"David
Bowie - Vita sulla Terra"
("David Bowie - Life on Earth")
di Ken Scrudato
SOMA, Volume 17, n. 5, 2003
"Sai
perché è la fine del mondo Lenny? Perché
tutto è già stato fatto. Ogni tipo di musica, di
governo, di taglio di capelli. Cristo, come possiamo andare avanti
per un altro migliaio di anni?" - Max Peltier in Strange
Days.
Siamo quasi riusciti ad ingannare noi stessi con tutto questo
zelante blaterare sulla cultura e l'arte contemporanea d'avanguardia,
non è così? Ma se chiedevi a qualcuno qual'è
stata l'ultima volta che l'arte/musica/film o qualsiasi altra
cosa ha davvero modificato la sua percezione del mondo avresti
probabilmente ottenuto solo poche risposte incerte... in una buona
giornata. E chiunque pensi che i Radiohead e David Lynch hanno
cambiato il mondo farebbe bene a trovare una macchina del tempo
che lo porti in un posto di prima fila al debutto della "Primavera" di Stravinsky o trovarsi una sedia dadaista accanto ad Hugo Ball
al Cafe Voltaire a Zurigo nel 1916.... e scoprire cosa effettivamente
significava sovvertire lo status quo. O forse dovrebbe mettere
su Ziggy Stardust e fingere che
non siano passati 31 anni.
Scusate. Questo articolo dovrebbe essere su David Bowie. E l'inevitabile
giudizio finale dell'uomo che in realtà non è più
caduto sulla Terra di quanto abbia venduto il mondo sarà
forzato. È un eroe, perché ha osato portarci su
Marte quando gli astronauti avevano a mala pena messo piede sulla
Luna, e perché ha profanato, decimato e smantellato la
seconda più sacra realtà umana: l'identità sessuale? O deve essere rimproverato per essere andato troppo
lontano troppo presto, lasciando tutti, compreso se stesso, con
niente altro da fare?
Bene, in effetti ci sono pochi dubbi che la prima affermazione è vera e l'ultima è qualcosa che lui non ha mai desiderato ostacolare. "Sono responsabile di avere iniziato
una intera nuova scuola di pretenziosità", disse una
volta in modo brillante. Non stava scherzando.
Sfortunatamente, però, nessun tipo di gioco per attribuire
le colpe fermerà la orribile bestia modernista che ci avvolge
nella nostalgia senza speranza di una cultura che una volta ha
cambiato le nostre percezioni del mondo. No, la bestia ci schernisce
anche con agonie come Lillith Fair. Bastarda. Non c'é da
stupirsi che le droghe preferite siano ora Prozac, Paxil e Zoloft.
In che altro modo quell'innocua sentina potrebbe sembrare ok?
Quello che è più impressionante di David Bowie,
edizione ventunesimo secolo, è la sua assoluta dignità.
Egli stesso ammette che non sta più facendo cose che non
siano già state fatte prima; ciò nonostante non
può essere messo tra i blateranti. E se è vero,
come Camus disse, che "l'arte non tollera la ragione",
Bowie è ancora l'artista consumato, qualunque sia il contesto.
Dato
che Herr Bowie ha un nuovo disco, mi è stata dato lo speciale
privilegio di stare con lui in una stanza dei Looking Glass Studios;
lì ha suonato per me la musica del nuovo album Reality,
che uscirà in settembre. Mi stava corteggiando! Bizzarro...
Non sorprendentemente, non aveva bisogno di cercare di convincermi
della sua perdurante rilevanza. Lo potevo capire dalla prima canzone,
un feroce rullo compressore post - punk - space - rock che suonava
come se fosse stato accidentalmente lasciato fuori da Lodger ("Allora questo non sarà il tuo album di sole ballate",
ho commentato). Seguiva un ossessionante canto Teutonico, poi
una sinistra cover di Pablo Picasso di Jonathan Richman, e qualche
altra canzone rock futuristica. Era roba potente ed imprevedibile
e, si, rilevante.
Ma non ero lì per sprecare l'occasione parlando di suoni
di chitarre e produttori. Lascio agli specialisti preoccuparsi
di cose del genere (okay, ha lavorato di nuovo con Tony Visconti
in questo album). Quello che volevo sapere era questo: David,
in questo mondo postmoderno che crea sgomento e delusione, perché stai ancora facendo questo?
