutazione.
14 settembre
Giuseppa De Feo viene condannata a quattro mesi di prigione.
17 Settembre
nel Bar di Angelo Discepolo un tale Angelo Melchiorre di Atripalda afferma che 14-15 mila sbandati borbonici hanno fatto ritirare le Guardie Nazionali. Viene subito arrestato da Don Nicola De Cristofaro,secondo Tenente della Guardia .
23 Settembre
muore all’età di trentotto anni ,sicuramente vittima ancora del vaiuolo che imperversa,Beatrice Bastano,la giovane moglie del Sindaco Don Gennaro Vecchi. Un altro colpo durissimo che mette in ginocchio Don Gennaro,il quale si chiude in se stesso e nella preghiera,dedicando tutte le sue attenzioni ai suoi piccoli nella quiete domestica,allontanandosi dalla vita amministrativa per un poco di tempo.
28 Settembre
vengono definitivamente scagionate le sei guardie implicate nel fattaccio dell’11 Agosto..
Ottobre
Volturara è ancora in balia dei rivoltosi. Nessuno può scendere ad Avelino senza paura di essere ucciso Il nuovo Sindaco è Salvatore Sarno. Inizia un gire di vite che colpisce ad uno ad uno i filoborbonici. Viene licenziato da segretario comunale dopo trenta anni D.Vincenzo Pennetti per non aver firmato al Plebiscito. Viene messo a riposo Mariano Santoro da impiegato comunale per lo stesso motivo. Viene messo in stato di accusa anche Ferdinando De Cristofano,Tenente della G.N. altro impiegato comunale accusato dello stesso reato. Viene dato un contributo alla moglie di Giuseppe De Meo ucciso dai briganti il 2 Luglio,rimasta sola con 5 figli. Acquista potere Don Vincenzo Luciani che sarà scelto come Segretario Comunale l’anno seguente al posto di Don Vincenzo Pennetti.
Novembre
la situazione è ancora grave. E’ difficile andare o venire da Avellino per i notabili senza paura di essere uccisi. Nemmeno il messo che deve portare le delibere al Prefetto riesce a portare a termine questo compito . Le campagne e le montagne pullulano di rivoltosi.
Il sindaco per andare a Montemarano si fa scortare da 32 Guardie Nazionali.
25 Novembre
Don Achille De Cristofano,il farmacista, viene assolto dall’accusa di cospirazione contro lo Stato. Era stato accusato da una lettera anonima partita l’11 Agosto da Volturara ed indirizzata al Procuratore Generale presso la Gran Corte Criminale.
7 Dicembre
Don Salvatore Sarno, profittando della neve caduta,insieme alla Guardia Nazionale ed ai Reali Carabinieri, perquisisce diverse abitazioni e a casa di Giovanbattista Masucci sorprende il brigante Pietro De Feo ( Pietrillo) , il quale cerca di fuggire, ma viene inseguito ed assicurato alla giustizia. Indi perquisisce la casa del Masucci trovandovi un fucile nella stalla, ed otto rotola di carne di una pecora e di un agnello derubati ad un tale Francesco Petretta. Quindi arresta tutti i componenti della famiglia Masucci, e poi passa a perquisire altre abitazioni.Arresta Giovanni Pasquale presso il quale rinviene un fucile. Nella casa di Vincenzo Maffeo trovano il figlio del brigante Cicco Ciancio con un involto di pane e patate ed una camicia sporca, per adulto. Viene anche arrestato Domenico Del Percio accusato di aver colloquiato con il brigante Ferdinando Candela nel ritornare dalla montagna, ove era stato a far legna. Pagliuchella dopo avergli richiesta una fumata di tabacco, aveva cercato di vendergli un fucile, ma il Del Percio aveva rifiutato dicendo che con la cifra chiestagli avrebbe acquistato un fondo di terra . Antonio Marino viene arrestato perché aveva avuto corrispondenza con il brigante Giuseppe Marino il quale nel consegnargli una canna di fucile lo aveva incaricato di fargliela montare. Alla fine gli arrestati sono GiovanBattista Masucci fu Francesco e Nicoletta Di Meo di anni 50 ; Agnese De Cristofano fu Eugenio 40 anni , sua moglie;Giuseppe Masucci di G. B . di anni 26 figlio;Antonia Masucci di G. B di anni 18 figlia, fidanzata di Pietro De Feo;Concetta Masucci di G .B . figlia di anni 22; Vincenzo Maffeo fu Gregorio di anni 50; Anna Buonopane fu Giovanni di 40 anni,Michele Cianci di Francesco ( Cicco Ciancio) di 12 anni,Anna Pisacreta fu Antonio di anni 64,madre di Pagliuchella,Alessandro Candela fu Luigi 21 anni fratello di Pagliuchella,Chiara Candela fu Luigi sorella di Pagliuchella ; Alessandro Di Feo fu Nicola di anni 40,cognato Pagliuchella ; Saverio Candela fu Pietro di anni 60 zio di Pagliuchella ; Raffaele Picardo di Domenico 36 anni, fratello del brigante Gaetano Picardo; Maria Buonopane di Ferdinando 30 anni moglie di Gaetano Picardo ;Maria Raimo fu Giuseppe di anni 66 madre di Gaetano Picardo; Francesco Marino fu Pietro di anni 70 ,padre del brigante Giuseppe Marino ;Sabato Marino di Francesco 18 anni, fratello di Giuseppe Marino;Caterina Marino di Francesco di anni 39 sorella Giuseppe Marino; Pietro Marino di Francesco 36 anni fratello Giuseppe Marino; Giuseppa Marino di Francesco anni 27 sorella di Giuseppe Marino. Petronilla Pennetti fu Sabato di anni 62 madre Giuseppe Marino .Giovanni Pasquale di Giuseppe di anni 26, accusato di essere ricettatore della banda Cianci;Alessandro Lomazzo di Michele 24 anni;Antonio Marino fu Mattia di anni 30;Domenico Del Percio di Giovanni di anni 30
11 Dicembre
Giuseppa Di Meo viene condannata a due mesi di carcere.
13 Dicembre
Angelo Melchiorre viene condannato a due mesi di carcere.

1862

Febbraio
passaggio e sosta a Volturara dell’esercito e Guardie nazionali. Viene reintegrato come impiegato comunale Mariano Santoro.
23 Marzo
viene ammazzato Andrea Sarni di anni 35 di Giuseppe e Antonia Buonopane in località Cruci
Maggio
viene catturato il brigante Alessandro Masucci, Malaoi,mentre è n corso il Consiglio Comunale e l’arresto viene salutato con applausi da tutti i Consiglieri comunali.
1 Giugno
Seconda Festa Nazionale. Per l’occasione si premiano con sei carlini i due carabinieri e le sedici Guardie nazionali che avevano contribuito alla cattura del brigante e Carlini 12 al loro comandante
Giugno
si costituiscono Alessandro Picone e altri sei.
20 Giugno
vengono rilasciati dal carcere in cui si trovavano Matteo Picardi,Raffaele Picone,
Generoso e Luigi Sarno e Don Mariano Coscia,fratello di Don Nicola.
.2 Luglio
Salvatore Di Meo ,celibe,figlio di Domenico, nato nel 1834 viene rinvenuto ucciso il in località San Vito e seppellito nella Chiesa del Monte Carmelo fuori le mura
2 Luglio
La guardia nazionale di Volturara in perlustrazione sul Cretazzuolo , su segnalazione ,
accerchia il posto dove sono nascosti i briganti. Una raduna che è rimasta famosa come il “ Sierro di Pagliuchella” dove attorno ad un fuoco chiacchierano diversi briganti ignari del destino che li attende. Una pioggia di proiettili si abbatte sul povero Ferdinando Candela, Pagliuchella,mentre i suoi compagni si danno alla fuga e si perdono nella montagna. Il cadavere del giovane viene caricato su di un mulo e portato in piazza come monito per tutti coloro che si erano messi contro l’ordine costituito. La leggenda racconta che appeso al tiglio da morto resta per alcuni giorni penzolante finché viene messo per ordine del Sindaco Salvatore Sarno “extra sacellum sepulcreti ” in una fossa senza nome e senza identità,forse per scacciare la paura di un uomo che potesse servire da esempio ad altri.
29 Settembre
Gaetano Picardo ed altri componenti della Banda Cianci sequestrano Marco Frasca,
caporale della G.N. nel bosco Sambuco di Serino chiedendo una forte soma di danaro per il riscatto.Frasca riuscirà a fuggire eludendo la sorveglianza dei briganti , ma il riscatto era già stato pagato.
11 Ottobre
Il prefetto Nicola De Luca, ex Governatore della Provincia invia una circolare ai Comandanti delle Guardie Nazionali in cui dà il termine di 5 giorni per comunicare manutengoli di briganti e i cittadini che sono assenti dai loro Comuni. Ordina di arrestare i parenti di briganti fino al III grado di parentela.
14 Ottobre
viene ucciso il brigante Giuseppe Marino ,mentre otto suoi compagni,sebbene feriti riescono a dileguarsi nell’oscurità della notte. Negli archivi comunali non vi è nessuna traccia della sua morte.

1863

Lo Stato italiano offre la riduzione da 1 a 3 gradi della pena ai briganti che si costituiranno.
9 Gennaio 1863
alla 4 di mattina muore in carcere Raffaele Del Percio all’età di ventisei anni,in modo misterioso.
13 Marzo 1863
vengono rilasciati Matteo Masucci,Vincenzo Mele e D. Amelio Coscia,altro fratello di Don Nicola. In questo giorno con la stessa sentenza Alessandro Picone e Raffaele Cutillo si buscano venti anni di lavori forzati,Nicola Marra sei anni,Bernardo De Cristofaro e Mariano Risoli un anno,Angelo Mele sei mesi. Il fascicolo è intitolato “Processo contro Alessandro Picone ed altri” .
Alessandro è imputato di cospirazione ed attentato contro la sicurezza interna dello Stato.Volturara viene definito dal giudice della Gran Corte Criminale Vigorita un paese arretrato, feroce e sanguinario,restio ai novelli ordini civili.
11 Giugno
viene ucciso Giovanni Spatola di Gaetano e Brigida D’ Urso di anni 50 alle ore 20
Luglio
viene ucciso Giuseppe De Feo di Pasquale da “un’orda brigantesca con cui si era unito”.
19 Novembre
viene rilasciato Giovanbattista Masucci di Francesco ,dopo due anni di carcere, perché manutengolo dei briganti. Paga 84,82 lire di spese processuali,privato del suo stato di possidente e sottoposto al controllo dei carabinieri.
26 Novembre
viene ucciso sulla Faieta in località Acqua degli Uccelli il brigante Luigi Volta 30 anni di Serino in uno scontro a fuoco con i Reali Carabinieri e la Guardia Nazionale di Volturara.
17 Dicembre
Vengono catturati i briganti Gaetano Picardo e Giuseppe Rossetti di Biella. In un telegramma sono lodati e ricompensati con straordinari i componenti della pattuglia della Guardia Nazionale (Squadriglia sussidiaria mobile) che hanno contribuito alla cattura,in particolare il sergente Giuseppe Raimo. Lodi ricevono il Sindaco Salvatore Sarno ed il maresciallo dei Reali Carabinieri.
19 Dicembre
molti condannati beneficiano dell’Indulto promulgato per reati politici e messi in libertà.

1864

9 Settembre
nelle ore pomeridiane due briganti della comitiva di Cicco Cianci a cavallo si presentano alla casina di Ferdinando Picardi e fattolo salire su un cavallo lo sequestrano e lo conducono alla volta del bosco di Montella.
1 novembre
i Carabinieri di Montella trovandosi in perlustrazione con un drappello del II Reggimento Fanteria arrestano il contadino Pasquale Garofalo di Montella per dato alla banda Cianci due giumente che erano servite per il sequestro del Picardi.
Il 6 Novembre Ferdinando Picardi ritorna in famiglia dietro lo “sborso” di 2975 lire
1865
10 Febbraio
le guardie al comando del sergente Francesco Cirino di Serino in perlustrazione su ordine del Maggiore del Battaglione mandamentale Gaetano Nicolais avvistano sul monte La Spina tracce di cavalli passati da poco e più avanti avanzi di pasta fatta a mano e resti di baccalà. Accelerato il passo, intravedono due individui che scappano nel bosco facendo perdere le loro tracce . Fermano allora due ragazzi di 14 anni Di Vecce Domenico fu Pasquale di Acerno e Di Mattia Angelo fu Luca di Volturara,”garzoni” del vaccaio serinese Raffaele De Feo. Il sospetto è che i due hanno trascorso del tempo e forse pernottato con i briganti che hanno lasciato tracce di pasta e baccalà. Alla loro risposta negativa se avessero riconosciuti i briganti, li arrestano per complicità in brigantaggio come manutengoli e li trasferiscono in carcere a Serino dove vengono interrogati e successivamente ad Avellino dove rimangono per molti giorni.
Il 30 Maggio dopo tre mesi e mezzo di carcere sono sottoposti a nuovo interrogatorio.
Domenico Di Vecce afferma che le guardie da lontano avevano scambiato lui ed il suo compagno per dei briganti armati di fucile per via dei bastoni lunghi che avevano in mano.Per quanto riguarda i resti di pasta e baccalà sulla neve ,il luogo dove erano stati ritrovati era molto più in basso da dove si trovavano loro due e che potevano essere stati lasciati dai venditori di olio che ogni giorno si recavano da Acerno a Serino
Angelo Di Mattia (statura bassa,fronte piccola,capelli castani,occhi cervoni,naso grande,senza barba , labbra grande,pelle giallastra,corporatura giusta) conferma la deposizione del compagno.
Vengono interrogate tutti i pizzicagnoli e venditori di alimenti di Volturara ed Acerno per capire chi sono i due che disperatamente negano sia di essere loro i due fuggitivi,e di non aver mai visto alcun brigante nella zona.
Per Volturara si presentano i pizzicagnoli:
MicheleAntonio Marra fu Giuseppe aa 40 afferma di non conoscere il Di Mattia
Agostino Cianciulli fu Giuseppe aa 30
Antonio Di Cristofano fu Gennaro,che si trova a Pratola per affari.
Alessandro Marra fu Ermenegildo aa 40
Angelo Ingino fu Giovanni aa 60 afferma di non conoscere il Di Mattia.
Pietro Ristaino fu Giusepe aa 60 afferma di non conoscerlo.
La Giunta comunale dichiara che il Di Mattia non ha conti in sospeso con la giustizia e che da due anni manca da Volturara,facendo il garzone nel serinese
Il 13 Luglio 1865 dopo molti mesi passati in carcere e grazie alla testimonianza di loro compaesani e alla responsabilità che i Sindaci dei due paesi si prendono nell’affermare che sono solo ragazzi onesti e lavoratori,vengono assolti con sentenza del tribunale di Avellino ed i due vengono rilasciati e liberati dall’accusa di essere complici dei briganti.
A Volturara in quel periodo c’era il primo dei tanti Commissari prefettizi che la storia del paese ha vissuto dopo che era decaduto il Consiglio comunale con assessori f.f. da Sindaco nelle persone di Gennaro Vecchi e Salvatore Sarno i due grandi rivali che si alterneranno alla carica di Sindaco 10 Marzo
Dura sentenza contro i componenti della banda Nardiello in carcere da anni. Giuseppe Nardiello,capo dell’omonima banda è condannato a diciotto anni di lavori forzati,Pietro De Feo 16 anni di lavori forzati,Michele Stoppiello 14 anni di lavori forzati,Gaetano Picardi indultato . Luigi Picone e Elia Petito rispettivamente a sette e quattro anni di carcere perché all’epoca dei fatti ancora minorenni.Giuseppe Nardiello emigrerà nelle Americhe.
1 Luglio
il maresciallo d’alloggio Comandante la stazione di Volturara Viotto Giuseppe dichiara nel suo rapporto che alle ore 8 pomeridiane il Capitano Comandante dei bersaglieri della Guardia Nazionale di Avellino di perlustrazione nell’inseguire i briganti gli consegna Giannone Raffaele fu Saverio di aa 55 di mestiere sensale di grano di Montella e Generoso Savarese di Donato di aa 30 di Mercogliano domiciliato in Volturara Irpina di mestiere scalpellino catturati dal bersagliere Zaino Michele fu Nicola di aa 22 calzolaio di Avellino.
Il Savarese fermando il Giannone che da Montella andava a Santo Stefano sul suo asino,con una mano bloccava l’animale e con l’altra gli afferrava il collo sussurrandogli sottovoce che non poteva passare per Volturara perché la truppa aveva assediato il paese,ma che se gli dava due o più carlini lo avrebbe fatto passare.Sentito il tutto,Il bersagliere li aveva invitati in caserma.
Il giorno dopo interrogato dal giudice Raffaele Giannone afferma che la mattina precedente era uscito da Montella dove non c’era nessun soldato e si era avviato a Serino per esigere soldi per la vendita di grano ai fratelli Lillo e Pietro Mariconda di Serino stesso passando per forza per Volturara dove aveva saputo esservi una grande quantità di truppa alla ricerca di briganti.
Qui giunto era stato avvicinato da una sconosciuto che gli aveva chiesto,non avendo la carta di passaggio( lasciapassare ), due carlini per poter passare. Il bersagliere che era poco distante vedendoli parlare sotto voce li aveva arrestati entrambi.
Viene interrogato Generoso Savarese di Donato ( alto un metro e sessanta,capelli castagni,occhi castagni,naso filato,barba rada ,mento tondo,colorito normale) aa 30 nato a Mercogliano e domiciliato a Volturara sposato con prole,scalpellino,analfabeta. Afferma di vivere alla giornata ,che non ha fatto il soldato e che ha fatto precedentemente cinque giorni di prigione per minaccia a mano armata con fucile contro la moglie. Afferma inoltre che il giorno precedente era completamente ubriaco e che il bersagliere che era con lui era lo stesso ubriaco fradicio per aver bevuto a volontà nella cantina di Marianna Marra moglie di un certo PasqualeAntonio. Al montellese aveva chiesto una caraffa di vino e soggiunge di aver saputo che dopo mezzogiorno non si poteva uscire da Volturara perché circondata da soldati.
Nelle indagini successive dal certificato penale Raffaele Iannone risulta impegolato in una rissa nel 1847 e arrestato in seguito per furto.
Generoso Savarese carcerato varie volte per lesioni e minacce con coltello o pistola alla moglie Cristina De Cristofano. Si evince inoltre dai documenti che si chiama Generoso Sabarese di Torelli di Mercogliano,dove era nato il 4 Febbraio 1835.
Il 19 Luglio Giannone tramite il suo avvocato invia ai giudici una supplica per scarcerare un padre di famiglia innocente,con molti figli che rischiano la fame .Si allega un certificato del Sindaco di Montella che attesta le buone qualità del Giannone. Il Tribunale militare di guerra per la lotta contro il brigantaggio il 9 Agosto chiede al Sindaco di Volturara se l’1 Luglio Volturara era stata assediata dall’esercito per impedire la fuga ad eventuali briganti,ottenendone una risposta affermativa dall’assessore f.f. da Sindaco Gennaro Vecchi, il quale afferma che Sabarese Generoso serba buona condotta e che solo di Domenica è dedito al vino.
Gli imputati vengono accusati del reato di complicità con i briganti; in effetti secondo il bersagliere che li aveva arrestati Sabarese avvicinandosi all’orecchio del Giannone gli avrebbe detto di avvertire i briganti che l’esercito aveva assediato Volturara e che vi era grosso pericolo per la loro incolumità. Finalmente il 1 Settembre 1865 dopo due mesi di prigione , la sentenza contro i due è completamente assolutoria dal reato di complicità in brigantaggio e pertanto vengono rimessi in libertà.

