I Raccomandati...


di Alessandra Carlini

Possiamo considerare fatto storico il legame che da sempre intercorre tra l’ambito sociale, rappresentato dai servizi sociali, dalle attività che si svolgono nei dipartimenti Asl e nel privato dalla presenza delle variegate cooperative sociali, e le iniziative politiche dalle quali e grazie alle quali riusciamo ad ottenere i fondi stanziati ogni anno dallo Stato a favore di questo settore. Istituzioni pubbliche e private rappresentano importanti momenti di vita comunitaria per persone svantaggiate o abbandonate a se stesse. Operare nel sociale vuol dire anche fare i conti con importanti cambiamenti politici e culturali che, alcune volte, a causa delle incompetenze possono provocare la chiusura di strutture ospedaliere, come accade forspesso nel nostro paese. Muoversi in questo settore richiede una preparazione teorico-pratica attestata e un successivo e continuo aggiornamento che tenga conto degli ultimi sviluppi in ambiti disciplinari vicini alle persone e alle loro esigenze. L’acquisizione di competenze e abilità promuove la crescita professionale attraverso l’utilizzo pratico delle conoscenze. Per questo motivo un efficace percorso formativo deve basarsi sia su un livello teorico-culturale per una preparazione di base ampia e polivalente sia su un livello pratico, per una verifica continua delle conoscenze acquisite e per la preparazione all’esercizio della propria professione. Malgrado i presupposti elencati, l’ambito sociale resta fortemente inficiato dalla presenza di “false professionalità” messe lì a riscaldare una sedia senza aver approfondito quel 2° livello precedentemente menzionato. E spesso, ahimé, incarichi ai vertici delle politiche sociali sono affidati a gente che oltre a non avere una profonda esperienza non possiede nemmeno quel preciso bagaglio di conoscenza dal quale partire. Una caratteristica che accomuna “i raccomandati” è la mancanza di entusiasmo e di iniziativa nello svolgere il loro lavoro. Piombati all’improvviso su quella poltrona trascorrono la maggior parte del loro tempo e i primi anni della loro vita lavorativa ad apprendere for malità e concetti dei quali è scontata la conoscenza visto il ruolo che occupano! Alla fine questo processo di piaceri e accomodamenti ha creato, negli anni, una sorta di ragnatela alla quale siamo rimasti tutti avvinghiati senza via d’uscita. Abbiamo sperato che i concorsi pubblici riservassero accanto a questa rete una piccola fetta per gli ultimi sentimentalisti. Il risultato reale ci ha delusi a tal punto che molti di noi hanno dovuto adeguarsi alla realtà, che così aspramente strutturata ci ha resi sempre più egoisti e lontani gli uni con gli altri, provocando una forte chiusura al sociale e scarse relazioni interpersonali. Oggi non parliamo più serenamente e per il piacere di farlo. Parliamo e calibriamo il peso delle nostre parole, gelosi e guardinghi verso il prossimo.

Alessandra Carlini