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Comunista (mi verrebbe da dire "di nascita ma non di costumi") Benigni lo è
sempre
stato. Il suo è un comunismo da favola, una speranza.
Quando ne parla (o meglio, ne parlava) si sente il desiderio gioioso di riscatto, non di sopraffazione. Cioni e i suoi amici aspettano che
arrivi la rivoluzione, che Berlinguer dia un
segnale, l'unica soluzione . Il comunismo di Cioni non ha niente a che vedere con il sudiciume politico attuale (di destra e di sinistra) nè con quanto di tragico abbiano combinato i regimi dell'est europeo. Nasce invece dalla povera
gente che lavora, che fa un lavoro brutto, e che sogna di star meglio. Cioni sogna Berlinguer, Cioni vuol bene a Berlinguer, ne parla sempre, gli parla sempre. (...perchè io Berlinguer ti voglio bene a te ! Sta' tranquillo, si vince... tanto i preti e le mi' mamme vanno a morire e quelli come me e te vanno a nascere...)
Le due battute che seguono sono prese dal bel libro curato da Marco Giusti E l'alluce fu.
Secondo me Berlinguer, insieme a Gozzano, è uno dei più grossi poeti del '900. Lui era un buddista, aveva quella dolcezza indiana, quella calma, una via di mezzo tra Budda e Gozzano, una signorina felicita di Nuova Delhi.
Berlinguer lo conoscevo bene, l'ho preso anche in braccio, era una persona che sprizzava roba buona.
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