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I SACRAMENTI
EUCARESTIA
Il sacramento dell'Eucaristia occupa il posto centrale nella Chiesa
Ortodossa. Esso costituisce la parte principale della liturgia. Ogni
Divina Liturgia è ripetizione dell'Ultima Cena, durante la quale il
Salvatore, distribuendo ai discepoli il pane e il vino, li ha chiamati
il suo Corpo e il suo Sangue: "Questo è il mio corpo... Questo è il
mio sangue, il sangue della Nuova Alleanza, versato per molti (Mc
14,22-24). Per gli ortodossi credenti, il pane e il vino non
"simbolizzano" il Corpo e il Sangue di Cristo, ma li diventano
realmente, rimanendo materialmente pane e vino.
"La comunione ai Misteri di Cristo" serve per cambiare spiritualmente
l'uomo. Uno dei Padri della Chiesa descriveva la sua profonda esperienza
del sacramento della comunione: tornato nella cella dopo la liturgia,
guardò le sue mani e vide le mani di Cristo, sentì in sé la sua
presenza, che santificava tutta la persona, anima e corpo, nell'unione
dello spirito.
Il sacramento dell'Eucaristia si celebra ogni giorno, tranne alcuni
giorni di Quaresima, per questo la possibilità di comunicarsi c'è
sempre. L'opinione sulla frequenza della Comunione è cambiata con il
tempo. I primi cristiani comunicavano quasi ogni giorno, e chi ometteva
senza una giusta causa tre eucaristie domenicali, era considerato
escluso dalla Chiesa. In seguito hanno cominciato a comunicare più
raramente. Prima della Rivoluzione, in Russia si considerava come norma
comunicare almeno nei periodi cosiddetti di "quaresima" (la Grande
Quaresima, cioè quella prima di Pasqua, la Quaresima di S. Pietro,
quella prima dell'Assunzione ed ancora quella prima di Natale) e anche
nel giorno del proprio onomastico. Ora sempre di più si segue la pratica
della comunione più frequente, non meno di una volta il mese.
Le immagini delle celebrazioni liturgiche ortodosse si rifanno
all'Antico Testamento. Isacco, messo sull'altare per il sacrificio, fu
sostituito da Dio con un agnello; l'agnello doveva essere preparato dai
Giudei per la festa di Pasqua, come memoriale dell'uscita salvifica
dall'Egitto. Nella profezia veterotestamentaria si parla di un
innocente, che come agnello, va mite al macello. Queste parole si
ripetono durante ogni liturgia ortodossa. Il pane preparato per la
comunione è chiamato Agnello.
Il vangelo ha dato un significato nuovo alle immagini veterotestamentarie.
Il soldato trafisse con una lancia il fianco di Cristo, appeso alla
croce, per confermare che era già morto, e dal suo costato uscì sangue
ed acqua. Per questo con l'acqua, che è un requisito della vita, si
mescola il vino, cambiato dopo in Sangue di Cristo. Il coltello, con il
quale il prete ritaglia le particole dalla prosfora (pane per la
comunione) per distribuirle dopo ai fedeli, si chiama lancia.
Queste e tantissime altre immagini dell'Antico e del Nuovo Testamento
costituiscono l'unico tessuto della divina liturgia. In esso
s'intrecciano le emozioni dei credenti, legando quello che sta
succedendo con tutta la storia Sacra dell'umanità. Il Corpo e il Sangue
di Cristo sono "cibo spirituale", fuoco che brucia il male e che è
capace di bruciare anche coloro che comunicano "indegnamente", cioè non
sinceramente, senza venerazione, non essendosi preparati per la
comunione con il digiuno e la preghiera, avendo sulla coscienza dei
peccati nascosti. Invece che alla "guarigione dell'anima e del corpo",
queste persone, secondo il parere della Chiesa, si preparano al castigo.
"Si è comunicato per la condanna", si dice in questi casi nella Chiesa
Ortodossa.
Dopo il rituale stabilito, dopo le preghiere innalzate dal prete che
celebra il sacramento, e da tutta la chiesa, quelli che comunicano si
avvicinano al gradino (solea) del santuario. I bambini si fanno
passare avanti, loro comunicano per primi. I bambini nella Chiesa
ortodossa comunicano subito dopo il battesimo. I più piccoli, quelli che
non possono ancora digerire il cibo solido, comunicano al Sangue di
Cristo. Dopo l'acclamazione del diacono: "Con il timore di Dio e la
fede, avvicinatevi!", quelli che vogliono comunicare, ponendo le loro
mani sul petto in forma di croce, si avvicinano un dopo l'altro al
calice, potir. Il prete, con uno speciale cucchiaino lungo,
estrae una particola dal calice e la mette nella bocca della persona che
comunica.
Dopo aver comunicato, il fedele bacia la parte bassa del calice e va ad
una piccola mensa, dove i ministranti gli dаnno da bere, dopo la
comunione, un liquido caldo benedetto, vino con acqua, e da mangiare un
pezzetto di pane benedetto.
Terminato il rito della comunione, i fedeli ascoltano una preghiera di
ringraziamento e l'omelia del sacerdote. Nel giorno in cui comunicano, i
fedeli ortodossi cercano di comportarsi decorosamente al massimo,
ricordando il sacrificio di Cristo e il proprio dovere davanti a Dio ed
agli uomini.