1866
primavera
vengono arrestati i briganti volturaresi appartenenti alla banda di Cicco Cianci e responsabili del sequestro di Carmineantonio Parrielli di San Mango Vito Sarno di Giovanni nato il 22.7.1846,Generoso Calabrese di Francesco di 16 anni,Giovanni Sarno di Ferdinando di 20 anni,Pietro Lomazzo fu Domenico di 20 anni.
Giugno.
La banda viene distrutta.
21 Novembre
Cicco Ciancio viene ammazzato in uno scontro a fuoco. Il suo corpo portato a Montella viene mostrato su un carro per le vie del paese a monito per tutti. Secondo una leggenda popolare è impiccato da morto al tiglio della piazza principale. In definitiva sembra essergli toccata la stessa sorte del suo primo luogotenente Ferdinando Candela,Pagliuchella.

1868
7 Ottobre
Una taglia di 4250 lire ( ducati 1000 ) viene messa dalla Prefettura sulla testa di Ferdinando Pico di Montella . La stessa cifra sarà data a chi consegnerà alla giustizia vivi o morti Alfonso Carbone di Montella e Andrea Ferrigno di Acerno.
Per i gregari Giovanni Frasca di Acerno (ucciso in quei giorni),Sabato Riccio (Castiglione),Francesco Napolitano (Acerno),Mariano Taglianetti (Campagna),Antonio Iannece (Campagna) , Gelsomino Longo (Campagna),
Antonio Iorio (Campagna),Antonio Maratea (Campagna),Gaetano Viola
(Cervinara),Luigi Iannuzzi(Capossele),Concetta Solimene (Montella),
Francesco Saulino (Montella),Diego Sessa (Montella),Generoso Pizza (Montella),Alessandro Luberto (Montella) , la taglia è di 425 lire ( 100 ducati ).
Nello stesso giorno si ordina a tutti i pastori di Montella e dei paesi vicini di abbandonare i monti e di rientrare nei loro rispettivi paesi entro il termine perentorio di 24 ore.
27 Ottobre
una Ordinanza del Prefetto della Provincia Bruni impedisce a tutti di pernottare in campagna e obbliga i pastori a scendere con le vacche e con le pecore a valle.
Il Sindaco Don Salvatore Sarno chiede una deroga per i volturaresi per paura che l’erba della vallata possa esaurirsi in poco tempo portando i contadini alla fame. Il Prefetto in una dura risposta lo minaccia , intimandogli di far rispettare per intero l’Ordinanza del 27 Ottobre e ritenendolo responsabile in prima persona di ogni inadempimento.
Novembre
Giuseppe Discepola,Annibale De Meo,Benedetto Figliuolo e Michele
Clora vengono arrestati come manutengoli della banda di Ferdinando Pico di Montella e Andrea Ferrigno di Acerno
Pico è l’unico della Banda Cianci ad essere riuscito a sfuggire alla cattura ed imperverserà tra le montagne di Montella e Volturara fino agli anni 70.
16 Novembre
Viene trovato morto in casa di Giacoma Marra, Nicola Raimo di Giosuè di anni 65 che aveva avuto un ruolo importante negli avvenimenti del 1861,
informando le autorità di tutti i movimenti dei rivoltosi ed in particolare dei piani di don Nicolino Coscia.
Tra Novembre e Dicembre la banda Pico Ferrigno si aggira tra Volturara e Serino cercando di rapire Domenico Moscati di Serino. Il Prefetto invita i possidenti dei paesi interessati a non uscire di notte e di farsi scortare dai propri coloni di giorno. Viene rinforzata la stazione dei carabinieri di Serino con altri otto elementi.
Il 17 Dicembre il Ministro degli Interni in una lettera si congratula con il Prefetto della Provincia per l’azione repressiva contro i briganti e lo invita ad usare uguale rigore nei confronti dei manutengoli.
Il 19 Dicembre da Salerno arrivano a Serino anche 19 bersaglieri del 36° battaglione al comando del luogotenente Augusto Prevignani .

1869
2 e 3 Agosto
sono arrestati come manutengoli dei briganti Nicola Sarno fu Giovanni 30 anni, Giovanni Sarni di Salvatore 27 anni,Raffaele Sarni di Salvatore 37 anni,Felice Marano di Lorenzo.
5 e 6 Agosto
vengono anche arrestati come manutengoli Angela Sarno di Salvatore e
Giuseppe Pascale fu Emanuele

1870

Alcuni briganti derubarono Michele Risoli di Pasquale nel bosco di Bolifano.
13 Luglio
Aloisio Petretta figlio di Nicola Petretta e Cesarea Mele muore di morte violenta .

1872

9 settembre
Antonio Raimo di Angelo ,appartenente alla banda Manzo , viene arrestato.

1873
23 Agosto
nella sala della Segreteria comunale di Volturara Irpina destinata alle sessioni municipali convocatasi regolarmente la Giunta Municipale , intervenuti i Signori Gennaro Vecchi Sindaco,ed assessori Bernardino Luciani,Alfonso Marra,e Vincenzo Di Feo.
Il presidente
trovando l’adunanza costituita nel numero a potere validamente deliberare ha proposto significarsi le congratulazioni al Real Prefetto della Provincia ed il giusto entusiasmo che destò nel popolo di Volturara Irpina la distruzione della comitiva di Manzi
La Giunta
Considerato il terrore che tutto giorno gettava sui popoli la facinorosa banda di Manzi, e le funestissime tracce ,che da per ogni dove lasciava,
Considerato le tristissime condizioni in cui versavano i popoli irpini,che continuamente venivano infestati da questo branco di masnadieri
Considerato che l’egregio Prefetto Casalis con mirabile ingegno ed indescrivibile vigilanza sulla pubblica sicurezza,finalmente ha resa tranquilla tutta quanta la Provincia di Principato Ultra , colla distruzione della spaventevole banda in parola
Uniformemente delibera
Che facendosi interprete dei pubblici voti,uopo è,rendersi omaggio alla giustizia del Governo del Re ( D.G.) e portarsi le sue inesplicabili congratulazioni al veramente real Prefetto Casalis,benemerito della Patria,per attestato della pubblica satisfazione.
In paritempo sia da manifestarle ,che all’arrivo del lieto annunzio,il popolo tutto con ineffabile entusiasmo, previ bandi per l’organo dell’inserviente comunale tra i festosi gridi di canti e di gioia non cessava di applaudire al distruggimento del brigantaggio dal crudelissimo suicida Manzi,girando con la banda musicale per il circuito dell’abitato intero adorno nelle singole abitazioni dell’illuminazioni notturne.



E’ l’ultimo documento sul brigantaggio volturarese.
Da questo momento miseria ed emigrazione nelle lontane Americhe ,nonché emarginazione sociale sono le condanne civili verso chi non aveva voluto o saputo adeguarsi al “nuovo ordine delle cose”.
Nuovi protagonisti e nuovi personaggi si affacciano sulla scena politico – amministrativa di Volturara portando il paese nel difficile cammino del progresso e dell’ineluttabilità della vita.
I poveri Cristi,eroi per un giorno, scompariranno nell’oblio delle cose comuni sopraffatti dai detentori del potere precostituito.
Negli anni a venire un alone romantico circonderà la figura dei tanti briganti,
che armati di scoppetta e con un cappellaccio in testa , rapivano e rapinavano i ricchi nascondendo i marenghi d’oro nel cavo degli alberi e che secondo la teoria del Lombroso avevano i volti truci dei criminali perché nati tali e tali destinati a diventare.
Il “ viva a chi ? “ del 1861 riferito a Garibaldi o a Franceschiello a cui si rispondeva con un filosofico “ viva a chi comanda”, espressione di una paura ancestrale di fronte all’impossibilità di prevedere il futuro e “o la morte o la montagna” di Alessandro Picone in attesa della rivolta del 7 Aprile 1861 ben definiscono un periodo storico importante e dimenticato in cui chi era potente poteva salvarsi sconfessando le proprie idee ed azioni ,mentre chi non contava assolutamente niente nella scala sociale era costretto all’azione sbagliata per essere disintegrato e servire da esempio agli altri.










Guerra 1915-18

“Volturara Irpina contribuì alla vittoria coi suoi forti figli , i quali tracciarono col sangue la via del trionfo , facendo getto della vita sull’altare della Patria”
( Luigi Pennetti nel 1930, podestà e presidente del Comitato per le onoranze ai caduti.).

La Grande Guerra, detta anche IV Guerra Nazionale costò 54 morti ,7 nel 1915 ,9 nel 1916 ,14 nel 1917,20 nel 1918 e 4 nel 1919 per malattia.

1915
18 Luglio
Feo Luigi nato il 20 Aprile 1890 da Michelangelo e Angelarosa Feo,pastore,soldato nel 32° Fanteria
8 Settembre 1915 Ospedale da campo n° 231
Discepola Giuseppe di Vincenzo e Maria Pasquale,soldato nel 73° Fanteria.Morto in seguito a ferita
4 Ottobre 1915 Ospedaletto da guerra n° 140 C.R.I.
Feo Angelo di Antonio e Nicoletta Marra. Soldato nel 22° Fanteria.Morto in seguito a ferite.
10 Ottobre 1915 presso Monte Pasubio
Discepola Antonio di Nicola e Filomena Buonopane,soldato nel 158° Fanteria in seguito a ferita
28 Ottobre 1915 sul Carso
Montefusco Alessandro nato il 23 Febbraio 1895,soldato nel 1° Bersaglieri
28 Ottobre 1915 DISPERSO nel combattimento di Castelnuovo
Marino Onorio nato il 26 Febbraio 1893 da Alessandro e Mariano Maria Carmela,soldato nel 32° Fanteria
2 Novembre 1915 alla destra di Pateano( Monte San Michele)
Raimo Alfonso di Michele e Maria Grazia Santoro,soldato nell’85° Fanteria,in seguito a ferite.
1916
25 Maggio 1916 Colle Campiglia
Buonopane Michele di Daniele e Antonia Sarno soldato nel 217° Fanteria. Morto il in seguito a ferite.
3 Giugno 1916
Di Meo Giuseppe di Michelangelo e Rosina Del Percio,contadino,soldato nel 141 Fanteria DISPERSO
7 Luglio 1916 in Val d’Arna
Petretta Francesco di Pasquale e Maria Santoro,soldato nel 129° Fanteria,morto per ferita alla testa.
23 Luglio 1916 a Costone Cima Strada
Marino Alfonso di Francesco e Filomena Risoli,soldato nel 65° fanteria.Morto in seguito a ferita.
16 Agosto 1916 sul Podgora
Frappaolo Raffaele di Sabino e Rosa Risoli,soldato nel 11° Fanteria.morto per ferite
11 Ottobre 1916 nel Nad Logem
De Feo Pietro di Angelo e Alessandra Cristofano.Soldato nel 2° Reparto Zappatori,in seguito a ferita di arma da fuoco
14 Ottobre 1916 a Schio Ospedale Territoriale Croce Rossa
Di Meo Michele nato il 30 Gennaio 1884 da Michele e Rachele Risoli,contadino,Soldato nel 157 Fanteria
18 Ottobre 1916
Picardi Antonio di Abele e Filomena Marra,soldato nel 5° Bersaglieri morto in seguito a ferita.
3 Novembre 1916 a Cime Bocche
Pisacreta Sebastiano di Alessandro e Filomena Volpe,soldato nel 215° Fanteria,morto per ferite
1917
30 Marzo 1917 sul Carso ,quota n° 144
Meo Virgilio di Nicola e Filomena Gioiella,soldato nel 25 ° fanteria
- 14 Maggio 1917 a Dosso Faiti
Del Percio Guido Ciriaco Tenente nel 19° Fanteria di Anacleto e AngelaRosa Santoro,studente in Giurisprudenza,nato il 14 Agosto 1890. Morto in seguito a ferita. DECORATO con medaglia d’argento alla memoria 5 Maggio 1919 “ Comandante della prima ondata d’attacco,noncurante dell’intenso fuoco avversario di artiglieria e mitragliatrici,con mirabile slancio si spingeva all’assalto,alla testa del suo reparto,luminoso esempio di valore. Colpito al petto,cadeva gloriosamente sul campo”.
- 14 Maggio 1917 a Dosso Faiti,dolina Bellaggio
Di Meo Atlante fu Alessandro e M. Giovanna Di Feo,guardia forestale,nato il 2 Giugno 1889,Sottotenente nel 19° Fanteria. Morto in seguito a scoppio di granata. DECORATO con medaglia d’argento alla memoria 5 Maggio 1918 “ Comandante di un reparto di arditi,durante la preparazione di una azione offensiva,con mirabile coraggio si spingeva ripetutamente a riconoscere la difese nemiche,fornendo sempre preziose informazioni. Sotto un forte bombardamento avversario,con calma,noncuranza del pericolo e fermezza,teneva saldi i propri dipendenti ed anche militari di reparti vicini,finché colpito da una granata nemica,cadeva sul campo”
29 Maggio 1917, a Quota n° 145 Nord DISPERSO nel fatto d’armi
Ciriaco Calabrese nato il 20 Novembre 1889 da Michele e Irene Meo,contadino,soldato mitragliere
23 Giugno 1917 ,nell’ospedaletto da campo someggiato n° 170
D’Elia Alfonso di Ferdinando e Felicia Marra. Soldato nel 1° Alpini,in seguito a ferite.
1917
Monzione Rezeri nato il 18 Novembre 1891 da Giuseppe e Petronilla Picardi,contadino,soldato nel 130° Fanteria. Fatto prigioniero nel 1917 e DISPERSO.
13 Luglio 1917 sul Monte Pasubio
Marra Francesco di Salvatore e Rosa Raimo,soldato nel 3° Reparto Zappatori.morto in seguito a ferita
28 Luglio 1917 Carate Brianza Ospedale militare
Paradiso Luca nato il 23/09/1896 da Alessandro e Giovannina Luciano,soldato del 9° Bersaglieri,morto in seguito a ferite.
19 Agosto 1917
Marra Mario di Salvatore e Rosa Raimo,soldato mitragliere. Morto per ferita a distanza di 40 giorno dal fratello Francesco
19 Agosto 1917 sul Carso DISPERSO a quota n° 162
Cristofano Michele nato il 29 Settembre 1888 da Nicola e Petronilla Petito,contadino,soldato nel 117° Fanteria
27 Agosto 1917 Altopiano di Bainzizza
Meo Alessandro di Antonio e Carmela Percio,soldato nel 273° Fanteria.Morto in seguito a ferite.
27 Agosto 1917 DISPERSO
Di Meo Giuseppe nato il 14 Febbraio 1889 da Alessandro e Maria Risoli
8 Ottobre 1917 nel combattimento alla Bainzizza DISPERSO
Scelebraco Giovanni di Nicola e Angela Maria Petretta,soldato nel 220° Fanteria
21 Dicembre 1917 Ospedale da campo n° 079
Pennetti Giuseppe di Gennaro e Rosina Marino,soldato nel 240° fanteria,morto in seguito a ferita
1918
2 Gennaio 1918,Ospedale di riserva di Marasvandely,in prigionia
Feo Pietro nato il 20 Dicembre 1877 da Michele e Carmela Marra,contadino,soldato nel 50° Battaglione Milizia Territoriale
15 Gennaio 1918 nel combattimento di Melajol
Meo Generoso nato il 21 Aprile 1894 da Bonaventura e Maria M.Picone,contadino,soldato nel 158° Fanteria
4 Marzo 1918
Di Meo Ruggiero di Damiano e Rosaria Frappaolo,soldato nel 62° Gruppo Artiglieria da montagna,morto in seguito a ferita
8 marzo Case di Bassano veneto
Pennetti Ruggiero fu Antonio e Beatrice Sarno,soldato nel 253° Fanteria,morto in seguito a ferita.
16 Marzo 1918 Ospedale di Milowitz,in prigionia
Feo Pasquale nato il 10 Marzo 1895 da Emanuele e Genoveffa Picone,contadino,soldato nel 17° e 235 Fanteria.
11 Aprile 1918 Ospedale Sproltan
Calabrese Arcangelo di Michele ed Irene Meo ,contadino,nato il 20 Agosto 1893.Soldato nel 10° Artiglieria,per malattia contratta in servizio
2 Maggio 1918 in prigionia
Gallo Candido nato il 23 Settembre 1898 da Clemente e Concetta Petretta,contadino, ,soldato del deposito di fanteria di Bologna,in seguito a malattia
16 Giugno 1918 a Valle S.Felicita Costone Loblanche
Pasquale Nicola di Gregorio e Filomena Di Meo,soldato di Fanteria,deceduto in seguito a ferite
20 Giugno 1918 sul Montello
Bisaccia Angelo di Giovanni e Rachele De Meo.Soldato nel 39° Fanteria
18 Luglio 1918 a Spratzern,prigioniero
Petretta Michele Arcangelo di Raffaele ,contadino,soldato mitragliere nell’86° Fanteria.Morto per tubercolosi
15 Agosto 1918 a Case Tagni ( Montello)
Raimo Giulio di Antonio e Maria Michela Masucci,soldato nel 253° Fanteria,morto per ferita
11 Settembre 1918,Frosinone Ospedale militare
Meo Nicola nato il 4 Maggio 1900 da Angelo e Mariantonia Picardi,pastore,soldato nel 59° Fanteria,morto in seguito a malattia
11 Settembre 1918 Foggia ,Ospedale militare
Picardo Alessandro di Leonida e Adelina Pico,soldato nel plotone eliografisti Foggia.
10 Ottobre 1918 a Volturara
Feo Vincenzo di Michele e Carmela Feo,contadino.Morto in seguito a malattia
19 Ottobre 1918 Ospedale di tappa di Brescia
Mele Salvatore di Alessandro e Rosina Meo,maniscalco.
28 Ottobre 1918 sul Monte Grappa
Meloro Giuseppe nato il 13 Agosto 1896 da Gaetano,contadino,soldato di artiglieria
19 Novembre 1918 a Messina Ospedale Militare
Di Meo Alfonso di Alessandro e Filomena Risoli,contadino,nato il 14 Luglio 1899 Soldato nel 3° Fanteria. Morto in seguito a malattia.
24 Novembre 1918 Ospedale da campo n° 016
Di Meo Angelo fu Alessandro e Pasqualina Marra .Soldato nel 16° Gruppo Alpini,17° Salmeria
30 Dicembre 1918 Ospedale da campo n° 0102
Feo Emilio di Vincenzo e Anna Masucci,soldato nel 36° Artiglieria da campagna.Morto in seguito a malattia
Ospedale da campo n° 045
Pennetti Raffaele nato il 24 Agosto 1899 da Salvatore e Maria Gioiella ,
contadino,soldato nel 41° Fanteria,in seguito a broncopolmonite
1919
3 Gennaio 1919 a Volturara
Sarno Ubaldo di Costantino e Petronilla Di Meo,contadino per broncopolmonite.
8 Gennaio 1919 Napoli Ospedale militare principale Trinità
Zirpolo Emilio nato il 6 Ottobre 1899 da Michele e Teresa Picardi,contadino,soldato nel 10° Fanteria per malattia contratta in servizio
9 Febbraio 1919 Ospedale da campo 0301
Sarno Giuseppe di Alessandro e Michelina Di Meo,soldato nel 130° Fanteria,morto per Broncopolmonite
19 Aprile 1919 Ospedaletto da campo n° 47
Di Meo Giuseppe fu Mariano nato il 24 Ottobre 1893 da mariano e Costantina Di Meo,contadino soldato nel 254° Fanteria in seguito a malattia contratta in servizio
Ad essi si deve aggiungere il Capitano Gerardo Pennetti, medaglia d’argento al V. M. figlio del defunto avvocato Vincenzo ( 1867-1900 ) residente e seppellito a Paternopoli,paese della madre.








