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99 DIFFERENZE TRA L'ORTODOSSIA
E IL CATTOLICESIMO ROMANO        
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  La Chiesa Ortodossa e i Sacramenti (sintesi)

 

I SACRAMENTI

 EUCARESTIA

Il sacramento dell'Eucaristia occupa il posto centrale nella Chiesa Ortodossa. Esso costituisce la parte principale della liturgia. Ogni Divina Liturgia è ripetizione dell'Ultima Cena, durante la quale il Salvatore, distribuendo ai discepoli il pane e il vino, li ha chiamati il suo Corpo e il suo Sangue: "Questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue, il sangue della Nuova Alleanza, versato per molti (Mc 14,22-24). Per gli ortodossi credenti, il pane e il vino non "simbolizzano" il Corpo e il Sangue di Cristo, ma li diventano realmente, rimanendo materialmente pane e vino.
"La comunione ai Misteri di Cristo" serve per cambiare spiritualmente l'uomo. Uno dei Padri della Chiesa descriveva la sua profonda esperienza del sacramento della comunione: tornato nella cella dopo la liturgia, guardò le sue mani e vide le mani di Cristo, sentì in sé la sua presenza, che santificava tutta la persona, anima e corpo, nell'unione dello spirito.
Il sacramento dell'Eucaristia si celebra ogni giorno, tranne alcuni giorni di Quaresima, per questo la possibilità di comunicarsi c'è sempre. L'opinione sulla frequenza della Comunione è cambiata con il tempo. I primi cristiani comunicavano quasi ogni giorno, e chi ometteva senza una giusta causa tre eucaristie domenicali, era considerato escluso dalla Chiesa. In seguito hanno cominciato a comunicare più raramente. Prima della Rivoluzione, in Russia si considerava come norma comunicare almeno nei periodi cosiddetti di "quaresima" (la Grande Quaresima, cioè quella prima di Pasqua, la Quaresima di S. Pietro, quella prima dell'Assunzione ed ancora quella prima di Natale) e anche nel giorno del proprio onomastico. Ora sempre di più si segue la pratica della comunione più frequente, non meno di una volta il mese.
Le immagini delle celebrazioni liturgiche ortodosse si rifanno all'Antico Testamento. Isacco, messo sull'altare per il sacrificio, fu sostituito da Dio con un agnello; l'agnello doveva essere preparato dai Giudei per la festa di Pasqua, come memoriale dell'uscita salvifica dall'Egitto. Nella profezia veterotestamentaria si parla di un innocente, che come agnello, va mite al macello. Queste parole si ripetono durante ogni liturgia ortodossa. Il pane preparato per la comunione è chiamato Agnello.
 Il vangelo ha dato un significato nuovo alle immagini veterotestamentarie. Il soldato trafisse con una lancia il fianco di Cristo, appeso alla croce, per confermare che era già morto, e dal suo costato uscì sangue ed acqua. Per questo con l'acqua, che è un requisito della vita, si mescola il vino, cambiato dopo in Sangue di Cristo. Il coltello, con il quale il prete ritaglia le particole dalla prosfora (pane per la comunione) per distribuirle dopo ai fedeli, si chiama lancia. Queste e tantissime altre immagini dell'Antico e del Nuovo Testamento costituiscono l'unico tessuto della divina liturgia. In esso s'intrecciano le emozioni dei credenti, legando quello che sta succedendo con tutta la storia Sacra dell'umanità. Il Corpo e il Sangue di Cristo sono "cibo spirituale", fuoco che brucia il male e che è capace di bruciare anche coloro che comunicano "indegnamente", cioè non sinceramente, senza venerazione, non essendosi preparati per la comunione con il digiuno e la preghiera, avendo sulla coscienza dei peccati nascosti. Invece che alla "guarigione dell'anima e del corpo", queste persone, secondo il parere della Chiesa, si preparano al castigo. "Si è comunicato per la condanna", si dice in questi casi nella Chiesa Ortodossa.
Dopo il rituale stabilito, dopo le preghiere innalzate dal prete che celebra il sacramento, e da tutta la chiesa, quelli che comunicano si avvicinano al gradino (solea) del santuario. I bambini si fanno passare avanti, loro comunicano per primi. I bambini nella Chiesa ortodossa comunicano subito dopo il battesimo. I più piccoli, quelli che non possono ancora digerire il cibo solido, comunicano al Sangue di Cristo. Dopo l'acclamazione del diacono: "Con il timore di Dio e la fede, avvicinatevi!", quelli che vogliono comunicare, ponendo le loro mani sul petto in forma di croce, si avvicinano un dopo l'altro al calice, potir. Il prete, con uno speciale cucchiaino lungo, estrae una particola dal calice e la mette nella bocca della persona che comunica.
Dopo aver comunicato, il fedele bacia la parte bassa del calice e va ad una piccola mensa, dove i ministranti gli dаnno da bere, dopo la comunione, un liquido caldo benedetto, vino con acqua, e da mangiare un pezzetto di pane benedetto.
Terminato il rito della comunione, i fedeli ascoltano una preghiera di ringraziamento e l'omelia del sacerdote. Nel giorno in cui comunicano, i fedeli ortodossi cercano di comportarsi decorosamente al massimo, ricordando il sacrificio di Cristo e il proprio dovere davanti a Dio ed agli uomini.