EUCARESTIA
DELL'OCCIDENTE E ORIENTE
Per un cristiano occidentale, l'abituale messa è
semplice e chiara. Dopo una piccola parte introduttiva, segue la
Liturgia della Parola con le letture della Scrittura e i salmi, che
proclamano la Buona Notizia. Molto spesso il tema delle letture ha la
sua continuazione e spiegazione nell'omelia. La domenica, e a volte
anche nei giorni feriali, si proclama il simbolo di fede di Nicea. Dopo,
i fedeli innalzano le preghiere per la chiesa e per tutto il mondo. Il
comandamento di Cristo "fate questo in memoria di me" si compie nella
Liturgia Eucaristica. Il pane e il vino vengono portati e messi
sull'altare, e sopra di essi viene innalzata la preghiera di
ringraziamento: la Preghiera Eucaristica. Quindi risuonano le parole
della preghiera del Signore (Padre nostro) e quasi tutti i partecipanti
ricevono nella santa comunione il pane e il vino consacrati. La messa
termina con una breve parte conclusiva ed il congedo. E' una
celebrazione breve, non più lunga di un'ora.
Il segno caratteristico dell'odierna celebrazione in occidente è la
semplicità, non la solennità. Di tutta la sua complessità si sceglie
quel minimo che è assolutamente necessario. Si evitano movimenti e gesti
superflui, per non offuscare l'essenza e il ritmo generale della messa.
Anche l'ambiente esterno è di regola semplice. Le chiese di oggi tendono
alla semplicità architettonica, alla modestia nell'arredamento e
nell'ornamento, sottolineando che il tempio è soltanto un luogo, dove si
raduna la chiesa viva, in questo posto però ci si può radunare anche per
altri scopi, non soltanto per la celebrazione eucaristica. L'altare fa
ricordare una tavola da pranzo, attorno alla quale i discepoli del
Signore continuano il banchetto, iniziato da Gesù con i suoi discepoli.
L'altare è un punto focale, su cui si concentra tutta la celebrazione;
questo ruolo ha anche l'ambone: da questi due posti la chiesa si sazia
della parola di Dio e del sacramento dell'Eucaristia. Normalmente porta
un vestito particolare soltanto la persona che propriamente celebra,
invece i lettori e gli altri che fanno servizi occasionali possono
essere vestiti come di solito nella vita. A volte lo stesso prete quasi
non si distingue più per il suo vestito dai parrocchiani.
Una caratteristica ancora più evidente dell'odierna Eucaristia
occidentale è che tutta la chiesa partecipa alla celebrazione. Dai
fedeli si aspetta che entrino pienamente e totalmente nella liturgia; in
questo li aiuta una regola severamente rispettata: alle acclamazioni del
prete risponde tutta l'assemblea in preghiera. La lingua usata nel rito
odierno è semplice e diretta, la gente vuole capire subito tutto. I
testi della Scrittura e le preghiere sono letti dai parrocchiani, loro
aiutano anche a distribuire la comunione. Le nuove chiese sono
costruite, e le vecchie ricostruite oppure modificate, in modo tale che
si possa avvicinare e unire strettamente l'assemblea all'altare e al
prete. L'Eucaristia deve essere vista e sentita da tutti, pur mantenendo
la normale distinzione tra sacerdoti e popolo, l'Eucaristia è celebrata
da tutto il popolo. Un'importanza particolare viene data alla
partecipazione dei parrocchiani al momento più centrale del servizio: la
comunione. Nella messa cattolica, ci si aspetta che tutti comunichino.
La partecipazione al sacramento non è semplicemente una parte
inseparabile dall'eucaristia, è il suo punto più alto.
Quando il cristiano d'Occidente, abituato a questa forma e questo stile
della celebrazione eucaristica, viene nel tempio ortodosso alla Divina
Liturgia, si trova in un mondo diverso. Da come la Divina Liturgia
inizia e si svolge, appare in essa, in un modo o in un altro, quella
formalità, a cui è sempre più contraria la Chiesa Occidentale. La
celebrazione si svolge senza una diretta partecipazione dei fedeli. Deve
passare un certo tempo, prima che quelli che stanno nella navata
percepiscano, che si sta per cominciare a celebrare a voce alta: dopo
un'ora che il sacerdote compie sull'altare il rito di Proscomidia
(preparazione), preparando il pane e il vino. Nei rituali occidentali
non c'è un equivalente. E quando già inizia la celebrazione ad alta
voce, cantano per tutti soprattutto le persone consacrate (diaconi,
preti, vescovi) ed il coro; loro cantano, perché nella celebrazione
ortodossa si canta tutto e durante la messa non c'è nessuna differenza
tra la forma proclamata o cantata, come lo vediamo in Occidente.
Probabilmente non c'è cosa che stupisce di più il cristiano occidentale
durante una liturgia ortodossa, del fatto che i parrocchiani non dicono
quasi niente. Il cristiano occidentale è educato così, che per lui la
partecipazione alla celebrazione significa precisamente la
partecipazione al canto, alle letture degli inni e delle preghiere. In
alcuni templi ortodossi in questi ultimi tempi, la gente ha cominciato
ad unirsi un poco al canto, ma nella maggioranza dei casi, cantano
soltanto i cantori e i lettori (perché si legge cantando).