Grandi Manovre del 1936

Le Grandi Manovre dell’Esercito e della Aviazione italiana del 1936 in Irpinia si conclusero con una grande sfilata nella Piana del Dragone il 31 Agosto 1936, che diede a Volturara Irpina rilevanza nazionale ed internazionale. Grandi preparativi precedettero l’avvenimento. Il paese ripulito,le strade di accesso alla contrada Olmo rifatte da decine di operai del Genio che lavorarono instancabilmente per non far fare brutta figura al Podestà Costantino Sarno , che grazie all’amicizia personale con il Duce era riuscito a portare nella piana del Dragone tutte le autorità della Nazione nella sfilata finale .
Nel Dragone vengono scavati 19 pozzi , creati 54 serbatoi e installate 6 motopompe.
Cronistoria:
Il 18 Luglio arriva la conferma ufficiale della scelta dell’Irpinia come teatro delle manovre tra uno schieramento azzurro ed uno rosso con vittoria finale dell’uno o dell’altro.
Il 24 Agosto il Re arriva a Napoli , restando sul treno reale,mentre Mussolini alle 20 arriva ad Avellino , ospite del Prefetto Tamburini passando sotto due archi di trionfo preparati dai gerarchi locali., uno ad Avella e l’altro all’inizio della città. Il Principe ereditario dorme a Chiusano.
Le manovre iniziano il 26 Agosto con il partito rosso in fase di attacco schierato in Alta Irpinia.
Mussolini si sposta per il teatro delle manovre arrivando fino in Basilicata. Torna in Irpinia il 29 Agosto e sale a Montevergine per salutare l’abate Marcone.
Il 30 il duce riceve tutte le autorità provinciali in Prefettura e premia la madri prolifiche. Nella serata alle 19 alla presenza di una moltitudine di Irpini tiene un discorso al Corso.
Nello stesso giorno le truppe incominciano ad ammassarsi nel Dragone, in attesa del grande evento del giorno dopo. La sede delle Grandi Manovre viene fissata a Montella.
31 Agosto
Nella mattina luminosa, la conca di Volturara si stende serena fra verdi colline alberate: nel mezzo, una striscia a caratteri enormi: Rex, Dux. Verso occidente è la massa delle truppe scintillanti di armi, che fa pensare a certe antiche stampe delle nostre guerre di indipendenza, quando i battaglioni seguivano ammassati i comandanti, che cavalcavano dinanzi, indicando con la spada ignuda la via da seguire.
Il Duce, accompagnato dal Segretario del Partito, giunge alla 9.45, ossequiato dalle alte autorità presenti. Sale all'osservatorio di monte Toppolo, dal quale la vista abbraccia l'assieme delle unità schierate e guarda a lungo l'imponente massa degli armati.
Alle 10 precise, arriva S.M. il Re, con il primo aiutante di campo, generale Di Bernezzo. A rendere gli onori è il battaglione degli alpini L’Aquila" (maggiore Signorini) del 9° reggimento, con bandiera, la banda e una compagnia del 2° granatieri Il Duce muove incontro al Sovrano, che raggiunge l'osservatorio, ove sono S.A.R. la Duchessa d’Aosta Madre, le LL.AA.RR. il Conte di Torino, i Duchi di Aosta e di Bergamo, S.A.R. il sirdar dell'Afganistan. Il Ministro della guerra, con il capo di Stato Maggiore, i Marescialli Badoglio, Pecori-Giraldi, Caviglia Balbo, i Sottosegretari Baistrocchi,Cavagnari, Valle, i generali Bobbio e Pariani. Attorno al Sovrano le più alte cariche dello Stato e delle forze armate e gli addetti militari esteri. Dietro hanno preso posto gli ufficiali fuori rango, gli invitati, il popolo accorso ad ammirare questa grande festa delle armi.
Lo sfilamento di masse ed equipaggiamento di guerra è imponente e si svolge nella parata alla maniera antica: blocco di armati che avanzano assieme dietro le bandiere. Nel cielo, passano in allineamento prodigioso le squadriglie di aeroplani, che si susseguono nella formazione a cuneo. Sfila, per primo, alla testa delle truppe, SARI il Principe di Piemonte. Segue il generale Guillet, comandante della fanteria. Appena sfilati si recano all'osservatorio, a lato S.M.il Re. Avanza la divisione di granatieri di Sardegna, dietro i gloriosi vessilli,che hanno secoli di storia, Le musiche, inquadrate nella testa della formazione, a reggimenti affiancati in colonna, i battaglioni, suonano alternativamente, a iniziare dalla destra le vecchie marce di ordinanza, La massa oscura,nella quale brillano gli argentei alamari sui colletti rossi, procede compatta a cadenza uguale, con movimenti ritmici perché una sola volontà l'anima e una sola fede la sospinge. Le bandiere si inchinano alla Maestà del Re; nella massa del Battaglione. dove i granatieri volgono assieme la testa verso il Sovrano, passa come un fremito. Vecchie squille delle trombe di artiglieria annunziano il Reggimento che passa con le batterie in linea, avanti le truppe someggiate, dietro i due ippotrainati.
Superbe Divisioni di fanteria, nei due scaglioni comandati dai generali De Pignier e Scimeca: Metauro" ( Ancona) "Sila" (Catanzaro), "Volturno" (Napoli) "Gran Sasso ( Chieti), "Murge" (Bari), si susseguono nella massa di fanti e di artiglieri . Al comando del generale Niaresca vengono le truppe suppletive di corpo d’armata, elementi diversi, che pur sembra abbiano vissuto assieme per anni. Prova ancor questa dell'unità di tutte le Forze Armate. Il rombo dei motori annunzia il passaggio del terzo scaglione composto dei carri armati : in testa quelli veloci, addietro quelli di rottura. La massa di ferro passa guizzante con gli elementi in perfetto allineamento. Viene il quarto scaglione (generale Fautilli), composto dalle artiglierie motorizzate di Corpo d'Armata e di Armata. Le possenti batterie si susseguono meravigliosamente: i grossi pezzi alzano verso il cielo le lunghe sagome. Al comando del generale Giubbilei sfilano, al galoppo, gli squadroni dei quattro reggimenti di cavalleria, cui le nuove armi hanno conferito la potenza di fuoco, che è indispensabile nel moderno combattimento, pur senza snaturare gli atteggiamenti della vecchia Arma che, animata dalle sue nobilissime tradizioni, interverrà ancona gloriosamente sui campi di battaglia. Il generale Bastico, comandante del III Corpo d'Armata all'Amba Aradam e alla seconda Tembica, cavalca in testa ai bersaglieri che sfilano di corsa, al suono delle fanfare squillanti gli antichi ritornelli dei piumati guerrieri di Lamarmora. Seguono gli elementi che costituirono i battaglioni motomeccanizzati. La bicicletta, che pure è stata mezzo prezioso di trasporto individuale, ormai è sorpassata (...). Questo rinnovamento delle truppe celeri: cavalleria, bersaglieri, fanteria autoportata, aliquote di artiglieria autotrasportata, carri veloci, mezzi vari di azione e di collegamento, è pure dovuto all'instancabile attività del generale Baistrocchi . Chiudono la grande sfilata gli elementi motorizzati dei servizi al comando del generale Manera. Altra poderosa trasformazione che semplifica il funzionamento dei servizi e ne moltiplica le possibilità. La parata guerriera delle armi è compiuta. Echeggia il saluto al Re: le truppe presentano le armi, quando il sovrano lascia l'osservatorio di monte Toppolo, fra gli applausi della popolazione.
Partito il sovrano, il duce è ritornato all'osservatorio, dove ha salutato gli addetti militari esterni. Quindi è sceso a vedere la Divisione "Murge" (generale Cristiani), che si è presentata in modo ammirevole. II canto guerriero dei Fanti ed il saluto di affetto e di riconoscenza che l’esercito ancora una volta vuol tributare al Duce che ha pensato preparato e vinto la guerra, la quale ha consacrato le antiche glorie e propiziato quelle dell’avvenire, Le manovre dell'Anno XIV sono compiute. Sopra ogni evento ne rimane uno grandissimo: l'impareggiabile spirito guerriero delle nostre Forze armate, nel nome del Re e del Duce".
Mussolini torna ad Avellino e parte alla 15,15 dalla Prefettura alla volta di Roma.
Per la cronaca la battaglia tra azzurri e rossi finisce senza né vinti , né vincitori e la spesa sostenuta dal Comunale per le manifestazioni del 31 Agosto e 1 settembre ammonta a 20503 lire tra cui la costruzione di un arco di trionfo ed i funerali di Giuseppe Sabatino. Furono tagliati tre boschi per far fronte agli impegni.La collina reale, oggi il toppolo, presentava da sinistra Badoglio,il duca di Aosta,il principe ereditario dell’Afghanistan,la duchessa d’Aosta,il Principe Umberto,il generale Baistrocchi ,già a Volturara nel 1935,il Re e Mussolini.
A ricordo di tali accadimenti fu fatta arrivare per via fluviale a Volturara una stele monolitica di pietra nera del Trentino che fu collocata sul monte Toppolo.
L’epigrafe, dettata dal maestro del Foro Alfredo de Marsico, recita:

ALLE GRANDI MANOVRE DELL'ESERCITO
NELL'ANNO XIV" E. F. 1 DELL’IMPERO
FV TEATRO L’IRPINIA
SBOCCO E TERMINE IL PIANO DEL DRAGONE
DA QUESTO POGGIO Dl TOPPOLO
IL 31 AGOSTO 1936
VITTORIO EMANUELE III
E BENITO MUSSOLINI
PRESENTI I PRINCIPI DI CASA SAVOIA
LE ALTE GERARCHIE DEL REGIME
LE DELEGAZIONI STRANIERE
VIDERO SFILARE
Al COMANDO DI S. A. R. I. IL PRINCIPE DI PIEMONTE
BANDIERE UOMINI E ARMI
SIMBOLI E STRUMENTI DI POTENZA A NOI
DI PACE AL MONDO

De MARSICO
dettò






Soldati caduti nella guerra di Spagna del 1936

1) Gioiella Giosuè
2) Meo Ottorino
3) Solito Edmondo

Bombardamenti del 1943

Maggio 1943
I Tedeschi per contenere l'avanzata delle truppe alleate già sbarcate a Salerno impiantano un campo di aviazione nel Dragone . Ogni giorno decollano e rientrano dai venti ai cinquanta caccia stucas . Le truppe con oltre duecento autocarri blindati sono accampate al Ceraso,gli ufficiali alloggiano nel Consorzio Boschivo a S. Carlo, ed uno ospedaletto da campo viene innalzato alle Chiaine. Tutte le strade di accesso vengono minate.
Fino al 25 Luglio i rapporti tra tedeschi e popolazione sono cordiali ,ma con la caduta del fascismo si interrompono immediatamente .
I tedeschi disseminano le alture di cannoni antiaerei , pronti ad entrare in azione al passaggio di aerei alleati che dal Sud si dirigono a Napoli. E spesso dal Dragone decollano caccia tedeschi per fermare gli aerei nemici . A fine Agosto ,mentre una squadriglia alleata sorvola Volturara viene affrontata da uno stormo di aerei tedeschi apparsi per incanto da dietro le montagne di Chiusano. Il cielo di Volturara diventa il teatro di una battaglia all’ultimo sangue con pallottole che arrivano fino a terra tra il terrore della popolazione ed alla fine dietro la Foresta va a cadere un aereo , in una nuvola di fumo. Anche nei giorni seguenti i duelli aerei continuano fino al
9 Settembre,giorno dopo l’armistizio firmato dal Re quando i tedeschi hanno l'ordine di rimuovere il campo e di ripiegare con il grosso della truppa autocarrata .Distruggono tutto quello che avevano in un enorme rogo che si vede fino al paese ,mentre esplosioni assordanti fanno capire che stavano scoppiando tutti i fusti di benzina in deposito . Due caccia bombardieri vengono gettati nelle fiamme, con ingente quantità di materiale bellico. Dopo qualche ora il campo è libero. Fino a tarda sera ogni tanto si ode l'esplosione di qualche fusto di benzina al quale il fuoco arrivava in ritardo. I più arditi coraggiosi si spingono fino al campo, razziando tutto quello che trovano , ma non si accorgono che i tedeschi dalla Cerreta osservano tutta la scena , che dura fino al giorno successivo.
11 Settembre
all’improvviso i tedeschi ritornano nella piana .Sono ormai un esercito nemico , tornato per frenare l’avanzata degli alleati che si aspettano da un momento all’altro arrivare da Acerno , passando per Montella e dirigendosi ad Avellino, attraverso le montagne. Il loro comandante, un maresciallo , subito soprannominato Mussacchione per le enorme sporgenza delle labbra e del mento scorazzando su una motocicletta per le strade del paese , facendosi aiutare da Luigi Garofalo come interprete incomincia ad impartire ordini e minacce .Impone alla Cittadinanza di riportare immediatamente al Dragone i fusti di benzina rubati, pena la distruzione del paese. Impauriti per l'ultimatum, tutti vogliono punire i ladri, che vengono subito individuati e provvedono alla restituzione della refurtiva. Ma i Tedeschi non soddisfatti cominciano a prelevare animali, apparecchi radio, macchine dattilografiche, macchine per cucire, automobili e viveri. Per essere più liberi nelle loro azioni ordinano con il banditore di lasciare le case aperte ed incustodite. Qualcuno nasconde le sue cose in ripostigli di fortuna altri offrono viveri spontaneamente con la speranza di calmare la loro ira , ma tutto è inutile . Mussacchione chiede la consegna delle armi civili e militari che vengono distrutte in un imponente falò acceso nella Piana del Dragone La tensione sale e qualcuno pensa di uccidere Mussacchione , ma per evitare rappresaglie , viene dissuaso. L’intervento della moglie di D. Ottavio Sarno,insegnante di tedesco e di D. Gioacchino Benevento calma l’ira dei tedeschi che vogliono mettere a ferro e a fuoco il paese. La popolazione come altre volte nella storia scappa sulle montagne . L’Acqua dl Zia Maria, Acquamieroli, Serra, S. Michele, Monte Costa è piena di gente di ogni condizione e che è costretta a vivere una esasperata e forzata promiscuità senza cibo ed acqua , dissetandosi nei pantani e mangiando erbe e radici di alberi. Le incursioni aeree alleate si intensificano , provocando la risposta della contraerea tedesca . Incominciano ad arrivare gli avamposti americani che stabiliscono segretamente contatti con i volturaresi.Uno di loro ,nascosto in un pagliaio in montagna ,viene curato dal dott. Mariano Lepore.
22 Settembre.
Il primo aereo alleato passa nel cielo di Volturara nelle prime ore del mattino. La contraerea tedesca apre il fuoco e lo colpisce. L’aereo perdendo quota , si abbatte al suolo in una nuvola di fumo e fiamme in contrada Tortoricolo. Si saprà che dei due occupanti, uno era morto nell’impatto mentre l’altro,il pilota, lanciatosi con il paracadute era sceso in contrada Mela e si era nascosto nel pagliaio di Domenico Candela. Ma aveva la sorte segnata ! I tedeschi, che avevano l’accampamento in contrada Ceraso , si precipitano sul luogo e , visto che il Candela non collabora, lo picchiano. Poi incominciano a sparare all’impazzata cercando di far uscire allo scoperto il soldato nemico. Nella sventagliata di mitra che investe il pagliaio,il soldato alleato nascosto viene ferito alle gambe .L’urlo di dolore segna la sua fine. Dopo averlo fatto uscire allo scoperto , lo fucilano all’istante.
Dopo mezz’ora, verso le dieci , avviene il primo bombardamento alleato. Una squadriglia di aerei lascia cadere alcune bombe sull’abitato provocando lievi danni in via Cupa e 3 morti ed un ferito grave in via Nocecupone.
La notte passa tranquilla e il giorno dopo molti ,pensando che il peggio sia passato , decidono di rientrare in paese.
24 Settembre
Una giornata tranquilla piena di sole. Si ode un rombo in lontananza e la cosa strana è che i tedeschi stavolta non aprono il fuoco. Da dietro la Costa al Freddano fino al Monte Mortariello, gli aerei ,divisi in due ali di sei ,
passano in un baleno. Nel cielo si vedono oggetti luminosi che escono dalla loro pancia.Poi fischi assordanti , un vento impetuoso, scoppi ed il tremare delle case. Segue un silenzio di tomba. Tutta Volturara è avvolta in un fittissimo polverone che arriva fino al castello di San Michele, sepolta sotto un cumulo di macerie. Molti raccolgono l’indispensabile e riprendono la via dei monti senza badare a quanto è accaduto. Molti, dimentichi dei loro cari, ritornano ai vecchi rifugi. Non si avvedono neppure delle macerie che sbarrano le strade, dei feriti che gemono sotto le macerie, delle case che bruciano, delle grida di soccorso. Dappertutto urla disperate, lamenti soffocati. Le vie Alessandro Di Meo, Piazza Roma, via Gennaro Vecchi, vico Percio, vico Salerno, via Cupa, via Nocecupone , via Morece sono disseminate di macerie e di bombe inesplose.
La gente scappa tra i rottami, tra le strade sconquassate, fra i crepacci, fra il groviglio di fili elettrici e telefonici, senza una meta. Calpesta i cadaveri, si bagna nel sangue , disordinata e confusa. L'arciprete Alessio Lepore si prodiga ad impartire in extremis le ultime preghiere. Si cerca di dare qualche aiuto a quelli che danno segni di vita. Si cominciano a comporre i cadaveri in casse di tavole ricavate dalle stesse macerie . Si raccolgono i resti mortali dei corpi dilaniati e mutilati,sparsi qua e là .I morti vengono estratti dalle macerie e portati al Cimitero. Molti sotto le macerie potevano essere salvati, ma la paura di altre bombe impedisce un valido aiuto. Per fortuna gli aerei avevano sbagliato il bersaglio e le bombe erano cadute in gran numero sul monte Mortariello. Diversamente di Volturara non sarebbe rimasta casa all'impiedi e i cittadini sarebbero tutti periti, perché a quell’ora erano quasi tutti in casa.
La popolazione riprende la via dei monti per accamparsi nei soliti nascondigli o per innalzare tende all'aperto. Le avanguardie alleate incominciano ad arrivare nelle montagne e cominciano a stringere alleanza con i cittadini ai quali non mancano di distribuire dei viveri e delle sigarette. Si dimostrano guardinghi per timore di essere denunziati o di incontrare pattuglie tedesche. I Tedeschi indietreggiano. Il passaggio continuo e furioso dei carri armati, provenienti dall' Appia 7 accresce la paura. Il transito è scortato da aerei. Il ricongiungimento avviene nella Piana del Dragone. Aumenta l'atmosfera di spavento perché si pensa che i Tedeschi vogliano creare una linea di resistenza alle truppe americane che ormai per la strada di Acerno, Montella - Cruci - Volturara e da Solofra - Senno - Uccolo - Volturara scendono nella piana. Ma il luogo è troppo scoperto . Il tempo incalza e le truppe corazzate tedesche, dopo aver distrutto i ponti, si ritirano verso Avellino, per arroccarsi a Cassino. Le truppe americane, scendono nella Piana del Dragone, sbucando da tutti i sentieri dei monti e liberano Volturara dallo sgomento e dalle distruzioni di altre incursioni.
Il grosso della armata passa veloce, inseguendo il nemico e Volturara rimane sorvegliata dalla legione straniera francese. Molte abitazioni vengono requisite, molti edifici pubblici vengono occupati. Si cambia tutto; si assapora subito un senso di libertà, ma solo per poco tempo. I legionari cominciano ad accampare dei diritti e pretendono oltre misura. Con quel poco di cioccolata e di sigarette che distribuiscono aggrediscono le donne, sculacciano i bambini, girano per le strade ubriachi e commettono atti di pornografia mai visti. Nonostante abbiano a loro disposizione donne prostitute che seguono le truppe, essi non sono contenti, né soddisfatti. Nasce il mercato nero. Ai legionari si avvicendano i Canadesi poi gli Australiani, ancora più esigenti dei primi. Nasce una sommossa popolare proprio il giorno di Pasqua del 1945 e Volturara viene coperta dal coprifuoco per tre giorni dalle ore venti alle sei del mattino. La fine della guerra libera anche Volturara dalla occupazione, ma i segni sono troppo visibili. Oltre al terzo delle abitazioni distrutte , il paese immolava 45 vittime civili .