 

EUCARESTIA DELL'OCCIDENTE E ORIENTE

Per un cristiano occidentale, l'abituale messa è semplice e chiara. Dopo una piccola parte introduttiva, segue la Liturgia della Parola con le letture della Scrittura e i salmi, che proclamano la Buona Notizia. Molto spesso il tema delle letture ha la sua continuazione e spiegazione nell'omelia. La domenica, e a volte anche nei giorni feriali, si proclama il simbolo di fede di Nicea. Dopo, i fedeli innalzano le preghiere per la chiesa e per tutto il mondo. Il comandamento di Cristo "fate questo in memoria di me" si compie nella Liturgia Eucaristica. Il pane e il vino vengono portati e messi sull'altare, e sopra di essi viene innalzata la preghiera di ringraziamento: la Preghiera Eucaristica. Quindi risuonano le parole della preghiera del Signore (Padre nostro) e quasi tutti i partecipanti ricevono nella santa comunione il pane e il vino consacrati. La messa termina con una breve parte conclusiva ed il congedo. E' una celebrazione breve, non più lunga di un'ora.
Il segno caratteristico dell'odierna celebrazione in occidente è la semplicità, non la solennità. Di tutta la sua complessità si sceglie quel minimo che è assolutamente necessario. Si evitano movimenti e gesti superflui, per non offuscare l'essenza e il ritmo generale della messa. Anche l'ambiente esterno è di regola semplice. Le chiese di oggi tendono alla semplicità architettonica, alla modestia nell'arredamento e nell'ornamento, sottolineando che il tempio è soltanto un luogo, dove si raduna la chiesa viva, in questo posto però ci si può radunare anche per altri scopi, non soltanto per la celebrazione eucaristica. L'altare fa ricordare una tavola da pranzo, attorno alla quale i discepoli del Signore continuano il banchetto, iniziato da Gesù con i suoi discepoli. L'altare è un punto focale, su cui si concentra tutta la celebrazione; questo ruolo ha anche l'ambone: da questi due posti la chiesa si sazia della parola di Dio e del sacramento dell'Eucaristia. Normalmente porta un vestito particolare soltanto la persona che propriamente celebra, invece i lettori e gli altri che fanno servizi occasionali possono essere vestiti come di solito nella vita. A volte lo stesso prete quasi non si distingue più per il suo vestito dai parrocchiani.
Una caratteristica ancora più evidente dell'odierna Eucaristia occidentale è che tutta la chiesa partecipa alla celebrazione. Dai fedeli si aspetta che entrino pienamente e totalmente nella liturgia; in questo li aiuta una regola severamente rispettata: alle acclamazioni del prete risponde tutta l'assemblea in preghiera. La lingua usata nel rito odierno è semplice e diretta, la gente vuole capire subito tutto. I testi della Scrittura e le preghiere sono letti dai parrocchiani, loro aiutano anche a distribuire la comunione. Le nuove chiese sono costruite, e le vecchie ricostruite oppure modificate, in modo tale che si possa avvicinare e unire strettamente l'assemblea all'altare e al prete. L'Eucaristia deve essere vista e sentita da tutti, pur mantenendo la normale distinzione tra sacerdoti e popolo, l'Eucaristia è celebrata da tutto il popolo. Un'importanza particolare viene data alla partecipazione dei parrocchiani al momento più centrale del servizio: la comunione. Nella messa cattolica, ci si aspetta che tutti comunichino. La partecipazione al sacramento non è semplicemente una parte inseparabile dall'eucaristia, è il suo punto più alto.
Quando il cristiano d'Occidente, abituato a questa forma e questo stile della celebrazione eucaristica, viene nel tempio ortodosso alla Divina Liturgia, si trova in un mondo diverso. Da come la Divina Liturgia inizia e si svolge, appare in essa, in un modo o in un altro, quella formalità, a cui è sempre più contraria la Chiesa Occidentale. La celebrazione si svolge senza una diretta partecipazione dei fedeli. Deve passare un certo tempo, prima che quelli che stanno nella navata percepiscano, che si sta per cominciare a celebrare a voce alta: dopo un'ora che il sacerdote compie sull'altare il rito di Proscomidia (preparazione), preparando il pane e il vino. Nei rituali occidentali non c'è un equivalente. E quando già inizia la celebrazione ad alta voce, cantano per tutti soprattutto le persone consacrate (diaconi, preti, vescovi) ed il coro; loro cantano, perché nella celebrazione ortodossa si canta tutto e durante la messa non c'è nessuna differenza tra la forma proclamata o cantata, come lo vediamo in Occidente. Probabilmente non c'è cosa che stupisce di più il cristiano occidentale durante una liturgia ortodossa, del fatto che i parrocchiani non dicono quasi niente. Il cristiano occidentale è educato così, che per lui la partecipazione alla celebrazione significa precisamente la partecipazione al canto, alle letture degli inni e delle preghiere. In alcuni templi ortodossi in questi ultimi tempi, la gente ha cominciato ad unirsi un poco al canto, ma nella maggioranza dei casi, cantano soltanto i cantori e i lettori (perché si legge cantando).