In questo modo, il cristiano occidentale, volente o nolente, impara a
partecipare ad una liturgia, che si svolge in maniera un po' diversa. A
questa liturgia non si può partecipare "ad occhi chiusi", come è
possibile in Occidente. Stando in piedi durante tutta la celebrazione (e
a volte anche in ginocchio) l'uomo prega con gli occhi, perché ogni
momento della celebrazione ha il suo significato. Prega anche con la
mente, stando attento ai canti e alle letture. Alla preghiera degli
occhi e della mente, può aggiungere anche la preghiera del corpo,
facendo spesso il segno della croce, come segno della sua partecipazione
al corso della liturgia e al suo contenuto; e anche chinandosi con un
inchino leggero o profondo, quasi fino alla terra. L'incenso fa
partecipare alla preghiera l'olfatto, la musica fa partecipare le
emozioni. Appena il cristiano occidentale riesce ad assimilare tutti
questi modi di partecipazione alla liturgia, si trova di fronte ad un
altro fatto, ancora più sconvolgente: durante la comunione pochissime
persone, e a volte nessuno, si avvicina al prete. Questo che gli sembra
il culmine della celebrazione, qui può anche non esistere. Al posto di
questo, proprio alla fine, lo invitano a provare con tutti gli altri il
pane benedetto, il cui nome "antidoron" (al posto del dono) mostra che
esso a stento sostituisce le sante specie.
Ma non soltanto il cristiano occidentale deve imparare una "nuova"
partecipazione alla liturgia, è anche costretto a capire l'ordine del
rituale ("rito") della celebrazione, in quanto si distingue
sostanzialmente da quello a cui è abituato.Lasciando da parte la
Proscomidia (preparazione), la liturgia è composta di due parti: la
Liturgia dei catecumeni (coloro che si preparano al battesimo) e quella
dei fedeli. In generale, corrispondono alla Liturgia della Parola e alla
Liturgia eucaristica, di cui sono composte le celebrazioni liturgiche in
Occidente; ma, anche se la struttura generale del rito eucaristico è
uguale in Occidente ed in Oriente, nel suo sviluppo appaiono importanti
differenze.
L'uomo occidentale è abituato ad una breve introduzione alla Liturgia
della Parola (i riti introduttivi). Lui può confessare i suoi peccati e
con questo prepararsi alla celebrazione. Dopo l'assoluzione si canta il
Kyrie ("Signore, pietà") e a volte anche l'antico inno Gloria
("Gloria a Dio nell'alto dei cieli"). I riti introduttivi si concludono
con una Preghiera, chiamata colletta, e si passa alle Letture. La
celebrazione ortodossa, al contrario, inizia con una lunga sequenza di
tre ektenie (preghiere litaniche), delle quali una è lunga e due sono
brevi, che sono seguite dall'antifona, da un salmo oppure da un altro
canto. L'unico punto in comune con il rito occidentale è la risposta
"Signore, pietà", detto in greco "Kyrie eleison". Dopo la terza
antifona, che solitamente è formata dalle 8 Benedizioni pronunziate da
Gesù nel Discorso sulla Montagna, dalla porta settentrionale
dell'iconostasi escono i concelebranti (preti e diaconi, a volte anche
vescovi, se ci sono) con il Vangelo; attraversata la navata, entrano di
nuovo nel santuario attraverso le porte sante. Seguono tre tipi di
canto: il canto di invito, basato essenzialmente sul primo versetto del
salmo 94 (Venite); inni brevi, prescritti per ogni giorno, tropari e
kontakion; e, alla fine, il trisagio (triplice invocazione "santo"):
"Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi", che il
cristiano occidentale poteva ascoltare nei riti dell'adorazione della
Croce il Venerdì Santo. Questo canto d'invito è in qualche modo simile
al versetto del salmo che si utilizza nei riti occidentali come antifona
d'ingresso oppure come versetto di invitatorio: tutti questi brevi canti
liturgici possono essere differenti per forma e provenienza dalle brevi
preghiere delle celebrazioni occidentali, lo scopo però è più o meno lo
stesso. Ma a questo "Piccolo Ingresso"(così si chiama la parte appena
descritta, cioè la processione dei preti e dei diaconi), non ci sono
paralleli evidenti nelle celebrazioni liturgiche dell'Occidente.
IL BATTESIMO
La parola "battesimo" viene dal greco "baptisma" ("immersione").
Nella Sacra Scrittura, per la prima volta troviamo questa parola legata
al nome di Giovanni Battista. I Giudei che venivano da lui si
immergevano nell'acqua del Giordano come segno, che rinunziavano a
commettere il male, che si lavavano, che "annegavano" la sporcizia del
peccato, per incontrare con animo puro il Messia, di cui Giovanni
predicava la venuta.
L'acqua è simbolo di purificazione, simbolo di vita, ma, nello stesso
tempo, anche di morte: nel fondo delle acque si nasconde la perdizione.