Civili morti sotto i bombardamenti del 22 e 24 settembre 1943.
( Secondo i nomi sul monumento ai caduti furono 43.)

1) Marra Generoso, di Marcellino e Nicoletta Gioiella, di anni 13;
2 ) Monaco Angelo, del fu Generoso e fu Marino Maria, di anni 68, vedovo della fu Angela Maria Buonopane;
3) Palmieri Rosa, del fu Antonio e fu Palmieri Concetta, nativa di Castelfranci, di anni 54, vedova del fu Villecco Vincenzo ;
4) Di Meo Ettore, marito di Giuseppa Cristofano, figlio di Vincenzo e fu Giovanna Raimo, di anni 50, morto il 24/9/1943;
5) Cristofano Maria Giuseppa, moglie di Ettore Di Meo, figlia del fu Giuseppe e fu Fiorinda Meo, di anni 49, morta il 24/9/1943;
6) Di Meo Clelia, moglie di Federico D’Andrea, figlia di Vincenzo e fu Giovanna Raimo , di anni 55, morta il 24/9/1943;
7) Di Meo Giovanna, figlia di Ettore e Maria Giuseppa Cristofano, di anni 14, morta il 24/9/1943;
8) Di Meo Licia, figlia di Ettore e Maria Giuseppa Cristofano, di anni 11, morta il 24/9/1943;
9) Candela Olimpia, moglie di Nicola Magliaro, figlia di Michele ed Anna Pollio, di anni 58, morta il 24/9/1943;
10) Petretta Matteo, marito di Maria Rachele Ingino,dei fu Francesco e fu Teresa Di Meo, di a. 79, morto il 24/9/1943
11) Conte Giovanni, marito di Fiorina Di Meo, del fu Andrea e Maria Cesarea Picone, di anni 35, morto il 25/9/1943 .
12) Petretta Pietro, figlio di Carmelo e Angela Consilia Cristofano, di anni 14, morto il 25/9/1943;
13) Calabrese Vittoria, moglie di Nicola Meo, figlia del fu Angelo e fu
Rachele Di Meo, di anni 80, morta il 24/9/1943;
14) Meo Angela, moglie di Alessandro Pasquale, figlia di Nicola e Vittoria Calabrese, di anni 53, morta il 24/9/1943;
15) Picone Rosa, moglie di Sabino Mariano, del fu Ciriaco e fu Filomena Lomazzo, di anni 63, morta il 26/9/1943.
16) Candela Pietro, del fu Marino ed Alessandra Marino, di anni 14, morto il 15/10/1943;
17) Candela Antonio di Angelo Antonio e Giuseppe Di Feo, di anni 7, morto il 16/10/1943.
18) Meo Giuseppe, del fu Michele e fu Masucci Rosa, di anni 50, marito di Raimo Carmela;
19) Raimo Carmela, fu Antonio e fu Meo Luisa, di a. 50, moglie di Meo Giuseppe insieme al marito ed ai tre figli;
20) Meo Rosa di anni 21;
21) Meo Eddemondo di anni 14;
22) Meo Virginia di anni 16;
23) Meo Giovanna, del fu Pasquale e fu Meo Lucia, di anni 63, moglie di Meo Giosuè;
24) Lofruscio Gluseppa, del fu Davide e fu Borzane Clara, di anni 45, moglie di Paolo Velli;
25) Ingino Giuseppa, del fu Giovanni e fu Catarinella Maria Michela, di anni 57) moglie di Picone Giovanni;
26) Meo Alessandra Beatrice, del fu Pietro e fu Masucci Teresa, di anni 49, moglie di Cianci Angelo;
27) Mancanaro Antonio, di Angelo e Loreta Raimo, di anni 11;
28) Meo Giuseppe, di Leopoldo e di Feo Luigina, di anni 8;
29) Meo Benito, di Leopoldo e di Feo Luigina, di anni 5;
30) Vitolo Nicolina, di Pasquale e di Marino Barbara, di anni 16;
31) Meo Michelina, di Fabio e di Sarno Giuseppe, dl anni 28, moglie di Sarno Luigi;
32) Sarno Letizia, di Luigi e fu Meo Michelina, di anni 2;
33) Risoli Lucia, del fu Domenico e fu Meo Anna, di anni 37, moglie di Meo Pietro Carmelo;
34) Meo Filomena, di Meo Pietro Carmelo e fu Risoli Lucia, di anni 12;
35) Meo Domenico , di Pietro Carmelo e fu Risoli Lucia, di anni 3;
36) Feo Eugenio, del fu Angelo e fu Cristofano Alessandra, di anni 45, marito di Sarno Genoveffa;
37) Marra Angelo, del fu Alfonso e fu Rossi Lucia, di anni 69, marito di Natellis Giuseppa;
38) Amelia Ronga, del fu Evangelista e fu Maggio Giovannina, nativa di Nola e residente a Caserta, di anni 59, domiciliata in vita a Caserta ed ivi sfollata, vedova del fu Gerardo Gerardi.
39) Monzione Mario, morto il 30 settembre, del fu Carmine e fu Petretta Maria, di anni 52, marito di Raimo Maria, ferito da scheggia di cannone in montagna;
40) Di Meo Nicola, di Pasquale e Percio Maria, morto Il 4 ottobre, di anni 21, ucciso dinanzi alla casa dallo scoppio di una bomba;
41) Di Meo Ida, morta l’8 di ottobre, del fu Giuseppe e fu Raimo Carmela, di anni 6, in seguito a ferita riportata nella incursione aerea avvenuta il 24 settembre;
42) Di Meo Donato, del fu Michele e di Meo Alessandra, di anni 46, marito di Rosa Di Meo, morto Il 23 settembre per lo scoppio di una mina in contrada Serra Castagni,
43) Raimo Elvira, di Marino e Raimo Giuseppa, di anni 28, moglie di Calabrese morta a seguito di bombardamento aereo il giorno 24 settembre.
Si potrebbero aggiungere due ragazzi
44) Percio Alessandro di Giuseppe e Mariano Michelina di 12 anni
45) Calabrese Alfonso di Sabino e Marra M. Carmela di 13 anni ,uccisi alla Vallicella dallo scoppio di un proiettile di artiglieria il 24 Aprile 1944.














Soldati caduti nella II Guerra Mondiale

1 Di Meo Domenico sottotenente geometra
2 Lomazzo Ettore sottocapo
3 Feo Domenico sergente maggiore
4 Stoppiello Domenico aviere
5 De Feo Gaetanino soldato





6 Gallo Mario soldato
7 Liotti Giovanni “
8 Picardi Alberico “
9 Picardi Rizieri “
10 Picone Alfonso “
11 Pasquale Nicola “
12 Solito Giuseppe “
13 Sarno Nicola “
























Terremoto 23 Novembre 1980

Cinque morti nello spazio di cento metri ed il novanta per cento delle case lesionate.
Erano le 19 e 34 di Domenica e per 90 secondi l’Irpinia e la Basilicata ballarono come un tappo di bottiglia in un mare in tempesta. Le vittime furono Giuseppe Di Feo,ingegnere di 57 anni ; Elvira Sarno,maestra, di 21 anni e sua madre Giovanna Pedicino di 53 anni;Addolorata Buonamore di 49 anni ; Rosetta Lomazzo , ostetrica di 23 anni, morta nell’Ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi; un ragazzo di Montella del quale non si ricorda il nome;






































Volturara nei secoli


Dagli “Annali del Regno di Napoli nella Mezzana Età “ di Padre Alessandro Di Meo,Volume XII pag. 511:

Volturara: (<<Voltorara,Vulturaria, Votorale, Viturale>>)in Principato Ultra, diocesi di Montemarano. Detta così perché accerchiata dai monti (<<Vola terrae, Volutata>>), o dalla presenza di molti buoi (<<Vituralia>>).
Nel 797, le stava vicino il Casale S. Marco, distrutto. Aveva la Chiesa di S. Vito (1022).
Ebbe Signori Guglielmo di Tuilla, i Della Marra, i Carafa, i Masucci, gli Stramboni, i Principi di S. Nicandro, i Signori Beri. Il territorio di Montella l’e’ comune”.















19 Maggio 1664
dal libro dei Fuochi di Principato Ultra, vol, 609 :Questa è la dichiarazione premessa alla numerazione dei fuochi in Volturara:
“ La Terra della Voltorara nella Provincia di P.U. si possiede dall’Illustrissimo Don Andrea Strambone , Principe di essa e Duca di Salsa ; sta situata sotto una montagna e circonvallata da esse;una de quali confina con la terra di Montella verso Levante,distante da quella 5 miglia, et un’altra verso mezzogiorno,quale confina con la terra di Serino,distante da essa 2 miglia in circa. Verso ponente confina con le terre di S.Stefano e Sorbo,distanti due miglia , e verso tramontana con Chiusano e Montemarano,tre miglia.
La Terra predetta sta scarsa di territorii ,eccetto che li cittadini di essa ne possiedono per li sopranuminati paesi convicini,quali vi pagano la bonatenenza; né have altro detta Terra che un Piano di circuito di miglia due , dove si raduna tutta l’acqua ,che scaturisce da detti monti l’inverno, e dal mese di Aprile comincia a disseccarsi riducendosi in pascoli d’animali per l’estate ,quale serve parte per comodità de’ terrazzani,parte s’affitta da detta Università per pascolo; e li cittadini di essa vivono con qualche industria di animali,servendosi di detto pascolo per l’estate, e l’inverno ne’ paesi convicini,vivendo in comunità,non raccogliendosi in detta Terra nessuna sorte di vettovaglie,ma solo grano d’indio;e li cittadini di essa le dette robe le vanno a comprare per li convicini.Si vive anche per Catasto,con la quale esattione corrispondono a’ pesi universali”


















1768
Un istrumento con il quale il Sindaco Alessandro Marra fu Cesare compra con l’avallo dell’assemblea dei cittadini riuniti in Piazza un sottano detto il Granile in mezzo alla Piazza a lato del Campanile di proprietà del Clero per costruirci la Casa Comunale,dando in cambio un pezzo di terra in località Piano del Freddano.
…..Il d.to Alessandro Marra Sindaco dice che si faccia la permuta e si rinnova l’apprezzo coll’aversi misa a quel che valevano le dette case e darsene il valore di tanto del territorio allo Piano dello Freddano.
Sicché da tutti detti cittadini nessuno discrepante si è concluso che si effettui col Clero detta permuta col pigliarsi l’Università le case sopra e una sottana dove è la stalla col farsi l’apprezzo ed aversi mira a quel che valevano primo della rifazione e darsene tanto territorio al piano dello Freddano, e stipularsene le dovute carte
Notaio
Pennetti Giuseppe

1786
In un documento del 1786 Carlo De Marco rivolto al Caporuota Basilio Palmieri sostiene che
Voltorara da 12 anni è stata in mano di gente facinorosa contro le leggi e gli ordini di S.M. a alla S.V. che ha deciso darsi il possesso per questo anno alli governanti fortunatamente eletti tra le persone per bene e che per riparare all’avvenire convenga escludersi dai Parlamenti tutti coloro che sono stati servi della pena e li malviventi ed inquisiti tutti colli loro congiunti consanguinei ed affini sin al quarto grado e vedersi e rivedersi con precisione rigore e zelo li conti da 12 anni in qua ,tolti i cavilli e dilazioni....



1796
Francesco Sacco dal Dizionario Geografico Istorico Fisico del Regno di Napoli:
Voltorara , Terra nella Provincia di Montefusco,situata alle falde degli Appennini d’aria cattiva.






1799
......Il 10 febbraio 1799 il Conte Ettore Carafa si mette alla caccia dei rivoltosi di Sorbo,Salza. Voltorara e Montemarano. Salendo per le orribili montagne fra le quali trovasi nascosta Volturara,terrore dell’ex provincia di Montefusco,riesce a sedare l’insurrezione “usando più l’ingegno che la forza” i cui giovani più vigorosi impiegò alla difesa della Patria e della Libertà.......

1802
Da Giustiniani
“Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli” 1797-1802
La sua situazione è molto infelice essendo cinta di monti e le acque che calano dà medesimi,non avendo un libero esito ristagnano nel Piano e cagionano un’aria niente sana alla sua popolazione.Se non vi fossero alle radici di un monte due bocche,chiamandole del Dragone,che se le sogliono assorbire,certo che cagionerebbero un’aria molto pestifera, e da rendere spopolato il Luogo.

1805
Dalla relazione spedita dal Preside di Montefusco Giovanni Galliani al Sopraintndente Generale di Polizia di Napoli del 2 Ottobre 1805 a proposito della comitiva di facinorosi di Voltorara:
……giacché essendo situata la Terra di Voltorara alla falda di una montagna,la quale ha comunicazione da un lato colle montagne di Montella,Bagnoli ed Acerno, e dall’altro con quelle di Serino, e Giffoni ,perciò nell’inseguimento tali facinorosi internandosi nelle montagne suddette dalla gente di armi se ne perde la traccia,ne’ per quante ricerche e maneggi si fussero fatti sin ora non si e’ potuto avere una spia fedele per essere a giorno nel luogo del loro ricovero”.








1807 16 Maggio
l’Intendente della Provincia Giacomo Mazas nel giro per i paesi per controllare l’ordine pubblico su ordine del Ministro della Polizia Cristoforo Saliceti arriva a Voltorara .L’impressione che ne ricava è di un paese povero ed arretrato
” La popolazione è in parte molto povera. Essa non è molto civilizzata, e la forza delle leggi pare che non vi si rispetti in tutta la sua estensione. Da un punto di vista amministrativo il paese è attaccato al nuovo Governo e la sua Guardia civica si è distinta in diverse occasioni.”
Il Sindaco è Giuseppe Savina ,analfabeta, fratello di Don Pasquale,sacerdote e famoso oratore .Eletti sono Giuseppe Masucci,nonno del notaio Leonardo, e Giovanni Marra.

1810
l’ordinanza Giampaolo stabiliva i confini tra Volturara e Montella. Lo stesso ebbe a dire rivolto all’Agente demaniale De Pascale:
“ Voi che siete tanto giusto,potete addolcire le condizioni di quella gente e dare a Volturara qualche altro spazio,dove le acque,che divergano,fanno maggiore rovina a quella infelice popolazione. Io la raccomando alla vostra equità.”

1861
Il Giudice delegato Pasquale Vigorita, sulla rivolta del 7 Aprile 1861:
Volturara è posto nel centro della Provincia in un bacino circondato da un gruppo di montagne che lo stringono all’est all’ovest ed al sud , e le acque che ne scendono vi formano un lago stagnante che ne rende sterile il terreno e l’aria alquanto malsana
( Volturaria quasi volutata , dal giro dè monti che lo chiudono ; o dallo stare come in fondo accerchiata quasi vola terrae , De Meo , Annali critico-diplomatici vol II pag 511)
Quivi il raggio vivificatore dell’incivilimento non penetrò che con pallidi riflessi. Gli abitanti han tenuto sempre del feroce e del sanguinario. Le scuri a lunghe maniche , che diresti senza tema le framische dei barbari , sono tuttavia le loro armi formidabili.
Questo popolo così temprato non potevasi al certo slanciare ai novelli ordini civili . Li accettò invece con calma , ma neanche tale calma venne risparmiata , cosicché or qualche grido sedizioso , ed or qualche fatto venne a turbare la pubblica coscienza.
Alla impunità tenne dietro la tracotanza






1861
Il Governatore della Provincia di Avellino Nicola De Luca in un rapporto al Dicastero dell’Interno dopo aver sedato la seconda rivolta del Luglio 1861 :
“ Volturara , paese barbaro ed incivile,quantunque grosso di cinquemila abitanti.Feci sfilare tutte le truppe e i cannoni per il paese,perché quegli èbeti si persuadessero della forza del Governo

31 ottobre 1862
Il Consiglio Comunale per impedire il raffronto con altri paesi di simil nome della Nazione decide di cambiare il nome da Volturara a Volturara Irpina.
Considerando che gli inconvenienti enunciati nella Ministeriale sonosi realmente verificati spesso tra questo paese e Volturara di Capitanata
Considerando che se utile sia fissare una distinzione fra i due paesi ,debba ciò farsi col basarne l’attribuzione su precedenti storici,che nel mentre ne rammemorano l’antica origine ,su fatti dagli antenati si offrono scuola di esempio agli attuali abitanti
perciò unanimamente delibera che questo Comune dietro la sovrana sanzione venga appellato
VOLTURARA IRPINA
La presente si e’ approvata per alzata e seduta,riconoscendosi proclamata dal Sindaco.





















