GIOCHI
SCARCAVARRIL
Uno dei giochi più divertenti e simpatici
che i bambini facevano una volta, si chiama
"scarcavarril".
E' molto facile da eseguire, perché non
occorrono strumenti o cose particolari per farlo, ma solo
4 o 5 giocatori.
Ci si mette in fila, uno dietro l'altro e
tutti si chinano in avanti; l'ultimo della fila, si alza,
prende la rincorsa e deve scavalcare gli altri; arrivato
al capo fila, si china, mentre l'ultimo della fila
comincia a saltare.
E' un gioco che richiede molta agilità e
prontezza di riflessi.
Era eseguito soprattutto dai maschi, nei
luoghi scoscesi, dove era più facile saltare in avanti.
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RO' JOCH' D'
"CATARINA"
Tutte le persone che vi partecipano
formano un cerchio e si mettono in ginocchio. Ci sono due
protagonisti: Catarina e il marito, che stanno
all'interno del cerchio.
Il marito, tornato dal lavoro dei campi,
chiede alla moglie cosa ha preparato per cena usando
questa espressione: "Catarì, che m'si fatt' p'
cena?" e lei risponde così: "Pili d'jatt',
recchie d' porc', lenga d' jallina, codi d' pecora,
coccia d' jatt, ova sciacqu" e altre pietanze
sgradevoli.
A questo punto il marito, irritato la
rincorre e la picchia sul sedere con la
"strangonera" (panno di stoppa, usato per
proteggere le gambe dalla terra e fango quando si andava
a zappare).
L'uomo le chiede ancora: "e ch'
jat'?"
Ma lei come al solito pronuncia il nome di
altre pietanze non buone. Il marito la picchia di nuovo e
a questo punto c'è un cambio: la persona che ha fatto
"Catarina" prende il posto del marito e
un'altra persona fa la parte di "Catarina".
Durante lo svolgimento del gioco gli altri giocatori
gridano, ridono, schiamazzano e fanno il tifo chi per la
moglie chi per il marito.
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"SBATT'A
MUR" Questo gioco era
molto divertente e piaceva tanto ai bambini.
Ogni giocatore si riforniva di bottoni o
monetine per giocare, infatti essi costituivano i premi
per il vincitore.
Si buttava "tocco" (conta) per
vedere la seguenza tra i giocatori, dopodiche' si
iniziava.
Il primo giocatore "sbatteva" un
bottone, contro il muro o il portale di una casa, che
rimbalzava e finiva a terra; il secondo eseguiva lo
stesso movimento e se il suo bottone andava a finire a
distanza di un palmo dall'altro, poteva prenderli tutti e
due.
Il gioco andava avanti così e alla fine
chi "contava" più bottoni era il vincitore.
Sovente i bambini giocando perdevano tutti
i bottoni per cui erano tentati a rubare altri alle
giacche e pantaloni dei genitori. Questi ultimi si
ritrovavano con molti indumenti privi di bottoni e quando
li indossavano avvenivano delle grandi discussioni in
famiglia.
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"FOCA
LA COREA"
Tutte le persone coinvolte formano uno
stretto circolo e si mettono in posizione: inclinate in
avanti e le mani dietro la schiena.
Una persona gira intorno più di una volta
con una "corea" (cinta) in mano, pronunciando
questa frase: "Passa e ripassa la corea non s'mai
lassa".
Poi sceglie un partecipante al gioco e gli
mette la corea nelle mani, senza farsi vedere dagli
altri, continuando a girare.
Ad un certo punto dice:
"foca la
corea"
e quello che l'ha
in mano deve colpire tutti gli altri, che scappano e
gridano.
Quando ne ha colpiti parecchi consegna la
cinta a quello che ha toccato per primo e quest'ultimo
incomincia il gioco di nuovo.
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