L. Andreas Salomé descrive
soprattutto l'uomo Nietzsche. Il suo studio fu pubblicato nel 1894, dunque ancor
prima della rappresentazione che Nietzsche fa di se stesso in Ecce homo, e
perciò è tanto più sorprendente la prudenza, la maturità e la veridicità
della caratterizzazione. Nei cinquant'anni che seguirono non fu pubblicata nessuna interpretazione più centrata di questa, e pensare che al giorno d'oggi è quella di cui, ingiustamente, si tiene minor conto. Basato su materiali allora ancora inediti come l'epistolario con Rée e con la stessa Lou, corredato da due fotografie di nietzsche e suddiviso in tre capitoli dedicati rispettivamente alla personalità, alle metamorfosi e al sistema Nietzscheano, il libro di Lou Andreas Salomé, Friedrich Nietzsche nelle sue opere, si apre con la riproduzione di una lettera del filosofo che fa da prefazione al volume e contiene l'idea che fa da motivo conduttore di tutta l'opera. |
"Mia cara Lou, la Sua idea di una riduzione dei sistemi filosofici ai documenti personali dei loro autori è davvero il pensiero di una 'mente sorella': io stesso a Basilea, ho esposto in questo senso la storia della filosofia antica, e amavo dire a quanti mi ascoltavano: 'questo sistema è stato confutato ed è morto, ma la persona che vi sta dietro non è confutabile, la persona non può considerarsi morta'. Platone, per esempio [...] (L. Andreas Salomé, Vita di Nietzsche, Editori riuniti, I ed. 1988, pg. 45).
Nietzsche pensava per sé e scriveva per sé e questo
personalissimo stile fa sì che tutta la sua opera filosofica appaia come un
grande libro di memorie. Lou comprende che il valore dei suoi pensiero risiede
non solo nell'originalità teoretica, ma soprattutto nella forza interiore con
cui nelle sue pagine emerge una straordinaria personalità, in ciò che appunto,
può essere confutato, ma non potrà mai essere considerato moro.
La filosofia di Nietzsche è dunque per Lou una sorta di autobiografia, un
gigantesco autoritratto.
Un'altra acuta osservazione di Lou sulla personalità di
Nietzsche è l'elemento di carattere religioso che, secondo la scrittrice,
risulta predominante nella sua natura. Si tratta di un impulso religioso che,
dopo la morte di Dio, non poteva trovare il suo soddisfacimento in una divinità
tradizionale. Nietzsche lo avrebbe rivolto allora al proprio interno,
trasformandolo in una esaltazione e in una divinizzazione dell'individuo in
generale e di sé stesso in particolare.
Delineati in questi termini i tratti essenziali della personalità di Nietzsche,
Lou propone la suddivisione della trasformazione del filosofo in tre fasi:
A differenza di questa presentazione della personalità di
Nietzsche, O. Ewald si situa
tra Nietzsche e le sue idee, per esaminare in concreto il suo pensiero e, solo
in un secondo momento, esaminare lo stesso Nietzsche. Le idee di fondamentali di Ewald, oltreuomo ed eterno ritorno, vengono presentate facendo riferimento alla loro forma temporale opposta, come idee tra loro contraddittorie. Con l'oltreuomo, Nietzsche vuole annullare il passato e creare il futuro, con l'eterno ritorno, al contrario, vuole far valere il passato anche nel futuro. Quindi, se da un punto di vista teorico, Ewald riconosce al pensiero del filosofo un discreto valore intrinseco, sul piano della concretezza, viene giudicata una "tesi avventurosa" e "senza fondamento". Secondo Ewald l'infinito incremento della coscienza come responsabilità, è la funzione psicologica di entrambe le dottrine: Tradotto in un imperativo, l'oltreuomo significa "agisci come se volessi generare da te l'oltreuomo, realizzandolo in te", e l'eterno ritorno "agisci come se ogni attimo avesse valore di eternità e tu potessi abbracciare tutto il futuro in questo presente uno e indivisibile". L'equivoco della dottrina di Nietzsche, non è però in Nietzsche stesso, bensì in Ewald, le cui distinzioni di fondo (realtà e idealità, essere e dovere, caso naturale e legge etica) sono ancora aldiquà del Prologo a una filosofia dell'avvenire di Nietzsche. |
Simmel riduce, con argomentazioni
logiche, il significato della dottrina di Nietzsche alla sua tendenza etica.
L'oltre uomo non è per Simmel il nome dato ad un'ultima metamorfosi, bensì una
missione senza termine. Il suo significato è "vivere in ogni momento come
se vivessimo così in eterno, vale a dire come se esistesse un eterno ritorno.
La volontà di un'estrema responsabilità morale sembra così essere il motivo
ultimo della più bizzarra dottrina di Nietzsche.