Intervista
I: tu continui a confondere, musicalmente. Stai confondendo
anche te stesso?
DB: sono felice che suoni come era mia intenzione, che
era fare un album che rifletta essere a New York. Sono stato a
New York quasi ininterrottamente per dieci anni.... Sono un newyorkese!
Iman ed io abbiamo vissuto qui per otto anni. A parte un breve
soggiorno a L.A...
I: oh, mi dispiace
DB: .... che ancora non sopporto. Abbiamo immediatamente
cercato di tornare qui (ride). Perché mi manca quando non
sono qui. Sai, ho vissuto qui più a lungo che in qualsiasi
altra città. È davvero bizzarro.
I: tu sei venuto fuori in un periodo in cui c'era una attiva
esplorazione dell'artificio e della pretenziosità. Hai
prontamente esplorato le tue pretenziosità quando altri
avrebbero pensato che non era il modo migliore di condurre la
propria carriera artistica.
DB: si, è vero.
I: sei fuggito nei personaggi che hai creato, che potevano
parlare per te...
DB: non direi proprio così, ma si.
I: avresti potuto stare davanti a 20.000 persone e dire
loro quello che volevi senza...
DB: ho sempre detto loro quello che volevo dire.
I: ma avresti potuto farlo senza qualcosa che lo incanalasse
verso di loro?
DB: senza un personaggio? Si, ho smesso di scrivere personaggi,
per me stesso comunque. Ho attraversato un periodo traumatico
alla fine degli anni 70, che ha davvero cambiato il mio percorso.
Non ho più scritto in quel modo narrativo ultimamente.
Bene, suppongo c'era qualcosa del genere in Outside.
In quell' album Brian [Eno] ed io seguivamo strane tangenti; volevamo,
in un certo senso, buttar giù un manifesto di quello che
erano i primi anni 90...
I: uno dei miei album preferiti
DB: grazie. Devo dire che ai miei fan più fedeli,
quelli che conoscono davvero i miei album, piace molto. Aveva
un gran numero di personaggi, e se avessi avuto la motivazione
ed una maggiore capacità di attenzione sarebbe stato bello
continuarlo. Registrammo molto materiale e c'era la reale intenzione
di pubblicare la parte II e III. Il secondo titolo era Contamination,
ed era davvero accurato. E sarebbe stato bello farlo in qualche
modo come una trilogia teatrale. Ma non ho la pazienza. Penso
che Brian [Eno] avrebbe la pazienza.
I: è il suo lavoro avere pazienza con il genio.
DB: lui è un genio.
I: la cultura come la conosciamo, in grado di influenzare
il mondo, è essenzialmente finita...
DB: si, questo è il pensiero post-moderno. Siamo
giunti alla fine della cultura. Personalmente penso che ciò
che loro intendevano dire è che stiamo ripetendo in modi
diversi quello che è già stato fatto prima. Non
sono così sicuro che la cultura in se stessa sia finita,
ma non produrrà niente di nuovo.
I: ma Internet non è finita.
DB: per quanto mi riguarda lo è (ride forte). Hai
provato a comprare qualcosa on line ultimamente?
I: si, ma si tratta solo di problemi con le carte di credito.
Se hai visto alcune delle cose che sono in linea.... ha una sommersa
qualità di sovversione. Ha dato voce a gente che non aveva
mai pensato di avere migliaia di altre persone ascoltare quello
che avevano da dire.
DB: si, si. Ma, in un certo modo, sei ancora nascosto in
Internet. Ci devono essere un milione di band in Internet ora,
ed in quante di esse ti sei imbattuto nella realtà?
I: vero.
DB: non so, penso che la cosa più preoccupante è
che c'è moltissimo che puoi scoprire attraverso Internet,
ma non credo che le persone ne traggano vantaggio nel modo giusto.
I: la gente ha paura di certe informazioni.