Il rito d'immersione nelle acque dei laghi e dei fiumi è un atto sacro
di iniziazione al naturale alternarsi della vita e della morte, al
continuo rinnovamento della natura. Però nella Rivelazione, tutte le
azioni liturgiche diventano un'arma diretta di Dio, attraverso la quale
Lui dà la sua grazia e rivela il senso della sua azione nel mondo,
realizzandola nello stesso tempo. Il "battesimo di penitenza", che
compiva Giovanni Battista, svela il senso di un'azione divina: la
distruzione del male e del peccato, la liberazione dell'uomo; fa vedere
quello che Dio esige dagli uomini: abbandonare i propri peccati,
pentirsi di essi, preparandosi in questo modo all'incontro con il
Salvatore promesso da Dio. Nel "battesimo di penitenza" si realizzava
anche l'azione curativa di Dio verso le anime umane contaminate dal
peccato.
Lo stesso Cristo ha ricevuto il battesimo da Giovanni. Il Dio-uomo non
aveva bisogno né di purificazione, perché era senza peccato, né di
salvezza, perché lui stesso era il Salvatore. Però si è immerso nelle
acque del Giordano per mostrare che "conviene che così adempiamo ogni
giustizia" (Mt 3,15).
Accettando il battesimo nel nome di Cristo, l'uomo non soltanto "lava" i
propri peccati. Immergendosi nell'acqua, l'uomo muore al peccato, muore
con Cristo per risuscitare con Lui alla vita eterna. Continuando a
peccare dopo il battesimo, l'uomo rifiuta la grazia: "Se, infatti,
dopo aver fuggito le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del
Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e
vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima" (2
Pt 2,20).
Il battesimo dei bambini nella Chiesa Ortodossa si fa secondo la fede
dei genitori e dei padrini. Loro portano la responsabilità per
l'educazione cristiana dei figli, garantiscono per la fede del
battezzato e sono responsabili per aiutare i genitori nell'educazione
del bambino.
Il Battesimo nella Chiesa Ortodossa si fa con la triplice immersione di
tutto il bambino nel fonte battesimale: nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo. Il battesimo per infusione si ammette soltanto in
casi estremi, quando il rito non si può rimandare e non si può fare per
immersione. Sul battezzando si fa una preghiera d'esorcismo, di
"espulsione del demonio". Ogni elemento del rito, nel sacramento
ortodosso del battesimo, esprime la consacrazione della persona a
Cristo. Per esempio, come il fatto di tagliare i capelli nel mondo
greco-romano era segno di schiavitù, così nel sacramento del battesimo
tagliare una ciocca di cappelli del bambino significa essere schiavo di
Dio. La croce appesa al collo del battezzato dovrebbe ricordare la morte
di Cristo in croce, il dovere del cristiano e il comando del Salvatore:
"Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la
sua croce e mi segua" (Mt 16,24). Il senso di questo "ricordare" sta
nell'aiutare il battezzato a vincere l'egoismo, la superbia, la vanità,
la pigrizia, la paura e ad avvicinarsi a quell'amore con il quale Cristo
ha amato l'uomo e il mondo.
Prima del battesimo lo stesso battezzando o il suo padrino deve per tre
volte rinnegare satana "e tutte le sue opere e tutte le sue azioni" e
per tre volte confessare (a voce alta) il desiderio di "unirsi a
Cristo". Si legge il simbolo di fede, che dovrebbe essere ben conosciuto
e capito dal battezzando o dai suoi padrini. La veste bianca, che
mettono sul battezzato simbolizza la purezza della sua vita nel Cristo e
la trasformazione dell'uomo attraverso la Luce Divina; invece la candela
nella sua mano o nella mano del padrino indica l'illuminazione
spirituale, la luce della gioia.
Fino al VI secolo la preparazione degli adulti al battesimo si chiamava
catecumenato, era un'iniziazione orale alla fede. I catecumeni si
dividevano in alcuni gruppi (di cinque) e il catecumenato (oppure la
catechizzazione) poteva durare fino a tre anni. Nell'epoca odierna,
l'adolescente o l'adulto che vuole ricevere il battesimo nella Chiesa
Ortodossa dovrebbe almeno leggere il Nuovo Testamento, il Catechismo
ortodosso (un riassunto dei principi della fede ortodossa e
dell'insegnamento della Chiesa), accettare sinceramente il Salvatore e
il suo insegnamento, cercare di fare un esame di coscienza di tutta la
vita passata, vedere il male compiuto e pentirsi di esso, perché
"l'acqua non rimanga acqua" e la grazia data nel sacramento non si
disperda invano, ma venga moltiplicata.
LA
CONFIRMAZIONE
Nella pratica della Chiesa ortodossa, assieme
al battesimo era unito un altro sacramento - la confermazione.
L'unzione con l'olio sacro - aromatico, fatto d'olio di oliva -
si rifà alla veterotestamentaria unzione con olio che
simbolizzava il dono della grazia di Dio per un compito
speciale. Attraverso la confermazione, la Chiesa dà al fedele
(oppure al bambino grazie alla fede dei genitori) i doni dello
Spirito Santo per servire cristianamente Dio e gli uomini. Nella
Chiesa primitiva i doni dello Spirito Santo erano conferiti
attraverso l'imposizione delle mani degli apostoli e - dopo -
dei vescovi, sul capo del fedele. Con il tempo l'imposizione
delle mani è diventata parte del sacramento del sacerdozio, cioè
dell'ordinazione sacra, invece per tutti gli altri fedeli,
questo segno di imposizione fu sostituito da un altro segno:
quello dell'unzione. I vescovi non potevano imporre le mani su
tutti quelli che si univano alla Chiesa, soprattutto nelle
province lontane dal centro episcopale.
