Introduzione
La tradizione gastronomica delle aree
interne della provincia di Teramo è legata alle risorse che
l'agricoltura ha reso disponibili in un territorio prevalentemente
aspro e difficile. Nonostante i fattori dell'ambiente naturale hanno
imposto all'uomo un'intensa opera volta a ridurre le componenti
sfavorevoli alla produzione agricola e forestale, le popolazioni
locali hanno saputo trarre, dallo sfruttamento delle scarse risorse
naturali, il sostentamento necessario alla vita e sono riuscite a
creare ed a conservare usi, costumi e tradizioni che oggi
rappresentano una importante risorsa sociale culturale ed economica.
Si tratta di un patrimonio che merita di essere conservato ma
soprattutto di essere conosciuto meglio in modo particolare dai
giovani.
Genuinità, salubrità, qualità e
sapori unici sono i requisiti ai quali risponde la produzione
agroalimentare locale. Caratteristiche strettamente connesse con il
territorio, la tradizione ed intimamente legate al metodo di
produzione che in molti casi è esclusivo.
In questo breve testo si riportano i
piatti tipici ancora oggi diffusi nel comprensorio geografico che
ricade nel comune di Torricella Sicura e nelle zone limitrofe. Come
si vedrà in seguito tutte le preparazioni sono legate alla
stagionalità della produzione agricola, tranne alcune riserve
alimentari conservabili, oppure sono tipiche di particolari
ricorrenze soprattutto religiose, per questi motivi si è scelto di
illustrare i diversi alimenti seguendo un ordine a calendario. Sono
stati esclusi tutti i piatti oggi molto comuni e diffusi sia a
livello nazionale che internazionale. Per ogni preparazione vengono
menzionati gli ingredienti e le tecniche di cottura ma, non
trattandosi di un ricettario, vengono volontariamente elusi i
particolari della preparazione. Un' ultima precisazione per chiarire
che nel testo ogni volta che viene menzionato l'olio ci si riferisce
solo all’ extravergine di oliva anche se non specificato.
La Primavera
Il ritorno della buona stagione, dopo
il lungo inverno, da nuovi stimoli alla vita, la ripresa vegetativa
delle piante mette a disposizione degli uomini e degli animali le
essenze commestibili e le specie pabulari dei pascoli più appetibili
dell'intero corso dell'anno.
La cucina si arricchisce di erbe
profumate e la disponibilità di cibo per gli animali incrementa la
produzione di latte e formaggi.
La stagione primaverile porta con se
una delle festività religiose più importanti per il mondo cattolico
cristiano: la Santa Pasqua. Dal punto di vista culinario questo
periodo è sicuramente del uno dei più ricchi, grazie alla buona
stagione le galline nel pollaio assicurano una buona produzione di
uova e le greggi, di
pecore
e
capre,
tornate dalla transumanza portano con se gli agnelli ormai
ingrassati, la disponibilità di uova si evidenzia in molti piatti a
partire dalle semplici uova sode. Le uova sono usate nella
preparazione delle "scrippelle"
(sottili crepes a base di uova, farina ed acqua) che a loro volta
costituiscono la base del timballo
composto da strati di "scrippelle" sulle quali si distribuiscono
"le pallottine" al sugo (piccole
polpette di carne macinata), la mozzarella, il formaggio
grattuggiato, l'uovo sbattuto, un filo di olio di oliva o qualche
fiocco di burro, si può aggiungere qualche verdura (spinaci,
piselli) o funghi. Le uova trovano posto anche nella preparazione di
alcune carni: l'agnello cacio e uova
dove la carne di agnello spezzata
viene cotta in padella ed aggiunta, a fine cottura, di uova sbattute
e formaggio pecorino grattuggiato, le
cotolette di agnello bagnate nel uovo sbattuto, impanate e
fritte nell'olio di oliva. Sulla tavola imbandita per festeggiare
la Pasqua non manca l'agnello o il capretto
al forno cucinati con olio, rosmarino, aglio, pepe e vino bianco. A
fine pasto il dolce tipico pasquale, la
spianata, fatta con una gran quantità di uova oltre che a
farina, zucchero, olio di oliva, uva passa, canditi, semi di anice e
lievito.
