Resoconto
stringato di un breve viaggio. Linea ferroviaria Firenze - Lucca
- Viareggio. Scompartimento con 32 posti a sedere. Non tutti
occupati.
Due viados (brasiliani? Boh!) rivestiti di pelle nera aderente
e d'oro a volontà; un monumentale africano con tanto di
lunga tunica verde petrolio; una variopinta e giovanissima coppia
che dormirà sempre, poggiando i piedi (scalzi) su due
zaini; davanti a loro nessuno.
Il sottoscritto -senza bagaglio- di Firenze che va a Lucca a
trovare una zia. Accanto a me, un siciliano dotato di auricolare
e che parcheggia due 24 ore sui sedili davanti: parlerà
di affari ininterrottamente.
Di
là, alla mia destra, una coppia tedesca, con lei enorme
e che si alza in continuazione; lui pare un fantasma immerso
nella lettura di un libro, talmente mastodontico che hai sempre
l'impressione gli caschi di mano.
A fianco hanno una coppia di toscani attempati che litigano ad
alta voce: hanno sbagliato treno ed ognuno incolpa l'altro. Uno
strazio!
Dietro c'è una compitissima coppia inglese quasi pietrificata
e, davanti, una francese che consulta guide su guide e sbuffa
arricciando il naso. Poi un fiume di cinesi saliti a Prato. E
a Pistoia due senegalesi (o giù di lì) con la mercanzia
dentro cartoni a mo' di valigia.
Trilla (con un suono simile alla mia sveglia del mattino), ripetutamente
il solito telefonino e il proprietario con voce commossa da tribuno
dice a tutti gli interlocutori:
" ... sono sul treno verso Lucca. Scenderò all'Albergo
San Marco e poi andrò subito all'Associazione Lucchesi
nel Mondo a portare la bandiera. "
Tra una telefonata ed un'altra scambia parole, in perfetto inglese,
con un Prete polacco!
Alla stazione di Montecarlo salgono due zingari: il ragazzo suona
la fisarmonica, la piccola fa vedere un cartello e stende la
mano. Non fanno affari e ad Altopascio scendono.
Ma fanno irruzione un nutrito gruppo di adolescenti americani
rasati a zero. Non c'è posto; passano facendo pericolosi
peli alle nostre teste con gli zaini e schiamazzando. Fanno venire
in mente un branco di bufali nella prateria.
La
zia mi fa: " E' tanto che non vado in treno. Chi c'era?
" " L'umanità! " rispondo,
e penso a Bossi. |