In questo modo, il cristiano occidentale, volente o nolente, impara a partecipare ad una liturgia, che si svolge in maniera un po' diversa. A questa liturgia non si può partecipare "ad occhi chiusi", come è possibile in Occidente. Stando in piedi durante tutta la celebrazione (e a volte anche in ginocchio) l'uomo prega con gli occhi, perché ogni momento della celebrazione ha il suo significato. Prega anche con la mente, stando attento ai canti e alle letture. Alla preghiera degli occhi e della mente, può aggiungere anche la preghiera del corpo, facendo spesso il segno della croce, come segno della sua partecipazione al corso della liturgia e al suo contenuto; e anche chinandosi con un inchino leggero o profondo, quasi fino alla terra. L'incenso fa partecipare alla preghiera l'olfatto, la musica fa partecipare le emozioni. Appena il cristiano occidentale riesce ad assimilare tutti questi modi di partecipazione alla liturgia, si trova di fronte ad un altro fatto, ancora più sconvolgente: durante la comunione pochissime persone, e a volte nessuno, si avvicina al prete. Questo che gli sembra il culmine della celebrazione, qui può anche non esistere. Al posto di questo, proprio alla fine, lo invitano a provare con tutti gli altri il pane benedetto, il cui nome "antidoron" (al posto del dono) mostra che esso a stento sostituisce le sante specie.
Ma non soltanto il cristiano occidentale deve imparare una "nuova" partecipazione alla liturgia, è anche costretto a capire l'ordine del rituale ("rito") della celebrazione, in quanto si distingue sostanzialmente da quello a cui è abituato.Lasciando da parte la Proscomidia (preparazione), la liturgia è composta di due parti: la Liturgia dei catecumeni (coloro che si preparano al battesimo) e quella dei fedeli. In generale, corrispondono alla Liturgia della Parola e alla Liturgia eucaristica, di cui sono composte le celebrazioni liturgiche in Occidente; ma, anche se la struttura generale del rito eucaristico è uguale in Occidente ed in Oriente, nel suo sviluppo appaiono importanti differenze.
L'uomo occidentale è abituato ad una breve introduzione alla Liturgia della Parola (i riti introduttivi). Lui può confessare i suoi peccati e con questo prepararsi alla celebrazione. Dopo l'assoluzione si canta il Kyrie ("Signore, pietà") e a volte anche l'antico inno Gloria ("Gloria a Dio nell'alto dei cieli"). I riti introduttivi si concludono con una Preghiera, chiamata colletta, e si passa alle Letture. La celebrazione ortodossa, al contrario, inizia con una lunga sequenza di tre ektenie (preghiere litaniche), delle quali una è lunga e due sono brevi, che sono seguite dall'antifona, da un salmo oppure da un altro canto. L'unico punto in comune con il rito occidentale è la risposta "Signore, pietà", detto in greco "Kyrie eleison". Dopo la terza antifona, che solitamente è formata dalle 8 Benedizioni pronunziate da Gesù nel Discorso sulla Montagna, dalla porta settentrionale dell'iconostasi escono i concelebranti (preti e diaconi, a volte anche vescovi, se ci sono) con il Vangelo; attraversata la navata, entrano di nuovo nel santuario attraverso le porte sante. Seguono tre tipi di canto: il canto di invito, basato essenzialmente sul primo versetto del salmo 94 (Venite); inni brevi, prescritti per ogni giorno, tropari e kontakion; e, alla fine, il trisagio (triplice invocazione "santo"): "Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi", che il cristiano occidentale poteva ascoltare nei riti dell'adorazione della Croce il Venerdì Santo. Questo canto d'invito è in qualche modo simile al versetto del salmo che si utilizza nei riti occidentali come antifona d'ingresso oppure come versetto di invitatorio: tutti questi brevi canti liturgici possono essere differenti per forma e provenienza dalle brevi preghiere delle celebrazioni occidentali, lo scopo però è più o meno lo stesso. Ma a questo "Piccolo Ingresso"(così si chiama la parte appena descritta, cioè la processione dei preti e dei diaconi), non ci sono paralleli evidenti nelle celebrazioni liturgiche dell'Occidente.

