Il Corvo
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"Avvenuta la creazione del mondo il dio dei cieli pone Mithra come tutore dell'ordine universale, supremo reggitore dell'universo.

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Poi qualcosa accade, Mithra si addormenta e perde il controllo della situazione: il toro fugge ed in preda alle emozioni rompe il recinto in cui era stato rinchiuso per vagare per le campagne, preda dei suoi istinti animaleschi.

Mithra non si accorge di ciò che è accaduto, e mentre dorme il toro si inquina della materia densa dei suoi bisogni.

Potrebbe dormire mille anni Mithra senza rendersi conto di quello che sta accadendo, ma il dio creatore si avvede della fuga ed allora manda un messaggero per risvegliarlo, un Corvo che vola attraverso i cieli cercando Mithra fino a quando non lo trova addormentato in una grotta.

Il corvo simboleggia il volere divino, il messaggero che non porta con se la forza, ma la manifestazione del divino volere."

S.Sabioni Il Nome di Mithra

C'è un Dio dormiente, l'Ordine Universale in pericolo, il Dharma, la Legge Divina che necessita di nuova linfa, ed un Dio che sorveglia su quest'Ordine.

Quando l'Ordine è in pericolo colui che vigila invia con un soffio leggero il Corvo per svegliare l'Azione Divina.

Un ordine, un immoto ed un agente. Tra l'Osservatore e Mithra vi è un messaggero, e quel messaggero è il Corvo.

Ma a ben pensarci come può essere

 

Un senso che troveremo essere molto vicino a quello attribuito nei misteri mitraici.

Nel culto di Mithra del corvo si dice che racchiude in sé tutti i simboli dietro i quali si cela il divino, cioè rappresenta tutti i simboli che possono essere visti come rivelatori della divinità.

 

Ma qual'è la molla che spinge un uomo verso dio? Quando un uomo riconosce l'esistenza del dio? Quale è il messaggero che risveglia il dio interiore?

dio è in ogni angolo della sua creazione, ogni anfratto è pieno del vero sé, ogni fiore lo glorifica, ogni albero ne canta la grandezza, il mondo è permeato dalla presenza di dio, ogni cosa è simbolo del dio stesso.

Ma sotto quale simbolo il nostro dio personale ha riconosciuto il Dio che permea ogni cosa? Quale è stato il suo corvo?

Nella vita ognuno di noi ha trovato il simbolo chiave, un piccolo corvo che ha parlato al dio individuale svegliandolo per un istante, un qualsiasi oggetto che in quel momento ha bussato alla porta della grotta mostrandosi come messaggero della divinità.

Il corvo rappresenta tutti questi simboli, è l'icona della Madonna che ci colpisce in modo particolare o è il Lama tibetano che ci ha parlato con gli occhi facendoci vedere la luce.

Ogni simbolo che parla al nostro Io dentro è un corvo che bussa alla porta, se il nostro dio fosse risvegliato riconoscerebbe l'opera del dio creatore in tutto l'esistente.

Il corvo arriva sotto qualsiasi forma e desta Mithra, il Mithra che è in noi.

L'uomo che si avvicina ai misteri è un uomo comune, il suo dio interiore dorme un sonno profondo ma per un istante si è risvegliato, per un attimo ha preso consapevolezza ed ha visto in un simbolo il suo corvo.

E il corvo gli dice: il toro è scappato e vaga per le campagne, è preda dei bisogni come un uomo nel suo mondo, il tuo corpo, il tuo ego e la tua mente, i tuoi bisogni più bassi hanno avuto il sopravvento su di te, svegliati e guarda.

Il toro sente il richiamo della materia, mangia le cose più succulente, fuma e beve malgrado questo porti ad una rapida degenerazione il suo corpo fisico, immolando la propria salute in nome dei propri "bisogni".

Ma il controllore sta dormendo, e fino a quando non si sveglia, è la materia che domina se stessa.

L'uomo vaga tra le sue cadute identificandosi con la propria mente e con il proprio ego, dimentico della propria essenza divina, è il corpo che è dominato dai propri sensi, assoggettato dalle regole della materia, schiavo delle proprie emozioni.