DB: si. Per esempio, io cerco di promuovere un sito che
si chiama TruthOut.com, che penso sia una fantastica collezione
di saggi e articoli di politica e affari. É davvero un
favoloso archivio di informazioni su quello che è scritto
nella stampa alternativa, o il resto della stampa mondiale, che
non vede mai la luce qui. So che non molte persone lo utilizzano
ed è un peccato.
I: tornando alla tua musica, con il modo in cui le cose
si sono evolute, chiaramente oggi lavori solo per la gioia di
farlo. Comunque, devi avere un senso di ricontestualizzaziione
di ciò che fai. Perché nel '77 c'era l'idea che
la musica poteva cambiare il mondo e nessuno ha più quel
privilegio come band rock... di cambiare il mondo. Non è scoraggiante?
DB: hmm, penso che c'erano alcuni di noi che si occupavano
di questo nuovo vocabolario pluralistico che avevano trovato,
quel George Steiner-ismo, sai? (nota: Steiner è l'autore
di un libro del 1971 intitolato In Bluebeard's Castle: some
notes towards the redefinition of culture). Ma penso che il
mondo lo abbia raggiunto molto presto, ed ormai tutti sono talmente
consapevoli del tipo di vocabolario che noi stavamo diffondendo
al tempo che ti senti quasi supefluo ora. Mi piace ancora quello
che faccio, ma non penso che quello che faccio sia terribilmente
necessario... affatto. E non sto facendo molto di differente da
quello che facevo allora. Ma è per...
I: perché ami quello che fai.
DB: si, è così.
I: be', quando guardi anche all'arte concettuale contemporanea,
non è difficile non sentire un senso di futilità?
DB: si! Certo! Ma piuttosto trasformo quel senso di futilità
in.... be', penso che diventi una futilità se dai credito
all'idea che stiamo evolvendo, o che si suppone che stiamo evolvendo.
Appare una futilità se pensi che ci sia un qualche sistema
che dovremmo sostenere. Un sistema religioso, o una delle filosofie
della civilizzazione, qualcosa cui dovremmo aggrapparci e dire
'questo ci porterà dall'altra parte'. Ma penso che se riesci
ad accettare - ed è un grosso balzo - se accetti che viviamo
in un assoluto caos, non appare più una futilità.
Appare una futilità solo se credi in questa struttura che
abbiamo creato, chiamata "Dio" e cose simili. É
un po' come se dicessi "non dirmi che l'intero sistema sta
crollando, perché non c'è niente lì che possa
crollare". Tutte queste strutture erano auto-create, solo
per sopravvivere, questo è tutto. Abbiamo un codice morale
solo perché, nell'insieme, ci aiuta a sopravvivere. Non
ci è stato dato da nessuna parte.
I: be', c'è quella storia...
DB: lo so. L'ho sentita (ride):
I: il genere umano ha Dio per avere speranza. Scambiamo
la fede con la speranza.
DB: lo so. É una sorta di tragedia, ed è
probabilmente un impaccio. Penso che ciò che stiamo attraversando
in questo momento, ciò che le persone stano cominciando
a percepire, è che sta avvenendo una transizione. Stiamo
lasciandoci indietro le vecchie strutture, che, ci piaccia o no,
si stanno tutte sgretolando. E non si tratta di una decadenza
morale. Questo è il modo in cui il mondo sta evolvendo,
il modo in cui noi stiamo cambiando.
I: mi chiedo a volte se finiremo col distruggere il mondo;
che non possediamo le capacità per non farlo.
DB: non penso. Non sono così pessimista. Credo soltanto
che stiamo attraversando una transizione in cui diventeremo un'umanità
che accetta il caos come nostra premessa basilare. Che accetta
che è il modo in cui esistiamo. E penso che stiamo a metà strada tra le strutture e la teoria del caos al momento.
I: ma non sono sicuro che la terra resisterà. Potrebbe
non sopravvivere al nostro progresso.
DB: oh, ma va'(ride)
I: oh. Ma io e te non ci saremo da tempo.
DB: be', non dirò questo a mia figlia. Le dirò
che avrà una bellissima vita e che il mondo è magnifico,
e che dovrebbe abbracciare tutte le esperienze.....con cautela.