Le interiora dell'agnello sono gli
ingredienti principali di uno dei piatti più tradizionali le
mazzarelle la cui preparazione è
piuttosto laboriosa ma il risultato è eccezionale: la corata
dell'agnello, (cuore, fegato, polmoni, milza,) viene tagliata a
striscie sottili che a loro volta vengono avvolte insieme con
prezzemolo, aglio fresco e cipollina in foglie di indivia scarola.
In ogni foglia viene messa una striscia dei diversi componenti della
corata ed avvolta con altre foglie di scarola, il tutto si lega con
le budelline adeguatamente pulite e si lessa. La cottura viene
ultimata al forno con olio di oliva ed un goccio di vino bianco.
Sempre all'inizio della primavera si
iniziano a consumare i primi salumi soprattutto i
"salsicciotti" che rappresentano
un'altra specialità locale, si tratta di un salame che ha la
particolarità di essere preparato solo con carne magrissima di
maiale macinata ed insaporita con sale e abbondante pepe, la
stagionatura è breve ed il consumo non oltrepassa la prima metà
della primavera.
Nel mese di Maggio si trovano un
infinità di erbe spontanee commestibili e anche nell'orto compaiono
le prime verdure, il primo giorno di questo mese, festa del lavoro,
è uno dei più faticosi per chi è addetto alla cucina, si preparano
le virtù uno dei piatti più ricchi e
tradizionali della cucina locale. Gli ingredienti di questo piatto
sono infiniti e variano da famiglia a famiglia secondo la
disponibilità. Si impiegano quasi tutte le verdure e le erbe
aromatiche commestibili che si trovano nei campi: pimpinella,
borragine, caccialepre, valerianella, cicoria selvatica, grespino,
finocchio selvatico…ecc., nell'orto: patate, cipolle, carote, aglio,
cicorie, bietole, spinaci, sedano, prezzemolo, indivie,…ecc., si
aggiungono i legumi quali fagioli, ceci, lenticchie, fave, piselli,
si aggiungono anche alcune granaglie grano, granoturco e farro ed
infine si aggiungono le paste secche e fresche di tutti i formati
disponibili, il tutto viene allungato con brodo di carne ed
arricchito con polpettine di carne macinata o nelle versioni più
tradizionali con pezzetti di prosciutto vecchio o pezzetti di
cotenna di maiale. Il nome del piatto è stato legato al virtuosismo
della massaia dei tempi passati, la quale aveva la responsabilità
della gestione delle scorte alimentari durante l'inverno, più
ingredienti componevano la vivanda più virtuosa era la massaia che
aveva saputo amministrare cosi bene le scorte alimentari da farne
avanzare anche per la primavera.
In primavera le greggi tornate sui
monti riprendono a pascolare le erbe dei prati naturali, la
ricchezza della flora selvatica dona al latte un'infinità di sapori
e profumi, i primi formaggi vengono consumati freschi appena fatti o
leggermente stagionati "incerati",
(la buccia leggermente essiccata sembra un rivestimento di cera
intorno al formaggio), tipica e la pratica di immergere la fetta di
formaggio nella pastella di uova e farina e poi friggerlo nell'olio
ben caldo (cacio fritto).
Il formaggio si sposa molto bene con
uno dei legumi più apprezzati: le fave fresche che abitualmente
vengono consumate anche con pane e olio o con
pane spalmato di salsiccia.
La primavera, però, non è stagione di
frutta fresca per questo motivo in passato era consuetudine
consumare un frutto particolare, la mandorla tosa, si tratta di una
varietà autoctona priva del rivestimento peloso del frutto che può
essere mangiata allo stato verde prima dell'indurimento del
nocciolo.
Tra le verdure spontanee primaverili,
oltre a quelle menzionate, vanno ricordati gli asparagi selvatici
che ancora oggi vengono raccolti e cucinati.