Il primo passo iniziatico fa si che quel barlume di luce che per un istante ha risvegliato il dio interiore diventi un faro, così da aprire definitivamente la porta al corvo.

Quando il dio del cielo manderà altri messaggeri non dovranno più bussare, ma saranno accolti come vecchi amici.

Svegliare il dio dentro, il Purusha, porta l'uomo a divenire consapevole della propria condizione di caduta: è il primo passo verso la rettificazione.

Quando il dio si sveglia vede il toro ridotto in uno stato di servitù, senza alcuna voce in capitolo, assoggettato a regole ed a vincoli che non sono suoi.

E' quel re che dormendo si dimentica la sua condizione di reggente e risvegliandosi tra i suoi servi pensa di essere anche lui un servo, schiavo tra suoi stessi schiavi, dominato dal suo stesso potere che, non riconoscendo più, maledice maledicendo se stesso, in un abisso di caduta.

La storia dell'uomo è, infatti, una caduta continua. Spesso si parla di evoluzione per indicare i trionfi della nostra civiltà, ma questi sono solo dei prodotti della mente e la mente non può essere la reggente del mandala cosmico, solo la divinità può esserlo.

Ed allora si genera uno squilibrio, la materia domina se stessa generando in questo modo solamente dei bisogni che non possono essere soddisfatti.

Ricordiamo il mandala dell'uomo, quando è una delle direzioni che domina le altre nel mandala si provoca disarmonia e squilibrio, poichè la dominante non conosce, nè riconosce, le altre direzioni come interlocutori, ma come forze da vincere.

Infatti le conquiste della nostra civiltà sono illusioni che portano con se la distruzione totale.

I rifiuti prodotti, sintomo di squilibrio nella continuità ciclica dell'esistente, rimangono rifiuti senza la possibilità di ritrovare una integrazione nei ritmi naturali.

Questo fa si che vi sia un accumulo di scarti che si ammassano da qualche parte, prima negli angoli nascosti e poi in maniera sempre più evidente lo scarto saturerà il mondo fino a quando anche i cicli fondamentali per la vita saranno bloccati, ed allora sarà la fine.

E' come il cancro nel corpo dell'uomo: gli scarti si accumulano fino a quando una cellula non si identifica con gli scarti stessi ed "impazzisce" entrando in disarmonia con le altre cellule.

Allora anche le cellule d'attorno impazziscono, innescando così una spirale di distruzione che porta alla fine dell'individuo.

Il mondo d'oggi riflette in scala maggiore i suoi abitanti, non tutti, ma quelli che con le loro abitudini malsane interagiscono nell'equilibrio totale.

Il mondo si ammala come si ammala un uomo che si nutre solamente di scarti o di cibi malsani, inseguendo un benessere fittizio frutto solo della sua mente inquinata.

Presto in lui si genera un punto di squilibrio, un luogo fisico dove si accumulano gli scarti non assimilabili, il principio della caduta di tutto l'essere, una cellula che impazzisce diventando cancerogena, entrando in conflitto con le altre cellule.

I limiti della mente si vedono nel suo stesso operato.

Quando si identifica con se stessa la mente diventa un principio fortemente lesivo, di caduta, ed il mandala dell'uomo ci insegna che quando questo accade porta uno squilibrio in tutto l'essere, preferendo una parte di noi anzichè un'altra.

E' come se il nostro corpo si identificasse con noi stessi operando per soddisfare i suoi istinti primordiali; quando ciò accade l'uomo scende di livello a tal punto che forse non si può più parlare di "uomo".

Uno squilibrio sul mandala di base porta agli effetti più strani sui comportamenti degli individui.

Vi sono uomini ricchi che pensano che possedere beni materiali equivale ad affermare di essere questi beni, arrivando ad identificarsi con essi, come dire: "Buongiorno sono il signor tali e posseggo questa macchina" oppure "buonasera, non importa il mio nome o la mia professione, io sono questa villa a due piani": la frustrazione per quello che si è nella realtà porta anche a questo.