Vedi, devo farlo. É molto importante per me lavorare duramente
per sviluppare un atteggiamento positivo. Perché non è
più per me ed io sono molto consapevole di questo. Non
posso essere così egoista. Ed è molto, molto facile
per me soffermarmi sul lato più deprimente, nichilista
e buio della vita. É sempre stato troppo facile per me
farlo; e non ho bisogno di farlo adesso. Viene fuori in quello
che scrivo perché è l'unico spazio in cui permetto
a me stesso di funzionare in quel modo.
I: è dove lo elabori.
DB: si. Ed è come quel vecchio adagio che usa Brian
[Eno]: 'nell'arte puoi precipitare con il tuo aereo e semplicemente
allontanarti', cosa che, certo, non puoi fare nella vita reale.
Presenti una immagine più buia per guardarla tu stesso
e poi la rigetti, tutto nel processo dello scrivere. Ci sono alcune
canzoni nel nuovo album con cui io non sono d'accordo. Il fatto
è che le ho scritte. É venuto fuori.
I: è come se avessi un dialogo con te stesso.
DB: e penso che questo sia ciò che mi sia rimasto
da fare nella musica. Pensavo di avere qualcosa da dire prima;
dovevo avere qualcosa da dire, ero giovane! (ride) E sapevo tutto
allora. Ora davvero trovo che indirizzo le cose a me stesso. E
questo è quello che faccio. Su cosa mi concentrerei se
non potessi fare ciò che faccio? Se non fossi stato in
grado di scrivere canzoni e di cantarle non avrebbe avuto importanza
quello che facevo. Davvero lo penso. Dovevo fare questo!
I: questo è molto esistenzialista, che è
ciò che ho sempre notato nel tuo lavoro. La gente tenderà
a focalizzare sul nichilismo nel tuo lavoro...ma è più
esistenzialista che nichilista....Ti ho sempre visto come una
persona che abbraccia l'idea che le sue possibilità sono
solo sue.
DB: mi sono sempre sentito a mio agio con scrittori come
Camus. Ma generalmente le persone lo leggono come negativo. E
non lo era! Aveva senso per me, quello che lui aveva da dire.
I: dicono che non c'è una vera natura umana, che
la natura umana è solo questa montagna formata da tutto
ciò che abbiamo fatto in passato.
DB: si, una montagna di stile (ride). Noi siamo stile.
Lo stile [style] è il nostro
scegliere cosa desideriamo che ci rappresenti. E quello ci renderà
ciò che siamo. É una cosa così particolare.
Non voglio il tavolo con le gambe di metallo, lo voglio con le
gambe di legno. Vale dal tavolo alla filosofia di tutto ciò che fai e tocchi. Fai una scelta sul suo stile.
I: ma tornando al periodo in cui esploravi vari livelli
di pretenziosità, la gente tendeva a vederti come uno che
aveva paura del mondo, ed, invece, io ti vedevo come uno che non
aveva paura di andare lontano dentro se stesso per quanto possibile
per scoprire quelle scelte.
DB: io pensavo fosse coraggioso, si. A quel tempo non mi
rendevo davvero conto di quanto fossi dentro tutto questo.........
Ma stavo solo seguendo la mia strada. Le sole persone che conoscevo
erano strane, comunque, Iggy e così via. Non c'erano molti
bravi ragazzi intorno a me.
I: così, farai un imponente tour per questo disco
DB: si, e sarà molto dura perché non sono
stato in un grosso tour per molto tempo. E questo tour, che comincerà
a settembre, sarà molto grande. Il lusso della mia situazione
è che potrò portare con me mia moglie e mia figlia.,
alloggiarle in una casa in Europa e volare su e giù. Cosa
che è fattibile in Europa, perché non ci sono grandi
distanze.
I: come riesci ancora a gestire tutto questo? A continuare?
DB: non so quanto tempo ho ancora, ma fare musica è
ancora la mia priorità. Mi piace così tanto.; mi
piace scriverla, crearla. Penso che tutti abbiamo un desiderio
per qualcosa che fa funzionare il nostro sistema, di cui possiamo
nutrirci - una vita da avventura ["a
romance of life"]. Diventa sempre più
difficile attingere a quella particolare sensazione, credo. Ma
cos'altro potrei fare se non ciò che faccio?
[Traduzione originale dall'inglese]