L'olio santo, benedetto dal vescovo, "sigillava" nei credenti la
santità. Esso lasciava in essi come un timbro. Da questo fatto
provengono le parole del sacerdote durante la confermazione con
l'olio: "Sigillo del dono dello Spirito Santo". La confermazione
viene fatta attraverso il segno di croce sulla fronte - in segno
di santificazione dei pensieri; sugli occhi - in segno di
santificazione della vista, per vedere la luce della verità;
sulle labbra - in segno di santificazione della lingua; sulle
palme delle mani - perché si compiano azioni che piacciono a
Dio; sui piedi - per camminare sui cammini di Dio e non deviare
da essi; e sul petto - per purificare il cuore che accoglie
Cristo. Al termine del sacramento, il prete, i padrini e il
neobattezzato (oppure il neoconfermato) fanno tre volte il giro
attorno al fonte battesimale, cantando una preghiera (il cerchio
è simbolo di eternità, il numero "tre" simbolizza la pienezza).
In questo modo si esprimono la perpetua forza del sacramento e
la gioia spirituale per il fatto che uno entra nella realtà
della vita eterna.
Questi due sacramenti - battesimo e confermazione - si ricevono
soltanto una volta nella vita. Essi introducono l'uomo nella
vita della Chiesa e gli danno accesso agli altri sacramenti.
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IL MATRIMONIO
La grazia che viene data durante il
sacramento del matrimonio, unisce i coniugi secondo l'immagine
dell'alleanza di Cristo con la Chiesa, li introduce in quest'alleanza
non solo separatamente, ma come famiglia. "Per questo l'uomo lascerа
suo padre e sua madre e si unirа alla sua donna e i due formeranno una
carne sola e, come dice l'apostolo s. Paolo, questo mistero и
grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa" (Ef 5,31-32).
Il tradimento (l'adulterio) oppure il divorzio, sono una profanazione di
questo sacramento. Anche le conseguenze del divorzio sono dolorose e
negative, come la rottura del corpo umano. Per questo il divorzio и
ammesso dalla Chiesa soltanto nel caso del tradimento di uno dei
coniugi, il quale con questo fatto rompe il corpo unico della famiglia,
oppure quando uno dei coniugi se ne va al monastero e in pochi altri
casi speciali.
Legando la coppia con il sacramento, la Chiesa benedice lo spirito,
l'anima e il corpo umano, affinchй essi possano partecipare all'amore di
Cristo e possano far nascere e educare in questo amore i figli. "Quello
dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" (Mt 19,6).
Il matrimonio non и un sacramento obbligatorio per il cristiano: la Chiesa
considera piщ elevata del matrimonio la rinuncia alla vita della carne,
perchй l'uomo possa dedicarsi totalmente a Dio: "Chi non и sposato si
preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi и
sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come posa piacere alla
moglie" (1 Cor 7,32-33). Per questo la Chiesa apprezza il celibato,
il conservare se stessi nella "interezza", quando l'uomo rinuncia a
rivolgere l'attenzione alle cose che potrebbero interporsi tra lui e
Dio. Da qui viene l'apprezzamento nella Chiesa della verginitа: il
celibato custodito per tutta la vita.
Il matrimonio cristiano и una delle possibilitа di realizzare nella vita
l'amore di Cristo e l'eroismo cristiano. I pesi che possono far parte
della sorte di qualsiasi persona, adesso bisogna portarli in due. Non a
caso durante la celebrazione del sacramento del matrimonio, sulle teste
dei fidanzati si mettono (oppure si sostengono sopra di esse) le corone:
esse ricordano non soltanto la regale dignitа di Cristo, alla quale lui
fa partecipare i cristiani, ma anche quella corona di spine con cui i
carnefici hanno coronato Cristo, prima che lui portasse la sua croce sul
Golgota.
Quando il sacerdote chiede ai fidanzati, se promettono di amarsi e
custodirsi a vicenda, di essere fedeli reciprocamente, se con libera
volontа assumono gli impegni del matrimonio, e questi rispondono di sм,
allora danno la promessa non al prete che sta davanti a loro, bensм a
Dio e alla Chiesa. Alla fine del sacramento, tenendo i novelli sposi per
mano, il prete gira tre volte attorno all'analoj: и il cammino
che la nuova famiglia - benedetta dalla Chiesa - compie verso Cristo e
con Lui verso la vita eterna, e anche la via della croce, sulla quale ha
camminato Cristo.
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LITURGIA DEL
MATRIMONIO
Diacono. Benedici, signore.
Sacerdote. Benedetto il Dio nostro, in ogni tempo, ora e sempre, e nei
secoli dei secoli.
Coro. Amìn.
D. In pace preghiamo il Signore.
C. Kyrie, eleison. (Così ad ogni seguente invocazione)
D. Per la pace che viene dall'alto e per la salvezza delle nostre anime,
preghiamo il Signore.
Per la pace di tutto il mondo, per la prosperità delle sante chiese di
Dio e per l'unione di tutti, preghiamo il Signore.
Per questa santa casa, e per coloro che vi entrano con fede, devozione e
timor di Dio, preghiamo il Signore.