Ma realmente chi può affermare di avere qualcosa di proprio quando basta un soffio di vento per privarci della nostra vita?

Forse che il "loro" o il "nostro" possa seguirci dovunque si vada?

La materia è impermanente per definizione, in oriente si dice che è "illusione" poiché è talmente instabile che oggi è, domani può non essere più.

Una casa che oggi è tale, bella, nuova, con tutti i comfort, domani sicuramente sarà macerie e poi polvere e forse una nuova casa; se questo non accade domani accadrà domani l'altro, ma comunque accadrà.

Dal giorno in cui è stato posto il primo mattone, la casa ha cominciato a cadere, è la materia che ha come destino la morte e disgregazione, è impermanente e per questo non è reale.

Forse se i templi di Ur non fossero caduti vi sarebbero state molte meno case in quei luoghi, ed anche il Colosseo ha donato i suoi pezzi a diverse case romane.

Ma se la materia è così poco duratura, la vita è addirittura effimera.

Se afferrassi un fiore e strappandolo dalla terra dicessi:

"questo è mio!" affermerei solamente la mia stupidità.

In quell'istante il fiore incomincia a morire e ad appassire perdendo i petali, reclinando il capo di lato, incominciando a marcire; in un paio di giorni il fiore non sarà più tale, solo l'ombra di ciò che era. Che bella affermazione che ho fatto, ho dichiarato di possedere della polvere.

Ma se nel fiore vedo il dio che lo ha creato, lo prendo dalla terra e lo offro nel nome della continuità dei cicli naturali, io ho riconosciuto nella materia la sua essenza permanente, quella che ne garantisce la vita: la nascita e la distruzione unite in un solo principio.

L'immoto è ciò che non muta, e riconoscerlo nella materia, quindi nel mutabile, è una grande realizzazione.

Quando vediamo il principio divino immoto nel suo aspetto mutabile allora ne afferriamo la sua interezza reale poichè anch'esso si compone di due principi: il passivo e l'attivo ovvero, come abbiamo accennato precedentemente, il principio maschile ed il principio femminile, le componenti essenziali dell'incarnazione terrena del divino.

E questi due principi sono Mithra e il toro, distinti nel simbolo ma parti di un'unica entità, così come Adamo ed Eva biblici.

Quindi il maschile ed il femminile sono due facce di un'unica medaglia, ma non vi è una faccia negativa ed una positiva: il divino anche quando si incarna rimane divino.

Quindi non vi è nulla di negativo o di inferiore nel principio femminile, la sua mutabilità, tacciata di chissà quale colpa, non è altro che l'espressione di quel potere che consente la incarnazione del principio maschile, che altrimenti sarebbe sterile, non fecondo.

L'immagine simbolica del dio individuale è il Purusha, che la tradizione vuole "immobile, assorto in meditazione, concentrato su di sé quindi sul divino nel quale si perde", l'immagine dell'eremita o comunque di colui che è al di fuori di tutto, che non è implicato.

Se in corpo muore il Purusha non se ne avvede neppure essendo profondamente assorto in se.

Nella scuola filosofica indiana Sankhya si propone la separazione, attualmente sperimentata, fra la prakriti, il corpo, a cui appartiene il mutevole mondo della Natura naturante, ed il Purusha, monade spirituale cosciente e inattiva posta al centro della personalità umana.

Il Purusha non è dunque cosciente del corpo, ed essendo intimamente vero, in quanto assorto nel reale, non si preoccupa dei moti dell'illusione dell'esistenza transitoria.

Lo scopo della scuola iniziatica mitraica è quello di risvegliare questa entità, ed il primo passo è purificare se stessi, la propria materia cosicch‚ tutte le porte siano aperte al reale.

Quando il corpo sarà purificato allora diventerà degno della venuta del dio, i quattro elementi purificati saranno le colonne del tempio nel quale il nostro dio può manifestarsi.

Quando l'iniziato compie il primo passo forse non si accorgerà di nulla, ma l'iniziatore ha aperto la porta alla quale il Corvo ha bussato, in modo che quando il dio creatore farà la chiamata, basterà la sua voce possente per risvegliare il dio.