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L'Estate
All' inizio dell'estate i pascoli sono
ancora verdi e ricchi di erbe, formaggi sono sempre più profumati e
ricchi di gusto. In tempi passati la cucina era organizzata in
funzione dei lavori agricoli: bisognava provvedere alla fienagione,
alla mietitura ed alla trebbiatura del grano. La colazione per gli
operai doveva essere sostanziosa, le
salsicce conservate nello strutto venivano spalmate sul pane
o cotte con il pomodoro, le uova venivano cotte con pomodori e
peperoni, qualche volta si cuocevano anche gli altri salumi quali la
spalla del maiale o il filetto abbinandoli allo scapo fiorale
dell'aglio "li toll". Ancora oggi, soprattutto nelle aziende
agricole, è possibile trovare questi piatti tradizionali. I sughi
per condire i primi piatti venivano preparati con le carni
disponibili in azienda anatre, oche, pecore, castrati, montoni,
agnelli.
Gli gnocchi al sugo di castrato
e le pappardelle al sugo di "papera"
(anatra) rimangono ancora tra le specialità locali più apprezzate.
Ma il primo piatto per eccellenza è la
pasta alla chitarra il nome viene dall' attrezzo chiamato
"chitarra" (telaio di legno sul
quale sono tesi sottili fili di acciaio simili a quelle della
chitarra) che si usa per tagliare la sfoglia di pasta all'uovo, il
condimento è a base di ragù di carne arricchito con polpettine. Le
minestre sono composte principalmente da legumi di stagione fagioli,
ceci, lenticchie, o da minestroni di verdure spesso mischiate con
paste anche di tipo casalingo fatti con uova e farina (tagliolini)
o solo con farina ed acqua.
Le pietanze tradizionali
essenzialmente a base di carne sono provengono da ovini e da animali
di bassa corte: agnello al forno o alla brace,
pecora alla "callara",
spezzatino di pecora,
spiedini di montone o di castrato,
coniglio in padella.
Per il 15 Agosto, festività religiosa di Santa Maria era
tradizione cucinare il più bel pollo del pollaio. Durante l'estate,
in mancanza di carne fresca, era tradizione consumare i primi
salumi: il prosciutto vecchio ed anche le prime lonze oltre alle già
citate salsicce sotto strutto. Tra i salumi merita ricordare
“la ventricina” che in provincia di
Teramo è fatta solo con lardo macinato ed aromatizzato con molte
erbe aromatiche: rosmarino, alloro, aglio, peperone, peperoncino,
buccia d’arancio, pepe; si consuma spalmata sul pane, meglio se
abbrustolito ed ancora caldo.
I prodotti estivi dell'orto ricoprono
un ruolo non secondario nell'ambito della cucina locale, si è già
accennato all'uso dei legumi, ma la parte più consistente è quella
del pomodoro, ne esiste una varietà locale molto pregiata denominato
"pomodora a pera" che viene usato
sia come contorno crudo in insalata sia per preparare ottimi sughi
oppure può essere cotto al forno con pane grattugiato basilico ed
olio di oliva. Viene anche utilizzato per la preparazione di
conserve casalinghe da utilizzare durante l'inverno.
Anche i peperoni hanno molta
importanza nella cucina estiva, la varietà più apprezzata autoctona
è detta "corno di toro" trova una
vasta gamma preparazioni: possono essere arrostiti alla brace e poi
spellati e conditi con olio di oliva, aglio e prezzemolo, si possono
friggere accompagnandoli con uova strapazzare o sarde salate fritte,
si possono riempire di carne tritata e pane bagnato profumato di
aglio e prezzemolo, alla stessa maniera si riempiono le zucchine che
vengono usate anche nella preparazione della prelibatissima
frittata con le zucchine.
L'estate è anche la stagione della
frutta, oltre alle ciliegie ed albicocche già nel mese di Giugno
iniziano a trovarsi i "fillacciani"
(fioroni di fico) mentre alla fine dello stesso mese compaiono le
prime mele dette " di S.Giovanni"
(24 Giugno) proprio perché maturano in questo periodo, le susine
tipiche localmente si chiamano "prugne
bianche" hanno una forma allungata ed un gusto veramente
originale, le pere estive sono quelle
"cannella" mentre le pesche
migliori dette "di vigna" maturano
solo alla fine dell'estate, sono a pasta gialla ed hanno un sapore
dolcissimo così come i fichi.
Il formaggio tradizionale è il
pecorino che in questo periodo presenta già una minima stagionatura
e viene consumato anche come formaggio da grattugiare.