1863 Consiglio Comunale sulle origini di Volturara
Distrutta la bella e ricca Sabazia dalle valorose truppe romane i suoi abitanti perseguitati e raminghi si ricoverarono nelle gole dei vicini Appennini .Da un branco di essi fondossi Volturara,la quale man mano venne sensibilmente crescendo, in ma i suoi abitanti quasi memori della propria origine non han creduto mai smembrare il fabbricato nel desio forse di conservare l’idea di quel reciproco soccorso che qui guido’ e tenne uniti gli avi primieri .Ne’ i due burroni che intersecano l’abitato lo dividono menomamente,dappoiche’ quantunque solcati da acque in caso solo di abbondevoli piogge pure mercé molti ponticelli le comunicazioni si hanno facili, e continue,ne’ si sono mai sperimentate interrotte.
Unito il caseggiato non si potevano al certo avere difformi e divisi gli interessi e le relazioni fra gli abitanti.E pel lato religioso il popolo raccoltò in unico tempio da’ primordi del Cristianesimo vi ha fatto echeggiare unita, e concorde la preghiera. Fondata quindi la cura delle anime nella Chiesa Recettizia di San Nicola di Bari,vi si e’ provvisto fino al 1855 di un Arciprete con 24 partecipanti e la popolazione educata ugualmente negl’ atti di religione ,ne ha pure ricevuto sempre sollievo e conforto negl’ultimi momenti di vita,il che ora non si può espletare dal solo parroco.














1865 20 Novembre Consiglio Comunale :
L’abitato di Volturara messo in un angolo settentrionale dell’alto Terminio giace in una vallata circondata da monti. Circoscritto e piccolo è il suo territorio, ed il piano che vi è nel mezzo,viene nella massima parte occupato per due terzi dell’anno dalle copiose acque che vi cadono dalle montagne, e che vanno poscia ad essiccare parte ingoiata da un naturale antro sotterraneo detto bocca del Dragone, e parte dall’azione dei calori estivi. Le piccole strisce di terreno che vi restano intorno e che soglionsi addire a coltura vengono pure spesso allagate;. Ed il ricolto dei più rozzi farinacei che vi si seminano or per l’umido or per lo gelo facilmente si perde, e quasi sempre scarso o cattivo si verifica.
Oltre a ciò,non di rado ostruito l’antro sotterraneo,la stessa esistenza del paese è stato minacciato.
Per tali ordinarie vicende la condizione di questi abitanti si rende infelicemente misera,mancando loro gli elementi più necessari della vita naturale e sociale,cioè l’aere salubre ed il lavoro più essenziale,la coltura dei fondi. Per tale condizione questo paese popolato di ben oltre a 5300 abitanti, vede perennemente raminghi quasi un terzo astretti a procacciarsi altrove il sostentamento della vita con l’impiegarsi nei mestieri più faticosi e duri.
Egli è quindi che i volturaresi condannati dalla natura a vivere tra monti altissimi,in cui l’inverno dura oltre i sei mesi e le nevi ed i geli vi sono quasi che permanenti , e mancanti di un sufficiente territorio coltivabile meritar debbono speciale considerazione. A ciò si aggiunge che l’elemento industriale,che era in pria quasi il solo produttivo nel paese,ora si vede in sensibile decrescenza,parte per le epizoozie che han colpito gli animali, e parte per le vessazioni e pé danni del brigantaggio.

Avellino 7 Novembre 1868
Al Sindaco di Volturara Irpina
Dove la situazione pubblica ed individuale reclama l’adozione di efficaci provvedimenti per essere tutelata ,ogni considerazione per peculiari interessi deve tacere. Duole quindi allo scrivente che le condizioni speciali di codesti abitanti possono far avvisare soverchiamente rigorosa l’ordinanza del 27 Ottobre or decorso; ma poiché essa per essere produttiva , bisogna che sia indistintamente e letteralmente eseguita , senza veruna eccezione a riguardo, così è utile prevenire la S.V., che sarà tenuta personalmente responsabile di qualsivoglia inadempimento.
f.to Il Prefetto.

1870
Giuseppe Garibaldi in riferimento alla bonifica del Dragone ebbe a dire nel Parlamento italiano di Torino
La Bonifica del Dragone e la viabilità sono la vita o la morte di Volturara come le infezione malarica nelle Province meridionali è causa di degenerazione e di disagio economico

1880
Pioveva da parecchi giorni; ma dalla sera del 30 Novembre al mattino del 1 Dicembre 1880, l' acqua veniva giù come Dio la sa mandare. L'arco dell' orizzonte coprivasi di una scura e densa nuvolaglia che il baleno di tanto in tanto fendeva, illuminando della sua vivida luce le mura delle case e l'umido lastricato di Piazza Municipio; al frequente guizzo del lampo, succedeva romoroso il tuono, e l' aquilone infuriando orribile mugghiava, squassando i vetri delle finestre faceva tremare le case. I rami dei nocchiosi secolari tigli della Piazza erano dall’impeto del vento scrollati, schiantati, spezzati e portati via; mentre la pioggia cadeva a catinelle scrosciando,il torrente di Via Alessandro di Meo ingrossato dalle acque precipitanti dai monti,impetuoso usciva dal letto, ed a balzi spumando e rumoreggiando inondava la cennata Piazza e le circostanti vie dell' abitato, mentre tutto travolgeva, lasciava dietro se l' orrore e la rovina.
In tanto spaventevole frastuono udivansi per l' aere oscura risuonare preci, bestemmie, lamenti e disperati accenti della povera gente che con orrore vedeva l' unica sua casipula allagata dalle acque, che trasportavano via le poche derrate rimaste poste per l’invernale alimento della miseria e grama famigliuola.
Era alta la notte, e il tempo non accennava a smettere, che anzi il cielo era sempre coperto di nuvoloni neri neri, e bassi; i lampi succedevano ai lampi, il tuono rumoroso rombava, ed i miseri sciagurati fuori delle loro case a quell’ora e con quel tempo che manco i lupi si mostravano fuori delle loro tane, con disperato coraggio si cacciavano nella corrente, mentre l’acqua di sopra flagellava le spalle, per raccogliere qualche oggetto, utensile, o stoviglia che giva a galla o portata via, o nel fango e nella ghiaia travolta e dispersa…….

Da Iannacchini 1889
Tra i monti testè notati hassi un altipiano , con uno avvallamento , ove, al liquefarsi delle nevi nei monti soprastanti, si forma un gran lago, le cui acque , per un meato posto nel suo centro, s’intromettono sotto terra e vanno ad animare le sottostanti fiumane . Questo lago incassato tra i monti di Serino,Salsa e Chiusano , ha il nome del Dragone, e Volturara che gli è dappresso , assume l’aspetto di un villaggio svizzero, quando d’intorno tutto è biancicante per neve.

1889
Dopo la 2° guerra punica , circa due secoli prima dell’età volgare, distrutta dai Romani una delle più potenti città degl’Irpini , detta Sabazia (1), sita su uno dè punti occidentali dè monti che sovrastano Volturara , dal senato di Roma fu emanato un decreto pel quale gli abitanti dispersi per le campagne , furono costretti edificare tanti abituri,sparsi su vasto territorio,che man mano, cresciuti in numero , dettero origine a diversi paesi, fra i quali Montella, Serino, Giffoni ecc. I cittadini che vollero abitare ad Oriente dè monti Tremoli dettero origine a diversi Casali componenti la Terra di Montella, alcuni distanti fra loro, fra quali Volturara,Bagnoli,Cassano.
Questa , e non altrimenti, è l’opinione degli storici più accreditati, fra quali il De Meo, profondo filosofo e sommo critico annalista, le cui opere sono state in ogni epoca , ricercate dagli stranieri , principalmente dai dotti di Germania.
Volturara per lunga pezza fu unita a Montella; ma, dopo cresciuta notevolmente in numero di abitanti, se ne distaccò ( a differenza di Bagnoli , che continuò a dipendere da Montella fino al 1320), quantunque avesse continuato a far parte di quel Gastaldato, eretto sotto il dominio dei Longobardi.
Dopo il 1138 , Montemarano, per opera del Re Ruggero, fu in gran parte distrutta , e Volturara fu notevolmente aumentata in numero di abitanti.
Nel 1500 fu accresciuta , ancora di più dagli abitanti di alcuni villaggi , che si staccarono da Chiusano.
Sarebbe lunga per quanto importante la sua storia feudale, sotto la cui epoca venne eretto un grande castello , di cui oggi se ne veggono i ruderi, su di un piccolo monte , che sta a cavaliere del paese, detto S. Michele , edificato sotto i Carafa. Tralasciamo tutti i fatti notevoli , che fanno ricordare nella storia il nome di questo paese , avvenuti sotto diversi , che tennero ivi signoria , come, fra gli altri , i Balbano, i Tuilla, i D’Aquino, i Cabani, i Della Marra, i Carafa, i Masuccio, gli Strambone ed i Berio....


(1) I cittadini della Sabazia venivano chiamati Sabatini, detti da Tito Livio ( 22 e 26 ) Uslambandi .Causa della distruzione fu che i Sabatini , privati delle cittadinanza romana e del glorioso nome latino, dopo aver giurato fedeltà ad Annibale, si confederarono con i Sanniti.




1890
Volturara capoluogo di Mandamento dal 1817 comprendeva Santo Stefano,Salza e Sorbo, e faceva parte del Circondario di Sant’Angelo dei Lombardi..
Nel 1830 Santo Stefano se ne staccava per aggregarsi ad Atripalda.
<< Volturara era stato scelto perché era l’orrore della Provincia per gli enormi delitti di sangue e rapina che vi si commettevano e per dividerla da Montella verso cui esisteva e forse tuttora esiste astio per la promiscuità di demanio dell’immensa tenuta boschiva del Terminio; astio che quasi sempre trasporta al sangue. E nessuno si oppose perché questo Comune distante da ogni centro di civiltà ,chiuso fra monti invalicabili di propria natura fiero , senza la vigilanza di un rappresentante della Legge,ciascun abitante scorazzava libero e di se stesso inconscio , dedicandosi a turpidini, eccidi e rapine.>>.

Antonio Del Vecchio 1894
…. Nelle infime classi popolari, nel villico che lavora e produce, lo dico con sicura coscienza, la pubblica educazione è molto più innanzi che negli alti ceti sociali. Nella classe che s’intitola civile, parlo di pochi, il contatto assume un’attitudine di esplorazioni ed una diffidenza affatto giustificata. I naturali del luogo si lacerano a vicenda: non ci è fama incontaminata che non si tenti maculare, non vi è condotta onesta che non si denigri, non uomo politico, Ia cui fama non sia lacerata da malignazione . La insinuazione poi è vizio predominante di questo paese e vi lascia nel cuore un senso di disgusto. Signori, è tempo che cessi questo sconvolgimento di senso morale: vi muova a pietà l’onore del natio loco. E se questo onore paesano vi è caro, insorgete tutti a combattere questo pernicioso sistema: riabilitate nella stima della provincia il Comune di Volturara ed operate in modo che gli uffici pubblici al solo nome del vostro paese, non si preoccupino, né guardino con diffidenza gli atti che partono da voi. Se non fosse per pochi mestatori, che invece di lavorare se ne stanno sotto il tiglio maestoso dell’unica vostra piazza, colla predominante idea di addentare tutto e tutti, e coIl’evidente scopo di pescare nel torbido, specialmente nei negozi municipali. in Volturara si potrebbe vivere una vita tranquilla .
Fu così ieri, speriamo non lo sia domani.



1894
Da “ Il Capourbano” di Vincenzo Pasquale
In queste pagine,scritte quando la salute pubblica non lasciava nulla a desiderare,o per meglio spiegarmi quando il monotono e noioso tin tin del mortaio non tormentava l’udito dei passegieri, e di coloro che assisi nei vicini caffé, od al vezzo dei larghi spaziosi tigli di Piazza Municipio con carità fraterna sogliono da mane a sera rivedere le bucce al prossimo;

1901
21 Luglio Consiglio comunale sulla questione della promiscuità da sciogliere tra i due Comuni.
Occorre menzionare l’allegazione in difesa di Volturara del 7 settembre 1759 ,la perizia del 20 Maggio 1613, e quella del 1750 e la destinazione di un Baglivo per Volturara. Tutto questo stato di fatto trova conferma nella legislazione longobarda e Normanna e nelle tradizioni antiche ,le quali
ricordano che Montella e Volturara erano unite insieme per difendersi contro terzi,specialmente contro Acerno,Serino e Santo Stefano. La destinazione dei due baglivi nello interesse dei due comuni confermano la unione nel possedere e nel conservare




1904 da la “Faggeta” di Vincenzo Pasquale
Dopo il 1860 nei nostri Comuni al Decurionato , in cui sedevano uomini di antico stampo più probi che dotti ,più onesti che destri , successe il Municipio , che dai vecchi tiranelli rifatti liberali , circondati da gente di ogni colore , fu preso d’assalto e vi s’insediarono ; ivi dispotizzando su tutto e su tutti , indussero la parte sana a ritirarsi dai pubblici affari , per non essere condaminata dagli alterni vizii.

1908 19 Settembre Intervento dell’avv. Alesandro Sarni nel Consilio Comunale
<<tu Volturara devi vivere e morire nella tua gabbia di ferro,attossicata dal microbo malarico del Dragone,quando non resti sepolta dalle acque,che scendono dai monti che non sono tuoi ed irrompendo nel tuo territorio ti avvingono al fatale destino…>>



21 Aprile 1909
..........Ed è necessario che si dia loro un attestato di doverosa riconoscenza ,
attestato che sarà dalla Storia ,rivelatrice di verità,tramandato con senso di altissimo ossequio ai nostri più tardi nipoti e che valga a far loro continuare,
con coscienza forte ,convinta ed illuminata l’opera così bellamente da altri iniziata a favore di questo Comune e con maggiore lena, con maggiore intelletto d’amore.
Il Sindaco Leonida Picardi

5 Settembre 1910
Il Sindaco Sig.or Dottore PietroAntonio Pennetti legge al consesso il suo programma di amministrazione dal tenore seguente:
<< egregi colleghi consiglieri. Chiamato dalla volontà degli elettori a far parte del Consiglio comunale di questo Comune ed elevato da voi alla carica di Sindaco ,non sarei uscito dalla quiete delle mura domestiche per dedicarmi alla cosa pubblica ,se non mi avesse spinto il pensiero che il Sindaco è il sacerdote della nuova fede nazionale e può fare del gran bene ,se nell’adempimento dei propri doveri sappia superarsi di ogni altra ambizione ,
che non sia quella del pubblico vantaggio .E di appunto a questa specie di abnegazione ,direi quasi di martirio in verità io ho voluto dedicarmi nello scorcio della mia vita e ciò se le mie forze da una parte e la vostra cooperazione dall’altra ,nonché la vostra benevolenza ,che mi auguro di sempre meritare ,non mi verranno meno.>>
…. Nel programma che espone affronta con determinazione e lucidità le problematiche dell’epoca ,dallo scioglimento della promiscuità con Montella,alla bonifica del Lago Dragone fino alle quotizzazioni ed alle usurpazioni dei terreni da sempre in atto.
Il Consiglio comunale in una nota ufficiale afferma di condividere appieno il programma del Sindaco e garantisce che la presenza del nuovo Sindaco porterà subito al paese i suoi larghi frutti di generale benessere
Interprete dei sentimenti della cittadinanza istessa fin d’ora tributa al Sindaco sentimenti della propria riconoscenza e della propria stima ,di cui il paese è fermamente convinto,che egli non saprà demeritare ,perché convinto pure che l’attività meravigliosa del dottor Pennetti ,uomo destinato a passare incontaminato alla storia di questo Comune che gli diede i natali esplicati obiettivamente e con concordia di sentimenti,oltre all’ingigantire la figura morale di lui ,gli farà diritto all’omaggio e all’affetto del paese.



1913 Eco di Volturara di Alessandro Sarni
“ Ma da banda lo scherzo , si domanda sapere dai gracchiatori di Piazza , da non confondersi con la greppia e col martoriato proletariato, che assiste estatico ed incosciente alla corografica scenografia: Se questo paese ,che la carta geografica segna col nome di Volturara Irpina al quale è stato tutto negato , e gli si vuole prendere quel pò che resta, faccia parte , o no, del consorzio umano, e se i volturaresi , al pari di tutti gli uomini ,abbiano diritto ai beni della terra, ovvero debbano restare accampati in aria?.....
......quando il Genio ,liberatore dei popoli oppressi , spazzò dal suolo d’Italia i tirannelli , che per secoli la tennero divisa e umiliata,echeggiò sulle labbra di tutti l’inno della liberazione dalla oppressione. L’Italia si costituì ad unità di Nazione; ma l’inno di redenzione della coscienza delle sparte membra unificate giace ancora latente , e l’aritmetica non fu la norma costante dei governi , che si successero dal 1860 in poi , nell’equa distribuzione degli oneri e dei benefici.
Dopo un cinquantennio il nostro paese non ha fatto un passo innanzi nella via del miglioramento economico e civile , ed è rimasto straniero affatto al gran movimento del pensiero e della vita moderna.
Lasciato nell’isolamento come cadavere insepolto nella cerchia dei suoi monti , che lo separano dal consorzio umano, e nella pozzanghera miasmatica del Dragone ,avvelenatrice dell’esistenza e causa di degenerazione , al nostro paese fu tutto negato tranne il messo esattoriale e gli si prese quel pò che aveva e poteva sperare in meglio ,recidendogli le arterie principali della vita organica , che sono la viabilità e la bonifica del Dragone.


1913 da l’” Eco di Volturara di Alessandro Sarni
Durante il Regno di Federico avvennero i primi Vespri contro i francesi stanziati a Volturara , che ne uscirono sterminati.
La leggenda racconta che dal Cimitero dei morti di Volturara uscirono legioni di armati che misero in fuga e fecero strage degli invasori liberando li paese.
L’avvenimento è ricordato nei secoli con la festività della Domenica del Purgatorio che si celebra ogni anno.