Per il nostro arcivescovo N., per il venerabile ordine dei preti, per il
diaconato in Cristo, per tutto il clero e il popolo, preghiamo il
Signore.
Per il servo di Dio N. e la serva di Dio N. che ora si fidanzano fra di
loro, e per la loro salvezza, preghiamo il Signore.
Perché siano concessi a loro dei figli per la continuazione della
stirpe, e tutti gli aiuti in vista della salvezza, preghiamo il Signore.
Perché sia loro inviato dall'alto un amore perfetto, pacifico, e un
aiuto, preghiamo il Signore.
Perché siano custoditi in unità di spirito e in fede certa, preghiamo il
Signore.
Perché siano benedetti in unità di spirito e in fede certa, preghiamo il
Signore.
Perché siano custoditi in un irreprensibile comportamento e maniera di
vivere, preghiamo il Signore.
Affinché il Signore Dio nostro doni loro un onorabile matrimonio e una
unione pura, preghiamo il Signore.
Per essere liberati da ogni afflizione, ira, pericolo e necessità,
preghiamo il Signore.
Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi e proteggici, o Dio, con la tua
grazia.
Facendo memoria della tutta santa, intemerata, benedetta sopra tutte le
creature e gloriosa nostra Signora, la madre di Dio e sempre vergine
Maria, con tutti i santi, raccomandiamo noi stessi, e gli uni gli altri,
e tutta la nostra vita a Cristo Dio.
C. A Te, Signore.
S. Poiché a te spetta ogni gloria, onore e adorazione, al Padre, al
Figlio e al Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
C. Amìn.
D. Preghiamo il Signore.
C. Kyrie, eleison.
S. O Dio eterno, che conduci all'unità le cose divise, e che rendi
infrangibile il legame di ciò che è stabilito, che benedicesti Isacco e
Rebecca, facendoli eredi della tua promessa, tu stesso benedici questi
tuoi servi, e guidali in ogni opera buona.
Poiché tu sei un Dio pietoso e amante degli uomini, e noi a te rendiamo
gloria, al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito, ora e sempre, e nei
secoli dei secoli.
C. Amìn.
S. Pace a tutti.
C. E al tuo spirito.
D. Inchinate il vostro capo al Signore.
C. A Te, Signore.
S. Signore, Dio nostro, tu che ti sei fidanzato con la Chiesa fatta di
pagani come con una vergine pura, benedici questo fidanzamento, e unisci
e custodisci questi tuoi servi in pace e unità di spirito. A te infatti
spetta ogni gloria, onore e adorazione, al Padre, e al Figlio, e al
Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
C. Amìn.
Scambio degli anelli
(Per lo sposo)
S. Si fidanza il servo di Dio N. con la serva di Dio N. nel nome del
Padre, e del Figlio, e del Santo Spirito. Amìn. (tre volte)
(Per la sposa)
S. Si finanza la serva di Dio N. con il servo di Dio N. nel nome del
Padre, e del Figlio, e del Santo Spirito. Amìn.
(Il paraninfo scambia gli anelli tra gli sposi)
D. Preghiamo il Signore.
C. Kyrie, eleison.
S. Signore Dio nostro, che viaggiasti nella Mesopotamia con il servo del
patriarca Abramo, inviato per sposare una donna al suo Signore Isacco, e
che rivelasti per mezzo dell'attingere acqua che doveva fidanzarsi con
Rebecca, tu stesso benedici il fidanzamento dei tuoi servi N. e N., e
conferma con la parola detta da loro. Rendili certi con la santa unione
che deriva da te. Tu infatti da principio li creasti maschio e femmina,
e con la tua approvazione la donna si unisce all'uomo, in aiuto e per la
continuazione del genere umano.
Tu stesso, dunque, Signore, Dio nostro, che inviasti la verità
sull'eredità tua, e la tua promessa sui tuoi servi, i nostri padri, i
tuoi eletti di ogni generazione in generazione, guarda il tuo servo N. e
la tua serva N., e conferma il loro fidanzamento in fede, unità di
spirito, verità e amore: tu infatti, Signore, insegnasti a dare il pegno
di fidanzamento e a renderlo fermo in tutto.
Mediante l'anello fu data potestà a Giuseppe in Egitto; mediante
l'anello fu glorificato Daniele nel paese di Babilonia; mediante
l'anello si manifesto la verità di Tamar; mediante l'anello il Padre
nostro celeste fu misericordioso verso il figlio prodigo: "Date, disse,
infatti, l'anello nella sua mano, e portate e sacrificate il vitello
ingrassato a grano, e mangiamo e siamo lieti".
Questa tua destra, Signore, fece accampare Mosè al mar Rosso: infatti
mediante la tua parola vera i cieli furono resi stabili e la terra fu
formata e la destra dei tuoi servi sarà benedetta dalla tua parola
potente e dal tuo braccio eccelso.
Tu stesso, dunque, anche ora, o Sovrano, benedici questo scambio di
anelli con una benedizioni celeste; e l'Angelo del Signore cammini
avanti dinanzi a loro, tutti i giorni della loro vita.
Poiché tu sei colui che benedice e santifica tutte le cose, e noi a te
rendiamo gloria, al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito, ora e
sempre, e nei secoli dei secoli.