L'Autunno
Dopo la ricchezza di profumi e sapori
dell'estate, l'autunno sembra un po’ più avaro. I primi piatti sono
a base di pasta o di legumi ormai secchi cotti nel
“cucume” (apposito contenitore usato
per la cottura dei legumi sul focolare) mischiati con la pasta, la
raccolta del granturco consente qualche piatto di
polenta condita con sugo di carne e
formaggio pecorino. Tra i prodotti spontanei della terra primeggiano
i funghi che in questo territorio sono soprattutto "cardarelle"
(famigliole o chiodini) i porcini crescono solo in limitate zone del
territorio comunale. I tartufi sono molto diffusi nell'area ed è
facile raccoglierne di tutti i tipi dal più comune
"scorzone" fino ai pregiati
nero e bianco.
Le carni, con la partenza delle
greggi, si riducono essenzialmente agli ultimi salumi prima della
prossima mattanza del maiale. Nell'orto si cominciano a raccogliere
le prime foglie di rape, i primi cavoli, le insalate ed i finocchi.
La frutta è ancora disponibile in buona quantità, si trovano fichi,
uva, melograno e le varietà tardive di mele: "mele
Gelate e
mele Rosa" nonchè la
frutta secca quale noci, nocciole, mandorle e fichi secchi che poi
in inverno trovavano posto nelle preparazione di alcuni dolci
tradizionali.
In passato le produzioni agricole più
importanti erano il vino e l'olio. La produzione locale di vino è
oggi quasi inesistente anche se in passato la vigna era una coltura
insostituibile nel panorama agricolo locale: nel 1933 sul territorio
comunale di Torricella Sicura si producevano all'incirca 1400
quintali di vino, attualmente la produzione è solo di tipo
famigliare, i vitigni più diffusi rimangono il Trebbiano d'Abruzzo
ed il Montepulciano anche se è possibile trovare altri vitigni
autoctoni quali: Montonico, Pecorino, Malvasia. Il vino che se ne
produce è di colori tenui, fresco, leggero con profumi e gusti
intensi e persistenti che richiamano i frutti e le erbe aromatiche.
Tradizionalmente il consumo del vino novello prende inizio dalla
festività di San Martino (11 Novembre) giorno in cui si usava girare
per le cantine ed assaggiare il nuovo vino aspirandolo, con una
cannuccia, direttamente dalla botte.
La produzione di olio è piuttosto
consistente ed in crescita, l'abbandono della terra da parte dei
giovani ha indotto maggiori investimenti nel settore olivicolo che
richiede meno cure rispetto ad altre coltivazioni. La coltivazione
dell'olivo riguarda una fascia altimetrica che va dai 400 m sino a
sopra i 500 m s.l.m.. Le varietà d'olivo più coltivate sono: Leccino,
Dritta, Frantoio, Carboncella, Moraiolo, Pendolino, una menzione
particolare merita la varietà Tortiglione
che si trova quasi esclusivamente in provincia di Teramo e prende il
nove dalla forma attorcigliata che assume il fusto dell'albero
adulto dal quale si trae un olio assolutamente pregiato.
Le condizioni ambientali, lo sbalzo
termico dovuto all'altitudine, la raccolta anticipata per evitare i
rigori dell' inverno, favoriscono la produzione di un olio fruttato,
dolce, aromatico, in alcuni casi leggermente piccante in altri con
una delicatissima piacevole nota amara. L'olio di oliva è certamente
uno dei prodotti più tradizionali presente in quasi tutte la
preparazioni alimentari dell'area compreso i dolci. Tra i grassi
alimentari è quello più usato anche se in passato, soprattutto nelle
zone più interne e montane, è stato spesso affiancato al consumo
del lardo di maiale e dello strutto che se ne ricava. Le olive
vengono usate anche per la preparazione delle olive verdi in
salamoia o le olive secche nere da conservare per l'intero anno.
All'autunno, infine, è legata la
cucina della cacciagione, in passato era comune la lepre ed anche
qualche volatile, oggi in seguito all'invasione dei cinghiali e
facile trovare specialità alimentari a base di questa selvaggina il
cui consumo non risponde ad una tradizione locale.
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L'inverno
In inverno lo sviluppo vegetativo
delle piante subisce una stasi dovuta all'abbassamento delle
temperature ed all'accorciamento del periodo di luce rispetto al
buio.