1916 Volturara da N. Pasquale
Volturara,Comune capoluogo di Mandamento,circondario di Avellino;conta 5606 abitanti. E’ un ridente e pittoresco paese situato in un bacino o meglio in una gola coronata da altissimi monti,tra cui maestoso ergesi il Terminio.
Questo abitato si trova con aria malsana,per aver mai pensato a bonificare il Dragone,lago che vi si trova poco lontano,avente una circonferenza di oltre dodici chilometri,pieno di acque dall’ottobre al maggio,asciutto nei mesi estivi,e perciò la produzione dell’aria rarefatta,umida,miasmi e febbri.
La bonifica del lago Dragone non è avvenuta,a causa della colpevole apatia ed inerzia dei nostri rappresentanti politici ed amministrativi,di tutti i tempi. Il forte e generoso popolo volturarese intanto, è costretto a respirare aria poco salubre ed ossigenata;mentre questo paese potrebbe essere,
specialmente nei mesi estivi,in cui si gode il fresco,soggiorno preferito di villeggiatura,anche pei forestieri. Del resto,questo anormale ed indegno stato di cose torna a disdoro dei nostri poco benemeriti padri ,i quali,come sempre,se ne stanno con le mani alla cintola!
Il popolo ,da tempo, li ha condannati,emettendo il suo giusto e severo verdetto.
Questo paese,chiuso nei monti come in un cerchio di ferro, è del tutto segregato dal consorzio umano.


Volturara Irpina 25 Novembre 1930 il podestà Luigi Pennetti
I forti Irpini ,piuttosto che sottomettersi a Roma ,colla certezza che un giorno la loro virtù guerriera fosse riconosciuta ,si rifugiarono qui tra i contrafforti del Terminio .Strenuamente pugnarono ; Roma li accolse quali popoli federati nel suo grembo.
Agricoltori dissodarono “la palude del Dragone” , pastori svilupparono l’industria degli armenti .Mancava ,come tuttora manca l’acqua.Scavarono pozzi rudimentali,si dissetarono ai torrenti, salirono i monti per attingere la linfa salutare.
Perché qui la natura veramente è matrigna. Le montagne che attorniano Volturara ed il piano del Dragone sono costituite da calcari a rudiste,cretacei,stratificati , fessurati ,permeabili. La scienza afferma che in casi consimili si verifica il seguente fenomeno: le acque percolanti nella massa montuosa , per speciali fratture e litoclasi del calcare zampillano in determinati punti , dando origini a grosse sorgenti ; le acque interne filtrano fino al livello del mare e la si disperdono . In conseguenza un versante presenta bellissime sorgenti ; l’altro è completamente asciutto.
Tale legge si rileva nella sua crudezza nei riguardi di Volturara.
La gran massa del Terminio situata a sud del paese porta tutte le sue acque verso mezzogiorno producendovi sorgenti meravigliose ( acqua Centraloni,delle Madonne, delle giumente ecc..) mentre sul versante a nord non c’è nulla.
Per ragioni strategiche presero qui stanza gli Irpini: hanno sofferto ,soffrono la sete; la vita viene minacciata dai microbi virulenti dei pozzi e della palude; la terra non da quello che può e deve dare; l’industria armentizia è minata dalle malattie .Eppure il problema del rifornimento idrico si impone nell’interesse della razza forte , della civiltà, del progresso.

Olindo Picone 1930 geometra
Premurato da S.A. cooperativa del Littorio ed intenzionato di concorrere allo studio del problema cittadino,per l’amore alla terra natia,mi sono accinto all’arduo compito ,lusingato anche dal pensiero di incontrare l’approvazione del capo della civica Amministrazione e delle autorità preposte all’esame del progetto. E’ opportuno accennare all’attuale disposizione topografica del paese,caratterizzata da un eccessivo sviluppo addossato alla costa del monti “ Costa,Mortariello e S.Michele” molto acclive ed accidentale,per giustificare la necessità di un ampliamento verso la parte piana situata a Nord del centro urbano.
Sviluppatosi nei primordi interno alle pendici del monte a cavallo lo storico castello Marchesale ,più tardi trasformato in Santuario,con strade alpestri ,tortuose come le esigenze difensive imponevano,anche per la vicinanza dei boschi utilizzati egregiamente nei rigori invernali,su di un terreno prevalentemente scosceso ed a sotto suolo roccioso,il paese tagliato fuori dalle comunicazioni di transito,non fu suscettibile di un ordinato e migliore sviluppo edilizio. E se a queste ragioni si aggiunge l’inettitudine dei passati capi di amministrazione , veri e diretti responsabili dei Governi che nulla fecero in pro delle industrie e dimenticata cittadinanza volturarese ,più aggevolmente si spiega l’attuale conformazione del paese e la necessità di un ampliamento nella parte piana di esso.
Solo più tardi abbattuta la feudalità ,il popolo cominciò a sentirsi più sicuro dalle incursioni,il paese venne ad espandersi un poco verso la valle con le sue tre lingue ,in cerca di migliore posizione. Ma quasi tutte queste nuove costruzioni , sorte senza norme determinate non potettero elevarsi nella parte migliore e pianeggiante del paese forse perché in possesso dei maggiorenti di esso.

Dal << Mattino >> del 10 Dicembre 1953
Nella zona di Volturara vive l’incubo del bandito.
In questa terra senza pace, come un fantasma si aggira l’omicida più efferato dei nostri tempi
Tutti i colleghi più o meno illustri che mi hanno preceduto in questa zona , in occasione di qualche recrudescenza della criminalità , hanno nella giustificata fretta della redazione del << servizio>> fatto si e no qualche breve accenno alle origini di questo doloroso fenomeno delinquenziale che ha fasciato di una trista fama una delle piaghe più dimenticate dell’Irpinia; si che l’allarme lanciato non ha potuto raccogliere la dovuta considerazione da parte di quegli organi preposti alla normalità o alla sicurezza del territorio.
<< Solite fantasie di giornalisti>>, si sarà pensato << dovute a fattori di carattere contingente..>>. E infatti , passato l’omicidio e consumata la rapina, terminata la battuta a vasto raggio con qualche fermo, ripartito l’inviato speciale del settimanale a rotocalco , tutto è ritornato nel silenzio come prima o più di prima; e il famigerato senso di rassegnato fatalismo , che nuoce tanto a noi italiani, è ritornato a regnare sovrano.
Eppure questo fenomeno che è cessato di essere tale per assurgere al ruolo di male cronico –- non accennando a scomparire da ormai dieci lunghi anni a questa parte — va tenuto nelle debite considerazioni e va affrontato risolutamente e va combattuto senza soste, risalendo alle origini e alle cause e cercando di capirne le ragioni , attraverso lo studio di tutti quegli elementi che ne formano l’ossatura , e che ho cercato di raccogliere in maggior numero possibile , nella speranza di giovare in qualche modo alla causa della Legge; ma di quella legge sana ed onesta , dura quanto è necessaria per vincolare il germe della criminalità alla paura della giustizia , in modo da tenerlo in soggezione sino al più profondo e al più definitivo dei logoramenti.
Ma quali sono queste origini , quali queste cause ? la risposta non può essere data con uno slogan , e tanto meno può essere contenuta in pochi righi; il lettore avrà la bontà di seguirmi idealmente in questa inchiesta e le conclusioni le trarrà da se .
Innanzitutto bisogna tenere presente la particolare configurazione topografica della zona:
Volturara Irpina mi è apparsa una matura mondana sdraiata mollemente in una liscia pianura dalla quale tuttavia basta muoversi leggermente per trovarsi in montagna ; ma una montagna ricchissima di anfratti , di nascondigli naturali , che sembrano fatti apposta per favorire le attività più segrete e meno pulite. Un carabiniere , che prestava servizio di rinforzo a Volturara fino a qualche tempo fa , mi disse che era stato coi reparti antibrigantaggio in Sicilia e in Sardegna ma che i monti di Volturara sono tremendamente più pericolosi che non quelli di Partinico o di Orgosolo ; ora che ho visto personalmente la zona non credo che quel carabiniere abbia detto un’esagerazione . A questo aggiungete un’altra calamità che affligge il paese ; la nebbia. Dalle 19 della sera fino alle tarde ore del mattino , Volturara fa il bagno in un mare di nebbia che sembra d’importazione inglese, tanto è fitta e umida e persistente; agire e muoversi in quella nebbia vuol dire rovinarsi la salute.
Eppure da queste montagne , sia pur fasciate quasi tutto l’anno dalla nebbia , il paese trae risorse economiche di non lieve portata; i tagli boschivi , eseguit mediante il sistema dell’asta pubblica sul palazzo del Municipio fruttano al Comune parecchie decine di milioni l’anno. Ma dal tenore di vita ordinario della popolazione , non sembra che quei milioni siano mai stati introitati: tranne una recente pavimentazione di un tratto della piazza principale del paese e qualche altro lavoro di irrilevante entità. Volturara difetta di strade degne di questo nome. I tracciati , sui quali avrebbe dovuto aver luogo un serio lavoro di livellamento e pavimentazione , sono contraddistinti da uno strato di melma fangosa che vi porta l’umido nella persona anche attraverso le calzature più compatte. Inutile parlare poi delle case che assomigliano fatta qualche rara eccezione , pù ai tucul abissini che non alle abitazioni di un paese civile; e , come se non bastasse tutta questa penuria , quelle poche che vi sono ospitano una penosissima promiscuità di uomini e bestie ; sì che l’igiene va senz’altro a farsi benedire.
Di chi la colpa di questo stato di cose ? Io credo che non siano responsabili individui singolarmente considerati, ma la banco degli accusati bisognerà chiamare tutto un sistema di vero e proprio feudalesimo che detta legge in quel di Volturara . Non è feudalesimo --- infatti--- imporre una vantata quanta discussa superiorità attraverso mezzi di coercizione morale di pretta marca medievale ? Non è vergognosamente feudale proibire a Tizio di far visita a Caio , sol perché , Caio è nemico di andare da Caio ( ?!?!?) , deve farlo con gli opportuni mascheramenti e , magari, profittando di una via traversa ?
Si, questo è il<< punctum dolens>> della piaga: eliminare questo punto e , per primo risultato positivo, avrete l’eliminazione dell’odio , che è un fattore determinante della violenza. Ma , invece, questo sistema regna sovrano: e voi aggiungete a questo la completa assenza di ogni iniziativa di progresso sociale , addizionategli lo << status >> psicologico dei cittadini tutti , imbrattati in un complesso di inferiorità morale e materiale , assommate ancora la vita particolarmente dura di una montagna piena di richiami primordiali e avrete il quadro completo delle origini della delinquenza di questa zona. E, se non siete ancora sicuri, vagliate i fatti, le manifestazioni di questa delinquenza , i modi e le forme , cioè , nelle quali essa si estrinseca: qui non si uccide per sadismo sessuale, come nella raffinata Inghilterra, o per taglieggiare i bimbi , come nell’America spavalda o per assaltare le banche come nella vicina Francia.
Qui si uccide per vendetta personale , per una balla di fieno ( vedi l’ultimo omicidio) o per pochi soldi ; e il mitra o la pistola sono strumenti di lusso , perché alla bisogna basta una lunga scure o un acuminato coltello , coi quali si fracassa il cranio del nemico o gliene viene trapassato il cuore.
E non vi sembra sufficiente , tutto questo , a definire la particolare forma di criminalità di questa zona? La scure e il coltello sono le prime armi che l’uomo fabbricò e mise in uso; le prime trovate del suo spirito primordiale.
A Volturara è proprio così : questa povera gente , che vive tra la montagna aspra e la casupola misera e piena di fumo, senza l’idea di quello che possa essere il progresso sociale vero e proprio , senza immaginare che il povero montanaro , di fronte alla legge è, o dovrebbe essere , in tutto e per tutto uguale al ricco possidente, al quale non sono teoricamente consentiti abusi in nome di un sistema arretrato di più di sette secoli; questa povera gente che mangia e dorme nelle stesse stanze con i muli e le mucche e che tira avanti più con l’istinto che con la conoscenza , ad un certo momento non ha più fiducia in nessuno e agisce da se e fa giustizia da se : e in questa azione , si lascia appunto guidare da quell’istinto che gli viene dalla vita grama che ha sempre condotto , e che è l’istinto selvaggio della natura primordiale.
E no si può cancellare quest’istinto , non si può distogliere il montanaro di Volturara dall’attaccamento verso questa selvaggia natura , non si può in altri termini incutergli l’ammirazione per la civiltà e il rispetto per la legge degli uomini , se non gli si fornisce la prova più lampante attraverso una radicale opera di trasformazione sociale , che egli potrà godere di una nuova esistenza ,per lui , finora pressoché sconosciuta , e che , se sbaglia il milionario, il capitalista, il possidente , colui , insomma , che è amico dell’onorevole Tizio o del Senatore Sempronio paga lo stesso , nella stessa moneta in cui paga il lavoratore , il nullatenente , il paria , che conosce solo la miseria della sua esistenza e la nebbia micidiale della << sua >> montagna.
Quest’opera salutare di riforma dei costumi e di trasformazioni economiche purtroppo finora è mancata : il sistema feudalistico è rimasto intatto ed imperante , la catena dell’odio non ha subito interruzioni e da questo caos amorale , son venuti fuori uomini , che , scendendo a mano a mano la scala dei valori sociali , non hanno esitato fi fronte a nulla; e tanto meno di fronte all’assassinio!
Gianni M. Raggio
L’omertà , che imperversa sovrana è , purtroppo, sotto certi aspetti , giustificata.


1953 dicembre Dal quotidiano “ Il Roma”
Risposta a grossolane fanfaluche. Volturara Irpina è un paesino quieto e progredito
In una corrispondenza del “ Mattino” del 10 Dicembre , con volo poetico, Volturara viene definita come << una matura mondana , sdraiata mollemente in una liscia pianura dalla quale , tuttavia, basta muoversi leggermente per trovarsi in montagna>> Una definizione come tante altre << senza infamia e senza lodo>>...!
Che Volturara abbia o non la parvenza di una <<matura mondana>> ha importanza relativa; Volturara però non è una criminale.
L’episodio accaduto , che si deve considerare come prodotto di importazione e non locale; qualche altro fatto di sangue sporadico , non autorizzano a bollare con il marchio di infamia un paese.
A Volturara non si può parlare di miseria, di povertà nel vero senso della parola; quasi tutti sono piccoli proprietari. In ambiente così fatto, non possono imperare i sistemi feudali e di odio, come pensa il corrispondente del << Mattino >> .
La popolazione di Volturara è , nel suo fondo, buona,pacifica,laboriosa, sobria e riesce a risolvere , nel modo migliore , il problema della vita. E’ anche un popolo oltremodo ospitale, tanto è vero che molti , venuti a Volturara temporaneamente vi hanno fissato la propria dimora.
Fra questi vi è compreso anche lo scrivente che vi si trova sin dal 1945 e può affermare che, al suo arrivo, ha avuto la magnifica sensazione di una vera quiete e sicurezza, tanto che dormiva con le porte aperte.
Neo riguardi delle abitazioni si può dire che Volturara si trova in condizioni migliori di molti altri paesi ed in proporzione , anche di qualche città. Il paese non tocca i cinquemila abitanti, eppure vi sono due alberghi con acqua corrente e bagno, ottima cucina e dove il turista può confortarsi sufficientemente.
Vi sono anche molti caffè con attrezzatura moderna, molti negozi, abbastanza provveduti , macellerie degne di un buon centro, un palazzo scolastico non inferiore a qualche altro di paesi di maggiore importanza ed un asilo infantile.
Le manchevolezze che si lamentano per un esiguo numero di abitazioni e non paragonabili , come afferma il corrispondente del <<Mattino>> , ai
<< tucul>> abissini , fanno parte dell’affannoso problema che grava su tutta l’Italia.
Qui però man mano che si sviluppano le costruzioni di case coloniche , il paese si decongestiona e la situazione migliora sensibilmente.
D’altra parte , le autorità locali hanno affrontato ed attuato , utilizzando i milioni del Comune i problemi più urgenti del paese; fognature, pavimentazione di tutte le strade , acquedotto, cimitero,macello e così via; insomma una mole grandiosa di opere pubbliche , tendenti sempre al progresso di questo piccolo, ma ridente centro dell’Irpinia.

1973
Se le montagne poste in circolo attorno a te,sono l’anello di congiunzione che Dio ha voluto tra il Cielo e la Terra , di quell’anello tu sei il castone ,o Volturara ( Edmondo Marra 1973 )

1998 Antonio Di Pietro
Antonio Di Pietro , Senatore della Repubblica e ministro dei Lavori Pubblici,
ideatore ed artefice del Pool “ Mani Pulite” di Milano,contro la corruzione politica in una interrogazione parlamentare del 1998 riguardo il Compattatore dei Rifiuti per l’Italia meridonale da installare sul Malepasso affermò:
“soltanto dei criminali potevano pensare di deturpare uno dei posti più belli e selvaggi d’Italia con un mostro di siffatta natura!”.

1998 Aurelio Benevento, il fresco di Volturara
Nell’estate andavamo in villeggiatura anche a Volturara , il paese di mio padre. Ci trattenevamo per pochi giorni,meno che a Cassano, e anche successivamente sono tornato a Volturara in poche occasioni ,tanto da farmi chiedere se per caso , rispetto a Cassano,non nutrissi un minore affetto nei confronti del paese nel quale affondavano le radici della famiglia di mio padre.
Volturara dista da Avellino solo venti chilometri e oggi , sulla superstrada,la distanza si copre in macchina in una quindicina di minuti. Ma allora il tragitto non era così facile. Si andava a Volturara con la corriera e bisognava superare tante piccole difficoltà rappresentate , ad esempio, dal caldo dell’orario pomeridiano,quando affrontavamo il viaggio e dal peso dei bagagli,che bisognava portare fino alla fermata,aiutare a issare sul tetto della corriera e scaricare all’arrivo. La corriera era sempre zeppa di gente e procedeva lentamente ,facendo bollire il motore appena la strada si impennava e fermandosi quasi sotto il sole , quando arrivava sui tornanti del Malopasso .Ma che fresco c’era, appena si arrivava nella conca del paese, sdraiato tra i monti!
Mio padre, che faceva frequenti viaggi in Italia e all’estero e aveva buona conoscenza dei luoghi, ogni volta che si arrivava a Volturara, ripeteva con compiacimento e soddisfazione:”L’Irpinia è la nostra Svizzera!”. Noi ascoltavamo le sue parole con un sorriso divertito e un po’ indulgente, ma poi le abbiamo fatte nostre e ripetute in un antico ritornello, ogni volta che siamo ritornati sui monti del Laceno e del Cervialto o ci siamo immersi nei boschi di Verteglia e del Terminio, vertiginosamente aperti sullo strapiombo della Ripe della Falconara . Quel fresco fu subito per me il segno distintivo di Volturara e dalla pelle mi passava immediatamente nei polmoni e nel sangue. Più che una sensazione, era un’emozione, che ho risentito ogni volta, che, se pur fugacemente, sono ritornato a Volturara. Anche la villeggiatura volturarese era fatta di passeggiate in campagna e sui monti e di giochi e discorsi con gli amici del posto, che erano in genere ragazzi che venivano in villeggiatura a Volturara.. Stavamo, perciò, poco in casa, quasi esclusivamente per le ore del pranzo e della cena, che erano i momenti nei quali la famiglia si riuniva al completo.
In questi giorni mia madre divideva lo scettro della cucina con zia Balbina e zia Rosmunda, le sorelle di mio padre, che erano rimaste sole ad abitare nell’antica casa di famiglia. In quei pochi giorni la casa si risvegliava dal silenzio e i ritratti degli antenati, medici, avvocati, farmacisti, si animavano un po’ di luce, ma le mie zie erano sempre parche e trattenute nei gesti e nelle parole. Le ricordo piccole e magre,sempre vestite di nero ,sempre intente a cucire e a ricamare. In paese le chiamavano “le ricamatrici” e in casa nostra su asciugamani,cuscini,lenzuola ,spiccano ancora le cifre di famiglia,che esse ricamarono con un’arte ormai perduta. Allora io le vedevo poco ,perché ero sempre pronto a scappare con gli amici,ma apprezzavo tanto i biscotti di grano che esse facevano nel forno di casa e ci mandavano anche in città. Buoni come quelli non ne ho più assaggiati in vita mia!
In seguito ho rivisto zia Balbina e zia Rosmunda solo quando andavamo a dare gli auguri di Natale e avvertivo quasi un senso di conforto vedendo che stavano sempre insieme nell’antica casa silenziosa. Poi quando la più anziana è venuta a mancare ,l’altra non ce l’ha fatta a vivere senza di lei e, benché più giovane di molti anni ,dopo pochi giorni l’ha seguita.
Negli ultimi anni , pur vedendole di rado ,mi era nato nei loro confronti un sentimento nuovo di tenerezza che non ho mai manifestato .Quel sentimento impronta ora il ricordo che conservo di quelle lontane fresche giornate e delle vecchie zie di Volturara,che insieme con i loro ricami,ci hanno lasciato anche altre cose che dovevano essere conservate e non andare disperse.