 

IL BATTESIMO

La parola "battesimo" viene dal greco "baptisma" ("immersione"). Nella Sacra Scrittura, per la prima volta troviamo questa parola legata al nome di Giovanni Battista. I Giudei che venivano da lui si immergevano nell'acqua del Giordano come segno, che rinunziavano a commettere il male, che si lavavano, che "annegavano" la sporcizia del peccato, per incontrare con animo puro il Messia, di cui Giovanni predicava la venuta.
L'acqua è simbolo di purificazione, simbolo di vita, ma, nello stesso tempo, anche di morte: nel fondo delle acque si nasconde la perdizione. Il rito d'immersione nelle acque dei laghi e dei fiumi è un atto sacro di iniziazione al naturale alternarsi della vita e della morte, al continuo rinnovamento della natura. Però nella Rivelazione, tutte le azioni liturgiche diventano un'arma diretta di Dio, attraverso la quale Lui dà la sua grazia e rivela il senso della sua azione nel mondo, realizzandola nello stesso tempo. Il "battesimo di penitenza", che compiva Giovanni Battista, svela il senso di un'azione divina: la distruzione del male e del peccato, la liberazione dell'uomo; fa vedere quello che Dio esige dagli uomini: abbandonare i propri peccati, pentirsi di essi, preparandosi in questo modo all'incontro con il Salvatore promesso da Dio. Nel "battesimo di penitenza" si realizzava anche l'azione curativa di Dio verso le anime umane contaminate dal peccato.
Lo stesso Cristo ha ricevuto il battesimo da Giovanni. Il Dio-uomo non aveva bisogno né di purificazione, perché era senza peccato, né di salvezza, perché lui stesso era il Salvatore. Però si è immerso nelle acque del Giordano per mostrare che "conviene che così adempiamo ogni giustizia" (Mt 3,15).
Accettando il battesimo nel nome di Cristo, l'uomo non soltanto "lava" i propri peccati. Immergendosi nell'acqua, l'uomo muore al peccato, muore con Cristo per risuscitare con Lui alla vita eterna. Continuando a peccare dopo il battesimo, l'uomo rifiuta la grazia: "Se, infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima" (2 Pt 2,20).
Il battesimo dei bambini nella Chiesa Ortodossa si fa secondo la fede dei genitori e dei padrini. Loro portano la responsabilità per l'educazione cristiana dei figli, garantiscono per la fede del battezzato e sono responsabili per aiutare i genitori nell'educazione del bambino.
Il Battesimo nella Chiesa Ortodossa si fa con la triplice immersione di tutto il bambino nel fonte battesimale: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il battesimo per infusione si ammette soltanto in casi estremi, quando il rito non si può rimandare e non si può fare per immersione. Sul battezzando si fa una preghiera d'esorcismo, di "espulsione del demonio". Ogni elemento del rito, nel sacramento ortodosso del battesimo, esprime la consacrazione della persona a Cristo. Per esempio, come il fatto di tagliare i capelli nel mondo greco-romano era segno di schiavitù, così nel sacramento del battesimo tagliare una ciocca di cappelli del bambino significa essere schiavo di Dio. La croce appesa al collo del battezzato dovrebbe ricordare la morte di Cristo in croce, il dovere del cristiano e il comando del Salvatore: "Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24). Il senso di questo "ricordare" sta nell'aiutare il battezzato a vincere l'egoismo, la superbia, la vanità, la pigrizia, la paura e ad avvicinarsi a quell'amore con il quale Cristo ha amato l'uomo e il mondo.
Prima del battesimo lo stesso battezzando o il suo padrino deve per tre volte rinnegare satana "e tutte le sue opere e tutte le sue azioni" e per tre volte confessare (a voce alta) il desiderio di "unirsi a Cristo". Si legge il simbolo di fede, che dovrebbe essere ben conosciuto e capito dal battezzando o dai suoi padrini. La veste bianca, che mettono sul battezzato simbolizza la purezza della sua vita nel Cristo e la trasformazione dell'uomo attraverso la Luce Divina; invece la candela nella sua mano o nella mano del padrino indica l'illuminazione spirituale, la luce della gioia.
Fino al VI secolo la preparazione degli adulti al battesimo si chiamava catecumenato, era un'iniziazione orale alla fede. I catecumeni si dividevano in alcuni gruppi (di cinque) e il catecumenato (oppure la catechizzazione) poteva durare fino a tre anni. Nell'epoca odierna, l'adolescente o l'adulto che vuole ricevere il battesimo nella Chiesa Ortodossa dovrebbe almeno leggere il Nuovo Testamento, il Catechismo ortodosso (un riassunto dei principi della fede ortodossa e dell'insegnamento della Chiesa), accettare sinceramente il Salvatore e il suo insegnamento, cercare di fare un esame di coscienza di tutta la vita passata, vedere il male compiuto e pentirsi di esso, perché "l'acqua non rimanga acqua" e la grazia data nel sacramento non si disperda invano, ma venga moltiplicata.

 

