LA LEZIONE DI CALCIO


di Giovanni Ruspandini

-“Io sono qui per vincere tutto!” dichiarò, tra gli applausi, il nuovo allenatore, al termine della sua dissertazione. “In Italia - aggiunse - anche l’ultimo dei tifosi ha la ricetta personale per vincere facilmente tutte le partite, ma come vedete - e indicò la lavagna piena di frecce, linee, triangolazioni - il calcio moderno non è affatto una materia facile: richiede preparazione, aggiornamenti, sperimentazioni continue. Ora, se avete domande, - e qui finì di bere lentamente il bicchiere di acqua minerale - se avete domande, dicevo, io sono a vostra disposizione”. Ci fu un attimo di silenzio, poi da un calciatore seduto in prima fila arrivò il primo intervento. -“Mister! Vorrei un chiarimento, se è possibile. Io ho cominciato a giocare come uomo di fascia, poi ho fatto l’incontrista puro e adesso gioco da interditore avanzato. Non è il mio ruolo, ma mi adeguo, mi sacrifico. Ecco…. nell’ottica degli schemi che lei ci ha spiegato, lei i calciatori li fa giocare nel ruolo che preferiscono?”.-“Assolutamente no! -fu la risposta secca-. Mettiamoci bene in testa che è compito dell’allenatore utilizzare al meglio la rosa di cui dispone, e non dimentichiamo che i cambiamenti sono una necessità quando l’infermeria è piena e la panchina è corta. E poi bisogna vedere il tasso tecnico, bisogna vedere se c’è la condizione, se c’è la mentalità vincente, se il calciatore sa inserirsi nel collettivo. Insomma, spetta all’allenatore assegnare i ruoli all’undici che manda in campo. Per quanto mi riguarda, io non utilizzo mai sulle fasce e neppure nel reparto avanzato, giocatori poco adatti alle caratteristiche del modulo, anche quando ho gli uomini contati. Preferisco, all’occorrenza, verticalizzare e tenere la squadra corta, affidando al fluidificante il lavoro del metodista e impostando la manovra con il tornante di sostegno. In questo modo facilito anche il compito del fantasista impegnato nell’azione di rilancio. Non so se sono stato chiaro”. -“Lei, mister, ha sempre seguito lo stesso schema tattico?” - chiese un altro calciatore, che non aveva smesso un attimo di masticare. Ora erano in parecchi ad alzare la mano per intervenire. -“Non confondiamo il modulo con lo schema tattico! Questo è un errore che fanno molti. Il tecnico motivato e competente deve avere il coraggio di provare, di sperimentare, di correggere la squadra in corsa, altro che seguire sempre lo stesso schema tattico! Ascolta! Siamo stati in pochi all’inizio a credere al 4-4-2, eliminando il difensore libero; poi però tutti si sono adeguati. Oggi anche il 4-4-2 è superato anche se pochi lo hanno capito. E’ superato dal 3-1-1-3-1-1. E’questo lo schieramento vincente. Non solo perché facilita il marcamento a zona e crea problemi all’avversario in fase di forcing, ma soprattutto perché consente di far salire la squadra mettendo in moto le fasce e sfruttando al meglio gli spazi per le ripartenze, con un gioco di contropiede affidato al tridente, supportato dall’uomo di rifinitura nella veste di trequartista aggiunto. Ma vi spiego meglio con una dimostrazione alla lavagna molto semplice. Fate bene attenzione! Se noi spostiamo il baricentro in avanti, il laterale di raccordo viene a trovarsi in linea con la mezzapunta arretrata, ma senza creare sovrapposizione. E questo costituisce un grosso vantaggio sia in fase di interdizione sia in fase di rimessa, perché i due uomini sono ora in posizione ottimale per gli appoggi e i lanci a scavalcare. Inoltre, mentre il cursore esterno cerca l’affondo sulla fascia e mentre l’uomo di sostegno ripiega sulla corsia, il mediano di spinta con funzioni di regista tattico, libero dal lavoro di copertura, può ora fare la sponda al tornante avanzato, favorendo al tempo stesso l’inserimento in zona tiro del finalizzatore e coinvolgendo nella manovra i due incontristi di centrocampo, la seconda punta che fa da torre e il rifinitore di fascia rimasto isolato sulla trequarti e chiamato a convergere al centro per dare profondità all’azione. Lo schema può apparire elementare ma a me sembra il modo migliore di interpretare la partita”. -“Mister! Al di là del nuovo modulo, lei pensa che per essere competitivi bisogna potenziare la squadra andando sul mercato?” -“Effettivamente l’organico va