C. Amìn.
D. Abbi pietà di noi, o Dio, secondo la tua grande pietà: noi ti
preghiamo, ascoltaci ed abbi pietà.
C. Kyrie, eleison, Kyrie, eleison, Kyrie, eleison. (Così alle seguenti
invocazioni)
D. Ancora preghiamo per i cristiani pii ed ortodossi.
Ancora preghiamo per il nostro arcivescovo N. e per tutti i nostri
fratelli in Cristo.
S. Poiché tu sei un Dio buono e amante degli uomini, e noi a te rendiamo
gloria, al Padre, e al Figlio e al Santo Spirito ora e sempre, e nei
secoli dei secoli.
C. Amìn.
Congedo
S. Gloria a te, Cristo Dio, speranza nostra gloria e te!
L. Gloria al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito. Ed ora e sempre, e
nei secoli dei secoli. Amìn. Kyrie, eleison, Kyrie, eleison, Kyrie,
eleison. Signore santo, benedici.
S. Cristo, vero Dio nostro per intercessione della sua santa Madre tutta
intemerata e tutta immacolata; dei santi gloriosi e celebrati apostoli;
dei santi e gloriosi martiri dalla bella vittoria; di san Giorgio e san
Nicola; dei santi e giusti progenitori di Dio Gioacchino ed Anna; di san
Gregorio di Capolita, san Proclo di Costantinopoli, e di tutti i santi,
abbia pietà di noi e ci salvi, lui che è un Dio buono, pietoso e amante
degli uomini
SACERDOZIO
La consacrazione all'ordine sacerdotale si chiama ordinazione. In
questo sacramento, attraverso l'imposizione delle mani del vescovo, и
data all'uomo una grazia speciale: di compiere azioni sacre. Nella
Chiesa ortodossa esistono tre gradi del sacerdozio: diacono, presbitero
(sacerdote o monaco) e vescovo (arcimonaco).
All'inizio sembra che non ci fossero nette differenze tra vescovi
("tutori") e presbiteri ("anziani"). In seguito, presbiteri erano
chiamati quelli che aiutavano i vescovi nel governo delle comunitа
ecclesiali, nel compimento delle celebrazioni e dei sacramenti. I
diaconi nella Chiesa primitiva si occupavano di organizzare l'aiuto per
i membri poveri della comunitа, della beneficenza e dell'aiuto ai
vescovi e ai presbiteri.
Oggi, quelli che sono ordinati diaconi ricevono una grazia speciale di
aiuto nelle celebrazioni, anche se loro stessi non celebrano i
sacramenti. Invece sono i preti che ricevono la grazia di celebrare i
sacramenti (cioи senza di loro non и possibile la realizzazione dei
sacramenti nella Chiesa), i vescovi poi - oltre al diritto di ordinare
altri per questo compito - possono anche loro celebrare i sacramenti
nella pienezza della loro ordinazione.
L'ordinazione del prete o del diacono puт essere fatta soltanto dal
vescovo. Questo sacramento и celebrato durante la Divina Liturgia.
L'ordinando viene portato tre volte attorno all'altare, dopo di che il
vescovo, imponendogli le mani sul capo, innalza una speciale preghiera.
Consegnando all'ordinando gli oggetti necessari per il suo servizio, il
vescovo proclama: "Aksios" (dal greco "degno"), a cui il coro con tutto
il popolo risponde con un triplice "Aksios!". Cosм l'assemblea
ecclesiale testimonia che и d'accordo con l'ordinazione di un degno suo
membro. Il sacramento dell'ordinazione, cosм come anche gli altri
sacramenti, и stato istituito da Cristo. L'apostolo Paolo testimonia,
che il Salvatore "ha stabilito ... altri come pastori e maestri, per
rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare
il corpo di Cristo" (Ef 4,11-12). Gli apostoli hanno ordinato i
primi vescovi, presbiteri e diaconi.
Il servizio pastorale nella Chiesa и affidato propriamente ai vescovi e
ai presbiteri (sacerdoti). Cristo chiamт se stesso Pastore; "il gregge"
nella simbologia delle immagini veterotestamentarie и un simbolo di un
altissimo valore, e in senso figurato и simbolo del popolo, molto caro
al suo Capo. "...colpisci il pastore e le pecore si disperderanno"
(Zac 13,7), diceva una profezia veterotestamentaria, applicata nel
Vangelo ai discepoli di Cristo, che si sono dispersi dopo aver tradito
Cristo. Perт il pastore dei cristiani и risorto, avendo vinto "la
potenza della morte". "Pasci le mie pecore" (Gv 21,16) ha detto
Cristo nel suo testamento all'apostolo Pietro e, in questo modo, a tutti
gli apostoli. Questi ultimi, quando fondavano le Chiese locali,
ordinavano i loro capi, trasmettendo la grazia del sacerdozio, che hanno
ricevuto da Cristo.
PENITENZA
Questo sacramento si realizza durante la confessione. Il cristiano
credente nomina davanti al prete i propri peccati - li confessa con un
sincero pentimento, provando vergogna di averli compiuti, con una ferma
intenzione di non ripeterli in seguito.
La parola "penitenza" ha un'altra sfumatura, che viene dalla parola
greca ad essa corrispondente "metanoia" - "cambiamento della mente". La
penitenza non è semplicemente il rimpianto sulle cose fatte; in questo
sacramento è data la grazia, che guarisce le debolezze umane.