LA CONFIRMAZIONE

Nella pratica della Chiesa ortodossa, assieme al battesimo era unito un altro sacramento - la confermazione. L'unzione con l'olio sacro - aromatico, fatto d'olio di oliva - si rifà alla veterotestamentaria unzione con olio che simbolizzava il dono della grazia di Dio per un compito speciale. Attraverso la confermazione, la Chiesa dà al fedele (oppure al bambino grazie alla fede dei genitori) i doni dello Spirito Santo per servire cristianamente Dio e gli uomini. Nella Chiesa primitiva i doni dello Spirito Santo erano conferiti attraverso l'imposizione delle mani degli apostoli e - dopo - dei vescovi, sul capo del fedele. Con il tempo l'imposizione delle mani è diventata parte del sacramento del sacerdozio, cioè dell'ordinazione sacra, invece per tutti gli altri fedeli, questo segno di imposizione fu sostituito da un altro segno: quello dell'unzione. I vescovi non potevano imporre le mani su tutti quelli che si univano alla Chiesa, soprattutto nelle province lontane dal centro episcopale.
L'olio santo, benedetto dal vescovo, "sigillava" nei credenti la santità. Esso lasciava in essi come un timbro. Da questo fatto provengono le parole del sacerdote durante la confermazione con l'olio: "Sigillo del dono dello Spirito Santo". La confermazione viene fatta attraverso il segno di croce sulla fronte - in segno di santificazione dei pensieri; sugli occhi - in segno di santificazione della vista, per vedere la luce della verità; sulle labbra - in segno di santificazione della lingua; sulle palme delle mani - perché si compiano azioni che piacciono a Dio; sui piedi - per camminare sui cammini di Dio e non deviare da essi; e sul petto - per purificare il cuore che accoglie Cristo. Al termine del sacramento, il prete, i padrini e il neobattezzato (oppure il neoconfermato) fanno tre volte il giro attorno al fonte battesimale, cantando una preghiera (il cerchio è simbolo di eternità, il numero "tre" simbolizza la pienezza). In questo modo si esprimono la perpetua forza del sacramento e la gioia spirituale per il fatto che uno entra nella realtà della vita eterna.
Questi due sacramenti - battesimo e confermazione - si ricevono soltanto una volta nella vita. Essi introducono l'uomo nella vita della Chiesa e gli danno accesso agli altri sacramenti.

IL MATRIMONIO

 La grazia che viene data durante il sacramento del matrimonio, unisce i coniugi secondo l'immagine dell'alleanza di Cristo con la Chiesa, li introduce in quest'alleanza non solo separatamente, ma come famiglia. "Per questo l'uomo lascerа suo padre e sua madre e si unirа alla sua donna e i due formeranno una carne sola e, come dice l'apostolo s. Paolo, questo mistero и grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa" (Ef 5,31-32). Il tradimento (l'adulterio) oppure il divorzio, sono una profanazione di questo sacramento. Anche le conseguenze del divorzio sono dolorose e negative, come la rottura del corpo umano. Per questo il divorzio и ammesso dalla Chiesa soltanto nel caso del tradimento di uno dei coniugi, il quale con questo fatto rompe il corpo unico della famiglia, oppure quando uno dei coniugi se ne va al monastero e in pochi altri casi speciali.
Legando la coppia con il sacramento, la Chiesa benedice lo spirito, l'anima e il corpo umano, affinchй essi possano partecipare all'amore di Cristo e possano far nascere e educare in questo amore i figli. "Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" (Mt 19,6).
 Il matrimonio non и un sacramento obbligatorio per il cristiano: la Chiesa considera piщ elevata del matrimonio la rinuncia alla vita della carne, perchй l'uomo possa dedicarsi totalmente a Dio: "Chi non и sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi и sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come posa piacere alla moglie" (1 Cor 7,32-33). Per questo la Chiesa apprezza il celibato, il conservare se stessi nella "interezza", quando l'uomo rinuncia a rivolgere l'attenzione alle cose che potrebbero interporsi tra lui e Dio. Da qui viene l'apprezzamento nella Chiesa della verginitа: il celibato custodito per tutta la vita.
Il matrimonio cristiano и una delle possibilitа di realizzare nella vita l'amore di Cristo e l'eroismo cristiano. I pesi che possono far parte della sorte di qualsiasi persona, adesso bisogna portarli in due. Non a caso durante la celebrazione del sacramento del matrimonio, sulle teste dei fidanzati si mettono (oppure si sostengono sopra di esse) le corone: esse ricordano non soltanto la regale dignitа di Cristo, alla quale lui fa partecipare i cristiani, ma anche quella corona di spine con cui i carnefici hanno coronato Cristo, prima che lui portasse la sua croce sul Golgota.
Quando il sacerdote chiede ai fidanzati, se promettono di amarsi e custodirsi a vicenda, di essere fedeli reciprocamente, se con libera volontа assumono gli impegni del matrimonio, e questi rispondono di sм, allora danno la promessa non al prete che sta davanti a loro, bensм a Dio e alla Chiesa. Alla fine del sacramento, tenendo i novelli sposi per mano, il prete gira tre volte attorno all'analoj: и il cammino che la nuova famiglia - benedetta dalla Chiesa - compie verso Cristo e con Lui verso la vita eterna, e anche la via della croce, sulla quale ha camminato Cristo.