rinforzato. Mancano alcune pedine di spessore. C’è bisogno, quantomeno, di un uomo di sfondamento e di un rapinatore d’area. Io ne ho già parlato con il patron. Gli ho chiesto di blindare subito due elementi in grande spolvero, esplosi nel campionato passato e monitorati da me personalmente. Si tratta di un cursore dal dribbling stellare, devastante nelle accelerazioni e spietato quando punta l’avversario, e di un bomber con il fiuto da gol e con la cattiveria giusta, che non perdona quando carica il destro, e in area ti castiga al primo errore”. -“Lei, mister, è stato calciatore e poi è diventato allenatore. Ha mai trovato difficoltà, è sempre riuscito a proporre il suo tipo di gioco senza problemi ?” -“Ti ringrazio per questa domanda. Come calciatore posso dire di essermi trovato sempre a mio agio, dovunque, perché io non ho mai sputato nel piatto dove si mangia. Come allenatore, lo ammetto, qualche problema effettivamente l’ho avuto, e quasi sempre con lo spogliatoio. Non è un segreto che alcuni calciatori e anche alcuni dirigenti continuano a pensare che il calcio moderno sia tutto e il contrario di tutto. Ma il calcio ha le sue regole chiare e precise. Io trovo inaccettabile la condotta tattica di quei calciatori che si muovono da un settore all’altro anche in fase di interdizione, tardano a rientrare, cercano l’acuto e fanno i portatori di palla, si accentrano invece di restare sulla corsia, e non raddoppiano le marcature sull’avversario in possesso di palla. Credetemi! Se non si rispettano i ruoli saltano tutti gli schemi e allora davanti ai difensori in linea ritrovi la mezzapunta di raccordo al posto del fluidificante, e può accadere addirittura che, in fase di pressing, l’esterno di centrocampo, anziché rientrare faccia il trequartista sulle linee centrali, o che il tornante faccia lo stopper creando problemi al centrale metodista e mettendo in crisi l’assetto tattico dei reparti. Nei campi di calcio certe cose succedono, per quanto possa sembrare incredibile”. -“Mister! Lei ha accennato a un modulo sperimentale e lo ha definito rivoluzionario. Può spiegarci meglio di che cosa si tratta?” -“Non si tratta di un modulo ma di una strategia di gioco che sto ancora elaborando. Per il momento posso solo dire che ci sarà una partenza bruciante con tutta la squadra proiettata in avanti e la realizzazione di due, tre, quattro reti per chiudere subito la partita, e poi impostare la gara in chiave difensiva con tutta tranquillità. Non posso aggiungere altro”. -“Mister! Vorrei un chiarimento sul regista tattico da lei citato; vorrei sapere quali sono le sue funzioni in campo, in che cosa si differenzia dal regista tradizionale.” -“La domanda è molto interessante e meriterebbe un lungo discorso perché il regista tattico è forse la novità maggiore del nuovo modulo. In breve, il regista tattico è l’uomo che prende per mano la squadra, che non patisce l’avversario, che ha un controllo di palla e uno stop a seguire à la grande, che fa assist filtranti, costruisce palle gol limpide, distribuisce diagonali e cross morbidi, che sa essere fantasista, finalizzatore e uomo di disimpegno. Questo è il regista tattico, da non confondere con il regista tradizionale, anche se i compiti sono gli stessi e in campo si muovono allo stesso modo” -“Mister! Che ne pensa lei delle disposizioni della Lega sulle simulazioni e del discorso sull’etica che riguarda calciatori e allenatori?” -“Io sono perfettamente d’accordo con la Lega. Ma quelle disposizioni vanno interpretate. Cerchiamo di essere chiari! Non è la simulazione in sé che va colpita ma la cattiva simulazione. La caduta in area di rigore goffa e plateale, va punita. Ma la caduta ben fatta, voglio dire la caduta al di sopra di ogni sospetto, quella va tutelata. Io la chiamo simulazione legittima perché è frutto di addestramento serio, specifico, professionale. A mio parere, è un gesto tecnico eticamente corretto. Non ho difficoltà ad ammettere che io curo molto questo tipo di opportunità che il match mi offre, perché può significare un penalty, e addestro le punte a cercare l’impatto, a cadere nel modo giusto. Un lavoro serio insomma. Bene! Se non ci sono altre domande possiamo terminare qui. L’appuntamento è per domani alla stessa ora. Arrivederci a tutti”.

Giovanni Ruspandini