2000 Aurelio Benevento,Volturara e il Terminio
……..Vicino , c’è una sorgente di acqua freschissima ,dove le donne della campagna vanno a riempire le brocche, e le siepi,che qui invadono selvaggiamente il vecchio tracciato della strada , sono piene di more nere e mature…in agosto a spingermi in questi posti , più che il bisogno di fresco che si fa sentire quando furit nuda aestas , è un antico,petrarchesco bisogno di altezza,che cerco ancora di soddisfare nei limiti e nei modi che mi sono ora possibili…
.....un silenzio diverso,più vasto e incontaminato, è quello che avvolge la piana c he si stende in spianate e pendici a 1.200 metri di altezza ai piedi delle cime del Terminio; queste si innalzano a oltre 1.700 metri di altezza nel massiccio dei Monti Picentini. Qui la strada….si allunga verso l’alto ,comoda e diritta , ed è tutta avvolta ,fino ai 700-800 metri, da una fitta vegetazione di castagni ,che lasciano poi il posto al regno dei larici e dei faggi.. L’area del Terminio rientra nei territori dei comuni di Montella , Volturara e Serino , cioè di tre dei comuni più ricchi e attivi dell’Irpinia...la natura è rimasta veramente vergine e incontaminata. Non c’è nessuno sui pendii dei fitti boschi di faggi e nelle spianate illuminate da macchie di sole si vedono solo mandrie di mucche ,senza cani e guardiani , che pascolano libere e tranquille. C’è un fresco leggero e un silenzio assoluto ,che appena lascia sentire in certi punti , in sottofondo, un’orchestra sommessa di campanacci e di muggiti di buoi. E’ ,questo, ancora il regno della natura ,che è rimasto miracolosamente al di fuori della storia…L’orizzonte ,vertiginoso e selvaggio che sul Terminio , si spalanca su una profonda ,verde,sterminata vallata di larici e faggi non mostra traccia delle vita dell’uomo e dà l’emozione di una religiosità laica e primitiva , di una natura che è rimasta incontaminata.


2002 Franco Arminio sul quotidiano “Ottopagine”
Prima di andare a Nusco mi fermo a Volturara. La strada di accesso al paese mi da subito una certa irritazione. Qui , come in tanti posti l’asfalto è consunto , sconnesso,bucato,tappezzato .L’asfalto rovinato continua anche nel paese,finisce davanti alle porte.
Mi irrita anche la forma delle case. Qui non sono più brutte che altrove, ma è il contrasto con la bellezza del paesaggio ad esaltare le misere prove di ingegno di geometri,architetti e ingegneri.
Volturara è in una valle pianeggiante. Niente da invidiare a certe rinomate vallate austriache. Nella grande varietà dei suoi paesaggi , qui l’Irpinia è più alpina che appenninica.
La nota che stona sono le case , anche quelle sparse nella piana.
Spesso appartengono a gente che vive o ha vissuto all’estero.. Oggi mi viene da pensare che in questi paesi non è rimasto davvero più nessuno. Chi non li ha lasciati fisicamente,lo ha fatto lasciandosi vampirizzare dalla modernizzazione.
Un manifesto firmato dal Sindaco propone una gita in Belgio, dal quattro all’otto Aprile. Mi pare giusto che chi è “ rimasto” vada a trovare chi se ne è andato. Ma questi incontri non riesco ad immaginarli veramente festosi.
Certamente non c’è niente di festoso in questo nebbioso pomeriggio di Febbraio. Volturara è una porta e come tale dovrebbe accogliere , introdurre al bello che qui la natura non ha lesinato. E invece ti ritrovi in una ruralità sfinita ed egocentrica. Le antiche miserie hanno raggiunto le nuove producendo la società della mescolanza grigia. Il monumento a un prete cattolico,la macchina giapponese e giallina parcheggiata davanti, una donna tutta in nero , cupa e claudicante,l’impiegata comunale con la forfora sulle spalle ,la guardia medica,l’ambulanza della Misericordia ,un monumento alle vittime del sisma, portali e fregi ottocenteschi ,chiesette semidirute, tutto sigillato nella nebbia della controra, tutto fuori dalla mia mente assediata dai soliti fantasmi.











2003 Pensieri per Volturara in festa
Ti chiedo scusa, perla d’Irpinia mia se non venni prima da te, alla tua festa. I tuoi cittadini, i tuoi borghi antichi, la purezza dei cuori contadini e lo splendore delle menti pure e generose, seppero dare a me, per una notte intera, lezioni di vita che non scorderò. Sono venuto da te una sera d’estate che ti volle bella per l’amore infinito che ti vogliono i tuoi cittadini e che per vederti vestita a festa vengono pure da molto lontano. Ma come potrebbero dimenticarti, gioiello d’Irpinia mia? La tua gente ti ama da morire e sapientemente sa mettere a nuovo anche le pietre più antiche, quelle credute morte dai più, ma che invece contengono vita e ricordi secolari. Come potrebbero, i tuoi cittadini antichi e moderni non trovare le loro radici, i loro ricordi tra quelle mura vestite a festa? E’ stato bellissimo per tutti, entrare in quelle case piene d’amore, arroccate lungo pendii lastricati, con dentro ancora il calpestio lento, affaticato, rassegnato dei tuoi antichi padri. I volti dei tuoi giovani allegri di quella notte, io non li scorderò mai. I suoni, i canti, che furono dei padri, mi hanno fatto sbalordire. Case romanticamente belle, con dentro ancora il sudore di chi vi visse e l’onestà fatta di lacrime e lavoro. I tuoi giovani che hanno arricchito d’amore le tue antiche mura. Ringraziando ora la tua gente antica dovranno farmi gran cortesia dando eterna vita a quella tua bellezza che ti fa distinguere quale patrimonio unico della nostra bell’Italia. Fra qualche tempo, vorrò vederti più bell’ancora, più amata che mai per risentire i canti, i suoni popolari che furono di quelli che ponendo pietra su pietra ti resero unica e immortale. Vivano i cuori di quelli che ti vollero allegra. Vivano i giovani che portano avanti e sempre più in alto il tuo nome per onorare i padri e le radici, il sangue e il sudore dei tuoi patrioti, la memoria dei tuoi educatori. Grazie a te Volturara perla d’Irpinia che diventi più nera e più sei rara cosa.
Eraldo Barra





Monti ridenti
si coprono di verde intenso
nella stagione dell’amore

Nel cuore dei monti Picentini
case sparse , nella Piana del Dragone
si adagiano , quasi a riposarsi,
come su un lenzuolo candido.

E tra il monte Costa ed il Faito
svetta ,civettuola , S. Michele
profumi stordenti si diffondono
ed il vento porta soavi suoni.

Alla sera , castagne scoppiettanti,
sorrisi maliziosi
e canzoni d’amore
rallegrano i figli ricchezze vere.
Ed il giorno che viene ,quando la nebbia si dirada
il cuore ti prende di correre,andare aitante
e di vedere il cerreto,la Serra,San Marco,
faggio di Crescenzio e l’acqua Meroli.

Si sale ancora per l’acqua delle Logge
fino ad arrivare a Campolospierto
e nello specchio del cielo terso
ci si sente più vicini a Dio.

Roma 10 Dicembre 2003 Gaetano Piccolella di Andretta






























cittadinanze onorarie concesse nel tempo

1885
cittadinanza onoraria al Pretore di Volturara,originario di Giugliano Napoli per il suo impegno a Volturara e per la capacità dimostrata nel sedare i tumulti del 24-29 Maggio 1882 sorti tra volturaresi e montellesi per il taglio da parte di questi ultimi della difesa Verteglia territorio indiviso.

1887
Il Comm. Michele Capozzi si dimette dalla carica di Consigliere Provinciale per assumere il ruolo più importante di deputato al Parlamento italiano. Nell’accettare le dimissioni il Consiglio conferisce al Comm. Michele Capozzi la cittadinanza onoraria.

1887
Cittadinanza onoraria al Prefetto della Provincia di Principato Ultra Comm. La Mola Antonio per aver reintegrato l’ordine e la moralità in un’amministrazione tutta sconvolta con provvedimenti ispirati ad una rigida ed esemplare giustizia.

9 Dicembre 1891
Ringraziamenti a chi si è impegnato per mantenere Volturara capoluogo di Mandamento e mantenimento della Pretura: Avv. Prof Carlo Vittorio Cicarelli , cui si concede la cittadinanza onoraria .

21 Dicembre 1891
Ringraziamenti al commissario della Congrega di Carità sig Girolamo de Majo,cui si concede la cittadinanza onoraria per aver finalmente messo ordine nella Congrega,favorendo le classi meno abbienti di Volturara.

21 Aprile 1909
il Consiglio delibera la cittadinanza onoraria di questo Comune agli onorevoli signori avvocati difensori Sua Eccellenza Comm.re Ufficiale Alessandro Fortis,onorevole avvocato Carlo Vittorio Cicarelli e cav. Francesco Amatucci per aver patrocinato con disinteresse le sorti di questo Comune con quello zelo e affetto ,come fosse stata una causa propria.

20 Febbraio 1916
cittadinanza onoraria al Prefetto della provincia Filodeo Lezzi che si commiata dalla carica con la seguente motivazione.<< considerato che quando i pubblici funzionari non avendo altra norma che la legge ed il generale benessere , si elevano all’altezza della missione ,che
fu loro affidata e si rendono benemeriti del plauso cittadino si concede la cittadinanza onoraria alla sua persona>>.

8 Agosto 1923
Cittadinanza onoraria a S.E. Benito Mussolini
Il presidente riferisce:
<< Considerando che Sua Eccellenza l’On. Benito Mussolini colla sua energica attività e spiccata intelligenza ,ha dato indubbia prova d’essere un eminente ed insuperabile Uomo di Stato , col rinsaldare gradualmente le esauste finanze d’Italia,adottando degli opportuni e giusti provvedimenti; facendo in tal modo innalzare,con meraviglia di tutti, il prestigio d’Italia, specie all’estero , addimostrandosi un provetto diplomatico, per cui ottiene l’unanime plauso della Stampa Italiana ed Estera e degli italiani tutti benpensanti; tenendo presente che l’illustre Capo di Governo , l’insigne e sagace statista , l’invitto e glorioso Duce ,che marciò colle sue prodi falangi sull’eterna Urbe dei Cesari, dei Fabi e dei Cavilli, spende ogni dì esemplarmente tutta la sua nobile vita pel bene ,pel progresso e pel miglioramento del bel italo Regno,nel campo economico,civile e sociale ; per tali motivi ,il Sindaco funzionante Sig.or Nunzio Pasquale onorasi preporre al Consiglio di conferire la cittadinanza onoraria a S.E. l’On. Mussolini ,inviando nel contempo al benemerito Presidente dei Ministri un telegramma col quale gli si partecipi l’onorifica nomina. >>
Il Consiglio Comunale ,considerando che la proposta del presidente merita plauso ed accoglimento e facendo proprio quanto il medesimo ha esposto,Unanimemente nel voto delibera conferire la cittadinanza onoraria di questo Comune a S. E. Benito Mussolini,Presidente del Consiglio dei Ministri , quale espressione di eterna riconoscenza del paese.











Appendice con considerazioni


Andando indietro nel tempo .Memoria ad uomo.
Un grande avvenimento drammatico viene posto nel dimenticatoio dell’oblio da un altro avvenimento di pari drammaticità che avviene nell’arco di venti - cinquanta anni.
Il terremoto del 23 Novembre 1980 tiene banco ancora oggi dopo 22 anni con le sue storie drammatiche e di ricostruzione con contributi,aspettative,
giudizi legali e ricorsi.
Fino ad allora si parlava ancora della II guerra mondiale. E fu il terremoto a mettere fine per sempre nel ricordo della gente al periodo bellico con le sue vittime militari e civili nel bombardamento del 24 Settembre 1943 ,con le sue distruzioni , con la sua fame con le conseguenti emigrazioni e con i tanti residuati bellici che procurarono migliaia di mutilati fino agli anni sessanta,con una ricostruzione infinita senza fondi pubblici.
Eppure dal 1919 al 1939 si era sempre e solo parlato degli eroi della Prima Guerra mondiale con creazione del monumento ai caduti nel 1930 e del Parco delle Rimembranze nel 1928 in località Serrone con la piantagione di 60 tigli su ognuno dei quali era scritto il nome di ogni caduto. Nel periodo tra il 1940 ed il 45 scompare tutto il passato come in un baleno. Non solo venne demolito il monumento eretto nel 30 per farne cannoni da inviare al fronte , ma venne abbandonato il ricordo del Parco delle Rimembranze che nel tempo divenne Viale Rimembranza senza tigli né più targhe. Il monumento attuale costruito nel 1950 restò con acqua di Ammonte fino al terremoto per poi passare nel dimenticatoio.
La guerra 15-18 a sua volta aveva fatto dimenticare un decennio fondamentale quale era stato tra il 1860 al 1870 con le sue rivolte,il brigantaggio post-unitario ,e le profonde sofferenze di migliaia di persone che non adeguatesi al nuovo ordine di cose languirono il carcere per anni ed anni con un marchio infamante di criminale. Nessuno sapeva niente più dei Borbone che pure avevano comandato il Regno di Napoli e delle Due Sicilie per più di un secolo. I briganti, giovani con forti connotati politici, relegati a ruolo di banditi ed assalitori di viandanti ,facendoli passare delle montagne del Terminio dove vivevano alla gola del Malepasso dove avrebbero derubato i carri in transito.
D’altronde il 1860 aveva fatto dimenticare il 48 e soprattutto il 1820-1821 quando in prosecuzione del decennio francese a Napoli dal 1806 al 1815 tra ideali post-napoleonici e rivoluzionari un confuso senso di libertà e di unità nazionale aveva portato all’approvazione della Costituzione da parte del Re Bomba Ferdinando ,tornato sul trono dopo il Congresso di Vienna, e poi all’arresto ed alla persecuzione di migliaia di notabili che il dietro front del sovrano aveva cacciato nelle celle e nell’esilio, con perdita del posto di lavoro, blocco delle aspirazioni pubbliche e qualche volta perdita della vita stessa.
Nessuno in quegli anni si ricordava più del 1799 quando i francesi sulla spinta della rivoluzione occuparono Napoli costringendo il Re alla fuga. Solo i vecchi del 1821 potevano ricordarsi le impiccagioni e le torture efferate messe in atto da Ferdinando al ritorno a Napoli a Giugno del 1799 con i giacobini arrestati e uccisi.
Il ruolo della Storia è dare un motivo conduttore che nel ricordo degli avvenimenti dia un senso logico e critico al comportamento degli uomini , troppo spesso feroci e spietati.
Ho voluto raccogliere quante più notizie sul passato di Volturara perché in un momento di cambiamento e di dimenticanza di quello che è stato, riscoprire,ritrovare la nostra Memoria Storica è fondamentale in un futuro che stravolge valori atavici e rischia di far perdere le tracce del cammino di un popolo che faticosamente nei secoli ha cercato di migliorarsi nei bisogni primari oppresso da una cappa di intimidazioni e storture “o brigante o servo“.Oggi che quasi tutti “stanno bene”,occorre riandare indietro per non dimenticare. Volturara perdendo il suo isolamento rischia di perdere anche la sua identità ed un paese che non ha più identità non troverà le motivazioni per esistere.Nell’ultimo secolo dalla palude del Dragone sono spuntati all’inizio pochi fiori che hanno profumato la Cultura e la Società poi sempre di più fino a raggiungere ai giorni nostri alla fine del Secolo un prato immenso .L’augurio è che coloro i quali riescono ad esprimere attraverso la propria esistenza valori di giustizia e di lealtà nonché di senso di libertà ed intolleranza verso le oppressioni sociali più o meno velate,siano sempre in numero crescente e soprattutto non infoltiscano le schiere dei deboli ,ma acquistino coraggio sempre più numerosi cittadini per combattere in nome di quelli che verranno e nel rispetto di coloro che li hanno preceduti.