 

LITURGIA DEL MATRIMONIO

Diacono. Benedici, signore.
Sacerdote. Benedetto il Dio nostro, in ogni tempo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
Coro. Amìn.
D. In pace preghiamo il Signore.
C. Kyrie, eleison. (Così ad ogni seguente invocazione)
D. Per la pace che viene dall'alto e per la salvezza delle nostre anime, preghiamo il Signore.
Per la pace di tutto il mondo, per la prosperità delle sante chiese di Dio e per l'unione di tutti, preghiamo il Signore.
Per questa santa casa, e per coloro che vi entrano con fede, devozione e timor di Dio, preghiamo il Signore.
Per il nostro arcivescovo N., per il venerabile ordine dei preti, per il diaconato in Cristo, per tutto il clero e il popolo, preghiamo il Signore.
Per il servo di Dio N. e la serva di Dio N. che ora si fidanzano fra di loro, e per la loro salvezza, preghiamo il Signore.
Perché siano concessi a loro dei figli per la continuazione della stirpe, e tutti gli aiuti in vista della salvezza, preghiamo il Signore.
Perché sia loro inviato dall'alto un amore perfetto, pacifico, e un aiuto, preghiamo il Signore.
Perché siano custoditi in unità di spirito e in fede certa, preghiamo il Signore.
Perché siano benedetti in unità di spirito e in fede certa, preghiamo il Signore.
Perché siano custoditi in un irreprensibile comportamento e maniera di vivere, preghiamo il Signore.
Affinché il Signore Dio nostro doni loro un onorabile matrimonio e una unione pura, preghiamo il Signore.
Per essere liberati da ogni afflizione, ira, pericolo e necessità, preghiamo il Signore.
Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi e proteggici, o Dio, con la tua grazia.
Facendo memoria della tutta santa, intemerata, benedetta sopra tutte le creature e gloriosa nostra Signora, la madre di Dio e sempre vergine Maria, con tutti i santi, raccomandiamo noi stessi, e gli uni gli altri, e tutta la nostra vita a Cristo Dio.
C. A Te, Signore.
S. Poiché a te spetta ogni gloria, onore e adorazione, al Padre, al Figlio e al Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
C. Amìn.
D. Preghiamo il Signore.
C. Kyrie, eleison.
S. O Dio eterno, che conduci all'unità le cose divise, e che rendi infrangibile il legame di ciò che è stabilito, che benedicesti Isacco e Rebecca, facendoli eredi della tua promessa, tu stesso benedici questi tuoi servi, e guidali in ogni opera buona.
Poiché tu sei un Dio pietoso e amante degli uomini, e noi a te rendiamo gloria, al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
C. Amìn.
S. Pace a tutti.
C. E al tuo spirito.
D. Inchinate il vostro capo al Signore.
C. A Te, Signore.
S. Signore, Dio nostro, tu che ti sei fidanzato con la Chiesa fatta di pagani come con una vergine pura, benedici questo fidanzamento, e unisci e custodisci questi tuoi servi in pace e unità di spirito. A te infatti spetta ogni gloria, onore e adorazione, al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
C. Amìn.

Scambio degli anelli

(Per lo sposo)
S. Si fidanza il servo di Dio N. con la serva di Dio N. nel nome del Padre, e del Figlio, e del Santo Spirito. Amìn. (tre volte)
(Per la sposa)
S. Si finanza la serva di Dio N. con il servo di Dio N. nel nome del Padre, e del Figlio, e del Santo Spirito. Amìn.
(Il paraninfo scambia gli anelli tra gli sposi)
D. Preghiamo il Signore.
C. Kyrie, eleison.
S. Signore Dio nostro, che viaggiasti nella Mesopotamia con il servo del patriarca Abramo, inviato per sposare una donna al suo Signore Isacco, e che rivelasti per mezzo dell'attingere acqua che doveva fidanzarsi con Rebecca, tu stesso benedici il fidanzamento dei tuoi servi N. e N., e conferma con la parola detta da loro. Rendili certi con la santa unione che deriva da te. Tu infatti da principio li creasti maschio e femmina, e con la tua approvazione la donna si unisce all'uomo, in aiuto e per la continuazione del genere umano.
Tu stesso, dunque, Signore, Dio nostro, che inviasti la verità sull'eredità tua, e la tua promessa sui tuoi servi, i nostri padri, i tuoi eletti di ogni generazione in generazione, guarda il tuo servo N. e la tua serva N., e conferma il loro fidanzamento in fede, unità di spirito, verità e amore: tu infatti, Signore, insegnasti a dare il pegno di fidanzamento e a renderlo fermo in tutto.
Mediante l'anello fu data potestà a Giuseppe in Egitto; mediante l'anello fu glorificato Daniele nel paese di Babilonia; mediante l'anello si manifesto la verità di Tamar; mediante l'anello il Padre nostro celeste fu misericordioso verso il figlio prodigo: "Date, disse, infatti, l'anello nella sua mano, e portate e sacrificate il vitello ingrassato a grano, e mangiamo e siamo lieti".
Questa tua destra, Signore, fece accampare Mosè al mar Rosso: infatti mediante la tua parola vera i cieli furono resi stabili e la terra fu formata e la destra dei tuoi servi sarà benedetta dalla tua parola potente e dal tuo braccio eccelso.
Tu stesso, dunque, anche ora, o Sovrano, benedici questo scambio di anelli con una benedizioni celeste; e l'Angelo del Signore cammini avanti dinanzi a loro, tutti i giorni della loro vita.
Poiché tu sei colui che benedice e santifica tutte le cose, e noi a te rendiamo gloria, al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
C. Amìn.
D. Abbi pietà di noi, o Dio, secondo la tua grande pietà: noi ti preghiamo, ascoltaci ed abbi pietà.
C. Kyrie, eleison, Kyrie, eleison, Kyrie, eleison. (Così alle seguenti invocazioni)
D. Ancora preghiamo per i cristiani pii ed ortodossi.
Ancora preghiamo per il nostro arcivescovo N. e per tutti i nostri fratelli in Cristo.
S. Poiché tu sei un Dio buono e amante degli uomini, e noi a te rendiamo gloria, al Padre, e al Figlio e al Santo Spirito ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
C. Amìn.