Andler si limita ad una comprensione storica di Nietzsche. Egli per la prima volta indirizza la propria indagine alle fonti. Questa dottrina sarebbe una visione cosmologica che deve elevare l'uomo al di sopra di sè stesso. Tutta la dottrina di Nietzsche resta comunque per Andler una grande intuizione mistica il cui valore non dipende dal suo contenuto. Il vero problema di questa dottrina viene visto nel fatto che essa vuole liberare da un duplice fardello dell'esistenza: dal peso fisico e dal peso del passato.
"Ci sono dunque due aspetti dell'eterno ritorno che nessun commentatore ha scorto. La fisica è in grado di dimostrare l'eterno ritorno del mondo materiale, Nietzsche, sulle orme della saggezza orientale, tenta una discesa all'Ade per abolire il passato, dove dormono i morti dimenticati. Le due resurrezioni non sono da confondere, tuttavia sono simultanee; e questa simultaneità ci libera dal fardello più pesante da portare dopo la Pesantezza: il fardello del Passato".
Klages, grafologo,
si distingue per il rigore metodologico applicato alla trattazione di una idea
fondamentale. Alla base delle sue teorie grafologiche vi è un'indagine secondo
una duplice derivazione: quali movimenti espressivi dotati di forma essi
rimandano da un lato ad una originaria motilità spirituale - corporea,
dall'altro ad una forza formatrice che sopraggiunge a regolare con arbitrio gli
impulsi non arbitrari.
La grafia di Nietzsche è, a detta di Klages, estremamente ricca di vita e
animata e al contempo spiritualizzata: essa riunisce nel modo più mirabile
forza formatrice e movimento espressivo: vita e spirito.
Klages applica alla filosofia di Nietzsche questa distinzione di fondo, per
mostrare che nell'esistenza e nella filosofia nietzscheana erano congiunte due
potenze inconciliabili: una volontà spirituale di potenza e un
"passivo" dover sperimentare la vita cosmica che ha un movimento
ritmico. Quindi l'opera di Nietzsche si scinde in due parti: la sua conquista
positiva viene vista nel fatto che è una filosofia dell'orgiasmo, il grosso
errore nel fatto che essa vuol essere al contempo una filosofia della volontà
di potenza.
A giudizio di Klages, con l'uomo storico della spiegazione cristiana
dell'esistenza lo spirito raggiunge una posizione di predominio, mentre la
concezione di vita pagana ha privilegiato la supremazia della carne. Nietzsche
deve le sue scoperte positive al suo lato pagano, tutti i suoi errori a quello
cristiano.
Questo contrasto raggiunge il suo apice nella dottrina dell'eterno ritorno. Ciò
che essa in realtà esprime sarebbe l'esatto contrario di ciò che vuol essere;
essa non è un'affermazione dell'essere dionisiaco, bensì una negazione del
suicidio.
Klages si spiega anche la ragione della fine di Nietzsche nella follia col fatto
che quest'ultimo restò fedele a due punti di vista completamente diversi,
quello dell'affermazione incondizionata della vita e quello dell'affermazione
incondizionata della volontà, che è nemica di ogni forma di vita. E' questo
che costituisce il carattere peculiare di tutta la filosofia di Nietzsche, che
culmina nella duplice profezia del nichilismo e dell'eterno ritorno.
Solo perché l'uomo, quale essere che "vuole", ha la libertà per il
nulla, ha anche la libertà per l'essere.
Se l'idea del suicidio fosse veramente contraria alla natura dell'uomo,
questi sarebbe allora anche incapace sia di negare che di affermare in blocco la
vita e non ci sarebbe né questa né quella filosofia.
Baeumler riconduce gli aforismi di Nietzsche ad un unico livello interpretativo disposto in modo tale che, per produrre un sistema unitario, fa di Nietzsche un "non - unitario". All'epoca del Terzo Reich, Baeumler aveva il compito di presentare e curare ufficialmente le opere del filosofo. Il critico, nonostante in passato avesse dato prove di discreta competenza in campo filosofico, allontana dalla totalità della filosofia la vera e propria dottrina di Nietzsche e fa un "sistema" di ciò che ne resta. Non c'è altra spiegazione se non che evidentemente Baeumler dovesse adattare il pensiero di Nietzsche ad un suo ben preciso disegno. In effetti fonda le sue considerazioni prevalentemente sull'ultima opera incompiuta di Nietzsche, La volontà di potenza, operando una arbitraria eliminazione della dottrina dell'eterno ritorno. Baeumler vede in una presunta dottrina neatzscheana della volontà l'espressione perfetta del suo germanesimo.
Maulnier considera tipicamente "tedesco" il tentativo di identificare uomo e mondo, giacché egli, da buon francese, si colloca all'interno della tradizione cartesiana.
Jaspers ha sviluppato il suo pensiero sotto l'influsso di Nietzsche e Kierkegaard. Jaspers prende atto che per Nietzsche il mondo della trascendenza platonico - cristiana era la storia dell'errore più lungo, ma non lo assume come filo dominante dell'interpretazione del filosofo, ma lo rifiuta in quanto carente sotto il profilo filosofico.