Fino al 1806,quando viene abolita la Feudalità Volturara è un paese sperduto tra le montagne dell’Irpinia,famoso per la ferocia dei suoi abitanti e lontano dalla realtà dell’Irpinia.Solo pochi benestanti che potevano mandare i figli a scuola al Seminario di Nusco e pochissimi all’Università a Napoli.Tanti preti e qualche medico per le esigenze sanitarie della popolazione.Una vita di miseria e pastorizia,con commercio di legname e di castagne in mano a pochi commercianti.Con l’acquisizione dei beni feudali molti migliorarono la propria esistenza e lo stesso Comune potrà gestire un Patrimonio demaniale da quale trarre sostentamento per le opere pubbliche.
Amministrazioni con gli stessi personaggi per decenni,sempre e solo tese a gestire in proprio e per loro stessi. I fittaioli principali dei terreni comunali,troppo spesso Amministratori Comunali, pagavano poco o non pagavano proprio;sfruttavano i popolani facendo lavorare loro le terre “alla parte”. Quei pochi che potevano,frequentavano sia Napoli che Avellino ed i Grandi Avvenimenti vedevano quasi sempre dei volturaresi coinvolti.Fu così nel 1799 come nel 1821,nel 1848 come nel 1861.
Con l’Unità d’Italia iniziò una graduale trasformazione sociale ed economica.Fu lastricata la Piazza,iniziarono la costruzione della Chiesa Madre,abbattendo case fatiscenti,fu costruita la Casa Comunale,furono installati i Fanali “a scisto”,furono aggiustati alcuni vicoli.Lavori fatti male,ma fatti.La costruzione della Chiesa Madre durò quarant’anni e fu inaugurata la notte del 31 Dicembre 1899!
Il potere economico e sociale in mano a poche famiglie ( i Sarno,i Vecchi,i Luciani),con altre schierate con gli uni o con gli altri per mero tornaconto personale,escluso i Masucci dotati di propria autonomia e quasi mai implicati in eccessi personalistici o familiari.In un panorama piatto la presenza del farmacista Achille De Cristofano, stakanovista,polemico,contro gli eccessi.Per quarant’anni consigliere comunale, dal 1861 era l’unica voce contro,troppo spesso inascoltata.Il 13 Novembre 1862 il paese acquisisce il nome definitivo di VOLTURARA IRPINA e iniziano le divisioni tra gruppi,l’uno contro l’altro armati,tesi più a frenarsi tra loro che a fare qualcosa per tutti.La presenza ossessiva e possessiva di Gennaro Vecchi creava opposizioni feroci e clima di intimidazioni.Fino a quando Salvatore Sarno e Gennaro Vecchi furono alleati con la super visione di Vincenzo Luciani le distanze sociali erano inabissali,con regime quasi feudale, ma Volturara lentamente cresceva e si avviava verso un progresso che la nuova Italia richiedeva per sopravvivere .I guai avvennero quando gli equilibri interni saltarono e vennero fuori due gruppi contrapposti.


Considerazioni sulla rivolta del 1861
L’istintivo senso di simpatia che nasce verso i protagonisti della rivolta del 1861 sembra cozzare con le idee inculcateci sul Risorgimento,sui suoi Eroi ed i suoi Martiri..Ma se vogliamo fare un’analisi seria ed approfondita del periodo è indubbio che quello in cui credevamo subisca dei contraccolpi, soprattutto alla luce della situazione attuale tra Nord e Sud.La Storia,si sa, è fatta dai vincitori e non dai vinti e chi la costruisce la usa come strumento per valorizzare le proprie idee o i propri comportamenti.
Sicuramente l’Unità d’Italia è un dato di fatto positivo,nonostante la diversità di cultura e di mentalità tra le sue componenti,ma i maltrattamenti cui siamo sottoposti dalle varie correnti localistiche nordiste offendono la nostra identità due volte.
La prima è perché non ce li meritiamo;da loro siamo diversi e lo saremo sempre,non certo inferiori o dipendenti.
La seconda è che la nostra classe politica ed economica con le sue storture e le sue mafie ce la sorbiamo noi,quotidianamente sulle nostre spalle,sulla nostra pelle.Danno al danno in cui la colpa non è della base,del popolo,ma proprio del Nord che ci opprime in due modi:
primo mandando finanziamenti miliardari che aumentano il potere dei politici e delle forze economiche responsabili della nostra diversità
secondo investendo con i soldi dello stato nelle nostre terre ed alleandosi con i potenti locali accrescendone il loro potere e la loro mafia.
Il popolo soffre quindi due volte,come soffriva centocinquant’anni fa,quando libero popolo in libero stato dovette subire l’invasione di uno stato straniero,tra l’altro non confinante ed essere annesso senza mantenere niente della sua identità.Per cancellare cultura e storia cambiarono per prima cosa nome alle strade riempiendole di nomi Sabaudi.
Oggi una cosa del genere sarebbe impensabile,si ricorrerebbe al strumenti democratici come referendum ed altro e non so se succederebbe la stessa cosa.
D’altronde i Savoia sono fuori,come lo sono i Borbone e la Repubblica unitaria rende le cose più stemperate,ma da’ l’opportunità perlomeno di un giudizio storico
Ebbene se ci mettiamo nei panni di chi ha vissuto quegli avvenimenti la simpatia verso di loro è non solo automatica ma deve essere suffragata da rispetto e considerazione.
Chi voleva il ritorno dei Borbone voleva solamente mantenere la dignità dell’autonomia e dell’identità.Meglio combattere i Borbone dal di dentro che essere ingoiati da uno Stato straniero.
L’appoggio del clero alle rivolte antisabaude creò simpatia e partecipazione in un popolo religioso fino al fanatismo e la speranza di ottenere terre da coltivare aumentò la forza di combattere con l’aspettativa di un futuro migliore.
La partecipazione dei notabili per i Savoia e per un’Italia unica e libera traeva le sue origini ideali nel tempo e nelle lotte del 1799,del 1820,del 1848 contro un assolutismo bigotto e dispotico, ed erano radicate nella mentalità di chi non sopportava imposizioni ed un governo anacronistico.Le spinte libertarie della Rivoluzione Francese facevano proseliti nel tempo e creavano schiere di intellettuali aperti e sensibili alle nuove ideologie in uno Stato come quello delle due Sicilie fermo ad una mentalità medievale.
Sbagliarono gli uni e gli altri perché non capirono appieno la portata degli avvenimenti.La mancanza di una riflessione sotto la spinta emotiva dell’avanzata dei garibaldini sembrò far apparire i Piemontesi agli uni eroi che li liberavano da una schiavitù secolare,agli altri,non senza motivo,criminali che stroncavano nel sangue ogni tentativo di difendere la propria terra.Il Mito dell’Unità d’Italia diede la spinta ideale decisiva al precipitare della situazione.
Le vicende successive e le polemiche tra Garibaldi ed il Piemonte mettono in risalto la buona fede dell’eroe dei due Mondi,ma nello stesso tempo mettono in risalto la sua incapacità di capire una realtà sociale,economica e politica con una propria identità,che poteva e doveva mantenere. A Teano non doveva consegnare il Sud a Vittorio Emanuele,ma tracciare i confini settentrionali di un nuovo Stato,autonomo, indipendente,anche se sotto la sua dittatura.Oggi lo avremmo ringraziato due volte.Una per aver posto fine ad un regno assolutistico e arretrato,l’altra per aver permesso uno sviluppo nell’identità e nel rispetto della Storia.Certo siamo fieri di essere cittadini d’Europa,ma siamo fieri di essere Europei nella consapevolezza e nella gioia di essere del Sud Italia ed nel nostro caso Irpini.

La società volturarese come tante irpine è stata nel corso dei secoli sostanzialmente agraria,in cui la difesa spesso eccessiva della proprietà rurale assume una valenza vitale accanto a quella degli strumenti offerti dalla natura del luogo.Una parte cospicua della vita della nostra comunità si è sempre svolta intorno alla utilizzazione di questi beni.
L’agricoltura veniva praticata in piccole proprietà chiuse da siepi e termiti .
C’erano poi terreni di origine demaniale e terreni feudali chiusi durante tutto l’anno,su cui era fatto divieto di transito e di pascolo.
L’alto costo del grano spingeva la popolazione a coltivare il granturco,la cui diffusione per il pane che se ne ricavava fu sempre più larga. Il pane di ” Rarigneno”,oggi rarissimo e prelibatissimo è stato per secoli il principale sostentamento del nostro popolo insieme alle castagne e alle patate,fino intorno al 1960.
L’analfabetismo imperante nei secoli,unito alla lontananza da altri paesi hanno creato un paese chiuso nella sua cultura,raccolto intorno ai fuochi (cioè nuclei familiari),in una vita uguale nella sua monotonia di lavoro,ma bella nella sua individualità sfrenata.Una cultura di favole e di fantasmi raccontati vicino al fuoco,un cantare continuo nei secoli delle donne raggruppate a lavorare.Una miseria grande,quanto erano grandi i fuochi.
Personaggio schivo e individualista,il volturarese è sempre stato considerato cattivo da tutti,schivato,ignorato,sfruttato dai tanti padroni e dai suoi esattori nei secoli.Non un libro,non una poesia,nemmeno un discorso è rimasto nei secoli. Solo contrasti ed omicidi,in una lotta di sopravvivenza in cui il povero godeva del vicino più povero di lui,mentre quei pochi che gestivano il potere ed i poderi si allontanavano da lui opprimendolo in una morsa secolare.
Nei secoli poi è iniziata una lotta anche tra i ricchi in una suddivisione di ruoli ed i contrasti celati dalla monotonia degli anni.
Sempre due fazioni l’una contro l’altra armata che nel corso dei secoli spesso è arrivata allo scontro frontale.Tirandosi appresso le famiglie che vivevano alla loro corte hanno scatenato guerre infinite,in una trappola in cui il popolo è caduto,pagando sulla propria pelle,qualche volta anche con la vita.
Dei tanti che sono partiti, qualcuno è riuscito a realizzarsi,qualche volta a diventare anche grande.
Il primo emigrante e’ stato Antonio Masuccio nel 600.Non è più tornato.
Il secondo Padre Alessandro Di Meo nel 700 e’ morto altrove.
Solo con l’avvento del 900 i primi carretti,le prime automobili hanno portato Volturara fuori alla ricerca di esperienze e di culture diverse.
Oggi è un paese come gli altri,che vive la propria dimensione con dignità.
Resta il retaggio di una guerra tra poveri in cui i valori assoluti di educazione,di senso civico e di amore per il prossimo non trovano grande spazio.
La ricerca della Cultura come essenza di miglioramento dell’anima viene scambiata per imbecillità,il senso del dovere o di equa giustizia da il posto ad una ricerca sfrenata di benessere individuale che è solo senso di possesso senza oggettivazione.
Il benessere economico personale,il fatto di non essere soggetto a nessuno economicamente,retaggio di povertà secolare,non porta a nessun investimento,ma ad un arroccamento individuale che non crea senso di collettività.Il paese è un insieme di gruppi e di famiglie senza un collante economico,ne’ culturale.
Emigrazione di braccia e di menti lasciano sul posto individui che nel lavoro,nella politica,nelle istituzioni rappresentano spesso il becero ed il personalismo.Il terremoto del 1980 ha ingigantito certi problemi,vuoi per poca chiarezza nella ripartizione dei fondi della ricostruzione,vuoi per la scomparsa di quei vicinati che costituivano l’essenza della vita volturarese.
Interi gruppi sballottati nei prefabbricati per venti e più anni,in cui tutti che pensano di essere stati imbrogliati,Fabbricati ricostruiti che si sono allargati o innalzati a seconda dei sindaci,ragazzi che non hanno mai vissuto in una casa vera,ricostruzione che non ha portato nessuna ricchezza al paese,nonostante siano arrivati più di 100 miliardi,collaudi e condoni mai portati a termine,Piano regolatore ed industriale mai fatti,miopia amministrativa che va sul favore personale senza affrontare un problema collettivo,hanno determinato una situazione di confusione e di malessere sociale che rendono Volturara inabitabile ed invivibile .
Guardando la Storia nel suo complesso certo le cose più o meno sono le stesse,certo la situazione attuale è figlia di quelle precedenti,ma tutto ciò non deve farci demordere dal credere che le cose possano un giorno migliorare.
Basta poco.Un impegno ed una tolleranza verso gli altri maggiore,e sono sicuro che partendo dalle scuole,dalle parrocchie,si possa creare una società in cui ogni cittadino è uguale agli altri nei suoi diritti e nei suoi doveri.
Basta questo per rendere il paese più vivibile,perché nel rispetto delle regole,nella informazione sui problemi si sviluppa una serenità ed una allegria che possano rendere questo sfortunato paese veramente simile ad un’isola del Tesoro e della Felicità.

I perseguitati politici
Nel corso dei secoli Volturara ha partecipato attivamente agli avvenimenti e agli sconvolgimenti politici che sono avvenuti nella storia del Meridione.
Gli studenti che frequentavano Napoli recepivano le nuove idee e ne venivano contagiati. Ritornati al paese ne facevano partecipi i giovani notabili che le sviluppavano facendole proprie. In un immobilismo secolare economico e sociale le novità erano oggetto di discussioni animate,spesso fatte passeggiando su e giù per la Piazza o sotto i tigli.
Gli schieramenti diventavano di famiglie,spesso l’un contro gli altri armati,mentre molti restavano apposta indecisi per attendere gli sviluppi degli eventi e non farsi travolgere da situazioni che cambiavano in modo radicale nel corso di pochi mesi. Altri avevano referenti ad Avellino e Napoli e capivano in anticipo lo svolgersi degli avvenimenti,
appoggiandosi ai più forti e sicuri della vittoria finale,che significava molte volte potere futuro per se e per i figli.Ultimi,ma sicuramente i più importanti erano coloro che salivano sul carro dei vincitori con una facilità irrisoria senza colpo ferire e senza esporsi troppo.
Se la ricerca della cultura nell’istruzione era ed è ancora l’unica molla di crescita e miglioramento sociale,spesso diveniva un’arma a doppio taglio,che distruggeva intere famiglie,penalizzate nella considerazione degli altri e ghettizzate nell’isolamento civile,con controlli di polizia ed impossibilità di frequentare scuole ed Università per i figli, i quali scendevano nella scala sociale perdendosi nell’oblio delle generazioni successive. Solo dopo l’Unità d’Italia chi era oppresso per diversità d’idee riuscì a sfuggire alla sicura miseria emigrando in mondi diversi e lontani,cancellando la memoria ed il ricordo delle proprie radici.Un “deja’ vu” si ripeteva in ogni caso,dopo ogni sconvolgimento politico,in modo preciso ed identico ad altre situazioni precedenti ed era la ricerca di sopravvivenza nelle spiegazioni e una sopportazione di mortificazioni che rimanevano per decenni,di chi si era ritrovato vincente un Governo contro cui aveva combattuto sperando in un cambiamento .D’altronde i vincitori,una volta represse rivolte ed insurrezioni cercavano di instaurare la tranquillità sociale promulgando indulti per il recupero dei notabili che si erano resi colpevoli di reati politici. Era una pace fittizia che eliminava lo stesso chi era stato ribelle alle istituzioni. La resa dei conti avveniva sempre e comunque senza sconti e si perpetuava per anni ed anni,coi referenti locali sia polizieschi che amministrativi.
Su tutti le storie di Nicola De Cristofano nel 1799, di Domenico e Cosmo Benevento e di Antonio Candela nel 1820, ,di Nunzio Pasquale dopo il 1848.
Nel 1861 la repressione coinvolse interi nuclei familiari. E’ il caso di Alessandro Picone ed i suoi fratelli, vessati e maltrattati nelle loro esigenze e nelle loro aspirazioni,di Matteo Marino ed i suoi fratelli,di Mariano Santoro, di Vincenzo Pennetti e dei suoi familiari. Nell’ultimo secolo,scomparse le rivolte popolari contro i dispotismi,non cessarono le malversazioni contro coloro che avevano idee diverse. Emblematica la vicenda di Pasquale De Feo,Questore del Regno d’Italia. Questore a Forlì nel 1923,Commissario Prefettizio a Volturara nel 1924,e penalizzato per non essere fascista convinto. Negli anni cinquanta il controllo assoluto dell’elettorato tramite i partiti ed il potere ad essi correlato determinò la cacciata più o meno volontaria di molti professionisti,figli di notabili. E ad un’emigrazione di braccia che spogliava Volturara di tutti i suoi giovani si affiancò quella delle menti. La frase ancora oggi in voga era” non c’era niente da fa’ ”,che significava che non c’era sbocco lavorativo
D. Carmelo Cristofano,ufficiale postale da quattro generazioni, D. Alfonso Marra , Casieri ecc.. se ne andarono senza voltarsi indietro e riuscirono a realizzarsi in modo completo nei luoghi dove si recarono. Molti si sono allontanati con rancore,vendendo proprietà e case, altri se ne sono andati senza accorgersene di essere stati mandati via, ed i loro figli non ne hanno mai voluto sapere di tornare a vedere il paese dove per secoli i loro avi hanno vissuto in un clima ostile e difficile.






























Il carattere dei Volturaresi di Nunzio Pasquale

I volturaresi ,nati nei monti e liberi come la Natura,furono gli eroi delle selve che ispirarono il Mantovano cantare ed echeggiare: Si canemus silva,silvae sint consule dignae.Amarono la pastorizia e vissero nella comunione di acqua ed erba con i vicini e lontani Comuni. Dal governo degli armenti e dei pascoli trassero il codice di loro condotta .E nel campo pratico della vita professarono la Fierezza e la Fedeltà,onde fu detto il Volturarese feroce,ma fedele. Nel reggimento civile attuarono una specie di mistico comunismo. Quei montanari nella ruvidezza del loro pensiero intuirono che la Storia dell’uomo e’ connessa alla storia della terra,che e’ condizione di esistenza di tutti gli esseri umani e compresero che la loro Università dovesse abbracciare nel suo seno tutte la famiglie sparse sopra un punto del medesimo territorio, e l’Ente Comune dovesse assumere la paternità di tutti i singoli membri senza distinzione di classe. Fecero quindi volontaria dedizione dei loro beni al Comune per provvedere ai pubblici servigi e pagare per allora e sempre i pesi fiscali .Istituirono l’ordine dei sanitari ed un civico Ospedale per raccogliere gli infermi. Provvidero alla pubblica e privata assistenza sotto il patronato di cinque cappelle,che dotarono di beni,con clero numerato sotto il titolo di S. Nicola di Bari,allora in voga di Santo miracoloso. Stabilirono il forno del Comune con delegati per la distribuzione del pane quotidiano ed ammisero nelle concioni lo intervento delle donne fra le quali primeggiò la popolana Mazzocca .Spogliatisi dei loro beni,presero a colonia le terre donate,pagando l’annuo fitto di lire 4,25 per ogni tomolo di terreno seminatorio ; e di lire 8,50 per ogni tomolo di terreno urbano,divenendo così i censiti della mistica comunanza .Sopravvenute le leggi eversive della feudalità proclamata la libera proprietà e lo scioglimento della promiscuità demaniale,abolito il diritto di acqua e di erba comune,rientrati i Comuni nel proprio territorio assoggettate le terre all’imposta fondiaria e creati i tribunali per la tutela del mio e del tuo,mutò in peggio la sorte di Volturara,ma conserva immutato lo spirito di fierezza e di libertà .Isolata e meno esposta alla vigilanza delle polizie,divenne il focolaio delle cospirazioni



































































Fonti







- E. Spagnuolo “ Rivolte antisabaude nel Circondario di Volturara ”
- Archivio di Stato di Roma
- Archivio di Stato di Napoli
- Archivio di Stato di Avellino
- Archivio del Comune di Volturara Irpina
- Archivio parrocchiale di Volturara Irpina
- Bollettino parrocchiale
- R.R. Di Meo “ La Storia di Volturara Irpina “
- Altri autori irpini

Si ringrazia tutte le famiglie di Volturara che hanno permesso l’accesso ai documenti e alle foto.




































2005
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