Congedo

S. Gloria a te, Cristo Dio, speranza nostra gloria e te!
L. Gloria al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito. Ed ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amìn. Kyrie, eleison, Kyrie, eleison, Kyrie, eleison. Signore santo, benedici.
S. Cristo, vero Dio nostro per intercessione della sua santa Madre tutta intemerata e tutta immacolata; dei santi gloriosi e celebrati apostoli; dei santi e gloriosi martiri dalla bella vittoria; di san Giorgio e san Nicola; dei santi e giusti progenitori di Dio Gioacchino ed Anna; di san Gregorio di Capolita, san Proclo di Costantinopoli, e di tutti i santi, abbia pietà di noi e ci salvi, lui che è un Dio buono, pietoso e amante degli uomini

 

 

SACERDOZIO

La consacrazione all'ordine sacerdotale si chiama ordinazione. In questo sacramento, attraverso l'imposizione delle mani del vescovo, и data all'uomo una grazia speciale: di compiere azioni sacre. Nella Chiesa ortodossa esistono tre gradi del sacerdozio: diacono, presbitero (sacerdote o monaco) e vescovo (arcimonaco).
All'inizio sembra che non ci fossero nette differenze tra vescovi ("tutori") e presbiteri ("anziani"). In seguito, presbiteri erano chiamati quelli che aiutavano i vescovi nel governo delle comunitа ecclesiali, nel compimento delle celebrazioni e dei sacramenti. I diaconi nella Chiesa primitiva si occupavano di organizzare l'aiuto per i membri poveri della comunitа, della beneficenza e dell'aiuto ai vescovi e ai presbiteri.
Oggi, quelli che sono ordinati diaconi ricevono una grazia speciale di aiuto nelle celebrazioni, anche se loro stessi non celebrano i sacramenti. Invece sono i preti che ricevono la grazia di celebrare i sacramenti (cioи senza di loro non и possibile la realizzazione dei sacramenti nella Chiesa), i vescovi poi - oltre al diritto di ordinare altri per questo compito - possono anche loro celebrare i sacramenti nella pienezza della loro ordinazione.
 L'ordinazione del prete o del diacono puт essere fatta soltanto dal vescovo. Questo sacramento и celebrato durante la Divina Liturgia. L'ordinando viene portato tre volte attorno all'altare, dopo di che il vescovo, imponendogli le mani sul capo, innalza una speciale preghiera. Consegnando all'ordinando gli oggetti necessari per il suo servizio, il vescovo proclama: "Aksios" (dal greco "degno"), a cui il coro con tutto il popolo risponde con un triplice "Aksios!". Cosм l'assemblea ecclesiale testimonia che и d'accordo con l'ordinazione di un degno suo membro. Il sacramento dell'ordinazione, cosм come anche gli altri sacramenti, и stato istituito da Cristo. L'apostolo Paolo testimonia, che il Salvatore "ha stabilito ... altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo" (Ef 4,11-12). Gli apostoli hanno ordinato i primi vescovi, presbiteri e diaconi.
Il servizio pastorale nella Chiesa и affidato propriamente ai vescovi e ai presbiteri (sacerdoti). Cristo chiamт se stesso Pastore; "il gregge" nella simbologia delle immagini veterotestamentarie и un simbolo di un altissimo valore, e in senso figurato и simbolo del popolo, molto caro al suo Capo. "...colpisci il pastore e le pecore si disperderanno" (Zac 13,7), diceva una profezia veterotestamentaria, applicata nel Vangelo ai discepoli di Cristo, che si sono dispersi dopo aver tradito Cristo. Perт il pastore dei cristiani и risorto, avendo vinto "la potenza della morte". "Pasci le mie pecore" (Gv 21,16) ha detto Cristo nel suo testamento all'apostolo Pietro e, in questo modo, a tutti gli apostoli. Questi ultimi, quando fondavano le Chiese locali, ordinavano i loro capi, trasmettendo la grazia del sacerdozio, che hanno ricevuto da Cristo.