Nella Chiesa esiste quella che si chiama la successione apostolica - una
trasmissione senza interruzioni del dono della grazia per uno speciale
servizio. Gli apostoli hanno ricevuto questo dono da Cristo e lo hanno
trasmesso a quelli, che sono diventati capi delle prime comunità
cristiane. Grazie alla successione apostolica i preti ricevono il
diritto di assolvere dai peccati i penitenti (liberarli dalla colpa per
un peccato concreto), secondo la promessa di Cristo data ai discepoli: "A
chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete,
resteranno non rimessi" (Gv 20,23). Non di meno, il prete durante la
preghiera comune prima della confessione, ricorda che lui è soltanto un
testimone davanti a Dio, testimone della penitenza.
La confessione nella Chiesa ortodossa si fa davanti all'analoj,
un alto ambone sul quale stanno la croce ed il Vangelo. Se il sacerdote
vede una sincera compunzione del cuore, copre il capo chino del
penitente con l'estremità dell'epitrachilion (un nastro largo che il
prete porta al collo, più largo della stola cattolica) e dice la
preghiera di assoluzione, perdonandogli i peccati in nome di Gesù
Cristo. Dopo di questo il penitente bacia la croce e il Vangelo, in
segno di gratitudine e fedeltà a Cristo.
Il prete aspetta dal penitente il riconoscimento del suo peccato e la
compunzione: il penitente dovrebbe chiamare per nome il suo peccato non
cercando di giustificarlo. Non è sempre necessario raccontare durante la
confessione le particolari circostanze dell'azione peccaminosa. La
chiarificazione di queste circostanze è necessaria soltanto quando
bisogna aiutare il penitente a vedere le radici della sua malattia
spirituale, a capire più profondamente il significato e le conseguenze
delle sue azioni.
Il tentativo di ingannare nella confessione, di nascondere un qualsiasi
peccato, di trovargli qualche giustificazione oppure la speranza di
poterlo ripetere senza punizione (nello spirito di un detto di sapienza
mondana "Non peccherai - non ti potrai pentire") lasciano l'uomo senza
la grazia data dal sacramento. I Padri della Chiesa avvertivano che in
casi del genere, quando il prete legge la preghiera di assoluzione, il
Signore dice: "Io, invece, giudico e condanno".
A volte il prete, che celebra il sacramento, vede che il penitente
dovrebbe con più chiarezza e profondità riconoscere le radici dei
peccati, che gli causano in quel dato momento il più serio pericolo
spirituale, vede che il penitente ha bisogno di una compunzione più
perfetta. Allora il sacerdote può dargli l'epitimia (dal greco
"castigo"), un castigo ecclesiastico che ha scopi educativi. Per i laici
questo consiste nel leggere qualche preghiera penitenziale o di altro
tipo, nel fare un numero stabilito di inchini fino a terra, che lo
spingono a ricordare il male compiuto, un digiuno forzato, la
proibizione di comunicare per un certo tempo, ecc. Le epitimie per i
peccati particolarmente gravi sono previste dai canoni ecclesiastici
UNZIONE DEGLI
INFERMI
Un nome diffuso di questo sacramento è soborovanie, che nella
traduzione suonerebbe come "messi in assemblea dall'assemblea", perché
di solito era amministrato da un'"assemblea" di sette sacerdoti; oggi in
caso di necessità è concesso amministralo da un solo prete.
Il sacramento dell'unzione risale agli apostoli, che avendo ricevuto da
Gesù Cristo il potere di guarire dalle malattie, "ungevano di olio
molti infermi e li guarivano" (Mc 6,13). Durante l'amministrazione
di questo sacramento la fronte, le guance, il petto e le mani del malato
sono unti con l'olio sacro con il segno della croce (a questo olio si
aggiunge vino rosso come memoriale del sangue sparso da Cristo).
L'unzione esige dall'uomo fede e penitenza. Con essa gli vengono rimessi
i peccati, che secondo la Chiesa sono la radice di ogni malattia, anche
i peccati dimenticati e non riconosciuti; questo sacramento non viene
amministrato ai bambini, in quanto non hanno peccato coscientemente.
Oggi l'unione degli infermi è amministrata di solito in chiesa a molte
persone; i malati gravi vengono unti dai preti nelle loro case oppure
negli ospedali. Durante questo sacramento, il recipiente con l'olio si
mette in un piatto con dei semi (di solito, semi di grano), che fanno
presente la generosità e la misericordia del Signore verso gli uomini.
Attorno a questo recipiente si mettono sette candele e sette bastoncini
ovattati. Dopo le preghiere si leggono sette testi dalle lettere degli
apostoli e dopo sette frammenti del Vangelo. Dopo ogni lettura, che
ricorda qualche fatto di guarigione del corpo e dell'anima dell'uomo da
parte di Dio, che ricorda la sua misericordia, il prete elevando una
preghiera amministra l'unzione. Dopo che si è letto l'ultimo frammento
della Sacra Scrittura, il prete mette la Bibbia aperta (come la mano del
Salvatore) sul capo dei malati che hanno ricevuto l'unzione e prega che
siano perdonati i loro peccati.
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