Ciò nonostante la stagione fredda
presenta una molteplicità di specialità alimentari legata alle
innumerevoli festività religiose e ad alcuni altri eventi
tradizionali quali la mattanza del maiale.
Le festività Natalizie cadono
all'inizio dell'inverno, la famiglia contadina dava fondo alle
proprie riserve per festeggiare degnamente una così importante
ricorrenza. In questo periodo la cucina tradizionale rispetta le
disposizioni della chiesa cattolica cristiana: nella vigilia di
Natale non è consentito il consumo di carne e quindi soprattutto nei
tempi passati si faceva ricorso al baccalà o al pesce azzurro salato
(oggi è più frequente il consumo di pesce, tra l'altro la costa
Adriatica dista meno di Km 30 da Torricella Sicura). Il merluzzo
salato era il principale componente della cena pre-natalizia, i modi
di cucinarlo sono numerosi vale la pena di ricordane uno molto
originale "il baccalà arrosto" che
prevede la cottura del pesce spugnato sulla brace, una volta
sbriciolato viene condito con olio, aglio e prezzemolo, viene
accompagnato dai peperoni arrostiti
o dai ceci in umido. Questi ultimi
compongono i piatti di vigilia anche sotto forma di zuppa che
prevede l'aggiunta di pezzettini di pane fritti nell'olio di oliva.
Il giorno di Natale viene allestito il
pasto più importante, l'apertura del pranzo viene spesso affidata
alla stracciatella in brodo con il
cardo (uova sbattute con formaggio grattuggiato aggiunte del cardo
tagliato a pezzettini e cotte nel brodo caldo); il primo piatto è,
generalmente, il timballo di crespelle,
già citato in precedenza, oppure la pasta
all'uovo alla chitarra. Tra i secondi piatti spicca per
originalità e tradizione il tacchino alla
Canzanese, che prende il nome da Canzano, il paese in
provincia di Teramo nel quale ha avuto origine. Si tratta di un
tacchino cotto in umido con diversi odori e passato al forno. Il
liquido di cottura viene lasciato raffreddare fino a formare una
gelatina molto gustosa che viene servita insieme alla carne fredda.
I dolci natalizi sono alquanto
originali, i più tradizionali sono i "calcionetti",
i "pepatelli" e le "sfogliatelle".
I primi sono fatti da una sfoglia molto sottile a base di
farina, olio e vino bianco riempita con un impasto costituito da
castagne bollite, zucchero, cacao, canditi, mandorle, rhum e
cioccolato fondente, una volta tagliati a forma di ravioli si
friggono nell'olio.
L'impasto dei pepatelli è fatto con
farina, miele, mandorle, buccia di arance ed un pizzico di pepe dal
quale prendono il nome, vengono cotti al forno e tagliati a forma di
un piccolo biscotto.
Le sfogliatelle sono fatte di pasta
sfoglia ripiena di marmellata d'uva.
Un altro dolce tradizionale ma quasi
scomparso è il salame di fichi secchi, si mescolano i fichi con
noci, uva passa, cioccolato e canditi, si avvolge il tutto con carta
dando la forma di un salame e si taglia a fette.
Passate le festività di Natale, si
provvede alla macellazione del maiale, questa antica tradizione è
ancora abbastanza diffusa anche se molto ridotta rispetto al
passato. Il giorno della macellazione del maiale il maiale si mangia
"l'arrosto di porco" che
contrariamente a quello che è il nome non si tratta di arrosto ma di
una cottura in padella della carne tagliata dall'animale appena
macellato e profumata di rosmarino, aglio e peperoncino. Spesso si
cucina anche il sangue dell'animale bollito in acqua e soffritto in
padella con abbondante cipolla.