PENITENZA

Questo sacramento si realizza durante la confessione. Il cristiano credente nomina davanti al prete i propri peccati - li confessa con un sincero pentimento, provando vergogna di averli compiuti, con una ferma intenzione di non ripeterli in seguito.
La parola "penitenza" ha un'altra sfumatura, che viene dalla parola greca ad essa corrispondente "metanoia" - "cambiamento della mente". La penitenza non è semplicemente il rimpianto sulle cose fatte; in questo sacramento è data la grazia, che guarisce le debolezze umane.
Nella Chiesa esiste quella che si chiama la successione apostolica - una trasmissione senza interruzioni del dono della grazia per uno speciale servizio. Gli apostoli hanno ricevuto questo dono da Cristo e lo hanno trasmesso a quelli, che sono diventati capi delle prime comunità cristiane. Grazie alla successione apostolica i preti ricevono il diritto di assolvere dai peccati i penitenti (liberarli dalla colpa per un peccato concreto), secondo la promessa di Cristo data ai discepoli: "A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,23). Non di meno, il prete durante la preghiera comune prima della confessione, ricorda che lui è soltanto un testimone davanti a Dio, testimone della penitenza.
La confessione nella Chiesa ortodossa si fa davanti all'analoj, un alto ambone sul quale stanno la croce ed il Vangelo. Se il sacerdote vede una sincera compunzione del cuore, copre il capo chino del penitente con l'estremità dell'epitrachilion (un nastro largo che il prete porta al collo, più largo della stola cattolica) e dice la preghiera di assoluzione, perdonandogli i peccati in nome di Gesù Cristo. Dopo di questo il penitente bacia la croce e il Vangelo, in segno di gratitudine e fedeltà a Cristo.
Il prete aspetta dal penitente il riconoscimento del suo peccato e la compunzione: il penitente dovrebbe chiamare per nome il suo peccato non cercando di giustificarlo. Non è sempre necessario raccontare durante la confessione le particolari circostanze dell'azione peccaminosa. La chiarificazione di queste circostanze è necessaria soltanto quando bisogna aiutare il penitente a vedere le radici della sua malattia spirituale, a capire più profondamente il significato e le conseguenze delle sue azioni.
Il tentativo di ingannare nella confessione, di nascondere un qualsiasi peccato, di trovargli qualche giustificazione oppure la speranza di poterlo ripetere senza punizione (nello spirito di un detto di sapienza mondana "Non peccherai - non ti potrai pentire") lasciano l'uomo senza la grazia data dal sacramento. I Padri della Chiesa avvertivano che in casi del genere, quando il prete legge la preghiera di assoluzione, il Signore dice: "Io, invece, giudico e condanno".
A volte il prete, che celebra il sacramento, vede che il penitente dovrebbe con più chiarezza e profondità riconoscere le radici dei peccati, che gli causano in quel dato momento il più serio pericolo spirituale, vede che il penitente ha bisogno di una compunzione più perfetta. Allora il sacerdote può dargli l'epitimia (dal greco "castigo"), un castigo ecclesiastico che ha scopi educativi. Per i laici questo consiste nel leggere qualche preghiera penitenziale o di altro tipo, nel fare un numero stabilito di inchini fino a terra, che lo spingono a ricordare il male compiuto, un digiuno forzato, la proibizione di comunicare per un certo tempo, ecc. Le epitimie per i peccati particolarmente gravi sono previste dai canoni ecclesiastici

UNZIONE DEGLI INFERMI

Un nome diffuso di questo sacramento è soborovanie, che nella traduzione suonerebbe come "messi in assemblea dall'assemblea", perché di solito era amministrato da un'"assemblea" di sette sacerdoti; oggi in caso di necessità è concesso amministralo da un solo prete.
Il sacramento dell'unzione risale agli apostoli, che avendo ricevuto da Gesù Cristo il potere di guarire dalle malattie, "ungevano di olio molti infermi e li guarivano" (Mc 6,13). Durante l'amministrazione di questo sacramento la fronte, le guance, il petto e le mani del malato sono unti con l'olio sacro con il segno della croce (a questo olio si aggiunge vino rosso come memoriale del sangue sparso da Cristo).
L'unzione esige dall'uomo fede e penitenza. Con essa gli vengono rimessi i peccati, che secondo la Chiesa sono la radice di ogni malattia, anche i peccati dimenticati e non riconosciuti; questo sacramento non viene amministrato ai bambini, in quanto non hanno peccato coscientemente.
Oggi l'unione degli infermi è amministrata di solito in chiesa a molte persone; i malati gravi vengono unti dai preti nelle loro case oppure negli ospedali. Durante questo sacramento, il recipiente con l'olio si mette in un piatto con dei semi (di solito, semi di grano), che fanno presente la generosità e la misericordia del Signore verso gli uomini. Attorno a questo recipiente si mettono sette candele e sette bastoncini ovattati. Dopo le preghiere si leggono sette testi dalle lettere degli apostoli e dopo sette frammenti del Vangelo. Dopo ogni lettura, che ricorda qualche fatto di guarigione del corpo e dell'anima dell'uomo da parte di Dio, che ricorda la sua misericordia, il prete elevando una preghiera amministra l'unzione. Dopo che si è letto l'ultimo frammento della Sacra Scrittura, il prete mette la Bibbia aperta (come la mano del Salvatore) sul capo dei malati che hanno ricevuto l'unzione e prega che siano perdonati i loro peccati.

 

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  La Chiesa Ortodossa e i Sacramenti (sintesi)

 

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