"Del maiale non si butta niente"
questa massima vale in tutto il mondo, le carni migliori vengono
usate per fare salsicce e salsicciotti, il coscio posteriore per il
prosciutto, i lombi per le lonze. Con le interiora si fanno
le salsicce di fegato,
con la cotenna si fanno i cotechini
(hanno la forma e le dimensioni delle salsicce si cuociono
alla brace). Il giorno dedicato alla fabbricazione dei salumi
(generalmente due giorni dopo la mattanza) si mangia un altro piatto
molto originale la" 'ndocca 'ndocca
". Si tratta di una preparazione fatta con le parti meno pregiate
del maiale: muso, coda, orecchie, spuntature di ossa, piedi, pezzi
di carne della testa, si mettono a bollire per diverse ore insieme a
molti odori: cipolla, carota, alloro, rosmarino, aglio, buccia di
arancio, peperoncino, si sgrassa continuamente durante la cottura e
si aggiunge qualche patata.
I salumi vengono appesi ad
asciugare al fumo del camino, le
salsicce possono essere mangiate fresche cuocendole alla brace
oppure dopo l'essiccazione si possono riporre sotto strutto (metodo
più tradizionale) o sott'olio per essere consumate durante l'anno.
Le verdure invernali sono poche:
verze, cavolfiore,
rape, tutte si accompagnano molto
bene con la carne di maiale ed i salumi freschi.
Il 17 gennaio ricorre la festività di
Sant'Antonio, patrono degli animali allevati, al quale viene
dedicato un dolce particolare "li cellit"
(gli uccelletti) fatti da una pasta ripiena con marmellata d'uva
condita con mandorle, cacao e buccia di limone, i dolci vengono
lavorati a forma di uccellino.
Il 25 gennaio si festeggia il Santo
patrono del paese San Paolo, Il piatto tipico di questa festività è
rappresentato dalle "scrippelle mbusse":
le crepes, già precedentemente descritte, vengono cosparse di
formaggio ed un pizzico di cannella, si avvolgono su se stesse e si
coprono con un buon brodo caldo, meglio se di gallina.
Un 'altra ricorrenza religiosa cade il
3 febbraio S. Biagio, in questa occasione si preparano i
"taralli lessati" che nella credenza
popolare, dopo essere stati benedetti, hanno la funzione di
proteggere dal mal di gola. La particolarità del dolce sta nel fatto
che la pasta, fatta di farina, zucchero, uova, olio di oliva, prima
di essere cotta al forno viene immersa in acqua bollente.
Il periodo festivo si conclude con il
carnevale, il giovedì grasso viene onorato con le già menzionate "scrippelle
'mbusse" , mentre nell'ultimo giorno, il martedi, si deve mangiare
almeno 7 volte ed il piatto principale è rappresentato dai
ravioli di ricotta: il ripieno a
base di ricotta viene condito con un po' di zucchero ed aromatizzato
da buccia di limone e maggiorana, dopo la bollitura i ravioli
vengono conditi con ragù di carne e formaggio grattuggiato, uno dei
pochi casi in cui il dolce e il salato vengono associati nello
stesso piatto, l'origine è sicuramente medievale, gli anziani
ricordano che in tempi ormai lontani i ravioli bolliti venivano
semplicemente spolverati con formaggio e cannella.
Le sacre ceneri danno inizio alla
lunga quaresima, in passato in questo periodo si praticavano digiuni
e si mangiava di magro, chi poteva permetterselo consumava pasti a
base di sarde sotto sale o baccalà. Attualmente nei giorni di
vigilia si mangia il pesce anche se è rimasta la tradizione di
cucinare il baccalà e le sarde salate, queste ultime, una volta
lavate dal sale, vengono spinate e immerse nell'olio crudo di oliva
oppure vengono infarinate e fritte nell'olio caldo ed accompagnate
con le verdure (cavoli o rape); il baccalà oltre che arrostito viene
cucinato in umido, con o senza patate, o anche passato nella
pastella e fritto.
Con la fine della quaresima il circolo
culinario iniziato dalla S. Pasqua si conclude.
Le preparazioni alimentari menzionati
nel testo sono ancora quasi tutte presenti nella cucina locale e
possono essere degustate nei ristoranti del paese e delle frazioni
circostanti su precisa richiesta. Per apprezzare al meglio i sapori
delle singole specialità è opportuno rispettare la stagionalità
degli ingredienti che le compongono.
Informazioni particolareggiate sulle preparazione dei cibi riportati
nel testo o sui luoghi dove poterli degustare si possono ricevere
contattando l'autore all' indirizzo di posta elettronica.
Dott.
Sergio Cappelli
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